Quali argomenti preferireste per riempire lo spazio lasciato libero dal fantasy italiano?
Premetto che continuerò a scrivere articoli nella serie dei Manuali e sulle tecniche di scrittura. Continuerò anche a occuparmi di ebook e dei progressi tecnologici e sociali in quell’ambito. Invece dubito che ci saranno nuove recensioni di film: mi sono accorta che la mia conoscenza dell’argomento è superficiale. Dunque meglio che non ne parli. Per quanto riguarda film e fumetti ci saranno al massimo segnalazioni e brevi pareri. Invece potrei occuparmi di videogiochi, sono più ferrata.
Nell’ambito della narrativa, i quattro argomenti che mi ispirano maggiormente sono:
New Weird
Il new weird è quel sottogenere della narrativa fantastica ambientato in un mondo secondario dove si mescolano fantasy, horror e fantascienza. Soprattutto il new weird è – o almeno dovrebbe essere – caratterizzato dal “surrender to the weird”, l’abbandonarsi allo strano, al bizzarro.
Si è già parlato di new weird sul blog: Recensione di The Year of Our War di Steph Swainston. Recensione di The Dragons of Babel di Michael Swanwick. Recensione di The Situation di Jeff Vandermeer. Recensione di Finch di Jeff Vandermeer. Recensione di The Half-Made World di Felix Gilman. Segnalazione de I Draghi del Ferro e del Fuoco di Michael Swanwick. Segnalazione dell’antologia The New Weird, a cura di Ann & Jeff Vandermeer. Segnalazione di City of Saints and Madmen di Jeff Vandermeer. Segnalazione di Cuore d’Acciaio di Michael Swanwick.
Copertina del romanzo City of Saints and Madmen di Jeff Vandermeer
Bizarro Fiction
Bizarro fiction è un sottogenere della narrativa fantastica incentrato sul bizzarro. Si parte da fantasy, horror o fantascienza per arrivare al surrealismo e all’assurdo per il gusto dell’assurdo. Quando lo strano è troppo strano persino per il new weird si entra nel territorio del bizarro.
Si è già parlato di bizarro fiction sul blog: Recensione di Starfish Girl di Athena Villaverde.
Copertina dell’antologia The Bizarro Starter Kit (Blue)
Light Novel
Le light novel sono romanzi relativamente brevi, pubblicati in Giappone, illustrati, spesso di argomento fantastico. Non è raro che le light novel siano il punto di partenza per successivi manga, anime e videogiochi. Da alcuni anni si cominciano a vedere le prime traduzioni – almeno in inglese.
Si è già parlato di light novel sul blog: Recensione delle prime quattro light novel di Haruhi Suzumiya di Nagaru Tanigawa. Recensione di Zero no Tsukaima Volume 1 di Noboru Yamaguchi.
Copertina della prima light novel di Toradora!
Steampunk
Lo steampunk è un sottogenere della narrativa fantastica a metà strada tra fantascienza e fantasy. Nello steampunk l’ambientazione spesso ricorda l’Inghilterra vittoriana; nello steampunk il vapore è la principale fonte di energia. Computer a vapore, aerei a vapore, automi a vapore e il mondo che tali invenzioni delineano: questo è il fulcro dello steampunk, almeno nella sua corrente tecnologia. Vengono tuttavia considerate opere steampunk anche quelle di storia alternativa vagamente fine ottocentesche con maggiore enfasi sugli aspetti magici e fantastici piuttosto che su quelli tecnologici.
Si è già parlato di steampunk sul blog: Recensione di Leviathan di Scott Westerfeld. Recensione di Fuoco nella Polvere di Joe Lansdale. Segnalazione di Boneshaker di Cherie Priest. Segnalazione di Leviathan di Scott Westerfeld. Segnalazione di Goliath di Scott Westerfeld.
Copertina del romanzo Morlock Night di K.W. Jeter
Cosa preferite? Se avete altro da proporre fatelo pure nei commenti a questo articolo.
Ogni tanto mi viene chiesto cosa stia scrivendo dopo Laura. Sto scrivendo un feroce romanzo di guerra. È un romanzo non facile da scrivere perché richiede notevole documentazione e non ha una trama semplicissima. Così procedo con molta calma.
