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Recensioni :: Romanzo :: Leviathan

Pubblicato da Gamberetta il 25 novembre 2009 @ 23:11 in Fantasy,Libri,Recensioni,Straniero | 49 Comments

Copertina di Leviathan Titolo originale: Leviathan
Autore: Scott Westerfeld
Illustrazioni: Keith Thompson

Anno: 2009
Nazione: U.S.A.
Lingua: Inglese
Editore: Simon Pulse

Genere: Steampunk per fanciulli
Pagine: 448

Giugno 1914. Il governo inglese invia la Leviathan, l’ammiraglia della propria flotta aerea, in missione segreta a Costantinopoli. Lungo la strada salgono a bordo Deryn Sharp, una ragazza scozzese che si è travestita da ragazzo per servire in aeronautica, e il Principe austriaco Aleksandar – Alek per gli amici –, in fuga dalla propria patria dopo l’assassinio del padre a Sarajevo.

Non è però il 1914 che conosciamo: nel mondo di Leviathan la tecnologia ha fatto passi da gigante sia nel campo della robotica, sia in quello della bioingegneria. I Tedeschi e gli Austro-Ungarici (i “Clanker”) si sono specializzati nella costruzione di corazzate terrestri e di enormi robot da guerra (qui chiamati walker, somiglianti ai “robottoni” di certi anime giapponesi o ai mech di giochi stile MechWarrior), mentre Inglesi, Francesi e Russi (i “Darwinisti”) hanno plasmato nuove forme di vita per gli usi più svariati. La stessa Leviathan è una creatura vivente, che mescola il DNA della balena con quello di decine di altre specie.

Booktrailer di Leviathan

Ciò premesso, il booktrailer e certo hype facevano credere che Leviathan fosse un romanzo di guerra. Non è così. Basta confrontare l’hype con i fatti. Per esempio un tizio, dopo aver letto una ARC[1], dichiarava:

bandiera EN Westerfeld has kicked off his new series with bang, averaging more battles and bombings per chapter than a textbook on both World Wars combined.

bandiera IT Westerfeld ha cominciato la sua nuova serie col botto. Ci sono più battaglie e bombardamenti per capitolo che in un libro di testo dedicato a entrambe le Guerre Mondiali.

Questi sono i fatti:

  • Capitoli presenti nel romanzo: 41.
  • Battaglie presenti: zero (ci sono 6 scontri a fuoco, ma esito a chiamarli “battaglie” dato che il numero di mezzi e uomini coinvolti si conta sulle dita delle mani – spesso di una mano sola).
  • Bombardamenti: zero (non viene sganciata alcuna bomba nel corso dell’intero romanzo – neanche una, neppure per sbaglio).
  • Massimo numero di walker o corazzate terrestri contemporaneamente presenti in una scena: 2.
  • Numero di combattimenti tra un walker e un “mostro” darwinista: zero.

In altre parole la Prima Guerra Mondiale rimane sullo sfondo. Chi si aspettava – io! – un’armata di robot tedeschi che attraversa la Manica per combattere contro un esercito di creature abominevoli ingegnerizzate a partire dal DNA del mostro di Loch Ness, rimarrà deluso. Niente di tutto questo è neppure accennato nel romanzo. Invece c’è una sana storia di avventura per bambini piena di buoni sentimenti.

Il mondo di Leviathan

Il 1914 dipinto in Leviathan ha un suo fascino, a tratti notevole, ma la costruzione di Westerfeld è semplicistica.

Mappa del mondo
Mappa allegorica dell’Europa di Leviathan. Clicca per ingrandire

I Clanker sono più o meno verosimili: in pratica non c’è molta differenza rispetto ai libri di storia, solo i carri armati si sono sviluppati qualche decennio prima e hanno gambe invece di cingoli. Westerfeld liquida la questione con una battuta di Alek:

bandiera EN How else would a war machine get around? On treads, like an old-fashioned farm tractor? What a preposterous idea.

bandiera IT Come potrebbe altrimenti spostarsi una macchina da guerra? Su cingoli, come i vecchi trattori agricoli? Che idea stravagante.

Anche se in verità non è mai spiegato perché le gambe dovrebbero essere un sistema di locomozione migliore dei cingoli: i walker non sono particolarmente veloci e hanno grossi problemi di stabilità in caso di terreno accidentato; se cadono non si possono rialzare senza aiuto; inoltre non sono “robottoni” intelligenti, hanno bisogno di equipaggio – nel romanzo non esistono computer a vapore o intelligenze artificiali, tutti i macchinari sono stupida ferraglia.
Tuttavia non ho trovato assurde le scene con i Clanker: vero, niente del genere può essere costruito neanche ai giorni nostri, però non è tecnicamente impossibile, e una certa tendenza tedesca al gigantismo per quanto riguarda i carri armati è storicamente corretta.

K Panzerkampfwagen

Nel 1917 il Ministero della Guerra tedesco ordina di approntare un super carro armato in grado di travolgere le linee nemiche anche nelle situazioni più difficili. Viene così progettato il “K-Wagen” una mostruosità da 120 tonnellate con 27 uomini di equipaggio, 4 cannoni e 7 mitragliatrici.

Modellino del K-Wagen
Un modellino di come sarebbe potuto apparire il K-Wagen

Dieci K-Wagen vengono commissionati, ma al termine della Guerra, nel novembre 1918, solo due esemplari sono in fase avanzata di costruzione, presso l’impianto di Riebe. Gli Alleati ordinano che i due super carri siano smantellati.

Il K-Wagen in costruzione
Il K-Wagen in costruzione

Per saperne di più sulle macchine da guerra tedesche nella Prima Guerra Mondiale, si può consultare il seguente volume, ricco di fotografie:

Copertina di German Panzers 1914-18German Panzers 1914-18 di Steven J. Zaloga (Osprey Publishing, 2006).

 

 

Se dalla Prima Guerra Mondiale si passa alla Seconda, si scoprono progetti ancora più ciclopici, dei quali ho già parlato.

Le azioni di combattimento con i Clanker spesso sono tirate per i capelli – e in un romanzo di Tom Clancy farebbero chiudere il libro – ma qui è fantasy!!! e sopporto. In fondo non c’è niente di scandaloso, nessun drago colpito al volo dalle catapulte di troisiana memoria. Tranne…
Il cannone da 57mm che spara dal walker in movimento e colpisce gli esploratori nemici a cavallo, a distanza imprecisata.

Il walker di Alek
Il walker di Alek. Può camminare così con le gambe piegate, oppure le gambe possono essere distese per un’andatura più veloce. Può perfino correre

I Darwinisti sono un altro paio di maniche. L’idea è che Charles Darwin non solo abbia scoperto il meccanismo dell’evoluzione, ma abbia anche scoperto come manipolare il DNA. Nell’arco di due generazioni gli scienziati hanno raggiunto un controllo completo sulla bioingegneria. Possono creare qualunque forma di vita, da singoli microbi fino a enormi navi viventi.
Come spiega Deryn, la bioingegneria ha sostituito la meccanica:

bandiera EN She remembered how Da had said London looked in the days before old Darwin had worked his magic. A pall of coal smoke had covered the entire city, along with a fog so thick that streetlamps were lit during the day. During the worst of the steam age so much soot and ash had decorated the nearby countryside that butterflies had evolved black splotches on their wings for camouflage.
But before Deryn had been born, the great coal-fired engines had been overtaken by fabricated beasties, muscles and sinews replacing boilers and gears. These days the only chimney smoke came from ovens, not huge factories, and the storm had cleared even that murk from the air.

bandiera IT Ricordò come papà aveva descritto l’aspetto di Londra prima che il vecchio Darwin compisse i suoi miracoli. Fumo di carbone aveva ricoperto l’intera città, insieme a una nebbia così fitta che i lampioni erano lasciati accesi durante il giorno. Nel momento peggiore dell’età del vapore, fuliggine e cenere avevano invaso la vicina campagna, tanto che le farfalle erano mutate: per mimetizzarsi avevano sviluppato macchie nere sulle ali.
Ma prima che Deryn nascesse, i grandi motori a carbone erano stati sostituiti da animali ingegnerizzati. Muscoli e tendini avevano rimpiazzato caldaie e ingranaggi. Adesso gli unici fumaioli in funzione erano quelli dei forni, non di enormi fabbriche, e la tempesta aveva disperso anche quel velo di sporco.

