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Boneshaker

Per la serie: lo steampunk in fondo non mi eccita più di tanto ma è sempre meglio delle idiozie che pubblicano gli “scrittori” italiani del fantastico ed è sempre meglio del solito mattone di Stephen King che ti fa venire le lacrime agli occhi per la noia solo a guardarlo, segnalo l’uscita in Rete di Boneshaker, ultimo romanzo di Cherie Priest.

Lo trovate su gigapedia, qui. Per maggiori informazioni su gigapedia, consultate questo articolo.

Copertina di Boneshaker
Copertina di Boneshaker

Trama:

In the early days of the Civil War, rumors of gold in the frozen Klondike brought hordes of newcomers to the Pacific Northwest. Anxious to compete, Russian prospectors commissioned inventor Leviticus Blue to create a great machine that could mine through Alaska’s ice. Thus was Dr. Blue’s Incredible Bone-Shaking Drill Engine born.
But on its first test run the Boneshaker went terribly awry, destroying several blocks of downtown Seattle and unearthing a subterranean vein of blight gas that turned anyone who breathed it into the living dead.
Now it is sixteen years later, and a wall has been built to enclose the devastated and toxic city. Just beyond it lives Blue’s widow, Briar Wilkes. Life is hard with a ruined reputation and a teenaged boy to support, but she and Ezekiel are managing. Until Ezekiel undertakes a secret crusade to rewrite history.
His quest will take him under the wall and into a city teeming with ravenous undead, air pirates, criminal overlords, and heavily armed refugees. And only Briar can bring him out alive.

Il romanzo ha avuto consenso unanime dalla critica, ed è stato apprezzato sia dagli amanti del fantasy, sia dagli amanti degli zombie. Lo leggerò e probabilmente lo recensirò, ma se ne riparla dopo Natale.

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Recensioni :: Romanzo :: Leviathan

Copertina di Leviathan Titolo originale: Leviathan
Autore: Scott Westerfeld
Illustrazioni: Keith Thompson

Anno: 2009
Nazione: U.S.A.
Lingua: Inglese
Editore: Simon Pulse

Genere: Steampunk per fanciulli
Pagine: 448

Giugno 1914. Il governo inglese invia la Leviathan, l’ammiraglia della propria flotta aerea, in missione segreta a Costantinopoli. Lungo la strada salgono a bordo Deryn Sharp, una ragazza scozzese che si è travestita da ragazzo per servire in aeronautica, e il Principe austriaco Aleksandar – Alek per gli amici –, in fuga dalla propria patria dopo l’assassinio del padre a Sarajevo.

Non è però il 1914 che conosciamo: nel mondo di Leviathan la tecnologia ha fatto passi da gigante sia nel campo della robotica, sia in quello della bioingegneria. I Tedeschi e gli Austro-Ungarici (i “Clanker”) si sono specializzati nella costruzione di corazzate terrestri e di enormi robot da guerra (qui chiamati walker, somiglianti ai “robottoni” di certi anime giapponesi o ai mech di giochi stile MechWarrior), mentre Inglesi, Francesi e Russi (i “Darwinisti”) hanno plasmato nuove forme di vita per gli usi più svariati. La stessa Leviathan è una creatura vivente, che mescola il DNA della balena con quello di decine di altre specie.

Booktrailer di Leviathan

Ciò premesso, il booktrailer e certo hype facevano credere che Leviathan fosse un romanzo di guerra. Non è così. Basta confrontare l’hype con i fatti. Per esempio un tizio, dopo aver letto una ARC[1], dichiarava:

bandiera EN Westerfeld has kicked off his new series with bang, averaging more battles and bombings per chapter than a textbook on both World Wars combined.

bandiera IT Westerfeld ha cominciato la sua nuova serie col botto. Ci sono più battaglie e bombardamenti per capitolo che in un libro di testo dedicato a entrambe le Guerre Mondiali.

Questi sono i fatti:

  • Capitoli presenti nel romanzo: 41.
  • Battaglie presenti: zero (ci sono 6 scontri a fuoco, ma esito a chiamarli “battaglie” dato che il numero di mezzi e uomini coinvolti si conta sulle dita delle mani – spesso di una mano sola).
  • Bombardamenti: zero (non viene sganciata alcuna bomba nel corso dell’intero romanzo – neanche una, neppure per sbaglio).
  • Massimo numero di walker o corazzate terrestri contemporaneamente presenti in una scena: 2.
  • Numero di combattimenti tra un walker e un “mostro” darwinista: zero.

In altre parole la Prima Guerra Mondiale rimane sullo sfondo. Chi si aspettava – io! – un’armata di robot tedeschi che attraversa la Manica per combattere contro un esercito di creature abominevoli ingegnerizzate a partire dal DNA del mostro di Loch Ness, rimarrà deluso. Niente di tutto questo è neppure accennato nel romanzo. Invece c’è una sana storia di avventura per bambini piena di buoni sentimenti.

Il mondo di Leviathan

Il 1914 dipinto in Leviathan ha un suo fascino, a tratti notevole, ma la costruzione di Westerfeld è semplicistica.

