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La qualità di FantasyMagazine – Aggiornamento

Qualche giorno fa, mi lamentavo della qualità ridicola di un recente articolo di FantasyMagazine dedicato allo steampunk. Facevo anche notare che non era l’unico obbrobrio, per esempio indicando un altro articolo di maggio anche quello ripieno di errori.

A più di una settimana dalla pubblicazione dell’articolo sullo steampunk, l’articolo stesso è stato modificato e l’autrice ha dichiarato nei commenti:

Articolo corretto.

Peccato che non sia vero. L’articolo non è corretto. Rimangono errori già segnalati da me e dal Duca, e rimangono errori che la prima volta non avevamo segnalato.
Questo indica che non è vero che Kinzica (o chi per lei) si è documentata e ha sistemato di conseguenza, indica che Kinzica ha solo copiato male da me e dal Duca. Naturalmente senza ringraziare e senza citarci, in spregio alla licenza di entrambi i blog.

Esempio di errore già segnalato e ancora presente:
– Si continua a sostenere che in The Warlord of the Air ci siano astronavi. Potete leggere il pezzo di Moorcock qui sotto.

Pagina 13 Pagine 14-15 Pagina 16

Il pezzo di Michael Moorcock nell’antologia Steampunk. Clicca per ingrandire

Kinzica, dove sono le astronavi? Sono dirigibili e aerei. Non astronavi.

Esempio di errore non segnalato in precedenza e ancora presente:
– Kinzica scrive:

Non manca l’eccezionale Ted Chiang con Seventy-Two Letters: un mondo dove certi nomi impressi su oggetti inorganici (e anche organici, a volte) possono donare movimento e persino la vita.

No, stellina. Il punto del racconto è proprio che non si possono imprimere nomi sulla materia organica (vedi pagina 183 nell’antologia). Perciò “anche organici, a volte” proprio per niente. Si può poi discutere se alla fine del racconto i personaggi abbiano superato questa limitazione, ma la premessa rimane che non sono animabili gli “oggetti organici” con la nomenclatura.

Naturalmente ci sono altri errori ancora (già segnalati e non) e rimangono quelle frasi che con un eufemismo Emanuele Manco (responsabile di FantasyMagazine) chiama “la nostra visione” e “impostazione critica” ovvero stupidaggini senza capo né coda come il rapporto con Tolkien o il legame tra “forza vapore” e Slipstream.

* * *

Diversi hanno sostenuto che io e il Duca siamo stati troppo duri, che avremmo dovuto essere più gentili e rispettosi. A parte che abbiamo dato prova di rara educazione e correttezza, cosa avremmo ottenuto a essere ancora più rispettosi e gentili? Niente.
Prova ne sia che il giorno stesso della pubblicazione dell’articolo sullo steampunk, nei commenti, “Melian” aveva già fatto rilevare alcuni errori (per esempio che The Windup Girl non c’entra niente con lo steampunk) e “Melian” era stata gentilissima. Risultato: The Windup Girl è rimasto lì per giorni, fino alla “correzione” di ieri. Se io e il Duca fossimo stati zitti, l’articolo non sarebbe stato modificato di una virgola.
Com’è successo con l’articolo di VanderMeer. Quello era lì sbagliato dal 19 maggio. Mesi e mesi di disinformazione nel menefreghismo di Kinzica e della redazione. E tra l’altro anche quell’articolo contiene ancora errori oggettivi.

E questi sono nient’altro che i sintomi della vera malattia.
La vera malattia è che Kinzica scrive un articolo senza leggere i libri citati e non le sembra sbagliato. La vera malattia è che Emanuele Manco è responsabile di una rivista di narrativa fantastica e ammette candidamente di non aver mai letto niente di steampunk (sottogenere che non è stato proprio “inventato” ieri…)
L’ignoranza come vessillo, l’incompetenza come vanto.

Ciliegina sulla torta, FantasyMagazine si compiace di essere una testata giornalistica regolarmente registrata. C’è proprio da esserne orgogliosi.

* * *

Pagine “congelate” dell’articolo sullo steampunk al momento in cui scrivo: 1, 2.

* * *

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Scritto da GamberolinkCommenti (52)Lascia un Commento » feed bianco Feed dei commenti a questo articolo Questo articolo in versione stampabile Questo articolo in versione stampabile • Donazioni

La qualità di FantasyMagazine

FantasyMagazine è nota per la disonestà delle sue recensioni. Quando parliamo di autori italiani sono anni e anni che non si vede una recensione decente. Non lo giustifico ma lo posso capire: l’editoria fantasy italiana va avanti a furia di scambi di favori, non è il caso essere “scortesi”.
Ripeto: non lo giustifico ma capisco perché succede.

Invece proprio non capisco che senso abbia scrivere stupidate negli articoli di “approfondimento”, come l’ultimo, inqualificabile, dedicato allo steampunk. Qui potete leggere l’analisi del Duca.

Visto che il Duca si è stufato a pagina 1 dell’articolo incriminato, aggiungo io qualche nota riguardo pagina 2:

Alcuni esempi steampunk sono nella Steampunk Anthology (2008) curata dai “Vandermeers”, Jeff e Anne

L’antologia si chiama solo Steampunk, non “Steampunk Anthology”; la moglie di VanderMeer si chiama Ann e non Anne; e a essere precisi VanderMeer andrebbe scritto con la M maiuscola.
Piccoli errori, d’accordo, ma ci vuole così tanto a verificare il titolo corretto di un libro e dei suoi autori?
A quanto pare per l’autrice (Cristina Donati alias Kinzica) ci vuole proprio così tanto. Come dimostra questo suo altro articolo (freezepage): City of Saints and Madmen è storpiato in “City of Saints and Mads” e The Third Bear è storpiato in “Big Bad Bear” (inoltre, cara autrice, The Third Bear è una raccolta di racconti, non è il terzo romanzo ambientato ad Ambergris, quello è Finch; ed è stato Finch candidato al Nebula 2009 – solo 2009, non 2009/2010, il premio Nebula non è come la stagione del campionato di lancio del mongoloide).

Segue poi un elenco parziale dei racconti presenti nell’antologia (perché non sono indicati tutti?) da cui si evince che l’autrice dell’articolo parla di un libro che non ha letto.
Ora, non ci sarebbe bisogno di dirlo, ma lo spiego perché a quanto pare io vivo su un altro pianeta. Dunque, se parli di un libro in un articolo hai due possibilità:
1) Esprimi le tue considerazioni a ragion veduta avendo letto il libro in questione.
2) Riporti le considerazioni altrui: “Come fa notare il Critico tal dei tali, il libro parla di questo e quest’altro”.
Non metti parole a vanvera, tipo:

e Michael Moorcock, padrino dello steampunk, con un brano di The Warlord of the Air, collocato in un universo edoardiano alternativo dove volano astronavi e la Grande Guerra non è mai scoppiata.

Quali astronavi? Il brano in questione parla dell’invenzione di macchine volanti più pesanti dell’aria, ovvero di comunissimi aerei. Non c’è nessun viaggio tra gli astri. A proposito del periodo edoardiano: Edoardo VII è morto nel 1910, la storia è ambientata nel 1973.

D’altra parte quando più avanti l’autrice parla di un libro che ha letto (o almeno così sostiene nei commenti all’articolo stesso) dice ugualmente stupidaggini:

Prodotto per un target molto young, Leviathan di Scott Westerfeld è invece una rivisitazione infantile dello steampunk, di cui riprende i clichè ad usum delphini: niente vapore, ma motori diesel per mezzi meccanici un po’ Tranformers della Lego, e un curioso sistema di propulsione “fisiologico” nelle bio-macchine loro antagoniste.