Immaginate i Flintstones, con l’uccello preistorico che usa il becco al posto della puntina del giradischi: con i Darwinisti siamo da quelle parti.

Giradischi dei Flintstones
I Darwinisti dell’età della pietra

Anche qui non è scientificamente impossibile, ma richiede un balzo tecnologico ben più ampio di quello richiesto per sostituire i cingoli. È inverosimile un tale controllo sul DNA senza lo sviluppo di scienze e tecnologie correlate, dai microscopi all’informatica. Inoltre spesso le creature darwiniste sono inefficienti: non è molto credibile che in guerra non si scelga l’alternativa migliore.
L’intera faccenda è ambigua: da un lato i Darwinisti sono dipinti come “fanatici” che prediligono la bioingegneria sulla meccanica per partito preso, dall’altro i motori della Leviathan sono normali motori meccanici. Non ha senso: o i Darwinisti hanno una fede quasi religiosa nella bioingegneria, e allora ci sta che adottino una soluzione animale anche quando l’equivalente meccanico è più funzionale, oppure scelgono di volta in volta e in questo caso una marea di loro creazioni sarebbe da buttar via.
Una brutta caduta di stile i motori meccanici sulla Leviathan: pura pigrizia da parte dell’autore, che per risolvere un inghippo nella trama se n’è fregato della coerenza.

Comunque, alcune creature Darwiniste, per quanto inefficienti e inverosimili, le ho gradite perché troppo kawaii!
Le lucertole messaggero sono deliziosamente carine! Questi animaletti, ingegnerizzati a partire dalle comuni lucertole, scorazzano lungo il sartiame della Leviathan. Quando qualcuno ha bisogno di riferire un messaggio o dare ordini, parla a una lucertola. La lucertola registra la voce, va a cercare il destinatario e ripete il messaggio.
Quando la Leviathan fa alzare in volo i palloni-medusa da osservazione, il pilota si porta appresso una lucertola; se avvista il nemico lo comunica all’animaletto, il quale torna sulla nave a riferire la notizia, zampettando lungo un cavo legato al pallone. Il problema è che la lucertola si muove con flemma: se il pilota usasse il codice morse farebbe molto prima…
Altre creature sono poco credibili e decisamente stupide.
Sulla Leviathan le mitragliatrici sono state sostituite dai “fléchettes bats”. Funziona così: la Leviathan ospita una colonia di pipistrelli opportunamente ingegnerizzati; quando è avvistato un vascello avversario, ai pipistrelli vengono fatti mangiare dei chiodi. Quindi si disturbano gli animali per farli alzare in volo. Poi la Leviathan dirige potenti fari contro la nave nemica: i pipistrelli, attirati dalla luce, si dirigono in quella direzione. Infine la Leviathan cambia la luce dei fari da gialla a rossa: il rosso terrorizza i pipistrelli, che cagano i chiodi sul bersaglio. Non so, dovrei ridere? Poi capisco che Westerfeld abbia tratto ispirazione dalle “bat bomb“: non è divertente lo stesso.

Rimangono poi alcuni problemi di fondo. Per esempio, che bisogno c’è di ingegnerizzare balene volanti e lupi-tigre quando puoi ingegnerizzare virus? Sono un’arma molto, molto, molto più efficace di qualunque “mostro”. In un altro romanzo di tecnologia contro biologia, La Guerra contro gli Chtorr di David Gerrold, gli Chtorr, prima di inviare contro la Terra i vermi giganti e gli altri “mostri”, spazzano via buona parte della popolazione con le malattie infettive.
E ancora: con una tale conoscenza della genetica, ci si aspetterebbe che i Darwinisti siano immortali, che possiedano la cura per ogni malattia, che possano farsi crescere le ali o le branchie o siano in grado di migliorare il proprio stesso cervello. Ma:

bandiera EN Though human life chains were off-limits for fabrication, the middies often conjectured that the bosun’s ears were fabricated.

bandiera IT Sebbene non fosse consentito manipolare le catene vitali umane, gli aspiranti guardiamarina spesso sospettavano che le orecchie del nostromo fossero ingegnerizzate.

Tutto qui. Una sola riga su 400 pagine per giustificare un fatto clamoroso. “Manipolare il DNA umano è contro le regole”. Fine. Lo dice l’Autore. Come accennavo: ambientazione costruita in maniera semplicistica. Al limite del cretino.

Oltre il microcosmo della Leviathan, il mondo darwinista rimane indefinito. Com’è la vita a Londra senza meccanica e in compagnia di un esercito di bestie ingegnerizzate? Non si sa. Peccato.

Il muso della Leviathan
Il muso della Leviathan

Personaggi e morale

La storia è narrata in terza persona limitata dal punto di vista di Alek e Deryn. I due punti di vista si alternano con regolarità – si passa da un personaggio all’altro ogni due capitoli. Faccio notare che il punto di vista non è mai cambiato durante una scena. I passaggi da Alek a Deryn e da Deryn ad Alek avvengono solo in corrispondenza della fine di un capitolo/inizio del capitolo successivo.

Il Principe Alek è infantile, noioso, e si comporta almeno due volte da perfetto idiota per mere esigenze di trama. L’equipaggio del walker con cui è fuggito dall’Austria è composto da personaggi insipidi quanto lui. Ho sperato che nel finale almeno il Conte Volger sviluppasse una personalità, invece è rimasto il personaggio informe di inizio storia.
Quando la Leviathan non riesce a decollare, ho creduto che Volger avesse sabotato apposta la nave: meglio morire che allearsi con il nemico. Sarebbe potuta essere una svolta imprevista, l’unico colpo di scena del romanzo. Niente di tutto ciò. Purtroppo.
Per fortuna Alek è un Clanker: la sua personalità assente è compensata dal rombo dei motori e dal fischiare del vapore sotto pressione. Nelle scene migliori il protagonista è più il Cyklop Stormwalker, il walker di Alek, che non Alek medesimo.

Il Principe Alek
Alek in piedi su un walker abbattuto

Deryn è più simpatica e vivace. Non che sia chissà quale eroina, ma non ti fa addormentare. Ha un carattere più forte e determinato rispetto a quello di Alek e, sebbene non sia un’aquila, non si comporta mai da cretina.
Westerfeld le ha creato un lessico con parole e locuzioni particolari (“ninny”, “diddies”, “bum rag”, “barking spiders”, “blisters”, “clart”, ecc.) che non so quanto possa essere accurato rispetto alla parlata di una scozzese di inizio secolo, però distingue bene il personaggio. Quando Deryn parla o pensa si capisce subito che è lei.
Tutto sommato un personaggio piacevole da seguire. Anche i comprimari dal lato di Deryn sono più interessanti, in particolare la donna scienziato che tiene una tigre della Tasmania come animale domestico.

Deryn e Alek soffrono poi di un grave difetto: sono buoni. Quel tipo di bontà mielosa e piena di retorica che spesso fa capolino nel fantasy.
Per esempio, Deryn dichiara di essersi arruolata per volare, non certo per combattere… ricapitoliamo: Deryn è una ragazza. Si traveste da ragazzo – rischiando la galera per sé e per il fratello, che sa del trucco e l’aiuta – e poi, alla vigilia di una guerra, si arruola volontaria nell’aeronautica militare. Perché vuole solo volare! Sì, certo. E i tizi della CIA che torturano i prigionieri nelle basi americane in Pakistan o in Lituania sono entrati nell’Agenzia solo per vedere il mondo…
E no, non è il personaggio che cerca di convincersi di essere buono quando in realtà è spinto da pulsioni molto meno nobili: Deryn è davvero buona. Ed è buona non perché abbia senso, è buona perché è in un romanzo fantasy rivolto agli Young Adult. Che squallore.
Con Alek siamo sulla stessa barca. Il poverino non riesce mai a uccidere nessuno di suo pugno e l’unica volta che muore qualcuno per causa sua, lui non l’ha fatto apposta. Che anima candida.

Nella parte finale del romanzo, affiora la solita pappa stantia: il vero nemico è l’incomunicabilità! Se conosci il tuo nemico vedi che è come te che i veri cattivi non sono i tedeschi o gli inglesi i clanker o i darwinisti i veri nemici sono i guerrafondai bla bla bla.
Noia. Noia. Noia.
Ammetto però che Westerfeld è abile nel diluire questa morale rancida nelle scene d’azione: la morale emerge dal mostrato, non è mai spiattellata esplicitamente. “La guerra è kattiva!!!” rimane un discorso da scuola elementare.

