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On Fairy Stories

Pubblicato da Gamberetta il 31 marzo 2008 @ 14:40 in Fantasy,Insalata di Mare,Libri | 73 Comments

Non ho una gran stima per Il Signore degli Anelli, l’ho trovato un romanzo noioso e con una storia banale. Però è forse il singolo romanzo fantasy che ha avuto più influenza sul genere. Perciò ho voluto approfondire da quali idee sia partito Tolkien per scrivere la sua opera.
Lo stesso Tolkien illustra alcune di queste idee nel saggio On Fairy Stories. Pubblicato per la prima volta nel 1947 insieme ad altri saggi nel volume Essays presented to Charles Williams, è stato poi ristampato nel 1966 insieme al racconto Leaf by Niggle nel volume Tree and Leaf (titolo italiano: Albero e Foglia).

Copertina di Albero e Foglia
Copertina di Albero e Foglia

Il saggio di Tolkien si può dividere in tre parti. È spiegato cosa Tolkien intenda per “fairy stories”, è tracciata una breve storia delle stesse, e infine Tolkien spiega quelle che per lui sono le caratteristiche fondamentali delle fairy stories.
Cosa si intende per fairy stories (o fairy tales)? Il significato letterale sarebbe di storie, racconti che parlino di fate. Già al tempo della stesura del saggio, il significato di ‘fata’ era simile a quello che gli viene attribuito comunemente oggigiorno: creaturina dotata di poteri magici, poteri che possono essere usati per scopi malvagi o benigni. Tuttavia Tolkien contesta questa definizione, per Tolkien una fairy story è tale non tanto per la presenza o meno di fate, ma piuttosto per l’ambientazione della storia stessa.

[...] for fairy-stories are not in normal English usage stories about fairies or elves, but stories about Fairy, that is Faerie, the realm or state in which fairies have their being. Faerie contains many things besides elves and fays, and besides dwarfs, witches, trolls, giants, or dragons: it holds the seas, the sun, the moon, the sky; and the earth, and all things that are in it: tree and bird, water and stone, wine and bread, and ourselves, mortal men, when we are enchanted.

Perciò una fairy story è un racconto, una narrazione, che si svolge nel “regno fatato”, Faerie; tale regno può avere tra i suoi abitanti anche quelle che noi intendiamo come fate, ma non è la presenza o l’assenza di fate a designare una fairy story.

Piccola digressione. Non molti anni prima di Tolkien, un altro celeberrimo scrittore, probabilmente anche più famoso dello stesso Tolkien, si era occupato di fairy stories. Sto parlando di Sir Arthur Conan Doyle, l’autore delle storie di Sherlock Holmes e del professor Challenger. Solo che Doyle si era convinto che le fairy stories non fossero fiabe, bensì resoconti basati su fatti realmente accaduti.
Dopo aver preso visione di alcune foto scattate nel 1917 presso il villaggio di Cottingley, Doyle si era convinto che fate e gnomi esistessero davvero. Nel 1922 scrisse anche un saggio sull’argomento The Coming of the Fairies, nel quale appunto è sostenuta la tesi della reale esistenza del Piccolo Popolo.

Fate danzanti
Cottingley, 1917: fate danzanti

Uno gnomo
Cottingley, 1917: uno gnomo

Le foto sono da considerarsi fotomontaggi e la critica è concorde nel ritenere che la deriva di Doyle verso spiritualismo e teosofia sia in buona parte dovuta alla depressione seguita alla morte, nel giro di pochi anni, di moglie, figlio, fratello, due cognati e due nipoti(!). Ciò nonostante fa uno strano effetto pensare che il “papà” di Sherlock Holmes possa farsi ingannare da foto tanto palesemente false. O forse Doyle sapeva qualcosa che noi non sappiamo…

Copertina di The Coming of the Fairies
Copertina di The Coming of the Fairies (edizione inglese)

The Coming of the Fairies rimane una lettura consigliata per tutti gli amanti del fantasy, se non altro per il gran numero di fatti, particolari e aneddoti strani che contiene.

Non tutti i regni che sembrano fatati però lo sono: Tolkien in particolare sottolinea due elementi che rendono Faerie tale.
Prima elemento. Faerie non può essere fisicamente raggiungibile. È un regno del tutto al di fuori dalla percezione umana, esiste in una dimensione esterna al mondo che conosciamo e ci si può arrivare solo mediante l’immaginazione, guidata dal racconto. Un romanzo di viaggi può portare i protagonisti agli angoli più remoti e inesplorati del mondo, a contatto con creature e bizzarrie che possono ricordare Faerie, ma finché il viaggio è presentato come possibile, “concreto”, la destinazione non può mai essere Faerie.

I viaggi di Gulliver
I viaggi di Gulliver: niente Faerie, circolare!

Secondo elemento. Faerie, benché irraggiungibile, dev’essere non di meno assolutamente reale. Tolkien chiarisce che per esempio i mondi raggiunti in sogno, pur potendo apparire esternamente come Faerie, non lo sono, proprio perché non reali. Il Paese delle Meraviglie di Alice nel Paese delle Meraviglie, non èFaerie.

Alice nel Paese delle Meraviglie
Alice nel Paese delle Meraviglie: niente Faerie, neanche qui!

È da notare però che il secondo elemento nasce dal fatto che Tolkien attribuisce un ben preciso scopo alle fairy stories. Per questo, perché devono servire a uno scopo devono apparire al lettore come “vere”, se il lettore le potesse considerare solo mera illusione o appunto sogno, potrebbe anche considerare tale il messaggio, il significato che vogliono esprimere. Implicitamente qui Tolkien nega anche che uno scenario “onirico” o un’ambientazione particolarmente strana possa essere resa verosimile.

Perciò, il primo passo per un autore che voglia scrivere fairy stories (o per usare il termine moderno, “fantasy”) è creare Faerie, creare il regno fatato che sarà l’ambientazione. Non esiste fantasy senza Faerie per Tolkien e questo (disgraziato) concetto è rimasto in fin troppi autori. In particolare è rimasto molto il primo elemento, l’idea che il fantasy possa essere solo ambientato in un qualche luogo lontano del tutto esterno e separato dal nostro mondo.
Invece la “parte buona” del secondo elemento è spesso trascurata dagli stessi emuli di Tolkien. La “parte buona” è appunto la verosimiglianza. La creazione di Faerie (o Sub-creazione di un Mondo Secondario, nei termini di Tolkien) deve obbedire alla logica e alla ragione. Ogni “meraviglia” presente in Faerie, deve essere puntellata da abbastanza elementi “reali” da rendere il complesso verosimile. Tolkien arriva a dire che se il lettore deve ricorrere alla “sospensione volontaria dell’incredulità”, il narratore ha sbagliato. Il lettore dev’essere così immerso nel Mondo Secondario, dev’essere così verosimile tale Mondo, da poter essere ritenuto credibile senza alcun atto volontario di sospensione.

Anyone inheriting the fantastic device of human language can say the green sun. Many can then imagine or picture it. But that is not enough—though it may already be a more potent thing than many a “thumbnail sketch” or “transcript of life” that receives literary praise.
To make a Secondary World inside which the green sun will be credible, commanding Secondary Belief, will probably require labour and thought, and will certainly demand a special skill, a kind of elvish craft. Few attempt such difficult tasks. But when they are attempted and in any degree accomplished then we have a rare achievement of Art: indeed narrative art, story-making in its primary and most potent mode.

Tutti sono capaci di parlare del sole verde, ma renderlo verosimile è lavoro lungo e difficilissimo. O in termini più “terra terra”: tutti sono capaci di scrivere ogni qualunque sciocchezza che passi per la capoccia, ma renderla credibile, degna di una fairy story, di un fantasy, è compito arduo (e che richiede talento non comune).
Tra l’altro Lovecraft, pur partendo da premesse diversissime, arriva a conclusioni simili nelle Notes on Writing Weird Fiction. Scrivere fantasy sembra facile, perché una certa dose di fantasia o di capacità di giocare con le parole è comune a tutti, ma quello è solo l’inizio, lo scopo è rendere tali fantasie credibili, verosimili. Talmente credibili che appunto non ci sia neanche bisogno della sospensione volontaria dell’incredulità. Altro che alzate di spalle davanti a incongruenze ed errori, con la scusa che “tanto è fantasy”!

Shoggoth
Non dite più: “tanto è fantasy!!!” o lo Shoggoth s’imbizzarisce!

Un punto che mi ha lascito perplessa, constata questa ricerca di Tolkien della verosimiglianza, è la sua insistenza con il primo elemento, ovvero l’estraneità spazio-temporale di Faerie. Tolkien appare così convinto di questa proprietà di Faerie da non rendersi conto che non è così per altri autori o critici. Per esempio viene in un paio di punti citato il romanzo di H.G. Wells La Macchina del Tempo. Secondo Tolkien la Terra dell’anno 802.701 con i suoi Eloi e Morlock è così lontana (“far away in an abyss of time so deep”) da poter volendo essere considerata Faerie, ma:

This enchantment of distance, especially of distant time, is weakened only by the preposterous and incredible Time Machine itself.

Tolkien non pare cogliere che il Mondo Secondario di Wells non è la Terra nel 1895, nel 802.701 o 30 milioni di anni nel futuro (alla fine del romanzo), ma un Mondo nel quale il Tempo è considerato come dimensione razionalmente gestibile, quali lo sono le tre spaziali. E questo Mondo Secondario, con la sua “incredibile” Macchina del Tempo, è tanto verosimile da essere vero!

Copertina de La Macchina del Tempo
Copertina di un’edizione de La Macchina del Tempo

Allo stesso modo, Lovecraft consiglia di far filtrare pian piano il “fantastico” nel nostro di mondo, proprio per cercare di rendere il complesso il più verosimile possibile. Eppure Tolkien non pare tollerare questa “mescolanza” di mondi: il Mondo Secondario dev’essere reale, ma separato.

E qui credo finisca la parte interessante (e anche utile) del saggio. Quando Tolkien comincia a cianciare degli scopi del fantasy l’influenza delle sue credenze religiose e dei suoi pregiudizi ottenebrano qualunque idea sensata.
Tolkien non solo era un fervente cattolico, ma uno strenuo oppositore dell’industrializzazione, al punto, per esempio, da spostarsi sempre e solo in bicicletta e disdegnare le automobili. E da qui forse nasce l’esigenza di Faerie di essere così lontana: non c’è niente di buono nel mondo moderno, e nelle sue creazioni.

The electric street-lamp may indeed be ignored, simply because it is so insignificant and transient. Fairy-stories, at any rate, have many more permanent and fundamental things to talk about. Lightning, for example.

È questa è stata una tragedia per il fantasy! Perché nella mente offuscata di Tolkien può essere che nei lampi ci sia qualcosa di permanente e fondamentale, che le “meraviglie” della Natura siano davvero meraviglie, ma non lo sono! È un ripiegarsi della fantasia su se stessa, il rifiutare l’immaginazione, non è creazione. Tolkien parla tanto di creare, ma il suo è un desiderio di distruggere, se lo augura persino, per quanto lui stesso creda sia improbabile: “[il lettore] he might rouse men to pull down the street-lamps.”(!)

Persone intente a distruggere un telaio
E dopo aver abbattuto i lampioni, si prenderanno a martellate i telai!

Infatti Faerie non può essere Trantor, ma Faerie può non avere niente di “fatato” ed essere il trionfo dell’arcaismo(sic).

I do not think that the reader or the maker of fairy-stories need even be ashamed of the “escape” of archaism: of preferring not dragons but horses, castles, sailing-ships, bows and arrows; not only elves, but knights and kings and priests. For it is after all possible for a rational man, after reflection (quite unconnected with fairy-story or romance), to arrive at the condemnation, implicit at least in the mere silence of “escapist” literature, of progressive things like factories, or the machine-guns and bombs that appear to be their most natural and inevitable, dare we say “inexorable,” products. [...] The maddest castle that ever came out of a giant’s bag in a wild Gaelic story is not only much less ugly than a robot-factory, it is also (to use a very modern phrase) “in a very real sense” a great deal more real. Why should we not escape from or condemn the “grim Assyrian” absurdity of top-hats, or the Morlockian horror of factories?

Anche il sentimento che traspare al termine della citazione è rimasto in molto del fantasy attuale, nei lettori e negli scrittori: l’orrore di qualunque particolare tecnologico o industriale nell’ambientazione (anche a dispetto del fatto che più spesso che no tali particolari potrebbero giovare alla verosimiglianza).

* * *

These prophets [gli scrittori di fantascienza] often foretell (and many seem to yearn for) a world like one big glass-roofed railway-station. But from them it is as a rule very hard to gather what men in such a world-town will do.

Cosa faranno mai gli uomini del futuro in una città protetta da una cupola di acciaio e vetro? Be’, magari passeranno il tempo libero a scrivere un articolo su Tolkien, articolo che potrà essere a disposizione di decine di milioni di persone grazie alle meraviglie della tecnologia…

It was in fairy-stories that I first divined the potency of the words, and the wonder of the things, such as stone, and wood, and iron; tree and grass; house and fire; bread and wine.

Le meraviglie (wonder) delle pietre, del legno, del ferro, degli alberi e dell’erba… per piacere, no! Non sono meraviglie, sul serio, sono meraviglie solo per un luddista che gira in bicicletta! Appello agli scrittori o aspiranti tali: non scrivete di pietre, erba e alberi, è la strada maestra per la Noia! Grazie.

Un sasso
Un sasso… che meraviglia!

