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«Uno a zero» urlò il re

Pubblicato da Gamberetta il 18 dicembre 2007 @ 14:27 in Insalata di Mare,Italiano | 29 Comments

Due lacrime maleodoranti di gazzosa le sgocciolarono ai lati del naso. Ma tutto era a posto adesso, tutto era a posto, la lotta era finita. Era riuscita a trionfare su se stessa. Ora amava Licia Troisi.

No, scherzo! chikas_pink28.gif Io non sono mica come quel rammollito di Winston Smith!
In verità c’è una notizia buona e una notizia cattiva.
La notizia cattiva è che la prevista recensione dell’opera omnia della Troisi, i suoi sei romanzi, slitterà a dopo le feste. C’è moltissimo da dire, e mi sono accorta di non aver tempo a sufficienza questa settimana, senza contare che dover scavare nel putrido è divertente solo fino a un certo punto. Infine ho appena terminato di leggere Un Nuovo Regno e tale romanzo mi ha riempita di dubbi.

Fan Art
Fan “Art” I

La buona notizia: non ci sono buone notizie!

Ciò premesso, vorrei lo stesso far gustare almeno un bocconcino, anzi due, dell’idiozia che traspare dai romanzi della Troisi. Specie pensando ai fortunati che non hanno mai letto niente di tale “scrittrice”.

Cominciamo con un classico. Non sono io la prima a farlo notare, ma merita:

Il generale era un uomo ruvido. Cominciò subito con l’impaurirli. «Questo non è un gioco. Quello che vi insegnano in Accademia sono scemenze da damerini. La guerra è un’altra cosa: non c’è posto per i convenevoli, né per i manuali di spada. Quando siete nella mischia valgono solo l’ordine del vostro superiore e quanti nemici fate fuori. Quindi non pensiate che siamo qui a farvi da balia. Il vostro primo dovere è obbedire. Se non rispettate gli ordini e finite nei guai, sta a voi tirarvi fuori. Ed evitate di contare troppo sul vostro supervisore: in combattimento la sopravvivenza è affar vostro. Per quel che riguarda la battaglia di domani, si tratta di un assalto a una fortezza che teniamo sotto assedio da tempo: le loro scorte di cibo e acqua sono quasi terminate, dunque è il momento giusto per attaccare. Inizieremo un’ora prima dell’alba. Gli arcieri creeranno un po’ di scompiglio all’interno, poi i Cavalieri di Drago attaccheranno dal cielo, mentre la prima linea di fanti darà l’assalto alle mura e al portone. [...] »

Questo passaggio è più o meno a metà di Nihal della Terra del Vento. Se a leggerlo è un fan della Troisi non si accorge di niente, se a leggerlo è un rappresentante della specie umana, è già stato così assuefatto al dolore dalle pagine precedenti che rischia anche lui di non accorgersi di niente. Io quando l’ho letto la prima volta ho avuto la sensazione ci fosse qualcosa di sbagliato, ma essendo tutto così strano (eufemismo) in Nihal non avevo colto. Poi ho riletto, e purtroppo ho capito.

Il generale che parla è a capo di un contingente che sta assediando una fortezza nemica. Già il fatto che si stia rivolgendo a Nihal e ai suoi amici non ha senso, dato che a questo punto della storia Nihal è solo una recluta, ma il tocco geniale è un altro, è questo: si tratta di un assalto a una fortezza che teniamo sotto assedio da tempo: le loro scorte di cibo e acqua sono quasi terminate, dunque è il momento giusto per attaccare.
Dunque, dato che il nemico sta finendo l’acqua è il momento di tentare un assalto frontale! Aspettare il giorno successivo che muoia di sete? Ma no, troppo sofisticato! L’idea dell’assedio in realtà sarebbe proprio quella… al massimo è il difensore che è costretto a dar battaglia prima di morir di sete, dovendo però affrontare lo scontro da una posizione di netto svantaggio.
Invece no, nel mondo di Nihal i generali ordinano attacchi sanguinosi per pura stupidità. O meglio, per pura stupidità secondo i parametri terrestri, perché né Nihal, né nessun altro personaggio anche solo allude al fatto che il generale stia compiendo una stupidata. A tutti pare un piano a prova di bomba!

