Funghi assassini!
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Titolo originale: Finch Autore: Jeff VanderMeer Anno: 2009 Genere: New Weird/Fantascienza con contorno di funghi |
Dopo vent’anni di guerra civile, la città di Ambergris è in ginocchio. Ma il peggio deve ancora venire: dal sottosuolo emergono i “gray cap”, i “cappelli grigi”, e conquistano la città.
“Cappelli grigi” è il nomignolo che gli umani hanno dato a una specie di enorme fungo senziente e deambulante. Non si tratta di champignon: i “cappelli grigi” sono funghi capaci di sventrare le loro vittime a zampate; funghi in possesso di una sofisticata tecnologia basata sull’uso di spore. Tecnologia che mette loro a disposizione una vasta gamma di armi biologiche e di altre diavolerie.
Sono passati sei anni dall’inizio dell’occupazione. I cappelli grigi tengono sotto controllo la popolazione con il terrore. Chi si ribella finisce nei campi di lavoro o giustiziato. Edifici e palazzi sono abbattuti per far posto alle dimore organiche dei funghi. L’aria è ancora satura delle spore usate durante i combattimenti: se non si presta attenzione a cosa si respira o a dove si mettono le mani ci si può infettare, con il rischio di trasformarsi in abominevoli uomo-fungo.
John Finch, dopo aver combattuto per Casa Hoegbotton durante la guerra civile, è stato reclutato dai funghi nella polizia. Vive nella paura che i funghi siano scontenti del suo operato o che i pochi ribelli che ancora resistono all’occupazione gli facciano fare una brutta fine accusandolo di essere un collaborazionista. Uniche soddisfazioni nella vita la sua lucertola, il suo gatto, e la misteriosa Sintra, la donna di cui Finch è innamorato.
La storia si apre con Finch chiamato a indagare su un doppio omicidio: un uomo e un fungo trovati morti in circostanze poco chiare.
* * *
L’idea alla base del romanzo – i funghi assassini – ha nobili origini nel racconto “The Voice in the Night” pubblicato nel 1907 da William Hope Hodgson, il celebre autore di The House on the Borderland e The Ghost Pirates. Racconto che ha ispirato anche uno dei più grandi film di tutti i tempi: Matango!
D’accordo, sono stata un pochino ironica. Ma Matango rimane un film divertente e i funghi assassini sono un’ottima trovata.
Finch con i suoi funghi incarna quello che mi piace nel fantasy, nel buon fantasy: vedere come idee bizzarre, fantasiose, non-mi-sarebbero-mai-venute-in-mente acquistino concretezza. L’impossibile diviene realtà, se l’autore è bravo. Jeff VanderMeer lo è: alla fine della lettura l’esistenza dei funghi assassini pare più credibile di quella di elfi, lupi mannari, vampiri e cliché vari.
Ammetto che i funghi non arrivano a suscitare sense of wonder, e in alcuni passaggi mi sarebbe piaciuta una dose ancora più massiccia di weird, lo stesso siamo una spanna sopra la media (internazionale) della fantasia.
Finch è il terzo romanzo ambientato nella città di Ambergris[1], dopo City of Saints and Madmen (qui la segnalazione) e Shriek: An Afterword. La storia però è autoconclusiva e autonoma: si può leggere tranquillamente Finch senza aver letto i precedenti romanzi. È vero che si perderanno alcuni riferimenti, ma niente di vitale.
Ambientazione
La città di Ambergris che marcisce soffocata dai cappelli grigi è resa con maestria. Gli edifici attaccati dalla muffa e invasi da colonie di funghi; la gente che si trascina per le strade a capo chino, maschera antispore sulla faccia; quelli invece infettati e ridotti a creature metà fungo metà uomo nascosti in appartamenti in rovina; la fame, la paura, le sinistre (blasfeme, orribili, repellenti, ripugnanti) torri che i funghi stanno costruendo e che incombono sul paesaggio. È tutto molto bello!
