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I draghi del ferro e del fuoco

Pubblicato da Gamberetta il 5 febbraio 2011 @ 18:53 in Segnalazioni | 44 Comments

È uscito in edicola Urania Millemondi di febbraio. Il volume è intitolato I draghi del ferro e del fuoco e contiene due romanzi di Michael Swanwick: La figlia del drago di ferro e I draghi di Babele.

Copertina de I draghi del ferro e del fuoco
Copertina de I draghi del ferro e del fuoco

La figlia del drago di ferro (The Iron Dragon’s Daughter) è il nuovo titolo di Cuore d’Acciaio, romanzo pubblicato anni fa da Fanucci e ormai introvabile in cartaceo. Oltre al titolo anche la traduzione è nuova, anche se non ho notato sostanziali differenze. L’unico particolare che salta all’occhio è il fatto che i nomi dei personaggi sono stati lasciati in inglese (così “Galletto” dell’edizione Fanucci adesso è “Rooster”, “Scimmia” è “Monkey”, “Cardo” è “Thistle”, ecc.)
La figlia del drago di ferro è uno dei mei romanzi fantasy preferiti. Ne ho parlato un po’ più diffusamente qui.

I draghi di Babele (The Dragons of Babel) è il secondo romanzo ambientato nel mondo di The Iron Dragon’s Daughter. Tuttavia i personaggi sono diversi e la storia ha pochissimi punti di contatto con la precedente. Ho recensito il romanzo quando è uscito in inglese. Questa è la prima edizione italiana.

C’è una seconda buona notizia: per quello che ho potuto verificare, i due romanzi non sono tagliati. Ho controllato inizio, fine e a metà di ogni capitolo di entrambi i testi e non ho rilevato discordanze rispetto alle versioni in lingua originale. Ci dovrebbe essere il testo completo.
Purtroppo non è un’osservazione scontata: di recente si è scoperto che la pratica di tagliare gli Urania è ancora viva e vegeta; si veda per esempio questa discussione.


Non ci sono parole per il disgusto che ho provato leggendo di tutta la faccenda. La redazione di Urania ha dimostrato un disprezzo nei confronti dei lettori, degli autori e del genere stesso che ha pochi paragoni. Ti trattano come una pezzente ignorante e si infastidiscono se protesti. Che feccia. Se non conoscessi l’inglese l’avrei imparato solo per ripicca. Per il gusto di ridere in faccia a questi mentecatti che ti vendono cacca e se ne vantano, consapevoli che in Italia non hai alternative.

Squallido e triste è stato anche constatare come la polemica sia rimasta ristretta a Urania e a un piccolo gruppo di appassionati delusi e (giustamente) indignati. Dov’era quello scrittore quel mongoloide che ha strillato come un bambino a cui hanno rubato il leccalecca quando una rivista online ha osato sbagliare l’impaginazione di un brano tratto da un suo romanzo? Una rivista online (per altro nota per la mancanza di professionalità) sbaglia gli spazi ed è la Morte dell’Arte, un attentato all’Integrità dello Scrittore, la prova dell’Odio nei confronti del Fantastico! Mondadori fa a pezzettini il romanzo vincitore del Premio Hugo, lo vende in quello stato pietoso, non avverte nessuno, risponde in malo modo alle critiche e… tutti zitti.
Il mongoloide e la sua cricca di lecchini – molti dei quali altri pseudo scrittori – fanno finta di niente. Perché va bene difendere l’Arte, ma guai a parlar male di Lord Mondador! Ipocriti. Vermi che non sono altro.
Come la recente baruffa sulle biblioteche… La verità è che non dovrebbero bruciare i libri di certa gente, dovrebbero proprio bruciare gli autori – puoi pure citarmi, parlo all’autore della fanfiction con “Luana”.
Ma in fondo meglio di no, ché poi l’aria inquinata provoca il cancro; meglio lasciare che questi personaggi marciscano e imputridiscano e si dissolvano da soli nella palude di merda che è l’editoria in Italia.


I romanzo sono ottimi romanzi, e il prezzo, 7 euro e 50, è onesto. Consiglio l’acquisto, anche se spero che qualche buon’anima digitalizzi il volume. So che molti degli “scannerizzatori” italiani sono appassionati di fantascienza e fantasy: questo libro vale la fatica.


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44 Comments To "I draghi del ferro e del fuoco"

#1 Comment By Daniele On 5 febbraio 2011 @ 19:46

Mi hai incuriosito e poi, una volta tanto che parli bene di un libro, bisogna prenderlo :)

Una sola osservazione a critica di Urania: il titolo.

