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Recensioni :: Romanzo :: Pan

Copertina di Pan Titolo originale: Pan
Autore: Francesco Dimitri

Anno: 2008
Nazione: Italia
Lingua: Italiano
Editore: Marsilio

Genere: Urban Fantasy
Pagine: 461

Misteriosi e bizzarri fenomeni accadono a Roma, ai giorni nostri. Annunciano che il Dio Pan sta per tornare e per concludere la secolare lotta contro un altro Dio che ha deciso di stabilirsi in città: Greyface. Presa in mezzo nella rissa tra i due Dei, la famiglia Cavaterra. Alla fine saranno proprio i Cavaterra a dirimere la questione tra le divinità.

Pan è un romanzo urban fantasy, che ricorda opere come American Gods di Gaiman, oppure Our Lady of Darkness (titolo italiano: Nostra Signora delle Tenebre) di Leiber o ancora The Cosmic Puppets (La Città Sostituita) di Philip K. Dick. Ma anche se certi riferimenti sono abbastanza chiari – gli spiriti che abitano Roma e in generale la rappresentazione della città come “viva” devono molto a Megapolisomancy: A New Science of Cities del De Castries – Dimitri non ha “scopiazzato” nessuno. Il romanzo ha molte fonti d’ispirazione ma mantiene una sua precisa personalità e originalità. Fra l’altro lo stile di scrittura è più brillante di quello di Leiber e la trama scorre meglio che nel romanzo di Gaiman.

Letture Consigliate

Le quattro opere citate sono tutte e quattro abbastanza famose, e letture consigliate. Esclusa l’ultima, si trovano facilmente su emule:

Icona di un gamberetto American Gods di Neil Gaiman

Shadow si è fatto tre anni dentro. Sta per uscire ma proprio il giorno prima di tornare in libertà lo informano che sua moglie e il suo migliore amico sono morti in un misterioso incidente. Sull’aereo che lo riporta a casa, Shadow fa conoscenza con un enigmatico Mister Wednesday che gli offre di lavorare per lui. Shadow finisce per accettare: un lavoro gli risolve il problema di cosa fare della sua vita, anche se gli arriva da un vecchio bevitore di Jack Daniel’s dall’aria poco raccomandabile. Il contratto con il losco Mr Wednesday viene annaffiato da una bevuta di idromele, ma Shadow ci metterà ancora qualche tempo per capire chi siano in realtà il suo boss, i suoi compagni in affari, i suoi concorrenti, e ancora più tempo per capire in che gioco sia finito. Il vecchio baro corpulento, l’improbabile seduttore di ragazzine, il gran mangiatore e bevitore, l’uomo dall’eloquio torrenziale e dalla risata tonitruante è Odino, Votan, Grimnir, il Padre di ogni cosa, la somma divinità del pantheon nordico, arrivato in America secoli e secoli fa con una nave di vichinghi.

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Copertina di American Gods
Copertina di American Gods

Icona di un gamberetto Nostra Signora delle Tenebre di Fritz Leiber

Nostra Signora delle Tenebre è una agghiacciante fantasy urbana, ambientata nella metropoli di San Francisco. Ma anche la modernissima San Francisco, con le sue colline, la sua baia assolata e i suoi grattacieli altissimi e rilucenti, può diventare il regno del terrore quando strane ombre cominciano ad aggirarsi furtive tra i caseggiati. Per Franz Westen, vedovo, scrittore di racconti del soprannaturale per la televisione, l’incubo comincia all’improvviso, quando, una notte, si affaccia alla finestra del suo appartamento per scrutare con il binocolo le luci della città ed è testimone di una scena inquietante: là, sulla cima di Corona Heights, la solitaria ed erta collinetta che si leva proprio nel cuore di San Francisco, c’è una strana figura dal colorito brunastro che si agita e si muove in maniera sinistra, come se fosse impegnata in qualche misterioso rituale o danza magica. Ha così inizio una terribile persecuzione, cui Franz tenterà invano di sottrarsi e che forse è collegata in qualche modo con un vecchio volume affascinante e sibillino, pieno di misteriose citazioni e di strani discorsi sulle moderne città e sulle arcane entità che le infestano.