Deryn Sharp
Deryn pilota un pallone-medusa da osservazione

Stile

Poco da dire: Westerfeld è uno scrittore competente e si vede. Il romanzo è scorrevole e senza punti morti; il ritmo è sempre alto. Però, a mio parere, non sempre sono mostrate le scene che partono con le premesse migliori: per esempio l’autore dedica pagine e pagine all’atterraggio e alla ripartenza della Leviathan dallo Zoo di Londra, e taglia corto sull’inseguimento di una corazzata terrestre al walker di Alek.
C’è poi qualche sbavatura qui e là (il dialogo tra Alek e Volger mentre si allenano è chiaramente a beneficio del lettore e suona forzato) e qualche descrizione non proprio riuscita (Deryn incontra Alek e subito le viene in mente solo “handsome”), ma poca roba.
Lo stile di Westerfeld è molto funzionale, ma non è brillante: se si esclude in parte Deryn, c’è troppa distanza tra il punto di vista, molto ravvicinato ai personaggi, e il linguaggio, troppo neutro. Alek sembra un automa – o un bravo scrittore – non un giovane Principe.

Conclusioni

Romanzo di avventura semplice semplice per un pubblico di ragazzini non troppo svegli. Dubito possa piacere a chi ha più di dodici anni – parlo di età mentale, lo so che ci sono delle trentenni che tengono in camera il poster di Edward Cullen o di Sennar.
È molto più fantasy che non fantascienza: la speculazione scientifica è da asilo e rimane tollerabile solo quando le trovate sono almeno molto fantasiose. Westerfeld, nelle note a fine romanzo, lo definisce steampunk. Sì, ma solo se vogliamo applicare la definizione originaria di K. W. Jeter: “gonzo-historical” può essere una giusta classificazione per Leviathan. La componente steam in senso tecnologico è presente, ma ha un ruolo minore – i Darwinisti hanno più spazio dei Clanker. Di -punk non se ne vede neanche l’ombra.

Nel complesso un’opera mediocre. Non brutta, ma faccio fatica a trovarci qualcosa di veramente bello; di nuovo, originale, brillante. Non credo valga la pena comprare, ma dato che è gratis[2], una sbirciatina la si può dare. L’inglese è semplice, a parte qualche termine tecnico marinaresco e lo slang di Deryn.

In un’intervista dedicata ad altro argomento, un rappresentante di Einaudi ha dichiarato che il romanzo sarà pubblicato in Italia dalla loro casa editrice l’anno prossimo. Non ho idea se sia vero, né se si prenderanno l’impegno di pubblicare anche i volumi successivi: infatti Leviathan è – tanto per cambiare – il primo romanzo in una trilogia; Behemoth e Goliath sono già stati annunciati da Westerfeld, indicativamente per l’autunno 2010 e l’autunno 2011.
Tengo a sottolineare che la storia in Leviathan non è autoconclusiva: si interrompe bruscamente, lasciando la trama in sospeso.

Chi dovrebbe leggere Leviathan sono gli autori italiani o gli aspiranti tali. Tempo fa credevo che Ash di Mary Gentle potesse essere una buona pietra di paragone: ero un’ingenua ottimista! Con Leviathan l’asticella della qualità scende di una tacca, ma sarà l’ultima volta.
In altri termini: se desiderate pubblicare un libro dignitoso, dovete scrivere almeno al livello di questo romanzo di Westerfeld. Dovete dimostrare la stessa dose di fantasia e la stessa padronanza della tecnica narrativa. Non sto chiedendo la Luna, sto chiedendo un livello minimo.
Lo so che le mie parole vi entreranno in un orecchio e usciranno dall’altro. E so che si continueranno a scrivere, pubblicare e comprare romanzi pieni di puttanate con gli elfi o con ragazzine imbecilli che si innamorano del vampiro compagno di banco. Pazienza. Io ci provo.

Letture Consigliate

Se le idee dietro Leviathan (storia alternativa in chiave fantasy, robottoni, tecnologia vs. biologia) vi incuriosiscono, potreste dare un’occhiata anche a questi romanzi:

Icona di un gamberetto Il ciclo dell’Oscurità di Harry Turtledove.

 Nell’Oscurità (Into the Darkness, 1999)
 Scende l’Oscurità (Darkness Descending, 2000)
 Attraverso l’Oscurità (Through the Darkness, 2001)
 I Signori dell’Oscurità (Rulers of the Darkness, 2002)
 Le Fauci dell’Oscurità (Jaws of Darkness, 2003)
 La Fine dell’Oscurità (Out of the Darkness, 2004)

Turtledove ricrea la Seconda Guerra Mondiale, ambientandola però nel mondo fantastico di Derlavai. I carri armati diventano bestie enormi che trasportano cannoni magici, gli aerei sono draghi, i sommergibili mostri marini, e il Progetto Manhattan vede impegnati gli stregoni più potenti del mondo.
Il vero difetto di questo ciclo è proprio l’aderenza alla storia: cambiano i nomi degli stati, cambia la scienza e la tecnologia, ma per il resto gli eventi sono gli stessi, dalla spartizione della Polonia, all’attacco della Russia alla Finlandia, fino all’assedio di Stalingrado. Quando si riesce a individuare che Algarve è in realtà la Germania o che Kuusamo sono gli Stati Uniti, la vicenda diviene prevedibile, perché si sa già come andrà a finire.
Rimane un ciclo piacevole, arricchito da una profusione di punti di vista degna di Martin (ci sono almeno venti personaggi punto di vista) e dall’assenza di “buoni” e “cattivi” tradizionali. Lo stile di Turtledove è in generale decente, tranne quando glissa sulle scene d’azione per riassumerle attraverso dialoghi successivi. Qualche volta questo “trucco” funziona bene, più spesso si rivela un ripiego misero.

Copertina de La Fine dell'Oscurità
Copertina de La Fine dell’Oscurità


Icona di un gamberetto Il ciclo della Guerra contro gli Chtorr di David Gerrold.

 La Guerra contro gli Chtorr (A Matter for Men, 1983)
 Il Ritorno degli Chtorr (A Day for Damnation, 1985)
 Il Giorno della Vendetta (A Rage for Revenge, 1989)
 L’Anno del Massacro (A Season for Slaughter, 1993)
Nota importante: la storia non è finita. Nel progetto originario erano previsti altri tre romanzi, che Gerrold in sedici anni non ha ancora scritto – né è scontato che lo faccia in futuro.

La Terra viene invasa dagli alieni, gli Chtorr. Anzi, viene aggredita da un intero ecosistema alieno. Gli Chtorr sono una moltitudine di specie diverse: animali, piante, microbi. Pian piano le creature extraterrestri rimpiazzano gli equivalenti autoctoni, esseri umani compresi.
Il lavoro di Gerrold con gli Chtorr è molto più accurato e scientificamente approfondito rispetto a quello di Westerfeld con i Darwinisti. Gli Chtorr sono parecchie spanne più verosimili delle bestie ingegnerizzate in Leviathan. E sono molto più bizzarri e letali.
Nei vari romanzi del ciclo le scene d’azione sono ottime – sebbene anche qui manchino delle vere e proprie battaglie – e la sensazione di apocalisse imminente è ben resa. I romanzi funzionano meno quando Gerrold imita le lezioni di filosofia di Heinlein senza averne il carisma e la bravura. Rimane poi il grosso problema che dopo quattro libri è tutto in sospeso e non si sa se vinceranno i Terrestri o gli Chtorr. E forse non si saprà mai.

Copertina de La Guerra contro gli Chtorr
Copertina de La Guerra contro gli Chtorr


Icona di un gamberetto Fanteria dello Spazio (Starship Troopers, 1959) di Robert A. Heinlein.

Un classico della fantascienza, il romanzo che ha introdotto le Armature Potenziate e ha ispirato Yoshiyuki Tomino per Mobile Suit Gundam.
Sono narrate le avventure di un soldato nella Fanteria Spaziale Mobile, mentre la Terra si trova invischiata in una guerra interplanetaria contro gli Aracnidi.
Heinlein costruisce un mondo futuro verosimile e particolarmente curato per quanto riguarda gli aspetti sociali, politici e militari: Fanteria dello Spazio è una delle poche opere di narrativa nelle liste di lettura delle accademie militari americane.