Fan Art
Fan “Art” II

Deduzione: i “buoni” del Mondo Emerso sono un branco di cerebrolesi. Seconda deduzione: dato che i “cattivi” non hanno ancora vinto contro tali mentecatti anche loro devono avere dei grossi problemi. Deduzione finale: il Mondo Emerso è abitato da idioti (forse è per questo che gli abitanti del Mondo Sommerso se ne stanno per i fatti loro…)
Perché qualcuno voglia seguire le avventure di una banda di minorati mentali mi sfugge. A pensarci è anche un po’ di cattivo gusto: sarebbe come seguire un reality show ambientato in un manicomio. Magari è per questo che la Troisi piace! In quanto a me la triste risposta è: Collezionismo Morboso, una bruttissima malattia dalla quale spero di guarire crescendo.

Secondo assaggino, perché è Natale!
Anche qui un pezzo abbastanza noto, l’avevo già citato anche in un articolo di tempo fa:

Nihal allungò un primo colpo di spada sulla creatura che la stava attaccando, ma forse non fu abbastanza forte o fu male assestato, perché non ebbe alcun effetto.
«Uno a zero per me!» urlò il guardiano. Fece un cenno all’altro gigante, che subentrò al primo.

Questo brano è tratto da Il Talismano del Potere, terzo volume delle Cronache del Mondo Emerso. Nihal sta girando il Mondo Emerso per procurarsi bigiotteria magica, ma i vari custodi delle relative botteghe non gradiscono i suoi modi sgarbati.
«Uno a zero per me!» urlò il guardiano sob. Per chi avesse qualche dubbio: mai, in nessun punto è accennato che esista nel Mondo Emerso qualche gioco o sport o passatempo tale che la frase “uno a zero per me” abbia senso. Senza contare che non basterebbe un accenno: perché due creature (Nihal e il guardiano) addirittura di due specie diverse possano intendere una simile frase il gioco in questione dovrebbe essere diffusissimo. Quasi quanto il calcio in Italia…
Rimane da capire come mai l’editor che ha letto ‘sta roba ha pensato che fosse una buona idea, ma lasciamo perdere.

Ora, a differenza di quasi tutti gli scrittori di fantasy italiani, Licia Troisi è stata criticata. Anche duramente. Sono sempre stati più i complimenti, ma durante gli anni di pubblicazione delle Cronache ci sono anche state stroncature e commenti velenosi. Difetti come quelli appena visti e centinaia d’altri sono stati sottolineati e fatti notare all’autrice.
Passano un tre anni, e siamo alla conclusione della seconda trilogia, Le Guerre del Mondo Emerso. In tre anni qualche progresso sarebbe stato lecito aspettarselo, in fondo alcuni difetti, come i precedenti, sono davvero banali. Ebbene, finale de Un Nuovo Regno, Dohor e Ido combattono tra loro in groppa ai draghi (combattono con le spade, in groppa ai draghi, come sia possibile in sei volumi la Troisi non si è mai degnata di spiegarlo, sarebbe come se due si affrontassero a colpi di stuzzicadenti in groppa a degli elefanti) e:

Dohor non perse tempo: continuò l’offensiva e gli lacerò i legacci della corazza, cercando spasmodicamente la sua carne. Ido fece allontanare Oarf, mentre la risata dell’avversario riempì la piana.
«Uno a zero» urlò il re mostrando al cielo le due spade.

Che dire? La Troisi è migliorata! Infatti ha tolto il “per me”, che in effetti era superfluo. Wow! Magari però a togliere il “per me” è stato l’editor. Di chiunque sia il merito: complimenti! Fra 300 anni forse ne verrà fuori un romanzo che non sia spazzatura.

Fan Art
Fan “Art” III

All’inizio dicevo dei dubbi. Meditando sulla massa di appunti che mi sono segnata riguardo la prima e la seconda trilogia, mi sono resa conto che con ogni probabilità il mio lavoro non servirà a niente. Non che io speri che la Troisi mi legga e smetta di scrivere, non ho mai osato sperare tanto, ma ero convinta che anche la mia voce potesse servire a qualcosa. La Troisi avrebbe potuto ignorare una recensione, una critica un commento cattivo, ma dieci, o cento forse no. Ed essere parte di quei dieci o cento avrebbe pur significato aver compiuto un gesto meritevole. Ma appunto la Troisi e i suoi fan se ne sono infischiati della recensione, delle dieci recensioni e anche delle cento: sono andati avanti come un treno, lei a scrivere porcherie, e gli altri a comprare.
L’unico progresso che c’è stato da Le Cronache a Le Guerre è che Le Guerre s’intitola così ma, dimostrando almeno pietà, la Troisi ha evitato di parlare di battaglie. Per il resto la bruttura rimane uguale, anzi forse Le Guerre sono peggio: Le Cronache hanno dei punti trash che hanno un loro fascino cretino (tipo le catapulte che beccano al volo i draghi), mentre Le Guerre è brutto e basta.