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Copertina di Nostra Signora delle Tenebre
Copertina di Nostra Signora delle Tenebre

Icona di un gamberetto La Città Sostituita di Philip K. Dick

Millgate, la piccola città della Virginia, dove Ted Barton è nato trent’anni prima, sembra, a guardarla, immutata: è sempre al centro della conca chiusa tra le montagne, col suo campanile, i suoi alberi, il suo torrente. Ma una volta entrato nella cittadina, Ted Barton si accorge che qualcosa non è come dovrebbe essere: il parco col vecchio cannone della guerra civile è scomparso, al posto della valigeria di Doyle c’è ora una drogheria, e Central Street non esiste più, è cambiata, e si chiama Jefferson Street. Nel tentativo di scoprire che cos’è successo alla “vera” Millgate, Barton, e il vecchio Christopher che lo aiuta nelle sue indagini, si troveranno coinvolti nella battaglia delle titaniche forze cosmiche che dividono Millgate, e l’universo, nei due regni della luce e delle tenebre.

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Copertina de La Città Sostituita
Copertina de La Città Sostituita

Icona di un gamberetto Megapolisomancy: A New Science of Cities di Thibaut De Castries

Purtroppo questo interessante saggio non è mai stato tradotto in italiano, né è disponibile in rete.
Il De Castries (personaggio bislacco che ha vissuto mille avventure, da ragazzo è stato persino agli ordini di Giuseppe Garibaldi) sostiene la tesi che quando le città crescono troppo, quando certi tipi di materiali si accumulano in maniera indiscriminata, provocano il nascere o il sopraggiungere dall’esterno di particolari spiriti, detti paramentali. I paramentali sono spiriti ostili e molto pericolosi per l’uomo, tanto che il De Castries non ha scrupoli nel paragonare le moderne megalopoli ai complessi tombali egizi. Gli uomini in pratica vivono già nella loro tomba.
Nondimeno, è possibile riuscire a manipolare questi spiriti delle città, questi paramentali, in modo non solo da prevedere il futuro, ma da alterarlo. Non è infine esclusa la possibilità che gli uomini stessi possano tramutarsi in paramentali, acquisendo così l’immortalità.

Copertina di Megapolisomancy: A New Science of Cities
Copertina di Megapolisomancy: A New Science of Cities

Ambientazione

Come detto, la storia è ambientata a Roma, ai giorni nostri. Tuttavia questo è solo un Aspetto della realtà. Dimitri immagina che la realtà abbia tre Aspetti distinti: la Carne, l’Incanto e il Sogno. La Carne è il mondo fisico, al quale ognuno è abituato; l’Incanto è una sorta di mondo dell’immaginario, dove sono allentate le restrizioni imposte dalla Carne, e dove non c’è alcuna inibizione; infine il Sogno è un mondo surreale dove Carne e immaginazione coincidono. I tre Aspetti sono distinti, tanto che è possibile passare da uno all’altro, ma ugualmente coesistono sempre nello stesso momento. Uno stesso luogo o istante esiste contemporaneamente sia nella Carne, sia nell’Incanto, sia nel Sogno.
Questa è però solo un’approssimazione di quanto illustrato nel romanzo, perché Dimitri non spiega mai in maniera esaustiva come stiano le cose. Nonostante ciò, direi che funziona. Al lettore è trasmessa in maniera chiara la sensazione che la realtà ideata da Dimitri non sia campata per aria, né tantomeno asservita alla trama di un qualche romanzo, bensì sia una realtà che obbedisce a precise regole, anche se non si è in grado di afferrarle tutte. D’altra parte è lo stesso con la “nostra” di realtà: “I think I can safely say that nobody understands quantum mechanics.” [Penso di poter affermare in maniera sicura che nessuno capisce la meccanica quantistica] parola del celebre fisico Richard Feynman.

