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Esbat

Pubblicato da Gamberetta il 24 giugno 2009 @ 19:47 in Fantasy,Italiano,Libri,Segnalazioni | 117 Comments

Una segnalazione un po’ particolare, perché riguarda un romanzo che non è uscito su emule – almeno per ora (EDIT: uscito). Il romanzo in questione è Esbat, pubblicato a inizio mese da Feltrinelli. L’autrice è Lara Manni.

Copertina di Esbat
Copertina di Esbat

È un romanzo che meriterebbe una recensione, ma purtroppo non sono nella posizione di farla. Infatti ho conosciuto via Internet l’autrice ormai più di un anno fa, ho discusso con lei la storia e le ho anche suggerito qualche idea per la trama. Sono orgogliosa che alcune di queste idee siano arrivate alla stesura finale.
Non potrei recensire in maniera imparziale un romanzo al quale ho contribuito, seppure in piccolissima parte.
Posso però dire di aver apprezzato. Secondo me è un bel romanzo. Ha la sua dose di difetti, ma i pregi sono in maggior numero. Più gamberi freschi che gamberi marci.

* * *

La protagonista di Esbat è una disegnatrice di manga cinquantenne. È ricca e famosa, e ha appena terminato di disegnare l’ultimo volume della sua serie più celebre. O meglio, crede di aver terminato, perché proprio quando sta per mettere la parola “fine” alla storia, si presenta da lei il demone Hyoutsuki, uno dei personaggi del manga.
Il demone è scontento di come finisce la serie e pretende che l’ultimo capitolo venga riscritto. Seguono complicazioni.

L’idea dei personaggi che escono dalle pagine e interagiscono con i loro creatori non è delle più originali, però in Esbat la vicenda prende svolte inattese e non scivola quasi mai nel banale.
Il romanzo è ambientato tra il Giappone e l’Italia. La parte giapponese dell’ambientazione è inconsueta e ben resa: penso possa incuriosire anche chi crede che gli otaku siano dolcetti alle mandorle.
Lo stile è scorrevole. C’è qualche problemino qui e là, ma anche scene descritte con maestria. Nel complesso il livello è ampiamente sopra la media.

È un romanzo urban fantasy che consiglio in particolar modo a chi è appassionato di manga e Giappone, fermo restando che credo possa piacere a chiunque.

* * *

Due noticine finali:

  • Su diversi siti ho visto Esbat catalogato come “horror”. Direi che non è vero. Ci sono alcune scene violente – logica conseguenza degli sviluppi della trama –, ma in nessun punto mi è parso che lo scopo dell’autrice fosse orripilare o terrorizzare il lettore. Anzi, l’autrice evita sempre il gore, la macelleria, anche quando tratteggia scene che si presterebbero (ovviamente qui ognuno giudichi secondo i suoi gusti se si tratti di pregio o difetto). Perciò, a meno che non siate come Bella di Twilight, che sviene alla vista di una goccia di sangue, non troverete chissà quali orrori in Esbat. Fantasia però sì.
  • È vero che Esbat è il primo volume di una trilogia. Ma la storia si conclude. È un romanzo autoconclusivo, niente di importante è lasciato in sospeso.

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117 Comments To "Esbat"

#1 Comment By Mariano On 24 giugno 2009 @ 20:44

Hai capito Gamberetta?
Brava, brava! Ora contribuisci anche in parte a un po’ di idee per romanzi urban fantasy. Ottimo!
Spero presto di vederne anche uno tuo di romanzo. Sarò il primo ad acquistarlo.
Prima acquisterò Esbat!

Sulla questione del genere Horror/non Horror…Bè suggerirei di pensare a come Lansadale abbia ormai superato la divisione per generi, mera esigenza editoriale.

Ciao.

Mariano

#2 Comment By Tapiroulant On 24 giugno 2009 @ 21:12

Uuuuh! Oggi ero alla Feltrinelli e sono stato a un passo dal comprarlo… All’ultimo ho esitato, ma sono abbastanza sicuro che lo prenderò una delle prossime volte. Ho comunque letto tutto il primo capitolo e mi aveva incuriosito abbastanza da volerne sapere di più, quindi direi che l’esame preliminare l’ha superato abbondantemente. Tra l’altro, sono rimasto colpito dal trovare, nei ringraziamenti alla fine del libro, un riconoscimento non soltanto a Gamberetta, ma anche a un’altra donna che stimo moltissimo: Caska Langley (anni fa, ricordo che passavo le ore a leggere alcune sue bellissime fanfic su Evangelion e FFVII, sebbene avesse questa brutta abitudine di non terminarle). Trovare tutti quei nomi noti in fondo al volume mi ha trasmesso una certa, piacevole aria di familiarità.

#3 Comment By DelemnO On 24 giugno 2009 @ 21:20

Oggi ho visto un’intera parete della feltrinelli tappezzata di questo romanzo, già sapevo di esso perchè avevo letto l’articolo del Duca a tal proposito. Comunque giappone e manga mi hanno ampiamente rotto le scatole, quindi non penso che lo leggerò.

#4 Comment By kanako91 On 24 giugno 2009 @ 21:25

E’ vero, Esbat è un bel libro. Cosa rara per uno scritto italiano, ultimamente.

Vedendo nei ringraziamenti uno per te, Gamberetta, sono rimasta piacevolmente sorpresa (è da un po’ che seguo il blog XD). Una collaborazione che ha dato buoni frutti. Forse c’è ancora qualche speranza per il futuro, eh.

Riguardo ai generi campati in aria, basti pensare che Twilight è stato definito horror o fantasy a seconda della luna. Sembra tanto che in Italia per essere horror è sufficiente inserire vampiri (gnokki o meno), demoni e qualche goccia di sangue. Poi non importa se il sangue è quello di un demone che si è sbucciato le ginocchia, cadendo a terra, e se i vampiri si riempiono di glitter o prendono il the con i Teletubbies.

#5 Comment By Marta Pareti On 25 giugno 2009 @ 00:52

Ottimo! Come tu ci insegni, aspetteremo che esca su emule per leggerlo!! Marta

#6 Comment By Angra On 25 giugno 2009 @ 07:36

Forse per Feltrinelli vale ancora il ragionamento “se l’ha pubblicato Feltrinelli…”?

Lo comprerò.

#7 Pingback By Arrivi « Laramanni’s Weblog On 25 giugno 2009 @ 09:17

[...] By Lara Manni Mi è arrivata una bellissima fan art, appena riesco la posto! Ed è arrivato un articolo di Gamberetta, a cui vi [...]

#8 Comment By Vale On 25 giugno 2009 @ 11:30

Eh eh! Chissà perché immaginavo che avresti recensito o segnalato Esbat…
Non sapevo però del tuo contributo… Fermo restando che avrei comunque preso il libro, visto che leggendo il blog di Lara mi sono non poco incuriosita.
Chissà, magari una recensione la farò io.
Anche se non ho il tuo insuperabile stile…

#9 Comment By Davide On 25 giugno 2009 @ 17:02

Tre/quattro giorni fa alla Feltrinelli di Milano li ho visti esposti e mi sono detto: “Chissà Gamberetta che ne pensa…”.

A me la copertina simil-ukiyoe non ispira granché, ma ciò che importa alla fine è il contenuto. Vedrò di dargli un’occhiata più approfondita, quando mi capiterà di beccarlo in giro. U_U

#10 Comment By Tapiroulant On 25 giugno 2009 @ 17:12

Solo a me la copertina sembra una cosa molto alla End of Evangelion? (katana a parte)

#11 Comment By Framzero On 25 giugno 2009 @ 20:15

Seguo da molto tempo il blog e apprezzo tanto gamberetta (che, tra l’altro, ha la mia stessa età), e avrei una domanda da porvi: è così importante il genere in cui un libro è classificato?