Mappa del mondo
Mappa allegorica dell’Europa di Leviathan. Clicca per ingrandire

I Clanker sono più o meno verosimili: in pratica non c’è molta differenza rispetto ai libri di storia, solo i carri armati si sono sviluppati qualche decennio prima e hanno gambe invece di cingoli. Westerfeld liquida la questione con una battuta di Alek:

bandiera EN How else would a war machine get around? On treads, like an old-fashioned farm tractor? What a preposterous idea.

bandiera IT Come potrebbe altrimenti spostarsi una macchina da guerra? Su cingoli, come i vecchi trattori agricoli? Che idea stravagante.

Anche se in verità non è mai spiegato perché le gambe dovrebbero essere un sistema di locomozione migliore dei cingoli: i walker non sono particolarmente veloci e hanno grossi problemi di stabilità in caso di terreno accidentato; se cadono non si possono rialzare senza aiuto; inoltre non sono “robottoni” intelligenti, hanno bisogno di equipaggio – nel romanzo non esistono computer a vapore o intelligenze artificiali, tutti i macchinari sono stupida ferraglia.
Tuttavia non ho trovato assurde le scene con i Clanker: vero, niente del genere può essere costruito neanche ai giorni nostri, però non è tecnicamente impossibile, e una certa tendenza tedesca al gigantismo per quanto riguarda i carri armati è storicamente corretta.

K Panzerkampfwagen

Nel 1917 il Ministero della Guerra tedesco ordina di approntare un super carro armato in grado di travolgere le linee nemiche anche nelle situazioni più difficili. Viene così progettato il “K-Wagen” una mostruosità da 120 tonnellate con 27 uomini di equipaggio, 4 cannoni e 7 mitragliatrici.

Modellino del K-Wagen
Un modellino di come sarebbe potuto apparire il K-Wagen

Dieci K-Wagen vengono commissionati, ma al termine della Guerra, nel novembre 1918, solo due esemplari sono in fase avanzata di costruzione, presso l’impianto di Riebe. Gli Alleati ordinano che i due super carri siano smantellati.

Il K-Wagen in costruzione
Il K-Wagen in costruzione

Per saperne di più sulle macchine da guerra tedesche nella Prima Guerra Mondiale, si può consultare il seguente volume, ricco di fotografie:

Copertina di German Panzers 1914-18German Panzers 1914-18 di Steven J. Zaloga (Osprey Publishing, 2006).

 

 

Se dalla Prima Guerra Mondiale si passa alla Seconda, si scoprono progetti ancora più ciclopici, dei quali ho già parlato.

Le azioni di combattimento con i Clanker spesso sono tirate per i capelli – e in un romanzo di Tom Clancy farebbero chiudere il libro – ma qui è fantasy!!! e sopporto. In fondo non c’è niente di scandaloso, nessun drago colpito al volo dalle catapulte di troisiana memoria. Tranne…
Mostra episodio bellico poco plausibile ▼

Il walker di Alek
Il walker di Alek. Può camminare così con le gambe piegate, oppure le gambe possono essere distese per un’andatura più veloce. Può perfino correre

I Darwinisti sono un altro paio di maniche. L’idea è che Charles Darwin non solo abbia scoperto il meccanismo dell’evoluzione, ma abbia anche scoperto come manipolare il DNA. Nell’arco di due generazioni gli scienziati hanno raggiunto un controllo completo sulla bioingegneria. Possono creare qualunque forma di vita, da singoli microbi fino a enormi navi viventi.
Come spiega Deryn, la bioingegneria ha sostituito la meccanica:

bandiera EN She remembered how Da had said London looked in the days before old Darwin had worked his magic. A pall of coal smoke had covered the entire city, along with a fog so thick that streetlamps were lit during the day. During the worst of the steam age so much soot and ash had decorated the nearby countryside that butterflies had evolved black splotches on their wings for camouflage.
But before Deryn had been born, the great coal-fired engines had been overtaken by fabricated beasties, muscles and sinews replacing boilers and gears. These days the only chimney smoke came from ovens, not huge factories, and the storm had cleared even that murk from the air.

bandiera IT Ricordò come papà aveva descritto l’aspetto di Londra prima che il vecchio Darwin compisse i suoi miracoli. Fumo di carbone aveva ricoperto l’intera città, insieme a una nebbia così fitta che i lampioni erano lasciati accesi durante il giorno. Nel momento peggiore dell’età del vapore, fuliggine e cenere avevano invaso la vicina campagna, tanto che le farfalle erano mutate: per mimetizzarsi avevano sviluppato macchie nere sulle ali.
Ma prima che Deryn nascesse, i grandi motori a carbone erano stati sostituiti da animali ingegnerizzati. Muscoli e tendini avevano rimpiazzato caldaie e ingranaggi. Adesso gli unici fumaioli in funzione erano quelli dei forni, non di enormi fabbriche, e la tempesta aveva disperso anche quel velo di sporco.

Immaginate i Flintstones, con l’uccello preistorico che usa il becco al posto della puntina del giradischi: con i Darwinisti siamo da quelle parti.