Ma occorre sempre tenere allenata la scrittura. Per questa ragione ho iniziato un secondo romanzo, più leggero e che non richiede eccessiva pianificazione. Il romanzo si intitola S.M.Q. e ho deciso di pubblicarlo online a puntate. La protagonista, Silvia, ha aperto un blog per l’occasione. Lì potrete leggere i vari capitoli via via che li aggiungerò e anche scaricare un file unico contenente tutti i capitoli fino a quel momento pubblicati. Qui sui Gamberi aggiornerò solo questo articolo inserendo di volta in volta i link ai nuovi capitoli. Perciò se S.M.Q. dovesse piacervi, seguite il blog di Silvia.
Il romanzo di guerra ha la priorità, dunque non garantisco un ritmo costante per S.M.Q., ma prometto di portare a termine la storia.
Con S.M.Q. sono voluta partire da un cliché, quello delle maghette negli anime, ma con l’idea di portarlo alle sue estreme conseguenze. Le mie fonti d’ispirazione vanno da Card Captor Sakura fino a Haruhi Suzumiya passando per H.G. Wells, Mack Reynolds, Rudy Rucker e un pizzico del Poul Anderson di Tau Zero. Andando avanti nel romanzo però ci sarà spazio anche per una buona dose di originalità, almeno spero.
Fonti d’ispirazione: dal manga Card Captor Sakura al romanzo di fantascienza Tau Zero
La protagonista e voce narrante del romanzo è Silvia. Silvia ha alcuni punti in comune con Laura (giovane età, difficoltà in famiglia, problemi con alcool e droghe leggere) e forse abita persino nella stessa città, ma, a differenza di Laura, Silvia ha una normale intelligenza. E quando il Destino si accanirà contro di lei, avrà modo di combattere. Ho deciso di scrivere il romanzo in prima persona, per esercizio, e sono abbastanza soddisfatta. Pur con tutte le cautele che derivano dal giudicare se stessi, credo che stilisticamente sia un testo migliore di Laura. Se non altro perché non sono più vincolata dall’avere come punto di vista una minorata mentale.
Ciò non vuol dire che Silvia risulterà più simpatica di Laura, o che sarà più facile identificarsi con lei. Anzi, Silvia è spesso sgradevole – indubbiamente per colpa della sottoscritta, il cui cuore trabocca di tristezza, odio, invidia e sadismo –, ma forse potrà cambiare. Perché questa è anche la storia di un incontro, l’incontro tra una ragazza e una persona speciale, che le stravolgerà la vita.
Devo aggiungere che le parti “scientifiche” sono per buona parte campate per aria e servono solo a dare colore alla storia. Si tratta di fantasy, al massimo di science-fantasy, non di fantascienza.
Come sempre ogni opinione — qui o sul blog di Silvia — sarà la benvenuta.
* * *
Approfitto per ringraziare di nuovo chiunque abbia letto Le Avventure della Giovane Laura, in particolare chi ha lasciato un commento o mi ha scritto in privato: faccio tesoro di ogni critica e di ogni consiglio. E se avete impiegato tempo a leggere e il romanzo non vi è piaciuto, accettate le mie sincere scuse.
Detto questo, vorrei dedicare due parole a chi ha trovato certi particolari – come i mostruosi gatti, i nekomata – troppo esotici, troppo orientali. Seguite questo breve racconto:
Himeko sta portando il bestiame al pascolo, quando scopre di essere seguita da un gigantesco nekomata. Per la poveretta non ci sarebbe niente da fare se non intervenisse la Dea Amaterasu. La Dea, trasformatasi in enorme ratto, riesce infatti ad allontanare il terribile felino.
Qual è l’origine di questo racconto? Folklore nipponico? Invenzione di qualche manga-ka che si è preso troppe radiazioni atomiche? Parto del mio cuore marcio?
La Dea Amaterasu (al centro)
In realtà io ho solo cambiato qualche termine a un fatto di cronaca italiano:
Negli anni ’20, nei pressi di Belluno, Serafina dal Pont scoprì un mostruoso gattomammone intento a spaventare alcune mucche al pascolo. La faccenda divenne pericolosa quando l’orribile gatto spostò la sua attenzione dal bestiame a Serafina. Ma per fortuna intervenne Santa Rita! La Santa, assunto l’aspetto di un gigantesco topo, indusse il gattomammone a inseguirla, finché entrambi non sparirono nella campagna.
