Titolo originale: Nagai Yume
Titolo inglese: Long Dream
Regia: Higuchinsky
Anno: 2000
Nazione: Giappone
Studio: Omega Micott Inc.
Genere: Fantasy, Fantascienza, Orrore
Durata: 58 minuti
Lingua: Giapponese
Sottotitoli: Inglese
Come già Uzumaki, Long Dream è una produzione di Higuchinsky e Junji Ito: manga di Ito e regia di Higuchinsky. In questo caso non posso giudicare sulla qualità dell’adattamento, non avendo letto il manga originario, ma è un bel film, mi è piaciuto. Non è strano come Uzumaki, però non è privo di alcune deliziose bizzarrie.
Un giorno si presenta in un ospedale giapponese Mukoda, un giovane che accusa sintomi molto strani: sostiene che i suoi sogni si allunghino sempre più. Nelle poche ore notturne, Mukoda sostiene di vivere giorni e settimane in sogno e purtroppo per lui spesso più che sogni sono incubi. Ricoverato in osservazione, Mukoda a ogni notte peggiora, con sogni sempre più lunghi, tanto che gli è progressivamente più difficile ricordare chi sia, trascorrendo ormai interi anni nel mondo dei sogni. Peggio, comincia a mutare anche fisicamente, trasformandosi in un mostro orribile (in verità del tutto ridicolo, causa effetti speciali da recita scolastica).
Il “mostro” di Long Dream, già celebre tra gli intenditori
Mukoda diventa talmente brutto che quando esce dalla sua stanza viene scambiato per la Morte in persona dalla diciassettenne Mami, ricoverata per un tumore benigno. Frattanto il dottor Kuroda, il medico di Mukoda, comincia a vedere ovunque l’immagine di una giovane donna, morta anni prima. mostra il finale del film ▼
Mukoda continua nella sua mutazione perdendo ogni qual somiglianza con un essere umano. Una mattina poi non si alza più, è letteralmente diventato cenere. Tra la cenere Kuroda scopre alcuni misteriosi cristalli rossi e ne deduce siano legati ai “lunghi sogni”. Spacciandola per medicina, fa assumere a Mami la polvere dei cristalli e prontamente la ragazza inizia anche lei a soffrire della sindrome dei “lunghi sogni”.
Mokuda appena prima di diventare cenere
Kuroda allora usa i cristalli su se stesso. Il fantasma della giovane donna che lo tormenta è quello di un’infermiera della quale era amante, suicidatasi anni prima. In una lettera d’addio la ragazza comunicava a Kuroda di aver traslocato nel mondo dei sogni, per questo il dottore ora crede di poterla raggiungere usando i cristalli. Invece nel suo caso succede l’opposto: perde del tutto la facoltà di sognare. Quando un suo assistente scopre l’esperimento illegale su Mami e minaccia di denunciarlo, Kuroda lo uccide e a questo punto si sveglia: è stato tutto un “lungo sogno” ed è lui a essere ormai un mostro deforme!
A parte il finale, intuibile, è un film che si guarda volentieri. Per essere un film d’orrore non ci sono particolari spaventi, però la tensione è palpabile e le implicazioni della premessa sono inquietanti, basti pensare al povero Mukoda e a uno degli ultimi suoi sogni, un orribile incubo durato dieci anni. È interessante anche l’idea che i sogni potrebbero arrivare a durare all’infinito, pur in uno spazio temporale limitato, idea che ha qualche analogia con quella del fisico J. Tipler, che immagina una civiltà in grado di sopravvivere in eterno nel corso dei soli ultimi istanti di vita dell’universo.
Gli orologi di sfondo sono sintomo d’implicazioni metafisiche
Bravi tutti gli attori coinvolti, che riescono a non far pesare le ristrettezze del budget (l’intero film si svolge in non più di tre stanze diverse), e bravo Higuchinsky del quale ora mi rimane da vedere solo Tokyo 10+01.