I mezzi meccanici dei Clanker non hanno molto a che vedere con i Transformers, visto che non si trasformano in un bel niente. I Transformers non sono della Lego, anzi, la Lego non ha neanche una linea di giocattoli dedicata al tema.
E si può sapere quale sarebbe il “curioso sistema di propulsione fisiologico”? Gli animali ingegnerizzati dai Darwinisti usano ali e zampe, mentre la Leviathan si muove usando motori meccanici.

Il genere ha un notevole potere mutageno e un immediato potere contaminante, generando spinte narrative che si distaccano definitivamente dal modello Tolkeniano.

No, davvero, ma come si fa a scrivere roba del genere? Da una parte le solite frasi vuote che non vogliono dire un’emerita mazza (potere mutageno? potere contaminante? Accidenti, immediato potere contaminante, mi sa che leggendo steampunk mi sono già beccata qualche brutta malattia), dall’altra Tolkien che c’entra come i cavoli a merenda.
Quando mai lo steampunk ha avuto “spinte narrative” che invece si avvicinavano a Tolkien? Non si può “staccare definitivamente” perché non è mai stato attaccato, né vicino.

La forza vapore anima i sotterranei di altre diramazioni, una sorta di “organismi diabolicamente modificati” che, sempre negli anni ’90 e seguenti, si chiamano New Weird, Steam Fantasy, Slipstream e forse in altri modi ancora.

La “forza vapore” anima il New Weird? Sul serio? Pensa te che non me ne sono mai accorta. Io – ingenua! – credevo che ad animare il New Weird ci fosse il weird, ma evidentemente è la “forza vapore”. E lo Slipstream cosa cribbio c’entra? Diosanto…

Evito un’analisi dei romanzi successivamente citati: basti dire che forse solo le prime pagine di Cuore d’Acciaio hanno un minimo di senso se si parla di steampunk.

Nel complesso, la percezione è che ogni cosa si mescoli e strabordi dal proprio contenitore

Anch’io ho questa impressione. Lascio all’immaginazione del lettore la similitudine con i servizi igienici ostruiti e gli escrementi.

* * *

Naturalmente la redazione di FantasyMagazine si è ben guardata dal fare il minimo controllo. D’altronde FantasyMagazine “ha scopo principalmente informativo” e nell’articolo dedicato allo steampunk di informazioni ce ne sono a mucchi. Sbagliate dalla prima all’ultima, ma non cerchiamo il pelo nell’uovo.

EDIT del 3 novembre 2010: Aggiornamento.

* * *

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Scritto da GamberolinkCommenti (16)Lascia un Commento » feed bianco Feed dei commenti a questo articolo Questo articolo in versione stampabile Questo articolo in versione stampabile • Donazioni

Concorso Steampunk

EDIT del 28 novembre 2011. Il Duca ha annunciato il racconto vincitore, qui.


EDIT del 6 aprile 2011. Il Duca ha messo online i racconti e li ha commentati. Si veda qui.


EDIT del 18 ottobre 2010. Il giorno 17 è terminato. Gli invii sono chiusi.


Oggi è l’ultimo giorno per inviare i vostri racconti se intendete partecipare al Concorso Steampunk indetto dal Duca di Baionette Librarie. Qui trovate l’ultimo aggiornamento a proposito.

Steampunk!
Steampunk!

Tengo molto a questo concorso, perché l’idea è stata mia, e a me è dedicato. Avrei voluto organizzarlo e gestirlo con il Duca ma purtroppo non ne ho avuta la possibilità. Mi è spiaciuto tantissimo.

È probabile che leggerò i racconti, ma dopo la proclamazione del vincitore. Il Duca tiene molto alla mia opinione e non voglio influenzarlo. Nel bando si parlava di un solo giudice – il Duca medesimo – ed è giusto rispettare i contratti.
Ho acconsentito però a visionare gli incipit dei racconti. Li riporto di seguito insieme ai titoli.

Se non vedete il titolo del vostro racconto, contattate il Duca, può essere che ci sia stato un disguido. Inoltre il Duca ha dato conferma di ricevuto racconto a ogni invio. Se avete spedito il racconto e non avete la mail di conferma, chiedete spiegazioni. Chiedete al Duca, non a me. Io ho ricevuto solo un .doc con gli incipit, non ho i racconti veri e propri; non conosco i nomi degli autori, né le loro email. Anche volendo non potrei aiutarvi.


Appuntamento col destino

Il vento spingeva contro l’uomo verso il sentiero da cui proveniva. Il mercenario si acquattò, proteggendo il fagotto tra le braccia, della grandezza di un neonato o poco più. Varcò l’ingresso della città fantasma, il cartello di legno con inciso Pripjat’ a lettere cubitali lo salutò cigolando e oscillando con violenza.
L’uomo si infilò in uno dei vicoli, poi un altro e un altro ancora. Oltrepassò le rovine della chiesa e si fermò davanti a una porta di legno chiusa e illuminata appena dalla lanterna a olio appesa all’esterno. Vi batté contro con la spalla, ansante, i polmoni congelati nel petto.
Per qualche attimo non ricevette risposta, poi la porta si chiuse. Sulla soglia comparve una vecchia ammantata di pelliccia di lupo, la faccia rugosa rivolta verso di lui.
«Madre…»


Bumblebee

Per la prima volta da quando pilotava il suo aviar, Grip era seriamente preoccupato.
Non era tanto per quello che gli avevano chiesto di consegnare, ma perché non aveva mai volato fuori Londra.
Normalmente si occupava di consegnare merci che venivano richieste dalle ricche famiglie di città: carni, frutta e rimedi curativi provenienti dalle campagne vicine. Invece per fare quella consegna doveva allontanarsi da Londra ben 250 miglia. Non era sicuro che il suo aviar di legno potesse farcela.
Lo guardò. Aveva la forma che ricordava quella di un calabrone. Il corpo era tozzo e le piccole ali battevano veloci. Senza troppa fantasia lo aveva chiamato Bumblebee.
Si tolse il casco e gli occhialoni, c’era un bel sole e cominciava a fare caldo.


BUNNY
Il cacciatore di taglie

Un’opportunità che puzza di trappola

«Era preferibile per te non tentare di prendermi per il culo! Io ho una reputazione da difendere. Dimmi, Bunny, che cosa accadrebbe se ti lasciassi vivere?» Senza lasciare il tempo per una risposta, il Barone accese il suo sigaro d’importazione Nibiana. «Accadrebbe…» fece due decise tirate «che tutti quanti direbbero: “Il Barone si è rammollito!” o “Possiamo fare quel che ci pare, tanto il Barone perdona tutti!”» Con i suoi occhi rotondi e scuri soffocati dalle pesanti palpebre guardò con disappunto il suo contrabbandiere preferito. «O no?» chiese ironico sbuffando del fumo in faccia al suo interlocutore.
Bunny non se ne curò, erano altre le preoccupazioni protagoniste dei suoi pensieri.


Cacciatore e preda

Il risveglio comincia dal filamento del pensiero.
Cosa può avermi spento? E quanto ci vorrà prima di essere di nuovo completamente attivo?
Si rinsalda anche il filamento della memoria: sono a Londra.
Che anno è?
E poi: perché Londra? Non c’è posto peggiore, per una come me.
Ecco, cercavo un alchimista. Gli indizi mi hanno portato fin qui, nel luogo al mondo dove c’è più carboniato a impregnare aria, terra e acqua. Nessuna traccia recente dell’alchimista, in compenso tracce evidenti di cedimenti della mia struttura.
Ho dovuto programmare tre cacce, il minimo per ripartire tranquillo. Volevo finire prima dell’autunno, odio l’autunno in Inghilterra, anche se non quanto l’inverno in Scandinavia.