Perciò abbiamo già il primo scopo del fantasy per Tolkien: consentire un tuffo in un passato più o meno “fatato” che è “meraviglioso” per l’assenza di qualunque progresso tecnologico.
Il secondo scopo è la “consolazione”. Nel nostro mondo non sempre le storie hanno un lieto fine, non sempre, anzi molto spesso, non è la giustizia a trionfare. Ma in Faerie ?
Faerie è senza il rumore delle fabbriche, è senza automobili e senza bombe e senza mitragliatrici (e senza antibiotici, telefoni, stampa, ecc.); potrebbe essere anch’esso un mondo ingiusto? No! Deve risultare chiaro dal contrasto quanto il nostro mondo è corrotto. Per questa ragione uno scrittore deve mettere il lieto fine alle sue storie fantasy!

Far more important is the Consolation of the Happy Ending. Almost I would venture to assert that all complete fairy-stories must have it. At least I would say that Tragedy is the true form of Drama, its highest function; but the opposite is true of Fairy-story. Since we do not appear to possess a word that expresses this opposite—I will call it Eucatastrophe. The eucatastrophic tale is the true form of fairy-tale, and its highest function.
The consolation of fairy-stories, the joy of the happy ending: or more correctly of the good catastrophe, the sudden joyous “turn” (for there is no true end to any fairy-tale): this joy, which is one of the things which fairy-stories can produce supremely well, is not essentially “escapist,” nor “fugitive.” In its fairy-tale—or otherworld—setting, it is a sudden and miraculous grace: never to be counted on to recur. It does not deny the existence of dyscatastrophe, of sorrow and failure: the possibility of these is necessary to the joy of deliverance; it denies (in the face of much evidence, if you will) universal final defeat and in so far is evangelium, giving a fleeting glimpse of Joy, Joy beyond the walls of the world, poignant as grief.

Purtroppo c’è un enorme problema: se tutti i fantasy devono avere Happy Ending, ci saranno o fantasy con finale forzato, o fantasy banali. La Gioia (e non indago sulla maiuscola) non compensa per una storia forzata o banale!

Il “bello” è che questo ideale di fantasy quale rifugio in un passato felice era già oggetto di ridicolo ben prima di Tolkien. Un Americano alla Corte di Re Artù di Mark Twain, del 1889, già si prende gioco dell’idea tolkeniana della Cavalleria e del mondo pre-industriale visto come glorioso, nobile e giusto. Per non parlare del Don Chisciotte !
Credo che un passaggio dal Don Chisciotte illustri in maniera chiara i rischi di troppa letteratura fantasy in stile Tolkien, grondante illusori ideali cavallereschi:

Insomma, tanto s’impigliò nella cara sua lettura che gli passavano le notti dalle ultime alle prime luci e i giorni dall’albeggiare alla sera, a leggere. Cosicché per il poco dormire e per il molto leggere gli si prosciugò il cervello, in modo che venne a perdere il giudizio.

Don Chisciotte, rincitrullito dai libri di cavalleria, deciderà di farsi cavaliere errante, a Tolkien piacerebbe che i lettori di fantasy scendessero nelle strade a sradicare i lampioni: non vi riducete così, Don Chisciotte era pazzo!

Don Chisciotte
Don Chisciotte nell’atto di prosciugarsi il cervello (illustrazione di Gustave Doré)

Al termine del saggio vi è un Epilogo nel quale Tolkien mette esplicitamente in relazione il fantasy e la religione cristiana. Forse tale relazione avrà senso per un credente, ma per me che non ho tale fede sono solo farneticazioni.

In conclusione, penso che le idee di Tolkien siano pessime idee. Se si esclude la ricerca della verosimiglianza, tutto il resto per me non ha alcun valore. Il fatto che un Mondo Secondario sia per forza discontinuo al nostro non m’interessa ed è solo un artificioso limitare la fantasia dello scrittore, così come l’esclusione dell’onirico, del surreale, dell’immaginario nell’immaginario; evitare come la peste industrializzazione e tecnologia è ancora un’altra limitazione forzata che non porta ad alcun vantaggio; far credere che il “meraviglioso” esista anche (o peggio soprattutto) nei sassi o nei fili d’erba è al limite del disonesto; imporre il lieto fine è folle.

Una piccola nota finale che mi ha divertita: Tolkien si dà un gran daffare a dimostrare la superiorità dello strumento letterario nella creazione di fairy stories, superiorità rispetto all’inadeguatezza dei mezzi tecnici del teatro… non gli viene neanche in mente che hanno inventato il cinema!


Approfondimenti:

bandiera EN J.R.R. Tolkien su Wikipedia
bandiera EN Il sito della The Tolkien Society
bandiera EN Una recensione di On Fairy Stories presso tolkien-online.com
bandiera IT Albero e foglia su iBS.it

bandiera EN Arthur Conan Doyle su Wikipedia
bandiera EN Un resoconto sulla vicenda delle Fate di Cottingley
bandiera EN The Coming of the Fairies disponibile online
bandiera EN Il sito della Società Teosofica Americana

bandiera EN Alice’s Adventures in Wonderland disponibile online presso FeedBooks
bandiera EN Gulliver’s Travels disponibile online presso FeedBooks
bandiera EN The Time Machine disponibile online presso FeedBooks

bandiera EN Notes on Writing Weird Fiction disponibile online
bandiera EN Le illustrazioni di Gustave Doré


73 Comments (Mostra | Nascondi)

73 Comments To "On Fairy Stories"

#1 Comment By D. On 31 marzo 2008 @ 16:07

@Gamberetta:

Volevo dirti una cosa che, forse, può interessarti riguardo a questo pezzo:

Le foto sono da considerarsi fotomontaggi e la critica è concorde nel ritenere che la deriva di Doyle verso spiritualismo e teosofia sia in buona parte dovuta alla depressione seguita alla morte, nel giro di pochi anni, di moglie, figlio, fratello, due cognati e due nipoti(!). Ciò nonostante fa uno strano effetto pensare che il “papà” di Sherlock Holmes possa farsi ingannare da foto tanto palesemente false. O forse Doyle sapeva qualcosa che noi non sappiamo…

Nel periodo in cui Doyle passa allo spiritualismo c’era stato un boom si maghi e sensitivi, era praticamente la moda del momento. Il fenomeno non era una cosa limitata, ma considerata quasi una piaga sociale da molti. La perdita di persone care e la diffusione nello stesso periodo di sensitivi che parlavano con l’aldilà può aver spindo in quella direzione Doyle.
Curiosamente, il peggior nemico dei sensitivi fu uno dei migliori amici di Doyle, ovvero il “prestigiatore” Houdini.
Houdini usò le sue conoscenze della magia e dell’illusione per smascherare ciarlatani in tutto il mondo, faceva parte anche di un comitato che aveva messo in palio una soma di denaro a chiunque avesse dimostrato di possedere veramente poteri paranormali.
Non venne mai assegnata perché Houdini riuscì a rivelare i trucchi di tutti i partecipanti. (Mi pare, non ne sono certo di quest’ultima cosa).

#2 Comment By Angra On 31 marzo 2008 @ 16:57

Sarà dovuto all’estremismo di certe idee di Tolkien il fatto che trovandosi a discutere coi suoi fan a volte sembra di aver a che fare con gli adepti di una religione?

#3 Comment By Alessandro On 31 marzo 2008 @ 19:45

Premetto che sono un amante di J.R.R.Tolkien, non un adepto ma comunque un amante di quelle opere.
Fatta questa doverosa premessa, ti vorrei fare i miei complimenti.
Mi capita a volte di sentire discussioni sulle opere che amo, molto spesso accalorate, con posizioni arroccate da entrambe le parti, ma raramente trovo chi sa esprimere così bene e in maniera così precisa il suo punto di vista.
Magari non sarò daccordo con te (su J.R.R. almeno, sulla Troisi andiamo di pari passo) ma sono pronto a apprezzare il tuo punto di vista, una cosa rara di questi tempi

#4 Comment By avvocatospadaccino On 31 marzo 2008 @ 21:41

Semplicisticamente, la tecnologia è uno dei principali segni che distingue la fantasy dalla fantascienza. Il fatto è che i generi non sono ben definiti e non lo potranno essere mai. Non a caso Gamby cita Don Chisciotte e i romanzi storici. La fantasy viene dai romanzi storici (si, viene anche da altre cose, tipo mondo pagano, magia e compagnia bella, ma fondamentalmente un fantasy e un romanzo storico condividono il medesimo minimo denominatore comune). Mi sapreste dire che cos’è Dune? Un romanzo di fantascienza, visto che ci sono le astronavi, però è anche un romanzo fantasy, con i vermoni e il mondo separato dal nostro, però anche storico, visto che si copia a man bassa dalla storia, Maometto e Lawrence D’Arabia su tutti.
é difficile distinguere tra i generi, però il mio pensiero è che vanno messi dei paletti. Altrimenti i generi stessi muoiono. Un genere prevede limitazioni e regole, anche strette magari, ma ci vogliono regole. Sono d’accordo con Tolkien che va cacciato a pedate fuori dalla porta tutto l’onirico, aveva rotto i coglioni a lui sessant’anni fa, figuriamoci oggi. Non conosco bene che tipo di idea aveva Tolkien dei rapporti fantasy-religione (anzi, mi piacerebbe che Gamby ne parlasse), però non c’è dubbio che l’idea del diavolo proviene – anche fisicamente – dai fauni pagani. Il cristianesimo ha operato una gran sintesi e ha finito per elaborare il paganesimo fagocitandolo.
Sarebbe interessante mettere a confronto Tolkien con le cronache di Narnia.
C’è una cosa che finora non abbiamo ancora affrontato: l’idea che la fantasy (così la fantascienza) per come sono attualmente provengono da un mondo molto diverso dal nostro, il mondo anglosassone.
Quanto male fa alla ns fantasy e/o fantascienza scrivere di personaggi che si chiamano John, Carter, Smith e via dicendo!!!
Oppure… Jack….
io se apro un libro italiano e ci trovo dentro un jack non lo leggo neanche se me lo regalano.

#5 Comment By Angra On 31 marzo 2008 @ 22:30

In realtà le astronavi non sono né sufficienti né necessarie per dire che una certa opera è di fantascienza. Prendi Guerre Stellari: tutto è meno che fantascienza.

#6 Comment By avvocatospadaccino On 31 marzo 2008 @ 22:53

angra, ovvio che sto semplificando. C’era un romanzo di… Van Vogt? Asimov? boh, l’ho letto quindici anni fa… dove imbarcano la cavalleria sulle astronavi… Ma hai toccato il punto: Dune è fantascienza o fantasy? E guerre stellari è fantascienza o fantasy? e via dicendo. Tu dirai: chi se ne frega, purchè sia una bella storia. Giusto, però i generi vanno preservati. Va bene mischiare le carte, ma non vorrei che uscisse un pastrocchio tipo il noir. Vi ricordate che anni fa non esisteva il noir? Il noir è nato dall’annacquamento del giallo e del thriller. Non vorrei succedesse lo stesso con la fantasy e la fantascienza. Ad esempio, sento spesso dire di un bel romanzo di genere che è tanto bello che sembra main stream, quasi che dire bel romanzo e romanzo di genere insieme sia inconciliabile. Tolkien dirà anche cose non condivisibili (E non sarò certo io a difenderlo) e non tutto quello che dice sopravvive alla prova del tempo, però ammettiamolo: a nessuno verrebbe in mente di dire che il signore degli anelli è un’opera di fantascienza o anche solo un’opera contaminata dalla fantascienza.
Detto questo, vorrei rilanciare sul piatto ricco: che ne pensate dei testi di antropologia? Li trovo una miniera d’ora di idee utili per fantasy e fantascienza e sono anche molto gradevoli da leggere.
E se proprio non vi va di avventurarvi subito con testi un pò più specialistici, provate a iniziare magari da Armi e Malattie, di Diamond. Prometto che non vi annoierete.

#7 Comment By Niccolo’ On 1 aprile 2008 @ 00:16

Avvocato: fammi capire, James Ellroy sarebbe dunque un’annacquatura? Chandler? I generi si possono preservare, ma se vogliamo andare avanti in maniera creativa, devono via via cambiare, altrimenti si resta intrappolati nella ripetizione di Sacri Dogmi (che invece vanno sonoramente presi a calci non appena se ne sente l’odore). Guarda caso proprio il fantasy è alla canna del gas (anche se “nato morto” è la definizione piu’ realistica, se si prende il fantasy post-tolkienista di cialtroni come Brooks, Eddings, Kerr etc etc) perchè vive di dogmi e regole da non infrangere.