Sanità Mentale. Il “mostro” è troppo ridicolo per far paura davvero, perciò non credo di aver perso più di 1 punto, mentre la storia dei “lunghi sogni”, se ci si riflette andando a dormire, è angosciante, vale almeno 2 punti. Ero a 50, sono adesso a 47.
Titolo originale: Warau Mikaeru
Titolo inglese: Arch Angels
Regia: Issei Oda
Anno: 2006
Nazione: Giappone
Studio: Geneon Entertainment
Genere: Fantasy, Commedia, Follia
Durata: 1 ora e 32 minuti
Lingua: Giapponese
Sottotitoli: Inglese
Fumio (interpretata dalla brava Juri Ueno, già tra le protagoniste del bellissimo Swing Girls) ha appena perso la madre. Durante le onoranze funebri trova però un fratello, del quale aveva ignorato l’esistenza fino a quel giorno. Il fratello si rivela essere un ricchissimo nobiluomo.
Fumio si trasferisce a vivere in una vera e propria reggia e inizia a frequentare l’Accademia di St. Michael, un esclusivo liceo accessibile solo alle ragazze delle più importanti famiglie del Giappone. L’Accademia di St. Michael assomiglia alla corte di Versailles, ed è tanto vasta da occupare un’intera isola. Qui Fumio conosce due ragazze in particolare: Kazune e Yuzuko. Le tre hanno molto in comune, tra le altre cose la passione per il ramen col pollo e i cioccolatini. Durante un pranzo improvvisato nel bosco, Fumio appicca un incendio. Mentre lei e le amiche tentano di spegnerlo, dal cielo ricevono superpoteri.
L’Accademia di St. Michael
Questi poteri (forza sovrumana, controllo del vento, controllo dell’elettricità) verranno presto messi alla prova: una misteriosa organizzazione guidata da una malvagia donna italiana sta rapendo ragazze in tutta l’Asia. Quando anche le studentesse dell’Accademia diventano bersaglio dei criminali, Fumio e socie non possono esimersi dall’intervenire.
Per cercare di arginare la pazzia ho provato a razionalizzare la trama. In realtà la storia è molto più sconclusionata e frammentaria. Qualche bizzarria in ordine sparso: un cane nero CG del quale si scoprirà la vera natura solo alla fine, miracoli attribuibili all’intercessione dell’Arcangelo Michele in persona, il rapporto quasi incestuoso tra Fumio e il fratello con assurdo colpo di scena conclusivo, e volonterosi giapponesi che tentano di parlare in pessimo italiano. Il tutto in un’ambientazione che unisce particolari moderni a un mondo ottocentesco.
Atmosfera da sogno
È difficile discernere i miei sentimenti di fronte ad Arch Angels. Il film è purtroppo a tratti noioso, sebbene ricompensi lo spettatore paziente con alcune scene notevoli. Gli effetti speciali sono bruttini, anche se ho avuto l’impressione che in più di un’occasione sia stata una scelta voluta. Gli allucinati colori pastello fanno sembrare il film un anime (e del resto non mancano degli inserti con veri e propri cartoni animati).
Sanità Mentale. Ho perso punti con il cane, anche se non posso rivelare di più. La Fumio gigantesca CG al culmine del film anche è difficile da digerire per una mente razionale. Direi che ho perso almeno 2 punti con il cane e 3 con Fumio, ero a 55 sono a 50.
L’ultimo progetto di Tarantino & Rodriguez era realizzare uno spettacolo che riproducesse l’esperienza di un drive-in anni ’70 dedito ai film di serie B. Per far questo ognuno dei due ha realizzato un film, da proiettarsi uno dietro l’altro, inframmezzati da trailer di film che non esistono.
Locandina di Grindhouse
Non ho idea se l’esperimento abbia avuto successo. Intanto negli anni ’70 non ero ancora nata, poi non sono mai stata in un drive-in in vita mia e infine in Italia e su DVD i film sono usciti separatamente e senza i trailer farlocchi (a pare quello per Machete, presente sul DVD di Planet Terror). In compenso le versioni DVD sono versioni estese dei due film (in particolare il film di Tarantino, Death Proof, ha quasi 25 minuti di pellicola in più).