Un fatto poco noto è che Fanteria dello Spazio, nelle intenzioni dell’autore, doveva essere un libro per ragazzi. Il rispetto che Heinlein dimostra nei confronti del pubblico a cui si rivolge è ammirevole: non ci sono semplificazioni, non ci sono pseudo guerre allo zucchero filato, non c’è morale preconfezionata da favola della buona notte; ci sono scenari realistici, c’è una filosofia di vita brutale – ma del tutto coerente con l’ambientazione, e ci sono le Armature Potenziate, una delle trovate più cool della storia della fantascienza.
Pensateci quando sentite il solito scrittorucolo delle nostre parti giustificare ogni porcata perché tanto è per un “pubblico giovane”.

Copertina di Fanteria dello Spazio
Copertina di Fanteria dello Spazio

E i romanzi di Temerarie, quelli del Drago di Sua Maestà di Naomi Novik? In effetti l’idea delle guerre napoleoniche con i draghi non è molto lontana dall’idea di avere una Prima Guerra Mondiale con i mech. Però ho letto il primo romanzo di Temerarie ed era pura fuffa. Dunque non consiglio!

* * *

note:
 [1] ^ Advance Reading Copy. Una copia di un romanzo distribuita a giornali, critici, amyketti, ecc. qualche tempo prima dell’uscita ufficiale, in modo che si possa creare il giusto hype. Qualche volta le ARC non sono ancora la versione definitiva di un libro, mancando un ultimo passaggio di editing, o una corretta impaginazione, o la giusta copertina o altri dettagli simili.

Copertina delle ARC di Leviathan
Copertina delle ARC di Leviathan

 [2] ^ Come da Segnalazione. L’edizione originale di Leviathan comprende una cinquantina di illustrazioni. Sono presenti anche nelle edizioni pirata, ma purtroppo chi ha scannerizzato il libro ha acquisito le immagini a dimensioni ridotte. Qui sotto ne potere vedere una estratta dalla versione HTML, senza ritocchi.

L'illustrazione del capitolo 19
L’illustrazione del capitolo 19

Immagini a risoluzione più alta si possono ammirare al sito del disegnatore, Keith Thompson.


Approfondimenti:

bandiera EN Leviathan su Amazon.com
bandiera EN I primi capitoli di Leviathan leggibili online

bandiera EN Il blog di Scott Westerfeld
bandiera EN Il sito di Keith Thompson

bandiera EN The Flintstones su Wikipedia
bandiera EN Il ciclo dell’Oscurità su Wikipedia
bandiera EN La Guerra contro gli Chtorr su Wikipedia
bandiera EN Starship Troopers su Wikipedia

 

Giudizio:

Ci sono i mech e i mostri! +1 -1 Ma non si picchiano tra loro.
Ci sono bestiole kawaii! +1 -1 Ma altre bestiole sono cretine.
I Clanker sono verosimili. +1 -1 Ma i Darwinisti molto meno.
Deryn è simpatica. +1 -1 Ma Alek è noioso.
Lo stile è buono. +1 -1 Ma non è brillante.

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49 Comments (Mostra | Nascondi)

49 Comments To "Recensioni :: Romanzo :: Leviathan"

#1 Comment By Ste On 26 novembre 2009 @ 08:33

Ciao!
Lo ammetto per le prime righe mi stava interessando il libro, ma quando sei arrivata a descrivere le parti riguardanti la manipolazione genetica ho cambiato idea, conoscendomi alla prima “bestialità” chiuderei il libro e lo userei per qualche tavolo traballante!

Due cose però: colpire un bersaglio in movimento da una postazione, anch’essa in movimento, non è impossibile, si tratta di fortuna se al primo colpo, calcoli di ballistica per i colpi successivi: basta regolare l’alzo e la gittata del cannone, mirando alla corretta distanza “davanti” al bersaglio lo si può colpire in quanto proiettile e bersaglio arriveranno contemporaneamente (non parlo dei giorni d’oggi con computer di tiro e centri di controllo direzione tiro, ma nella 1 e 2 guerra mondiale era solo questione di ottiche, o degli occhi dei piloti in caso dei caccia)
L’altra cosa sono solo alcuni errori di battuta “flotta area” e “salgano” nel primo paragrafo e “stesse proprio cervello” circa a metà. (scusa per questa puntualizzazione sopratutto fatta d ame che a volte quando scrivo al pc sembro dislessico :O) )
Buona giornata

#2 Comment By Rik On 26 novembre 2009 @ 11:48

Ciao.
Immagino che tu abbia letto “Leviathan” nella speranza di avere un termine di paragone per il romanzo che hai in stesura, ma sono lieto che questa lettura sia poi divenuta occasione per una recensione.
Come sempre, l’ho trovata accurata e coinvolgente e mi scopro decisamente invogliato a leggere… “Starship troopers”. Peraltro il poco che abbia letto di Heinlein mi piacque.
Buon lavoro ed alla prossima,
Rik

#3 Comment By Uriele On 26 novembre 2009 @ 11:58

Bhè, l’idea del virus modificato geneticamente in un romanzo ambientato in un passato steampunk era già stata usata da Alan Moore:

Mostra spoiler ▼

Per quanto riguarda il DNA umano, la scelta dell’autore non mi sembra campata così in aria. Pensa al mondo moderno: possiamo clonare gli animali, ma per motivi più bioetici che tecnologici non abbiamo mai fatto una prova (ufficialmente) sugli uomini; la ricerca sulle staminali embrionali è considerata immonda da molti gruppi cattolici e vietata in alcune nazioni (noi siamo fra queste nazioni). Quando in questi esperimenti entra in gioco l’uomo c’è sempre qualcuno che mette dei paletti ideologici (è un obominio, è contronatura, Dio non vuole,…), proprio come fa l’autore

#4 Comment By Mariano On 26 novembre 2009 @ 13:18

@ Gamberetta

Ma guarda che ti sbagli! Leviathan è steampunk….Certo! Nel senso di “molto fumo” e poca “credibilità” :Pp
Immagino che l’autore intedesse questo, no?
D’altronde, il booktrailer e l’uso massiccio di immagini paiono voler quasi compensare, in modo rozzo, a quella che traspare dalla tua recensione come una scarsa qualità narrativa, almeno per un pubblico “maturo e sveglio”.
è vero che oggi come oggi un libro è spesso accompagnato da belle illustrazioni, grande sfoggio di colori, ammirevoli iconografie. Come potrebbe essere vero il contrario. Ma in questo caso la formula pare adattarsi proprio al “molto fumo” e nient’altro!

#5 Comment By Rik On 26 novembre 2009 @ 13:49

@Uriele
Vero è che l’etica ha il suo peso sulla scienza. (“Il fatto che lo si possa fare tecnicamente, non significa che lo si debba fare eticamente” – U. Veronesi)
Tuttavia esaurire il tutto con una battuta di due parole in un libro di quaranta capitoli davvero non è sembrato, se non forzato, quanto meno deludente?
Rik

#6 Comment By mandragola On 26 novembre 2009 @ 15:35

Bellissime illustrazioni, quasi un Rakam moderno!

#7 Comment By Gamberetta On 26 novembre 2009 @ 19:42

@Ste. Grazie per la segnalazione dei refusi, ora correggo.

Non dico che sia impossibile, ma è molto difficile per un carro armato in movimento colpire un bersaglio in movimento (tra l’altro qui il walker quando cammina ballonzola).
I carri della prima, ma anche della seconda guerra mondiale, difficilmente facevano centro in quelle condizioni. Appunto ci vuole un computer balistico per riuscirci (o sparare un bel po’ di colpi).

@Mariano. Le illustrazioni nel romanzo sono bianco e nero. Westerfeld ha detto che le ha volute per imitare lo stile dei libri di inizio secolo che spesso erano illustratati.
Poi è romanzo molto semplicistico, ma non è uno schifo. Avrebbe però potuto essere molto meglio, le premesse nell’ambientazione c’erano.

#8 Comment By GSeck On 27 novembre 2009 @ 01:40

Bella recensione.
Sono l’unico a cui questo libro intriga? Un stivale di gomma è un voto decente, magari ci faccio un pensierino quando (e se) uscirà in italiano.