VanderMeer mescola senza sbavature una premessa che a primo acchito suona ridicola o stupida (i funghi) con un’atmosfera cupa. In più ci riesce senza sbrodolarsi: il romanzo sono 320 pagine. Una brillante dimostrazione del fatto che se sai scrivere non hai bisogno di una doppia trilogia da 5.000 pagine per delineare bene un’ambientazione originale.
I funghi sorvegliano giorno e notte
Ambergris è permeata, infettata, dalla tecnologia fungina. Non sempre le invenzioni dei funghi si rivelano originalissime, ma nel complesso svolgono egregiamente il loro lavoro.
Un piccolo assaggio, la posta interna del dipartimento di polizia:
Mid-afternoon. A soft, wet, sucking sound came from the memory hole beside his desk. Finch shuddered, put aside his notes. A message had arrived.
Some detectives positioned their desks so they could see their memory holes. Finch positioned his desk so he couldn’t see it without leaning over. Tried never to look at it when he walked into the station in the morning. Still, the memory hole was better than the dead cat reanimated on Skinner’s doorstep, message delivered in screeched rhyming couplets. Or the mushroom that walked onto Dapple’s desk, turning itself inside out. To reveal the message.
Exhaled sharply. Peered around the left edge of the desk. Glanced down at the glistening hole. It was about twice the size of a man’s fist. Lamprey-like teeth. Gasping, pink-tinged maw. Foul. The green tendrils lining the gullet had pushed up the dirty black spherical pod until it lay atop the mouth.
[...]
Finch leaned over. Grabbed the pod. Slimy feel. Sticky.
Tossed the pod onto his desk. Pulled out a hammer from the same drawer where he kept his limited supply of dormant pods. Split Heretic’s [il fungo capoufficio di Finch] pod wide open. Spraying slime.
[...]
In amongst the fragments: a few copies of a photograph of the dead man, compliments of the Partial.
And a message.
Pulsing yellow. An egg of living paper. He pulled the egg out of the shattered pod. Began to massage it until it spread out flat.
Metà pomeriggio. Un suono ovattato, umido, di risucchio venne dal buco della memoria accanto alla scrivania. Finch fu scosso da un brivido, mise da parte gli appunti. Era arrivato un messaggio.
Alcuni detective avevano sistemato le proprie scrivanie in modo da vedere i buchi della memoria. Finch aveva sistemato la sua in modo da non vedere il buco a meno di chinarsi. Cercava di non guardarlo mai quando entrava nella stazione ogni mattina. Lo stesso, un buco della memoria era meglio del gatto morto rianimato che Skinner aveva trovato alla porta, il messaggio riferito in distici recitati con voce stridula. Meglio del fungo che si era arrampicato sulla scrivania di Dapple, per poi rivoltarsi le interiora. E rivelare il messaggio.
Finch esalò bruscamente. Sbirciò oltre il bordo sinistro della scrivania. Lanciò un’occhiata al buco luccicante. Era grande circa come due pugni umani. Denti simili a quelli di una lampreda. Fauci ansimanti tinte di rosa. Putrido. I viticci verdi allineati lungo la gola avevano spinto verso l’alto una capsula sferica e scura, l’avevano spinta fino alla bocca.
[...]
Finch si chinò. Afferrò la capsula. Viscida. Appiccicosa.
Buttò la capsula sulla scrivania. Prese un martello dallo stesso cassetto dove teneva la sua esigua scorta di capsule addormentate. Finch ruppe la capsula spedita da Heretic [il fungo capoufficio di Finch]. Schizzi di bava.
[...]
Tra i frammenti: alcune copie della fotografia al cadavere dell’uomo, con i complimenti del Parziale.
E un messaggio.
Pulsante di giallo. Un uovo di carta vivente. Finch estrasse l’uovo dai resti della capsula. Iniziò a massaggiarlo finché non l’uovo non si aprì e appiattì.