Nel tentativo di rimanere fedele all’idea di partenza di Tarantino e soci, ho visto in una sera entrambi film e i trailer scaricati da YouTube, nell’ordine di proiezione originaria, ovvero:
Trailer per Machete (regia di Robert Rodriguez)
Film Planet Terror (Robert Rodriguez)
Trailer per Werewolf Women of the S.S. (Rob Zombie, regista di House of 1000 Corpses e The Devil’s Rejects)
Trailer per Don’t (Edgar Wright, Shaun of the Dead, Hot Fuzz) Trailer per Thanksgiving (Eli Roth, Hostel, Hostel: Part II)
Film Death Proof (Quentin Tarantino)
Premesso che i falsi trailer sono spassosissimi, il film di Rodriguez è senza pretese ma molto divertente, mentre quello di Tarantino è noioso, sebbene si risollevi nel finale. Nel complesso è stata una serata piacevole. Sia Rodriguez sia Tarantino sono ottimi registi, mi rimane però il dubbio che siano bravissimi a sfruttare le idee altrui, ma loro personalmente non abbiano niente di originale da dire.
Titolo originale: Planet Terror
Regia: Robert Rodriguez
Anno: 2007
Nazione: USA
Studio: Troublemaker Studios
Genere: Azione, Orrore, Commedia, Fantascienza
Durata: 1 ora e 45 minuti
Lingua: Inglese
Planet Terror è una sorta di parodia dei film dell’orrore con gli zombie e al contempo è esso stesso un decente film dell’orrore, con un’adeguata quantità di macelleria. In questo mi ha ricordato Shaun of the Dead, sebbene lo stile di Rodriguez sia diversissimo da quello di Wright. Per altro Planet Terror è un film divertente ma nulla più, mentre Shaun of the Dead è un mezzo capolavoro.
La trama di Planet Terror: alcuni reduci dall’Iraq tornano in America infettati da un’arma batteriologica che tramuta gli uomini in zombie mangia cervelli. Dalla base militare l’infezione si diffonde a una vicina cittadina texana e da lì al resto del mondo. I pochi immuni dovranno affrontare le orde dei morti viventi. Gli immuni comprendono il misterioso El Wray, in grado di massacrare gli zombie con qualunque arma, la spogliarellista Cherry Darling, che si ritroverà un fucile mitragliatore montato al posto di un gamba divorata dai nonmorti, lo sceriffo Hague in compagnia del suo goffo assistente Tolo, e molti altri bizzarri personaggi.
Il film ha bel ritmo, con una serie dietro l’altra di sequenze d’azione grottesche e sanguinarie in maniera esagerata. Non mancano squartamenti, eviscerazioni, e un elicottero che vola radente al suolo mozzando la testa agli zombie con le pale (sì, c’è una sequenza praticamente identica anche in 28 Weeks Later, solo che almeno qui non si pretende venga presa sul serio). L’ambientazione è moderna (il personaggio interpretato da Bruce Willis ha appena ucciso Bin Laden!) tuttavia il film ha un aspetto volontariamente trasandato, da residuato di magazzino non più proiettato da trent’anni. La pellicola è rovinata apposta, i colori spesso sono sbiaditi o troppo saturi, l’audio è pieno di rumori e addirittura manca un intero pezzo del film (con tanto di cartello di scuse da parte del gestore del cinema!)
ops…
Film divertente, con molte situazioni e dialoghi tanto assurdi da far sghignazzare. Alcune trovate però potrebbero apparire di cattivo gusto per chi non apprezza la macelleria.
Giudizio:
Macelleria a profusione. +1
-1 Che però potrebbe risultare di cattivo gusto per alcuni.
Bruce Willis ha un piccola ma importante particina. +1
-1 Anche Quentin Tarantino ha una particina, peccato non sappia recitare.
