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Il mondo lasciato a metà

Pubblicato da Gamberetta il 2 marzo 2011 @ 12:52 in Fantasy,Libri,Recensioni,Straniero | 35 Comments

Copertina di The Half-Made World Titolo originale: The Half-Made World
Autore: Felix Gilman

Anno: 2010
Nazione: Inghilterra
Lingua: Inglese
Editore: Tor Books

Genere: Western, New Weird (ma non troppo)
Pagine: 480

Tempo fa avevo provato a leggere il romanzo di esordio di Felix Gilman, Thunderer, attirata dal fatto che Jeff VanderMeer lo aveva inserito nella lista di libri consigliati che appare in appendice all’antologia The New Weird – per altro lista sulla quale ci sarebbe molto da discutere, visto che VanderMeer ci infila tutto e il contrario di tutto.


Letture Consigliate

bandiera EN THE FOLLOWING LIST of “New Weird” novels and single-author story collections is by no means exhaustive and should be considered a “jumping off” point for readers interested in further exploration. This list includes some material that might be considered “stimuli” to the New Weird rather than New Weird itself. It does not include the small offshoot of what might be termed “space opera” New Weird represented by writers such as Alastair Reynolds and Iain M. Banks.
— THE EDITORS [Jeff & Ann VanderMeer]

bandiera IT LA SEGUENTE LISTA di romanzi e antologie “New Weird” non è esaustiva e va considerata dal lettore come un punto di partenza per ulteriori esplorazioni del genere. Questa lista include alcune opere che possono essere considerate “stimoli” al New Weird piuttosto che New Weird vero e proprio. La lista non include il piccolo ambito della “space opera” New Weird, rappresentato da scrittori quali Alastair Reynolds e Iain M. Banks.
— I CURATORI [Jeff & Ann VanderMeer]

[Nota: ho aggiunto i titoli delle edizioni italiane, quando presenti.]
BARKER, CLIVE
The Books of Blood (vol. 1–3) (1984) [Infernalia, Ectoplasm, Sudario]

BISHOP, K. J.
The Etched City (2003) [Petali e sangue]

BRITTON, DAVID
Lord Horror (1990)
Motherfuckers: The Auschwitz of Oz (1996)

CALDER, RICHARD
Dead Girls (1992) [Virus ginoide]
Dead Boys (1994)
Dead Things (1996)
Cythera (1998)
The Twist (1999) [L’ultima invasione]
Malignos (2000)
Impakto (2001)

CAMPBELL, ALAN
Scar Night (2006) [Il raccoglitore di anime]

CISCO, MICHAEL
The Divinity Student (1999)
The Tyrant (2003)
The San Veneficio Canon (2004)
The Traitor (2007)

CONSTANTINE, STORM
Wraeththu (omnibus) (1993)

DI FILIPPO, PAUL
A Year in the Linear City (2002) [Un anno nella città lineare]

FORD, JEFFREY
The Physiognomy (1997)
Memoranda (1999)
The Beyond (2001)

GENTLE, MARY
Scholars and Soldiers (1989)
Rats and Gargoyles (1990) [Il tramonto degli dei]
The Architecture of Desire (1991)
Ash: A Secret History (2000) [Ash. Una storia segreta]

GILMAN, FELIX
Thunderer (2008)

Copertina di Thunderer
Copertina di Thunderer

HARRISON, M. JOHN
The Pastel City (1971) [La città del lontanissimo futuro]
A Storm of Wings (1980)
In Viriconium (1982)
The Course of the Heart (1992)
Signs of Life (1996)
Things That Never Happen (2002)
Viriconium (omnibus) (2005)

INGS, SIMON
City of the Iron Fish (1994)

KOJA, KATHE
The Cipher (1991)
Bad Brains (1992) [Degenerazione]
Skin (1993)
Strange Angels (1994)
Kink (1996)

KROHN, LEENA
Tainaron (2004)

LAKE, JAY
Trial of Flowers (2006)
Madness of Flowers (2008)

MIÉVILLE, CHINA
Perdido Street Station (2000) [Perdido Street Station]
The Scar (2002) [La città delle navi]
The Tain (2002) [Specchi irriflessi]
Iron Council (2004) [Il treno degli dei]

MOORCOCK, MICHAEL
The Stealer of Souls (1963)
The Final Programme (1969) [Programma finale]
Gloriana (1978) [La saga di Gloriana]
Byzantium Endures (1981)
The Laughter of Carthage (1984)
Mother London (1988) [Madre Londra]
Jerusalem Commands (1992)
The Vengeance of Rome (2006)

PEAKE, MERVYN
Titus Groan (1946) [Tito di Gormenghast]
Gormenghast (1950) [Gormenghast]
Titus Alone (1959) [Via da Gormenghast]

ROYLE, NICHOLAS
Counterparts (1993) [Smembramenti]
The Matter of the Heart (1997)

SWAINSTON, STEPH
The Year of Our War (2004)
No Present Like Time (2005)
The Modern World (2007)

THOMAS, JEFFREY
Punktown (2000)
Deadstock (2007)

VANDERMEER, JEFF
Dradin, In Love (1996)
City of Saints & Madmen (2001)
Veniss Underground (2003)
City of Saints & Madmen (2003; edizione ampliata)
Secret Life (2004)
Shriek: An Afterword (2006)
The Situation (2008)

WILLIAMS, CONRAD
London Revenant (2004)
The Unblemished (2006)

Rimasi delusa, trovai Thunderer noioso, tanto che lo abbandonai dopo un centinaio di pagine. Ma come noto io sono buona & gentile, così ho concesso a Gilman una seconda chance. Non me ne sono pentita: The Half-Made World è un buon romanzo, con un’ambientazione se non proprio originale, almeno insolita.