Ricorda un po’ eXistenZ di David Cronenberg, e per me è un complimento. Non a caso in Booklife (recensito qui) VanderMeer spiega che “rubare” idee/tecnologie/situazioni da altri media è ok. Di solito il cambio di media (per esempio appunto da film a romanzo) implica già modifiche sufficienti per schivare le accuse di plagio.
Un fotogramma da eXistenZ: console biomeccanica per realtà virtuale
I funghi in sé, come creature, sfigurano un po’. Compaiono in troppe poche scene, impegnati come sono a stendere i loro piani diabolici fungini per sottomettere l’umanità. Peccato. A me stanno simpatici!
Personaggi e stile
La storia è narrata in terza persona limitata con la telecamera che segue da vicino il protagonista, Finch. La telecamera è quasi sempre nella sua testa, tanto che spesso la distanza è la stessa di una prima persona.
VanderMeer usa uno stile particolare, frasi molto brevi, omissione di articoli, verbi, pronomi. Da un lato questo modo di scrivere è ottimo per immergere il lettore nella testa di Finch, dall’altro può risultare poco “trasparente” e poco fluido. Non do giudizi tassativi perché non ho la stessa sensibilità con l’inglese che ho con l’italiano. Ho notato, leggendo le recensioni estere, che lo stile è stato più criticato che lodato.[2] Forse per i madrelingua il fastidio è maggiore.
Per un’analisi più approfondita rimando a questo articolo, nel quale disseziono l’incipit del romanzo.
John Finch è un discreto personaggio. Non memorabile. Non ho mai sviluppato vera empatia per lui e sono rimasta fredda di fronte alle sue disgrazie (e gliene capitano tante: nel corso del romanzo sarà minacciato, picchiato, torturato, tradito, accoltellato, ecc.). Ho avuto più a cuore le disavventure aziendali del protagonista di The Situation, sebbene il tono fosse meno drammatico.
In particolare mi sono stupita nel non provare niente di fronte al rapporto tragico tra Finch e l’amico/collega Wyte.
mostra la tragica amicizia ▼
Nessuno dei personaggi secondari scivola nel cliché, ma nessuno spicca. Si ha l’impressione che siano lì più per ragioni di trama che non per motivazioni loro. Menzione di disonore per Sintra, l’amante di Finch: ha la personalità di un tappo di sughero e motivazioni così vaghe che me la immagino ogni cinque minuti consultare il copione per sapere come agire.
Ethan Bliss è il solito personaggio io-so-tutto-ma-non-svelo-niente-perché-sì; il fungo Heretic avrebbe meritato più pagine; la bibliotecaria Rathven sembra nascondere chissà quali segreti, ma… mostra il segreto di Rathven ▼
Affabile Bosun, sicario che si lascia dietro piccole sculture di legno (come Gaff, il collega di Deckard in Blade Runner, lasciava piccoli origami); il dettaglio delle statuette poteva essere sfruttato meglio – il primo incontro con Bosun e le sue sculture è divertente, poi VanderMeer non riesce più a gestire il personaggio con la stessa brillantezza.
Uno degli origami lasciati dal tizio di Blade Runner
I flashback dedicati al rapporto tra Finch e il padre si potevano evitare. Troppe pagine per una sottotrama che ha importanza relativa. E quando si svela perché il padre di Finch ha agito come ha agito, la spiegazione è banale, da fiction TV.
La storia
Finch procede come un giallo. La trama segue l’indagine di John Finch nel suo tentativo di svelare chi sia l’assassino (e quale sia l’identità delle vittime). Non svelo dettagli, rovinerebbe la lettura.
Nella parte finale si ha una netta virata fantascientifica. Per molti versi Finch ha più punti in comune con un romanzo come Gli uomini nei muri (Of Men and Monsters, 1968) di William Tenn che non con tanti fantasy.
Copertina di Of Men and Monsters
Non c’è magia, né ci sono elementi “irrazionali”, ogni dettaglio ha una spiegazione “scientifica”, anche se non sempre è una spiegazione granché intelligente. Perciò, per atmosfera e stramberie, Finch si può catalogare come “new weird” o “dark fantasy”, ma se qualcuno lo catalogasse “fantascienza” non sarebbe sbagliato.