Divertente. Forse divertente in maniera un po’ cretina, ma sempre divertente. +1
Titolo originale: Death Proof
Titolo italiano: A Prova di Morte
Regia: Quentin Tarantino
Anno: 2007
Nazione: USA
Studio: Troublemaker Studios
Genere: Thriller, Azione, Chiacchiere
Durata: 1 ora e 54 minuti
Lingua: Inglese
Nel film di Tarantino non ci sono zombie. In compenso c’è Kurt Russell nella parte di Stuntman Mike, uno stuntman psicopatico che usa la propria automobile di scena (rinforzata ad arte per essere 100% a prova di morte, appunto Death Proof) per massacrare mediante spettacolari incidenti ragazze non troppo furbe. Detto così sembra divertente, e forse lo sarebbe, se gli atti di vandalismo stradale di Mike non fossero inframmezzati da estenuanti conversazioni tra le ragazze future vittime, che vanno avanti a chiacchierare per intere mezz’ore. E purtroppo non è un’esagerazione.
La prima strage di Stuntman Mike e il doppio inseguimento che chiude il film sono sequenze bellissime e spettacolari, purtroppo in totale non superano i 20 minuti su quasi due ore di film. Il resto è NOIA. Non succede niente, letteralmente, se non chiacchiere, e chiacchiere e ancora chiacchiere, fra l’altro su argomenti quali le auto d’epoca o la cinematografia anni ’70, argomenti che non dubito eccitino Tarantino, ma che personalmente mi lasciano indifferente.
Come nel film di Rodriguez l’azione si svolge ai nostri giorni, sebbene anche qui siano stati usati tutta una serie di espedienti per ricreare un’atmosfera anni ’70. Anche sotto questo aspetto Rodriguez credo abbia svolto un lavoro migliore, mentre Tarantino è incappato in alcune brutte cadute di stile (per esempio, ogni volta che un personaggio prende in mano un cellulare è sempre evidentissima la marca). Tarantino si è riservato per sé una particina anche in Death Proof, con il risultato di confermare che come attore è ridicolo.
Stuntman Mike
Film non bruttissimo ma eccessivamente lungo per la storia che vuole raccontare. Forse è il film meno riuscito nella carriera di Tarantino.
Giudizio:
Kurt Russell è ottimo nella parte di Stuntman Mike. +1
-1 Tarantino è protagonista di un altro penoso cameo.
Bel finale. +1
-1 Peccato ci vogliano due ore di noia per arrivarci.
Ho approfittato del fine settimana per guardare alcuni film che avevo in arretrato. Il mio sesto senso mi aveva indirizzato bene, tenendomene lontana, infatti nessuno dei film varrebbe neppure il tempo di una recensione. Perciò, li ho messi tutti e quattro assieme!
Titolo originale: The Bourne Ultimatum
Regia: Paul Greengrass
Anno: 2007
Nazione: USA
Studio: Universal Pictures
Genere: Azione, Thriller
Durata: 1 ora e 51 minuti
Lingua: Inglese
Per certi versi, The Bourne Ultimatum appartiene a una categoria di film nuova, che sta emergendo negli ultimi anni: i film-videogioco. Vedere uno di questi film è come assistere a qualcuno che giochi con un videogioco d’azione: una serie di sequenze spericolate e che non hanno alcun rapporto con la fisica del nostro pianeta, intercalate da brevi cut scene per tutte quelle esigenze della trama che richiederebbero al giocatore di dover pensare. Per esempio, in The Bourne Ultimatum, Jason Bourne, pur essendo ricercato da FBI, CIA, Interpol, Carabinieri, Guardia di Finanza e le altre polizie di mezzo mondo, è in grado di viaggiare per ogni dove senza mai essere controllato, e senza neanche preoccuparsi di avere sempre la stessa identica faccia da tre anni. Per questo tali sequenze sono brevi cut scene: un aereo che vola, un treno che galoppa, un breve passaggio alla dogana, e voilà, si può passare al prossimo inseguimento o sparatoria in un nuovo scenario! Lo stesso dicasi di Bourne che si introduce in un palazzo della CIA o in qualunque altro posto: inquadratura di lui alla porta, di lui al terzo piano, di lui che esce, e via verso un nuovo pestaggio o l’ennesimo inseguimento!