Spesso i fantasy costruiscono la loro ambientazione a partire da un retroterra storico: l’impero romano, il medioevo, l’epoca vittoriana, ecc. The Half-Made World ha le sue radici nel selvaggio west. Tuttavia la frontiera americana è così tanto deformata e distorta che ci troviamo di fronte a un vero e proprio mondo secondario. Lo stesso aggettivo “americana” è improprio: nell’Half-Made World non esiste un continente con quel nome, né esistono altri luoghi a noi noti.

Il mondo di Gilman è diviso in tre parti: l’Est è la parte più antica, è completamente “creata” (è made world), è stabile e pacifica. Il West invece è giovane, ha appena 400 anni. È solo “fatto a metà” (l’half-made del titolo): benché appaia concreto e coerente, rimangono spiragli attraverso i quali si manifestano la magia e l’irrazionale. Sopravvivono spiriti e Dei e forze soprannaturali. Se si viaggia ancora più a ovest si giunge al mondo non ancora fatto (unmade world), nel quale le leggi della fisica non sono ancora fissate, molte cose non hanno ancora nome e la realtà si modifica in base ai desideri, ai sogni e alle paure di chi la osserva.
Al di là dell’unmade world si estende un oceano di caos indistinto.

* * *

Il dottor Lysvet Alverhuysen (“Liv” per gli amici) lavora come psicologa presso l’Università di Koenigswald, nel tranquillo Est. Riceve una lettera indirizzata al marito, nella quale lo si prega di recarsi presso un ospedale nel cuore del West, dove le sue abilità professionali potrebbero essere messe a miglior uso che non in Università. Dato che nel frattempo il marito è schiattato, Liv decide di partire lei.

Durante il viaggio a Ovest, il suo destino si incrocerà con quello degli altri due protagonisti del romanzo. Il primo è John Creedmoor, un “Agent of the Gun”, ovvero un pistolero che ha stretto un patto con un demone. Il demone inabita l’arma di Creedmoor e conferisce al pistolero una serie di poteri: è più agile e più forte dei normali esseri umani, può guarire da qualunque ferita, non ha bisogno né di bere né di mangiare, ha sensi molto sviluppati che gli consentono perfino di vedere al buio e soprattutto quando spara non manca mai il bersaglio. In cambio, quando il demone o gli altri suoi colleghi diavoli hanno bisogno, Creedmoor deve ubbidire e portare a termine le missioni che gli vengono assegnate. Le missioni di solito sono missioni di guerra, perché gli “Agent of the Gun” combattono da centinaia di anni contro “The Line”.

Kyuubey
Accettare di diventare un Agente è come stipulare un contratto con il diavolo Kyuubey

La Linea è una società industriale e burocratizzata (mi ha ricordato per certi versi 1984, per altri il film Brazil), che costruisce senza sosta nuove linee ferroviarie, nuove stazioni, nuove fabbriche. Lo scopo della Linea è trasformare il mondo in un luogo regolato, preciso, razionale, funzionante nella maniera più efficiente possibile. Contro chi non è d’accordo, La Linea schiera cannoni e corazzate terrestri, gas asfissianti e bombe soniche, razzi e ornitotteri armati di mitragliatrici. A prendere le decisioni per La Linea sono gli Engine: trentotto gigantesche locomotive senzienti animante da uno spirito divino.

Il problema è che sia i demoni sia gli Engine sono immortali: i pistoleri possono essere uccisi impiegando abbastanza truppe, e le locomotive possono essere sabotate dagli Agenti; ma poi il demone si sceglie un altro pistolero e lo spirito dell’Engine si trasferisce in un’altra locomotiva. E la lotta continua.
Non che questo dettaglio intacchi la fede nella vittoria del Sotto-Sorvegliante Lowry, il terzo protagonista del romanzo. Lowry è un ometto grigio, brutto, e con gli occhiali, un funzionario di medio livello che lavora presso la Stazione Angelus. Per una serie di circostante si troverà a scalare la gerarchia della Linea e a guidare un contingente militare in un’operazione disperata.

Strana locomotiva
Un Engine?

Punto di merito perché Gilman evita “buoni” e “cattivi”: gli “Agent of the Gun” sono assassini, ladri, truffatori, terroristi. La Linea massacra, tortura, rade al suolo interi villaggi. E chi sta nel mezzo, chi non vuole schierarsi né con i demoni né con gli Engine, non è da meno. Compreso il misterioso First Folk, gli originari abitanti del West, descritti come un incrocio tra gli Indiani d’America e una banda di furry.