Hanno parafrasato Le cronache del ghiaccio e del fuoco di Martin. Un caso? Che ne pensi?

Io penso che NON sia un caso.

#2 Comment By Murasaki On 5 febbraio 2011 @ 19:53

Mi pregio informare i presenti che il problema è molto più esteso di così: Mondadori taglia e ha sempre tagliato con grande serenità romanzi di tutti i generi sin dalla notte dei tempi – Agatha Christie è stata ritradotta in versione integrale solo negli anni 90, per fare un esempio, ma la lista è atrocemente lunga e colma di sorprese. Agatha Christie adesso è tradotta integralmente, ma le storie di Amelia Peabody, uscite sin dalla fine degli anni 90, sono tagliatissime.
Comunque la Mondadori non è la sola a farlo: per puro caso scoprii in flagrante la Rizzoli, per esempio. A quanto pare la legge non obbliga ad avvisare i lettori – e infatti le antologie scolastiche contengono quasi solo brani sforbiciati.
Una volta (giuro) ho trovato una versione ridotta della morte di Argo – che, onestamente, non è poi ‘sto brano di una lunghezza esorbitante, diciamoci la verità.

#3 Comment By Il Duca Carraronan On 5 febbraio 2011 @ 19:57

Bene. Avevo ordinato il numero in edicola e aspettavo di scoprire come fosse prima di avvisare su Baionette. Grazie Hime-sama, ora potrò scrivere il post senza dover attendere fino a lunedì.

Riguardo il mongoloide e la sua cricca di lecchini, ci sono fin troppe parole per descrivere il degrado umano che essi rappresentano e il disgusto che scatenano in coloro che davvero si preoccupano dello stato della narrativa.

Dato che tutte queste parole riguarderebbero il curioso miscuglio genetico da cui codesti signori sono stati generati, frutto dell’eccessivo amore per gli animali delle madri o dell’eccessiva intimità impunita tra fratelli e sorelle, evito di inquinare la vostre femminili orecchie, mia Dea, con tali oscenità.

#4 Comment By Gamberetta On 5 febbraio 2011 @ 20:29

@Daniele. Il “ciclo” di Swanwick non ha titolo, perché appunto non è né un ciclo, né una saga, né niente: sono due romanzi separati solo ambientati nello stesso mondo. Perciò penso che abbiano messo al volume il primo titolo che veniva in mente. Poi se così si attireranno dei lettori che si aspettano una roba alla Martin… be’ rimarranno delusi, il fantasy di Swanwick ha poco a che fare con quello di Martin. Sono quasi due genere diversi: Swanwick scrive “vero” fantasy, pieno di trovate e idee; Martin con il ghiaccio e con il fuoco scrive polpettoni pseudo-storici.

@Murasaki. Che Mondadori sistematicamente tagliasse gli Urania si sapeva. Ma si aveva anche l’impressione che fosse una pratica ormai in disuso. Una brutta abitudine di epoche oscure e poco civilizzate. Invece continuano imperterriti.
Però non è (solo) quello il punto. Il punto dello sfogo è l’ipocrisia di tanti che strillano di continuo alla “censura” e quando c’è vera censura (ché spesso l’edizione Mondadori o Rizzoli di un romanzo è l’unica disponibile in Italia) stanno zitti. Tra buoni principi e interessi personali vincono sempre gli interessi personali. E non hanno neanche il coraggio di ammetterlo.
Comunque è appunto uno sfogo, so benissimo che non serve a niente protestare: gli scrittori continueranno a comportarsi da vermi quali sono e Mondadori continuerà a tagliare i romanzi. Pazienza. La soluzione, l’unica soluzione è: inglese + ebook + P2P. E vadano tutti al diavolo.

#5 Comment By Mr. Giobblin On 6 febbraio 2011 @ 02:37

Quando l’ho visto in edicola quasi non ci ho creduto. Era da un bel pezzo che cercavo di procurarmi una versione cartacea di The Iron Dragon’s Daughter, ma vederla pubblicata da Urania? Mah. A caval donato… Almeno non ci sono tagli, ho controllato ben benino pure io!