E la morale della favola è un invito a non avere pregiudizi. La bellezza del fantastico giapponese risiede in parte proprio nel fatto che gli autori nipponici si fanno pochi scrupoli a mescolare culture, tradizioni, miti e leggende diversissime. Non c’è un’intrinseca superiorità del folklore italico (o celtico, o indiano, o di qualunque altra provenienza) rispetto a quello di altri Paesi. E, come si è appena visto sopra, si possono trovare storie oscene in stile manga anche nella nostra immacolata tradizione.
È da poco iniziata in Giappone la seconda stagione delle avventure di Haruhi Suzumiya; in realtà vengono ritrasmesse in ordine cronologico le puntate della prima stagione intercalate con puntate inedite. Purtroppo i nuovi episodi si stanno rivelando pessimi: l’idea dietro Endless Eight è tanto idiota quanto noiosa. Se continua per altre settimane non mi stupirebbe leggere di qualche otaku che si è cavato gli occhi per la disperazione. Non so se i signori di Kyoto Animation si siano bevuti il cervello o pensino sul serio di aumentare le vendite dei DVD con trovate del genere, ma non importa: per fortuna è possibile seguire gli sviluppi nella turbolenta vita di Haruhi anche senza guardare l’anime. Infatti le puntate televisive sono basate su una serie di light novel (finora sono stati pubblicati nove volumi e un decimo è previsto a breve), e dunque se non piace la trasposizione ci si può rivolgere direttamente ai romanzi.
Si trovano traduzioni amatoriali in inglese di tutti i nove i volumi, e dei primi cinque anche in italiano. Inoltre Little, Brown & Company ha acquisito i diritti per la pubblicazione in inglese dei primi quattro volumi. Il primo volume è uscito a maggio, il secondo è previsto per ottobre, gli altri due nel 2010. Perciò i feticisti della carta che non conoscono il giapponese possono lo stesso buttare i loro soldi! Sugoi!
Prima di parlare dei romanzi, per chi non ha paura degli spoiler e dell’imbecillità, due parole su Endless Eight…
Endless Eight
Endless Eight è il titolo di un racconto lungo (circa 15.000 parole) presente nel quinto volume delle light novel. La storia è un classico del fantastico: Haruhi e amici si trovano a rivivere all’infinito gli ultimi giorni di agosto; il tempo si è ripiegato su se stesso e ha formato una figura chiusa. Non esiste più niente prima dell’inizio del loop o dopo il 31 di agosto. È lo stesso concetto del film Groundhog Day (Ricomincio da capo), anche se in Endless Eight i personaggi hanno solo intuizione di essere intrappolati nel loop e non ricordano le esperienze delle iterazioni precedenti. Sotto questo aspetto ricorda un po’ The Cookie Monster (I Simulacri) di Vernor Vinge. Nell’ambito delle light novel, Endless Eight è un episodio secondario e non particolarmente interessante. Non è molto bizzarro per gli standard di Haruhi, non è divertente come Groundhog Day e non è rigoroso nell’esplorare l’ipotesi fantascientifica come il romanzo breve di Vinge. Senza contare il finale: il “colpo di genio” che permette ai nostri eroi di rompere il loop è un’emerita cretinata. A fronte di ciò, Kyoto Animation ha deciso di dedicare a Endless Eightsette episodi.[1]Tutti uguali! Cambiano le inquadrature, è diversa qualche battuta, i personaggi a ogni iterazione del loop sono vestiti in modo differente, c’è qualche scena in più o in meno, ma in sostanza sono quasi due mesi che i fan di Haruhi si sorbiscono la stessa vicenda. Ogni settimana. Identica. D’accordo, Kyoto Animation è riuscita a trasmettere alla perfezione la noia che pervade i personaggi. Poteva evitare.
Kyon disegna un otto. O è il simbolo dell’infinito?
Nota preliminare
Ho letto le traduzioni amatoriali in inglese. Non conosco abbastanza il giapponese per dare un giudizio sulla fedeltà rispetto ai testi originali. In assoluto ho trovato la scrittura molto scorrevole. In qualche punto ci sarebbe bisogno di un po’ di editing ma niente d’importante. Non posso dare un giudizio sulle versioni italiane, non avendole neanche “sfogliate”.