Mi aspettava con la Troisi un lavoro molto lungo e quasi sicuramente inutile. Rimando a dopo le feste, questa settimana voglio cominciare a far conoscenza con personaggi più appetibili, tipo il signor Pandoro, il signor Panettone e il signor Panforte.

Per concludere, mi sembra giusto anche far sentire l’altra campana:

Kia
Oddio santo qnt uomini di cultura si abbassano ai livelli di una scadente esordiente!Ma intelligentoni ke siete xkè non andate a fare qlcs altro d più produttivo x la comunità invece d criticara Licia,visto ke vi credete così suxiori! A mio parere lei è un mito!e Nihal mi ha appassionato tantissimo,la storia nn è x niente banale, anzi!trasmette tante emozioni..sopratt 1 rabbia assurda (a volte licia mi hai fatto diventare isterica!)cmq grazie xkè qst trilogia è stupenda,continua a scrivere!fallo x qll ke credono in te e x quelli ke hanno niente d meglio da fare ke sputare sentenze inutili!T ammiro tantissimo!

Grazie, “Kia”! Parole sante!

Fan Art
Fan “Art” IV

Buon Natale a quelli che mi stanno simpatici. Agli altri, niente! chikas_pink53.gif

(A impreziosire quest’articolo, fan “art” prodotta dai fan di Licia Troisi. Per chi desiderasse ulteriore Arte, basta rivolgere la navigazione verso il di lei sito)


Approfondimenti:

bandiera IT Il sito di Licia Troisi

bandiera IT 1984 su Wikipedia

bandiera IT Il sedicente sito ufficiale di Babbo Natale


29 Comments (Mostra | Nascondi)

29 Comments To "«Uno a zero» urlò il re"

#1 Comment By Klaus On 18 dicembre 2007 @ 15:46

La fine del Tiranno! Hai dimenticato di comentare quel monumento all’idiozia che è la fine del Tiranno!

#2 Comment By Angra On 18 dicembre 2007 @ 16:03

Non male il discorso del generale. Una densità di cazzate per pollice quadrato da meritare un approfondimento dal punto di vista della teoria dell’informazione: come possono starcene così tante in così pochi byte?

Ohimè. Licia Troisi ha pure una faccia simpatica, non ce l’ho con lei. Se anzi fossi certo che è consapevole di scrivere delle cazzate e che sghignazza follemente mentre pesta sui tasti la ammirerei pure. L’editore i libri li vende, che gli vuoi dire? Certo un atteggiamento più responsabile sarebbe gradito, ma non si può pretendere. Con chi prendersela allora? Coi lettori? Eh, coi lettori, buona idea…

#3 Comment By Gamberetta On 18 dicembre 2007 @ 16:08

@Klaus. Ne ho dimenticate decine e decine, ci sono più idiozie che pagine dei romanzi, questo era solo un assaggio, con calma cercherò di evidenziarle tutte quante.

#4 Comment By Federico Russo “Taotor” On 18 dicembre 2007 @ 19:57

Per gli déi, voglio leggere subito il prossimo post! T_T Dopo aver letto questo, so che si rivelerà un capolavoro!
Però…

” Buon Natale a quelli che mi stanno simpatici. Agli altri, niente! ”

Spero di stare tra quelli simpatici, sennò non ti faccio gli auguri. :P

#5 Comment By Bartimeus88 (Claudio GIubrone) On 18 dicembre 2007 @ 20:57

Dopo questa chicca non vedo l’ora di leggere il seguito del tuo commento. Non che abbia qualcosa contro l’autrice, per carità (anche se il suo primo libro non mi è per nulla piaciuto) ma mi diverto sempre a leggere i tuoi post.
Buone Feste ^_^

#6 Comment By Klaus On 18 dicembre 2007 @ 20:59

Giusto, giusto, anche io voglio il seguito! :-P

#7 Comment By Gamberetta On 18 dicembre 2007 @ 21:33

Ringrazio e ricambio tutti gli auguri. Chiunque passi il suo tempo a leggere il blog lo considero tra i simpatici, tranne “Cheese”.