Giradischi dei Flintstones
I Darwinisti dell’età della pietra

Anche qui non è scientificamente impossibile, ma richiede un balzo tecnologico ben più ampio di quello richiesto per sostituire i cingoli. È inverosimile un tale controllo sul DNA senza lo sviluppo di scienze e tecnologie correlate, dai microscopi all’informatica. Inoltre spesso le creature darwiniste sono inefficienti: non è molto credibile che in guerra non si scelga l’alternativa migliore.
L’intera faccenda è ambigua: da un lato i Darwinisti sono dipinti come “fanatici” che prediligono la bioingegneria sulla meccanica per partito preso, dall’altro i motori della Leviathan sono normali motori meccanici. Non ha senso: o i Darwinisti hanno una fede quasi religiosa nella bioingegneria, e allora ci sta che adottino una soluzione animale anche quando l’equivalente meccanico è più funzionale, oppure scelgono di volta in volta e in questo caso una marea di loro creazioni sarebbe da buttar via.
Una brutta caduta di stile i motori meccanici sulla Leviathan: pura pigrizia da parte dell’autore, che per risolvere un inghippo nella trama se n’è fregato della coerenza.

Comunque, alcune creature Darwiniste, per quanto inefficienti e inverosimili, le ho gradite perché troppo kawaii!
Mostra una creatura kawaii ▼


Altre creature sono poco credibili e decisamente stupide.
Mostra una creatura stupida ▼

Rimangono poi alcuni problemi di fondo. Per esempio, che bisogno c’è di ingegnerizzare balene volanti e lupi-tigre quando puoi ingegnerizzare virus? Sono un’arma molto, molto, molto più efficace di qualunque “mostro”. In un altro romanzo di tecnologia contro biologia, La Guerra contro gli Chtorr di David Gerrold, gli Chtorr, prima di inviare contro la Terra i vermi giganti e gli altri “mostri”, spazzano via buona parte della popolazione con le malattie infettive.
E ancora: con una tale conoscenza della genetica, ci si aspetterebbe che i Darwinisti siano immortali, che possiedano la cura per ogni malattia, che possano farsi crescere le ali o le branchie o siano in grado di migliorare il proprio stesso cervello. Ma:

bandiera EN Though human life chains were off-limits for fabrication, the middies often conjectured that the bosun’s ears were fabricated.

bandiera IT Sebbene non fosse consentito manipolare le catene vitali umane, gli aspiranti guardiamarina spesso sospettavano che le orecchie del nostromo fossero ingegnerizzate.

Tutto qui. Una sola riga su 400 pagine per giustificare un fatto clamoroso. “Manipolare il DNA umano è contro le regole”. Fine. Lo dice l’Autore. Come accennavo: ambientazione costruita in maniera semplicistica. Al limite del cretino.

Oltre il microcosmo della Leviathan, il mondo darwinista rimane indefinito. Com’è la vita a Londra senza meccanica e in compagnia di un esercito di bestie ingegnerizzate? Non si sa. Peccato.

Il muso della Leviathan
Il muso della Leviathan

Personaggi e morale

La storia è narrata in terza persona limitata dal punto di vista di Alek e Deryn. I due punti di vista si alternano con regolarità – si passa da un personaggio all’altro ogni due capitoli. Faccio notare che il punto di vista non è mai cambiato durante una scena. I passaggi da Alek a Deryn e da Deryn ad Alek avvengono solo in corrispondenza della fine di un capitolo/inizio del capitolo successivo.

Il Principe Alek è infantile, noioso, e si comporta almeno due volte da perfetto idiota per mere esigenze di trama. L’equipaggio del walker con cui è fuggito dall’Austria è composto da personaggi insipidi quanto lui. Ho sperato che nel finale almeno il Conte Volger sviluppasse una personalità, invece è rimasto il personaggio informe di inizio storia.
Mostra la mia speranza ▼


Per fortuna Alek è un Clanker: la sua personalità assente è compensata dal rombo dei motori e dal fischiare del vapore sotto pressione. Nelle scene migliori il protagonista è più il Cyklop Stormwalker, il walker di Alek, che non Alek medesimo.

Il Principe Alek
Alek in piedi su un walker abbattuto

Deryn è più simpatica e vivace. Non che sia chissà quale eroina, ma non ti fa addormentare. Ha un carattere più forte e determinato rispetto a quello di Alek e, sebbene non sia un’aquila, non si comporta mai da cretina.
Westerfeld le ha creato un lessico con parole e locuzioni particolari (“ninny”, “diddies”, “bum rag”, “barking spiders”, “blisters”, “clart”, ecc.) che non so quanto possa essere accurato rispetto alla parlata di una scozzese di inizio secolo, però distingue bene il personaggio. Quando Deryn parla o pensa si capisce subito che è lei.
Tutto sommato un personaggio piacevole da seguire. Anche i comprimari dal lato di Deryn sono più interessanti, in particolare la donna scienziato che tiene una tigre della Tasmania come animale domestico.

Deryn e Alek soffrono poi di un grave difetto: sono buoni. Quel tipo di bontà mielosa e piena di retorica che spesso fa capolino nel fantasy.
Per esempio, Deryn dichiara di essersi arruolata per volare, non certo per combattere… ricapitoliamo: Deryn è una ragazza. Si traveste da ragazzo – rischiando la galera per sé e per il fratello, che sa del trucco e l’aiuta – e poi, alla vigilia di una guerra, si arruola volontaria nell’aeronautica militare. Perché vuole solo volare! Sì, certo. E i tizi della CIA che torturano i prigionieri nelle basi americane in Pakistan o in Lituania sono entrati nell’Agenzia solo per vedere il mondo…
E no, non è il personaggio che cerca di convincersi di essere buono quando in realtà è spinto da pulsioni molto meno nobili: Deryn è davvero buona. Ed è buona non perché abbia senso, è buona perché è in un romanzo fantasy rivolto agli Young Adult. Che squallore.
Con Alek siamo sulla stessa barca. Il poverino non riesce mai a uccidere nessuno di suo pugno e l’unica volta che muore qualcuno per causa sua, lui non l’ha fatto apposta. Che anima candida.