#8 Comment By avvocatospadaccino On 1 aprile 2008 @ 00:56

E lo sapevo che se ne usciva fuori qualcuno gridando: il genere è mio e me lo gestisco io.
Caro Niccolò,
guarda, ogni ragionamento non è mai inattaccabile (se per esempio dico che i satanisti fanno schifo, sicuro esce qualcuno che grida: viva satana), quindi sempre ci sono e saranno eccezioni, anche nel noir. Resta che il noir è una mera operazione commerciale, certo non una enorme schifezza come il pulp (ve lo ricordate? fortuna che è morto!), i primi autori, che poi erano anche i migliori, come chandler, non si prendevano neppure loro molto sul serio. Poi l’epitaffio al genere secondo me l’ha messo Spillane, forse lo scrittore più autoironico e autolesionista che sia mai esistito. Però di quel noir qualcosa si salva, il guaio è che oggi con noir ci mettono anche faletti, ovvero tutti quegli autori che abbisognano di una etichetta (perchè il genere non piace ai critici, ma vende tante copie e allora viva le etichette)
Il noir è il grande nulla generalista che invade il regno di Fantasia, hai presente la storia infinita? lol
Niente è sacro, niente è immutabile, altrimenti saremo rimasti ad alessandro magno, ma uno scrittore si deve porre delle regole, e tanto più lo deve fare un genere.
Non ti piacciono queste regole? caro Niccolò, fonda un altro genere e mettici altre regole.
Creatività è anarchia? Bella questa.
Chi è che diceva che sono proprio gli scrittori esordienti che ancora non hanno un proprio stile e una tecnica sicura ad essere i più insofferenti verso le regole? Non ricordo, ma sottoscrivo in pieno.
Ben vengano gli innovatori, ma cum grano salis, le regole sono molto più flessibili di quello che sembra. Le regole restano, l’interpretazione delle regole varia e sai di una singola cosa quante interpretazioni se ne possono dare? Infinite.
Il fantasy forse è già morto, ma la colpa non è delle regole, la colpa è di chi (e sono tanti, tanti, tanti) ha pensato che gli conveniva scrivere un fantasy visto che sembrava così facile e allora ha preso una penna in mano e ha cominciato a scrivere: uh, c’era una ragazza che si sentiva strana e tutti le sputavano addosso, poi scoprì di essere la regina di un mondo fantastico e si chiese: resto qui a fare la sfigata o mi accollo il fardello della nuova tenzone? Voi che dite? Che farà secondo voi?
Per chi non avesse afferrato, non me lo sono inventato, è la trama del nuovo romanzo della troisi. L’impero colpisce ancora, a quanto pare. Impunitaaaaaaaaaaaaaaaaa

p.s. questo è molto OT, ma chi si ricorda un film con una bambina grassottella di nome Matilda che combatteva contro dei signori che fumavano il tempo? Si, rubavano il tempo alla gente, ne facevano dei sigari e se li fumavano. E prima che me lo diciate voi: no, non ho fumato niente. Non stasera.

#9 Comment By Niccolo’ On 1 aprile 2008 @ 07:54

Beh, il genere non e’ mio, ma sono dell’idea che il concetto stesso di genere vada preso senza troppa serietà, senza preoccuparsi troppo di rispettare un canone. O almeno, io non valuto in base a quanto un libro aderisca ai Scari Dogmi di un determinato genere cui almeno formalmente appartiene. Altrimenti Brooks sarebbe un grande e Fritz Leiber uno stronzo, quando guarda caso è vero il contrario. Riguardo al resto, parli del diluvio commerciale, ok, che attanaglia un po’ tutto.
Il noir e’ stato , negli ultimi anni, una moda, ma da come en scrivevi sembrava tu lo considerassi nato con questa moda.

#10 Comment By Angra On 1 aprile 2008 @ 10:48

A me il concetto di genere sta un po’ antipatico, nel senso che amo le contaminazioni. Quando telefonai a una nota casa editrice per chiedere se erano interessati a visionare manoscritti fantasy, mi dissero: “sì, ma fantasy di che genere? Mavaff… ^_^

E poi, i generi spuntano come i funghi, basta che un romanzo faccia successo ed ecco che nasce un nuovo genere (Il diario di Bridget Jones -> Chick Lit).

Riguardo al fantasy, mi pare difficile ormai restare nei canoni e nei temi de Il Signore degli Anelli e scrivere qualcosa che non abbia un forte sapore di già visto.

#11 Comment By Sandy85 On 1 aprile 2008 @ 11:26

Ho una curiosità e vorrei sapere che cosa ne pensa avvocato: dov’è che si ferma un fantasy ed arriva qulacos’altro? Cioè, se per esempio in una storia ti ritrovi degli angeli (non necessariamente mandati da Dio, semplicemente angeli, quegli esseri carucci con le ali) che vivono in una città dei giorni nostri, è fantasy o è qualcos’altro?

Comunque sono d’accordo con te, avvocato, nel fissare dei paletti perché le contaminazioni di genere non mi entusiasmano molto, però, è anche vero che non ci si può sempre rifare ad un modello (Tolkien, ad esempio), le cose già scritte potrebbero essere scritte e riscritte solo cambiando nomi ai personaggi, dare un’altra motivazione del viaggio e del perché i cattivi inseguono i buoni. Ed è stato questo uno dei motivi per cui la Troisi ha fallito, nei miei riguardi, ha copiato moltissime cose da Tolkien (e non solo da lui) e questa cosa mi dato parecchio fastidio, perché evidentemente non ha inventiva e basta anche vederlo dalla trama che hai citato del prossimo suo libro (ma veramente sta pensando di scrivere una ca****a del genere?). Di altri autori non posso parlare perché sto cercando i libri in questi giorni e di molti non li trovo (sto maledicendo le varie librerie in tutte lingue che conosco e sto seriamente pensando, in un futuro non molto lontano, di aprire una libreria solo di fantasy).

#12 Comment By Gamberetta On 1 aprile 2008 @ 13:46

@D. Secondo Wikipedia l’amicizia fra Houdini e Doyle si ruppe proprio perché il secondo cominciò a credere allo spiritualismo.
Il premio in denaro per chiunque dimostrasse vero un fenomeno paranormale era offerto dalla rivista Scientific American e Houdini era uno dei cinque esperti che dovevano giudicare la genuinità dei fenomeni. Anche per merito suo, il premio in effetti non fu mai assegnato.

@avvocatospadaccino. Ehm, sì, Il Signore degli Anelli è stato considerato fantascienza, del genere apocalittico con la Terra di Mezzo che sarebbe in realtà la nostra Terra dopo la catastrofe nucleare.
La definizione dei generi è prima di tutto un problema commerciale: adesso è di moda il fantasy ed è tutto fantasy (o science-fantasy o dark fantasy o urban fantasy) mentre prima lo stesso romanzo era orrore o fantascienza.

@Sandy85. Non sono l’avvocato, se vuoi la mia opinione è che dipende dall’angelo: una storia con al centro le vicende di un essere fantastico, un angelo, è fantasy. Se si scopre che l’angelo e i suoi poteri sono scientificamente spiegabili (robot, alieno) è fantascienza. Se l’angelo ha la passione di succhiare la spina dorsale alla gente e rubare gli occhi ai bambini è probabile che l’intento sia di spaventare il lettore e dunque è horror.

***

In generale il problema di Tolkien è che le sue “regole” sono basate su pregiudizi, e in fondo hanno poco a che fare con la letteratura (fantasy). Quando Tolkien arriva a dire che un Faerie arcaico con niente di fantasy è comunque fantasy, che si può pure rinunciare a draghi ed elfi per cavalieri e preti, lì sì davvero siamo alla morte del genere.
Ribadisco che per me è giustissimo il concetto di verosimiglianza, ma poi ogni scrittore (di fantasy) ha tutto il diritto d’inventarsi quel che gli pare, senza limiti.

#13 Comment By Sandy85 On 1 aprile 2008 @ 14:16

Gamberetta, grazie per la tua opinione^^ (scusa se sono di poche parole)

#14 Comment By avvocatospadaccino On 1 aprile 2008 @ 15:39

x Angra e Sandy: forse possiamo riavvicinare le ns posizioni se accanto alla parola genere mettiamo anche quella sottogenere. Non c’è dubbio che un romanzo geniale di genere crei un sottogenere a parte.
X Sandy in particolare: eh, proprio non lo so. Le mie non erano domande retoriche, erano domande e basta, detto con molta umiltà. Quand’è che un fantasy smette di essere fantasy? Non quando si avventura in un sottogenere (pensate all’horror quanti sottogeneri ha e nessuno trova mai da ridire) , bensì, a mio parere, quando esagera con le contaminazioni al punto da uscire fuori dal fantasy stesso. Poi magari è un bel libro, anzi più bello, perchè no? (Ma non è più fantasy) Quando e come questo avvenga, non lo so. Nessuno ha ancora terminato la mappatura completa del dna del fantasy, perciò ampio spazio a tutte le idee e contributi.

x Gamby: anche tu credi che un angelo sia un essere fantasy? Mah, io ho i miei dubbi. Gli angeli appartengono alla religione (e quindi fanno parte di un qualcosa che ha perso la sua chiave di interpretazione, tipo il diavolo… questo lo dico in soldoni, eh, è chiaro che non si può liquidare l’argomento in due parole. Dico solo che, ad esempio, nell’islam non esistono gli angeli custodi (che sono solo uno dei tipi, e tardi, di angeli cattolici), ma solo due angeli, l’angelo della destra e l’angelo della sinistra, uno scrive le cose buone che fai in vita e l’altro le cose cattive, poi Allah si legge il librone e giudica se puoi andare nel Vahalla (ehm, scherzo) o agli inferi. Sempre a proposito di islam, vi citerei anche i Jinn, i cd. “geni”… interessante forma di diavoli. Sono esseri fantastici? Mah, ho i miei dubbi.

p.s. non ci credo che un malato di mente ha detto che il signore degli anelli è un mondo postapocalittico e i nani e gli elfi e gli orchi che sono? Mutanti?
Mi riporti la fonte?

#15 Comment By DaisyM On 1 aprile 2008 @ 15:48

Ciao Gamberetta, bellissimo articolo come al solito, altrettanto bella la discussione che ne è generata.

Parlando di astronavi, è verissimo che un’astronave non fa Fantascienza, molte opere di viaggi nello spazio sono riconducibili al filone dell’avventura (come Star Wars), mentre la SF tradizionale ha uno sguardo diverso e sicuramente contenuti complessi e legati strettamente al presente, almeno dovrebbe.

A me Tolkien non piace, e nemmeno i fan sfegatati del Signore degli Anelli, un po’ troppo ispirati. Abbasso gli elfi!

IL discorso del genere è lungo e alla fine ognuno ha la propria opinione, diciamo che “istituzionalmente” un genere non è un insieme di “Dogmi” ma più che altro di “luoghi comuni”, più propriamente di “topoi”, ovvero di elementi che ricorrono e che è bene avere presenti: per la fantascienza (sono più preparata su questo che sul fantasy :-P) alcuni topoi sono l’androide che non sa di esserlo, o la realtà che poi non è la realtà ma una dimensione parallela della mente, e così via, per il giallo un topos è il sospettato che poi non è l’assassino, per l’horror è la sensualità del vampiro, e così via. I cosiddetti canoni di genere ci sono e uno scrittore che li ignora di sicuro commetterà un passo falso (come prendendo un’idea abusatissima senza saperlo e impiegarla come se fosse la sua grande pensata, o ricorrere a colpi di scena triti e ritriti). Si uò pensare che i topoi siano limitazioni al genio e alla fantasia, io preferisco considerarli degli spunti, delle coordinate e anche una sfida stimolante a misurarsi con i propri “colleghi” e a tirare fuori idee sempre nuove partendo da premesse simili.

Un’ultima cosa vorrei dilra ad avvocatospadaccino: ho letto anch’io Armi, acciaio e malatie di DIamond e mi è piaciuto moltissimo, sei stato davvero bravo a citarlo!!!

ps Gamberetta, sto leggendo il tuo racconto su Laura, è interessante… magari ti scrivo la mia opinione via mail. a presto

#16 Comment By DaisyM On 1 aprile 2008 @ 15:52

@avvocato spadaccino, ancora una cosa: parlando della bambina che lotta contro chi ruba il tempo, forse ti riferisci a “Momo” di Michae Ende? Anche lì la piccola Momo lotta contro i Signori Grigi che si nutrono del tempo delle persone, convincendole a cederglielo con discorsi simili a quelli di una banca con i risparmi. ciao

#17 Comment By Carraronan On 1 aprile 2008 @ 16:15

Bell’articolo, molto interessante!
Fino a poco tempo fa riuscivo ancora a trovare qualcosa di buono in Tolkien, in particolare nel Silmarillion, ma ora che so che andava sempre in bicicletta non lo sopport più.
La gente che va in bicicletta (sempre, poi!) per me non può fare nulla di buono. La bicicletta è il male. I ciclisti lenti nelle rotonde che causano incidenti e bloccano le immissioni sono il male assoluto.
Tolkien era un biciclettaro e quindi quello che dice non ha più valore per me: non lo giudico in quanto uomo, attenti!, ma in quanto ciclista.
Io li odio i ciclisti. Tutti.

Mi immagino Tolkien sulla sedia a dondolo che stringe al petto un sasso e lo culla, balbettando frasi sconnesse. Lo sguardo è perso nel vuoto, come Bush nei giorni migliori, e un filo di bava scende dalla bocca a macchiare la giacca di tweed.
“Aaahhhh… aaahhhhh… ssssasso beeeeello… aaaahhh….”
“Mamma, che ha papà?” chiede il piccolo Christopher.
La signora Tolkien si avvicina al marito e prova a togliergli di mano il sasso, ma questi lo stringe al petto con ancora più forza.
“Tolgum! Tolgum! Mio tesssssoro! Via, brutta cattiva, tesssssoro mio! Tolgum! Tolgum!”
Gli occhi del signor Tolkien sono iniettati di sangue e un lampo di crudele malignità li infiamma. La moglie indietreggia verso la porta.
“Chris, vai in camera tua che papà non si sente bene…”

#18 Comment By Gamberetta On 1 aprile 2008 @ 16:17

@avvocatospadaccino. Riguardo Tolkien post-atomico ne parlava Michael Moorcock nel suo forum, qui. In particolare il messaggio #32, ma leggi anche i messaggi prima per capire il contesto.
Sì, per me gli angeli, anche quelli “tradizionali” sono fantasy. E si può scrivere del buon (ottimo) fantasy con angeli e jinn, per esempio i romanzi di Christopher Moore.

#19 Comment By D. On 1 aprile 2008 @ 16:42

…nella mente offuscata di Tolkien…

Ma povero Tolky :( l’hai descritto come un cerebroleso!