CONIGLIO CON PATATE

Una grossa lucertola; ecco a cosa somigliava la macchia di muffa sul soffitto della cella. Francois aveva ancora i lividi del gentile colloquio avuto il giorno prima coi suoi carcerieri. Non riusciva a stare sdraiato sopra quel covo di pulci, che quei cani prussiani chiamavano letto, così preferiva starsene sdraiato a terra. “Ah! Come ho fatto a cacciarmi in questo pasticcio!” diceva ad alta voce “Ho un ristorante a Parigi da mandare avanti; mon dies!”
Mano a mano che il mal di testa riaffiorava, anche la sue lamentele aumentavano, tanto che le imprecazioni dei suoi colleghi di cella diventavano più colorite.”Fate tacere quel gallo maledetto!” gli gridavano questo ed altri epiteti a lui sconosciuti perlopiù, ma che intuiva non augurargli niente di buono.


Fil Rabbit

Milano venerdì 16 aprile 1877

Nella zona est della città giace un laboratorio segreto che sembra situato alle soglie dell’inferno. Un uomo opera nell’ossessione più profonda alla ricerca della felicità assoluta.
“Mi senti?” Sussurra una voce roca e baritonale nell’orecchio di Aldo, un uomo di circa mezza età legato e imbavagliato su una grossa tavola di legno. Una potente lampada appesa a un timpano d’ottone dorato riflette un bagliore accecante negli occhi dell’uomo. La sua vista è già molto affaticata per l’alta concentrazione di fumo che padroneggia nel salone. L’uomo ha soltanto una canottiera e un paio di mutande. I suoi vestiti sono ammassati in un grosso secchio di latta poco distante dalla grande asse.


Il Colosso di Colorado Springs

Colorado Springs, 1899

La mente di Nikola Tesla sondava lo spazio. Grazie al Teslascopio l’Io si espandeva nell’etere veloce come il pensiero. Marte, Giove, Saturno. Nikola superò senza fatica il sistema solare e si addentrò nelle profondità galattiche. Mentre avanzava, controllò ogni centimetro cubo con l’occhio della mente.
Il Teslascopio raggiunse il proprio limite. Nikola tornò al punto di partenza e controllò di nuovo.
Controllò tre volte.
Ancora niente. Eppure è per stanotte.
La porta del laboratorio si aprì con un cigolio e il passo ritmato di Cogs riecheggiò per la stanza. Le assi di legno scricchiolarono sotto il peso dell’automa.
«Caffè, signore.»
«Portamelo qui.»
«Sì, signore»
Nikola si riconcentrò sullo spazio.
Controllò ancora. Controllò tre volte.
Niente.


Il Coniglio sulla luna

Il cielo era terso quella tarda sera primaverile. Mancavano delle ore alla mezzanotte, ma la sagoma del Coniglio s’intravedeva già sul disco tenue della luna nascente.

Ashwini entrò nel laboratorio strappandosi dal viso i peli posticci, franò su una sedia e si slacciò gli anfibi, i cui grossi speroni avevano già sbrindellato il fondo dell’ultimo paio di calzoni rimasti.
“Ash” chiamò Dhaval, che ricevette in risposta un sacchetto, preso al volo prima che si schiantasse sul suo naso largo.
“Il meglio che sono riuscita a trovare” gli disse Ashwini alzandosi. Si era praticamente spogliata, rimanendo in sottoveste bianca stretta in vita dal corsetto allentato, e gli anfibi aperti sciaguattavano ad ogni passo.


IL LUNASIL

Al termine della battaglia – molto meno eroica di quanto Tonio Braghin aveva sperato – avevano posato i bastoncini che adoperavano come fucili e tutti e quattro, zozzi e stanchi, si erano radunati sotto il manifesto mormorando parole di sorpresa.
In grandi lettere pallide c’era scritto:

!!! È ARRIVATO !!!
IL CIRCO A VAPORE
di
AMEDEO SPITZ
Attrazione Speciale:
!!! FEROCISSIMI !!!
LUNASIL PREDATORI
direttamente dalla riserva della
base Vittorio Emanuele
ACCORRETE
Due spettacoli giornalieri
Posto unico: £ 1
Ingresso a esaurimento

«Davvero ci sono i Lunasil?» chiese Beatrice. I suoi occhi brillavano d’eccitazione e di speranza. «Io voglio andarli a vedere, Tonio!»
Tonio sbirciò la cifra ed emise un brontolio. «Una lira… neanche morti. Non abbiamo tutti quei soldi.»
«Ma io voglio andarci. Voglio vedere i Lunasil.»


Il varco

Quando ricevetti quella missiva, pensai subito ad uno scherzo. Non vi era il mittente sulla busta, solo il mio nome e l’indirizzo. Lo trovai strano, ma non gli diedi troppa importanza: l’archiviai tra le altre carte e non ci pensai più.
Io non sono un uomo fantasioso e non credo al caso… Preferisco chiamarle coincidenze. Tuttavia, quella sera avvertì qualcosa di strano.
Stavo sfogliando pigramente “La macchina del tempo” di Wells, quando lo sguardo mi cadde sulla lettera; si trovava in cima ad una pila di documenti. La osservai a lungo e infine mi decisi e la aprii. Non riconobbi subito la scrittura, ma dopo aver preso confidenza con quella strana calligrafia riemersero nella mia mente ricordi sepolti ormai da tempo.


JOCELYN

Caldo intenso, poca aria. In sottofondo il costante stantuffare dei macchinari a vapore.
Odio questo posto, mi toglie le forze e il respiro. La cella è un cubicolo per gli attrezzi dalle pareti di lamiera rovente, mi hanno sbattuta sul pavimento di pietra e viscidume. E aspetto.
Ho fame e la gola riarsa. Mi portano acqua due volte al giorno, acqua calda e ferrosa come un avanzo di fonderia.
Il mio pasto è annunciato da un cigolio di giunture, e poi il mio carceriere, il grosso coniglio meccanico, arriva, eretto sulle due zampe, un patchwork di piastre metalliche e bulloni. Avanza lento, a scatti sui suoi cingoli, fino alle sbarre della mia prigione, volta la testa e fissa i suoi occhi circolari e vitrei su di me, mi passa una lattina.


KANINEN

Marvin si riprese quando l’acqua gli era ormai arrivata alla vita. Non aveva un granchè idea di dove si trovasse, ma era sicuramente un posto scomodo, pieno di spigoli. E c’era acqua. Tanta acqua.
Senza ancora aprire gli occhi cominciò a tastarsi intorno. Pietra. Scaloni di pietra viscidi. Scaloni di pietra viscidi di alghe.
Orgoglioso di quello che era riuscito a capire con quel minimo di sforzo, Marvin si concesse qualche minuto di riposo congratulatorio.


L’incontro

In un grigio cielo, avvolto da pesanti e scure nubi, si muoveva un’aeronave rosso sangue. Il pallone era stato riempito con il miraneo e sigillato, così da muoversi più velocemente, senza preoccuparsi di poter perdere quota involontariamente. Il miraneo era stata una scoperta recente, almeno, per quanto riguardava il suo utilizzo. Era stato etichettato erroneamente come un semplice gas leggero, derivato dalla reazione dello xaneo con il vapor acqueo e al suo posto, per i palloni aerostatici, era stato utilizzato l’idrogeno, se non la stessa aria calda.
Era stato uno scienziato originario dell’Imerania, divenuto cittadino della più tecnologicamente evoluta Deuteria, a scoprire le grandi, incredibili potenzialità di questo gas.