Nella parte finale del romanzo, affiora la solita pappa stantia: il vero nemico è l’incomunicabilità! Se conosci il tuo nemico vedi che è come te che i veri cattivi non sono i tedeschi o gli inglesi i clanker o i darwinisti i veri nemici sono i guerrafondai bla bla bla.
Noia. Noia. Noia.
Ammetto però che Westerfeld è abile nel diluire questa morale rancida nelle scene d’azione: la morale emerge dal mostrato, non è mai spiattellata esplicitamente. “La guerra è kattiva!!!” rimane un discorso da scuola elementare.

Deryn Sharp
Deryn pilota un pallone-medusa da osservazione

Stile

Poco da dire: Westerfeld è uno scrittore competente e si vede. Il romanzo è scorrevole e senza punti morti; il ritmo è sempre alto. Però, a mio parere, non sempre sono mostrate le scene che partono con le premesse migliori: per esempio l’autore dedica pagine e pagine all’atterraggio e alla ripartenza della Leviathan dallo Zoo di Londra, e taglia corto sull’inseguimento di una corazzata terrestre al walker di Alek.
C’è poi qualche sbavatura qui e là (il dialogo tra Alek e Volger mentre si allenano è chiaramente a beneficio del lettore e suona forzato) e qualche descrizione non proprio riuscita (Deryn incontra Alek e subito le viene in mente solo “handsome”), ma poca roba.
Lo stile di Westerfeld è molto funzionale, ma non è brillante: se si esclude in parte Deryn, c’è troppa distanza tra il punto di vista, molto ravvicinato ai personaggi, e il linguaggio, troppo neutro. Alek sembra un automa – o un bravo scrittore – non un giovane Principe.

Conclusioni

Romanzo di avventura semplice semplice per un pubblico di ragazzini non troppo svegli. Dubito possa piacere a chi ha più di dodici anni – parlo di età mentale, lo so che ci sono delle trentenni che tengono in camera il poster di Edward Cullen o di Sennar.
È molto più fantasy che non fantascienza: la speculazione scientifica è da asilo e rimane tollerabile solo quando le trovate sono almeno molto fantasiose. Westerfeld, nelle note a fine romanzo, lo definisce steampunk. Sì, ma solo se vogliamo applicare la definizione originaria di K. W. Jeter: “gonzo-historical” può essere una giusta classificazione per Leviathan. La componente steam in senso tecnologico è presente, ma ha un ruolo minore – i Darwinisti hanno più spazio dei Clanker. Di -punk non se ne vede neanche l’ombra.

Nel complesso un’opera mediocre. Non brutta, ma faccio fatica a trovarci qualcosa di veramente bello; di nuovo, originale, brillante. Non credo valga la pena comprare, ma dato che è gratis[2], una sbirciatina la si può dare. L’inglese è semplice, a parte qualche termine tecnico marinaresco e lo slang di Deryn.

In un’intervista dedicata ad altro argomento, un rappresentante di Einaudi ha dichiarato che il romanzo sarà pubblicato in Italia dalla loro casa editrice l’anno prossimo. Non ho idea se sia vero, né se si prenderanno l’impegno di pubblicare anche i volumi successivi: infatti Leviathan è – tanto per cambiare – il primo romanzo in una trilogia; Behemoth e Goliath sono già stati annunciati da Westerfeld, indicativamente per l’autunno 2010 e l’autunno 2011.
Tengo a sottolineare che la storia in Leviathan non è autoconclusiva: si interrompe bruscamente, lasciando la trama in sospeso.

Chi dovrebbe leggere Leviathan sono gli autori italiani o gli aspiranti tali. Tempo fa credevo che Ash di Mary Gentle potesse essere una buona pietra di paragone: ero un’ingenua ottimista! Con Leviathan l’asticella della qualità scende di una tacca, ma sarà l’ultima volta.
In altri termini: se desiderate pubblicare un libro dignitoso, dovete scrivere almeno al livello di questo romanzo di Westerfeld. Dovete dimostrare la stessa dose di fantasia e la stessa padronanza della tecnica narrativa. Non sto chiedendo la Luna, sto chiedendo un livello minimo.
Lo so che le mie parole vi entreranno in un orecchio e usciranno dall’altro. E so che si continueranno a scrivere, pubblicare e comprare romanzi pieni di puttanate con gli elfi o con ragazzine imbecilli che si innamorano del vampiro compagno di banco. Pazienza. Io ci provo.

Letture Consigliate

Se le idee dietro Leviathan (storia alternativa in chiave fantasy, robottoni, tecnologia vs. biologia) vi incuriosiscono, potreste dare un’occhiata anche a questi romanzi:

Icona di un gamberetto Il ciclo dell’Oscurità di Harry Turtledove.