#6 Comment By Gherardo Psicopompo On 6 febbraio 2011 @ 09:03

Porca vacca, finalmente! :°)
Cuore d’acciaio l’ho finito di leggere in ebook poco tempo fa, e l’ho trovato entusiasmante. In effetti devo dire che il fatto dei nomi inglesi un po’ mi disturba…ma tant’è, lui li ha scritti così, quindi in fondo è un problema mio. :D
Ho letto sul blog la recensione di Dragons of Babel e ho rosicato terribilmente di doverlo leggere in lingua originale. Avevo quasi pensato di farne una traduzione “casereccia”, ma poi Gamberetta sottolineava la complessità del linguaggio in alcuni punti, quindi ho desistito. Ed ecco che il libro esce in edicola. Straordinario!

#7 Comment By le marquis de carabas On 6 febbraio 2011 @ 12:01

una volta tanto ho fatto un’eccezione e mi sono fidato del consiglio di un’altro. andato in edicola. preso.

#8 Comment By le marquis de carabas On 6 febbraio 2011 @ 12:01

ARGH l’apostrofo!

#9 Comment By Angra On 6 febbraio 2011 @ 14:21

Quest’anno la mia beneficenza a Lord Mondador l’ho già fatta comprando l’ultimo Premio Urania, per cui lo leggerò in inglese o aspetterò di veder comparire vele nere all’orizzonte ^__^

#10 Comment By Gherardo Psicopompo On 6 febbraio 2011 @ 16:03

Preso anch’io. ^^
Appena finisco quello che sto leggendo attacco Dragons of Babel. Sono fresco di Cuore d’Acciaio, e di rileggermelo con i nomi inglesi per ora non ho granchè voglia.

#11 Comment By Aldebaran On 6 febbraio 2011 @ 16:17

Domani correrò a comprarlo.

Cuore d’acciaio l’ho già letto è l’ho a dir poco adorato. Non vedo l’ora di iniziare I draghi di Babele.

#12 Comment By Clio On 6 febbraio 2011 @ 17:45

Passo. Non leggo libri tradotti, se posso evitarlo.

#13 Comment By IlBianConiglio On 6 febbraio 2011 @ 19:59

Dopo una così buona pubblicità da parte di Gamberetta, come potevo non comprarlo? Adesso è qui con me, attende solo di farsi leggere. Mi invoca, mi invita a sfogliarlo, a leggere almeno l’introduzione, i ringraziamenti, magari anche il primo capitolo…
Ma dovrà aspettare. Sono curioso, ma al momento sono impegnato con un altro libro. Eppure non vedo l’ora di cominciare I draghi del ferro e del fuoco, di scoprire il mondo di Swanwick, conoscere i suoi ‘cinici’ draghi.

E’ la prima volta che sono così impaziente di cominciare un libro, non mi è mai successo prima… Gamberetta, che cosa mi hai fatto? XD

#14 Comment By Alberello On 6 febbraio 2011 @ 21:15

E’ la prima volta che sono così impaziente di cominciare un libro, non mi è mai successo prima… Gamberetta, che cosa mi hai fatto? XD

«golfclap» Freud li chiamerebbe “preliminari”. «/golfclap»

Mi appresto anche io a leggere l’opera. Nel caso mi deluda, fortunatamente ho il riscaldamento a legna. ^_^

#15 Comment By oakraven On 6 febbraio 2011 @ 22:06

preso anche io.
qualcuno dovrebbe fare uno studio sull’influenza di Gamberetta nell’andamento del mercato editoriale fantasy in italia…

#16 Comment By Gherardo Psicopompo On 6 febbraio 2011 @ 22:47

qualcuno dovrebbe fare uno studio sull’influenza di Gamberetta nell’andamento del mercato editoriale fantasy in italia…

Sempre troppo poca, dico io :D
Comunque leggendo ad una mia amica alcuni passi delle recensioni dei libri fogliacci di carta stampata della Troisi le ho fatto passare la voglia…proprio ieri mi ha detto che non riesce a fare a meno di notare tutte le cagate che ci sono nell’ultimo libro uscito…sta per lanciarlo dalla finestra :D
Vittoria!