* * *

Dei tre protagonisti, proprio Lowry si rivela il personaggio più simpatico. All’inizio sembra solo un fanatico ottuso, ma più si va avanti più Lowry dimostra un orgoglio e una tenacia ammirevoli. Creedmoor è per molti versi uno gnokko: per lui la vita è facile, non è quasi mai davvero in pericolo. Ma Lowry non ha super poteri, ha solo la sua intelligenza e perseveranza. Senza contare che il demone di Creedmoor è sempre ben disposto a perdonare il suo pupillo, mentre nella società della Linea un singolo errore può costarti la galera se non la condanna a morte. Infine Creedmoor è un vigliacco: accetta di svolgere i compiti più viscidi…

Del tipo rapire la bambina di un industriale che si è schierato con La Linea. In più Creedmoor per sfuggire agli inseguitori scappa in alta montagna e la ragazzina crepa per il freddo.… auto giustificandosi con il fatto che il demone lo costringe; ma quando ha la possibilità di liberarsi del demone se ne guarda bene. Troppo comodi i poteri. In fondo muore solo qualche innocente (o qualche decina, o qualche centinaio…) ogni tanto, non un grande sacrificio in cambio della gnokkitudine. Non discuto: ragionamento realistico; infatti qui parlo di simpatia/antipatia, cioè di gusti, dal punto di vista tecnico entrambi i personaggi sono scritti in modo decente (ma Lowry meglio, si sente più distinta la sua voce).

Liv è meh. Le premesse sono incoraggianti: è una donna adulta, intelligente, colta. Non frigna a ogni piè sospinto e non cade tra le braccia del primo gnokko che passa per strada. Ha anche un Passato Tragico™ e una dipendenza da oppio. Ma da queste premesse nasce poco o niente. Liv è trascinata dagli eventi, rimane passiva mentre il mondo fa le capriole intorno a lei. Solo nell’ultimo capitolo dà sfogo al proprio libero arbitrio, ed è uno spettacolo. Gilman poteva darle una svegliata prima.
Rispetto a molti personaggi femminili in circolazione (specie le degradanti protagoniste dei paranormal romance) è un buon personaggio, ma in assoluto si poteva fare meglio.

Un’altra parziale delusione è l’unmade world. Più o meno verso metà romanzo, i nostri eroi superano il confine del mondo e si inoltrano nelle terre non ancora “fatte”. Qui tutto può succedere, e io mi sarei aspettata un trionfo del weird – tipo lo Shift in The Year of Our War. Niente del genere. Qualche animale strano, un paio di piante curiose, un-mostro-uno, e grazie di aver partecipato.
Però mi pare di capire che i fan del weird sfrenato siano una minoranza, dunque questa mancanza di bizzarria a tutti costi per molti sarà un pregio invece di un difetto.

Coniglietto New Weird
Coniglietto New Weird

Il finale lascia l’amaro in bocca. Ho avuto l’impressione che l’autore puntasse a un finale tragico, per altro giustificato dalla trama, finché non ha pensato che forse poteva sfruttare l’ambientazione per altri romanzi. Allora ha virato bruscamente e il finale attuale è molto aperto, tanto che scommetto uscirà un seguito. Peccato. La storia poteva avere maggiore impatto emotivo se si fosse conclusa con qualche vittima in più – intendiamoci: crepa un sacco di gente, ma il sangue non è mai abbastanza!

* * *

Lo stile di Gilman è passabile. L’incipit è sul bruttino – il prologo è in pratica un lungo inforigurgito per illustrare l’ambientazione, mascherato da ricordi di un personaggio – e i primi capitoli zoppicano un po’, ma quando la storia prende l’abbrivio poi procede fino al termine senza intoppi.
Non è mai uno stile che ostacola la lettura, ma d’altra parte non è mai uno stile del tutto trasparente, che sparisce per lasciarti a mollo nella storia. Stile senza infamia e senza lode. Infatti non saprei citare passaggi particolarmente brillanti, ma neanche pagine piene di errori (se si esclude l’impostazione discutibile del prologo).

* * *

In conclusione un romanzo piacevole che consiglio.

Come difficoltà della lingua siamo a un livello medio: è un inglese più semplice di quello di uno Swanwick o di un VanderMeer, ma non è così semplice come l’inglese dei romanzi per young adult, stile Westerfeld.

Ho visto che spesso The Half-Made World è spacciato come steampunk: ci sono alcuni elementi in questo senso, ma proprio pochi. Il West sotto il controllo degli “Agent of the Gun” non ha niente di steampunk e l’unmade world non ha niente di steampunk. Solo quando l’azione si svolge nelle Stazioni della Linea si può respirare un’atmosfera retrofuturistica satura di gas di scarico e frastuono di ingranaggi; e non capita spesso.
The Half-Made World non è neanche storia alternativa: come già detto non ci sono riferimenti specifici al nostro mondo; la vicenda si svolge a fine ottocento, ma è l’ottocento di un pianeta diverso dalla Terra.
Chi cerca steampunk e storia alternativa con ambientazione ottocentesca americana può provare a leggere i romanzi del Clockwork Century della Priest (Boneshaker, Clementine, Dreadnought), tuttavia a mio parere non sono un granché.