 Nell’Oscurità (Into the Darkness, 1999)
 Scende l’Oscurità (Darkness Descending, 2000)
 Attraverso l’Oscurità (Through the Darkness, 2001)
 I Signori dell’Oscurità (Rulers of the Darkness, 2002)
 Le Fauci dell’Oscurità (Jaws of Darkness, 2003)
 La Fine dell’Oscurità (Out of the Darkness, 2004)

Turtledove ricrea la Seconda Guerra Mondiale, ambientandola però nel mondo fantastico di Derlavai. I carri armati diventano bestie enormi che trasportano cannoni magici, gli aerei sono draghi, i sommergibili mostri marini, e il Progetto Manhattan vede impegnati gli stregoni più potenti del mondo.
Il vero difetto di questo ciclo è proprio l’aderenza alla storia: cambiano i nomi degli stati, cambia la scienza e la tecnologia, ma per il resto gli eventi sono gli stessi, dalla spartizione della Polonia, all’attacco della Russia alla Finlandia, fino all’assedio di Stalingrado. Quando si riesce a individuare che Algarve è in realtà la Germania o che Kuusamo sono gli Stati Uniti, la vicenda diviene prevedibile, perché si sa già come andrà a finire.
Rimane un ciclo piacevole, arricchito da una profusione di punti di vista degna di Martin (ci sono almeno venti personaggi punto di vista) e dall’assenza di “buoni” e “cattivi” tradizionali. Lo stile di Turtledove è in generale decente, tranne quando glissa sulle scene d’azione per riassumerle attraverso dialoghi successivi. Qualche volta questo “trucco” funziona bene, più spesso si rivela un ripiego misero.

Copertina de La Fine dell'Oscurità
Copertina de La Fine dell’Oscurità


Icona di un gamberetto Il ciclo della Guerra contro gli Chtorr di David Gerrold.

 La Guerra contro gli Chtorr (A Matter for Men, 1983)
 Il Ritorno degli Chtorr (A Day for Damnation, 1985)
 Il Giorno della Vendetta (A Rage for Revenge, 1989)
 L’Anno del Massacro (A Season for Slaughter, 1993)
Nota importante: la storia non è finita. Nel progetto originario erano previsti altri tre romanzi, che Gerrold in sedici anni non ha ancora scritto – né è scontato che lo faccia in futuro.

La Terra viene invasa dagli alieni, gli Chtorr. Anzi, viene aggredita da un intero ecosistema alieno. Gli Chtorr sono una moltitudine di specie diverse: animali, piante, microbi. Pian piano le creature extraterrestri rimpiazzano gli equivalenti autoctoni, esseri umani compresi.
Il lavoro di Gerrold con gli Chtorr è molto più accurato e scientificamente approfondito rispetto a quello di Westerfeld con i Darwinisti. Gli Chtorr sono parecchie spanne più verosimili delle bestie ingegnerizzate in Leviathan. E sono molto più bizzarri e letali.
Nei vari romanzi del ciclo le scene d’azione sono ottime – sebbene anche qui manchino delle vere e proprie battaglie – e la sensazione di apocalisse imminente è ben resa. I romanzi funzionano meno quando Gerrold imita le lezioni di filosofia di Heinlein senza averne il carisma e la bravura. Rimane poi il grosso problema che dopo quattro libri è tutto in sospeso e non si sa se vinceranno i Terrestri o gli Chtorr. E forse non si saprà mai.

Copertina de La Guerra contro gli Chtorr
Copertina de La Guerra contro gli Chtorr


Icona di un gamberetto Fanteria dello Spazio (Starship Troopers, 1959) di Robert A. Heinlein.

Un classico della fantascienza, il romanzo che ha introdotto le Armature Potenziate e ha ispirato Yoshiyuki Tomino per Mobile Suit Gundam.
Sono narrate le avventure di un soldato nella Fanteria Spaziale Mobile, mentre la Terra si trova invischiata in una guerra interplanetaria contro gli Aracnidi.
Heinlein costruisce un mondo futuro verosimile e particolarmente curato per quanto riguarda gli aspetti sociali, politici e militari: Fanteria dello Spazio è una delle poche opere di narrativa nelle liste di lettura delle accademie militari americane.

Un fatto poco noto è che Fanteria dello Spazio, nelle intenzioni dell’autore, doveva essere un libro per ragazzi. Il rispetto che Heinlein dimostra nei confronti del pubblico a cui si rivolge è ammirevole: non ci sono semplificazioni, non ci sono pseudo guerre allo zucchero filato, non c’è morale preconfezionata da favola della buona notte; ci sono scenari realistici, c’è una filosofia di vita brutale – ma del tutto coerente con l’ambientazione, e ci sono le Armature Potenziate, una delle trovate più cool della storia della fantascienza.
Pensateci quando sentite il solito scrittorucolo delle nostre parti giustificare ogni porcata perché tanto è per un “pubblico giovane”.

Copertina di Fanteria dello Spazio
Copertina di Fanteria dello Spazio

E i romanzi di Temerarie, quelli del Drago di Sua Maestà di Naomi Novik? In effetti l’idea delle guerre napoleoniche con i draghi non è molto lontana dall’idea di avere una Prima Guerra Mondiale con i mech. Però ho letto il primo romanzo di Temerarie ed era pura fuffa. Dunque non consiglio!