(Esbat può considerarsi già comprato) ;-D

#12 Comment By Gamberetta On 25 giugno 2009 @ 23:43

@Framzero. Per quanto mi riguarda il (sotto)genere ha la sua importanza. Nel senso che è vero che ci sono i libri belli e i libri brutti, al di là del genere, ma è anche vero che i libri belli in generi che proprio non mi interessano (per esempio high fantasy elfico), continuano a non interessarmi.
Mi sembra abbia una sua utilità per il lettore sapere più o meno a cosa va incontro. Se è una commedia romantica con vampiri, un fantasy metropolitano, o un romanzo d’orrore pieno di squartamenti.

#13 Comment By Vincent On 26 giugno 2009 @ 13:25

Allora, prima di andare.
Mi aveva incuriosito questo post.
Perchè questo è l’esempio che andavo cercando.
Qui non parlerò del merito o demerito dell’autrice ma una domanda è d’obbligo.
C’è l’avete menato con me e altri che eravamo in malafede, che voi avevate senso critico e non fiducia (fede).
Allora come diavolo fate a comprare un libro del quale G. non ha fatto una recensione basandosi sul metodo critico letterario da lei assunto?
Perchè vi fidate.
E non state comportandovi come tutti gli altri adepti che si fidanodel loro recensore?
No, vero?

Anche se la G. dice che ha contribuito al sudetto romanzo, dovrebbe a rigor di logica far una recensione, o sbaglio?
Non era emotivamente coinvolta anche con D’Andrea.

Ultima questione cito le sue parole: “L’idea dei personaggi che escono dalle pagine e interagiscono con i loro creatori non è delle più originali, però in Esbat la vicenda prende svolte inattese e non scivola quasi mai nel banale.
Il romanzo è ambientato tra il Giappone e l’Italia. La parte giapponese dell’ambientazione è inconsueta e ben resa: penso possa incuriosire anche chi crede che gli otaku siano dolcetti alle mandorle.
Lo stile è scorrevole. C’è qualche problemino qui e là, ma anche scene descritte con maestria. Nel complesso il livello è ampiamente sopra la media”

1) Personaggi poco originali
2) C’è qualche problemino qui e là

Perchè non me li mostri questi problemini con i soliti stralci (vedi da chi ho imparato diario incostante?) del romanzo come hai fatto con gli altri romanzo da te degustati?
Cosi io vedrò se comprarlo o meno?

Già dimenticavo! Qui sorge il problemna della co-responsabilità.

#14 Comment By gugand On 26 giugno 2009 @ 13:40

@Vincent
Prima di mettere mano sulla tastiera collega il cervello e guarda bene.
E’ una segnalazione e come tale non e’ una recensione tanto che non c’e’ nemmeno il voto

#15 Comment By Tapiroulant On 26 giugno 2009 @ 14:11

@Vincent: Non capisco dove vuoi andare a parare. Comunque ti rispondo:
1. Gamberetta qui è perfettamente coerente con sé stessa, quindi non capisco la tua critica alla sua scelta. Lei afferma che se si è amici dell’autore o si è collaborato in qualche modo alla forma finale del romanzo non si può essere obiettivi nel giudicarlo: perciò, non ritenendosi obiettiva, non ha fatto una recensione ma una segnalazione. La contraddizione ci sarebbe stata se invece lei avesse deciso di fare una recensione.
2. Non c’è scritto che i personaggi sono poco originali. C’è scritto che è poco originale l’idea che sta alla base dell’esistenza di alcuni personaggi (quelli che escono dalla pagina). Gamberetta precisa che l’evoluzione dei personaggi e delle loro vicende non è soggetta a questa stessa mancanza di originalità.
3. Se noi siamo portati a prestare fede anche ad una semplice segnalazione di Gamberetta, priva di una recensione puntuale, è per una ragione ben precisa: le sue passate recensore hanno creato in coloro che la seguono un’idea ben definita di ciò che trova bello e ciò che no. I lettori hanno ormai capito cosa lei trovi bello o brutto, benfatto o trascurato, e quindi sono in grado di farsi un’idea di Esbat anche con queste poche informazioni. Ma ricorda che questo è reso possibile comunque dall’accuratezza delle passate recensioni.
4. Dovendo parlare di me personalmente, aggiungo che io non mi accontento della segnalazione di Gamberetta. Ho raccontato prima di aver saggiato io stesso questo Esbat leggendone in libreria il primo capitolo: la prova il libro l’ha superata, e quindi è probabile che uno dei prossimo giorni lo comprerò. Non ho smarrito il mio senso critico!

#16 Comment By Vincent On 26 giugno 2009 @ 14:41

Infatti Gugand collega il cervello e leggi bene il mio post.

Per tapirouland

Il punto 3 della tua affermazione può essere applicato anchge agli altri recensori criticati dalla stessa G.
Se recensore x fa 20 recensioni (che noi consideriamo insufficenti) a distanza di tempo e i libri da lui recensiti vendono ugualmente tanto (oppure i suoi lettori si fidano) vuol dire che il suo lettore condivide le sue recensioni, i suoi gusti.
Cosa che hai fatto notare vale per G.
Ma quindi vale anche per gli altri.
e quindi agite allo stesso modo degli altri lettori.
Sono cambiati solo i parametri, ma l’atteggiamento della fiducia a prescindere non è stato modificato

Punto 1
No perchè nel recensire Wunderkind G. era coinvolta ma lo ha fatto lo stesso invece di segnalarlo.
Dovrebbe mostrarmi anche le cose che non vanno di questo romanzo o le cose che vanno in una sua recensione.
Non può fare una segnalazione.

#17 Comment By Uriele On 26 giugno 2009 @ 14:56

@Tapiroulant: penso che intendesse fare un confronto con la recensione di Wunderkind, dove Gamberetta dove dice:

“Dunque mi pare giusto chiarire che nel caso specifico non sono neutrale: l’autore del romanzo, G.L. D’Andrea (d’ora in poi G.L.), mi sta antipatico. E questa antipatia, a differenza di quanto accaduto con la signora Troisi, non nasce dalla lettura della sua opera. G.L. mi stava sullo stomaco prima che aprissi Wunderkind. ”

In questo caso applicando “il metodo” e con una piccola premessa di questo genere, sarebbe interessante leggere una recensione di questo romanzo.
Dimostrerebbe una volta per tutte che ci si può attenere solo al testo e recensirlo in modo obbiettivo.

Detto questo, generalmente Feltrinelli non punta troppo sugli esordienti o gli sconosciuti al grande pubblico (anche Luttazzi è passato da mondadori e da altre case editrici prima di arrivare a Feltrinelli e i Wu Ming hanno incominciato, e continuano, con Enaudi Stile Libero che è una sottobranca della Mondadori), la cosa mi incuriosisce non poco. Potrebbe anche essere un bel libro se spinge una casa del genere a uscire tanto dai suoi schemi.

#18 Comment By Uriele On 26 giugno 2009 @ 14:59

sarebbe Einaudi mi è sfuggita la i

#19 Comment By Gamberetta On 26 giugno 2009 @ 14:59

@Vincent. Con G.L. non sono “coinvolta”. Non so chi sia, non l’ho mai incontrato, e anche in Rete l’ho incrociato due-volte-due in più di sei mesi. Però mi è sembrato giusto premettere che nelle due-volte-due il tizio mi aveva fatta incazzare.
Qui non devo mostrare niente perché non è una recensione, è solo la segnalazione di un libro appena uscito (che a me è piaciuto).
Nessuno obbliga a comprarlo. E hai tutto il diritto di pensare che il mio consiglio non sia obiettivo, date le circostanze.

#20 Comment By Lara On 26 giugno 2009 @ 15:08

Intanto, ringrazio ancora, e moltissimo, Gamberetta: come ho scritto nell’ultima pagina di Esbat, i suoi consigli sono stati più che preziosi.
Voglio solo fare una precisazione, anche a costo di smorzare la curiosità di Uriele. In realtà non sono la sola esordiente pubblicata ultimamente da Feltrinelli: ci sono Vanni Santoni, Marco Archetti e molti altri. Quello che è senz’altro vero è che Feltrinelli non pubblica molta narrativa fantastica. Da quanto so, c’è il solo precedente di Gianfranco Manfredi con Magia rossa, parecchi anni fa.
Ma questo potrebbe non essere merito mio (anzi, sicuramente non lo è), quanto di un’attenzione maggiore degli editori italiani al genere. Almeno mi sembra.
Scusate e grazie

#21 Comment By Uriele On 26 giugno 2009 @ 15:57

diciamo che fino a qualche tempo fa non avevo visto un grosso interesse verso gli esordienti italiani “sconosciuti” (non vuole essere offensivo, intendo gente che non era nota al grande pubblico per altre cose o giornalisti). Mi ha colpito positivamente questa scelta editoriale, tutto qui.