Peccato che manchino le battaglie, magari nei seguiti ce ne saranno sin troppe.
Non trovate che le illustrazioni abbiano qualcosa di mangoso, soprattutto nei volti? Per me è un punto a favore.

Non credo che sia irreale la presenza di paletti alla genetica umana, ed è anche plausibile che la scienza darwinista riesca a manipolare balene ma non esseri piccoli come i virus. In effetti stona un po’, ma non credo che sia una vera e propria forzatura.

Piccolo refuso: “pungo” al posto di pugno.

#9 Comment By Davide On 27 novembre 2009 @ 10:49

Di questo romanzo me ne hanno parlato giusto tre o quattro giorni fa.

In effetti è proprio vero: la sensazione è quella di qualcosa con buonissime premesse ma che poi si sia “perso per strada”, per così dire. Però comunque potrei darci un’occhiata.

Domanda: sono l’unico che quando ha visto la medusa-pallone ha pensato agli Overlord degli Zerg in “Starcraft”?XD

@ GSeck: Però nella recensione si dice chiaramente che i Darwinisti possano arrivare a manipolare “singoli microbi”. Lo so che un microbo non è un virus, ma in ogni caso alla guerra batteriologica appunto ci puoi arrivare.

#10 Comment By Maudh On 27 novembre 2009 @ 12:04

Per qualche strana raggione questo libro non mi attira per niente, nonostante abbia avuto uno spasmo alla vista del robottone tedesco.
Qualcuno ha idea di come rimediare il ciclo dell’oscurità?

#11 Comment By Scatcat On 27 novembre 2009 @ 13:17

No, invece è proprio implausibile manipolare per primi animali grandi.
Infatti la ricerca è iniziata dai batteri, dalle piante e solo adesso sta approdando agli animali, semplicemente perchè si parte dalle cose più semplici e più facili da riprodurre. E’ meglio sperimentare su un batterio che si riproduce una volta ogni 5 minuti o un elefante che lo fa ogni 10-15?
Inoltre per capire i meccanismi del DNA bisogna lavorare sulle singola cellule, quindi è assurdoche non siano in grado di creare batteri come vogliono.

#12 Comment By Gamberetta On 27 novembre 2009 @ 13:48

@GSeck. Adesso correggo il pugno, grazi per la segnalazione.

Secondo me i Darwinisti non avrebbero problemi con i virus, visto che almeno a livello di batteri ingegnerizzano senza problemi.
Per quanto riguarda gli esseri umani: avrebbe senso se la bioingegneria fosse una scienza nuova, ma non lo è per i Darwinisti. Faccio un esempio: agli albori dell’esplorazione spaziale mandarono in orbita cani e scimmie. È verosimile non rischiare con gli esseri umani. Ma se tu hai astronavi in grado di viaggiare a destra e a manca per la galassia, di raggiungere in tutta sicurezza ogni angolo dell’Universo, non è credibile che non ci possano salire esseri umani.
Così per i Darwinisti: possono manipolare le forme di vita come pare loro, con un completo controllo. Non ha senso che non usino questa tecnologia su loro stessi.

@Maudh. Il ciclo dell’Oscurità lo trovi tutto su emule:

eBook.ITA.2241.Harry.Turtledove.Nell’Oscurità.(doc.lit.pdf.rtf).[Hyps].rar (4.649.213 bytes)
eBook.ITA.2261.Harry.Turtledove.Scende.L’Oscurità.(doc.lit.pdf.rtf).[Hyps].rar (4.638.913 bytes)
eBook.ITA.2281.Harry.Turtledove.Attraverso.L’Oscurità.(doc.lit.pdf.rtf).[Hyps].rar (4.521.559 bytes)
eBook.ITA.2301.Harry.Turtledove.I.Signori.Dell’Oscurità.(doc.lit.pdf.rtf).[Hyps].rar (4.518.149 bytes)
eBook.ITA.2324.Harry.Turtledove.Le.Fauci.Dell’Oscurità.(doc.lit.pdf.rtf).[Hyps].rar (4.482.968 bytes)
eBook.ITA.2341.Harry.Turtledove.La.Fine.Dell’Oscurità.(doc.lit.pdf.rtf).[Hyps].rar (5.626.473 bytes)

#13 Comment By Ste On 27 novembre 2009 @ 15:16

Credo che ci sia un po’ di confusione.
Batteri e virus NON sono la stessa cosa, i virus, o batteriofagi tra cui il T4 che è il mio preferito come forma, sono infinitamente più piccoli di un batterio che è più piccolo di una cellula animale e/o vegetale
Un batterio (es E. coli) è 10 volte più piccolo di una cellula, ed un virus è circa 100 volte più piccolo di un batterio (100 micrometri la cellula, 10 micrometri il batterio, 10-400 nanometri un virus) nonostante ciò il DNA ha le stesse dimensioni in tutti (ovvimente cambia la quantità, ma 500 kilobasi sono grandi uguali per tutti e tre essendo il DNA molecola universale). Quindi se riesco a manipoalre il DNA di una cellula (cosa che nella realtà viene fatta anche con l’ausilio dei virus) posso farlo per un virus in quanto per lavorare con il DNA non è necessario “vederlo” direttamente.
Diverso è “allevare” cellule, batteri e virus. I batteri sono i più semplici, seguono le cellule. I virus sono un po’ più complicati a causa della loro natura di non-esseri-viventi; essendo parassiti necessitano di colonie batteriche per poter essere allevati. Il motivo per cui, storicamente, si è lavorato prima su batteri, poi cellule e infine su virus e solo pe rla loro reperibilità. Le cellule vivono in organismi complessi e prelevarle, isolare una popolazione dalle altre che ci vivono assieme non è semplice come prendere un batterio e metterlo in coltura. Il viru è ancora più complesso.
Quindi se i darwinisti possono creare il leviatano (mescolando i DNA di vari animali sapendo ogni gene dove va messo e come interagisce con gli altri) a maggior ragione possono manipolare un virus che è anche più facile e con un genoma più semplice.
Quindi non ci sono scusanti.
Scusate l’inforigurgito :O)

#14 Comment By GSeck On 27 novembre 2009 @ 15:50

Io credo che a volte si sbagli nell’affermare che qualcosa sia poco plausibile, perché spesso si usa un metro di analisi troppo moderno.
Certo, per noi manipolare il dna dei virus è più facile di quello delle balene, ma non conosciamo gli strumenti dei darwinisti.
Ricordiamo che i virus sono stati catalogati come tali solo sei anni prima dell’anno in cui è ambientata la storia.
E poi possono esserci divieti all’uso di armi batteriologiche esattamente come oggi.

Inoltre, nella recensione si parla dell’inutilità delle lucertole per comunicare tra pallone sonda e base. Ma nell’illustrazione vedo che i palloni volano a grandi altezze, e non credo che i mezzi di allora rendessero possibili comunicazioni con il morse tra quella distanza, a meno che non si usassero mezzi facilmente intercettabili, con tutti i rischi del caso.

Poi io sto solo supponendo, il libro non l’ho letto e magari è una schifezza, ci mancherebbe.

#15 Comment By igorilla On 27 novembre 2009 @ 17:50

ho letto la tua recensione, ineccepibile come sempre. MA ho trovato con disappunto che tra i romanzi e opere che suggerisci per approfondire il tema “meccanica contro biologia” non nomini “Nausicaa della vale dl vento” intendo il manga

già altrove hai espresso la poca simpatia che nutri per Miyazaki ma che ti lasciassi accecare da questo sentimanto al punto da ignorare un’opera come nausicaa non melo aspettavo, non da te.

io ho trovato nausicaa una delle opere di più interessanti originali e intelligenti che abbia letto, coerenza sulla tecnologia di un mondo post apocalittico, l’ecosistema tossico popolato da enormi insetti, una guerra tra due superpotenze con tecnologie distintive, battaglie aeree, cariche di cavalleria, combattimenti all’arma bianca(sono molto esigente su questo, sai), assedi, guerra biochimica, poteri esp, mostri volanti che sbrindellano fanti in armatura completa a piastre, cataclismi.