Haruhi & Kyon
Haruhi Suzumiya è una ragazza quindicenne, all’inizio delle sue avventure al primo anno di Liceo. Haruhi ha un carattere molto particolare, che combina in egual misura genio, stupidità e testardaggine. Quando si mette in mente di fare qualcosa, non importa quanto improbabile e assurda, riesce sempre nel proprio intento. Haruhi è spesso egoista e cinica; non ha la minima considerazione per gli altri, per la società, leggi e regolamenti. È perennemente annoiata da quello che la circonda, tanto che ignora tutto quanto non sia assolutamente fuori dall’ordinario. Quello che le interessa sono alieni, viaggiatori del tempo, persone dotate di poteri paranormali e simili. Uno dei suoi più grandi desideri è di essere al centro dell’Universo; vorrebbe che la Terra girasse intorno a lei.[2]
Anzi, è probabile che il mondo come lo conosciamo esista da appena tre anni, da quando Haruhi l’ha involontariamente creato per soddisfare i propri desideri riguardo alieni, viaggiatori del tempo e persone dotate di poteri paranormali. Haruhi Suzumiya è una sorta di Divinità, inconsapevole del proprio potere. Come il predicatore del curioso romanzo di Mack Reynolds Of Godlike Power (Ed Egli Maledisse lo Scandalo), Haruhi non si rende conto che i propri desideri plasmano la realtà. A complicare la faccenda, quando Haruhi è sotto stress il suo disagio si manifesta sotto forma di creature mostruose che impazzano in universi paralleli, ansiose di penetrare nel nostro mondo. Questi esseri hanno diverse caratteristiche, anche visive, in comune con i mostri dell’Id di Forbidden Planet (Il Pianeta Proibito).
Come con Sherlock Holmes, dove il protagonista è Holmes, ma il narratore è Watson, così a raccontare le vicende di Haruhi è un compagno di classe, tale Kyon (un soprannome – il vero nome non è mai rivelato).[3] La narrazione è in prima persona sempre con il punto di vista di Kyon. Kyon racconta con tono distaccato; a volte è ironico, a volte suona rassegnato. Gli avvenimenti più strampalati gli scorrono addosso senza lasciare traccia. La sua capacità di sopportazione fisica e mentale lo rende subito simpatico. I dialoghi sono peculiari: spesso Kyon pensa solo le battute, senza pronunciarle, ugualmente chi gli sta parlando risponde in maniera sensata. Così ci si immagina Kyon in silenzio, con le parole che gli si leggono in faccia. Occorre qualche pagina per abituarsi alla “voce” di Kyon, anche perché non somiglia molto alla “voce” di un adolescente. Tuttavia la perdita di verosimiglianza è compensata da un ottimo narratore. Nei romanzi molti avvenimenti si riveleranno divertenti solo perché filtrati dal punto di vista di Kyon.
Titolo originale: Suzumiya Haruhi no Yuutsu
Titolo inglese: The Melancholy of Suzumiya Haruhi
Autore: Nagaru Tanigawa
Anno: 2003
Nazione: Giappone
Lingua: Giapponese
Traduzione in lingua inglese: Baka-Tsuki
Editore: Kadokawa Shoten
Genere: Fantascienza, Commedia
Pagine: 307
Nel primo volume Kyon si trasferisce alla North High School e incontra Haruhi. Malgrado lei lo tratti con freddezza e maleducazione, Kyon rimane affascina to da quella strana ragazza. Un giorno, vendendola depressa e annoiata, perché nessun club scolastico è abbastanza stimolante, le propone di fondarne uno lei. Haruhi prende la palla al balzo e crea la Brigata S.O.S. (Save the world by Overloading it with fun Suzumiya Haruhi’s Brigade). Kyon è reclutato a forza e dato che per essere riconosciuto un club scolastico ha bisogno di almeno cinque membri, Haruhi si mette in caccia degli altri tre. Così sono arruolati Yuki Nagato, Mikuru Asahina e Itsuki Koizumi. I tre però non sono lì per caso… Mostra chi sono i tre ▼
Nagato è un’interfaccia umanoide costruita da un’entità aliena per comunicare con i terrestri; la sua missione è osservare Haruhi. Asahina è una viaggiatrice del tempo, proveniente dal futuro; la sua missione è osservare Haruhi. Koizumi è dotato di poteri paranormali e fa parte di una misteriosa Organizzazione, il cui scopo è ovviamente osservare Haruhi.
Kyon scoprirà che essere coinvolto nei progetti di Haruhi & soci è letteralmente la fine del mondo.