Giudizio:

Scrittura competente… +1 -1 … ma nulla più e le prime pagine sono da rivedere.
Ambientazione interessante. +1 -1 L’unmade world non è abbastanza weird.
Buona storia. +1 -1 Finale deludente.
Lowry mi è simpatico. +1 -1 Creedmoor è troppo simile a uno gnokko per i miei gusti.
Liv quando si sveglia fa la sua bella figura… +1 -1 … ma si sveglia troppo tardi.
Non ci sono “buoni” e “cattivi”. +1

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Il Messia Meccanico

Gilman non descrive mai in dettaglio gli Engine, queste macchine mostruose infestate da una divinità. Sappiamo solo che guardarli lascia sgomenti e che la loro voce fa impazzire chi l’ascolta (infatti gli Engine comunicano gli ordini via telegrafo). Dettagli inquietanti che mi hanno ricordato la bizzarra vicenda del Messia Meccanico, vicenda che si merita un box rosa!

* * *

John Murray Spear nasce a Boston nel 1804. Nel 1830 diventa sacerdote nella Chiesa Universalista Americana. Chi lo conosce lo descrive come una brava persona sempre pronta ad aiutare il prossimo. Spear è un idealista che si batte contro la schiavitù e contro la pena di morte, a favore del pacifismo e dei diritti delle donne. Insieme con il fratello Charles assiste barboni e detenuti.

John Murray Spear
John Murray Spear

Nel 1844, mentre tiene un comizio a Portland (Maine), viene aggredito da un gruppo di facinorosi. Agli scalmanati non va a genio che Spear predichi a favore della liberazione degli schiavi, così lo massacrano di botte (notare che in The Half-Made World c’è una scena simile). Spear è ridotto male e rimane in convalescenza per più di un anno.
Durante questi mesi è accudito da un suo amico, tale Oliver Dennett. Spear guarisce e proprio nello stesso periodo Dennett muore. E qui la faccenda comincia a virare verso il bizzarro…

Qualche anno dopo, per la precisione il 31 Marzo 1852, Spear scopre che la sua mano si muove da sola. La mano afferra una penna e compone un messaggio, un messaggio firmato “Oliver”. Il messaggio invita Spear a recarsi presso Abington per aiutare un malato, un certo David Vining. Giunto sul posto, Spear scopre che può guarire il sofferente solo con l’imposizione delle mani.

I messaggi si ripetono. Spear viene spedito a destra e a manca, spesso nel cuore della notte. Lui esegue sempre di buon grado e sempre è di aiuto ai malati che trova, grazie ai suoi nuovi poteri pranoterapeutici.
“Oliver” e gli altri spiriti che hanno contattato Spear ne sono compiaciuti. Gli assegnano nuovi compiti: scrivere saggi e organizzare conferenze sui più disparati argomenti. Per esempio Spear tiene dodici lezioni di geologia all’Hamilton College, suscitando l’ammirazione di uno dei professori della facoltà. Naturalmente questo per merito dell’influsso spiritico, dato che Spear non ne capisce un tubo di geologia.

Poi gli spiriti comandano a Spear di recarsi a Rochester, nello stato di New York, dove gli rivelano che nell’aldilà esiste un’Associazione dei Benefattori, un comitato di anime di noti defunti il cui scopo è aiutare l’umanità. L’Associazione dei Benefattori ha diversi sotto comitati, uno dei quali è l’Associazione degli Elettrificatori, formata da sette ingegneri (morti) e di cui fa parte niente di meno che lo spirito di Benjamin Franklin.
Spear viene visitato a turno dai sette Elettrificatori che lo istruiscono su come costruire “il Nuovo Messia, l’Ultimo e Miglior Dono che Dio abbia mai fatto all’Umanità”. Un Messia Meccanico che sarebbe stato araldo di un’epoca di pace e progresso.

Nell’ottobre del 1853, Spear, insieme a Simon Crosby Hewitt, Samuel G. Love, Alonzo Newton e altri spiritisti, si insedia a High Rock Cottage, una casa costruita vicino alla collina di High Rock, presso Lynn, Massachusetts, luogo situato alla confluenza di particolari energie metafisiche – l’anno prima, sulla stessa collina, il noto spiritista Andrew Jackson Davis aveva tenuto un congresso internazionale sullo spiritismo con i rappresentanti di ventiquattro nazioni. I rappresentanti erano presenti come spiriti.

La collina di High Rock
La collina di High Rock

Inizia l’assemblaggio del Messia Meccanico. Spear non conosce mai il progetto nella sua interezza, ma riceve ordini giorno dopo giorno dai sette ingegneri (in totale Spear riceve 200 messaggi distinti, 200 “rivelazioni”). La costruzione della macchina dura nove mesi, durante i quali Spear e soci spendono 2.000 dollari in materiali (non proprio noccioline, sono circa 50.000 dollari attuali).