Il tutto sviluppato con eleganza e trovate intelligenti

ad esempio i motori che muovono i mezzi nel mondo di nausica sono recuperati da antiche vestigia dei resti del mondo preapocalittico gli ingenieri sono in grado di impiegarli per costruire veicoli ma non sono in grado di ripararli,

oppure il materiale multiuso impiegato al posto del metallo, un composto ceramico (semplicemente chiamato “ceramica” ^_^’ ) che opportunamente levigato e foggiato può venire impiegato per fare armature, spade, fucili, cannoni, aerei, palazzi
che viene anch’esso raccolto minando resti antichi (nel manga e nel anime si vede lo scheletro di un’astronave che da generazioni viene spogliata del suo rivestimento)

INFINE
se hai visto l’anime sappi che è stato realizzato quando il manga era in corso d’opera (nemmeno a un sesto della trama) quindi il mondo del manga è moolto più complesso e articolato,

di contro ti avverto di uno dei pochissimi nei dell’opera (forse l’unico) la protagonista piange ogni cinque pagine. Certo non lo fa per sport come le troisiane eroine, ha sempre dei buoni motivi ma a momenti diventa rindondante

quindi? che aspetti a scaricartelo!
http://www.mangatraders.com/manga/series/380

#16 Comment By Il Duca Carraronan On 27 novembre 2009 @ 19:50

Inoltre, nella recensione si parla dell’inutilità delle lucertole per comunicare tra pallone sonda e base. Ma nell’illustrazione vedo che i palloni volano a grandi altezze, e non credo che i mezzi di allora rendessero possibili comunicazioni con il morse tra quella distanza, a meno che non si usassero mezzi facilmente intercettabili, con tutti i rischi del caso.

Nei dirigibili usati nella Grande Guerra si iniziarono a usare delle “sonde” chiamate Spähkorb quando il fuoco antiaereo da terra e l’attacco degli aerei li costrinse a volare di notte, con la protezione delle nuvole e, spesso, a 5000-6000 metri di altezza.

Queste sonde erano dei cestini a forma di “bomba”, calati sotto il livello delle nuvole con un cavo lungo anche 750 e più metri e collegati per le comunicazioni al dirigibile con un telefono (se c’è un cavo per tenerlo appeso può esserci anche un cavo telefonico assieme, no?). Bussola, sedia, mappe, illuminazione elettrica, telefono… appesi nel vuoto in una carretta di metallo di fortuna, congelandosi le chiappe. Cosa c’è di meglio?
^___^

#17 Comment By Gamberetta On 27 novembre 2009 @ 19:51

@GSeck. I palloni sono collegati alla nave via cavo. A questo punto qualunque metodo meccanico – pure delle biglie che scorrono dentro scanalature – è più efficiente di una lucertola che pian piano zampetta lungo il cavo. Con calma perché l’altitudine è notevole, fa freddo e le lucertole odiano il freddo.

Per la guerra batteriologica: anche fosse vietata questo non ha mai rappresentato un ostacolo. Nel nostro mondo le armi batteriologiche non si usano per due ragioni principali:
a) Non sono precise. Se devo mettere fuori uso la fabbrica che produce munizioni, niente mi dà garanzia che riuscirò a far ammalare di peste tutti i tecnici e gli operai. In più se la fabbrica è al confine c’è la stessa probabilità che si ammalino i nemici come gli amici.
b) Perché il nemico farebbe altrettanto se non peggio. Se diffondo la peste a New York gli Americani mi tirano una bomba atomica prima di subito.

Quando le condizioni sono state propizie, le armi batteriologiche sono state usate: durante la Seconda Guerra Mondiale i Giapponesi le hanno utilizzate senza scrupoli contro i Cinesi. Poi non sono riusciti a ottenere i risultati strategici che speravano, ma è stato per problemi tecnici inerenti alla rozzezza dei metodi usati, non perché non ci abbiano messo impegno (e comunque pare che un 500.000 persone le abbiano ammazzate lo stesso).

Nel mondo di Leviathan il punto a) può essere aggirato dalla superiore tecnologia darwinista (ben più avanzata della nostra) e il punto b) non si pone perché nessuno ha le bombe atomiche o la stessa conoscenza della bioingegneria.
Il problema secondo me è molto più terra terra: se metti una scena in cui la Leviathan sorvola Berlino spargendo senza remore armi batteriologiche, non puoi più spacciare il romanzo come adatto agli YA.

@igorilla. Non volevo far torto a Miyazaki – non questa volta! ^_^
Quando ho scritto i consigli ho pensato a romanzi (che mi fossero piaciuti). Se usciamo dall’ambito narrativa l’elenco non finirebbe più (pensa solo nella categoria “robottoni” tutti gli anime/manga da Gundam in poi).

#18 Comment By Maudh On 27 novembre 2009 @ 20:16

@ Gamberetta: Dankeschen dei link, quando avrò tempo metterò a scaricare.

#19 Comment By igorilla On 28 novembre 2009 @ 11:29

ma nausicaa non è un racconto che ha poche o forzate similitudini con leviathan, come gundam (ha i robot punto),

ma ha un’ambientazione dal sapore ottocentesco – rinascimentale, in cui popoli che contrappongono tecnologie bionigenieristiche e meccaniche si danno battaglia (con massicci bombardamenti e vaste manovre campali di cui lamentavi la mancanza in leviathan), il tutto fortemente condito con mastodontici insetti sbrana uomini

poi la tua scelta di trattare solo romanzi è assolutamente sensata e condivisibile.

se non lo hai letto fallo che forse cambi opinione su Miyazaki
se lo hai letto mi piacerebbe sentire il tuo parere

#20 Comment By demos On 28 novembre 2009 @ 14:23

Ottimo consiglio quello di leggere “Fanteria dello spazio”, ma anche le altre opere di Heimlein meritano di essere lette.
Se qualcuno avesse visto il film tratto dal romanzo (Fanteria dello spazio in italiano), stia tranquillo, il film centra con il libro come i cavoli a merenda.

#21 Comment By Mauro On 28 novembre 2009 @ 15:15

Per Starship Troopers, leggetelo in originale; non provate in Italiano, non leggereste l’opera originale: cercando a caso (solitamente con il criterio “Chissà come hanno tradotto questo, andiamo a vedere”) ogni singola volta che ho controllato nella versione italiana mancavano dei pezzi. Avrò controllato almeno una decina di volte, non ho mai mancato di notare un pezzo tagliato.
La cosa più eclatante che ricordo sono quattordici paragrafi consecutivi mancanti; e non credo possa essere un errore per due motivi: il primo, in ogni eliminazione – quella compresa – la storia fila comunque (almeno: mi sembra dal poco che ho visto, e un amico che anni fa lo ha letto in Italiano mi ha detto di non aver notato i tagli); il secondo, in realtà mancano quattordici paragrafi meno circa una frase; che è tradotta e modificata in modo da collegare i pezzi prima e dopo quella mancante.

Su Westerfeld: qualcuno ha letto la saga di Uglies (trilogia, più un quarto ambientato nella stessa ambientazione e con dei personaggi in comune, ma con una storia diversa)?

#22 Comment By Shelkem On 28 novembre 2009 @ 15:29

Sinceramente subisco poco il fascino dei “mega-cosi” e la Leviathan non ha appeal per me, come nave volante. Poi averla chiamata come un album dei Mastodon è una mancanza di rispetto XD

#23 Comment By Jonnie On 28 novembre 2009 @ 18:58

Un fatto poco noto è che Fanteria dello Spazio, nelle intenzioni dell’autore, doveva essere un libro per ragazzi. Il rispetto che Heinlein dimostra nei confronti del pubblico a cui si rivolge è ammirevole: non ci sono semplificazioni, non ci sono pseudo guerre allo zucchero filato, non c’è morale preconfezionata da favola della buona notte; ci sono scenari realistici, c’è una filosofia di vita brutale –

Idem dicasi per la Le Guin. Un raazzo non è pirla solo perchè è giovane: si accorge se ha a che fare con della fuffa zuccherosa o con della morale. E non c’è nulla di confortante nella Tombe di Atuan, per dire.

#24 Comment By Gamberetta On 29 novembre 2009 @ 21:43

@igorilla. In effetti ho visto il film, non ho seguito il manga. Adesso lo scarico, lo leggerò di sicuro.

#25 Comment By il_Fabri On 30 novembre 2009 @ 05:17

@jonnie: magari un ragazzo se ne accorgesse da solo! Il problema è proprio che non se ne accorge e che molti sfruttano la cosa.
Ora, un genitore che compra cibo scadente per i figli dicendo “tanto mica se ne accorgono” lo condanniamo, mentre per i libri “tanto sono giovani” è accettato.