È difficile catalogare il genere a cui appartiene questo primo volume. È un curioso miscuglio tra fantascienza e commedia. In una scena Haruhi costringe Mikuru a vestirsi da coniglietta e a distribuire volantini fuori dalla scuola, nella successiva si discute sul principio antropico o sull’esistenza di creature di pura informazione. In una scena Haruhi costringe Mikuru a posare vestita da cameriera per il sito web della Brigata S.O.S., in un’altra scena il problema sono i viaggi nel tempo. Quello che rende piacevole la lettura è lo sguardo di Kyon: è lo stesso sguardo sia a fronte delle questioni più insignificanti sia a fronte di questioni di portata cosmica. Serio e faceto si mescolano creando un’atmosfera originale; un marchio di fabbrica per l’universo di Haruhi.
Ad esempio, per quale ragione né Asahina né Nagato potevano dire a Kyon quello che doveva fare esattamente?
The Melancholy of Suzumiya Haruhi non è il romanzo di fantascienza più intelligente che abbia mai letto, o il più divertente. Rimane però una buona lettura. La storia è affascinante, l’ambientazione scolastica non è scontata come ci si immaginerebbe e Kyon vale i soldi del biglietto. Può anche valere la pena comprarlo, tenendo però presente che in questo caso la trasposizione televisiva è stata fedele e dunque non si troverà niente di nuovo rispetto all’anime.
Una illustrazione dal Capitolo 1: Haruhi Suzumiya
Giudizio:
Titolo originale: Suzumiya Haruhi no Tameiki
Titolo inglese: The Sighs of Suzumiya Haruhi
Autore: Nagaru Tanigawa
Anno: 2003
Nazione: Giappone
Lingua: Giapponese
Traduzione in lingua inglese: Baka-Tsuki
Editore: Kadokawa Shoten
Genere: Fantascienza, Commedia
Pagine: 278
Nel secondo volume, Haruhi si mette in testa di girare un film per il festival scolastico. Il fatto di non sapere niente di regia, di non disporre delle attrezzature adeguate e di non avere una sceneggiatura non è per lei un ostacolo. Coinvolti Kyon, Asahina, Nagato e Koizumi, le riprese iniziano.
Chi ha seguito l’anime ha visto il risultato finale, ovvero la puntata numero zero: The Adventures of Mikuru Asahina Episode 00. Questa seconda light novel è in pratica il dietro le quinte di quell’episodio. La commedia prevale sul fantastico che ha spazio solo nella parte finale. Purtroppo è difficile mantenere alta la tensione quando solo pochi mesi prima si è sfiorata la fine del mondo. In confronto, i “pericoli” insiti in The Sighs of Suzumiya Haruhi sono baggianate. Rimane qualche scena esilarante – il gatto che disserta di filosofia -, ma poco altro. La risoluzione finale è così banale da far piangere.
Finora The Sighs of Suzumiya Haruhi non è stato adattato per la TV e non è chiaro se lo sarà mai. Per questo i fan di Haruhi potrebbero essere interessati. Ma leggetelo gratis, non è il caso di spendere soldi.
Una illustrazione del Capitolo 5: Yuki Nagato e il gatto Shamisen
Giudizio:
Titolo originale: Suzumiya Haruhi no Taikutsu
Titolo inglese: The Boredom of Haruhi Suzumiya
Autore: Nagaru Tanigawa
Anno: 2003
Nazione: Giappone
Lingua: Giapponese
Traduzione in lingua inglese: Baka-Tsuki
Editore: Kadokawa Shoten
Genere: Fantascienza, Commedia
Pagine: 308
La terza light novel è una collezione di quattro racconti che si collocano tra gli avvenimenti dei primi due volumi.
The Boredom of Suzumiya Haruhi. Il racconto che da il titolo all’antologia. Haruhi si annoia e decide di iscrivere la Brigata a un torneo di baseball. Peccato che a me del baseball non potrebbe fregare di meno. Ho trovato l’intero racconto noioso. La parte fantastica con la mazza “magica” è cliché. Il finale è assurdo – Kyon che fa cambiare idea ad Haruhi con un paio di battute? Non ha senso! Brutto racconto. Nelle note in appendice al volume, l’autore dichiara di non sapere bene neanche lui se Boredom sia o no un buon racconto, non avendo ricevuto commenti in proposito, né negativi, né positivi. Evidentemente anche in Giappone ogni tanto si stende un velo pietoso.
Bamboo Leaf Rhapsody. Kyon viaggia indietro nel tempo per aiutare Haruhi bambina. Questo racconto è in pratica il vero prologo per la quarta light novel, The Disappearance of Suzumiya Haruhi. Preso di per sé non è niente di speciale, e l’importanza di certi elementi (per esempio il nome “John Smith”) non la si può intuire. Lascia il tempo che trova.