#17 Comment By Alberello On 7 febbraio 2011 @ 00:52

qualcuno dovrebbe fare uno studio sull’influenza di Gamberetta nell’andamento del mercato editoriale fantasy in italia…

Dopo attente valutazioni, i grafici preposti parlano chiaro e gli esperti d’indagine sul mercato concordano nella conclusione:

“Tira più un pelo di logica che un carro di yaoi.”
Con questa battuta fuori campo, i Pink Freud vincono il campionato.

sta per lanciarlo dalla finestra :D

Io gli ho trovato una connotazione più utile. Quando andai a vivere da solo, le pareti del bagno non mi piacevano. La carta da parati era color salmone con disegnati orribili ghirigori. Decisi allora di rimuoverla. A quel punto mi venne in mente l’idea folle, cominciai a prendere i libri che consideravo inutili per il genere umano (esempio quelli della Troisi) e con precisione geometrica ne usai le pagine per tappezzarci l’intera stanza (per fortuna scrive tanto ^_^). Certo, è stato un lavoraccio, ma vuoi mettere ora la soddisfazione quando posso unire all’attività sfinterica la pregevole lettura di Nihal? A volte poi, a seconda di cosa ho mangiato, l’illusione di essere nella “terra del vento” è perfetta…

#18 Comment By Feleset On 7 febbraio 2011 @ 10:22

Non comprendo il motivo di questi tagli. La trovo una cosa vergognosa, specie se fatta dalla più grande casa editrice italiana. Bah, non mi fa mai piacere comprare un libro Mondadori. Anche se quest’ultimo è fatto bene, non mi piace l’idea di dare soldi a chi poi potrebbe usarli per pagare un traduttore “armato di forbici”.

#19 Comment By Aldebaran On 7 febbraio 2011 @ 17:38

Oggi ho fatto un salto in libreria.

Non ce l’hanno neppure in catalogo!!! Non me lo hanno neppure potuto ordinare O___O

Notare che è una libreria della Mondadori, per giunta la più grande della città.
E notare anche che la mia città non è proprio piccola (la seconda più grande e popolosa dopo il capoluogo).

Sono basito O___O

#20 Comment By Gamberetta On 7 febbraio 2011 @ 17:49

@Aldebaran. Non lo possono ordinare in libreria perché tecnicamente gli Urania non sono libri (non hanno l’ISBN) devi prenderlo in EDICOLA.

#21 Comment By le marquis de carabas On 7 febbraio 2011 @ 17:49

@aldebaran
prova in edicola

#22 Comment By mikecas On 7 febbraio 2011 @ 21:52

@felaset
Non comprendo il motivo di questi tagli

io non li giustifico assolutamente, ma le cosiddette ragioni che hanno portato a questo obbrobrio sono piuttosto esplicite, e sono sempre le stesse di tanti anni fa:
il numero massimo di pagine.
Quando Urania era una rivista di 150 pagine, tutto doveva stare entro quei limiti, e non c’erano discussioni. Avevo totalmente smesso di comperare Urania proprio per questo, anche se ultimamente questo vizio di “adeguare” la lunghezza del romanzo sembrava essere stata dimenticata, grazie al deciso aumento del numero delle pagine stesse (e al prezzo della rivista).
Con la tragedia de Alla Fine dell’Arcobaleno di Vinge, a cui sono state tagliate circa 60 pagine, abbiamo scoperto che un numero di Urania non può superare le 350 pagine, oltre le quali al traduttore viene chiesto di “adeguare il linguaggio”. 60 pagine sono però secondo me un adeguamento criminale.
La ragione di questo limite (che guarda caso esiste solo come limite superiore) è ritenuto il fatto che Urania è venduta anche in abbonamento, il che richiede un prezzo fisso per numero.
Io non discuto questo fatto, ma penso però che esistono diversi modi di far fronte a questa esigenza: dal ridurre le dimensioni dei caratteri, a suddividere in due numeri (cosa fatta da Urania in altre occasioni), fino a rinunciare alla pubblicazione di un romanzo che non potesse essere “aggiustato” in nessuno di questi modi.
L’unica cosa che non sono assolutamente in grado di ammettere sono i tagli.

I romanzi di Swanwick sono pubblicati nella collana Millemondi, che ha un prezzo superiore e un limite di pagine maggiore. Questa volta sembra sia andata bene, ma è l’atteggiamento quello che sconvolge…

#23 Comment By Mauro On 7 febbraio 2011 @ 22:52

I tagli non vengono fatti solo sugli Urania: ho letto Starship Troopers in Inglese; a volte mi prendeva la curiosità di vedere come qualcosa era stato tradotto, quindi prendevo la copia cartacea di un mio amico e controllavo. L’ho fatto una dozzina di volte, e ogni singola volta ho trovato dei pezzi tagliati; il caso peggiore trovato – ma è possibile che ce ne fossero altri che lo battono – erano quattordici paragrafi tagliati.

#24 Comment By Feleset On 7 febbraio 2011 @ 23:06

@mikecas: grazie del chiarimento. Io al posto loro avrei separato in due numeri.