Perciò, ricapitolando la trama di The Bourne Ultimatum:
Livello 1
Scenario: Londra
Obbiettivo: Ottenere informazioni dal Giornalista
Bonus: Il Giornalista sopravvive
Mini-Boss: Il Cecchino
Livello 2
Scenario: Madrid
Obbiettivo: Ottenere informazioni dall’Agente della CIA Traditore
Bonus: -
Mini-Boss: Squadra speciale CIA
Livello 3
Scenario: Tangeri
Obbiettivo: Ottenere informazioni dall’Agente della CIA Traditore
Bonus: L’ex fidanzata sopravvive
Mini-Boss: Desh, il killer extracomunitario
Livello 4
Scenario: New York
Obbiettivo: Raggiungere la sede dei Cattivi
Bonus: -
Mini-Boss: Il Cecchino (che ritorna con più HP!)
Livello 5
Scenario: New York
Obbiettivo: Scoprire il segreto nel passato di Jason Bourne
Bonus: Rimanere vivi
Boss: Direttore della CIA / Lo Scienziato Pazzo / Il Cecchino (con ancora più HP!)
…che lui si è volontariamente offerto per un esperimento atto a modificarne la personalità, in modo da trasformarlo in un assassino senza scrupoli né coscienza. Perché sì, è incredibile a dirsi, ma la CIA ha finanziato operazioni segrete con lo scopo di uccidere altre persone! Non l’avrei mai immaginato! La CIA, sempre in prima linea nel difendere i diritti umani in ogni angolo del mondo… davvero incredibile…
Inutile dire che i film-videogioco sono vaccate, perché i giochi sono divertenti da giocare, non tanto da guardare.
Titolo originale: 28 Weeks Later
Titolo italiano: 28 Settimane Dopo
Regia: Juan Carlos Fresnadillo
Anno: 2007
Nazione: Regno Unito / Spagna
Studio: Fox Atomic
Genere: Orrore
Durata: 1 ora e 41 minuti
Lingua: Inglese
Il celebre Il Giorno dei Trifidi, di John Wyndham, comincia così: «Quando un giorno che secondo voi dovrebbe essere mercoledì, vi sembra fin dall’inizio domenica, potete star certi che qualcosa non va.» Il protagonista è in ospedale, e l’assenza dei familiari rumori di una giornata lavorativa l’avverte che il mondo non è più quello che crede. Negli stessi termini cominciava 28 Days Later, con il nostro eroe che si risveglia in ospedale e si aggira per una Londra deserta, 28 giorni dopo che un terribile virus ha ucciso buona parte della popolazione o l’ha trasformata in zombie. Adesso sono passate 28 settimane, il regista non è più Danny Boyle e il film è la classica operazione commerciale che prevede seguiti per ogni pellicola che abbia anche solo marginale successo.
28 Weeks Later ha tutto quello che un pessimo film d’orrore deve avere: trama illogica e piena di buchi (uno per tutti: il centro medico che può venire a contatto con il virus più letale della storia dell’umanità, non ha nessuna misura di sicurezza), assenza di spaventi, poca o inesistente macelleria, protagonisti antipatici (due dannatissimi bambini cretini) e scene d’azione riprese come se la telecamera fosse retta da un canguro epilettico (per usare le parole di un commentatore su IMDB). Ciliegina sulla torta il finale, che già prefigura un bel 28 Months Later o qualcosa del genere. E in effetti hanno ragione: questo 28 Weeks Later è spazzatura, ma impegnandosi si può fare di peggio!