Purtroppo non sono rimasti né progetti, né schizzi, né fotografie del Messia Meccanico e le descrizioni sono vaghe. Si sa che in qualche maniera replicava alcuni aspetti del corpo umano (per esempio il “cervello” era una serie di piatti alternati di rame e zinco), e che avrebbe utilizzato l’energia presente nei flussi elettrici dell’atmosfera. Non mancavano ingranaggi assortiti, magneti, sfere dei più disparati metalli, e composti chimici non bene identificati.
Qui sotto il disegnatore del Fortean Times tenta di riprodurre le fattezze del Messia Meccanico:

Il Messia Meccanico
Il Messia Meccanico

Il Messia è assemblato ma non è ancora pronto. Occorre infondergli la scintilla vitale. Dapprima alcuni spiritisti accuratamente selezionati toccano a turno il macchinario, poi lo stesso Spear, ingabbiato in una struttura formata da pannelli di metallo e decorata con pietre preziose, si avvicina all’affare. Spear cade in trance e testimoni riportano che si sia creato un cordone ombelicale di luce tra lui e il Messia Meccanico.

Il giorno dopo viene condotta al cospetto del Messia la Nuova Maria, una signora il cui nome non è mai stato rivelato (alcuni la identificano con la moglie di Alonzo Newton). La Nuova Maria si sdraia davanti alla macchina ed è scossa dalle convulsioni, come se stesse partorendo.
Dopo due ore avviene il miracolo:
“Sì è mosso!” esclama un testimone.
29 giugno 1854: il Messia Meccanico è vivo!

Forse.

Per settimane Spear e la Nuova Maria accudiscono il Messia come fosse un neonato (Spear lo chiama “l’infante elettrico”), ma dopo quel primo vagito la macchina rimane apatica. Gli Elettrificatori assicurano Spear che va tutto bene, che il Messia ha solo bisogno di maggior nutrimento. Così Spear decide di trasferire il neonato a Randolph, New York, località dotata di eccezionale potenziale elettrico.

Purtroppo insieme alla macchina arrivano a Randolph anche pettegolezzi poco piacevoli su quello che sarebbe effettivamente successo tra Spear, la Nuova Maria e il Messia Meccanico.
Una folla inferocita (forse aizzata dalla locale chiesa battista) circonda il capannone che ospita la macchina vivente. Al tramonto la folla fa irruzione e distrugge il Messia, accanendosi con tale ferocia che il mattino dopo della macchina non rimane più niente.
Che orribile infanticidio!
Ancora una volta superstizione e ignoranza hanno ostacolato il glorioso cammino del progresso.

In quanto a Spear, non proverà più a costruire messia meccanici. Anche perché a partire dal 1857 gli spiriti hanno cambiato musica: la salvezza dell’umanità non risiede in qualche ammasso di ingranaggi, ma nell’amore libero; l’istituzione del matrimonio va abolita, per lasciare spazio a relazioni sessuali senza vincoli.


Approfondimenti:

bandiera IT The Half-Made World su Amazon.it
bandiera EN The Half-Made World su gigapedia library.nu
bandiera EN Thunderer su Amazon.com
bandiera EN Thunderer su gigapedia library.nu
bandiera EN “Lightbringers and Rainmakers”, un racconto ambientato nell’Half-Made World
bandiera EN Felix Gilman su Wikipedia

bandiera EN John Murray Spear su Wikipedia
bandiera EN Articolo del Fortean Times dedicato alla vicenda di Spear
bandiera EN Passing Strange su Amazon.com (un capitolo di questo libro è dedicato al Messia Meccanico)

bandiera EN Kyuubey sulla wiki di Madoka Magica

 


35 Comments (Mostra | Nascondi)

35 Comments To "Il mondo lasciato a metà"

#1 Comment By Tapiroulant On 2 marzo 2011 @ 14:22

Bisognerebbe scrivere un romanzo su un Messia meccanico.

La cosa più simile che mi viene in mente è un bellissimo racconto di Asimov.

#2 Comment By ??? On 2 marzo 2011 @ 14:43

Non riesco a decidere se è più interessante il romanzo o il bislacco John Murray…

@ Ebihime (lo trovo più adatto per Gamberetta)

Guarita, presumo. Bene!

Non ricordo: alla fine la recensione su Alice la farai o no?

#3 Comment By Marco I On 2 marzo 2011 @ 19:21

La storia del Messia Meccanico e della Nuova Maria ricorda molto il prologo del Grande Dio Pan di Machen (la ragazza nel libro si chiama Mary.)
E chissà se Lovecraft aveva in mente High Rock quando ha scritto The strange high house in the mist.
Spear mi sta simpatico: esiste ancora la sua setta?

#4 Comment By Gamberetta On 2 marzo 2011 @ 19:35

@???. Ma “ebi” cosa vuole dire? Perché “hebi”, con l’acca, è la traslitterazione per “serpente”…

Comunque, sì, parlerò di Alice, fra un po’, non sono ancora dell’umore giusto.

@Marco I. Spear non faceva parte di alcuna setta, era solo lui e gli spiriti degli Elettrificatori. I tizi che lo aiutavano erano amici e conoscenti. Se invece ti riferisci alla chiesa universalista americana, secondo wikipedia non c’è più dal 1961.