Appena torno in Italia andrò a farmi un giro in libreria

#22 Comment By Tapiroulant On 26 giugno 2009 @ 16:07

@Vincent: A quello che ha ricordato Gamberetta, aggiungo solo una cosa. Il fine ultimo del recensore non è quello di mettersi a scrivere solo segnalazioni che i suoi ‘fan’ seguiranno ciecamente; il suo fine è quello di continuare a scrivere buone recensioni, e semmai migliorare in quello. Il fatto che quanti la seguono si fidino di lei a occhi chiusi anche quando non recensisce, è un effetto collaterale che si può giudicare buono o meno, ma che non interessa.
E poi, “non può fare una segnalazione”. Che è, fascismo? Quando recensisce dovrà essere rigorosa, ma quando smette i panni del recensore, che le si lasci fare il cazzo che vuole x°D Le regole e le limitazioni riguardano soltanto il ‘mestiere’, non quel che si fa al di fuori di esso.

#23 Comment By ??? On 26 giugno 2009 @ 16:56

@ Vincent

Scrivi (non ricordo a chi):
Il punto 3 della tua affermazione può essere applicato anchge agli altri recensori criticati dalla stessa G.
Se recensore x fa 20 recensioni (che noi consideriamo insufficenti) a distanza di tempo e i libri da lui recensiti vendono ugualmente tanto (oppure i suoi lettori si fidano) vuol dire che il suo lettore condivide le sue recensioni, i suoi gusti.
Cosa che hai fatto notare vale per G.
Ma quindi vale anche per gli altri.
e quindi agite allo stesso modo degli altri lettori.
Sono cambiati solo i parametri, ma l’atteggiamento della fiducia a prescindere non è stato modificato.

Hai ragione, l’atteggiamento è lo stesso. Di per se non è sbagliato. Solo che può essere applicato a recensori e recensori. io non leggo solo le recensioni di G, ma anche quelle di altri siti. Se dovessi buttarmi a occhi chiusi, però, lo farei solo su consiglio di G (cosa che comuque non faccio), perchè trovo che sia più professionale di molti altri.

In breve: la fiducia si guadagna.

Inoltre sta a chi legge affidarsi a x piuttosto che a y. Se le “recensioni” di FM ti fanno impazzire affidati a loro. Io penso che il lettore che trova le sudette “recensioni” fantastiche non abbia capito un cazzo di come dev’essere fatta una Recensione.

#24 Comment By Framzero On 26 giugno 2009 @ 18:39

Non vorrei esagerare… però così, a primo impatto, mi sembra che qualcuno qui provi una certa invidia per l’attenzione (e la fiducia) rivolta a Gamberetta. (Nnon è che sia l’oracolo, però se scrive bene e dice cose sensate mi pare altrettanto sensato ascoltarla…)

@Gamberetta. Forse non si da troppa importanza al genere? (Capisco e comprendo il fine informativo che il lettore in ogni modo richiede, ma, i classici da quando sono denominati classici? (cacchio, in questo campo non m’intendo, che vergogna :S) Non so, Hemingway, Tolstoj, Twain: in che modo si sono distaccati dal genere del loro particolare libro per diventare classici? Il senso è: essendo un Classico della letteratura è bello (o comunque sarebbe interessante leggerlo) al di là del genere di appartenenza.
Sbaglio?

#25 Comment By Tapiroulant On 26 giugno 2009 @ 18:53

Beh, il “classico” non rappresenta un genere; è semplicemente quel tipo di libro che nonostante il trascorrere negli anni è rimasto nella memoria della nostra cultura, come opera memorabile. In questo senso anche la “Trilogia della Fondazione” di Asimov è un classico; eppure, rimane pienamente nel genere della fantascienza classica.

#26 Comment By Vincent On 27 giugno 2009 @ 11:08

G ti ringrazio per la risposta, comunque il senso del mio intervento è come ha spiegato Uriele (lui è stato molto più chiaro).

Tapiroulant, no non è fascismo è obiettività. Perchè essendo coinvolta emotivamente per le recensione di Wunderkind non doveva farla, come ha deciso per questo romanzo.
Perchè se il metodo è valido ed è a prescindere, io mi aspetto dopo una “segnalazione” una recensione che per quanto non possa essere oggettiva al 100% almeno dimostri o rafforzi la validità del suo metodo e del suo stile.
Tutto qui.

#27 Comment By Maudh On 27 giugno 2009 @ 16:57

Appena comprato, in lista di lettura al primissimo posto.

#28 Comment By Gamberetta On 27 giugno 2009 @ 19:36

@Framzero.

Il senso è: essendo un Classico della letteratura è bello (o comunque sarebbe interessante leggerlo) al di là del genere di appartenenza.
Sbaglio?

No, non sbagli. Sicuramente ci sono dei romanzi così belli che possono piacere anche se non piace il genere a cui appartengono. Tuttavia questo genere di Classico lo si riconosce con il passare degli anni, se non decenni e secoli.
Non mi pare che nessuna uscita dell’attuale panorama fantasy italiano sia a rischio di diventare Classico. Dunque diviene utile per il lettore inquadrare il genere di appartenenza.

#29 Comment By Diego On 27 giugno 2009 @ 23:09

A meno che non si voglia varare una sorta di collana come, che so, ‘i classici del brutto’… a quel punto ci sarebbe l’imbarazzo della scelta ^_^ In fondo sempre classici sarebbero, no?

#30 Comment By Framzero On 28 giugno 2009 @ 10:35

Perfetto, capito .

aspetto con ansia un’altra recensione, Gamberetta.
(Intanto leggo le avventure di Laura ;-D)

#31 Comment By Devil Dark Slayer On 29 giugno 2009 @ 09:41

Vincent io penso che il blog sia di gamberetta e lei possa fare un pò il cazzo che le pare,senza che tu debba venire a sindacare se in questo caso ha segnalato invece di aver recensito etc etc

Fatti il tuo blog e facci quello che vuoi. A me nessuno mi viene a dire come devo suonare la mia musica o cosa devo scrivere nel suo myspace,perchè se lo facesse lo avrei preso a calci nel culo virtuali.

Ma qua si sta impazzendo. Mo pure a sindacare su quello che deve fare l’autrice di un blog

Manco fosse una rivista a pagamento.

#32 Comment By Ayame On 29 giugno 2009 @ 10:51

Gamberettaaaaa mi identifica il commento come duplicato, mi sa che è finito in spam T.T
@Vincent: sinceramente trovo che avere in antipatia una persona e aver contribuito, seppur in minima parte, a un romanzo siano due cose molto diverse. È molto più difficile mantenere l’obiettività quando ci si trova davanti a un’idea propria: ovvio che la considererà positiva a priori, l’idea è sua!
L’antipatia per GL D’Andrea è un altro paio di maniche, totalmente: io ad esempio ho in antipatia una fanwriter, però adoro le sue fanfiction.

#33 Comment By Martin On 30 giugno 2009 @ 12:40

Ammetto di essere un po’ deluso.
Seguo da poco le tue recensioni ma ne ho recuperate parecchie e ne ho apprezzato il coraggio e la capacità di argomentare.
Ed è proprio questo che manca ora.
Nessuno cerca recensioni obiettive ma recensioni motivate.
Bastava solo un po’ di coraggio per poter procedere come hai sempre fatto.
Invece così si potrebbe pensare che si tratti di una forma di autocensura, come se stavolta dire tutta la verità sarebbe stato in qualche modo “sconveniente”.
Spero di sbagliarmi.