La Roma nell’Aspetto dell’Incanto è l’Isolachenonc’è, la stessa del Peter Pan di J.M. Barrie. Per non rovinare la sorpresa non starò a spiegare il perché di questa bizzarria, basti dire che anche qui Barrie non è scopiazzato, è solo fonte d’ispirazione.

Peter Pan nel film del 1924
L’attrice Betty Bronson interpretò Peter Pan in una trasposizione cinematografica del 1924

Nel complesso è un’ottima ambientazione. L’idea di presentare un mondo diverso a seconda di quale Aspetto si prenda in considerazione, mantenendo però la realtà unica, è resa molto bene. Siamo a Roma ma anche in un mondo di spiriti, fate, Dei, sirene e bambini volanti. La quotidianità si fonde con il fantastico formando un tessuto continuo, senza strappi. O quasi. Ci sono dei momenti, per altro molto divertenti, dove accenni fin troppo precisi alla nostra realtà rompono un po’ l’incantesimo:

Uno dei due, quello che si faceva chiamare Maximilian, il mese precedente aveva legato un lucchetto come pegno d’amore attorno a un lampione su Milvio, un altro Ponte. L’usanza si era diffusa da qualche anno. Gli spiriti della città la odiavano, perché era un rito senza Incanto, un gesto meccanico, privo di bellezza.

Qui è difficile non sorridere pensando a Moccia e ai suoi lucchetti dementi, d’altra parte pensare a Moccia vuol dire affossare l’Incanto all’istante…

Un gruppo di conservatori ha organizzato un rogo di libri, tra cui un abominevole manuale che parla di come diventare cattivi, un paio di versioni del Necronomicon in vendita da Feltrinelli, Magick di Aleister Crowley, l’ultimo Harry Potter, alcuni testi wiccan e roba a caso di Stephen King.

L’abominevole manuale è Il manuale del cattivo. Cattivi si nasce. Bastardi si diventa scritto dallo stesso Dimitri (Castelvecchi, 2006). Anche qui si sorride, ma si esce un po’ dalla storia. Di questi momenti ce ne sono diversi, tutti spiritosi, ma forse un po’ sopra le righe.

Copertina de Il Manuale del Cattivo
Copertina de Il Manuale del Cattivo

Personaggi

Le due divinità Pan (Peter Pan) da una parte e Greyface (Capitan Uncino) dall’altra, sono tutto sommato personaggi secondari. I veri protagonisti sono i fratelli Cavaterra e i loro amici. Sono tutti caratterizzati molto bene, in particolare Angela Cavaterra, aspirante illusionista col nome di Meravigliosa Wendy, e il fauno Temidoro. La Meravigliosa Wendy e Temidoro mi sono piaciuti tantissimo, al punto di avere la tentazione di saltare avanti per leggere prima le pagine a loro dedicate.
Anche gli altri però non sono da meno, forse l’unico un po’ piatto è Giovanni Cavaterra: svolge il suo onesto lavoro nell’ambito della storia, ma non entusiasma. Invece da incorniciare la vicenda di Michele e Greta…
mostra uno spoiler su Michele e Greta ▼


Non ci sono Buoni e Cattivi nel senso tradizionale del termine. Entrambi gli schieramenti si comportano in maniera sostanzialmente amorale, e anzi è Greyface quello che più di tutti s’impone di rispettare certi “principi”. Personalmente non ho avuto problemi con questo tipo d’impostazione, ma potrebbe non piacere a chi preferisce la visione manichea presente in così tanti fantasy, con i Buoni senza macchia e senza paura e i Cattivi malvagi per contratto.