#25 Comment By Aldebaran On 8 febbraio 2011 @ 17:09

Niente da fare.
Ho girato tutte le edicole della città: non sanno neppure cosa siano gli Urania :S

Si può ordinare online?
Senza abbonamento però.

#26 Comment By le marquis de carabas On 8 febbraio 2011 @ 19:28

@aldebaran
Se il nome della diletta musa Urania non smuove gli encefalogrammi dei tuoi interlocutori, chiedi al tuo edicolante di fiducia di recuperarti il numero 54 di “Millemondi”- febbraio 2011, periodico trimestrale Mondadori.

Se conosce il suo mestiere, non dovrebbe avere problemi a recuperartelo. Se davvero la cosa sembra impossibile scrivi una email per conoscere reperibilità degli arretrati collez@mondadori.it

#27 Comment By Merphit Kydillis On 10 febbraio 2011 @ 12:00

@Gamberetta: come mai hanno cambiato il titolo Cuore d’Acciaio con La figlia del drago di ferro? Perché non lasciare il titolo originale?

#28 Comment By Tapiroulant On 10 febbraio 2011 @ 12:30

@Merphit: Il titolo originale è The Iron Dragon’s Daughter.
Quindi parlerei piuttosto di ripristino del titolo originale.

Se invece ti stai chiedendo perché la Fanucci l’avesse intitolato Cuore d’acciaio, beh, i cataloghi Fanucci sono pieni di titoli tradotti a caso. Forse pensavano facesse più figo.

#29 Comment By Feleset On 10 febbraio 2011 @ 20:07

Che io sappia sono scelte di marketing. Mettono il titolo che vende di più.

#30 Comment By Tapiroulant On 10 febbraio 2011 @ 21:13

Ma è molto discutibile che “Cuore d’acciaio” possa vendere di più di “La figlia del drago di ferro”.

#31 Comment By Feleset On 10 febbraio 2011 @ 22:28

Secondo me è vero, invece.

#32 Comment By Tapiroulant On 11 febbraio 2011 @ 09:37

Ho appena finito di leggere La figlia del drago di ferro e volevo scambiare qualche opinione con chi già l’ha letto.

Sono confuso e deluso.

Devo dire che partivo con le migliori intenzioni. Ero entusiasta di leggere il romanzo che era tanto piaciuto a Gamberetta.
Le prime due parti le ho trovate splendide. Non prive di errori, certo: il testo è pieno di tanti piccoli infodump e tanti raccontati, ma nella maggior parte dei casi li avvertivo appena, non mi davano fastidio. In compenso, un sacco di idee brillanti: l’awen, l’orologio del tempo, l’idea che possedere il vero nome di qualcuno (o le specifiche tecniche di un oggetto) ti permettano di dominarlo; e ancora, il drago, la civiltà dei meryon, la storia della regina di vimini. E il personaggio di Jane m’è subito piaciuto. La storia d’amore tra Jane e Peter mi ha fatto versare delle lacrime, cosa che con un libro non mi capitava dai tempi di Un oscuro scrutare (cioè da un anno e mezzo).

Al contrario, Puck e tutta la sua storia mi ha lasciato freddo e indifferente. In generale, tutta la terza parte mi pareva sottotono rispetto alle prime due. A idee interessanti (la Decima, la Mano della Gloria, le visioni della madre), si cominciano a mischiare una serie di cose incomprensibili che mi hanno un po’ infastidito (ad esempio: perché il sesso fa funzionare meglio i processi alchemici? E se è così, perché non lo dicono a lezione? E’ forse un ‘segreto’ che ciascuno deve scoprire da solo? Se è così, mi sembra una minchiata). A differenza delle prime due parti, dove le storie dei comprimari erano bene o male delineate, i comprimari della terza parte sono spesso poco più che abbozzati; soprattutto Puck.
Il finale della terza parte, con il delirio nichilista di “Visto che la mia vita fa schifo, voglio distruggere il mondo (WTF?)” mi ha fatto inarcare sei o sette sopraccigli, ma ero ancora curioso di andare avanti.