Poi sono quelli che da adulti se ne escono fuori con “ho letto la biografia di Ancelotti e mi ha cambiato la vita!”.

#26 Comment By Zweilawyer On 30 novembre 2009 @ 09:45

Leviathan è un romanzo tecnicamente ben scritto, ma che soffre di alcune lacune macroscopiche a livello contenutistico. Le mie obiezioni riguardano punti già toccati nella recensione e nei commenti (zero scontri, zero indagine sulla manipolazione umana, ecc.), quindi è inutile ripetere le stesse cose. Se avessi sborsato moneta sonante per questo libro, mi sentirei tradito, perchè è ovvio che molte delle aspettative dei fan riguardassero una insensata (e godibilissima) catena di combattimenti geneticosteammati. E’ come se l’autore avesse creato un prologo, abbastanza noioso, alle “battaglie che verranno”. Non che mi dispiacciano i romanzi che si interrompono bruscamente, non voglio l’autoconclusione a tutti i costi, ma almeno devono darmi un motivo per comprare il secondo libro.

ps. è il mio primo intervento, ma ho apprezzato talmente tanto questo sito da linkarlo nel mio nonostante le differenti materie trattate.
Zweilawyer

#27 Comment By Dago Red On 1 dicembre 2009 @ 14:11

Parlando di nuove uscite, è appena arrivato in libreria l’ultimo orrore di Farneti.

Mostra spoiler ▼

Farneti, per chi non lo sapesse, è quello del ciclo di “Occidente”, saga in cui l’Italia faCista ha conquistato il mondo.

Invece mi stanno parlando molto bene di un certo “L’orda del Vento”.
Dicono sia una bella ventata di aria fresca nell’ambito del fantasy.
Qualcuno lo ha letto?

#28 Comment By Mauro On 1 dicembre 2009 @ 17:24

Per L’Orda del Vento mi sposto in Fogna.

#29 Comment By Zino Davidoff On 1 dicembre 2009 @ 18:39

A sto giro rubo il mestiere al Duca di Sfinterburgo e lascio due dettagli effettivamente non intuitivi.

1 – I flechette bats sono ispirati alla realtà bieca della Prima Guerra Mondiale. Le prime cose che furono gettate da quelli che presero il nome di “bombardieri” si chiamavano appunto flechettes: frecce di metallo di una quindicina di centimetri, che costavano abbastanza poco e che lasciate cadere da quell’altezza potevano sfondare crani, elmetti e corazze leggere. Oltretutto non fanno molto rumore. Poi all’epoca si stava tutti in trincea e non si correva fuori per scappare con molta facilità. Ben presto però si resero conto che tirando esplosivi si poteva fare ancora più danni…
2 – Non sono necessari complessi computer di bordo per sparare in movimento, bensì stabilizzatori efficaci per il cannone. I cannonieri sui carri sparavano a pene di segugio (concedetemi la dispensa dal raccontare le procedure di tiro sui Tank WWI, vi accenno solamente che due persone diverse si occupavano della telemetria, del puntamento e del fuoco gridandosi i rispettivi dati) e continuarono a farlo sino all’arrivo dell’ingegneria TETESKA e della geniale mitragliatrice coassiale. Ma fino al brandeggiamento elettromagnetico dei cannoni (stile Challenger britannico), sparare con precisione in movimento è sempre stato praticamente impossibile, che ci fosse a bordo un computer per le traiettorie o meno.
Colpire un bersaglio che si muove stando in movimento è possibile se l’equipaggio è almeno tripartito (pilota, cannoniere/servente, capo carro) e se il cannoniere si smazza puntamento e tiro con un telemetro efficace e con un cannone stabile. In un veicolo monoposto è fantascienza pura.

Giusto per chiarezza :D

#30 Comment By Dago Red On 1 dicembre 2009 @ 20:13

Zino, curioistà, visto che sembri espero in materia, leggi questo passo di un (non molto) noto autore.

Mostra spoiler ▼

IMHO è assolutamente spettacolare. Ma quanto c’è di verosimile?

#31 Comment By Zino Davidoff On 1 dicembre 2009 @ 21:04

Esperto, non direi proprio (Il Duca è su ben altri livelli). Diciamo un discreto amatore.

Dunque dunque…

1 – La parte sui gas mi lascia qualche dubbio. I nebbiogeni producono fumo bianco o nerastro. Il cloro, primo tra i gas tossici usati, ha un colore verdastro. L’unico agente chimico che lasci una nuvola giallo-bruna è l’iprite (o gas mostarda). Ma l’iprite è un vescicante, che viene assorbito dalla pelle (per proteggersi era infatti prevista una tuta impermeabile): provoca ustioni e orrende vesciche, gonfia le palpebre al punto da accecare e se inalato in alta concentrazione provoca edema polmonare. Ergo, la maschera antigas in quei casi può servire a proteggere vista e polmoni, ma tempo mezza giornata sarebbero stati tutti coperti di ustioni di terzo grado (data la concentrazione abbastanza alta da uccidere i commilitoni). Inoltre, il gas usato in quel modo non funziona così bene: salvo colpi di fortuna (vento a favore) ha un effetto in larga parte psicologico.
2 – Per mine T credo si intenda qualcosa di simile alle mine Teller. Ma a prescindere da questo, una “mina” è per definizione una bomba con una spoletta attivata a pressione. E’ impossibile “lanciare” una mina come se fosse una bomba a mano e farla esplodere così (specie le mine anticarro, che richiedono almeno un quintale di pressione sulla spoletta). E’ invece possibile usare bombe magnetiche, cosa che i Tedeschi avevano portato allo stato dell’arte con la Hafthohlladung, una bomba magnetica a carica cava. Lascio il beneficio del dubbio, in quanto il termine “Satchel charge” (riferito a cariche da demolizione contenute appunto in una borsa, in qualche caso utilizzate contro i carri) spesso viene tradotto con “mina”.
[continua]

#32 Comment By Zino Davidoff On 1 dicembre 2009 @ 21:14

[continua]

3 – Per rovesciare un carro da 30 tonnellate con una bomba in torretta è necessario che la bomba sfondi tutto (pavimento compreso) e che rimanga abbastanza energia cinetica da proiettare il carro in aria. Si può fare, ma non con qualcosa che si possa portare a braccia. Oltretutto se il comandante vola in aria (ancora intero) la cosa si fa ancora più ridicola.
4 – Aggrappato al cannone? I cannoni in genere sono tanto roventi da non poter essere toccati se non coi guanti d’amianto.
5 – Se questa ipotetica “Mina T” è abbastanza potente da rovesciare un carro, è improbabile che il tipo si rialzi indenne dopo essere stato lanciato via dall’esplosione. Come minimo avrà i timpani sfondati o un minimo di giramento di testa.
6 – “Naso aguzzo”? Lo Sherman aveva la punta inclinata, ma stondata (salvo qualche raro esemplare ricorazzato alla bell’e meglio dopo la Normandia). Ho sempre pensato che proprio quell’aspetto da carro giocattolo lo avesse fatto scegliere per “La Vita è Bella”

Per carità, lo stile è intrigante, ma si vede che la storia militare l’ha presa più da Hollywood che dai manuali.
Spero di esserti stato utile.

#33 Comment By Ste On 2 dicembre 2009 @ 11:47

Mi permetto di aggiunger eun commento personalissimo alla frase
““Go to hell, Kraut, here we are with the Shermans!””
I carri tedeschi erano nettamente superiori agli sherman, se non ricordo male il rapporto minimo per aver ragione di un carro tedesco era di almeno 5 sherman a 1tigre (con i panther la differenza era di poco inferiore). Penso che i carristi americani lo sapessero non bene ma benissimo; quindi una frase in cui si fa presupporre che lo sherman sia una sorta di veicolo invincibile venuto dall’inferno… bhè mi chiedo cosa avrebeb pensato un russo a bordo di un T34, carro che era stato chiamato “cacciatore di belve”…

#34 Comment By Zino Davidoff On 2 dicembre 2009 @ 13:29

Ste, ti dico solo che per gli inglesi lo Sherman era diventato il “Ronson”, per la facilità con cui prendeva fuoco dopo essere stato colpito. :D

#35 Comment By Ste On 2 dicembre 2009 @ 15:32

Infatti :O)
Per questo mi sono chiesto cosa avrebeb dovuto pensare un carrista di T34, carro che era superiore ai tiger tedeschi (non oso immagianre rispetto ad uno sherman… e Patton che pensava di arrivare a Mosca in una settimana!)
Purtroppo troppe persone risentono della propaganda di troppi film fatti mali (più per propaganda che per altro) dove il soldato tedesco tipo è: stupido, con una pessima mira, e con la precauzione di un boy scout in un centro commerciale.