* * *

note:
 [1] ^ Advance Reading Copy. Una copia di un romanzo distribuita a giornali, critici, amyketti, ecc. qualche tempo prima dell’uscita ufficiale, in modo che si possa creare il giusto hype. Qualche volta le ARC non sono ancora la versione definitiva di un libro, mancando un ultimo passaggio di editing, o una corretta impaginazione, o la giusta copertina o altri dettagli simili.

Copertina delle ARC di Leviathan
Copertina delle ARC di Leviathan

 [2] ^ Come da Segnalazione. L’edizione originale di Leviathan comprende una cinquantina di illustrazioni. Sono presenti anche nelle edizioni pirata, ma purtroppo chi ha scannerizzato il libro ha acquisito le immagini a dimensioni ridotte. Qui sotto ne potere vedere una estratta dalla versione HTML, senza ritocchi.

L'illustrazione del capitolo 19
L’illustrazione del capitolo 19

Immagini a risoluzione più alta si possono ammirare al sito del disegnatore, Keith Thompson.


Approfondimenti:

bandiera EN Leviathan su Amazon.com
bandiera EN I primi capitoli di Leviathan leggibili online

bandiera EN Il blog di Scott Westerfeld
bandiera EN Il sito di Keith Thompson

bandiera EN The Flintstones su Wikipedia
bandiera EN Il ciclo dell’Oscurità su Wikipedia
bandiera EN La Guerra contro gli Chtorr su Wikipedia
bandiera EN Starship Troopers su Wikipedia

 

Giudizio:

Ci sono i mech e i mostri! +1 -1 Ma non si picchiano tra loro.
Ci sono bestiole kawaii! +1 -1 Ma altre bestiole sono cretine.
I Clanker sono verosimili. +1 -1 Ma i Darwinisti molto meno.
Deryn è simpatica. +1 -1 Ma Alek è noioso.
Lo stile è buono. +1 -1 Ma non è brillante.

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Leviathan

Disponibile in Rete l’ultimo romanzo di Scott Westerfeld, Leviathan.

Lo trovate su gigapedia, qui.

Copertina di Leviathan
Copertina di Leviathan

Di solito non segnalo l’uscita di romanzi in inglese, ne escono semplicemente troppi: solo in ambito fantasy/fantascienza è possibile vedere diverse decine di release ogni settimana. Tuttavia il romanzo di Westerfeld si merita la vetrina perché pare particolarmente interessante: è un romanzo steampunk con i “robottoni”. E non ne capitano tutti i giorni!

I “robottoni” sono una delle icone della fantascienza, ma fuori dal Giappone hanno riscosso meno successo di quanto sarebbe stato lecito aspettarsi. Romanzi occidentali con i mech in ruolo centrale non ce ne sono molti: c’è il capolavoro di Heinlein, Fanteria dello Spazio (capostipite dei mech moderni – è il romanzo che ha ispirato Yoshiyuki Tomino per la realizzazione di Mobile Suit Gundam), c’è il divertente Armor di John Steakley, e poi bisogna andare a pescare tra romanzi ispirati ai cartoni animati – i romanzi di Robotech/Macross – o ispirati a giochi di strategia/ruolo – i romanzi ambientati nell’universo di BattleTech.

Perciò l’opera di Westerfeld è la benvenuta, anche se non tutti gli auspici sono i migliori: è solo il primo volume dell’ennesima trilogia, il target è dichiaratamente Young Adult, e i primi due capitoli, disponibili in anteprima da alcuni mesi, non mi hanno entusiasmata. Ma se ne riparlerà nella recensione, dopo che avrò finito di leggerlo. EDIT: Recensito.

La trama:

It is the cusp of World War I, and all the European powers are arming up. The Austro-Hungarians and Germans have their Clankers, steam-driven iron machines loaded with guns and ammunition. The British Darwinists employ fabricated animals as their weaponry. Their Leviathan is a whale airship, and the most masterful beast in the British fleet.
Aleksandar Ferdinand, prince of the Austro-Hungarian Empire, is on the run. His own people have turned on him. His title is worthless. All he has is a battle-torn Stormwalker and a loyal crew of men.
Deryn Sharp is a commoner, a girl disguised as a boy in the British Air Service. She’s a brilliant airman. But her secret is in constant danger of being discovered.
With the Great War brewing, Alek’s and Deryn’s paths cross in the most unexpected way…taking them both aboard the Leviathan on a fantastical, around-the-world adventure. One that will change both their lives forever.

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Recensioni :: Romanzo :: Fuoco nella Polvere

Copertina di Fuoco nella Polvere Titolo originale: Zeppelins West
Titolo italiano: Fuoco nella Polvere
Autore: Joe R. Lansdale

Anno: 2001
Nazione: USA
Lingua: Inglese
Traduzione in lingua italiana: Maurizio Nati
Editore: Fanucci (2008)

Genere: Science-Fantasy, Steampunk, Western, Surreale
Pagine: 208

Dopo un “incidente domestico”, Buffalo Bill si ritrova con la testa staccata dal corpo. Per fortuna i suoi amici riescono a salvargli la vita, riponendo la testa mozzata dentro un vaso riempito di urina di maiale, whiskey e un particolare prodotto chimico chiamato Numero 415. Senza più corpo, Buffalo Bill si affida a un automa a vapore pilotato da un nano. Non ha però rinunciato alla possibilità di riottenere il suo vero corpo e per questo sta conducendo il suo Wild West Show fino in Giappone. Ufficialmente è una missione diplomatica – per addolcire i rapporti fra Giappone e Stati Uniti, dopo che l’inettitudine del Generale Custer durante la battaglia di Little Big Horn è costata la vita a troppi samurai – ma in realtà Buffalo Bill ha in mente di rapire la creatura del dottor Frankenstein, tenuta prigioniera dallo Shogun. La speranza è che studiando la creatura si possa scoprire un sistema per riattaccargli la testa – e al dottor Victor Frankenstein non si può più chiedere, perché scomparso in circostanze misteriose.