Ma onestamente, la quarta parte mi ha fatto venire più volte la tentazione di lanciare il libro fuori dalla finestra. Se fossi stato l’editor di Swanwick, avrei tracciato una bella X rossa su tutta la settantina di pagine e gli avrei detto di riscriverla da capo in modo che avesse un cazzo di significato.
Sì: l’impressione lasciatami dalla quarta parte è di una serie di fatti incomprensibili e giustapposti senza una ragione. Perché Fata Incolore è interessata a Jane, per motivi di guadagno o per delle turbe sessuali? Perché gli elfi alti (o solo Fata Incolore) si trasformano l’uno nell’altra? Perché gli amanti uccisi da Jane ricompaiono come fantasmi? Qual’è il senso della storia della finestra che mente e della finestra che dice la verità? Che cosa vuoldire il discorso che Rocket/Razzo fa sull’amore tra Incolore e Jouissante? E cosa c’entra il Baldwynn nel discorso? E già che ci siamo, si può sapere chi è il Baldwynn, e perché appare sempre a sproposito? Perché infilare la lingua nel Baldwynn (o viceversa) ti fa avere le visioni? E’ un changeling? E chi è la bambina bianca nel Castello Spirale? Cosa sono l’ago e la coda di cane, e soprattutto cosa diamine c’entrano? Sono forse sottili riferimenti a qualcosa che mi è sfuggito? E qual’è il risultato dell’incontro tra Jane e la Dea? E chi è la Sylvia nel laboratorio, e perché fa la biologa? Perché su Jane cresce un piccolo Melanchthon? Perché Sylvia lo schiaccia, e perché quando lo fa Jane si ritrova nel mondo reale?
Il finale, che dovrebbe tirare le fila della narrazione, è ancora più incomprensibile di tutto il resto.

Delle due, l’una. O sono troppo stupido per capire questo libro (è una possibilità che tengo da conto), o effettivamente questo libro è senza senso. Ma a questo punto non capisco dove sia la gratificazione nel continuare a leggere pagine e pagine di cose senza senso, avendo fede che almeno nella testa dell’autore un senso ce l’abbiano. Per cui, assumendo che sia vera la seconda ipotesi e non la prima, vorrei chiedere, a chi ha gradito il libro, come diamine ha fatto a gradire questi insulti dell’autore all’intelligenza del lettore.
Pur avendo letto a ritmo spedito la maggior parte del libro, le ultime 35 pagine ho fatto una fatica mortale a leggerle. Ora, io apprezzo un libro capace di trasmetterti tensione, o angoscia, o anche indignazione. Che Jane si scopasse tipi per poi darli in pasto al drago senza nemmeno sentirsi in colpa, mi ha indignato, per me è come un pugno nello stomaco – però ho apprezzato l’idea. Invece, penso che un buon libro non dovrebbe essere frustrante; irritante perché il lettore non riesce a capire quello che c’è scritto. Frasi come questa, mi sembrano l’equivalente fantasy del technobabbling:

«Non ti domandi mai perché i poteri sono così rapidi alla collera, al
desiderio, all’invidia? Perché sopportiamo tante ostilità, tante relazioni, tanti
scandali? E una nostra scelta. La nostra comprensione del mondo e di noi stessi è così
grande che tra i due non c’è una distinzione netta. Siamo nel costante pericolo della
totale dissoluzione. E Incolore – fuor di dubbio – tra noi è potente. Alcuni sussurrano
che… beh, non importa. I nostri difetti sono la frizione che ci impedisce di scivolare
via dalla superficie dell’esistenza.»

Ora, io leggo una frase come questa; sbatto le palpebre, la rileggo; comincio a innervosirmi e la leggo una terza volta, cercando di tradurla in qualcosa che assomigli a una lingua dell’essere umano. Dopodiché mi viene voglia di dare fuoco al libro. Jane non capisce nulla del discorso, ma la capisco, perché non ho capito niente nemmeno io, e io non ero sotto l’effetto di un incantesimo. Se un dialogo del genere si fosse presentato a Pag.10 di un libro di un autore sconosciuto, avrei chiuso il libro per sempre pensando che l’autore fosse un dilettante che crede di fottere il lettore. Ma dato che si trattava di Swanwick, e che le prime 150 pagine mi erano piaciute da matti, mi facevo forza e andavo avanti – appunto, per fede; nella speranza che a un certo punto le cose migliorassero.
E non sono migliorate.