#34 Comment By Ayame On 30 giugno 2009 @ 13:31

Martin mi spieghi che razza di ragionamento è?

#35 Comment By kanako91 On 30 giugno 2009 @ 14:37

E’ stato già detto a Vincent da più di una persona, ma repetita iuvant, quindi ripetiamo.
Gamberetta (e secondo me fa benissimo) non recensisce un romanzo nella cui pubblicazione ha avuto un ruolo attivo, perchè è di parte. E’ come se ci pubblicasse una recensione delle avventure di Laura. Non potrà mai avere l’obiettività necessaria. L’autore non lo è mai. Anche se in questo caso Gamberetta ha solo dato qualche spunto a Lara. Il concetto è comunque lo stesso.
E la storia di G.L. è ancora diversa da questa, perchè l’autore non lo conosceva davvero, nè lei aveva collaborato nel romanzo (e si notava u_ù).
E’ più chiaro adesso?

Tanto Gamberetta non vi fa la recensione su Esbat solo perchè voi protestate, non deve dimostrare niente a nessuno.
Se ci tenete, c’è una recensione su Baionette Librarie.

#36 Comment By Martin On 30 giugno 2009 @ 15:29

Suvvia gente, rileggete quello che ho scritto.
Se fate attenzione capirete, forse, che non è un giudizio contro ma una dichiarazone di stima.
Aggiungo anche che non m’interessa per niente una recensione obiettiva ma piuttosto una recensione sincera. E motivata.
Sono convinto che Gamberetta condivide perchè è questo che ha sempre fatto.
Se poi preferisce evitare probabilmente ci sono altre ragioni, anch’io mi farei scrupoli a dover fre le pulci a un amico.
Ma io non scrivo recensioni.

#37 Comment By kanako91 On 30 giugno 2009 @ 15:36

Suvvia gente, rileggete quello che ho scritto.
Se fate attenzione capirete, forse, che non è un giudizio contro ma una dichiarazone di stima.
Aggiungo anche che non m’interessa per niente una recensione obiettiva ma piuttosto una recensione sincera. E motivata.
Sono convinto che Gamberetta condivide perchè è questo che ha sempre fatto.
Se poi preferisce evitare probabilmente ci sono altre ragioni, anch’io mi farei scrupoli a dover fre le pulci a un amico.
Ma io non scrivo recensioni.

Riletto e il mio parere non è cambiato.
Il punto non è l’amicizia di Gamberetta con Lara, ma il contributo che la prima ha dato a Esbat. E l’esempio della recensione al proprio libro c’entra anche quindi.
Tu saresti mai sincero nello scrivere una recensione al tuo stesso libro?
Ti ricordo che Gamberetta è un essere umano come tutti noi.

#38 Comment By Ayame On 30 giugno 2009 @ 20:19

Martin, scrivere recensioni sincere relativamente a una creazione propria, anche solo in minimerrima parte, è impossibile.

#39 Comment By maudh On 1 luglio 2009 @ 10:27

Finito ieri sera, l’ho trovato bello, scritto con uno stile (3° persona, tempo presente, pov dei personaggi) che mi è piaciuto assai. Solo un’incertezza col punto di vista, nella prima parte del romanzo.
Complimenti a Lara, hai reso onore ad un’intera nazione di scrittori fantasy, anche se la maggior parte non merita onore, solo pomodori marci.

#40 Comment By Mela On 3 luglio 2009 @ 11:11

Esbat mi è stato prestato pochi giorni dopo la sua uscita e, bazzicando frequentemente dalle parti di EFP, ne avevo già sentito molto parlare.
Ammetto di essere partita prevenuta, ma alla fine mi è piaciuto parecchio, soprattutto per le parti riguardanti la Sensei.
Solo due cose mi hanno rovinato la lettura: la prima è l’eccessiva presenza di riferimenti all’Italia mentre l’azione si svolgeva in Giappone, la seconda è la sensazione che vi fosse troppa carne al fuoco. Non so come spiegarmi, ma c’erano molti personaggi, molti avvenimenti da orchestrare… il risultato mi è sembrato un po’ confuso.
In sostanza rimane un bel romanzo, come non ne leggevo da tempo!

#41 Comment By Matteo On 8 luglio 2009 @ 20:16

Dai Gamberetta, recensisci.
Hai già fatto recensioni premettendo che l’autore non ti piaceva… ora premetti che l’autrice ti piace.
Mi pare che l’obittivo dei recensori di questo sito non sia fare recensioni assolutamente obiettive, ed è per questo che ci piacete.

#42 Comment By Katerina On 9 luglio 2009 @ 11:16

Matteo, il fatto non è che a Gamberetta l’autrice piace, il fatto è che Gamberetta l’ha aiutata e ha contribuito, seppur in piccola parte, al romanzo. E’ molto diversa la cosa.

#43 Comment By Emile On 13 luglio 2009 @ 03:03

Ho finito oggi di leggerlo dopo averlo trovato per caso nella mia biblioteca e devo dire che sono abbastanza deluso.
Non che sia una ciofeca, intendamoci: ma non è certo un lettura che ricorderò con particolare piacere.
In particolare segnalo una gestione davvero poco felice del punto di vista, una fastidiosa tendenza ad usare toni esageratamente drammatici (che invece di trasmettere, appunto, dramma al lettore tendono solo ad infastidirlo), e come troppe volte momenti che dovrebbero essere di massima tensione non riescono a dire assolutamente nulla.
In particolare,

Mostra spoiler ▼

Potrei andare ancora avanti ma non credo sia necessario: il succo è che secondo me Lara Manni ha bisogno di maturare ancora parecchio come autrice.

#44 Comment By Pippo On 19 luglio 2009 @ 11:53

Pensavo smettesse di invitare ad effettuare ricerche su emule.
I libri si comprano non si rubano…. non importa se invitate a comprare il libro per salvare il salvabile, ormai il danno è fatto.

#45 Comment By Emile On 19 luglio 2009 @ 12:41

…eh?

#46 Comment By Vincent Law On 19 luglio 2009 @ 13:45

Pippo, yuk, ma sei in crisi d’astinenza di arachidi o cosa? A parte il non-sense di fondo (cosa centra questa segnalazione con il copyright dei libri), ma anche volendo essere acuti, fin quando un file sta su eMule, o qualsiasi cosa che offre servizi di filesharing, io posso pubblicare tutti i link che voglio, mica è un segreto. Se proprio vuoi protesta con eMule, o con youtube, o con tutte le cose che ancora mi fanno sperare che non siamo sotto la censura totale.

#47 Comment By barbara On 20 luglio 2009 @ 17:32

Io concordo con Emile, ho letto il libro e nonostante l’abbia trovato carino e abbastanza originale, alcune caratteristiche non mi hanno convinta.
A parte la scena da lui citata dell’uccisione della ragazza, che a me è sembrata fatta abbastanza bene, i continui cambi di pov e i capitoli per me troppo corti, mi hanno infastidito parecchio. Alcuni pov li ho trovati superflui.
Altra cosa, ma è un mio problema, che ho trovato estremamente fastidiosa, sono state le continue citazioni.
Qualcuna mi va bene e poi di solito non le colgo quindi, ma qui fra manga, libri, canzoni, tutte cose che conosco abbastanza bene, mi è sembrato che si esagerasse. Quando trovi un rimando a un anime che ti è piacuito, istintivamente cominci a pensare a quello, mentre la storia che stai leggendo passa in secondo piano, idem per le canzoni, ci sono le parole e ti chiedi che canzone sia, poi ti viene in mente e cominci a canticchiarla, insomma tutte distrazioni dalla lettura.

Poi vorrei spendere una parolina per i protagonisti, anche se descritti bene sono tutti stereotipi: la ragazzina goffa, quella troia, il ragazzo responsabile, l’otaku scemo ecc.
La Sensei mi è piaciuta però è descritta esattamente come mi immagino io una qualsiasi mangaka, quindi mi sa che alla fine è uno stereotipo pure quello.