Mystérique Sign. Il presidente del club del Computer – un club scolastico che già ha subito soprusi da parte di Haruhi – scompare. La sua ragazza decide di chiedere aiuto proprio ad Haruhi. È un racconto di fantascienza non proprio sensato. Gli avvenimenti lasciano perplessi e non in maniera positiva. Mostra un fatto che lascia perplessi ▼
È stata Nagato a organizzare il tutto? Ci sono molto indizi in questo senso, non si capisce però il perché.
Lone Island Syndrome. La Brigata decide di trascorre tre giorni di vacanza su un’isola nel mezzo dell’oceano, ospiti di un ricco parente di Koizumi. La situazione si mette male quando una persona è assassinata e un’altra sparisce in circostanze sospette. Neanche una goccia di fantastico in questo racconto che è un giallo. Un buon giallo, finché non si giunge alle ultime pagine, quando il mistero è svelato in un dialogo sbrigativo. Si rimane con l’amaro in bocca, come se l’autore avesse dovuto troncare la storia contro la sua volontà. E infatti nelle note Nagaru Tanigawa conferma: con Lone Island Syndrome aveva sforato rispetto al numero di pagine previsto. Peccato.
Un racconto brutto, due così così, e l’ultimo che sarebbe potuto essere notevole, ma avrebbe avuto bisogno di più spazio. Contando che i quattro racconti sono stati tutti e quattro adattati abbastanza fedelmente, se si è già visto l’anime non vale la pena leggere questa light novel. Tanto meno comprarla, quando uscirà.
Una illustrazione da Mystérique Sign: Yuki Nagato
Giudizio:
Titolo originale: Suzumiya Haruhi no Shoshitsu
Titolo inglese: The Disappearance of Suzumiya Haruhi
Autore: Nagaru Tanigawa
Anno: 2004
Nazione: Giappone
Lingua: Giapponese
Traduzione in lingua inglese: Baka-Tsuki
Editore: Kadokawa Shoten
Genere: Fantascienza, Commedia
Pagine: 254
Il tono della quarta light novel si distacca da quello dei volumi precedenti. La storia ha un’impronta seria che lascia poco spazio alla commedia. Inoltre è il primo romanzo dove Kyon oltre a essere narratore è anche protagonista. Dopo un prologo nel quale Haruhi espone alla Brigata i suoi piani per le imminenti festività natalizie, niente lascia intuire che il mondo stia per cambiare. E invece la mattina dopo Kyon scopre che Haruhi è scomparsa, e non solo: nessuno la conosce, la Brigata S.O.S. non è mai esistita e personaggi che dovrebbero essere morti sono tornati in vita. Unico indizio: una misteriosa nota lasciata forse da Nagato.
La prima parte è brillante. Il disorientamento di Kyon e la sua paura di aver perso per sempre Haruhi sono resi con maestria. Poi qualcosa si inceppa. La logica della storia si incrina. Diverse situazioni si sviluppano solo perché sì!!! – perché è fantasy!!!. Il finale è un classico deus ex machina. Anche dal punto di vista della caratterizzazione dei personaggi non tutto fila liscio: la scelta decisiva che compie Kyon è per molti versi immotivata. Mostra un dettaglio della scelta ▼
Davvero non mi è chiaro perché Kyon dovrebbe preferire l’Haruhi con i poteri divini incontrollabili all’Haruhi normale ragazza.
Alcune scene sono d’impatto ed emozionanti – Kyon disposto a disfare il mondo pur di aiutare Nagato –, ma insomma, per chi non è fan sfegatato c’è poca carne in cui affondare i denti.
Voci di corridoio insistono che The Disappearance of Suzumiya Haruhi dovrebbe rientrare tra le nuove puntate dell’anomala seconda stagione TV. Per ora non si è visto niente. Dunque: leggere solo se si è fan, non comprare quando uscirà l’edizione cartacea.
Una illustrazione dal Capitolo 3: Haruhi Suzumiya
Giudizio:
Conclusione. Per ora
Lo scopo di una recensione è consigliare l’acquisto o meno del prodotto recensito. Quattro volumi delle light novel sono stati annunciati e quei quattro ho recensito. Sto comunque leggendo anche gli altri romanzi (sono al sette) e ne riparlerò. In generale si tratta di letture gradevoli, il livello medio delle storie è buono. Le trame ogni tanto hanno i loro buchi, ma non c’è mai la sensazione che l’autore stia prendendo per i fondelli chi legge – sensazione invece familiare con gli autori del fantastico nostrani.