#5 Comment By ??? On 2 marzo 2011 @ 19:59

#6 Comment By Shaggley On 2 marzo 2011 @ 21:35

Mi sembra interessante. E stranamente simile ad un progetto che sto sviluppando, il che mi lascia un poco basito. Grazie della segnalazione, me lo procurerò.

#7 Comment By Alberello On 2 marzo 2011 @ 23:29

Sembra interessante, aggiunto nella lista delle future letture. Grazie per la recensione.

Spear non faceva parte di alcuna setta, era solo lui e gli spiriti degli Elettrificatori.

Praticamente sentiva le voci. *-* Sta molto simpatico anche a me, lo sento “spirito” affine.

#8 Comment By Null On 3 marzo 2011 @ 00:27

Segnalazione interessante e di cui terrò conto, sebbene l’articolo meriterebbe di esser letto anche solo per le gesta di quel mattacchione di Spear.
Non so bene se il ripensamento programmatico degli spiriti (carne>macchine ?) somigli più a del poliamorismo ante-litteram o a una reminescenza delle teorie sessuali di movimenti ereticali come i Fratelli del Libero Spirito…

Ne approfitto per scoprirmi il capo con misurata deferenza e salutare il ritorno in attività di Gamberetta, auspicando che nell’ultimo mese buone letture e consistenti dosi di coniglietti terapeutici abbiano giovato al suo stato psico-fisico.
Porgo inoltre a Hime-Sama un ulteriore apprezzamento per aver inserito nell’articolo anche quel delizioso piccolo bastardo di Mefistofele a quattro zampe Kyuubey e il suo musetto indisponente.

#9 Comment By Andrea On 3 marzo 2011 @ 08:27

Io ho trovato splendido anche Thunderer (ed il suo seguito Gears of the City).
Questo romanzo avevo idea di iniziarlo in questi giorni e credo che lo apprezzerò assai!

@Tapiroulant: per il Messia Meccanico puoi leggere la trilogia Clockwork di Jay Lake (Mainspring,Escapement e Pinion),che tratta questo argomento ed è in equilibrio tra fantasy e steampunk. ^^

#10 Comment By Gwenelan On 3 marzo 2011 @ 09:13

Evviva, sei guarita *-*!
Grazie della segnalazione, proverò il libro :)! In particolare, grazie del fatto che segnali quanto sia difficile l’inglese nelle recensioni: avevo provato a leggere Swanwick in originale, ma per me è ancora un po’ troppo faticoso.

#11 Comment By Gamberetta On 3 marzo 2011 @ 11:56

@???. Uhm, ok. Stavo già per ordinare: “Off with his head!”, tanto per rimanere in tema di Alice, ma i gamberi vanno bene.

@Null. Per dovere di cronaca: secondo alcuni (invidiosi & maligni) il ripensamento programmatico degli spiriti sarebbe solo una scusa di Spear per giustificare il fatto che proprio in quel periodo abbandonava la moglie e si trovava un’amante. A me sembra invece ovvio che Spear abbia agito così su consiglio degli spiriti per il maggior beneficio dell’umanità.

#12 Comment By Alberello On 3 marzo 2011 @ 12:40

Eh, l’invidia è sempre stata una brutta bestia! Come si può non credere a qualcuno che ti espone le sue idee sulla base delle voci che sente nella sua testa e su nient’altro?

Come mi dice sempre il mio amico immaginario Osiride: “Marco, non c’è più religione”. E adesso scusatemi, Dio mi ha ordinato di partecipare ad un’orgia per il bene dell’umanità.

#13 Comment By Davide On 3 marzo 2011 @ 14:55

Bentornata, Gamberetta, sono contento che tu sia tornata in salute!

Però qui rischi di far venire un colpo a me, mettere Kyuubey così in mezzo all’articolo mi ha fatto fare un letterale salto sulla sedia.XD
(e adesso devo chiederlo: ti piace Madoka Magica? Sarei curioso di sapere la tua opinione a riguardo!)

Comunque il romanzo sembra interessante, l’idea di questa guerra combattuta fra due forze dalla morale come minimo ambigua e che di fatto appare come interminabile e quindi totalmente inutile sembra interessante.
E poi i fantasy con dei burocrati fra i protagonisti di solito sono divertenti.

Sulla questione weird sfrenato, i miei due cent: secondo me è maledettamente difficile da rendere riuscendo a tenere lo stile trasparente. Quindi, o uno ha uno stile eccellente – e mi pare di capire non sia proprio il caso di Gilman – o è meglio che eviti, proprio per non compromettere la qualità del romanzo/racconto.

#14 Comment By Michele On 3 marzo 2011 @ 15:21

Ciao, hai dimenticato di dire che questo romanzo ha un’infinità di elementi ispirati alla saga della Torre Nera di Stephen King (fantasy-western; superpistoleri; treni senzienti; mondi incompleti; società tecnologica nel ruolo di entità antagonista; ecc…)

#15 Comment By Il Guardiano On 3 marzo 2011 @ 15:48

Come mi dice sempre il mio amico immaginario Osiride: “Marco, non c’è più religione”. E adesso scusatemi, Dio mi ha ordinato di partecipare ad un’orgia per il bene dell’umanità.