E già che ci siamo un altro spuntino:

«Laio!»
Anche il ragazzino si trovava sotto le mura.
Iniziata la battaglia era partito all’attacco come tutti, ma poi si era ritirato dietro un cespuglio, tremante. Il supervisore l’aveva visto e l’aveva costretto ad andare all’attacco del portone insieme agli altri fanti. Ora era lì, come inebetito. La spada gli era sfuggita dalle mani.
«Scappa!»
Nihal lo raggiunse.
«Vuoi scappare sì o no?» gli urlò furiosa.
Laio si riscosse e prese a fuggire verso l’accampamento. Non sarebbe mai riuscito a raggiungerlo se il supervisore non avesse avuto pietà di quel ragazzino, sbattuto in guerra contro il suo volere. Lo raccolse al volo e lo caricò sul suo drago.
«È tutto finito. Sei salvo. È tutto finito.»
Laio si strinse a lui e iniziò a piangere disperato.

Questa scena è parte della battaglia anticipata dal discorso del generale. Laio è un’altra recluta uscita dall’Accademia, come Nihal.
Immaginatevi la situazione (lo so che è difficile perché la Troisi non sa scrivere, provateci lo stesso): è un assalto frontale a una fortezza, condotto senza alcun tipo di tattica. L’unica speranza è che i soldati siano più delle frecce nemiche. È un carnaio, ci sono morti da tutte le parti, e quelli ancora vivi sono mezzi bruciati dal fiato dei draghi. Laio decide di disertare e di nascondersi dietro un cespuglio (…) ma viene richiamato all’ordine. Finché, per la seconda volta, sceglie la diserzione.
Scappa ma viene intercettato da un supervisore (un ufficiale nei ranghi troisiani). Ora: rifiuto di obbedire a un ordine diretto (il supervisore l’ha già richiamato prima), codardia di fronte al nemico, diserzione, c’è da fucilarlo sul posto. Ma no! L’ufficiale, nel bel mezzo della battaglia, mette da parte i suoi doveri per scortare il disertore fino all’accampamento amico. Lo consola pure!
Come dice mio fratello: «Be’, ma queste cose succedono spesso, nell’esercito di Candy Candy»
La Troisi ha più volte dichiarato di aver scritto Le Cronache senza aver mai letto nessun tipo di saggio che parlasse di argomenti bellici. Le ha scritte anche senza aver mai letto nessun altro fantasy prima, se non il Signore degli Anelli. Sarebbe però stato chiedere troppo se almeno avesse prenotato una visita dal signor Buon Senso prima di mettersi alla tastiera?

#8 Comment By Angra On 19 dicembre 2007 @ 09:18

Immagino che il tono fosse di chi se ne vanta pure. Vantarsi preventivamente di ciò per cui si verrà criticati è un’ottima tecnica psicologica ^_^

Cioè, quelli che non ne sanno niente neppure loro diranno: ma pensa, è riuscita a immaginare battaglie COSì REALISTCHE senza sapere nulla di tattica militare! Gli altri si sentiranno in imbarazzo a dire che l’autrice non sa nulla di tattica militare: lo ha già detto lei!

#9 Comment By marcy On 19 dicembre 2007 @ 11:43

Io, visto che siamo in tema di battaglie, depongo le armi: sarà lo spirito dei tempi che fa sì che il talento non sia indispensabile, la competenza sia ridicolizzata e i dilettanti esaltati. Ha vinto il karaoke: persone stonate, prive di qualunque virtù canora, assediano le nostre povere orecchie, e non c’è scampo…
Marcy

#10 Comment By Federico Russo “Taotor” On 19 dicembre 2007 @ 14:40

Oh, marcy, parole sante! Io odio il karaoke. Sarà divertente per chi canta, ma non per chi ascolta! Poi lo danno pure in tv! Bah…

@Gamberetta, se si scrive un romanzo storico bisogna rispettare ovviamente la storia, ma chi “scrive fantasy” (precisiamo, chi crede di scrivere fantasy) pensa che, essendo tutto “fantastico”, non è importante essere coerenti, basta dire che quel popolo si comporta in quel modo, o che è tutto frutto di una magia. Nel caso della Troisi, dato che il fantasy classico è medievaleggiante, l’autrice avrebbe dovuto sapere come minimo i gradi di un esercito, e, grosso modo, come funzionava una battaglia nell’alto medioevo.
Uno scrittore fantasy che decide di variare dagli elementi storici pur conoscendoli è da ammirare – sarà originale e agirà con coerenza, mi sembra ovvio. Nel caso di Licia, penso abbia agito per il 50% in base ai film visti (film, non libri: i film sono tutta fanfara e niente realismo… basterebbe leggere qualche romanzo storico per capire le battaglie medievali), e per il 50% in base ai suoi sentimenti. Sigh, molto toccante, davvero molto toccante… ^_^