… Le meraviglie (wonder) delle pietre, del legno, del ferro, degli alberi e dell’erba… per piacere, no! Non sono meraviglie, sul serio, sono meraviglie solo per un luddista che gira in bicicletta! Appello agli scrittori o aspiranti tali: non scrivete di pietre, erba e alberi, è la strada maestra per la Noia! Grazie.

Tolkien era un amante della natura, indubbiamente. Era una persona semplice e amava il territorio, lo stesso che l’industrializzazione ha distrutto sotto i suoi occhi.
Inoltre ha partecipato alla guerre e pure uno dei suoi figli, non mi stuisce che amasse poco le armi moderne e la tecnologia, ma non so fossero queste le motivazioni.

Le descrizioni minuziose di paesaggi naturali possono sembrarti noiose, ma per altri magari non lo sono. Molti vivono un esistenza frenetica e non hanno mai il tempo di soffermarsi a guardare le piccole meravoglie che ci circondano.
Una descrizione di uno stagno per alcuni può essere un modo di vedere qualcosa che non vedono normalmente. Ma per altri può essere talmente noioso che preferirebbero una mattonata nelle ….
Concordo che può essere noioso per alcuni, ma non che sia una caratteristica di libri noiosi in assoluto.
Vale lo stesso discorso per la lingua, a volte definita colta e arcaica. C’è chi fatica a legerla e la trova orripilante e chi ama uscire dalla realta e dal linguaggio moderno, ritenendo che quel linguaggio aiuti a sentirsi parte di un mondo diverso dal presente.

A mio parere è stata la fama a far male a Tolkien, viene sbandierato come il signore supremo del fantasy e tutto ciò che dice deve essere legge.
Se vedessimo Tolkien, nonc ome un semidio, ma come un uomo normale che ha scrito una grande opera, ma secondo i suoi gusti personali, che ci sarebbe di male? Ognuno potrebbe leggerlo e dare un suo parere senza essere bruciato al rogo come eretico se non lo ama.
Invece l’enorme successo lo ha imposto come il libro fantasy per eccellenza, sminuendo il resto, quando invece la letteratura dovrebbe essere più dinamica.
Forse, se il suo libro fosse visto solo come una grande opera e non come il fantasy per eccellenza, sarebbe apprezzato di più.

Immagino che l’astio verso Tolkien sia dovuto a dialoghi come questo, che fose a molti è capitato di sentire.

A) Ti piace il fantasy?
B) Si, tantissimo!
A) Alora avrai letto “Il signore degli anelli”
B) Veramente no, io ho….
A) Zitto!.Non capisci niente di fantasy!

Ma non credo che Tolkien volesse questo :/

Angra:
Sarà dovuto all’estremismo di certe idee di Tolkien il fatto che trovandosi a discutere coi suoi fan a volte sembra di aver a che fare con gli adepti di una religione?

Esaltati ce ne sono ovunque, sia tra gli amanti di Tolkien che di altri successi come Guerre Stellari ecc. Ma spesso il loro stesso fervore li rende ciechi.
Non è Tolkien il problema ma loro stessi, ignorali … a meno che non arrivino sventolando lo stemma di Tolkien, roteando spade e gridanto “Tolkien lo vuole!” prima di assaltare una città.

#20 Comment By Osservatore Cosmico On 1 aprile 2008 @ 17:33

Secondo me Star Wars è fantascienza, e dire che Il Signore degli Anelli sia un romanzo dalla storia noiosa e banale… bah, sorvoliamo. Detto ciò, qual è il fantasy per eccellenza, o meglio, quali sono i fantasy per eccellenza? Così me ne leggo qualcuno…

#21 Comment By D. On 1 aprile 2008 @ 19:29

@Sandy85: Ho una curiosità e vorrei sapere che cosa ne pensa avvocato: dov’è che si ferma un fantasy ed arriva qulacos’altro? Cioè, se per esempio in una storia ti ritrovi degli angeli (non necessariamente mandati da Dio, semplicemente angeli, quegli esseri carucci con le ali) che vivono in una città dei giorni nostri, è fantasy o è qualcos’altro?

…Io ho letto un commento che distingueva racconti “fantasy” e “fantastici”. Il primo sarebbe un libro ambientato in un mondo diverso, che non ha contatti col mondo o la storia reale ma è inventato da zero. Il secondo è un genere in cui la storia è basata sul nostro mondo o su fatti veramente accaduti nella storia.

Però non ho idea se questa distinzione sia vera o se era inventata. Anzi, se qualcuno ne sà qualcosa mi piacerebbe avere un chiarimento.
Ma dividere il fantasy in generi non diventerebbe una forzatura? Un autore dovrebbe ideare una storia preoccupandosi di seguire le regole del suo genere :(
E poi un libro potrebbe essere messo nella sezione sbagliata, da me la sezione Archeologia è occupata da “Il codice da Vinci” e figli -_-.

#22 Comment By Gamberetta On 1 aprile 2008 @ 19:59

@D.

Le descrizioni minuziose di paesaggi naturali possono sembrarti noiose, ma per altri magari non lo sono. Molti vivono un esistenza frenetica e non hanno mai il tempo di soffermarsi a guardare le piccole meravoglie che ci circondano.

Non sono molto d’accordo. Facciamo un altro esempio, Verne e 20.000 leghe sotto i mari. Anche in Verne, seppure in contesto e con stile del tutto diverso da Tolkien, ci sono a tratti lunghissime descrizioni di tutte le piante, pietre e animaletti che si trovano sul fondo marino. Sono noiose. E per me non perché il pubblico moderno è “frenetico”, ma perché il pubblico moderno in media ha una cultura superiore al pubblico di 100 o 50 anni fa. Oggi c’è la televisione, Internet, il viaggiare stesso costa molto meno che un tempo, la gente non ha bisogno che sia Verne a raccontare di cavallucci marini e anemoni.
Non ho bisogno che Tolkien mi faccia l’elegia delle valli e degli stagni, per quello ci sono i documentari del National Geographic o chissà quante migliaia di siti. La diffusione della cultura e la sempre maggior disponibilità d’informazioni per me devono imporre allo scrittore, specie se si parla di scrittori di genere fantastico, di fare uno sforzo in più. Devono essere più fantasiosi e ricchi d’immaginazione del loro pubblico e rispetto a cento anni fa.
Almeno questo è quello che io mi aspetto da un fantasy degno di questo nome. Poi ognuno può scrivere quel che gli pare, e anche imitare Tolkien fino allo sfinimento. Non c’è niente di male in sé a scrivere per esaltare un passato mitico in contrasto con il mondo moderno. A me però non piace, non ci trovo niente d’interessante e classificarlo come “fantasy” è, al di là delle apparenze, una forzatura.

#23 Comment By Simòn R. On 1 aprile 2008 @ 20:05

Bé, non posso essere d’accordo con questa recensione, ma d’altronde il discorso da fare sarebbe più ampio: e cioé perché leggere fantasy, o per meglio dire, perché alcuni preferiscono il fantasy alla fantascienza. Se è per il gusto dell’evasione, Terry Brooks è lì per loro. Ma il fantasy può avere significati molto pù profondi, più rari da trovare nella letteratura d’altro genere.
In quest’ottica, ritengo che Tolkien avesse molta ragione, e che infatti il buon fantasy poggi in buona parte su quelle basi. Naturalmente, come faceva notare qualcuno, senza che questo diventi fanatismo… alla fine è un saggio, non una bibbia.

#24 Comment By Sandy85 On 1 aprile 2008 @ 20:09

@D.: È appunto la distinzione tra “fantasy” e “fantastico” che mi dà più da pensare e per la quale sarei indecisa in quale dei due “filoni” inserire il mio esempio.
Per quanto riguarda la tua sezione Archeologia, non sarei così sicura di inserirci “Il codice da Vinci”, ma naturalmente sono opinioni personali^^ Però anche qui bisogna distinguere tra racconti che trattano di archeologia come potrebbe essere magari un libro su Indiana Jones e trattati veri e propri di archeologia, che elaborano e descrivono tecniche, ritrovamenti, ecc.

@avvocato: “Gli angeli appartengono alla religione (e quindi fanno parte di un qualcosa che ha perso la sua chiave di interpretazione, tipo il diavolo… questo lo dico in soldoni, eh, è chiaro che non si può liquidare l’argomento in due parole.”
Certo, ma se ti capitasse di leggere un libro nel quale gli angeli hanno poco a che vedere con la religione? Sarebbero ancora angeli o sarebbero entità [anche se non sarei così... sicura di questo termine] (con o senza le ali) ben distinte? E quindi come chiamarli se sono… “altro”?
Eppure anche in Strghe ci sono gli Angeli, ma mi sembra che non abbiano molto a che fare con la religione.

#25 Comment By Simòn R. On 1 aprile 2008 @ 20:12

ho fatto un errore: la riga

perché alcuni preferiscono il fantasy alla fantascienza

voleva essere più generica nelle mie intenzioni, e cioé:

perché alcuni preferiscono il fantasy ad altri generi, come ad esempio la fantascienza

chiedo scusa, sono cotto stasera…

#26 Comment By avvocatospadaccino On 1 aprile 2008 @ 22:23

x Daisy, si, credo proprio sia Momo il film di cui parlavo… è del 1986, ero un bambino quando lo vidi e ti dico che mi terrorizzò… ricordi quando gli uomini in grigio raccattano gli ultimi mozziconi di sigari per sopravvivere? Ende aveva poche idee ma buone, sicuramente c’è molto da imparare da lui.

Quanto agli angeli, le vostre obiezioni sono fondate. Gli angeli figurano bene sia nel fantasy che nell’horror e anche nella fantascienza (pensate ad evanghelion tanto per dirne una). Però come un fauno non è una creazione del fantasy, così non lo è neppure un angelo. é semplicemente preso in prestito, di volta in volta.

Non vorrei andare troppo OT, ma Io ora sto leggendo Storia dell’india di M. Torri, Laterza, un libro davvero affascinante. Ci sarebbero idee per cento romanzi fantasy come minimo: culture diverse, invasioni, economia, commerci… per esempio non sapevo che molti anni dopo la morte di alessandro magno, un gruppo di coloni greci, del tutto isolato e senza aiuto, fondò un impero tra l’afghanistan fino al Gange.
Cambiate un pò i nomi e i fatti e ne esce un’epopea fantasy.
Herbert fece esattamente così.
Strano però non aver trovato tra voi neanche un estimatore di DUNE.
Anni fa vidi un film su un gruppo di finnici che si difendeva a colpi di frecce da invasori vichinghi (perdonate, ma la mia memoria è troppo fallace per i nomi) e poteva benissimo passare per un film fantasy (anche se non lo era)

Vorrei sapere l’opinione di tutti voi su questa cosa: secondo voi il fantasy è strettamente legato al tema della guerra? Certo, so che ci sono svariate lodevoli eccezioni, ma mi sembra che il 90% dei romanzi di fantasy siano essenzialmente romanzi di guerra.
Perchè? Che ne pensate?

#27 Comment By Sandy85 On 1 aprile 2008 @ 22:48

Secondo me non è da considerarsi un genere prettamente bellico, certo c’è sempre la figura di un cattivo da combattere, ma penso che anche un fantasy che non abbia quel dato tema sarebbe bello comunque. Forse è per questo che sto cercando di scrivere un racconto (purtroppo non penso riuscirei a scrivere un intero romanzo) fantasy che non abbia sempre gli stessi elementi usati e stra-usati, come appunto la guerra; certo alcune cose comuni ci sono, ma spero di dare un senso di novità… anche se magari non sarò la prima.

Comunque, scusate la pochezza dei miei argomenti.

#28 Comment By D. On 1 aprile 2008 @ 23:46

@avvocatospadaccino: Non potrebbe essere dovuto a una questione commerciale? Forse i libri fantasy sulla guerra sono risultati più emozzionanti e hanno venduto di più.
Ma per me un libro senza guerre potrebbe funzionare: Per esempio Harry Potter, per me le parti di combattimento e la lotta con il signore oscuro sono la parte più noiosa. Ma tutti gli aspetti mondani dei maghi, ricreati nella storia, sono affascinanti.
Opure il film Big Fish (ok ok forse non è fantasy) però ha elementi fantastici e non si basa su una guerra.
Non ne conosco altri :S e forse non è questo che intendevi.

#29 Comment By Angra On 2 aprile 2008 @ 11:58

@Osservatore Cosmico: se ci pensi in Star Wars la (fanta)tecnologia sta sullo sfondo a fare da scenografia, non ha ruolo nella storia. La stessa storia la puoi ambientare in un fantagiappone fantamedioevale con l’imperatore, i monaci guerrieri coi poteri magici e le katane al posto delle spade laser, e non cambia di una virgola. Se io faccio un film che parla dei difficili rapporti tra un uomo di mezza età e la moglie e i figli, non è fantascienza solo perché l’ho ambientato in una stazione orbitante attorno a una luna di Saturno.

#30 Comment By D. On 2 aprile 2008 @ 14:09

@Gamberetta:
Per questa ragione uno scrittore deve mettere il lieto fine alle sue storie fantasy!

Ne sei certa? Mi pare strano, molti ritengono che “Il signore degli anelli” finisca male e sia l’oscurità a trionfare.
Sicura che dice cosi quel libro? Io non l’ho letto e non posso dirlo :S

Tolkien ludista: Tolkien amava girare in bici non discuto, ma aggiungerei PER FORTUNA! Mi hanno riferito che Tolkien usò un auto durante la sua vita ed era impedito al volante. Pare abbia detto una frase del tipo “Non serve rallentare se vedi un pedone, se ci tengono alla pelle si scanseranno loro” :D , ma stò verificando se è vero, datemi tempo ^^

Angra: Ho capito il discorso, ma potresti farmi un esempio di qualcosa che consideri davvero fantascienza?