Ero rimasto a prababile futuro Presidente della Repubblica e Papa di Santa Romana Chiesa, non addirittura Dio.

#16 Comment By Gamberetta On 3 marzo 2011 @ 15:59

@Davide.

(e adesso devo chiederlo: ti piace Madoka Magica? Sarei curioso di sapere la tua opinione a riguardo!)

Sì, finora mi piace molto. Anche se il giudizio definitivo dipenderà dal finale: è il tipo di storia che si presta fin troppo bene a Deus ex Machina e situazioni stile: “È tutto un sogno!!!” (a proposito, il trailer di Inception con le immagini di Madoka: http://www.youtube.com/watch?v=POjj67bIQiU ). Con un finale degno, Madoka si colloca tra i migliori anime degli ultimi anni. Per certi versi è anche più bello di Haruhi.
Mi piace perché è un anime cattivo. Ci sono un sacco di anime molto più violenti (per non andare lontano: Gantz, Claymore, Elfen Lied), ma pochi con un’atmosfera così senza speranza. A quanto pare, comunque ti comporti, in Madoka fai una brutta fine. Una brutta fine inutile.
Mi piace che non si sprechino in boiate: tutte le puntate mandano avanti la storia, non c’è la puntata in spiaggia messa lì solo per avere 20 minuti di fanservice e non c’è neanche la puntata dove gli EVA devono imparare a ballare (sigh).
E adoro la “barriera” delle streghe e il design delle streghe stesse: è degno dei migliori angeli in Evangelion. Comunica molto bene il fatto di trovarsi al cospetto di entità del tutto aliene.

Comunque a Madoka dedicherò un articolo appena finisce (fra un mesetto, mancano 4 puntate).

#17 Comment By Lupo Lucio regna On 3 marzo 2011 @ 17:28

La cura che metti nei tuoi post vale ogni singolo giorno d’attesa. E pensa che del fantasy m’importaunasega.

Tieni duro, emergerai.

#18 Comment By Angra On 4 marzo 2011 @ 07:32

Certo non aver sfruttato l’unmade world è un’occasione sprecata, magari è anche per quello che l’autore ha lasciato uno spiraglio per un possibile seguito (non che i ripensamenti dell’ultima ora siano necessariamente una buona idea). Me lo segno, perché nel complesso sembra bello.

*****

Povero Spear… pensare che al giorno d’oggi gli allucinati come lui vengono presi molto sul serio: ci fanno anche gli articoli sulle pagine di Scienza & Tecnologia dei quotidiani ^___^

#19 Comment By Il Guardiano On 4 marzo 2011 @ 08:19

E anche puntate di Voyager e Misteri :)

#20 Comment By Mariano On 4 marzo 2011 @ 15:31

@ Gamberetta : finalmente torno a commentare questo blog: è sempre un piacere leggere i tuoi scritti.

Penso che quando avrò tempo leggerò il romanzo, anche perché è oltretutto un buon modo per esercitarmi a leggere in inglese =)

Mi piacerebbe però che ci si allontanasse dal weird o dal bizzarre e si ritornasse un attimo a parlare di qualcosa più sword and sorcery…sempre che si trovi in giro qualcosa di decente da segnalare/recensire.

#21 Comment By Gamberetta On 4 marzo 2011 @ 17:32

@Mariano.

Mi piacerebbe però che ci si allontanasse dal weird o dal bizzarre e si ritornasse un attimo a parlare di qualcosa più sword and sorcery

Non lo escludo in linea di principio, ma sarà molto difficile, visto che di solito romanzi S&S non ne leggo.

#22 Comment By Giaggià On 4 marzo 2011 @ 18:41

Ma io non ho mica capito bene una cosa… Chi è che decide se questo romanzo è steampunk o no? voglio dire, tu darai la tua opinione, ma se per l’autore la dose di steampunk è quella giusta, allora lasciamoglielo chiamare steampunk, no? Poi al massimo uno può dire, avrei preferito più elementi steampunk. Ma sono punti di vista, anche la “steampunkkettosità” degli elementi del libro.

Comunque ben ritrovata. :)

#23 Comment By Malkcontent On 5 marzo 2011 @ 01:00

NAh. Non fa per me.
Non mi piace mischiare il Fantasy al vapore.
Al massimo con l’altissima tecnologia. Ma le locomotive assieme alla magia mi fanno rigurgitare il cenone di Natale di dieci anni fa.

#24 Comment By V On 6 marzo 2011 @ 23:42

L’idea di fondo del romanzo sembra carina, estrapolata dal mito di fondazione della società occidentale.

#25 Comment By Mr. Giobblin On 7 marzo 2011 @ 21:26

Grazie per la segnalazione, vedrò di procurarmi The Half Made World quanto prima. Nel frattempo ho Mainspring di Lake e The Physiognomy di Ford a tenermi compagnia…

PS: + 100 punti per la citazione di Madoka!

#26 Comment By Paolo S On 9 marzo 2011 @ 14:22

Bentornata! E grazie per le segnalazioni, puntuali e acute come sempre.