#11 Comment By fabbiuzz On 19 dicembre 2007 @ 16:16

Non tutti gli assedi si concludevano con lo sfinimento di una delle due parti: a volte l’assalto era necessario per piegare la resistenza degli avversari. Non tutte le fortezze erano inespugnabili e già gli assiro-babilonesi (che erano maestri negli assedi) costruivano macchine da guerra con le quali superare le mura.
Tuttavia nel medioevo la guerra non era certo fatta di assedi e battaglie campali come quelle che si vedono nel film (o si leggono nei romanzi^^): gli eserciti erano piccoli e costavano parecchio, quindi di lunghe campagne non se ne parlava proprio. La “guerra” era un insieme di raid nel territorio nemico fatti con l’unico scopo di depredare o devastare, la corruzione dei comandanti nemici era il metodo preferito per evitare di avere “fastidi” o di subire scorrerie continue. Gli assedi erano rari perché le capacità difensive erano molto superiori a quelle offensive (costruire macchine da guerra come torri e catapulte era costoso: servivano legname, metallo e decine di carpentieri esperti). Con l’introduzione dei cannoni tornarono ad avere un senso e poi scomparvero del tutto, perché a quel punto era inutile costruire intorno alle città mura che potevano essere sgretolate in poche ore dal fuoco di artiglieria.
Ciò non toglie che quanto scritto dalla Troisi sfiori il surreale: perché spendere tante risorse per addestrare dei cadetti in un’accademia (che immagino rappresenti il TOP dell’epoca/mondo in fatto di guerra) per poi mandarli al massacro sconsiderato come dei fanti qualsiasi?
Non ha senso.

#12 Comment By Gamberetta On 19 dicembre 2007 @ 17:01

@fabbiuzz. Credo abbia ragione Federico: il punto è che i romanzi della Troisi non cercando la verosimiglianza, se non quella del Diario del Cuore. Non sono le Cronache del Mondo Emerso, sono le Cronache del Meraviglioso Mondo dei Sentimenti.
In tale mondo, non si assale una fortezza per conquistarla, si assale una fortezza per far vedere quanto Laio sia un ragazzo pacifico e sensibile.

#13 Comment By *Serpe* On 29 dicembre 2007 @ 00:43

Dio santo Gamberetta,sei tremenda…a me sn piaciute molto sia le Cronache,che le Guerre…
Certo,nn penso ke sia quello l’ambiente su un campo di battaglia però in fin dei conti sono dei libri carini…
una domanda,hai mai letto “L’occhio del lupo” di Daniel Pennnac???

#14 Comment By Gamberetta On 29 dicembre 2007 @ 02:08

@*Serpe*. Sì, si possono definire “carini” i libri della Troisi, il problema è che se un romanzo che ha per tema guerre e battaglie è “carino” è un romanzo ridicolo.
No, non l’ho letto quel romanzo di Pennac, di Pennac ho letto solo “Il Paradiso degli Orchi”, che a dispetto del titolo non ha niente o quasi di fantasy.

#15 Comment By Simona On 29 dicembre 2007 @ 18:23

Gamberetta, amore della mia insalata di mare… La tua intelligenza è davvero sopraffina, così sopraffina da permettere solo a te di prendere per fantasy un romanzo come Il paradiso degli orchi che non solo in nessuna libreria potrai mai trovare nella sezione da te nominata.
Pensa: nemmeno Pennac ha mai pensato di scrivere un fantasy. Ha scritto un giallo, e come tale lo ha portato al suo editore Gallimard, il quale ha pensato bene di pubblicarlo proprio nella sua collana dedicata ai gialli (che naturalmente in francese si chiamano noir, in quanto gialli sono quelli pubblicati in Italia da Mondadori, con copertina gialla… Questo te lo scrivo non perché tu non lo sappia, la tua intelligenza e capacità di documentare le tue fonti ti esime certamente dall’ignorare il particolare… Ma ricordarlo non è mai male…).
Quindi, puoi spiegare a tutta la popolazione che ti segue dove hai mai avuto il sentore che Il Paradiso degli Orchi fosse un fantasy? Se tu avessi letto bene il romanzo forse ti saresti accorta che gli orchi sono quelli disegnati dal Piccolo, che esorcizza in questo modo i suoi incubi…
Ma tu evidentemente hai letto un romanzo che per la tua mente era di troppo difficile comprensione.
Quindi ti perdoniamo. Ti perdoneremmo più volentieri, comunque, se tu scendessi dal piedistallo su cui ti sei messa da sola, e la piantassi di scrivere recensioni che non dimostrano particolare arguzia. Denotano semmai la solita, trita e ritrita mania degli adolescenti frustrati, che pur di ottenere un grammo di visibilità sputano veleno su tutto e tutti.
Ho letto sul tuo blog che da grande vuoi fare la sceneggiatrice.
Bene. Ti consiglio di imparare subito un po’ di umiltà. Io lavoro come sceneggiatrice, da anni, e ti assicuro che le aspiranti saccenti quale sei tu non piacciono a nessuno. Soprattutto quando non riescono a dimostrare nei fatti il talento presunto con cui si riempiono la bocca nelle loro critiche che solo un imbecille può trovare divertenti, sagaci o minimamente interessanti…
Ora ti saluto e ti auguro per il nuovo anno di imparrae qualcosa che non sia il disprezzo a prescindere da ogni libro che ti capiterà sotto mano.