#36 Comment By Burumaru On 2 dicembre 2009 @ 17:35

LOL
ma quelle sono le walker machine di Sento Mecha Xabungle di Tomino :D
non è che ci sta qualche scena in cui un walker verde con tergicristalli blocca al volo un ICBM?

#37 Comment By Vincent Law On 6 dicembre 2009 @ 04:11

Tutta questa premessa, mecha giganti, balene mutanti che volano… e neanche una battaglia decente?
Sono allibito, per non dire altro.

Comunque per spendere due parole a proposito degli sherman vs i panzer, lo so anche io che non sono un esperto, ma soltanto un patito di history channel, che appena un carrista angloamericano avvistava un panzer cominciava a pregare.
Tanto per ottare un po’ dico pure che questo periodo proprio su history channel trasmettono una serie di documentari intitolati “La guerra del generale Patton” davvero niente male per gli appassionati.

#38 Comment By Maudh On 10 dicembre 2009 @ 16:01

Anche se dubito che nel libro sia specificato, l’Italia, che è passata all’intesa da poco, è dotata di walker o di “cosi biologici”?

#39 Comment By Il Duca Carraronan On 10 dicembre 2009 @ 16:15

Non mi pare sia scritto. Anche perché l’Italia non è passata a niente da poco: dovrebbe essere ancora neutrale. Immagino che passerà nel secondo volume, quando il dirigibile Leviathan arriverà nell’Impero Ottomano.

Scott Westerfeld riguardo all’immagine scelta per l’Italia scrive:

“Italy is a clutch of snakes with intents on the Central powers despite existing agreements. A foreshadowing of their arrangements at the secret 1915 Treaty of London where they were promised land in exchange for involvement. It was heavily influenced by Italian Prime Minister, Antonio Salandra’s open policy of serving Italy’s self-interest (there’s a great quote where the notion of ‘divine self-interest’ is invoked, but I can’t dig it up unfortunately.)”

#40 Comment By Cymon On 11 dicembre 2009 @ 23:00

Mmmmmh… e neanche un piccolo riferimento a Schismatrix di Sterling? Considerando il dualismo darwinisti/Clankers non mi stupirei se Westerfeld l’avesse letto e apprezzato molto…

#41 Comment By GSeck On 15 ottobre 2010 @ 13:03

Ho letto l’edizione italiana di Leviathan.

Di certo non è un romanzo eccezionale, e rimango dell’idea che Midnighters sia di gran lunga la serie più riuscita di Westerfeld.

Non ho trovato particolari incoerenze: sulla Leviathan usano varie mitragliatrici, ma ad aria compressa, così da non far esplodere la nave (che rimane sospesa in aria perché contiene idrogeno). La comunicazione tra la terraferma e i palloni-medusa avviene tramite segnali morse fatti usando delle bandierine e dei binocoli (i darwinisti usano la tecnologia, anche se la loro è meno sofisticata di quella cigolante). Riguardo le armi batteriologiche, forse verranno inserite successivamente, ma io rimango dell’idea che la loro assenza non sia irreale: se, per esempio, la Francia usasse dei virus contro la Germania, rischierebbe di distruggere anche se stessa. Sono armi incontrollabili, e non usarle mi sembra tatticamente accettabile.
Non trovo irreale neanche che un ragazzo o una ragazza si arruolino nell’areonautica solo perché amano il volo. Conosco tanti ragazzi che sono nell’aviazione proprio per questa ragione, e non perché sognino di ammazzare in guerra. Sul serio! Poi Deryn non si è arruolata alla vigilia di una guerra, dato che il conflitto militare è nato dopo l’uccisione dei genitori di Alek. A quel punto, lei era già un cadetto.
Nel romanzo ci sono molte scene d’azione, solo che la cornice in cui si svolgono non è la guerra. Mi pare una scena rispettabile.

Credo che i difetti del romanzo nascano da una mnacanza di originalità: i personaggi e le situazioni sanno di già visto. Con l’ambientazione interessante che aveva a disposizione, Westerfeld poteva sbizzarirsi e fare molto di più. Invece è andato volontariamente sul sicuro.
Poi l’ho trovato decisamente superiore a romanzi come Pan sotto tutti i punti di vista, ma in effetti in giro c’è di meglio.

#42 Comment By Ekidna On 21 ottobre 2010 @ 22:33

Di questo autore lessi quando uscirono con urania i due volumi di Risen. Stranamente mi hanno colpito molto, sia per le idee della trama che per l’ambientazione. Lo stile non è dispiaciuto affatto. Da quanto ho capito leggendo questa recensione a Westerfeld piace il confronto tra meccanica e biologia.. Proverò a leggere anche Leviathan appena trovo un buchetto di tempo. (La recensione mi è sembrata “quasi” positiva per questo blog XD)
E.

#43 Comment By Tom On 15 novembre 2010 @ 23:39

Dalla pagina di DeviantART dell’artista che ha illustrato Livathan:
http://keithwormwood.deviantart.com/art/Naval-Battle-186292209?q=&qo=
È uno scontro tra una nave da guerra e un mostro darwinista. Dovrebbe venire da Behemoth, la seconda parte.

#44 Comment By Gamberetta On 16 novembre 2010 @ 22:25

@Tom. Sì, il disegno illustra una (breve) scena alla fine di Behemoth. Il quale behemoth è poi la bestia che si vede affondare la nave. Ho giusto finito di leggere il romanzo da pochi giorni, ne parlerò settimana prossima.

#45 Comment By Tom On 17 novembre 2010 @ 01:23

uhm. Bene o male?

#46 Comment By Gamberetta On 18 novembre 2010 @ 00:23

@Tom. Male. È più brutto di Leviathan.

#47 Comment By Tom On 18 novembre 2010 @ 01:12

Be’ considerando che Leviathan si è preso lo stivale, fare di peggio non era impossibile.

Per restare in tema, mi è appena venuto in mente che Westerfeld dimostra una certa ignoranza.
Pesca nella mitologia ebraica e dà il nome Leviathan a una balena volante e Behemoth a un mostro marino.

Peccato che nella tradizione ebraica il leviatano sia un mostro marino e il behemoth una creatura terrestre. Il terzo mostro, lo Ziz, è un uccello. Vogliamo scommettere che nel prossimo libro propone lo Ziz come mostro-talpa?

#48 Comment By Anonimo Qualsiasi On 4 ottobre 2011 @ 22:29

L’ho letto ora ed ho covato le stesse speranze per il Conte Volger, che però a quanto are rimarrà incollato alla scia zuccherina di Alek (fosse stato Karl, l’erede storico, l’avrei potuto capire… la Chiesa l’ha proclamato pure Beato! XD).

Il massimo apicale d’incredibilità si raggiunge però all’inizio: i famosi pipistrelli a freccette distruggono una goletta durante un’esercitazione e Deryn rimane esterefatta dalla distruzione che producono.

E grazie al cavolo.
Una goletta te la distruggo pur’io, basta che mi dai una molotov!

Per chi non lo sapesse, una goletta è, nel migliore dei casi, un questo:

Ed è veramente il migliore dei casi, visto che questa goletta è stato costruita negli anni ’30 del secolo scorso. L’utilizzo di tale imbarcazione come nava da guerra, in passato, si limitava sì e no al pattugliamento delle coste.

Conclusione: la Regia Marina Britannica e Aeronavi di Sua Maestà si esercitano contro mezzi (dichiaratamente!) vecchi di due secoli.
“Come pensano i Clanker di opporsi a tanta distruzione solo con qualche diabolica macchina e qualche ingranaggio?” [semi-cit. Deryn]

Anzitutto smettendo di fare navi di legno a vela, suppongo.

#49 Comment By eugenio On 23 aprile 2012 @ 12:40

mi domando se solo io ho notato che un mezzo tedesco si chiama come un poema anglosassone su un eroe svedese.


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