Titolo originale: 4: Rise of the Silver Surfer
Titolo italiano: I Fantastici 4 e Silver Surfer
Regia: Tim Story
Anno: 2007
Nazione: USA / Germania / Regno Unito
Studio: 20th Century Fox
Genere: Azione, Fantascienza, Stupidaggine
Durata: 1 ora e 32 minuti
Lingua: Inglese
Porcheria. Non saprei davvero da dove cominciare. Non c’è una trama, ci sono (pochi) effetti speciali che sfigurerebbero in un cartone animato, c’è Jessica Alba a un livello degno del mio nella recita di Natale alle elementari, e ci sono alcuni patetici tentativi di umorismo che hanno avuto l’unico effetto di farmi rimpiangere di non essere nata cieca. Il primo film dei Fantastici Quattro era brutto, ma poteva ancora essere considerato un film, questo è novanta minuti di pellicola sprecata. La minuscola soddisfazione è constatare che le mie aspettative erano centrate: mi aspettavo una schifezza, ho visto una schifezza.
Anno: 2007
Nazione: USA
Studio: Columbia Pictures
Genere: Commedia romantica, Fantascienza
Durata: 2 ore e 20 minuti
Lingua: Inglese
Noiosissimo terzo episodio delle avventure cinematografiche del ragno umano. Il fulcro della storia è che Kirsten Dunst non sa recitare, neppure per finta, così Mary Jane perde la parte nel musical di Broadway e si ritrova a dover fare la cameriera, Peter Parker non è lì pronto a consolarla perché deve giocare al supereroe e così lei si sente sola, povera cocca, interviene allora l’amico Harry che ha convenientemente perso la memoria e… e Spider-Man 3 è in pratica una soap-opera di quarta categoria. Compreso il “Cattivo”, un misero disgraziato uomo di sabbia che deve racimolare i soldi per aiutare la figlioletta malata.
Ma il punto più basso è toccato con la creatura aliena che fa affiorare il Lato Oscuro di Peter Parker. Sotto l’influenza aliena, Peter Parker compie alcune azioni che gridano Malvagità! solo a elencarle:
Esce di casa spettinato.
Si veste di nero.
Balla per strada.
Mangia caramelle.
Cerca di sedurre la vicina di casa e/o le colleghe in ufficio, e, mi tremano le mani sulla tastiera a digitarlo:
Tenta di far ingelosire la ex fidanzata uscendo con un’altra!!!
Ora che ci penso, rileggendo l’elenco mi accorgo che anch’io sono Malvagia! O poco ci manca. E non ho neanche la scusa dell’infezione aliena…
Titolo: Thank you for smoking
Regista: Jason Reitman
Anno: 2005 Uscita in italia: 2006
Nazione: USA
Studio: Room 9 Entertainment
Genere: Commedia, Satira
Durata: 92′
Lingua: Italiano
Distributore Italia: Lucky Red
Arr, il Capitano ha pescato proprio un bel pesciolino quest’oggi. Dovrò deludere i miei amichetti marinai d’acqua dolce, ma questa volta il mio sarcasmo sarà scarso di fronte a un prodotto di tale livello, arr.
Nick Naylor (Aaron Eckhart) è il vicepresidente dell’Accademia degli Studi sul Tabacco e questo lo rende in pratica il portavoce della Big Tobacco: il suo lavoro è difendere il tabacco dai detrattori e spiegare al pubblico che in fondo le sigarette non sono così cattive come le si dipinge. Il presidente della Big Tobacco è “Il Capitano” (Robert Duvall), uno degli ultimi grandi magnate del tabacco, che con il suo completo bianco e i servitori negri attorno fa pensare a un gentiluomo del sud uscito da una foto dei bei tempi andati.
Nick Naylor
Poche persone al mondo sanno cosa sia essere veramente disprezzati. Ma chi può biasimarle? Io mi guadagno da vivere rappresentando un’organizzazione che uccide 1.200 esseri umani al giorno. 1.200 persone. Stiamo parlando di due jumbo stracarichi di uomini, donne e bambini. Praticamente c’è Attila, Genghis Khan… e io, Nick Naylor, il volto delle sigarette, lo Zio Sam della nicotina.