Un sasso… che meraviglia!

Un uomo aveva ereditato un campo di vecchie pietre che facevano parte di un’antica costruzione. Qualcuna delle vecchie pietre era gia stata usata per costruire la casa nella quale egli attualmente viveva, non lontano dalla vecchia casa dei suoi padri. Prendendo alcune pietre rimanenti costruì una torre. Ma i suoi amici, guardando la torre da fuori e senza preoccuparsi di entrare, si accorsero che quei mattoni provenivano da una costruzione più antica, pertanto, non senza fatica, distrussero la torre stessa per cercare segni nascosti o iscrizioni e per scoprire da dove i lontani antenati avessero ricavato quel materiale. Qualcuno, sospettando la presenza di un deposito di carbone nel sottosuolo, cominciò a scavare, dimenticandosi persino delle pietre.
Tutti dissero: “Questa torre è molto importante” ma aggiunsero dopo averla distrutta “In quale stato è ridotta”. E persino i discendenti di quell’uomo, dai quali ci sarebbe aspettati che ne apprezzassero il lavoro, furono uditi mormorare: “Che tipo strano! Pensa che ha usato queste vecchie pietre per costruire un’inutile torre! Perché non ha restaurato la vecchia casa? Proprio non aveva il senso delle proporzioni.
… Ma dalla cima della torre quell’uomo era riuscito a vedere fino al mare.

J.R.R.Tolkien. Dalla conferenza “Beowulf: the monsters and the Critics”, British Academy 25/11/1936.

Mi piaceva un sacco questo brano ^^ Racchiude il pensiero di Tolkien riguardo ala critica letteraria dei suoi tempi sul poema Beowulf.
Magari non ve ne frega niente, ma ho pensato che fosse carino inserirlo in un articolo che critica le sue opere, spero vi piaccia :S

#31 Comment By Federico Russo “Taotor” On 2 aprile 2008 @ 15:55

Le meraviglie (wonder) delle pietre, del legno, del ferro, degli alberi e dell’erba… per piacere, no! Non sono meraviglie, sul serio, sono meraviglie solo per un luddista che gira in bicicletta! Appello agli scrittori o aspiranti tali: non scrivete di pietre, erba e alberi, è la strada maestra per la Noia! Grazie.

“La strada maestra per la noia” secondo te.
Non è che si possa dar molto conto a una che reputa più interessante un cadavere o un cervello spappolato… :S

Personalmente, concordo sul fatto che si parla di fantasy quando l’ambientazione è “fatata”. Ma non mi trovo d’accordo col Nonno riguardo all’ambientazione onirica. Per me l’onirico può essere fantasy.

Gamberetta, io credo che Tolkien fosse influenzato dal romanticismo: ma a mio parere non dipende, di per sé, solo dal periodo in cui si è trovato (abbastanza tardo, in verità). Difatti altri preferivano il “realismo”, per così dire – che è quello che tu e anche molti altri preferite. Ora però, data la promiscuità artistica in cui ci troviamo, credo che le due cose possano andare a braccetto. Escluderne quindi una a priori mi sembra eccessivo.

Star Wars è essenzialmente fantasy, nella struttura e il resto. Solo che ci hanno messo le astronavi. E questo lo rende automaticamente fantascienza. Il limite è sottile, a mio parere. Come considerare un romanzo (storico)? Se c’è la magia, è fantastico. Se ci sono elementi non propriamente fantastici, ma inspiegabili, oppure avvicinabili all’horror, ma non horror, lo chiamiamo “surreale” e ci togliamo ogni dubbio.

Cos’è fantasy? Qualsiasi racconto ambientato in un’altra realtà (che possibilmente accolga fattori magici e/o inspiegabili), ma non parallela alla nostra, alternativa, ecc.. Vada per un altro pianeta (se di pianeta si tratta); ma se gli abitanti possiedono tecnologie paragonabili a quelle di questo secolo, automaticamente diventa fantascienza.

#32 Comment By Angra On 2 aprile 2008 @ 16:25

@D: come esempio di fantascienza porterei The Butterfly Effect. L’ho scelto perché non ci sono astronavi, non ci sono scoperte o invenzioni, è ambientato nel nostro mondo ai giorni nostri, eppure lo definirei fantascienza per i temi che tratta. In breve: un ragazzo ha dei “buchi” nella memoria. Rileggendo il diario che tiene da anni scopre di avere la capacità di rivivere le situazioni che mancano nella sua memoria facendo scelte diverse da quelle fatte allora, e di cambiare quindi il presente. Non viene spiegata questa capacità, si intuisce che l’ha ereditata dal padre che è pazzo e rinchiuso in manicomio. Possiamo anche chiamarla magia, ma il tema dell’interazione tra passato e futuro nei due sensi è tipico della fantascienza, indipendentemente dalla causa che la rende possibile.

#33 Comment By Gamberetta On 2 aprile 2008 @ 17:11

@avvocatospadaccino. Secondo me c’è tanta guerra nel fantasy (e anche nella fantascienza) per due motivi:
La guerra è divertente da raccontare.
La guerra è verosimile. Mi spiego: quando i cavalieri incontrano per la prima volta un orco in un bosco, la reazione naturale è di ammazzarlo di botte. Quando sbarcano gli alieni la prima reazione è di sparare. Gli esseri umani sono una specie aggressiva e come dimostra la colonizzazione delle Americhe, di fronte all’ignoto cerchiamo di ammazzarlo. Dato che fantasy e fantascienza sono pieni di cose ignote, sono anche pieni di cose da uccidere e distruggere!
Ciò ovviamente non vuol dire che non se ne possa fare a meno, ma incontri tra razze e specie diverse senza conflitto è irrealistico, almeno se ci sono di mezzo degli umanoidi.

@D.

Ne sei certa? Mi pare strano, molti ritengono che “Il signore degli anelli” finisca male e sia l’oscurità a trionfare. Sicura che dice cosi quel libro? Io non l’ho letto e non posso dirlo :S

Rileggi la citazione, Tolkien dice che ogni fantasy perfetto dovrebbe avere un Happy Ending, la “consolazione” del lieto fine è proprio uno degli scopi di scrivere fantasy (secondo lui).

@Federico.

Non è che si possa dar molto conto a una che reputa più interessante un cadavere o un cervello spappolato… :S

Il fascino della neurochirurgia voluttuaria è oggettivo, non è un’idea mia.
Per esempio:
Una scena da Pi
Tanto per citare un film fantasy/fantascientifico fuori dagli schemi stantii di Tolkien.

#34 Comment By Lanodd On 2 aprile 2008 @ 17:14

#35 Comment By Osservatore Cosmico On 2 aprile 2008 @ 17:30

@ Angra
Scusa, ma allora varrebbe lo stesso discorso per Per un pugno di dollari di Sergio Leone e il film di Kurosawa da cui è stato tratto: la sceneggiatura è identica, quindi secondo te Per un pugno di… non è un western o uno spaghetti western??

#36 Comment By Tsuyu On 2 aprile 2008 @ 18:22

Scusate ma non ho saputo resistere.
@ Angra
‘se ci pensi in Star Wars la (fanta)tecnologia sta sullo sfondo a fare da scenografia, non ha ruolo nella storia. La stessa storia la puoi ambientare in un fantagiappone fantamedioevale con l’imperatore, i monaci guerrieri coi poteri magici e le katane al posto delle spade laser, e non cambia di una virgola.’
Arrivi tardi, l’hanno già fatto. Solo che (indovina un po’) è stato etichettato come Fantasy. :)))) Indovinate quale?
Ops. Osservatore Cosmico ha risposto prima di me. Me ne sono accorta solo ora. Sicuro che non era ‘I sette samurai’ e ‘I magnifici sette’? Scusate l’ignoranza :(
Un salutone a Gamberetta, che crea sempre discussioni interessanti.

#37 Comment By Federico Russo “Taotor” On 2 aprile 2008 @ 18:32

@Gamby. Ahahaha la scena di quel film è in classico stile Maccio Capatonda! XD Comunque ho preso il cervello come esempio, ma mi riferivo allo schifo in generale, umori, interiora varie, budella ecc.

Visto che parliamo di film: ne I cavalieri che fecero l’impresa, di Pupi Avati, il regista ha voluto rappresentare (oltre alla storia e il resto) la crudezza del medioevo. Nelle scene d’azione (davvero penose), ha dato risalto alle interiora che uscivano dagli squarci sulla pelle. Risultato: il film che di per sé era tutto sbagliato, è diventato ancora peggio. Sarebbe stato meglio, come hanno scritto alcuni recensori, approfondire il tratto psicologico di alcuni personaggi e concentrarsi sulla parte forte della storia. Un buon motivo in più per escludere lo schifo dalla lista delle cose belle.
Appellandomi al gusto della bellezza che è proprio delle donne, immagina Luthien che balla nel bosco, tra gli uccelletti e qualche cervo, colla veste che aderisce alle curve: non è meglio di un cervello cosparso di mosche sui gradini di un metrò? :D

#38 Comment By avvocatospadaccino On 2 aprile 2008 @ 20:57

se per questo, dopo kurosawa e leone c’è stato anche duro a morire con canottiera willis, stessa storia, ma gangaster (ovviamente non regge il confronto con i primi due). Volete un fantasy? Ve lo do io. Vita segreta del signore di Bushu. Tanizaki. E adesso voglio vedervi fare la hola.
(a quest’ora neppure la caffeina ha più effetto)
minchia, ho preso holly come parola antispam… dai, holly, e passa sta palla, maledetta miseria, non passi mai!

#39 Comment By Angra On 2 aprile 2008 @ 22:27

@Osservatore Cosmico: lo stesso film fatto rispettivamente coi gangster, coi pirati, coi samurai, coi pistoleri e con gli avventurieri dello spazio appartiene a generi diversi? Be’, ma allora il genere lo fanno scenografia e costumi.

Se Guerre Stellari è fantascienza allora lo è anche Balle Spaziali… ^_^

#40 Comment By Roris On 3 aprile 2008 @ 10:06

Il discorso mi pare già ben avviato, ma sono appena saltata nella rete.

Se posso, vorrei esprimere un’opinione non sull’argomento, ma sul vostro blog. Me la passate, questa digressione? O finisco dritta in serie Z? Vediamo. Navigo molto poco in rete, gran parte del pattume di Napoli credo sia finito lì. Parolacce che si ricaricano come Duracel, inviti premurosi a esplorarsi le reciproche parti intime… Tutto nella norma: il virtuale popolo di hooligans che finiti birra e pestaggi, si buttano sul primo onesto PC di passaggio. Se metto il naso in qualche sito, veleggio tra consigli di suicidio all’autore di turno, o elogi probabilmente scritti da una capra tibetana in vacanza in Maremma. Una mia vecchia conoscenza che non torna solo a volte, ma sempre.

Ho leto il libbro e mè pia.to n sakko!!!!! A tutti queli che lanno kriticato diko ò capito ke siete stupidi, xkè non avete kapito kè il libro + grande del mondo. Imparate a leggere!

Scusate, mentre scrivo aspetto il terzo intervento plastico per rimuovere la pelle d’oca in eccesso. Il sostegno della famiglia è grande, ma non basterà, la forza interiore non è una fonte illimitata. Non ce la farò. Ma dal mio letto al reparto Traumi Letterari da un paio di settimane ho scoperto un’ultima gioia prima del declino e la meritata incoscienza: un’insalata di gamberi. Mi ci sono quasi strozzata, ma l’ho mangiata quasi tutta. Squisita…e con un non so che, quella bella sensazione di spina di sogliola clandestina piantata nel palato! Non guasta mai.
Esco dalla metafora (per dirla come il Puffo Quattrocchi: che è meglio!)
Mi sono imbattuta nella vostra barca da solo due settimane, e il punto non è se sono d’accordo con tutto quello che dite: è che è la prima volta che ho avuto voglia di saltare nella rete, e senza paura di risse verbali. Volevo solo dire questo.
Siete pungenti, dissacranti, a volte molto molto presuntuosi: ma mi spaventa molto di più il Nulla che invade tutto quello che ho letto finora, di libri e sui libri. Siete i primi in cui mi imbatto che motivano sempre ogni opinione, citano, rimandano a fonti di sicuro più autorevoli di voi, e snocciolano argomenti in modo accattivante, mostrando pietà per la nostra lingua.
Direte, e con ciò? Che c’entrava con le foglie e i sassi di Tolkien? In sintesi? Per esser chiari? Via, che si sta marcendo qui…
La pensate così, eh? Va bene, va bene. In due parole?
Mi piacete.

Chiudo

Roris

#41 Comment By Osservatore Cosmico On 3 aprile 2008 @ 14:33

@ Tsuyu
Sì, il discorso vale anche per I Sette Samurai e I MAgnifici Sette…

#42 Comment By Osservatore Cosmico On 3 aprile 2008 @ 14:38

@ Angra:
Sì, evidentemente sì, e non sono io a dirlo. O meglio, scenografia e costumi a mio parere hanno una parte molto importante per la definizione del genere (sempre che tu sia d’accordo con la suddivisione per genere; io, a grandi linee, sì).

#43 Comment By Angra On 3 aprile 2008 @ 15:10

@Osservatore Cosmico: mah, insomma, sulla suddivisione per genere sono scettico. Cioè, come dicevo Balle Spaziali e Guerre Stellari dovrebbero essere tutti e due fantascienza. Il primo in realtà è solo comico, e il comico pone un bel problema: non può essere un genere che sta sullo stesso piano logico degli altri, perché non è mai caratterizzato dall’ambientazione. Insomma, vien fuori un bel casino. Classificare come segue è molto più semplice: uno cerca di intrattenerti facendoti ridere (comico) e l’altro cerca di intrattenerti con avventure dal ritmo serrato, poco importa se ci son le navi spaziali o i velieri (avventura).