In definitiva non ho avuto problemi a leggerlo, è scorrevole e abbastanza ben scritto però a dir la verità non mi è rimasta nessuna voglia di leggere qualcos’altro della Manni, immagino che anche questo sia un difetto ^_^

#48 Comment By Emile On 20 luglio 2009 @ 18:09

Ecco, sui personaggi avevo dimenticato di sottolineare come si deve una cosa, e cioè il fatto che, personalmente, non mi hanno suscitato nessun tipo di empatia.
Sarà perché il punto di vista cambiava troppo frequentemente, sarà perché spesso appunto troppo stereotipati o semplicemente poco tratteggiati, sarà quel che volete: ma non mi è mai fregato nulla di nessuno di loro, in nessuna parte del libro.
E questo imo è un problema MOLTO pesante in opere del genere.

#49 Comment By Darlene Alibigie On 21 luglio 2009 @ 01:12

Come fanno notare i commentatori precedenti, “Esbat” contiene un tasso di citazioni molto superiore alla media. In questo senso, la Manni è un fiume in piena: cita Stephen King, Emily Dickinson, i 30 Seconds To Mars, The Sims, la mitologia greca e romana, oltre ovviamente a tonnellate di manga e affini.

Ma la citazione più bella, e forse inconsapevole, è a pagina 59, dove i capelli di Ivy vengono descritti come “[...] color topo.” E così, dopo tanta ostentata esterofilia, la Manni rivela e omaggia il suo retroterra socioculturale italiota:

http://www.ibs.it/code/9788817107754/villaggio-paolo/fantozzi-contro-tutti.html

#50 Comment By Lara On 21 luglio 2009 @ 10:16

Ehm. Era consapevole, quella citazione: ma non riguarda Fantozzi. :)

#51 Comment By Drest On 21 luglio 2009 @ 12:48

it’s a god-awful small affair to the girl with the mousey hair?

#52 Comment By Lara On 21 luglio 2009 @ 13:47

I’m yelling “no”.
Non è quella. :)

#53 Comment By Pyros On 29 luglio 2009 @ 03:39

Non sono una persona che legge molto e molto spesso, nella mia vita ho visto più film e telefilm che letto libri, ma qualcosa ho pur sempre letto e credo di essere in grado di accorgermi se uno scrittore, anziché esprimere idee proprie originali, sta citando e imitando, soprattutto se lo fa con opere commerciali e classiche che posso aver letto o quantomeno conoscere di fama.

Ho conosciuto questo blog tramite segnalazione di un amico che invece di letteratura se ne intende e sono rimasto affascinato dalle recensioni di Gamberetta che, per quanto riguardassero opere che non avevo mai toccato, erano scritte con proprietà di linguaggio e sensatezza. Mi ha stupito sapere che esisteva una ragazza italiana mia coetanea in grado di essere così brillante e capace da arrivare a farsi rispettare nel giro di pochi anni non solo da una buona fetta di lettori, ma anche da vari autori – o per lo meno a guadagnare il loro odio.

Quando ho visto, dietro stessa segnalazione di Gamberetta, che un libro da lei editato era stato pubblicato da Feltrinelli, sono corso in libreria per vedere di che si trattava. Quando ho scoperto che si trattava di un testo nato come una specie di fan fiction di InuYasha sono rimasto un po’ interdetto, un po’ perché l’opera di Takahashi non la conosco molto bene (ho visto solamente qualche puntata e alcuni OAV su Mtv) e quindi non avrei potuto cogliere ogni citazione, un po’ perché si tratta di un genere che non ritengo degno del mio tempo. Forte però del fatto che si trattava di una fanfiction solo per sommi capi, e che la editor era una recensitrice severissima, ho deciso di spendere ugualmente i 16,50€ necessari per fare mio il libro. Del resto, mi sono detto, se è stato edito da Feltrinelli senza nessun esplicito riferimento al manga cui si ispira se non in una breve nota dell’autrice nella postfazione, significa che conoscere InuYasha non è indispensabile per apprezzare l’opera.

Ora, penso che a un’opera di fiction ci si possa approcciare in due modi: per divertirsi e basta, e allora va bene un qualsiasi testo scritto in modo scorrevole e con una trama coerente, oppure per divertirsi e leggere qualcosa di originale e possibilmente con un minimo di profondità, che per me significa esplorazione dei personaggi o del contesto in cui si svolge la vicenda, sia esso realistico o fantastico. Personalmente, quelle volte che prendo per la mani un libro spero di trovarmi un’opera che appartenga alla seconda categoria, quantomeno per giustificare il fatto che abbia scucito dei soldi per procurarmela.

Esbat purtroppo però appartiene alla prima categoria, ovvero quella dei libri scritti tanto per ammazzare il tempo. Il problema è, purtroppo, che questo libro per quanto sia scorrevole e coerente (ma neanche troppo), non è nient’altro che un gran mescolotto di citazioni da Stephen King, InuYasha, musica commerciale, folklore italiano e giapponese e banalità. E per quanto sarebbe potuto risultare piacevole per un fan sfegatato di InuYasha, è una vergogna che Esbat sia riuscito a guadagnarsi spazio sugli scaffali, per giunta a un prezzo così elevato e con una copertina di così buona fattura (poveri alberi! Il coniglietto Grumo versa mai una lacrima per loro?).

Tanto per cominciare, il demone Hyoutsuki (che ho appreso in seguito essere la rivisitazione di un tale chiamato Sesshomaru) è uno gnokko. Per tutto il libro ci viene continuamente detto e ridetto che si tratta di un demone con le sembianze di un uomo bellissimo dal fisico perfetto, e che il suo continuo disprezzo verso gli umani e il suo perpetuo distacco verso qualsiasi cosa lo circondi siano dovuti al suo essere superiore. Il problema è che se l’autrice non ribadisse che Hyoutsuki è superiore ogni volta che il demone è presente, si avrebbe il sospetto che quel capellone albino non è nient’altro che un tool, un’ameba priva di qualsiasi scopo la cui superiorità è prettamente fisica. Hyoutsuki non ha nessun obiettivo nella vita se non quello di vagare per i boschi senza nessuno che gli rompa le palle. Fama, ricchezza, donne e potere, non gli interessano. Non ha interesse nemmeno nel farsi una cultura, giocare a pallone o contemplare la natura. E’ un vagabondo senza arte né parte, e quelle poche volte che incontra qualcuno o lo tratta come una merda o lo uccide direttamente senza troppi pensieri. Ma siccome è bellissimo e fortissimo, è un essere superiore. Nonostante la sua gamma di espressioni sia tragicamente ridotta a due sole possibilità, ovverosia assorto e inferocito, sembra che le femmine di Esbat non sospettino mai la sua povertà intellettuale, ma che anzi tale atteggiamento le renda irrimediabilmente arrapate. A quanto pare, secondo loro essere un figone muscoloso androgino stronzo violento e apatico è indice di superiorità. L’unica ad avere qualche dubbio è la piccola Ivy, che quando sospetta di essere posseduta dal Diavolo apparso a lei sotto le sembianze del suo personaggio dei fumetti preferito, si chiede quale bestia immonda si celi veramente dentro quel guscio meraviglioso. Se ne avessi avuto la possibilità, mi sarebbe piaciuto poterla rassicurare che dietro quella mascherata non c’era nessun Dandolo, ma in realtà un omino grigio molto banale che aveva avuto la fortuna di nascere incredibilmente bello e forte, e nient’altro.

La gnokkaggine del personaggio principale è talmente importante da mandare in secondo piano la sua stessa ragione d’essere. Si dice che è uno dei personaggi secondari minori del manga scritto e disegnato dalla Sensei che appare ora combattendo il protagonista della Leggenda di Moeru ora soppesando l’idea di far fuori Yobai, ma senza avere mai un motivo preciso. Ciò che è importante è che Hyoutsuki è gnokko e tutte se lo vogliono scopare. Del resto, Esbat nasce come fanfiction e come tale non vuole fare altro che appagare le fan si Sesshomaru con del fanservice del tutto gratuito.