L’ultimo caso di O’Mallory

Seduto davanti a lui, in un magnifico completo rosso e bianco, il vecchio Conte di Norfolk aspettava paziente, con un’espressione tranquilla sul viso rugoso. Al contrario, Sean O’Mallory, Mesmerista di Sua Maestà, aveva lo stomaco chiuso, non riusciva ad impedire alle sue mani di giocherellare con il plico di fogli con le domande e una grande arsura gli serrava la gola. Avrebbe dovuto finire quel bicchiere di whisky. Per calmare i nervi.
Al fianco di Sean, il suo superiore Eugene Fielding e l’agente di Scotland Yard addetto alla trascrizione fungevano da testimoni.
“Mesmerista O’Mallory, potete iniziare” annunciò Eugene.
Sean trasse un profondo respiro, concentrandosi.


L1 L0

Non ho ancora carica sufficiente per muovere gli arti, ma ce n’è abbastanza da aprire le paratie dei ricezioscopi. Le spalanco e lascio entrare il mondo esterno. I tre cervelli di scimmia del mio Nucleo Senziente iniziano a smistare le informazioni sensoriali. Immagini, odori, suoni.
- Unità L1L0, sei funzionante?
Inclino il muso verso il basso, giusto per piantare i miei bulbi visivi dritti in faccia al padrone della voce. Corone di ottone smaltato allineano le lenti convesse fino a mettere a fuoco: mi ritrovo a fissare un ometto dalla barba sfatta.
Buffo, come faccio a sapere che quella è una “barba sfatta”?
Suppongo di doverlo chiede al Nucleo.
E come fanno dei cervelli di scimmia a sapere che quella è una “barba sfatta”?
Suppongo di doverlo chiedere all’uomo di fronte a me.


La Maschera di Bali

Abigail Murrey aggiustò la benda sugli occhi e si concentrò sulla stanza oltre la porta chiusa. Al centro percepì la gabbia di contenimento e, dentro a quella, un vecchio e un soldato. Il vecchio era incatenato alle pareti, gambe e braccia divaricate. Teneva la testa inclinata di lato e un filo di bava gli colava dal mento sul petto. Il soldato gli stava accanto, di guardia, armato di sciabola e revolver: era alto, castano, trenta-trentacinque anni al massimo.
Fuori dalla gabbia, Lord Fairfax stava estraendo delle maschere tribali da una scatola piena di paglia, appoggiata sul tappeto persiano. Le riponeva sulla scrivania, accanto al fonografo. Aveva un´espressione seccata.
Diamine, Abby, le senti anche oggi.


LOWRES

Forte odore di muschio bagnato; era come se ci fosse qualcosa di marcio che attraversava i vicoli di Little Tokyo; un vento virale che infettava ogni molecola di aria e che, diretto nelle sue traiettorie da un algoritmo di movimento random, trasportava spore in ogni angolo.
Una lunga strada in cemento levigato era delimitata da due lembi rettangolari di sterrato; alberi ed arbusti sintetici, piantati da poco, estendevano le loro radici tra le crepe dell’asfalto, contorcendosi su se stessi.

Racquel stava attraversando l’estrema periferia di Little Tokyo come faceva tutti i giorni; avrebbe dovuto camminare ancora un paio d’ore per raggiungere Lowres, dove si era trasferita quindici anni prima, abbandonando il caos tecnocratico della città bassa.


Manoscritto trovato su un’aeromobile precipitata

Il vascello è silenzioso e se non fosse per il volume del pallone sopra la mia testa, del quale vedo la curva fuori dall’oblò, potrei pensare di essere nella mia casa. I mobili sono gli stessi che avevo fatto portare a suo tempo quando mi concessero di andarmene a bordo dell’Eudora.
Oggi è un giorno come tanti altri, e seguo la solita routine: mi alzo, mangio, controllo la mia posizione sulle mappe. C’è sempre qualcosa da fare: oliare gli ingranaggi e le corde, pulire i vetri degli oblò, sostituire le guarnizioni… il dirigibile su cui vivo non mi lascia mai senza niente da fare.


MAMMUTH

I - Mammuth

Arkady e Maksimilian spalancarono le bocche, increduli di fronte a tanta potenza. Si trattava di qualcosa che non si sarebbero mai aspettati di vedere nelle loro vite: oltre centodieci tonnellate di massa a vuoto per locomotiva, il tutto moltiplicato per sette escludendo i novanta vagoni trainati da ognuna di esse. Una ferrosa belva rivettata vomitante fuoco e fumo. Si trattava del possente treno corazzato Mstislav, soprannominato dai soldati Mammuth per via delle sue dimensioni che, invero, andavano ben oltre quelle dell’estinto animale.
- In tutta la tua vita hai mai visto qualcosa di più grande? - chiese Maksimilian.
- Il tuo ego.


Mondi in guerra

File incessanti di lavoranti
dentro le file di gallerie
spingono avanti chi sta davanti
le tue teorie sono anche le mie.
Dal cuore pulsante nel centro radiante
giunge allorquando un nuovo comando
ciò ch’e importante è che giunga all’istante
di rango in rango ai confini del mondo;
ma l’ordine fatto per esser perfetto
un attimo solo del buio più nero
il cielo si è rotto, il mondo distrutto
e lo scuro alla luce è rimasto indifeso.

VRUUUUMM, il mostro ripugnante catturato dal braccio meccanico viene trasportato alla velocità della luce verso l’arena del mio Pianeta Madre, pronto per essere gettato in combattimento contro il Campione! Ecco che si aggrappa con tutte le sue braccia per evitare lo scontro, e magari tornare indietro per provare ad attaccarmi, ma un violento scossone lo fa precipitare…


Oggetto d’amore

Milano, 1842.

Quella notte era particolarmente silenziosa e buia lungo Molino delle Armi. Arturo Telli sedeva al tavolo del suo laboratorio e lavorava con la concentrazione e l’abnegazione che sempre impiegava per perfezionare e inventare armi e oggetti meccanici. Arturo Telli perseguiva uno scopo, una vera e propria ossessione.
Era un maestro nella riparazione di armi, come pistole e fucili, e tra le botteghe di quel quartiere, composto per lo più da armaioli, godeva della stima e del rispetto di tutti. Per la verità, parte della sua nomea era dovuta anche alla scontrosità e all’eccentricità che lo contraddistinguevano. Ben pochi suoi colleghi lo salutavano e altrettanto pochi erano i clienti che si rivolgevano a lui.


PHOTOPHANTASTES

La Cugnot 799 filava a gran vapore dal Merton a Christ Church, svoltava bruscamente davanti a Saint Ebbes, di lì sbuffava diritta a Saint Aldates, Saint Martin; caracollava fra i banchi di Corn Market, traversava i peristili della Magdalene. All’allegro starnazzare del clacson, tanto più assordante nella quiete notturna, ausiliari con cuffietta e lanterna si affacciavano a imprecare dalle bifore gotiche, maledivano la macchina che era già sfrecciata via.
Nell’azzurro silenzio del plenilunio quel chiasso risuonava moltiplicato, la fuga sconquassava l’immobilità delle vie e delle piazze semideserte. Ma anche più forte del motore e della tromba echeggiava nella notte la risata di Wayne, un ruggito di basso, cui si aggiungeva il raglio sguaiato del gracile Dodgson con lui nell’abitacolo.