Pensa anche a questo: l’utilità della classificazione in generi va a farsi benedire se rientra nella sfera dell’opinabile, ma in certi casi non può essere altrimenti. Mosè che divide le acque del Mar Rosso è storico o mitologico? Dipende se ci credi o se non ci credi…

#44 Comment By Osservatore Cosmico On 3 aprile 2008 @ 16:02

Mmmmm… ci affidiamo al buon senso comune?

#45 Comment By Gamberetta On 3 aprile 2008 @ 16:18

@Osservatore Cosmico. Ho paura non esista il buon senso comune. Esiste il buon senso ed esiste il senso comune: più spesso che non sono in disaccordo! ^_^

#46 Comment By avvocatospadaccino On 4 aprile 2008 @ 15:05

ad Angra, ma non la prendere come insistenza o tentativo di imposizione, ma per rispondere alla tua domanda ti direi: si, guerre stellari e balle spaziali rientrano nel medesimo genere: la fantascienza, ma in sottogeneri diversi: avventura/drama l’uno e commedy/parodia l’altro. Ora gli insiemi possono anche essere ribaltati, ovvero: balle spaziali appartiene al genere commedia e sua volta nel sottogenere: commedia parodia fantasy/fantascienza.
Lo dico non perchè di mestiere faccio l’etichettatore al supermarket, ma solo perchè i concetti di genere sono validi, non ho detto assoluti, ho solo detto validi.
A volte, ad esempio, voglio leggere un romanzo di fantascienza e qualsiasi altro tipo di libro, in quel momento, anche se migliore, semplicemente non mi interessa. Pensate a quando andata al cinema, più o meno è la stessa cosa. Spiegate alla Vs. ragazza che star wars è un capolavoro assoluto (almeno io la penso così, ovviamente la prima trilogia, IV, V e VI, il resto è prostituzione), lei vi risponderà; ma è fantascienza, che palle, a me la fanta non piace…
(la soluzione c’è: l’omosessualità!… ehm, cambiare ragazza)

sempre ad Angra, rispondo (non mi faccio mai i cazzi miei, lo so), rispetto a quanto ha detto sullo stesso film fatto con i pirati, i samurai e le astronavi. Secondo il mio insignificante punto di vista, si, i sette samurai sono un film di cappa e spada (va bè, samurai e moschettieri sempre la spada usano! Ed è in costume) e i magnifici sette un film western, il genere cambia, è solo la tematica ad essere identica. Allora pensa, che so, a tutte le variazioni sulla tematica dell’amleto o a romeo + juliet…
è vero anche – e qui capisco la tua irritazione – che spesso si cambia genere solo pretestuosamente, senza nulla innovare al modello che si copia, ma c’è di peggio, pensa alla brutta moda americana (e figurati se sparo contro usa se non mi dai ragione, eh eh) di fare il remake di film bellissimi solo perchè sono passati dieci anni e non si possono ripassare nelle sale. addirittura di comprare i diritti di un bel film non americano per farne uno o due anni dopo la versione americana. A volte viene bene, come con kidnapped, altre volte meno.
Uè ma che intervento lungo, mi chiedo: ma li leggiamo gli interventi lunghi o li saltiamo paro paro? boh.

riassuntino per i pigri: una cosa è il genere (e i sottogeneri), un’altra la tematica.

#47 Comment By avvocatospadaccino On 4 aprile 2008 @ 15:09

Mosè che divide le acque è genere epico, sottogenere religioso, sotto-sottogenere preidraulica nasseriana.
perchè dico questo? la parola antispam stavolta era music e non potevo lasciarla a qualcun altro… music, is the power, is the people, yu-hu

#48 Comment By Osservatore Cosmico On 4 aprile 2008 @ 15:52

Un altro esempio… Guida galattica per gli autostoppisti! Non credo che qualcuno esiti nel definirla fantascienza, pur essendo una sorta di parodia…

#49 Comment By Ricky79 On 4 aprile 2008 @ 18:34

Questa esasperata ricerca di canonizzare, definire, incanalare l’idea di un qualsiasi artista all’interno di una sorta di scatola, al fine di poterla poi mirare a colpire con precisione , non è proprio costruttiva…
Ogni scrittore segue delle sue ‘regole’ ed è libero di esprimerle…vogliamo forse prendere il metro e valutare la “qualità” di un’artista in base alla percentuale di persone che la pensano come lui? Quanti accettano le idee di Wilde? Quanti conoscono i principi di filosofi come Platone? Ebbene, sono tutti mentecatti in quanto forse “non la pensano come noi”? O sono forse tasselli che hanno contribuito ad alimentare l’unico vero scopo dell’umanità: esprimersi.
E’ vero, la Troisi non dimostra un eccezionale intelletto né cultura, ma di certo non verrà ricordata come Tolkien. Ripeto: quel che un’artista si propone è: esprimersi, e tramite questa espressione, comunicare. Punto. C’è chi lascia il segno, chi non lo lascia. In nessuno dei due casi ritengo giusto elargire giudizi, ma solo osservazioni, le due cose sono ben diverse.
Saluti

#50 Comment By Tolman On 5 aprile 2008 @ 00:04

Ho trovato come parola antispam “reason” quindi cercherò di essere ragionevole, per quanto mi è possibile. Premetto che a me Tolkien piace e parecchio, e che non trovo la trama del Signore degli Anelli né noiosa né banale (anche perché per l’epoca era effettivamente una novità, e tuttora mi sembra che il nodo centrale della storia non sia mai, e dico mai, stato ripreso). Aggiungo che l’idea luddita a volte mi affascina, e che per di più sono pure cattolico. Okay, sparate pure.
Resta un fatto: Tolkien era un tipo dal carattere un po’ rigido, anzi, diciamo pure oltranzista, ma qui si rischia a volte di fare altrettanto. Intanto, ricordiamoci che per tutto il saggio il buon JRRT non parla di fantasy, ma di Faerie, e le due cose sono sovrapponibili solo apparentemente. Anzi, a me non era mai parso che lo fossero, leggendo il saggio. In genere associavo invece il concetto alla fiaba, e lì invece la faccenda torna, perché nella stragrande maggioranza le fiabe finiscono con “e vissero sempre felici e contenti” dopo essere iniziate con “c’era una volta”. Pure cappuccetto rosso è stata resa tale, infatti nella versione originale ha molta più attinenza con la favola provvista di morale. Quindi il lieto fine di regola c’è, o qualcosa di simile (come la fiaba pugliese dell’uccello pavone, dove altresì è presente la punizione del malvagio ed un accenno di consolazione cristiana, nientemeno). In più, essendo incorniciate dal “c’era una volta” devono per forza di cose svincolarsi da elementi propri di un’epoca ben precisa, sennò sarebbe più indicato dire “nell’anno 18**” come si usava fare nei libri dell’epoca di Conan Doyle.
A cosa sto puntando, direte voi? A questo: se Tolkien avesse scritto il suddetto saggio come modello per il fantasy (che mentre scriveva non era nemmeno un genere a sé stante) avrebbe sbagliato e portato altri a sbagliare in maniera drammatica (e purtroppo molti l’hanno presa appunto in questo senso), ma se invece lo mettiamo nell’ottica della fiaba mi pare che colpisca abbastanza nel segno. Poi ognuno ha diritto ad avere le proprie idee e ad esporle come vuole, ci mancherebbe (purché siano leggibili! Nei confronti dell’essemmessese sono più intollerante di un naziskin) .

Riguardo all’opinione di Moorcock, non so quando l’ha scritta, se è roba degli anni settanta ricordo che all’epoca il suddetto avesse una certa dimestichezza con acidi e roba strana; di fatto lo stesso Tolkien negò ogni possibile collegamento con fantascienza e cose simili.
Cerchiamo anche di calare le sue opinioni nel contesto giusto. Se per lui la scrittura era il medium perfetto, e non il cinema, dipenderà anche dal fatto che all’epoca il cinema non era minimamente in grado di dare verosimiglianza. Forse ora avrebbe differenti opinioni. Sempre nel contesto va visto il suo odio per la tecnologia e la scienza (il cui risultato più conosciuto in quegli anni era la bomba atomica, non le celle fotovoltaiche). Insomma, a costo di sembrare un revisionista: contestualizziamo.

Un’ultima cosa: a me i cervelli spiaccicati fanno schifo e non provo il minimo fascino per la neurologia voluttuaria o come diavolo si chiama. Sarà anche un dato oggettivo, ma allora devo essere io un alieno.

#51 Comment By Gamberetta On 5 aprile 2008 @ 14:07

@Tolman. Alcune precisazioni.
È vero che Tolkien non parla esplicitamente di letteratura fantasy, ma perché appunto all’epoca non esisteva questa classificazione, in realtà però nel saggio si spazia dal Macbeth a H.G. Wells. A me sembra che Tolkien stia parlando in generale di “fantasy” appunto più che strettamente di fiabe. Ma non mi perito di essere un’esperta in materia di Tolkien, può essere che lui volesse fare un discorso solo rivolto all’ambito della fiaba, sta di fatto però che moltissimi hanno scritto e scrivono fantasy basandosi o influenzati da queste idee.
Qui non sto contestando Tolkien (a parte la consueta ironia), sto contestando certi concetti, che a mio modo di vedere sono sbagliati in ogni caso, fiaba o non fiaba (tipo l’Happy Ending).

Riguardo a Moorcock, non è lui a considerare Tolkien fantascienza, lui riporta solo il fatto che editori e critici hanno considerato Tolkien fantascienza, per ignoranza o per ragioni commerciali.

Riguardo al cinema, anche considerando la prima versione del saggio, quella letta all’università di St. Andrews nel 1939, già stiamo parlando di una forma d’arte più che sviluppata. C’erano già stati Via col Vento, Metropolis e King Kong, tanto per citare tre classici apprezzabili anche oggi. E se è vero che gli effetti speciali del King Kong del 1933 oggi fanno sorridere, sono comunque anni luce avanti a qualunque possibilità tecnica in un’opera teatrale. E personalmente ho trovato più verosimile il King Kong del 1933 che quello CG di Peter Jackson.

I cervelli spiaccicati sono un mezzo scherzo tra me e Federico. Comunque sì, io ho un certo gusto per l’orrido e il viscido, e allora?! ^_^

#52 Comment By Tolman On 5 aprile 2008 @ 18:25

Beh, l’happy ending nella fiaba è la norma, almeno per quelle che conosco. Che ad uno piaccia o non piaccia è un altro discorso (a me piace). Non so, ma una fiaba che finisce male mi lascia perplesso, a meno che non abbia intenti moralizzanti che la avvicinano alla favola. Comunque si potrebbe dire che nemmeno i libri di Tolkien finiscano “bene”, quindi o sragionava o applicava quanto detto appunto solo alle fiabe (oppure nel frattempo ha cambiato idea, lo faceva di rado, ma lo faceva). Quanto al cinema, è vero che hai citato dei capolavori, ma nondimeno sono film che non lasciano dubbi sul fatto che si tratta di finzione. A cominciare dal bianco e nero (i colori di Via col vento sono un evento eccezionale) per continuare con gli effetti speciali. Ci possiamo stupire ora della relativa raffinatezza degli effetti in Metropolis, ma ci rendiamo lo stesso benissimo conto che sono stati usati, quindi la questione non cambia da degli ottimi effetti scenici teatrali. Invece dovremmo ottenere quel livello di “fede” che abbiamo di fronte alla realtà. Ci riusciamo a malapena adesso, figuriamoci allora. Il livello di attenzione ai dettagli è aumentato, certo, ma il gorilla di King kong del ’33 è visibilmente un pupazzone.
La questione del Macbeth andrebbe, tanto per cambiare, contestualizzata. Quello che a Tolkien non piaceva erano le streghe (almeno nella rappresentazione teatrale che aveva visto), l\’unico elemento “faerico” in un dramma invece decisamente terreno.

Che applicare le idee di Tolkien a tutto il fantasy possa essere pernicioso mi pare che sia un concetto chiaro ed evidente. Non fosse altro che in tal modo otterremmo solo dei suoi cloni. Poi sui tuoi gusti orrido-morbosi non discuto, mi basta che il cervello spiaccicato non sia il mio…

#53 Comment By Federico Russo “Taotor” On 5 aprile 2008 @ 19:57

Ho trovato come parola antispam Hughs, quindi elargirò pace e amore per tutti! ^_^

Il Macbeth, come altre opere di Shakespeare, è per molti versi penoso – secondo me. Mi spiego. C’è ben poco da elogiare. Si dai “canoni” teatrali (“Oibò, ma chi sono questi esseri colla barba che arrivano proprio davanti a noi da quella parte, un po’ vicino al bordo del palco?…”) fino alle cagate che gli studiosi reputano pillole di genio (il prologo-che-preannuncia-tutti-gli-avvenimenti-dell’opera, per esempio, non è che sia molto originale, lo troviamo in tonnellate di film: magari al Macbeth, in quanto opera antica, spetta la paternità… *grossa pernacchia di scherno* … ad ogni modo, però, le sviste di personaggi che scompaiono e riappaiono senza criterio tra una scena e l’altra e/o i relativi comportamenti incomprensibili basterebbero per togliere a Shakespeare la corona che gli hanno affibbiato.
Vabe’, non sono un esperto shakespeariano, probabilmente mi sbaglio, ma quando lo diventerò ne riparleremo.