Però una certa stanchezza è evidente. Lo stesso Nagaru Tanigawa ammette che non si aspettava di avere così successo, né aveva previsto di scrivere una serie di romanzi così lunga. La mancanza di progettazione si nota: nella prima light novel gli avvenimenti hanno una loro coerenza e verosimiglianza che non si riscontra nei volumi successivi. L’uso continuo di certi espedienti triti – come i viaggi nel tempo – per mettere una pezza a situazioni insostenibili diventa presto fastidioso.
I romanzi di Haruhi dovrebbero essere per ragazzi o young adult, tuttavia sono i classici romanzi adatti a grandi e piccini. Almeno il primo lo consiglio a tutti.
Piccola precisazione finale: trovo fastidioso come venga usato impropriamente il termine young adult. Quelli che leggono e apprezzano i romanzi della Troisi, della Meyer, della Strazzu o di G.L. non sono young adult, è gente o del tutto a digiuno del genere o cerebrolesa. Tutt’altre categorie.
* * *
note: [1]^ Al momento in cui scrivo Endless Eight sarà composto da almeno sette episodi. Le ipotesi più probabili sono che si concluda all’ottavo episodio o al tredicesimo – facendo coincidere la fine di agosto nell’anime con la fine di agosto nel mondo reale.
[2]^ Nel racconto Bamboo Leaf Rhapsody, contenuto nella terza light novel, Haruhi esprime i seguenti desideri:
di essere lei al centro del mondo.
che la Terra cominci a ruotare al contrario.
Per confronto, in The Man Who Could Work Miracles (L’Uomo dei Miracoli) di H.G. Wells, uno degli ultimi desideri del protagonista è fermare la rotazione terrestre.
[3]^ Nella puntata dell’anime Remote Island Syndrome II, la stessa Haruhi paragona Kyon al dottor Watson.
Il termine light novel indica in Giappone un determinato tipo di romanzi, con alcune caratteristiche peculiari. Sono romanzi scritti per un pubblico di giovani, con un linguaggio semplice, e accompagnati da illustrazioni e disegni. Sono spesso di genere fantastico e sono sia fonte d’ispirazione per successivi manga e anime, sia ispirati da manga e anime già esistenti. Si potrebbe far rientrare questi romanzi nell’etichetta occidentale di “romanzi per ragazzi”, se non fosse che non è del tutto vero, a partire dalla semplice considerazione che quello che è considerato “per ragazzi” in Giappone, spesso non lo è nel resto del mondo.
Copertina del quinto romanzo di Zero no Tsukaima
Questi light novel in pratica sono sempre rimasti confinati in oriente. Poche case editrici specializzate hanno tradotto qualcosina in lingua inglese, ma appena una minuscola frazione di quanto prodotto. In Italia, la Kappa Edizioni, in particolare a cavallo del 2000, ha tradotto alcuni romanzi giapponesi che potrebbero rientrare nell’ambito del light novel. Si contano sulla punta delle dita, anche se fra questi vi è il romanzo di Video Girl Ai, che una ragazza romantica come me non avrebbe mai potuto farsi sfuggire! Per trovarlo ho girato mari e monti e decine di librerie e mercatini di libri usati! In verità, mio fratello l’ha ordinato su Internet ed è arrivato in cinque giorni lavorativi. Ma in quei cinque giorni, è stato come se avessi girato mari e monti e pure i mercatini! Però sto divagando, di Video Girl Ai avrò modo di riparlare in futuro.
Copertina del romanzo di Video Girl Ai
Per ora mi occuperò del primo romanzo di Zero no Tsukaima. Da questo romanzo (e dai successivi, finora siamo a dieci) è stato tratto l’anime che seguo con gran piacere ogni settimana. Zero no Tsukaima Volume 1 è stato tradotto dal giapponese all’inglese da un gruppo di fan, riuniti nel The Baka-Tsuki Open Translation Project (in collaborazione con Kawaii Heavens e KuroNeko). Un ringraziamento a tutti costoro è d’obbligo.