Mi sono divertito quando Hyoutsuki si è lamentato con la Sensei della scarsa coerenza con cui aveva trattato le vicende che lo riguardavano. Se Misery era una riflessione di Stephen King sul mondo dell’editoria, della letteratura e del rapporto esistente tra uno scrittore e i suoi lettori, Esbat aveva l’opportunità di diventare una critica verso l’assurdità di certi fantasy o del mondo dei manga, visto anche che Laura Manni ha scelto di documentarsi sul giappone e sulla cultura nipponica prima di scrivere la sua storia. Avrebbe potuto anche essere un interessante thriller ambientato nel mondo degli otaku o l’esplorazione della follia di una mangaka di mezza età preda di strane allucinazioni erotiche, ma il soprannaturale c’è e s’impone ed è anche banale.

Harry Knowles di Ain’t It Cool News sostiene che quando si recensisce un’opera di qualsiasi tipo bisogna essere onesti con sé stessi e tener anche conto di ciò che si stava facendo e lo stato d’animo in cui ci si trovava mentre la si stava considerando. A me in particolare è capitato di leggere il capitolo 14 di questo libro mentre ascoltavo, per puro caso, “Ruled by Secrecy” dei Muse (dall’album “Absolution”), e lì sono rimasto quasi commosso dall’immagine del pennello della Sensei che tracciava per il suo amore impossibile una linea sulla sabbia a lui invisibile che lo avrebbe guidato a sua insaputa (tipo i tentacoli che si estendono dalle persone verso il loro destino in Donnie Darko) verso una vita piena di soddisfazioni, anche se la mangaka avrebbe dovuto rinunciarle ad incontrarlo, struggendosi d’amore. L’immagine però è subito svanita non appena la “colonna sonora” è terminata,…
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Nel complesso, Laura Manni sa scrivere bene e ha anche idee interessanti, come quando per esempio si interroga nel capitolo 11 su come cominci la giornata in cui si muore. Il problema è che queste idee sono al servizio di trovate infelici di più ampie proporzioni, come appunto quella che sta alla base di tutto Esbat (che poi, mioddio, apprendo essere solo il primo di una trilogia, tanto per cambiare).

Spero di poter leggere in futuro qualcos’altro di suo, possibilmente qualcosa di ambientato in questo mondo e non in un altro, perché il fantasy non lo sa gestire. Spero inoltre che abbandoni l’idea di sottolineare la tragicità di un pensiero usando periodi di una parola sola (su tutti, mi ha fatto particolarmente rabbrividire “Quando”, p.264),…
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#54 Comment By Emile On 29 luglio 2009 @ 06:05

Si, la gnokkaggine del demone è una delle cose che ho trovato più fastidiosa in assoluto, dove per gnokkaggine ovviamente non si intende solo la mera bellezza fisica, ma proprio il modo in cui un personaggio viene presentato.
Poi, lo ribadisco, mi son davvero cadute le palle a terra quando si è cominciata a ventilare una possibile storia d’amore tra lui e la sfigatella (pronta a trasformarsi in pseudo cigno), con lo gnokko che dopo averci fatto sesso si stupisce delle sensazioni provate ecc: ed è semplicemente assurdo, perché in un libro simile semmai mi aspetterei la presa in giro di simili situazioni.

Detto ciò ribadisco che per me il libro è da un gambero marcio (diciamo uno abbondante, via): niente di tragico insomma, ma se l’avessi comprato me ne sarei indubbiamente pentito.

PS Vero, in effetti non mi è piaciuto per niente anche l’hikikomori killer, che trovavo totalmente inutile prima del fattaccio e totalmente ridicolo dopo. Capisco che l’autrice aveva in testa una sua idea di “giustizia poetica”, ma quel pezzo fa davvero a pugni col buon senso.

#55 Comment By Gamberetta On 29 luglio 2009 @ 09:05

@Pyros.

E per quanto sarebbe potuto risultare piacevole per un fan sfegatato di InuYasha, è una vergogna che Esbat sia riuscito a guadagnarsi spazio sugli scaffali, per giunta a un prezzo così elevato e con una copertina di così buona fattura (poveri alberi! Il coniglietto Grumo versa mai una lacrima per loro?).

Adesso non esageriamo. È vero, Esbat non è Swanwick, non è un fantasy particolarmente innovativo, ma è comunque un fantasy con un’ambientazione inconsueta e ha tutto il diritto di trovarsi in libreria. Può non piacere, ma la qualità necessaria per stare degnamente sugli scaffali c’è.

Sulla storia dello gnokko hai ragione: Hyoutsuki è uno gnokko nel senso spregiativo del termine. Si poteva creare un personaggio più interessante e/o divertente? Sì. Lo gnokko Hyoutsuki rovina il romanzo? A me non è parso.

Dopo di che, se una persona segue un mio consiglio, spende dei soldi e rimane delusa – che sia per Esbat, Pan, i romanzi di Swanwick e Doctorow, o altro – sinceramente mi spiace. Io credo di aver sempre suggerito romanzi oggettivamente buoni, ma non posso pretendere che storie e argomenti interessino tutti allo stesso modo.

P.S. Ho editato il tuo commento per aggiungere un paio di spoiler.

#56 Comment By crawling chaos On 29 luglio 2009 @ 11:46

Adesso non esageriamo. È vero, Esbat non è Swanwick, non è un fantasy particolarmente innovativo, ma è comunque un fantasy con un’ambientazione inconsueta e ha tutto il diritto di trovarsi in libreria. Può non piacere, ma la qualità necessaria per stare degnamente sugli scaffali c’è.

Sì, ma a questo punto chi decide e come il quantitativo di qualità necessaria per un romanzo per poter presenziare in una libreria?
Se qualità è avere il minimo sindacale di scorrevolezza e correttezza grammaticale , se significa scrivere qualcosa che si può leggere per puro intrattenimento, allora anche Terry Brooks e la Troisi hanno tutto il diritto di esserci. E se non ti piace la storia (perché è banale, non interessante, perché il personaggio è frignone e via dicendo) allora l’argomento “può non piacere ma ha il diritto di stare sugli scaffali” vale anche per loro.
Se per qualità intendiamo la pura originalità di una storia, invece, in libreria rimarrebbe ben poco. E, francamente, se fossi io a decidere di “qualità” in base a questo parametro, per Esbat non sprecherei neanche la carta su cui è stampato.
E non sono fan della Troisi; fin da quando vidi la prima edizione e diedi un’occhiata al primo volume mi parve l’ennesimo fantasy generico (di cui ho fatto scorpacciate quando ero alle medie) di cui non sentivo il bisogno. Ma non sento nemmeno il bisogno dell’ennesimo, originalissimo e italianissimo nippomane esaltato che deve infarcire un racconto/fumetto di richiami ai giappi (quanto è fico il giappo!).
Così come non sento il bisogno di tutta la spazzatura manga facilmente reperibile (perché il giapponese è di moda, e ha successo presso una generazione che a livello di gusto è stata bruciata da anni di anime), quando per trovare Brian the Brain, Sandman e i fumetti di Dino Battaglia bisogna fare i salti mortali. A me può anche importare poco perché almeno i fumetti stranieri li compro direttamente dall’estero, ma la situazione italiana rimane deprimente.

Con questo, non dico affatto che si debbano eliminare Naruto ed Esbat da fumetterie e librerie (beninteso, se ne gestissi una io, non terrei nessuno dei due). Dico solo che come a te può piacere Sailormoon (e qui non intendo “piacere” nel senso di godimento estatico dato dal tuo romanzo preferito), così un’altra persona può trovare piacevole leggersi la Troisi.
E vorrei anche che magari ci fosse ricambio, nelle librerie -ma soprattutto nella mentalità editoriale nostrana, per me è lì il problema- per permettere di avere una scelta più ampia di quella attuale. E non mi dilungo nel citare nomi di scrittori “di genere” stranieri che sono fuori edizione o mai editi in italiano.