Stile

Lo stile è diretto e chiaro, con un buon grado di “trasparenza”. In particolare Dimitri è molto bravo con i dialoghi, assolutamente brillanti. Anche quando i personaggi chiacchierano forse più del dovuto, le pagine scorrono via che è una bellezza. Ne sono esempio le pagine dell’incontro fra Temidoro e… un altro personaggio che non nomino. Sono pagine piene di dialogo fitto e oggettivamente anche inforigurgitoso, tuttavia non solo tali pagine non paiono forzate, ma anzi sono un vero piacere da leggere. Notevole.
Ho riscontrato nell’intero romanzo un solo dialogo un po’ innaturale, quando all’inizio Giovanni spiega alcune questioni riguardanti Peter Pan alla fidanzata Luisa.

«Già. DuQuette sostiene che l’Isola sia una specie di archetipo alla Jung, ma per qualche motivo fa presa solo sui bambini.» Giovanni fa una pausa. «Posso pensare un po’ ad alta voce?» chiede poi. «Mi schiarisce le idee.»
Luisa gli fa una linguaccia. «Sai che odio starti a sentire.» Si siede sul divano accanto a lui e gli posa la testa sulle ginocchia.
«Allora. [...]

Come ovvio il voler pensare ad alta voce di Giovanni e la volontà di starlo a sentire di Luisa sono lì solo perché il lettore possa essere ragguagliato su vari concetti che saranno poi ripresi nella storia. Qui l’autore poteva far di meglio per mascherare l’inforigurgito. Ma vorrei sottolineare, questo non è un esempio, non è un errore preso a rappresentarne altri, questo è l’unico dialogo un po’ forzato nell’intero romanzo. Potrei viceversa riportare una marea di dialoghi fantastici, non lo faccio perché sarebbe come mangiarsi le guarnizioni sulla torta prima ancora che inizi la cena!

La storia è narrata in terza persona e normalmente ogni capitolo/scena adotta il punto di vista di uno dei personaggi. Ogni tanto fa capolino il Narratore, specie nella prima parte del romanzo. Gli interventi sono lievi, tipo “[il tal personaggio] Dubita che avrà mai più paura di qualcosa. Sbaglia, ma non è questo il momento in cui lo capirà.” oppure “E qui noi li lasciamo da soli, padre e figlio, perché questo momento è il loro, e non è giusto che ci sia qualcuno che ascolta e spia.” o anche “Angela non dice niente, come niente dicono Giovanni e Michele. Ciascuno chiuso nel proprio mondo, ciascuno prigioniero di se stesso. Avranno tempo per pentirsene.” e così via. Niente di che, ma io avrei evitato.

Non è un romanzo per bambini. C’è una notevole quantità di sesso e violenza, anche se tutto sommato niente di davvero perverso. In più spesso una buona dose d’ironia addolcisce certe situazioni:

La verità è nei bambini. Letteralmente.
Augusto Dal Mare ne ha già aperti due, ma ha bisogno del terzo per ottenere le risposte che cerca. Mette in fila i corpi per leggerne le interiora, benedicendo la sapienza degli antichi aruspici. La carne pallida è una pergamena, i tracciati al suo interno, parole. oggi parlano di guerra e vendetta. Era inevitabile, da anni previsto.
Un tempo nuovo sta giungendo, la tempesta chiede di lui.

Non solo i bambini sono sbudellati, ma in altre occasioni saranno i dolci angioletti a sbudellare a loro volta. Senza contare che Campanellino (Tinkerbell) invece di una graziosa fatina in stile Disney è una sorta di ermafrodito.

Campanellino
Campanellino. Come si può essere tanto depravati da sporcare una così soave e innocente immagine con fantasie degne del più lurido bordello?