PILOTI E NOBILTÀ

Gli ospiti erano già arrivati e l’aspettavano alla piazzola: cinque formiche in abiti costosi che sostavano sotto quel prodigio dell’ingegneria savoiarda. A un’occhiata sommaria l’eligibile sembrava uno scarafaggio infilzato da un ombrellone, anche se di quella bislacca somiglianza Elsa non aveva mai fatto parola con nessuno. L’aspetto della macchina però era tozzo al limite dell’imbarazzo, c’era poco da fare a riguardo. Si preparò con un sospiro a ciò che l’aspettava e attraversò la pista col caschetto di cuoio sotto braccio. Non c’era un filo di brezza e il cielo era coperto da una cappa continua di nuvole.
L’accolse una raffica di sguardi esterrefatti, in un silenzio mortale. Nobili, pensò stringendo la mascella. E non c’era davvero da aggiungere altro.


RabbiT
(un inedito di Gabriele D’Annunzio)

Un anno innanzi la mia discussa impresa, quel raid di velivoli su Vienna che abbatté gli spiriti degli austriaci ungheresi, accaddero fatti che le cronache non menzionano, e i libri d’istoria tacciono oggidì e taceranno credo al modo istesso domani: perché inauditi e straordinari troppo o perché scandalosi e per alcuni ridicoli, che palesano l’inettitudine dei governi e il valore al contrario e l’ingegno dei singoli. Ma debbo riconoscere che furono quegli eventi a prostrare, avanti i miei biglietti che recitavano quei versi fatali – di come “il destino volgesse a noi con certezza di ferro” – gli animi dei cittadini viennesi; a fiaccare il morale delle loro contraeree e consentirmi di compiere quel gesto di ardimento. Ormai che son trascorsi vent’anni, e viepiù mi sento morte alle calcagna, mi risolvo a riferire quell’episodio.


Risiko

- Merda, merda, merda! Tiralo fuori da lí, maledizione!
Giga teneva ferma la gamba sinistra, mentre un altro inserviente teneva la destra e il terzo cercava di aprire l’enorme placca frontale dell’esoscheletro. Tirava come un dannato, ma non ci riusciva.
- É incastrata, non ce la faccio!
- Non dire cazzate, porca troia! Aprila!
Dopo un ennesimo strattone, la placca saltó via, trascinando con sé l’arpione che l’aveva trapassata da parte a parte. Giga con un balzo raggiunse l’altro e insieme riuscirono a farne uscire il pilota.
- Lo Skeleton é andato, portate Kenichi in infermeria, io vi raggiungo!
Mentre gli altri due correvano verso il tendone rosso, Giga mise un acchiappalampi nell’abitacolo e staccó la spoletta. Aveva due minuti di tempo prima dell’attivazione. Si mise a correre, zuppo di pioggia, con il fango alle ginocchia. I Rossi stavano per arrivare.


Saltellando verso Est

« La signora Figgins allora non mentiva… partite davvero. »
Risposi allo stalliere con un vago « uh-uh. », senza distogliere lo sguardo dal pavimento sporco di polvere, paglia e cose marroni. A provocare quell’immonda quantità di sporco che minacciava di macchiarmi la gonna erano stati gli animali che si crogiolavano nella stalla. Morbidose montagnole alte più di due metri, coccolosi batuffoli di pelo sormontati da rosee orecchie allungate.
Chiamarli “conigli” era riduttivo. Parevano possenti quanto cavalli, capaci di trasportare almeno due persone sul loro morbido dorso.
« Posso chiederle cosa la porta ad andare a Canterbury? Motivi religiosi? »
Non ero molto propensa a rivelare lo scopo del mio viaggio. Le meraviglie meccaniche che intendevo vendere ai pellegrini dovevano restare segrete, o altri avrebbero potuto sfruttare i miei colpi di genio per arricchirsi.


Si vis pacem…

Danzica, Pomerania, Gennaio 1754

Il cargo attraccò al porto dopo molte settimane di viaggio. Nonostante il motore della nave fosse stato arrestato prima di entrare nell’insenatura, la gigantesca ruota da sessanta pale di bronzo al tungsteno impiegò almeno un quarto d’ora prima di fermarsi completamente. Dodici volani accoppiati modello Junkers-Graf l’avevano mantenuta in movimento fino ad allora.
Il Duca di Brandeburgo, Conestabile del Regno, attendeva la nave e quindi il suo carico, già da alcune ore. Era rimasto a scrutare l’imbocco del porto incurante del gelido vento che soffiava impietoso dal Baltico. Aveva rifiutato più volte un’impronunciabile e forse imbevibile acquavite polacca offertagli dal responsabile del molo, un tarchiato e goffo Sottufficiale da sempre vissuto in Pomerania.


Sogni a vapore

Saltando di ramo in ramo, cerco di avvicinarmi all’enorme mezzo corazzato, l’Automatic per eccellenza. Passo sugli alberi per evitare la folla, ma anche così non riesco ad avvicinarmi molto. Alcuni oggetti, simili a grammofoni in lontananza, suonano la marcia militare. Ho sempre odiato come suona da quei “cosi” che hanno montato sui mezzi corazzati. Mi sporgo per guardare meglio, rischiando quasi di cadere di sotto. Un volo di dieci metri è proprio l’ultima cosa che mi serve adesso. Tempo di sistemarmi in equilibrio, e le stupende macchine corazzate sono già lontane dagli alberi; sospirando, mi avvio verso casa, sempre sugli alberi. Una volta allontanatisi dal centro della parata, le strade si fanno molto più tranquille.


Squadra Speciale 0

«Sophie!»
«Dottor Blackjack, vi credevamo morto!»
«Bambina, per uccidermi occorre molto più che semplici fulminate!»
«Non parlate! Sanguinate molto! La ferita è profonda, sembra un’arma da taglio»
«Te l’ho detto, no, che non basta un semplice lampo giallo canarino? Occorre almeno qualche graffio qua e là, eheh …»
«Riuscite a fare battute anche in queste condizioni?! Siete proprio matto»
«Oh beh, ti ringrazio cara. In questo mondo malvagio e crudele, i matti sono quelli che se la spassano più di tutti, sai? Io, per esempio, passo tutto il giorno proprio qui, in laboratorio, e mi diverto un sacco»
«Ora basta, state un po’ zitto. Fate vedere la ferita»
«Lascia perdere tesoro, queste cose non si possono curare. Non con l’armatura che ti ritrovi addosso. Ti piace come regalo?»


TEA MACHINE

Il coniglio sbatté ripetutamente le zampe posteriori e poi si mise a zampettare in avanti dentro il rullo cilindrico a maglia metallica. La carota fresca appesa ad appena pochi centimetri dal suo naso era un invito troppo stimolante.
Il cilindro era imperniato su un trespolo ligneo e imbullonato su un tavolo. La puleggia collegata al suo asse cominciò a muovere, attraverso una cinghia di cuoio, una ruota più piccola. Vi erano svariate pietre focaie innestate attorno al perno della seconda ruota: queste sfregarono sulla superficie ruvida di un acciarino sistemato vicino alla bocchetta di un piccolo fornello. Contemporaneamente, un’altra cinghia coassiale alla prima, provocò l’apertura della bombola del gas sistemata sotto il fornello stesso. Il fuoco si accese sotto una cuccuma d’acciaio piena d’acqua.


The Cog Of War

Peter non si sentiva per nulla a suo agio. Non era riuscito a dormire più di qualche ora, tramortito dal frastuono e dal calore; il suo abito di flanella era ridotto uno straccio, intriso di nerofumo e sudore. Stanco anche della lettura, abbandonò il piccolo libro di cronache sulla panca e si arrischiò a scostare la stuoia di vetiver dal finestrino. Tra le sottili fessure della veneziana d’acciaio iniziava a filtrare la luce; il paesaggio era monotono, più prevedibile di un cronometro Hooke. Nulla più che giungla, con variazioni di giungla e ancora giungla; con una spolverata di giungla e qualche chiazza marrone che poteva essere una capanna. Un raggio di sole entrò nel vagone, mentre i soldati della guardia notturna biascicavano nel dormiveglia; sdraiati sulle panche di legno, muovevano le mandibole e sognavano un vero pasto.