Non so, davvero non capisco l’appeal di una tale serie di nonsensi. Mi sembrano tirate pseudofilosofiche per gonzi, trasudano pretenziosità, e mi sembra che Swanwick le scriva difficili e criptiche perché sotto non c’è niente. Tutto fumo e niente arrosto.
A un certo punto, a proposito di Puck, il narratore dice che è come entrare a metà nella storia di qualcun’altro: non si può sperare di capire quello che succede. D’accordo. Questa è anche la vita reale. Ma se io leggo un romanzo, che per definizione è una serie ordinata di eventi, con un inizio, un mezzo e una fine, io pretendo che quello che leggo abbia un significato, e che ci sia, nel libro, tutto quello che serve per capire tutta la maledetta storia. Nella vita le cose non si capiscono perché la vita non è una serie ordinata di eventi disposta da un Autore; ma un romanzo, diamine, l’ha scritto qualcuno, non si è scritto da solo, e quel qualcuno è responsabile di farmi capire quello che scrive. Invece io mi sono sentito preso in giro dall’autore con delle pseudofilosofate da quindicenne dilettante.

Alla fin fine, quindi, questo romanzo mi è parso così così. Parte molto bene ma si brucia a metà del percorso.
E a questo punto non ho molta voglia di leggere anche i Draghi di Babele.
Mi dispiace se sono sembrato scazzato, ma in effetti sono un po’ scazzato.

#33 Comment By Sarastro On 11 febbraio 2011 @ 14:01

Ringrazio sentitamente Gamberetta per questa segnalazione…senza me lo sarei sicuramente perso e recuperare gli Urania non è semplice.

#34 Comment By Finnegan On 11 febbraio 2011 @ 17:51

@ Tapiroulant: premettendo che concordo col tuo parere su La figlia del drago di ferro, ho trovato questo link in cui Swanwick risponde personalmente a molti degli interrogativi che hai fatto notare…

http://www.michaelswanwick.com/revan/idda.html

Evidentemente in molti sono rimasti perplessi davanti ai “buchi” nella trama, ed è un peccato che ci si debba rivolgere all’autore per fare un po’ di luce sul ruolo del Baldwynn o sulla famigerata scena finale dentro il Castello Spirale.
Se l’ambientazione ti è piaciuta però, ti consiglio di proseguire la lettura e provare anche I draghi di Babele: la storia è sempre divisa in “blocchi” ma il finale è molto meno ambiguo. In generale si ha l’impressione, chiudendo il libro, che ogni pezzo vada al suo posto, mentre in Cuore d’Acciaio il pensiero più probabile sarà un’attonito WTF???

#35 Comment By Tapiroulant On 11 febbraio 2011 @ 19:57

@Finnegan: Ti ringrazio del link ^.^
Sono felice che tu condivida la mia impressione, mi sentivo solo.

Ripensandoci e andando a riguardare qualche passaggio nel pomeriggio, a mente lucida, è parso anche a me che l’ago e la coda di cane simboleggiassero le varie reincarnazioni di Rooster e Gwen. In realtà l’avevo supposto sulla base dell’associazione (fatta una sola volta e molto di sfuggita) del nome di Kunousura con la coda di cane, perché non mi pare sia detto nemmeno una volta che Tetigistus voglia dire “ago”.
L’impressione rimane sgradevole. Che io debba fare l’esegesi dei nomi in un libro, o che debba ricordarmi un’osservazione buttata là nel mucchio dei dialoghi, per riuscire a capire il senso di una scena chiave, mi fa girare tremendamente i nervi.
Posso anche supporre che nel ‘mondo secondario’ tutti gli esseri siano facce della stessa cosa, e che quindi gli elfi alti, in quanto ontologicamente superiori a tutti gli altri esseri, tendano più a perdere i loro connotati individuali e a fondersi l’uno nell’altro. Ma se le cose stanno così, allora la cosa avrebbe dovuto essere spiegata meglio e più diffusamente nel libro, perché, così com’è, pare l’ennesimo elemento buttato nel mucchio (e, a dire il vero, molto poco interessante rispetto alla media delle invenzioni di Swanwick).
Tutto il resto mi rimane oscuro.

Rimarco il concetto che non mi dispiacciono le stranezze. Mi irrita quando sono presentate male; critico lo stile, non il contenuto.
Ah, visto che prima me l’ero scordato, ringrazio Gamberetta per la segnalazione: se non l’avesse detto, mai e poi mai sarei incappato nel libro (e chissà quando l’avrei letto).

#36 Comment By Davide On 22 febbraio 2011 @ 19:05

Grazie per la segnalazione, Chiara! L’ho comprato giusto oggi e ho consigliato a un mio amico di fare altrettanto. Le prime cinquanta pagine (lette di ritorno da Milano) sono davvero belle, nonostante gli sfacciati “colpi di fortuna” riguardo alle varie chiavi del drago (che poi magari è una faccenda che troverà spiegazione più avanti).