Locandina di The Brain That Wouldn't Die
Esiste tutta una tradizione legata a personaggi dei quali sia rimasta viva solo la testa. Per esempio è quello che capita alla fidanzata del protagonista de Il Cervello che non Voleva Morire

Fotogramma da Futurama
Succede molto spesso in Futurama

Cane senza testa
Ed è capitato a questo povero cagnolino, vittima della scienza sovietica. Ma di lui e del suo caso riparlerò

Il piano non andrà come previsto e il cast del Wild West Show – Buffalo Bill, Toro Seduto, Wild Bill Hickok e Anne “Miss Tiratrice Provetta” Oakley – finirà per rimanere immischiato con gli esperimenti del dottor Moreau sulla sua isola, incontrerà l’Uomo di Latta del Mondo di Oz, il capitano Nemo, anzi Bemo, e Ned la foca. Ned la foca è una foca cui è stato artificialmente ingrandito il cervello; ora è capace di scrivere (tiene un diario) e di leggere, in particolare è appassionata di romanzi d’appendice.

* * *

La linea che separa la bizzarria dall’idiozia è molto sottile. Lansdale la varca più di una volta, anche se nel complesso il romanzo si legge volentieri. La trama legata al desiderio di Buffalo Bill di riavere un corpo biologico è molto esile, poco più di una scusa per condurre i personaggi da una (dis)avventura all’altra. All’inizio l’atmosfera è quella di certo western steampunk, si pensi al film Wild Wild West o The Adventures of Brisco County Jr. poi si passa dalle parti di The League of Extraordinary Gentlemen e infine si finisce nel surreale senza paragoni calzanti.

Locandina di Wild Wild West
Locandina di Wild Wild West

C’è molto gusto dello strano per il gusto dello strano; è anche una sorta di regola generale che governa le altre: se un fatto è strano, è “accettato” nell’ambito del romanzo, anche se sarebbe oggettivamente incoerente con il resto. A me lo strano piace e dunque ho poco da eccepire, ma chi non apprezza il bizzarro potrebbe storcere il naso.
I personaggi sono quasi tutti rozzi e sboccati. I dialoghi sono spesso volgari. Alle volte è divertente – perché non ci si aspetta che certi personaggi, conosciuti nel contesto di altri romanzi o dei libri di storia, parlino come scaricatori di porto – altre volte è un po’ stucchevole. Nondimeno alcuni passaggi sono assolutamente brillanti, come quando l’Uomo di Latta racconta alla creatura del dottor Frankenstein qual è stato il vero destino di Dorothy nel Mondo di Oz.
L’Uomo di Latta e la creatura del dottor Frankenstein sono anche protagonisti di… mostra un piccolo spoiler ▼

Lo stile di Lansdale è scorrevole, direi fin troppo. C’è una certa fretta in diversi punti, e il ritmo indiavolato alcune volte scade nella confusione.
Il Narratore di Lansdale lo definirei sornione: non entra quasi mai direttamente nella storia, ma il tono vagamente ironico con cui la racconta lo fa immaginare in disparte a sorridere sotto i baffi. Lansdale è consapevole che non sta scrivendo un’opera piena di Contenuti Importanti™ e Profonde Considerazioni™ e non si prende troppo sul serio: meno male! Almeno ci si diverte, il che non è poco.

Il titolo originale di Fuoco nella Polvere è Zeppelins West, è stato scritto da Lansdale nel 2001, ma da noi è arrivato solo quest’anno. Nel 2006 è apparso un seguito, intitolato Flaming London, nel quale i sopravvissuti di Zeppelins West devono vedersela con i Marziani invasori de La Guerra dei Mondi di H.G. Wells. Un terzo romanzo nella serie, intitolato The Sky Done Ripped, dovrebbe uscire a breve in America.

Copertina di Flaming London
Copertina di Flaming London

Fuoco nella Polvere è disponibile via emule:
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Il consiglio, come sempre, è di scaricarlo e di comprarlo solo se è piaciuto. È un romanzo eccentrico, facilmente può sembrare solo una gran stupidata, è inutile buttare i soldi. Se viceversa lo si apprezza, non ci vuole molto a ordinarlo via iBS.it o sito simile, magari facendo un regalo a qualcuno – dato che noi l’abbiamo già letto – così si premia l’autore e si fa leggere un bel romanzo a un’altra persona.