VanderMeer in Italia
Elara Libri ha annunciato che tradurrà Veniss Underground e The City of Saints and Madmen. L’ultimo comunicato a proposito, del 19 settembre 2010, parla di Veniss Underground pronto per fine anno; nessuna data per The City of Saints & Madmen.
Copertina di Veniss Underground
È una buona notizia ma non troppo. Elara Libri è una casa editrice molto piccola, in pratica senza distribuzione – i libri si possono solo ordinare al loro sito o via librerie online –, con prezzi alti e di ebook neanche l’ombra. Ho paura che VanderMeer, anche tradotto, sarà letto solo da una manciata di appassionati.
Discutibile anche la scelta di cominciare con Veniss Underground: non è un brutto romanzo, ma non è all’altezza delle opere successive.
E qui ci starebbe la tirata contro le Grosse Case Editrici™, quelle che lasciano VanderMeer a Elara e continuano a importare boiate una dietro l’altra. Come la sfilza di paranormal romance con vampiri, licantropi, angeli e gnokki vari – mi vergogno ad ammetterlo ma ne ho letti alcuni (ovviamente piratati), non valgono lo spazio che occupano sul disco rigido.
Ma tralascio la tirata per il solito consiglio: imparate a leggere in inglese. Ne vale la pena.
Conclusione
Un bel romanzo. L’ambientazione avrebbe meritato una storia più sofisticata e personaggi meglio delineati, ugualmente ho letto Finch d’un fiato con molto piacere. Lo consiglio agli amanti del new weird, ma anche a quelli che non hanno mai letto niente in questo sottogenere: è un ottimo punto di partenza; un romanzo strano ma non troppo. E lo consiglio a chi apprezza la fantascienza di invasione.
Invece gli amanti del giallo potrebbero rimanere delusi. Il finale fantastico farà storcere il naso a chi si aspetta una conclusione del caso secondo i canoni dell’indagine poliziesca.
Ricordo che Finch è disponibile gratuitamente, come da Segnalazione.
Audio clip: é necessario Adobe Flash Player (versione 9 o superiore) per riprodurre questa traccia audio. Scarica qui l’ultima versione. Devi inoltre avere attivato il JavaScript nel tuo browser.
Finch’s Theme, dalla colonna sonora del romanzo, realizzata dai Murder by Death
* * *
note:
[1] ^ Nome più che azzeccato per una città new weird. Ambergris significa “ambra grigia” e l’ambra grigia altro non è che il vomito delle balene. WTF?
Ambergris (non la città)
[2] ^ In particolare Tom Holt ci è andato giù molto pesante nella sua recensione. Riguardo allo stile dice chiaro e tondo che per lui VanderMeer non sa scrivere in inglese.
La recensione di Tom Holt è dedicata a quello scribacchino-lecchino nostrano convinto che all’estero gli autori passino il tempo a baciarsi il culo a vicenda, come sono abituati a fare in Italia.
Approfondimenti:
Sito ufficiale del romanzo
Finch al sito dell’editore
Finch su Amazon.com
I primi capitoli del romanzo (PDF)
La colonna sonora ascoltabile/acquistabile online
William Hope Hodgson su Wikipedia
“The Voice in the Night” leggibile online
William Tenn su Wikipedia
Of Men and Monsters su Wikipedia
Matango su IMDb
eXistenZ su IMDb
Blade Runner su IMDb
Giudizio:
Stile particolare, immerge nella testa di Finch. +1 | -1 Stile particolare, alle volte non abbastanza “trasparente”. |
Gustosa idea di partenza, ottime trovate. +1 | -1 Poteva essere molto più weird. |
Alcuni buoni personaggi. +1 | -1 Ma nessun personaggio memorabile. |
Ambergris è una delle migliori città fantasy in circolazione. +1 |
Scritto da Gamberetta •
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