#37 Comment By Marco I On 28 febbraio 2011 @ 21:31

Ho finito di leggere The Iron Dragon’s Daughter e non ho molto da aggiungere a quanto è già stato detto. Bello e divertente ma il finale mi ha ricordato quello di Evangelion. Non è un complimento.
Personalmente sono poco interessato all’opinione di Swanwick sul senso della vita, soprattutto se si tratta di una sfilza di banalità da far rimpiangere il nichilismo di Melanchthon. La delusione più grande è stata la Dea: date le premesse mi aspettavo che nel Castello Spirale ci abitasse come minimo Raptor Jesus, e invece mi trovo di fronte la solita Ecate/Cibele/ecc. e per giunta in versione buonista. Comunque il giudizio finale rimane positivo. Mi rimane solo una perplessità: come se spiega er cucchiaio?

#38 Comment By Tom On 30 marzo 2011 @ 15:09

Ciao Gamberetta, ho visto solo adesso la segnalazione, grazie mille.

Adesso sono al lavoro e non ho tempo di leggermi tutti i commenti, ma da un rapido ctrl-f sembra che nessuno ne abbia ancora parlato.

Credo ci sia un errore di battitura nella seconda riga: hai scritto “continue” invece di “contiene”. All’inizio credevo intendessi “continua”, e mi aspettavo fosse un seguito di the the Dragons of Babel.

#39 Comment By Gamberetta On 30 marzo 2011 @ 19:50

@Tom. Grazie della segnalazione, ora correggo.

#40 Comment By Cecilia On 7 aprile 2011 @ 22:05

Ordinato quasi una settimana fa.
Che si spiccino all’edicola, che non vedo l’ora!
(curiosità maggiore è: uno dei libri preferiti di Gamberetta piacerà a me? Sperém…)

#41 Comment By Merphit Kydillis On 25 aprile 2011 @ 21:44

Finito a leggerlo verso i primi di Aprile, ma rispondo adesso dato che l’ho riletto una seconda volta, dato che è bello ma certi passaggi mi sono apparsi oscuri.

1) Quando Jane riesce a scappare con l’Evangelion il drago dal metallo urlante dalla fabbrica, quando fa vedere che si trova nella scuola media perché nessuno nota che è una umana a parte il rettore e l’Acchiappabambini? A quanto ho capito, gli umani vengono usati come schiavi, balocchi in mano agli elfi per lavorare nelle fabbriche magiche e/o come animaletto domestico per la nobiltà elfica.
2) Jane viene cacciata dalla nobile elfa perché la ragazza ha notato il Baldwin diventare una sfera di luce. Cosa significa? Perché il vecchio elfo si è trasformato?
3) In seguito, Jane incontra di nuovo il Baldwin che la bacia con violenza (complice i nani). Che cambiamenti sono venuti, esattamente, quando Jane è stata baciata?
4) Per pilotare il drago (uno dei più grossi stronzi sadici che abbia mai letto, e questo è un complimento da parte mia) Jane doveva rimanere vergine, altrimenti lei non avrebbe potuto più manovrarlo. Quando poi va a letto con Peter il drago scompare, complice delle microformiche fasciste. Tuttavia, verso la fine Jane si ritrova di nuovo a pilotare il drago. Qui mi sono rincitrullito: se la protagonista non era più vergine, come ha fatto comunque a manovrarlo?
5) Dal discorso con Ondine, la ragazza che usava come mangiapeccati Peter, si deduce quindi che solo gli umani sviluppino il rimorso, dato che le creature non umane (come folletti, troll, satiri e compagnia) hanno un codice morale diverso dalla razza umana?

#42 Comment By Mauro On 25 aprile 2011 @ 22:14

Rispondo solo al primo punto, ché devo ancora finirlo:

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Non dirmi che nella traduzione l’hanno tagliato…

#43 Comment By Alessandro On 26 ottobre 2011 @ 22:48

Grazie per il consiglio.
Del primo mi è piaciuto solo il quel poco di duello aereo che c’è stato.
Il secondo è stato più lineare, per lo meno ho capito un pò di più come è strutturata quella società.

#44 Pingback By I Consigli del Lunedì #10: Jack Faust | Tapirullanza On 23 gennaio 2012 @ 09:00

[...] romanzi preferiti di Gamberetta, che ne ha parlato in molti commenti e articoli (per esempio qui e qui, in occasione della riedizione italiana nella collana Urania). Gamberetta ha anche recensito [...]


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