Sarò sincera: sono delusa. Il livello di questi incipit è scarso. Vero, lo stile non è tutto, può darsi che dietro una scrittura traballante ci sia un’ottima storia. Ma è difficile che succeda.

Il sole inondava la pianura. Era un autunno particolarmente clemente: l’erba era ancora d’un verde vivido e ondeggiava contro le mura della città come un mare in bonaccia.
Sul terrazzo in cima alla torre, Nihal si godeva il vento mattutino. Era il posto più elevato di tutta Salazar: da lì si godeva la vista migliore sulla piana, che si srotolava per leghe e leghe a perdita d’occhio.

Era l’incipit di Nihal della Terra del Vento di Licia Troisi. È un buon incipit? No. È un incipit migliore della maggior parte degli incipit di cui sopra? Sì. E mi piange il cuore a dirlo.

Copertina di Nihal della Terra del Vento
E il confronto è con questo romanzo. Una schifezza di romanzo

Non vorrei essermi spiegata male in questi anni. Ho paura che troppi facciano un ragionamento del genere: “Ma hai visto cosa scrive Licia Troisi? Che errori idioti. Quella è una subumana. Io invece sono normale, se mi metto a scrivere, scrivo meglio.”

NO.

Il mio paragonare gli autori fantasy italiani ai mongoloidi, alle scimmie, ai cerebrolesi si chiama sarcasmo. Licia Troisi non scrive male perché è scema – non sarà un’aquila, ma non credo sia più cretina della media. Licia Troisi scrive male perché non si documenta, perché scrive di fretta, perché non conosce la tecnica narrativa, perché non conosce il genere. Così gli altri “fenomeni” recensiti sul blog.
È alla portata di chiunque scrivere meglio di Licia Troisi. Molto meglio. Ma non lo si ottiene per miracolo divino. Lo si ottiene solo facendo quello che tanti autori pubblicati non fanno: studiare, esercitarsi, leggere.

Scimmia scrittore
Se non vi impegnate, non scriverete meglio di lui

Ho scorso i commenti lasciati sul blog del Duca ai vari articoli dedicati al Concorso. Ho cercato in giro dove se ne parlava. Mi sono cascate le braccia.
Gente, il termine “steampunk” è stato coniato da K. W. Jeter nel 1987. Sono passati 23 anni, quasi una generazione. Non è possibile che non l’abbiate mai sentito nominare o non abbiate idea a quali romanzi sia legato.
O meglio è possibile. Se il fantastico non vi interessa o se vi interessa tanto quanto le olimpiadi delle lumache. Se aspirate a scrivere buona narrativa fantastica, dovete conoscere la narrativa fantastica. Che poi dovrebbe essere un piacere!
Preferite altri sottogeneri allo steampunk? Legittimo. Ma lo stesso avete letto qualche opera steampunk – altrimenti come fate a dire che non vi piace? – e in ogni caso sapete bene di cosa si tratta.

Lo stesso vale per la tecnica narrativa. La dovete conoscere. Ammesso e non concesso che siate più intelligenti di Licia, non scriverete meglio se siete altrettanto ignoranti.

Spero che nessuno abbia pensato: “È solo un concorsino da blog, butto giù qualcosa e se mi va bene, bene, altrimenti chissenefrega.” Lo spero per voi: di altri concorsi così favorevoli non ne trovate tanti.
Nessuna tassa di partecipazione. Nessuna formalità. Premi per 269 euro (239 euro di lettore ebook + 30 euro di ciondolo, senza contare le spese di spedizione a carico del Duca). La possibilità di entrare in un’antologia che avrà più lettori di tanta carta.

Ciondolo steampunk
Il ciondolo in palio

COOL-ER
Il lettore di ebook in palio

L’anno scorso Mondadori stava organizzando un’antologia a tema steampunk. Gli autori erano italiani. Noti o tristemente noti: Giovanni De Matteo, Lara Manni, Wu Ming 2, Francesco Dimitri, G.L. D’Andrea & amyketti assortiti. A condurre la mandria come curatore, Kai Zen J.
“Vapore”, questo il titolo del progetto, sarebbe dovuta uscire a inverno 2010 o a primavera 2011. Uso il passato e il condizionale perché l’intenzione era di inserire l’antologia steampunk nella collana Epix. Solo che nel frattempo Epix ha tirato le cuoia. Non ho idea di che fine farà il “Vapore”.
Il compenso stabilito da Mondadori era di 250 euro (lordi) a racconto.

Non è assurdo affermare che il Duca paga meglio di Lord Mondador. E il Duca ha offerto a chiunque la possibilità di partecipare, non ha chiamato gli amici degli amici.
In quanto al pubblico, be’, contando che Epix ha chiuso dopo appena 15 numeri, dubito la gente si accapigliasse per procurarsi i libri. Non credo che se foste finiti nel “Vapore” vi avrebbero letto in tanti.

Ma forse mi pongo obiettivi troppo ambiziosi, a quanto si dice dovrei essere contenta perché almeno nessuno degli incipit è sgrammaticato…

Avete ancora una possibilità di non deludermi. Fino al 14 novembre è ancora possibile inviare racconti al Duca, fuori concorso. Mi piacerebbe leggere qualcosa di decente.

* * *

Se volete commentate pure gli incipit, io mi asterrò dall’esprimere giudizi sul singolo incipit per non influenzare la giuria.

Angolo Utile: Attenzione alle truffe!

Il mondo dell’editoria è pieno di gente disonesta. Anche nel ramo concorsi bisogna stare attenti. Per evitare fregature tenete sempre a mente un principio cardine: mai pagare. Ovvero: evitate i concorsi con tassa di partecipazione.

Icona di un gamberetto Se il premio del concorso è la sola pubblicazione si tratta di editoria a pagamento e nient’altro. Il libro invece di essere finanziato da un singolo autore, è finanziato da tutti i partecipanti al concorso. L’editore intasca i soldi, sceglie come vincitore il primo che capita (o l’amyketto di turno) e poi stamperà in print-on-demand le copie che i gonzi prenoteranno – senza fare selezione, editing o promozione; non ha importanza, il guadagno lo ha già avuto con le varie tasse di partecipazione. Non fatevi ingannare dalle solite scuse su come saranno usati a vostro favore i soldi: sono tutte balle. Sempre.

Icona di un gamberetto Se il premio del concorso è denaro o altro potrebbe essere conveniente. Ma l’occasione fa l’uomo ladro. Io metto in palio 10.000 euro, tassa di partecipazione 15 euro. Scommetto che partecipano in tanti. Dichiaro vincitore il mio amico e ci spartiamo i soldi raccolti. Niente di illegale: in fondo de gustibus! Guarda caso proprio il racconto del mio amico era il più bello.
Non vi fidate.

Le persone serie e le case editrici serie sono loro a pagare voi. Scrivere un racconto richiede minimo una settimana d’impegno (lavorandoci otto ore al giorno), molto di più se per esempio dovete documentarvi su aspetti specifici. È assurdo che voi sgobbate magari un mese e in più pagate.
Siate seri e pretendete serietà.

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Romanzi stranieri dei mesi perduti

Ogni settimana escono decine di romanzi in lingua originale, è impossibile starci dietro. Perciò mi limiterò ad alcune opere che penso possano essere interessanti.

China Miéville ha vinto il Premio Hugo di quest’anno con The City & The City e nel frattempo ha pubblicano un nuovo romanzo, Kraken.
Entrambi i romanzi sono disponibili su gigapedia, qui e qui.