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Questa è la prima pagina del romanzo:

Visti dal basso sembravano dodici sigari dai colori sgargianti. Come se Dio li avesse inavvertitamente lasciati cadere dalla sua scatola a prova di umidità. Ma a cadere non ci pensavano proprio. Galleggiavano aggrappati al cielo e ogni tanto, come fumati da labbra invisibili, emettevano vapore.

Se si ascoltava attentamente, e se non erano troppo in alto, si poteva udire il ronzio dei motori, e se era pieno pomeriggio e il tempo era buono si poteva sentire anche l’orchestrina di John Philip Sousa che si esibiva sul ponte di passeggiata, impegnata a soffiare e picchiare sugli strumenti come se dovesse abbattere il cielo o evocare il diavolo.

Dentro la cabina principale dello Zeppelin di testa, chiamato Vecchia Tinta per via della tela chiazzata, Buffalo Bill Cody, o ciò che rimaneva di lui, se ne stava nel suo vaso pieno di liquido, con i lunghi capelli grigi che gli galleggiavano sopra la testa. Aspettava che venisse Buntline a girare la manovella per dargli il cicchetto. Ne aveva proprio bisogno. Gli sembrava di avere la testa imbottita di ovatta.

Buntline era ubriaco: era svenuto accanto al tavolo, lo stesso su cui era appoggiata la testa di Cody dentro il grosso vaso con il marchio MASON che gli campeggiava sul vetro proprio dietro. Era grato a Morse per aver fatto in modo che quel nome figurasse alle sue spalle; l’idea di dover guardare il mondo attraverso la parola MASON per il resto della sua vita era deprimente.

Cody immaginava di dover essere grato al dottor Morse e al professor Maxxon per averlo sistemato lì, ma c’erano delle volte in cui si sentiva come consegnato al purgatorio o, forse peggio, a un inferno vivente.

Il liquido dentro il vaso, quello che il professor Maxxon chiama urina attivata – in effetti conteneva per un quarto urina di maiale, e per il resto whisky a cento gradi e un prodotto chimico ambrato chiamato Numero 415 – gli teneva in vita la testa, ma non poteva impedire al cervello di sentirsi ottuso, addirittura assonnato. Per pensare bene, per avere il succo che gli serviva… be’, c’era bisogno che Buntline girasse quella fottuta manovella.

Dalle finestre con gli avvolgibili a stecche, Cody poteva vedere che era mattino inoltrato e il sole stava già scaldando il suo vaso. Aveva la terribile sensazione che potesse scaldarlo a tal punto da far bollire il liquido e cuocergli la testa. Si domandò come se la cavasse il resto di lui nel laboratorio di Morse nel Colorado. Erano in grado di conservare il corpo, certo, e di far battere il cuore, e naturalmente stavano tenendo in vita il suo cervello, ma che importanza poteva mai avere? Testa e corpo si sarebbero mai riattaccati?

Un pensiero troppo impegnativo.

Il boccaglio del corno di ottone era fissato proprio sotto la sua mandibola; quando lo afferrava e parlava, la sua voce per via del liquido usciva gorgogliante, però poteva farsi sentire grazie al congegno di Morse assicurato proprio al centro della gola. «Buntline» gridò. «Pezzo d’idiota, svegliati.»

Al di là del gusto personale, un altro ottimo esempio di come iniziare una storia. La testa di Buffalo Bill in un vaso dentro la cabina di uno Zeppelin in compagnia di un assistente ubriaco: subito vien voglia di saperne di più. Fin da pagina uno si è “presi” dalla vicenda, catapultati nel bel mezzo delle bislaccherie, senza perdite di tempo, senza spreco di parole. E non ci sono Elfi! Dannati Elfi!

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Per potersi gustare al meglio Fuoco nella Polvere, è necessaria una minima conoscenza dei classici della narrativa fantastica. Le opere più in evidenza nel romanzo di Lansdale sono:
Icona di un libro Ventimila Leghe sotto i Mari di Giulio Verne.
Icona di un libro L’Isola del Dottor Moreau di H.G. Wells.
Icona di un libro Frankenstein, o il Prometeo Moderno di Mary Shelley.
Icona di un libro Dracula di Bram Stoker.
Icona di un libro Il Meraviglioso Mago di Oz di L. Frank Baum.


Approfondimenti:

bandiera IT Fuoco nella Polvere su iBS.it
bandiera EN Zeppelins West su Amazon.com
bandiera EN Flaming London su Amazon.com
bandiera EN Il sito ufficiale di Joe R. Lansdale
bandiera IT Joe R. Lansdale su Wikipedia

bandiera IT Buffalo Bill su Wikipedia
bandiera IT Toro Seduto su Wikipedia
bandiera EN Anne ‘Little Sure Shot’ Oakley su Wikipedia
bandiera EN Wild Bill Hickok su Wikipedia

 

Giudizio:

Strano come pochi… +1 -1 …purtroppo a scapito della trama, molto esile.
Stile scorrevole e veloce… +1 -1 …alle volte fin troppo.
Umorismo a tratti brillante… +1 -1 …ma in altre occasioni solo volgare.
L’Uomo di Latta & la creatura del dottor Frankenstein +1

Un Gambero Fresco: clicca per maggiori informazioni sui voti

Scritto da GamberolinkCommenti (19)Lascia un Commento » feed bianco Feed dei commenti a questo articolo Questo articolo in versione stampabile Questo articolo in versione stampabile • Donazioni

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