#16 Comment By alladr On 4 gennaio 2008 @ 10:46

in realtà, il ciclo è abbastanza ricco di battute fuori contesto, me ne vengono in mente due, all’inizio del secondo libro, che, ignoro il motivo, mi sono rimaste impresse (non sono peggio di molte altre).
1) quando sennar arriva sulla barca e viene mandato nella stiva e sente il rumore di zampette di topi (sorvoliamo sulla loro presenza in una barca piccola, o sull’assenza di gatti o di operazioni di derattizzazione, e anche sul fatto che una volta che la stiva è piena, dove va a dormire sennar?) , lui o la sua autrice commentano: “a quanto pareva, la classe economica era già abitata”. ancora, sorvoliamo sul fatto che in una classe economica non si abita, la si occupa semmai, ma… classe economica? classe economica?
2) quando dodi (il tipo di lady d! sui nomi in troisi si potrebbe scrivere un libro) finisce di raccontare la storia di benares (ovvero varanasi, città indiana nello stato di Uttar Pradesh), dalla quale peraltro si evince che lui non condivide la stima che tutto il resto dell’equipaggio prova per l’avventuriero (o almeno che la troisi non è semplicemente in grado di mettersi nei panni di qualcun altro a raccontare), sennar gli dice: “dovresti fare lo scrittore, dodi”. sorvoliamo sul fatto che non sono mai stati citati prima dei romanzi ma, messa in questi termini, pare proprio che lo scrittore possa essere una professione, cosa piuttosto insolita in un mondo fantasy. ora, sono solo dettagli, ma è attraverso i dettagli che uno scrittore — imho, ovviamente — garantisce quel principio di sospensione del giudizio che rende leggibile un’opera di fantasia. puoi scrivere davvero qualsiasi cosa, ma la tua costruzione deve essere coerente: se non specifichi che nel tuo romanzo fantasy ci sono anche i romanzi e in generale, in quel che di condiviso da più o meno tutti i mondi fantasy, non ci sono, allora devi spiegare il perché e il percome. altrimenti il lettore che ha letto più di te ti sgama e la narrazione va a farsi benedire.
vabbé, scusate il polpettone, ma la questione della puntigliosità e dell’accanimento sui dettagli era già uscita, soprattutto in relazione a fatti di guerra, e questo polpettone vale come risposta generale.

ah, ho sorvolato sul fatto che se hai il mal di mare possono raccontarti qualsiasi cosa, ma il mal di mare rimane.

#17 Comment By Bartimeus88 (Claudio GIubrone) On 4 gennaio 2008 @ 20:23

Scusa, ma dov’è il problema se in un mondo fantasy esiste la professione di scrittore? A me sembrerebbe più strano se non ci fosse.

#18 Comment By Angra On 4 gennaio 2008 @ 22:11

In genere si tende a chiamarlo “bardo”, o qualcosa del genere, così come si tende a parlare di miglia e non di chilometri, perché i secondi hanno un sapore un po’ troppo moderno. Poi un conto è usare un certo termine nella narrazione, e un altro in un dialogo: il dialogo impone più restrizioni.
Se un personaggio di un romanzo di ambientazione medioevaleggiante usa il termine “scrittore”, sembra proprio uno svarione dell’autore.