In conclusione: io sono del tutto d’accordo con te quando dai consigli sul come scrivere a dei principianti che vogliono cimentarsi nel loro primo racconto, trovo le tue recensioni acute, utili e ragionate, e ho una stima sincera di te e del tuo cervello =) (la maggiore critica che sento di fare nei confronti del tuo operato -dopo aver letto il tuo racconto- è la stessa che diceva cafeine nell’altro thread, quando parlava degli effetti collaterali di troppi anime e manga).

Ma penso pure che sia molto aleatorio e labile il confine su cui poter dire “questa cosa occupa spazio inutile in libreria”.

#57 Comment By Lara On 29 luglio 2009 @ 12:08

Scusate se intervengo: non dovrei, perchè chi scrive dovrebbe sempre stare un passo indietro rispetto alle critiche, che sono legittime e doverose, e da cui c’è comunque sempre da imparare. Vorrei solo precisare, rispetto all’ultimo commento, che Esbat, almeno nelle intenzioni, non è solo rivolto a chi legge manga, e usa i medesimi come sfondo e spunto. Ripeto: il risultato può essere letto in altro modo rispetto all’intento iniziale, naturalmente. Ma di certo non l’ho scritto perchè il Giappone va di moda, bensì perchè mi incuriosiva il mondo dei fan. Grazie.

#58 Comment By Gamberetta On 29 luglio 2009 @ 12:27

@crawling chaos.

Sì, ma a questo punto chi decide e come il quantitativo di qualità necessaria per un romanzo per poter presenziare in una libreria?

Io.

Se per qualità intendiamo la pura originalità di una storia, invece, in libreria rimarrebbe ben poco. E, francamente, se fossi io a decidere di “qualità” in base a questo parametro, per Esbat non sprecherei neanche la carta su cui è stampato.

Scusa una domanda, perché non mi è chiaro, ma Esbat almeno l’hai letto?

Ma non sento nemmeno il bisogno dell’ennesimo, originalissimo e italianissimo nippomane esaltato che deve infarcire un racconto/fumetto di richiami ai giappi (quanto è fico il giappo!).

Mi fai un elenco di romanzi fantasy italiani infarciti di richiami giapponesi?

Con questo, non dico affatto che si debbano eliminare Naruto ed Esbat da fumetterie e librerie (beninteso, se ne gestissi una io, non terrei nessuno dei due). Dico solo che come a te può piacere Sailormoon (e qui non intendo “piacere” nel senso di godimento estatico dato dal tuo romanzo preferito), così un’altra persona può trovare piacevole leggersi la Troisi.

Una persona può trovare piacevole quello che vuole. Ma sia Sailormoon sia Esbat sono oggettivamente prodotti migliori della roba che scrive la Troisi.

(la maggiore critica che sento di fare nei confronti del tuo operato -dopo aver letto il tuo racconto- è la stessa che diceva cafeine nell’altro thread, quando parlava degli effetti collaterali di troppi anime e manga).

Grazie! Perché per te è una critica, per me è un complimento! Per me riuscire a imitare l’estetica e il fantastico presente nella produzione nipponica è un obiettivo, dato che il livello medio, che tu ci creda o no, è altissimo. E te lo dice una che solo negli ultimi tre anni avrà letto minimo un 400 romanzi di narrativa fantastica, italiani, inglesi, russi, giapponesi, e pure un polacco.

#59 Comment By crawling chaos On 29 luglio 2009 @ 13:02

Sì, ma a questo punto chi decide e come il quantitativo di qualità necessaria per un romanzo per poter presenziare in una libreria?

Io.

Va benissimo. Ma se la mettiamo su questo piano allora spero che non succeda mai che tu possa gestire ciò che è qualitativamente degno di entrare in una libreria, perché in questo caso penso non sarebbe sufficientemente di qualità neppure quella prosa contorta di Lovecraft =)
Allo stesso modo di come posso dire che Io considero indegno degli scaffali e di 15 euro di spesa il tuo, di romanzo. Un ragionamento dittatoriale che non mi piace, e infatti non lo farei.

Scusa una domanda, perché non mi è chiaro, ma Esbat almeno l’hai letto?

No, perché gli ho dato un’occhiata in libreria (dopo aver letto della tua segnalazione) e mi è venuta l’orticaria a ritrovare i giappi in un racconto italiano.

Mi fai un elenco di romanzi fantasy italiani infarciti di richiami giapponesi?

Per quello che mi riguarda, ne ho fin sopra i capelli già delle fanfic e di tutti quelli che vogliono fare i fumettisti disegnando manga. No, non sento proprio il bisogno di leggere il romanzo di un altro nippomane, ne ho già conosciuti troppi.

Una persona può trovare piacevole quello che vuole. Ma sia Sailormoon sia Esbat sono oggettivamente prodotti migliori della roba che scrive la Troisi.

Oh bè, Sailormoon oggettivamente migliore della Troisi. E ripeto che io non ho letto niente della Troisi perché, allo stesso modo di Esbat, gli ho dato una sfogliata in libreria e mi pareva l’ennesimo fantasy incolore.
Ma quello che mi fa sorridere è tutta la rincorsa all’originalità, per poi pretendere l’oggettiva superiorità di un prodotto come Sailormoon-che è esemplare dello stile nipponico (probabilmente il più stereotipato e conformista sul pianeta).

Grazie! Perché per te è una critica, per me è un complimento! Per me riuscire a imitare l’estetica e il fantastico presente nella produzione nipponica è un obiettivo, dato che il livello medio, che tu ci creda o no, è altissimo. E te lo dice una che solo negli ultimi tre anni avrà letto minimo un 400 romanzi di narrativa fantastica, italiani, inglesi, russi, giapponesi, e pure un polacco.

Tu credi che il mio obiettivo nel fare una critica fosse quello di rattristarti? Se per te è un complimento, se era quello che ti prefiggevi, sono felice per te -che tu ci creda o meno-, perché mi ripeto, io credo davvero che tu abbia delle potenzialità come scrittrice.
Ma personalmente non amo l’immaginario collettivo giapponese e i suoi tempi narrativi, e trovo deprimente che un italiano (disegnatore o scrittore che sia) debba rifarsi a stilemi che già altri sviscerano da più tempo e più compiutamente, per trovare la propria cifra stilistica.

#60 Comment By Uriele On 29 luglio 2009 @ 13:06

@ crawling chaos: Ok, il ciclo di Shannara non sarà un capolavoro (il primo re e la spada mi hanno divertito la magior parte degli altri li avrei bruciati sul rogo, ma non lo userei come metro di paragone del Fantasy). È comunque epic fantasy classico (o fantascienza postapocalittica visti certi indizi, ma vabbè).
Il ciclo di Landover comunque rimane divertente, scritto in modo semplice e, che io ricordi, senza fronzoli, deus ex machina e buchi narrativi evidenti. Considera poi che i primi libri di Brooke sono del 77 e magic kingdom of Landover in sale-SOLD! è del 86. Sono passati più di 20 anni da quei romanzi. Il libro di Swanwich, quello che per Gamberetta è un punto di svolta per il fantasy, è del 1993… E la Troisi in tutto questo è arrivata dopo la puzza nel 2000, scrivendo un romanzo classico epic fantasy con personaggi tagliati con l’accetta (e altri difetti), mentre già nel 1996 Martin aveva cominciato la sua saga epica con personaggi costruiti su modelli meno legnosi e più fluidi.

Mettiti in prospettiva. Faccio un esempio con il mondo dei fumetti americano. La pietra di volta sono stati fumetti come Supreme, Watchmen e (anche se non ho mai apprezzato) Return of the Dark Knight. Prima di allora era anche solo impensabile l’idea di un eroe non bello buono e puro, c’era il bene e c’era il male, luce e ombra e il Bene vinceva sempre trionfando sul Male assoluto ed evidente. Dopo la rivoluzione scrivere fumetti come prima non aveva più senso, si sono create nuove strade e sono stati scritti capolavori come Per l’uomo che aveva tutto, Flex Mentallo, la nuova Doom Patrol e Superman:Red Son.