La cerimonia di evocazione si conclude
La storia di questo primo romanzo segue abbastanza fedelmente quella dell’anime, coprendo grossomodo gli episodi dal primo al sesto, ovvero dall’evocazione di Saito al recupero dello “Staff of Destruction”. In realtà sarebbe più corretto dire che l’anime ha seguito fedelmente il romanzo, dato che è stato prima pubblicato il libro. Le uniche differenze di un certo rilievo riguardano i dialoghi, più lunghi e leggermente più approfonditi nel romanzo e il personaggio di Saito, che nel libro risulta molto più strafottente (e stupido) rispetto all’anime. Gli altri personaggi invece sono rimasti loro, anche se il comportamento di Louise appare meno manesco e sadico, perché il Saito del romanzo è molto più meritevole di punizione. In ogni caso, il pestaggio con il frustino per cavalli (un onore che un cane come Saito non meriterebbe!) non si farà attendere…
Anche in un fantasy, un’arma anticarro può venir buona
Come accennato all’inizio, lo stile è semplice. A tratti fin troppo, sfociando un po’ nell’infantile. In compenso questo significa una lettura veloce e scorrevole e non priva comunque di alcune interessanti trovate stilistiche (ad esempio alcuni piccoli interventi ironici dell’autore, nel bel mezzo dello svolgersi dei fatti).
La storia è sempre la stessa deliziosa storia che ho apprezzato nell’anime e i personaggi di Saito e Louise sanno scavarsi una nicchia nell’immaginario di chiunque legga di loro.
Il ballo finale
Perciò se si conosce l’inglese, e magari si è fan di Zero no Tsukaima, vale sicuramente la pena dedicare qualche ora a questo romanzo. Con la speranza che l’opera di traduzione continui e si possano leggere anche i volumi successivi, dove pare la storia diverga rispetto all’anime, nel contempo diventando ancor più interessante!
Seconda puntata per la seconda stagione di Zero no Tsukaima ! Puntata melodrammatica dedicata a Henrietta, che non è uno dei miei personaggi preferiti. Inoltre qui con il suo atteggiamento svenevole e catastrofista mi pare abbia sbagliato anime!
Henrietta sta per mettersi nei guai…
In compenso: Louise ha usato di nuovo la Magia del Vuoto, che ormai pare padroneggiare senza problemi, non si potrà più chiamarla Zero Louise! Una squadra di fucilieri di Agnese è entrata in azione: s’impegnano, ma non sembra siano molto efficaci. Kirche e Tabitha hanno avuto un po’ più spazio rispetto alla prima puntata, Tabitha mi pare stia passando da: sono taciturna perché timida e piena di problemi, a: sono taciturna perché sociopatica. Infine, lo Zero, il caccia della Seconda Guerra Mondiale, è stato riparato, con in aggiunta una sorta di rudimentali postbruciatori, per favorire la fase di decollo. Il che vuol dire che Saito avrà almeno un’altra possibilità per tornare in Giappone. Porterà con sé Louise? Vivranno per sempre felici e contenti? Chi può dirlo? (credo lo sceneggiatore, probabilmente anche il regista e il Coniglietto Grumo, perché lui conosce un sacco di cose!)
Lo Zero di nuovo in volo. Circa.
Intanto, scopro con piacere che le brave persone che fanno parte del The Baka-Tsuki Open Translation Project hanno finalmente portato a termine la traduzione del primo romanzo di Zero no Tsukaima, dal giapponese all’inglese. Non vedo l’ora di leggerlo! Certo, probabilmente la qualità non sarà eccelsa, contando che non si tratta di traduzioni professionali e che più di una persona ha tradotto i vari capitoli (con tutti i problemi di “armonizzazione” che questo comporta), ma almeno c’è l’onesto desiderio di rendere partecipe il prossimo di un’esperienza che altrimenti ai più sarebbe negata.
Un’illustrazione dal terzo romanzo di Zero no Tsukaima
Invece non ci sono parole per qualificare il comportamento della Casa Editrice Nord nella pubblicazione de Una Voce Lontana di Taichi Yamada. Non solo arrivano con quasi vent’anni di ritardo (il romanzo è dell’89), ma hanno il coraggio di vendere un’opera con traduzione dall’edizione inglese. Senza mezzi termini, dovrebbe essere illegale. Già in una semplice traduzione si perde molto, come mi sto accorgendo in quest’ultimo anno, da quando ho cominciato a provare a leggere direttamente in inglese, ma passare addirittura per una terza lingua è un vero e proprio massacro. Persino il Coniglietto Grumo, che pure è Coniglietto di mondo, è esterrefatto di fronte a tale comportamento della Nord. Cattiva Nord, Cattiva!