Copertina di The City & The City
Copertina di The City & The City

Trama:

Twin southern European cities Beszel and Ul Qoma coexist in the same physical location, separated by their citizens’ determination to see only one city at a time. Inspector Tyador Borlú of the Extreme Crime Squad roams through the intertwined but separate cultures as he investigates the murder of Mahalia Geary, who believed that a third city, Orciny, hides in the blind spots between Beszel and Ul Qoma. As Mahalia’s friends disappear and revolution brews, Tyador is forced to consider the idea that someone in unseen Orciny is manipulating the other cities.

* * *

Copertina di Kraken
Copertina di Kraken

Trama:

When a nine-meter-long dead squid is stolen, tank and all, from a London museum, curator Billy Harrow finds himself swept up in a world he didn’t know existed: one of worshippers of the giant squid, animated golems, talking tattoos, and animal familiars on strike. Forced on the lam with a renegade kraken cultist and stalked by cops and crazies, Billy finds his quest to recover the squid sidelined by questions as to what force may now be unleashed on an unsuspecting world.

Ho provato a leggerli entrambi, ma confesso di essermi stufata in fretta. Purtroppo con gli anni lo stile di Miéville non è migliorato, e rimane uno stile da dilettante. Qualche volta la sua indubbia fantasia compensa, altre volte no. Magari gli darò un’altra chance in futuro.

Per rimanere in ambito New Weird, segnalo l’ultimo romanzo di Jeff VanderMeer, Finch. Si trova su gigapedia, qui.

Copertina di Finch
Copertina di Finch

Trama:

In Finch, mysterious underground inhabitants known as the gray caps have reconquered the failed fantasy state Ambergris and put it under martial law. They have disbanded House Hoegbotton and are controlling the human inhabitants with strange addictive drugs, internment in camps, and random acts of terror. The rebel resistance is scattered, and the gray caps are using human labor to build two strange towers. Against this backdrop, John Finch, who lives alone with a cat and a lizard, must solve an impossible double murder for his gray cap masters while trying to make contact with the rebels. Nothing is as it seems as Finch and his disintegrating partner Wyte negotiate their way through a landscape of spies, rebels, and deception. Trapped by his job and the city, Finch is about to come face to face with a series of mysteries that will change him and Ambergris forever.

VanderMeer è uno dei miei autori preferiti e Finch l’ho già letto. Quanto prima scriverò la recensione (EDIT: recensito). Posso anticipare che nonostante alcuni difetti è un buon romanzo e merita la lettura. Ah, i “gray cap” sono funghi. Enormi funghi senzienti, deambulanti e con un pessimo carattere.

Passando allo steampunk, inizio con il seguito di Leviathan, ovvero Behemoth. Il romanzo di Scott Westerfeld è disponibile su gigapedia, qui.

Copertina di Behemoth
Copertina di Behemoth

Trama:

The behemoth is the fiercest creature in the British navy. It can swallow enemy battleships with one bite. The Darwinists will need it, now that they are at war with the Clanker powers.
Deryn is a girl posing as a boy in the British Air Service, and Alek is the heir to an empire posing as a commoner. Finally together aboard the airship Leviathan, they hope to bring the war to a halt. But when disaster strikes the Leviathan‘s peacekeeping mission, they find themselves alone and hunted in enemy territory.
Alek and Deryn will need great skill, new allies, and brave hearts to face what’s ahead.

Qui trovate la mia recensione di Leviathan. Leggerò anche Behemoth sperando che sia un po’ meglio, ma non mi faccio illusioni.

Mesi fa avevo segnalato il romanzo steampunk-con-zombie Boneshaker di Cherie Priest. Avevo anche intenzione di scrivere la recensione – da qualche parte ho ancora gli appunti –, ma poi le cose sono andate come sono andate e adesso non ho voglia di rileggerlo.
È un romanzo bruttino. Non orribile, ma un gradino sotto il Leviathan di cui sopra. Soprattutto il romanzo della Priest non ha alcun punto di forza: non ci sono idee fantasiose/kawaii/affascinanti, non ci sono momenti di scrittura brillante, non ci sono svolte ingegnose nella trama, non c’è speculazione scientifica (anzi, non mancano un paio di imbarazzanti strafalcioni), non ci sono personaggi accattivanti.
Niente fa schifo, ma niente fa esclamare “UAU!”, neanche in piccolo (“uau”).
Forse potrebbe piacere più agli appassionati di zombie che non a quelli di fantasy/steampunk/fantascienza/storia alternativa. Le scene con la protagonista impegnata a sfuggire ai morti viventi sono le migliori, sebbene neanche queste siano memorabili.

Chi ha apprezzato Boneshaker sarà felice di sapere che la Priest ha pubblicato altri due romanzi che si svolgono nella stessa ambientazione. I romanzi sono Clementine e Dreadnought. Li trovate su gigapedia, qui e qui.

Copertina di Clementine
Copertina di Clementine

Trama:

Maria Isabella Boyd’s success as a Confederate spy has made her too famous for further espionage work, and now her employment options are slim. Exiled, widowed, and on the brink of poverty…she reluctantly goes to work for the Pinkerton National Detective Agency in Chicago.
Adding insult to injury, her first big assignment is commissioned by the Union Army. In short, a federally sponsored transport dirigible is being violently pursued across the Rockies and Uncle Sam isn’t pleased. The Clementine is carrying a top secret load of military essentials – essentials which must be delivered to Louisville, Kentucky, without delay.
Intelligence suggests that the unrelenting pursuer is a runaway slave who’s been wanted by authorities on both sides of the Mason-Dixon for fifteen years. In that time, Captain Croggon Beauregard Hainey has felonied his way back and forth across the continent, leaving a trail of broken banks, stolen war machines, and illegally distributed weaponry from sea to shining sea.
And now it s Maria’s job to go get him.
He’s dangerous quarry and she’s a dangerous woman, but when forces conspire against them both, they take a chance and form an alliance. She joins his crew, and he uses her connections. She follows his orders. He takes her advice.
And somebody, somewhere, is going to rue the day he crossed either one of them.

* * *

Copertina di Dreadnought
Copertina di Dreadnought

Trama:

Nurse Mercy Lynch is elbows deep in bloody laundry at a war hospital in Richmond, Virginia, when Clara Barton comes bearing bad news: Mercy’s husband has died in a POW camp. On top of that, a telegram from the west coast declares that her estranged father is gravely injured, and he wishes to see her. Mercy sets out toward the Mississippi River. Once there, she’ll catch a train over the Rockies and, if the telegram can be believed, be greeted in Washington Territory by the sheriff, who will take her to see her father in Seattle.
Reaching the Mississippi is a harrowing adventure by dirigible and rail through war-torn border states. When Mercy finally arrives in St. Louis, the only Tacoma-bound train is pulled by a terrifying Union-operated steam engine called the Dreadnought. Reluctantly, Mercy buys a ticket and climbs aboard.
What ought to be a quiet trip turns deadly when the train is beset by bushwhackers, then vigorously attacked by a band of Rebel soldiers. The train is moving away from battle lines into the vast, unincorporated west, so Mercy can’t imagine why they’re so interested. Perhaps the mysterious cargo secreted in the second and last train cars has something to do with it?
Mercy is just a frustrated nurse who wants to see her father before he dies. But she’ll have to survive both Union intrigue and Confederate opposition if she wants to make it off the Dreadnought alive.

Del romanzo di Katie MacAlister, Steamed: A Steampunk Romance, aveva già parlato il Duca mesi fa. Nel frattempo è apparso su gigapedia, qui.