#27 Comment By Gianluca On 11 marzo 2011 @ 01:05

Ciao Gamberetta, era veramente un sacco di tempo che non passavo da queste parti.
Bellissimo il Rose Box per Spear,molto interessante. Ce ne fossero di più di menti così!
In quanto a “The half-made world” lo leggerò appena possibile, al momento ho per le mani “Battle Royale” di K.Takami (interessante lo stile di scrittura molto sintetico, mi chiedo se sia caratteristica dei giapponesi).
Il Libro di Gilman non mi sembra un granché per come ne parli, sia a livello di personaggi che di storia, ma il gusto di leggere spinge ad aprire libri di ogni tipo. Pensandoci mi ricorda un po’ troppo “La torre nera” di S.King – ed altri libri suoi – , ma magari mi sbaglio (per questo lo leggerò).
Grazie per la recensione.
;)
Riguardati!

#28 Comment By Cecilia On 20 marzo 2011 @ 16:01

Niente male, ma passo.
Non affronto ancora romanzi in inglese e i personaggi bastardi da tutt’e e due le parti mi fan venire il nervoso. Se anche uno è stronzo o ha ammazzato qualcuno, personalmente pretendo che l’avversario sia più stronzo, in linea di massima. Altrimenti, mi si metta nel punto di vista del cattivo e stop, che non mi dispiace.
La vecchia distinzione buoni-cattivi la apprezzo ancora.

#29 Comment By Pen² On 16 aprile 2011 @ 11:57

Il messia meccanico, il messia alchimista, il messia che non è un messia… molto interessante. Ho apprezzato la seconda venuta di gesù raccontata in Needless di Kami Imai, oppure il messia a spasso con budda per shibuya in Saint Young Men di Hikaru Nakamura. È sempre stato intrigante per me leggere storie che prendono elementi sacri (cristiani per lo più) e li stravolgono, anche cose banali come le suore loli in abiti porno di Toaru majutsu no Index di Kazuma Kamachi, oppure le suore che combattono i demoni armate di fucili nella new york degli anni ruggenti in Chrno Crusade di Daisuke Moriyama, o ancora finte suore che vendono armi di contrabbando a violente assassine che massacrano la gente nel nome della santa vergine maria (Black Lagoon di Rei Hiroe). E la religione assume nuove forme e diventa più interessante. Qui che ratzy è di casa è difficile affrontare questi argomenti, ma internet mi offre nuove possibilità, per fortuna. Non sono cristiano, ma nell’attesa dell’armageddon aspetto la bibbia secondo kyon, perché Our God is hotter than YOUR God

#30 Comment By Sakura On 28 agosto 2011 @ 14:34

ciao gamberetta, the half-made world sembra interessante, sai se esixte gia` la traduzione italiana? O in caso contrario, come faccio a procurarmelo in inglese?i

#31 Comment By Sakura On 28 agosto 2011 @ 14:41

perché sto cercando un libro inglese da tradurre in italiano e questo mi sembra faccia al caso mio. Mz se è già in corso di traduzione? Sai se c’è un modo per saperlo?

#32 Comment By Gamberetta On 29 agosto 2011 @ 15:39

@Sakura. Dubito molto che il romanzo di Gilman sarà tradotto, dato che è un (sotto)genere quasi sconosciuto in Italia. Se te lo vuoi procurare in inglese basta che lo ordini a qualunque libreria online (da Amazon.com in giù), oppure puoi scaricare l’ebook pirata: guarda tra gli approfondimenti dell’articolo.

#33 Pingback By E adesso, cosa leggerà il Tapiro? | Tapirullanza On 23 febbraio 2012 @ 11:09

[...] New Weird. A parte la Bizarro Fiction, il New Weird mi sembra oggi il filone più vitale del Fantasy. Se non ho capito male, l’ambizione del New Weird è creare mondi estremamente fantasiosi e curati, ma al contempo estremamente coerenti. Tra gli autori che mi incuriosiscono: Jeff VanderMeer: City of Saints & Madmen, Veniss Underground, Finch (quest’ultimo recensito qui da Gamberetta, che ha una moderata adorazione per il panzone olandese). China Mieville: la trilogia di Bas-Lag (Perdido Street Station, The Scar, The Iron Council), The City & The City, Embassytown. Mary Gentle: Rats and Gargoyles, Ash: A Secret History. In realtà non ho capito se la Gentle sia New Weird o meno, ma VanderMeer la mette in lista, e nel dubbio mettiamocela anche noi! Felix Gilman: Thunderer, The Half-Made World (quest’ultimo recensito da Gamberetta in questo articolo). [...]

#34 Pingback By La Chiesa del Cristo Elettrico | Fondazione Elia Spallanzani On 25 febbraio 2012 @ 09:48

[...] tutta la storia del Messia Meccanico su Gamberetti Fantasy, il blog dedicato al new weird e ad altre diavolerie. Like this:LikeBe the first to like this [...]

#35 Comment By Emica On 28 novembre 2012 @ 01:03

Ma l’hai poi letto Gormenghast? Se sì, cosa ne pensi?


URL dell'articolo: http://fantasy.gamberi.org/2011/03/02/il-mondo-lasciato-a-meta/

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