Contro il tabacco è schierato l’agguerrito senatore Ortolan Finistirre (William H. Macy) del Vermont, lo Stato del formaggio cheddar. Come gli farà notare Nick il colesterolo uccide molti più americani del cancro, quindi il formaggio del Vermont è molto più pericoloso delle sigarette per la salute pubblica. E ha ragione, arr, cavolo se la ha!
Dopo la miserabile sconfitta di un suo inviato in un dibattito televisivo contro Nick Naylor, il senatore decide di usare la linea dura contro l’avversario: ogni arma è lecita contro i demoni del tabacco.
Senatore Ortolan Finistirre
Sen. Finistirre: Signor Naylor, chi provvede al sostegno finanziario per gli studi dell’Accademia del Tabacco? Nick Naylor: La Conglomerated Tobacco. Sen. Finistirre: L’associazione dei produttori di sigarette? Nick Naylor: Per la maggior parte, sì. Sen. Finistirre: Pensa che questo possa influire sulle loro priorità? Nick Naylor: Oh no, come i contributi per la sua campagna non influiscono sulle sue.
Nick Naylor ha, come ama dire, una moralità flessibile e questo lo ha reso insopportabile all’ex-moglie che teme possa essere un pessimo modello per il figlio Joey. E’ un maestro della dialettica eristica, l’arte di avere sempre ragione, ed è uno specialista nell’usare la propria oratoria per mostrare al pubblico che l’avversario ha torto “su qualcosa”: se uno ha torto il suo avversario ha automaticamente ragione, e così Nick riesce a superare anche le situazioni più disperate, come l’incontro televisivo con il ragazzo affetto da cancro. E’ un vero Sofista estremista comeil greco Crizia.
La missione di Nick è convincere il produttore Jeff Megall a realizzare un film in cui i protagonisti “positivi” fumino, magari dopo una scena di sesso, riportando così in voga il vecchio binomio “eroe del cinema / sigaretta”. Un’ottima pubblicità per l’industria del tabacco, aggredita da tempo su ogni fronte.
Sembra che vada tutto per il meglio, come al solito, ma il rapporto troppo intimo (“fottere come cani” è abbastanza intimo?) di Nick con la giornalista Heather Holloway (Katie Holmes) e l’aggressione da parte di terroristi “anti-fumo” lo porterà sull’orlo della distruzione…
Eccellente commedia, ricca di cinismo e battute sarcastiche. Gli attori risultano tutti adatti al ruolo anche se, devo dirlo, non ho gradito troppo Katie Holmes, ma forse è solo antipatia mia. Particolarmente godibili alcune scenette surreali che, proprio per la loro brevità e rarità, risultano ancora più incisive e divertenti.
Nick Naylor ci regala anche alcune chicche come “Questo è il bello della discussione: se argomenti in modo giusto non hai mai torto” o anche “Io non nascondo la verità: la filtro“.
In generale l’impressione è che nessuno scambio di battute sia buttato senza motivo: ogni scena e ogni dialogo si integra piacevolmente nella storia raccontata, senza sprechi né eccessi.
Straordinaria l’idea dei Mercanti di Morte, i tre amici lobbysti che si incontrano per discutere delle rispettive abilità nel difendere il proprio settore (alcolici, armi e tabacco): bella la scena in cui Nick si vanta di essere quello che difende l’industria che causa il maggior numero di morti.
(da sinistra) Alcool, Armi e Tabacco: i Mercanti di Morte.
In conclusione un film godibilissimo e ricco di ottime battute che sdrammatizza il problema del fumo ed evita falsi moralismi dato che Nick, alla fine della storia, continuerà a difendere i “cattivi” come faceva prima. Anzi, i Mercanti di Morte che condividono tecniche ed esperienze diverranno ben più di tre!
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