Copertina di Steamed
Copertina di Steamed

Trama:

Captain Octavia Pye is surprised to find an unconscious, oddly-dressed man and an equally unusually clad woman aboard her airship. There’s evil afoot in her world, and Octavia wonders if these two are pirates or secret agents. After an explosion in his lab, Dr. Jack Fletcher is shocked to wake up beside his sister in a Victorian airship, complete with a no-nonsense captain and crew, all of whom are outfitted in late nineteenth-century fashion. Jack thinks he has gone back in time; instead he’s astounded to learn that it’s the same day as the explosion. Caught in a parallel universe where technology is still at the steam engine stage, Jack finds himself pulled between a longing for home and an increasingly stronger desire for the intrepid Octavia.

Sembrava potesse essere un buon romanzo, diverso dal solito. Invece si è rivelato una ciofeca. Le premesse e certi dettagli dell’ambientazione non sono male, ma il bello dura pochissime pagine. Poi si è soffocati da una quantità oscena di dialoghi noiosi e da metà romanzo in avanti la storia degenera nel soft porno. La trama va letteralmente a farsi fottere.
Forse lo recensirò, tanto per mostrare che anche all’estero capita che arrivino in libreria fior di boiate.

Per chiudere un romanzo di fantascienza, uscito in Inghilterra da pochi giorni: The Quantum Thief. Potete scaricarlo da gigapedia, qui.

Copertina di The Quantum Thief
Copertina di The Quantum Thief

Trama:

Jean le Flambeur is a post-human criminal, mind burglar, confidence artist and trickster. His origins are shrouded in mystery, but his exploits are known throughout the Heterarchy – from breaking into the vast Zeusbrains of the Inner System to steal their thoughts, to stealing rare Earth antiques from the aristocrats of the Moving Cities of Mars. Except that Jean made one mistake. Now he is condemned to play endless variations of a game-theoretic riddle in the vast virtual jail of the Axelrod Archons – the Dilemma Prison – against countless copies of himself. Jean’s routine of death, defection and cooperation is upset by the arrival of Mieli and her spidership, Perhonen. She offers him a chance to win back his freedom and the powers of his old self – in exchange for finishing the one heist he never quite managed.

È il romanzo di esordio di tale Hannu Rajaniemi, un finlandese che vive in Scozia. L’hype intorno a questa opera prima è stato notevole, a partire dalle circostanze della pubblicazione: l’editor di Gollancz, lette appena venti pagine di un capitolo, subito propone a Rajaniemi un contratto per tre romanzi.
È hard sf e da parecchio non ne leggo di decente. Perciò prima o poi mi dedicherò all’opera del finlandese. Vedremo se l’hype era giustificato…

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Nuovi argomenti

Quali argomenti preferireste per riempire lo spazio lasciato libero dal fantasy italiano?

Premetto che continuerò a scrivere articoli nella serie dei Manuali e sulle tecniche di scrittura. Continuerò anche a occuparmi di ebook e dei progressi tecnologici e sociali in quell’ambito. Invece dubito che ci saranno nuove recensioni di film: mi sono accorta che la mia conoscenza dell’argomento è superficiale. Dunque meglio che non ne parli. Per quanto riguarda film e fumetti ci saranno al massimo segnalazioni e brevi pareri. Invece potrei occuparmi di videogiochi, sono più ferrata.

Nell’ambito della narrativa, i quattro argomenti che mi ispirano maggiormente sono:

New Weird

Il new weird è quel sottogenere della narrativa fantastica ambientato in un mondo secondario dove si mescolano fantasy, horror e fantascienza. Soprattutto il new weird è – o almeno dovrebbe essere – caratterizzato dal “surrender to the weird”, l’abbandonarsi allo strano, al bizzarro.

Per approfondimenti:
bandiera EN New Weird su Wikipedia

Si è già parlato di new weird sul blog:
Icona di un gamberetto Recensione di The Year of Our War di Steph Swainston.
Icona di un gamberetto Recensione di The Dragons of Babel di Michael Swanwick.
Icona di un gamberetto Recensione di The Situation di Jeff Vandermeer.
Icona di un gamberetto Recensione di Finch di Jeff Vandermeer.
Icona di un gamberetto Recensione di The Half-Made World di Felix Gilman.
Icona di un gamberetto Segnalazione de I Draghi del Ferro e del Fuoco di Michael Swanwick.
Icona di un gamberetto Segnalazione dell’antologia The New Weird, a cura di Ann & Jeff Vandermeer.
Icona di un gamberetto Segnalazione di City of Saints and Madmen di Jeff Vandermeer.
Icona di un gamberetto Segnalazione di Cuore d’Acciaio di Michael Swanwick.

Copertina di City of Saints and Madmen
Copertina del romanzo City of Saints and Madmen di Jeff Vandermeer

Bizarro Fiction

Bizarro fiction è un sottogenere della narrativa fantastica incentrato sul bizzarro. Si parte da fantasy, horror o fantascienza per arrivare al surrealismo e all’assurdo per il gusto dell’assurdo. Quando lo strano è troppo strano persino per il new weird si entra nel territorio del bizarro.

Per approfondimenti:
bandiera EN Bizarro Fiction su Wikipedia
bandiera EN Bizarro Central

Si è già parlato di bizarro fiction sul blog:
Icona di un gamberetto Recensione di Starfish Girl di Athena Villaverde.

Copertina di The Bizarro Starter Kit (Blue)
Copertina dell’antologia The Bizarro Starter Kit (Blue)

Light Novel

Le light novel sono romanzi relativamente brevi, pubblicati in Giappone, illustrati, spesso di argomento fantastico. Non è raro che le light novel siano il punto di partenza per successivi manga, anime e videogiochi. Da alcuni anni si cominciano a vedere le prime traduzioni – almeno in inglese.

Per approfondimenti:
bandiera EN Light Novel su Wikipedia
bandiera EN Baka-Tsuki Translation Community Wiki
bandiera IT Haruhi Suzumiya Light Novels ~ Versione Italiana

Si è già parlato di light novel sul blog:
Icona di un gamberetto Recensione delle prime quattro light novel di Haruhi Suzumiya di Nagaru Tanigawa.
Icona di un gamberetto Recensione di Zero no Tsukaima Volume 1 di Noboru Yamaguchi.

Copertina di Toradora! Vol.1
Copertina della prima light novel di Toradora!

Steampunk

Lo steampunk è un sottogenere della narrativa fantastica a metà strada tra fantascienza e fantasy. Nello steampunk l’ambientazione spesso ricorda l’Inghilterra vittoriana; nello steampunk il vapore è la principale fonte di energia. Computer a vapore, aerei a vapore, automi a vapore e il mondo che tali invenzioni delineano: questo è il fulcro dello steampunk, almeno nella sua corrente tecnologia. Vengono tuttavia considerate opere steampunk anche quelle di storia alternativa vagamente fine ottocentesche con maggiore enfasi sugli aspetti magici e fantastici piuttosto che su quelli tecnologici.

Per approfondimenti:
bandiera EN Steampunk su Wikipedia
bandiera EN The Steampunk Forum
bandiera EN The Gatehouse
bandiera IT Baionette Librarie
bandiera IT SteamPunk Italian Society Community and Forum

Si è già parlato di steampunk sul blog:
Icona di un gamberetto Recensione di Leviathan di Scott Westerfeld.
Icona di un gamberetto Recensione di Fuoco nella Polvere di Joe Lansdale.
Icona di un gamberetto Segnalazione di Boneshaker di Cherie Priest.
Icona di un gamberetto Segnalazione di Leviathan di Scott Westerfeld.
Icona di un gamberetto Segnalazione di Goliath di Scott Westerfeld.

Copertina di Morlock Night
Copertina del romanzo Morlock Night di K.W. Jeter

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