#19 Comment By alladr On 7 gennaio 2008 @ 14:42

@bartimeus: mi sono spiegato male, scusa. NON è un problema se ci sono gli scrittori, ma se ci sono devi dirlo prima, perché io come lettore non me lo aspetto, alla luce di due fatti: la professione di narratore per iscritto è recente e non appartiene all’universo medievale; nei mondi fantasy, di solito, non ci sono scrittori. ti chiederai: è pazzo o cosa?
il punto è che se tu leggessi in un romanzo fantasy (tradizionale, non comico alla pratchett) che una persona dice di un’altra che “respira come una motosega ingolfata” verresti probabilmente proiettato violentemente fuori dal mondo finzionale perché la motosega non c’entra niente. ecco, a me ha fatto lo stesso effetto. mi ha dato profondamente fastidio perché mi ha impedito di immedesimarmi.
se, in più, consideri che si trattava di un racconto orale e non scritto, l’esclamazione di sennar è proprio il termometro di una narrazione piuttosto trasandata (“dovresti fare lo scrittore” se l’è scritto l’autrice medesima per complimentarsi o è una cosa che le ha detto qualche suo amico, ma non può essere quello che una persona nella situazione e soprattutto nel contesto di sennar direbbe).

#20 Comment By Angra On 7 gennaio 2008 @ 16:21

Volendo, sull’esempio della motosega ingolfata, si possono distinguere due casi:

- se è in un dialogo, allora è proprio un errore, perché in quel mondo non esistono le motoseghe e i personaggi non possono nominarle

- se non è in un dialogo, è lo stesso un errore (anche se più lieve) perché facendo pensare il lettore a qualcosa che in quel mondo non esiste interrompo la sua “immersione” nella storia. A meno che l’effetto non sia volutamente comico.

Esistono poi casi limite: se parlo di cacciatori di mammuth nel paleolitico, uno non può chiedere all’altro “che ore sono?”, e fin qui non ci piove. Se io scrittore dico che erano circa le dieci del mattino è un caso limite, perché anche se nessuno ha ancora inventato le ore e gli orologi, le dieci del mattino esistono lo stesso, e corrispondono ad una certa posizione del sole nel cielo. Ma non è lo stesso una buona idea nominare un concetto così moderno, perché si finisce comunque per rompere l’incanto. La cosa migliore è dire che era metà mattina, e via. Questo per dire che per essere buoni scrittori (e buoni editor) bisogna stare molto molto attenti.

#21 Comment By Auletride On 1 marzo 2008 @ 17:43

Una considerazione del tutto generale, non legata a questi libri e alle cretinate più eclatanti che giustamente hai segnalato.
Penso che non si debba essere troppo rigorosi sui modi di dire: qualunque frase idiomatica è strettissimamente legata alla cultura di chi la pronuncia, e infatti è quasi sempre intraducibile. Noi magari non ce ne rendiamo conto, ma ogni volta che usiamo un modo di dire stiamo facendo riferimento a qualche abitudine degli antichi Romani, citando la frase di un Papa, alludendo a un episodio storico…
A rigore, in un mondo inventato non si potrebbe dire niente, neanche usare tutte le parole la cui etimologia risale a qualche altra cosa che nel mondo fantastico non è esistita! Ma se è sottinteso che i personaggi del libro parlino in realtà una loro lingua, si può supporre lo stesso riguardo ai modi di dire, no? Entro certi limiti, certo.
Ma se imprecisioni come queste sono gli unici errori in un libro che per il resto funziona (libro ipotetico: non è il caso della Troisi, mi par di capire ^^), io ci passerei sopra.

Dissento invece sull’idea che la “verosimiglianza” stia nel ricreare tutto precisamente com’è stato nel nostro medioevo: quello che è accaduto nella storia vera non è l’unico modo in cui potevano andare le cose. Cosa c’entrano i gradi militari, scusate? Non è una lezione di storia. Devo fare attenzione a non inserire oggetti davvero impossibili per quel livello tecnologico, perlomeno non senza inventarmi una qualche spiegazione, anche fantastica (e per questo devo studiare e documentarmi almeno un po’, non c’è dubbio) o situazioni senza senso, ma uno che mi venisse a criticare perché un personaggio suona l’ocarina (inventata nell’800? ok! ma è un semplice aggeggio di terracotta con dei buchi!!!) francamente lo manderei a quel paese ^^

#22 Comment By noby On 22 maggio 2009 @ 01:33

@Simona: guarda che Gamberetta ha scritto che “a dispetto del titolo”, il Paradiso degli Orchi NON è un libro fantasy. Ma tutte le sceneggiatrici sono analfabete? T_T

#23 Comment By Hastur On 28 maggio 2009 @ 23:12

Sicuramente se tutte le sceneggiatrici sono così c’è un motivo in più per spiegare perché l’editoria italiana di qualità stia latitando da tempo.