Se il famigerato Moige (MOvimento Italiano GEnitori) – una delle cause per cui la televisione in Italia fa così schifo – si accorgesse di questo romanzo, sono sicura che ne chiederebbe la vendita solo se incellofanato e dietro presentazione di un documento da parte dell’acquirente.
Come dice il “Cattivo” nel romanzo:

Ed è il momento che la letteratura si liberi delle brutture accumulate negli anni! Perché mai i nostri figli dovrebbero rovinarsi il cervello con storie violente e piene di fantasia perversa, quando siamo patria di tanti scrittori impegnati? I libri continueranno a essere venduti liberamente, però partiranno campagne stampa che informeranno i giovani su cosa sia bene comprare e cosa no. I libri migliori saranno distribuiti nelle scuole. La pubblicità dei peggiori, tutte le brutture horror per esempio, sarà proibita sui giornali, in televisione e nelle affissioni murarie. Piena libertà di vendita, non certo di imposizione! Questa sì, sarà una boccata d’aria fresca.

Sono d’accordo! Dovrebbe essere illegale pubblicizzare certi romanzacci con protagoniste ragazzine dai capelli blu che ammazzano a destra e a manca. Pensiamo ai bambini!

La storia

Per non rovinare la lettura non starò ad approfondire la trama. È una vicenda interessante, non complicatissima, ma con il suo buon numero di svolte e sorprese. Il ritmo è sempre alto e non ci si annoia mai. Le scene d’azione sono appassionanti a sufficienza e verosimili, e come già ricordato i dialoghi sono splendidi. È uno di quei romanzi che si leggono d’un fiato.

Quello che non mi è piaciuto

Ho trovato il finale affrettato e deboluccio. Lo sviluppo del romanzo porta a presagire un qualche sorta di colpo di scena che però non avviene. La storia si conclude in maniera “standard” e anzi con un discreto grado di banalità.
mostra il finale ▼

Un altro punto poco chiaro riguarda l’uso delle armi da fuoco. Pan, Greyface e i loro adepti si affrontano solo con armi bianche. Questo porta a scontri molto viscerali e sanguinolenti, come forse non sarebbe possibile con pistole e fucili, però la spiegazione fornita dall’autore per mettere al bando la polvere da sparo mi è parsa pretestuosa. L’impressione che ho avuto è che l’autore prima abbia scritto certe scene e poi si sia preoccupato di trovare una “regola” per giustificarle, invece di partire dalla regola e agire di conseguenza. Insomma la logica della storia è stata un po’ sacrificata all’impatto artistico.

Una questione simile riguarda i poteri dei due Dei. L’autore specifica che Pan (perciò credo anche Greyface): “Non è solo una tipica “creatura-molto-potente-considerata-un-dio” da fantasy. È proprio un dio.” Ma questa definizione può andar bene per il Dio Pazzo Azathoth o il Grande Cthulhu, non è molto calzante rispetto ai due personaggi del romanzo, senza troppi giri di parole, due fessi. Senza contare che…
mostra piccolo spoiler su Greyface ▼

Se Pan e Greyface fossero davvero Dei nel senso più profondo del termine, molto di quanto raccontato avrebbe poco senso.

Statuina di Cthulhu
Una divinità seria

Per inciso, è curioso notare come il “programma” di Pan, con l’esaltazione della lussuria, dell’istinto, dell’agire al di là della morale, della libertà sfrenata non sia lontano da quello che ci aspetta quando Cthulhu tornerà dalla città sommersa di R’lyeh:

[...] dopodiché i cripto-sacerdoti avrebbero sottratto il grande Cthulhu alla tomba ed Egli avrebbe risvegliato i Suoi sudditi e ripreso il dominio della terra. Sarebbe stato facile riconoscere quel tempo, poiché per allora l’umanità si sarebbe comportata come i Grandi Antichi: libera e senza freni, al di là del bene e del male, con leggi e morale gettate da parte, avrebbe passato il suo tempo a bestemmiare, uccidere e ad abbandonarsi al piacere. I Grandi Antichi, liberati, avrebbero insegnato all’uomo nuove bestemmie, nuovi modi di uccidere e di provare piacere, e tutta la terra sarebbe bruciata in un olocausto di estasi e di licenza.