Tolkien era un gran marpione, per questo andava in bicicletta. Era figo. Ed Edith lo ha sposato perché era un bricconcello, un pasticcione, infatti non faceva mai scalette per i racconti, né prendeva appunti precisi per i personaggi, tanto che ha scambiato Glorfindel del Silmarillion con un personaggio nuovo del Sda, e dato che non si raccapezzolava, ha risolto il problema facendo reincarnare Glorfindel del Silmarillion nel povero personaggio mai davvero nato. ^_^

P.S. Perdonate il messaggio frammentario, ma il tempo è tiranno e anche io, come il Nonno, sono un pasticcione – chissà se faccio colpo andando in bicicletta… -: insomma, riguardo al Macbeth, mi stavo scordando: Shakespeare ha inserito le Weird Sisters, le streghe, solo per far piacere al suo signore… che se ne fregava, d’altronde, il nostro Scuotilancia? Accontentava quel vecchio pazzo ma si beccava 200 sterline annue grattandosi l’ombelico e inventando qualche stramberia – come in The tempest, collocando Milano accanto al mare…

#54 Comment By avvocatospadaccino On 5 aprile 2008 @ 21:18

Noto che per alcuni il solo parlare di generi fa venire l’orticaria e i favorevoli invece tacciono. Mi chiedo, perchè si citano sempre i grandi autori? Non avete mai imparato niente dagli autori di piccoli libri? Citare Wilde, Platone… ma mangiate mai pane e mortadella?
Io ovviamente, come voi, amo leggere qualsiasi tipo di libro, però per la maggior parte delle volte è dagli autori medi che imparo qualcosa. Mettetevi a fare citazioni come Wilde e vedrete quanta strada farete.

vedo che ho contagiato illustri personaggi con le parole antispam. Ragazzi, niente capita per caso e quindi, nel digitare fire, un buon sabato sera a tutti. Gamberetta Bandini starà scrivendo anche questo sabato? la ragazza mi preoccupa, sta diventando un pò asociale.. lol!

#55 Comment By Folletto Malefico On 6 aprile 2008 @ 14:08

L’articolo è eccellente, ma secondo me fai alcuni errori, alcuni stilistici, altri strutturali. Non entrano nel merito specifico di quello di cui stai parlando, ma sono considerazioni più ampie:

1. Sembri dimenticare quando Tolkien è posizionato nel tempo. Tolkien ha avuto un ruolo e deve essere contestualizzato per il periodo storico al quale appartiene. Tu sei una persona che vive in un certo tipo di cultura, contesto sociale e hai letto i libri in un certo ordine. Questo semplicissimo fatto ti pone molto al di fuori di quello che è stato Tolkien già solo pochi anni prima.
Un esempio a mio avviso eccellente è che ad oggi praticamente tutti sanno in un modo o nell’altro tutte le cose di cui 1984 parla, anche chi non ha mai letto il libro.
Ribaltando la prospettiva: per molte persone, Il Signore degli Anelli è stato il primo libro fantasy mai letto, conosciuto tramite un flebile passaparola tra appassionati. Per molte altre, soprattutto in tempi recenti, la conoscenza de Il Signore degli Anelli è un fenomeno di hype commerciale, gadget e martellamenti. E’ evidente che l’approccio differente genera anche opinioni, visioni e pareri fortemente differenti.

2. Le descrizioni di Tolkien, oltre ad essere storicamente da posizionare, sono anche da considerare come visioni di un autore che ha fatto un immenso lavoro di strutturazione e definizione dei canoni. Infatti è mediamente accettato Tolkien come il principale formalizzatore del genere fantasy.
Il problema è che però nessun genere è definito e nessuno avrà mai la verità su cosa definisce un genere, Tolkien incluso… come è stato anche ben detto nei commenti. Cosa fa di un giallo un giallo? Se scendessimo per questo genere al livello di dettaglio che ha tentato di dare Tolkien, credo che scateneremmo numerose critiche, opinioni e reazioni, perché ci sarà sempre qualcuno con una opinione differente su “cosa sia”.
In altri termini diventa un problema di linguaggio, filosofia e nello specifico, filosofia del linguaggio. Cosa è una parola? La parola “fantasy” cosa definisce? Soprattutto, chi la definisce? Le parole, soprattutto categorie e definizioni, sono qualcosa di estremamente fluido e in evoluzione. Il tuo stesso parere, rispetto al canone di Tolkien, rappresenta una evoluzione in questo senso.

3. Qualunque definizione è chiusa per… definizione. Se anche arrivassimo ad una definizione precisa di cosa significa una particolare parola, o un particolare genere, i confini sono sempre sfumati. Perché nel momento in cui il mio racconto è appena appena fuori dal limite dato in una definizione cosa faccio? Appartiene o non appartiene al genere?
Il limite non esiste, in altri termini. C’è solo una sfumatura di valori.

4. Usi toni un po’ eccessivi per quella che, in fondo, è una tua opinione. Nulla di male in generale, ma danno un po’ fastidio certe esagerazioni in un discorso che altrimenti avrebbe molto senso. Il motivo è che ad un certo punto si arriva a pensare che tu per qualche motivo ce l’abbia con Tolkien… e quindi una disamina lucida non è possibile, tanto più che prendi una parte di Tolkien e dichiari tu stessa di non essere una esperta. Anche qui: niente di male! Il modo però fa la differenza. ;)

Questo, in ogni caso, con la premessa che hai scritto un bellissimo pezzo, molto dettagliato, ma che ti sei fatta prendere un po’ la mano, da qui le critiche di cui sopra, che son sicuro le prenderai come costruttive.

#56 Comment By Gamberetta On 6 aprile 2008 @ 14:33

@Folletto Malefico. I toni sono come sempre un po’ sopra le righe, preferisco esagerare in un senso o nell’altro, piuttosto che rimanere impantanata ne “la Verità sta nel mezzo”. Poi è lo stesso Tolkien a partire per la tangente, quando inizia ad augurarsi che la gente sradichi i lampioni, o si mette a parlare di religione con la sicurezza che sia portatrice di verità universali (e non dubito sia così per un fedele, ma per altri miliardi di persone no).
Comunque ci tengo a ribadire che non volevo prendermela con Tolkien, il punto importante è che certe idee di Tolkien secondo me non vanno seguite.
- non c’è niente di male in un’ambientazione tecnologica o industriale (anche per una fiaba).
- non c’è niente di male nell’onirico o nel surreale.
- non c’è niente di male a scrivere una storia senza lieto fine.
ecc.
Tutto qui. La mia polemica è con chi (e sono tanti) prende questi concetti di Tolkien (tra l’altro appunto senza contestualizzarli) e li usa come metro della narrativa fantasy che scrive e legge.

#57 Comment By Folletto Malefico On 7 aprile 2008 @ 09:08

Beh, a parte che non è vero che la verità sia sempre nel mezzo, in ogni caso non è affatto un “impantanarsi”, mi spiace che tu la possa pensare così. :)
E’ al contrario lo sforzo di capire a 360°, piuttosto che rimanere, questa volta sì impantanata, in una visione unilaterale. :)

Se – come si nota – la tua è una recriminazione verso quelle persone non c’è niente di male che lo sia (vedi? non è questione di “impantanarsi nel mezzo”), ma dovresti chiarire meglio le posizioni. In altri termini: non è un problema di definizione tolkeniana se qualcuno prende alla lettera le definizioni di Tolkien. Sono due questioni distinte, mentre tu le affronti come fossero un unico problema. :)

Come ti dicevo sopra, Tolkien ha dato una sua definizione e credo di averti già spiegato cosa significhi dare una definizione. Non mi ripeto. ;)

#58 Comment By Eowyn On 10 aprile 2008 @ 20:20

Premetto che sono una fan sfegatata di John Ronald Reuel Tolkien. Ho scoperto i suoi libri sono un anno fa e non ho ancora avuto occasione di leggerli tutti purtroppo, ma di quel poco che ho letto( Il signore degli Anelli, il Silmarillion, Racconti perduti, I figli di Hurin) non posso che essere entusiasta. Sono rimasta incredibilmente colpita dal Signore degli Anelli. Molti, io per prima, rimproverano a Tolkien l’essersi lasciato troppo condizionare dalla fede cristiana, tra le tante cose, ma io suggerirei a quelle persone di dare un’occhiata al contesto storico: Tolkien è nato il 3 gennaio 1892. Certo, questo non può scusare tutte le sue posizioni, ma può giustificarle almeno in parte visto che per altri aspetti è stato semplicemente rivoluzionario, un esempio per tutti: la figura di Eowyn di Rohan, personaggio che adoro( non a caso è il nome con cui mi firmo sempre). In un epoca in cui il maschilismo regnava sovrano, Tolkien da vita a un peronaggio femminile dal carattere forte e orgoglioso che va in battaglia contro il divieto dello zio e del fratello e riesce in un’ impresa impossibile per qualunque uomo: l’uccisione del Nazgul( ci vorrebbe l’accento circonflesso sulla u, ma non so come metterlo…), del capo degli stregoni di Angmar. Figure femminili forti e combattive sono presenti anche in altri racconti di Tolkien, basti pensare ad Aredhel, la sorella di Turgon re di Gondolin, o a Haleth, regina della seconda casa degli Edain. Voglio aggiungere una cosa per chi ha giudicato lento, noioso, o pesante Il signore degli Anelli: a prima vista appare così, è vero, ma bisogna considerare che stiamo leggendo una traduzione italiana piuttosto arcaica. Una mia amica, che ha una conoscenza abbastanza profonda dell’inglese da poterlo leggere in originale, mi ha assicurato che non c’è paragone. Dato che l’ha letto in entrambe le lingue mi fido del suo parere. Ora, io ho solo 15 anni, non ho una conoscenza molto ampia del fantasy, ma Tolkien è senza ombra di dubbio eccezzionale, può piacere o non piacere, senza dubbio, ma è stato oggettivamente un genio. Per creare un retroscena credibile e il più possibile reale è arrivato a inventare dei linguaggi particolari per ogni popolo e si è sforzato di definire per queste lingue una grammatica, una pronuncia e così via… Ovviamente stoparlando del Quenya, del Sindarin, del Numenorean, ecc, ecc… Una mole di lavoro enorme, ci ha lavorato e creduto tutta la vita e non trovo giusto che la prima arrivata a cui non è piaciuto si faccia una bella ricerca e cominci a demolirlo a tutto spiano. Non è giusto. Io per esempio detesto i libri di Verne, ma nonostante ciò riconosco la sua originalità visto il contesto storico e non mi metto a fare le professoressa su un blog. Gamberetta, sei stata più accurata di altri facendo delle ricerche, te lo concedo, ma trovo ugualmente che tu sia ingiusta e forse dovresti provare a scrivere qualcosa che valga anche solo una pagina del signore degli anelli prima di giudicare in modo così spietato. In quanto, invece, alla critica riguardante l’industrializzazione, trovo che Tolkien non avesse tutti i torti, certo la sua posizione era un po’ estemizzata, ma forse prima di criticarlo dovremmo dare un’occhiata a dove ci sta conducendo tutto il nostro ” progresso”.

#59 Comment By Gamberetta On 10 aprile 2008 @ 20:56

@Eowyn. Non c’è niente di male a entusiasmarsi per il Signore degli Anelli, può sicuramente piacere, però altrettanto può risultare noioso. Io l’ho trovato noioso. Non discuto possa essere anche colpa della traduzione.
Ciò detto, come scrittore Tolkien è lontano anni luce dall’essere un genio. T’invito a leggere il Don Chisciotte, quello è genio!

#60 Comment By Federico Russo “Taotor” On 10 aprile 2008 @ 22:32

Eowyn, vuoi sposarmi? :D

#61 Comment By Tolman On 12 aprile 2008 @ 21:41

Cervantes ora lo consideriamo un genio. Sono passati quattrocento e passa anni, quindi possiamo anche fidarci. Tolkien è morto da meno di quaranta. Non c’è il tempo materiale per dire se era un genio al pari, vedremo. Nel frattempo il suo l’ha fatto, visto che altri scrittori contemporanei al momento non hanno un decimo dei suoi estimatori; oltretutto il buon professore è a buon diritto un’autorità nel campo della filologia germanica, quindi i suoi meriti ce l’ha. Non è saggio prendersela con le sue opinioni solo perchè era un credente e ci teneva moltissimo (se non si vuole essere platealmente faziosi), né sminuirlo solo perché non ci è piaciuto (c’è gente che non sopporta la lettura dei grandi classici, ma questo non li rende meno importanti), anche se nulla vieta di avere idee divergenti. La Verità nel mezzo può apparire un concetto trito, ma ahimé è in genere abbastanza vero, chi non ci si vuole impantanare rischia di finire il pantani più grossi e profondi, se non altro perchè ha una visuale limitata. Poi ti invito a rileggere ancora il Don Chisciotte (Don Quijote?), perchè sebbene il protagonista sia un po’ tocco, quello che viene messo veramente alla berlina è l’atteggiamento ipocrita dei suoi contemporanei che lo prendono in giro per i suoi ideali, per poi temerlo per la sua potenzialità eversiva. Chissà perchè la cosa mi ricorda proprio una parte del saggio “On Fairy Stories” su cui sorvoli…

#62 Comment By Enrico On 19 gennaio 2009 @ 11:03

Purtroppo non concordo con te.
A me tolkien piace e molto, però un sacco di miei amici non lo riteine degno dei soldi spesi per la carta del libro e ne discutiamo talvolata duramente :).
Tuttavia sembra pretestuoso criticare i concetti letterari (non le preferenze tecnologiche) chi è considerato, almeno a quanto ne so quando cercai anni addietro di informarmi, ancora un inarrivato maestro di letteratura e filologia [inglese antica-media-moderna, tedesca e altre lingue] soprattutto in ambito “fantasy” (nel senso ampio)
Sia professore di letteratura che di lettere (in Inghilterra ci sono stati pochissimi casi) almeno fino ai suoi tempi.