#24 Comment By Nekoi Echizen On 8 settembre 2009 @ 01:31

Non posso credere che la demenza pervada la nostra terra fino a tal punto! Ma posso credere ancora meno che quella maledetta spenda i soldi di chi legge i suoi libr in così tanti siti di poca utilità!!!!!!!!!!!!!!!! E ci sono pure siti stranieri già! Si vede che gli editor stranieri avran fatto un lavoro migliore nelle traduzioni? Speriamo se no siamo fritti.

#25 Comment By LOoth On 6 marzo 2011 @ 15:59

Egregi frequentatori di questo sito e naturalmente egregia redattrice dell’articolo , avrei una domanda da porvi : come diavolo fate a dire certe cose sui libri della Troisi ?
Io ho letto le recensioni che avete fatto su questo sito e credo fermamente che siano eccezzionalmente ingiuste.
Naturalmente il discorso della raccomandazione può essere reale o no ma credo che tutto il resto sia fuoriluogo anche i commenti qui sopra sono stupidi e infantili in quanto stiamo parlando di fantasy e non di realtà ( come il discorso delle unità di misura).
Oltretutto vorrei sapere quali libri considerate dei buoni fantasy…

#26 Comment By Aldebaran On 6 marzo 2011 @ 19:16

In quanto stiamo parlando di fantasy e non di realtà ( come il discorso delle unità di misura).

E’ appunto questo il problema. La difficoltà del fantasy è rendere reale ciò che si scrive. Insomma, stai parlando di aria fritta e catturare il lettore facendogli credere, almeno mentre legge, che sia tutto reale.
Per far questo ci vuole grande attenzione e cura dei dettagli. Bisogna raggiungere un altissimo grado di verosimiglianza.
La scusa “Perché sì, tanto è fantasy” è, per l’appunto, una scusa. Pure stupida.
Gli scrittori fantasy che scrivono alla come capita “perché tanto è fantasy” sono poco professionali, sciatti e ignoranti nel loro stesso genere. La Troisi scrive boiate con l’originalità sotto i tacchi, ma con più attenzione potrebbe scriverle bene. Il punto è che non ci mette attenzione, non revisiona, non ricontrolla, è tutto fuorché precisa. La Troisi è sciatta!

Un episodio demente e senza senso (come quello della caduta dalla torre in Nihal della Terra del Vento) è intollerabile in ogni tipo di romanzo, soprattutto nel fantasy dove c’è bisogno di forte verosimiglianza.
Il fantasy è forse il genere letterario più difficile da scrivere, non va preso alla leggera. Ma al di là di ciò, nessun tipo di romanzo si scrive “alla come capita”.

#27 Comment By Aldebaran On 6 marzo 2011 @ 19:31

Oltretutto vorrei sapere quali libri considerate dei buoni fantasy…

Oh, dimenticavo. Be’, parlando per me…
I romanzi ambientati a Faerie di Michael Swanwick, La Caduta di Malazan di Steven Erikson, i romanzi ambientati ad Ambegris di Jeff VanderMeer, Ash: Una Storia Segreta di Mary Gentle, La Leggenda di Otori di Lian Hearn, La Torre Nera di Stephen King, Pan di Francesco Dimitri, i romanzi ambientati a Bas-Lag di China Miéville (tecnicamente scarso, ma con un’enorme fantasia. E poi adoro i suoi contenuti socio-politici), Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco di George R. R. Martin (originalità sotto zero, ma scritto bene), Lo Specchio di Atlante di Bernardo Cicchetti, Il Sentiero di Legno e Sangue di Luca Tarenzi, L’Acchiapparatti di Francesco Barbi, The Half-Made World di Felix Gilman.

Poi, il fantasy ha molti sottogeneri diversi tra loro. Lì è questione di gusti, ad esempio io odio il fantasy classico (mondo medievale, elfi, signore oscuro etc etc).
La tecnica, però, è oggettiva. Ed è oggettivo che la Troisi è scarsa. L’unico suo romanzo leggibile è I Dannati di Malva, che comunque è carente di revisioni ed editing. Forse, sistemato, potrebbe esser decente.

#28 Comment By LOoth On 7 marzo 2011 @ 15:20

Aldebaran sono d’accordo con te e credo che quello che hai scritto sia estremamente migliore di quello scritto in questo articolo e nei suoi commentucci infantili

#29 Pingback By Recensione: I Regni di Nashira 1- Il Sogno di Talitha | Cal the Pal On 3 ottobre 2013 @ 09:22

[…] >:((( Licia, ti è già stato detto fin dai tempi delle Cronache, che usare espressioni idiomatiche del nostro mondo può essere […]


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