H.P. Lovecraft, Il Richiamo di Cthulhu, 1926

Non è un caso infatti che l’etimologia della parola panico venga proprio dal nome del Dio Pan. Il Vocabolario Etimologico della Lingua Italiana di Ottorino Pianigiani, descrive Pan come “divinità boschereccia dalle corna e dai piedi di capro, che col suono della sua zampogna incuteva improvviso e pazzo spavento.” Improvviso e pazzo spavento, direi la stessa reazione che ci si aspetterebbe di fronte a un Grande Antico!

In conclusione

Spesso, volendo dare un giudizio sintetico, mi vedo costretta a usare espressioni poco lusinghiere, tipo che il romanzo in questione “fa schifo”. Stavolta, volendo riassumere la recensione in due parole, sarebbero: “bel romanzo”. Pan è un bel romanzo, divertente – in effetti una delle letture più piacevoli degli ultimi mesi – con una discreta dose di originalità, scritto in maniera ottima, ricco di personaggi azzeccati e dialoghi spassosi. Sarebbe potuto essere ancora più bello, ma già così mi sento di consigliarlo a tutti, anche a chi non è appassionato di fantasy. È un bel romanzo in assoluto, al di là del genere o del confronto con altre opere italiane e straniere.

EDIT: il romanzo è apparso su emule, per chi fosse interessato a leggerlo senza spendere. Vedere relativa segnalazione.

 

C’è un bambino ch’è piccino
Come uva nella vigna
C’è un bambino ch’è carino
Come un teschio che sogghigna.

Sulle gote ha un bel rossore
Sopra gli occhi stelle more
Ha manine da baciare
Con artigli per squarciare.

Tutto pieno di stupore
Va pel mondo, questo amore
Cerca altri come lui
Per condurli in luoghi bui…

Su nel cielo può volare
E anche te può trasportare
Su nel ciel, sempre più su
Per poi farti cader giù

E tu piombi sul selciato
E capisci che ora muori
Ed il sangue che hai versato
Traccia in terra ghirigori

E poi il diavolo ti piglia
Con le ossa tutte rotte
Nelle nebbie della notte
Peter Pan è Meraviglia!

Nelle nebbie della notte…

…Peter Pan è Meraviglia!

 

Approfondimenti:

bandiera IT Pan su iBS.it
bandiera IT Pan presso il sito dell’editore
bandiera IT Un brano da Pan
bandiera IT Il sito di Francesco Dimitri
bandiera IT Un’intervista a Francesco Dimitri
bandiera IT Un’altra intervista all’autore
bandiera IT Il Manuale del Cattivo su iBS.it

bandiera IT Pan (il Dio) su Wikipedia
bandiera EN Il testo completo di Peter and Wendy su Wikisource
bandiera EN Il testo di Peter Pan in Kensington Gardens presso il Progetto Gutenberg

bandiera IT American Gods su iBS.it
bandiera IT Neil Gaiman su Wikipedia
bandiera IT Un’ultima copia di Nostra Signora delle Tenebre presso il Delos Store
bandiera IT Fritz Leiber su Wikipedia
bandiera IT La Città Sostituita presso il Delos Store (a un prezzo assurdo)
bandiera IT Philip K. Dick su Wikipedia
bandiera EN Megapolisomancy presso il sito della Invocations Press

bandiera EN The Call of Cthulhu disponibile online presso feedbooks.com

 

Giudizio:

Tre Gamberi Freschi: clicca per maggiori informazioni sui voti

Ottima ambientazione. +1 -1 Non sempre la logica della storia è ferrea.
A tratti originale. +1 -1 Il finale poteva essere più incisivo.
Buon stile e dialoghi brillanti. +1
Divertente come pochi. +1
Alcuni personaggi riuscitissimi. +1

Scritto da GamberolinkCommenti (63)Lascia un Commento » feed bianco Feed dei commenti a questo articolo Questo articolo in versione stampabile Questo articolo in versione stampabile • Donazioni