Poi dire che sbaglia il concetto di fantasy quando è lui e Charles Williams, e Lewis ad avere creato o meglio ricreato (in varie accezioni) il fantasy stesso mi sembra ridicolo. Poi possono non piacere gli inizi del fantasy… ma qui si va nei gusti.
Prima era poco più che letteratura dello stupore.
Come dire alla famiglia Agnelli che non sanno fare le FIAT (non le macchine in generale ma le fiat).

Il che è tanto più vero soprattutto se si considera che è detto a uno che parlava fluentemente un numero spropositato di lingue avendone conosciuta anche la letteratura (inglese, spagnola, italiana, francese latina greca e varie altre nordiche, si lamentava di non saper il russo mi sembra) e che era professore universitario non certo per diritto di parentela.

Poi l’avversione per la tecnologia e il progresso mi sembra anche alla luce dei suoi discorsi con lewis che si riferisse mediatamente alla tecnologia in sé ma soprattutto a quello che la tecnologia faceva alla “sua” compagna e all’uomo (es. Quell’oscura forza di Lewis un po’ lento ma si trovano le dinamiche di gruppo che si sviluppano all’interno delle aziende, con pressioni e sottointesi più o meno chiari e palesi)
PS vivere difronte a una fabbrica di carbone non è l’aspirazione di nessuno.

su molte cose concordo con @Eowyn

Utilizare il raziocinio per criticare è doveroso come documentarsi, ma il giudizio deve essera dato ex post non ex ante altrimenti è una giustificazione e non un giudizio
Ciao

#63 Comment By alicearth On 19 febbraio 2009 @ 18:00

????Ma siete sicuri che il Fantasy vi piaccia???
Mi sa che quello che vi piace è giocare a video game e prendere per i fondelli i libri fantasy.
Forse vi piacciono solo le parodie, i video game e Lovecraft.
Parafrasando Goebbels, quando sento la parola ‘noioso o lento’ per un libro o un film metto mano alla pistola.
Forse la vostra è una onorevole missione contro chi prende seriamente(più o meno) questo genere, come quella di Odifreddi per gli atei.
Io una cosa non capisco e mi sarebbe molto utile capire cosa vi piace?
Perchè se non vi piace il Signore degli Anelli, allora probabilmente non mi è utile seguire il forum, almeno sui libri.
non cerchiamo le stesse cose in un romanzo o in un fumetto.
Riguardo il commento al povero Tolkien, citare Don Chisciotte è un colpo basso, tanto valeva l’Odissea, e comunque la critica inglese non la pensa assolutamente così, in italia è stato ostracizzato perchè lontanissimo dalla nostra letteratura di quegli anni.
E’ come se avessi detto che Collodi è noioso. Cosa legittima ma criticabile.
Indubbiamente per fare la fatica che ha fatto lui, un pò geniali si deve essere, forse non geni visionari e precursori_o forse si!.
Certamente se lo scrivessi a caratteri grandi sul sito, perderesti tutti i lettori.
Del commento non condivido assolutamente il giudizio personale sulle opinioni dell’autore…e manca probabilmente la conoscenza sull’ideologia(alla Marx) dell’autore e del contesto in cui scriveva.
Senza le quali un’opera non può essere giudicata.
Gamberetta &co-Per favore rispondetemi
bastano 10 titoli di cose(possibilmente Fantasy e non parodistiche stile giuda galattica)che vi sono piaciute
magari se ci sono online corro a leggere e mi faccio un’ idea:
..oddio per esempio io non ho 10 titoli fantasy che mi son piaciuti: vediamo
Dune-Il messia di Dune(gli altri no!)
Signore degli Anelli-Lo Hobbit(altro non ho letto)
La Spada di Shannara- le pietre magiche di Shannara(è una scopiazzatura da sotto l’ombrellone)
Il magico regno di Landover(per l’idea anche se è vecchia)
L’ultimo unicorno
La Strlada re di Guy Gavriel Kay.(non un capolavoro ma alcune cose ottime)
altro ora non mi sovviene
Attendo con ansia bye

#64 Comment By alicearth On 19 febbraio 2009 @ 19:14

- non c’è niente di male in un’ambientazione tecnologica o industriale (anche per una fiaba).?????
Che??
cosa è una fiaba?!!!
Nessuno ti arresta se scrivi una fiaba con ambientazione tecnologica…
anche nella sirenetta si va in barca, ed è una barca dell’ottocento e la fiaba non ha neanche il lieto fine, finisce un pò così…
ma non sono fiabe, non arriveranno e aiuteranno l’inconscio di nessun bambino.

#65 Comment By Hendioke On 8 aprile 2009 @ 16:12

Articolo interessante ma ho due piccole annotazioni da fare.

Il fantasy di Tolkien, per come lo stesso Tolkien lo descrive e per gli scopi e i significati che gli attribuisce è più epica che fantasy propriamente detto.

Difatti ritengo che oggi si definisca Tolkien fantasy più per l’influenza enorme che ha avuto sul genere che per le caratteristiche intrinseche della sua opera; perchè ad analizzare tutte le opere che parlano di Arda senza guardare alle loro conseguenze nella storia della letteratura è palese che si tratta di epica.

Si vede nei temi trattati, nei toni utilizzati, nella costruzione dei personaggi, nel lavoro metanarrativo di Tolkien (le appendici, alcuni prologhi nel Silmarillion ecc sono tutti inidizi volti a creare l’illusione che lui stia lavorando su degli originali testi elfici che sta traducendo e romanzando) e nello svolgimento delle varie trame che quello che Tolkien ha prodotto è molto più vicino al mito nella sostanza e all’epica nella forma che al genere fantasy.

Quindi l’errore più che nelle considerazioni di Tolkien (che comunque partiva da un concetto di fantasy diverso da quello odierno. Il genere al quale si riferisce è quello che noi chiameremmo fiaba) sta nell’interpretazione dei posteri che hanno visto nella sua opera l’acme del grande fantasy e non riescono a discostarsene.

Ma questo è un errore dei posteri, non certo suo. Dopo di ché molti suoi concetti, una volta contestualizzati sono attualissimi. Te hai parlato della verosimiglianza, io citerei anche l’importanza dell’evasione nella letteratura.

Detto questo penso, ed è l’altro appunto che volevo fare, che oggi come oggi sia possibilissimo scrivere ancora dell’ottima letteratura con mondi medievali poco sviluppati, magia a go go (anche se nelle opere di Tolkien è sempre una magia mai appariscente in stile heroic fantasy), scontro fra bene e male e, udite udite, nani ed elfi(!) solo bisogna rendersi conto che se si intende scrivere fantasy partendo da questi elementi ci vuole molto lavoro sui meccanismi minuti della trama, dei personaggi, del mondo ecc. per poter creare un romanzo avvicente, mentre per creare un’opera epica ci vuole molto lavoro ma sui principi del mondo e delle forze di cui si sta narrando e sui valori di queste forze e dei personaggi.

Insomma quello che davvero è inconcepibile è l’idea che si possa prende un’ambientazione simil tolkeniana, elfi e nani simil tolkeniani ed essere a metà del lavoro pensando che da soli ti forniscano l’epicità o il dettaglio necessari per produrre una buona opera.

#66 Comment By La mappa definitiva del Giovane Esordiente « Werehare’s Burrow On 8 agosto 2010 @ 18:15

[...] dialogo; Il punto sul fantasy italiano, Riassunto delle puntate precedenti, Scacchi e scrittura, On fairy stories, Educazione e timidezza, Gli scrittori e il troppo Amore, Come non scrivere fantasy: tutti articoli [...]

#67 Comment By Sian On 10 aprile 2011 @ 03:01

Ho spulciato il tuo blog. Condivo certe opinioni, mentre altre non mi convincono. Trovo apprezzabile il sincero trasporto con cui scrivi, la perizia con la quale argomenti.
J.R.R. Tolkien è sicuramente l’autore a cui sono maggiormente legata, non parlo di banale preferenza bensì di un’affezione nata durante la lettura della Trilogia. Ero in un momento delicato della mia esistenza, ma la sua Terra di Mezzo è riuscita a tenermi in questa qui. Non so se un autore possa sentirti ‘gratificato’, da una frase del genere; io voglio credere che a Tolkien non sia spiaciuto di avermi salvato la vita.
La premessa è importante, perché se mi criticano Tolkien, io la prendo male. In genere. Stavolta no.
Le obiezioni scritte sono riassumibili negli interventi brillanti di: Hendioke, Enrico, Eowyn, Tolman ed altri.
Vedo oggettivamente i limiti del Tolkien autore, se li impone lui stesso e ci si ingabbia dentro. Lui ha una cultura, una preparazione che la Troisi e la Strazzulla non avranno mai, perché non hanno l’umiltà di migliorare.
Scontato?
Affatto e bisogna ribadirlo.
Fra l’altro, non ho una macchina e manco la patente: camminare ed andare in bicicletta fa bene, per i tragitti più lunghi esistono i mezzi pubblici. Le auto non sono indispensabili, al massimo utili.
Inoltre, Tolkien scrive un saggio per discutere le sue ipotesi che possono essere contraddette, non porta delle tavole di pietra scritte da un roveto ardente.

#68 Comment By Kinyo On 21 maggio 2011 @ 21:37

Ciao! Ad un certo punto del saggio Tolkien cita il ‘cinematografo’ non mi ricordo però a che pro. ;)

#69 Comment By Fify In The Sky On 6 settembre 2012 @ 04:24

Ciao Gamberetta, verso l’inizio del post accennavi ad ambientazioni “oniriche”. So che sono un po’ OT, ma potresti consigliarmi dei romanzi con questa caratteristica? Sto leggendo un po’ di saggistica per scriverne uno, ma non è la stessa cosa e vorrei potermi appoggiare anche a qualche esempio concreto.

#70 Comment By Ettore On 6 settembre 2012 @ 09:46

Ciao Gamberetta, verso l’inizio del post accennavi ad ambientazioni “oniriche”. So che sono un po’ OT, ma potresti consigliarmi dei romanzi con questa caratteristica? Sto leggendo un po’ di saggistica per scriverne uno, ma non è la stessa cosa e vorrei potermi appoggiare anche a qualche esempio concreto.

Non so se con “oniriche” ti riferisci al sogno vero e proprio o a qualsiasi ambientazione con un tocco di surreale. In qualsiasi caso a me sono piaciuti molto il ciclo onirico di Lovecraft (la saga di Randolph Carter, su tutti Hypnos). Anche la raccolta Finzioni di Borges ha diversi spunti interessanti sotto questo argomento, anche se non parlano propriamente di sogni.
Il cinema può aiutarti senz’altro in questo campo. Ti consiglierei Lynch, in particolare Mulholland Drive, la serie Twin Peaks e (se proprio vuoi farti del male) INLAND EMPIRE. Sono peculiari, i suoi film vanno molto a gusti e c’è poco per giudicarli oggettivamente (INLAND EMPIRE su tutti, è praticamente fan-only). Alcuni titoli di film “onirici” li trovi qua.

#71 Comment By Fify In The Sky On 7 settembre 2012 @ 01:15

@Ettore
Grazie infinite ^-^ In effetti mi riferivo a vere e proprie ambientazioni con la struttura di un sogno; è anche vero però che a forza di studiare sto dimenticando il lato “emozionale” di questo e quindi le sensazioni stranissime che procura, quasi del tutto assenti nella vita reale. Se i libri e i film che mi hai citato le riproducono anche in parte, allora sei stato utilissimo ^-^
Sul surreale “puro”, invece, hai qualcosa da suggerirmi? E, se sei lettore di Weird e Bizzarro, pensi che potrei avventurarmi per prendere spunto?

#72 Comment By Ettore On 7 settembre 2012 @ 10:42

Sul surreale “puro”, invece, hai qualcosa da suggerirmi? E, se sei lettore di Weird e Bizzarro, pensi che potrei avventurarmi per prendere spunto?

Sul surreale “puro” (nella sua accezione originale) non saprei bene cosa consigliarti, tuttavia credo che il Bizzarro si avvicini molto alla definizione.
Sul surreale come “estetica del sogno” puoi rivolgerti al cinema: oltre al già citato Lynch, potresti dare un’occhiata ai film di Hitchcock (per le sequenza oniriche, come ne La donna che visse due volte), o a Nirvana di Salvatores. Secondo me il surreale ha più valore in questo senso, come strumento per rappresentare il sogno. In letteratura, Il Pendolo di Focault di Eco contiene parti surreali e allucinate, ma come libro è molto fitto e verboso, e se Eco non ti piace lo troverai prolisso e infodumposo; altrimenti i racconti del terrore di Poe contengono parti sull’argomento.

è anche vero però che a forza di studiare sto dimenticando il lato “emozionale” di questo e quindi le sensazioni stranissime che procura, quasi del tutto assenti nella vita reale

Questa è la cosa più difficile da rappresentare; ed è anche secondo me l’unica cosa che conta quando si parla di sogni. In questo campo, trovo che il cinema vinca sulla letteratura, anche se non è sempre così. Inception, ad esempio, parla di sogni (di sogni nei sogni nei sogni…) ma non si respira per niente l’atmosfera surreale che circonda un sogno. È tutto troppo preciso, calcolato. Se cerchi l’atmosfera, i film di Lynch ne sono saturi.
Spero di esserti stato d’aiuto.

#73 Comment By Fify In The Sky On 7 settembre 2012 @ 16:08

Utilissimo davvero, grazie :D


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