OT: pare stia per uscire A Princess of Landover… quello finchè non l’abbattono porta avanti all’infinito tutte le saghe…

#61 Comment By crawling chaos On 29 luglio 2009 @ 13:18

@Uriele
Non ho nominato Brooks perché ce l’ho con lui in particolare, l’ho nominato soltanto per indicare quel “mondo fantasy generico” che oggi mi annoierebbe (vedi Troisi) =)
Del resto ho trovato gradevoli sia il ciclo di Shannara che quello di Landover, all’epoca, ma ti parlo appunto di 15 e più anni fa. Sicuramente oggi non mi farebbero lo stesso effetto, seppure una lacrimuccia per la nostalgia ce la butterei!

Quello che di nuovo dico è che per me può benissimo starci anche la Troisi in libreria, come ci può stare il libro di Gamberetta, quello di Lara Manni, ci possono stare Sailormoon e Watchmen e magari anche Breccia (ma Ancess le chiavi del cassonetto, ecco, quello no).
E’ che trovo troppo opinabile dire “questa storia non mi interessa, lo dico io, quindi sugli scaffali non deve starci”, perché allora fosse per me Sailormoon (immondizia pura) per me non dovrebbe neanche occupare un centimetro quadro di spazio in un qualsiasi negozio (videoteca o fumetteria che sia).
E l’originalità non è direttamente proporzionale alla qualità di un romanzo, e quindi al suo diritto di starci, su quei benedetti scaffali.

#62 Comment By Gamberetta On 29 luglio 2009 @ 13:31

@crawling chaos.

Allo stesso modo di come posso dire che Io considero indegno degli scaffali e di 15 euro di spesa il tuo, di romanzo. Un ragionamento dittatoriale che non mi piace, e infatti non lo farei.

Non capisco cosa c’entri: ho chiesto io di dire se una persona sarebbe stata disposta a spendere per leggere il mio romanzo. Tu non saresti disposta. Prendo atto, e anzi ti ringrazio per la risposta, così come mi spiace che tu abbia perso tempo con qualcosa che non ti è piaciuto. Ma questo non ha niente a che fare con la qualità oggettiva del testo.

No, perché gli ho dato un’occhiata in libreria (dopo aver letto della tua segnalazione) e mi è venuta l’orticaria a ritrovare i giappi in un racconto italiano.

Dunque se “Lara Manni” fosse nata, non so, in Spagna, allora andrebbe bene? Posso capire che riferimenti all’immaginario nipponico possano non piacere, ma ha senso il fatto che non piacciano in un racconto italiano? Se erano in un racconto polacco? russo? inglese?
Nessuno vuole negare l’importanza della cultura italiana anche in tempi moderni – se vai al sito dell’IMDb, uno dei siti più frequentati al mondo, scoprirai che il western più apprezzato in assoluto è “Il Buono, Il Brutto, Il Cattivo” di Sergio Leone. Ci siamo appropriati di un genere che non era nostro e siamo diventati noi i maestri –, ma per quanto riguarda il fantastico, in questo momento i maestri sono i giapponesi. Magari li supereremo, ma per ora sono loro il punto di riferimento. E non è una “moda”, è il frutto di centinaia di produzioni con qualità media che non si riscontra da nessun’altra parte.

Per quello che mi riguarda, ne ho fin sopra i capelli già delle fanfic e di tutti quelli che vogliono fare i fumettisti disegnando manga. No, non sento proprio il bisogno di leggere il romanzo di un altro nippomane, ne ho già conosciuti troppi.

E questo cosa c’entra? Io non seguo i fumetti occidentali, dunque non so, può essere pure che tentativi maldestri di imitare i giapponesi limitino la qualità, ma, ripeto, cosa c’entra con la narrativa? Io vedo per strada un sacco di ragazze vestite di giallo dopo di che entro in libreria e… «No, no, per carità! Vedo già così tanto giallo per strada, di romanzi con la copertina gialla non ne voglio sapere!»
La verità è che di romanzi fantasy italiani pubblicati che cerchino di imitare stile e storie del fantastico giapponese non ce n’è neanche uno. Esbat ha un’ambientazione nipponica, ma la struttura della narrazione è occidentale. Di estetica nipponica non c’è molto.

Oh bè, Sailormoon oggettivamente migliore della Troisi. E ripeto che io non ho letto niente della Troisi perché, allo stesso modo di Esbat, gli ho dato una sfogliata in libreria e mi pareva l’ennesimo fantasy incolore.

Non sto sostenendo che Sailormoon sia un capolavoro, sto sostenendo che la Troisi è peggio. E la Troisi io l’ho letta. Purtroppo.

Ma personalmente non amo l’immaginario collettivo giapponese e i suoi tempi narrativi, e trovo deprimente che un italiano (disegnatore o scrittore che sia) debba rifarsi a stilemi che già altri sviscerano da più tempo e più compiutamente, per trovare la propria cifra stilistica.

Non c’è niente di deprimente a ispirarsi ai migliori. Così si impara.

#63 Comment By crawling chaos On 29 luglio 2009 @ 14:02

Gamberetta, non è che c’entri qualcosa in particolare il fatto che a me il tuo romanzo non sia piaciuto, era per dire che se te ad una mia domanda evidentemente retorica (perché realisticamente, non può esserci un individuo che decida cosa deve stare in libreria e cosa no) mi rispondi “Io”, allora posso rispondere allo stesso modo che io, in quanto i miei gusti mi impediscono di trovare intrigante la storia alla base del tuo racconto, dico che Le Avventure della Giovane Laura -come tanta altra roba- non deve entrare in libreria.

Se Laura Manni fosse stata spagnola, diciamo che l’avrei trovato un segno quantomeno preoccupante della “nipposità” che si spande anche all’estero, ma finora i giappomaniaci che ho conosciuto sono tutti italiani, e quindi parlo di quelli e della situazione nazionale =)

I giapponesi maestri del fantastico? No, non sono d’accordo. Ho letto manga in passato, e sono cresciuta con la generazione anni ’80 degli anime sulle reti commerciali, ma dopo averli paragonati con altre produzioni direi che preferisco altre storie, altri stili -sia narrativi che di disegno-, altri personaggi. Ammetto che sia un gusto personale (per quanto invece in cinematografia apprezzi alcuni registi/film giapponesi), ma che quella del giappone sia una moda in voga ecco questo sì che mi pare oggettivo.

ma, ripeto, cosa c’entra con la narrativa? Io vedo per strada un sacco di ragazze vestite di giallo dopo di che entro in libreria e… «No, no, per carità! Vedo già così tanto giallo per strada, di romanzi con la copertina gialla non ne voglio sapere!»

Sai, probabilmente è un problema mio =) è che sono stanca di vedere scopiazzature nippon-style, stanca di gente che conosce 20 mangaka e non sa chi è Dino Battaglia -e viene a farmi prediche sul fumetto di qualità-, stanca di tutta quella gente che appena vede un richiamo al giappone va in brodo di giuggiole, di quelli che se gli fai vedere Maus ti rispondono “che è ‘sta merda?” perché ormai se non c’è la faccetta caruccia e gli occhioni o i fondali con il dettaglio dei ciottoli della strada -anche in campo lungo- non colgono la bellezza di altri ideali estetici. Sono stanca della nippomania, essenzialmente. Vorrei che ci fosse ancora la possibilità che un italiano (sempre ribadisco che parlo di “italia” perché è la situazione in cui vivo) potesse trovare una propria strada espressiva, invece di imitare stili di culture talmente lontane da apparire ficose solo in virtù della distanza.

#64 Comment By Lara On 29 luglio 2009 @ 14:16

Eh no, non generalizziamo.
Scusa, crawling, ma tagli veramente giudizi con l’accetta. Parlo per me perchè non mi sembra corretto tirare in ballo un’intera platea.
Dal mio personalissimo punto di vista, La caduta della casa degli Usher disegnata da Battaglia è un capolavoro, Sandman è uno dei miei miti e trovo che Spiegelman, l’autore di Maus, sia uno degli artisti più importanti degli ultimi anni.
Ma questo non mi impedisce di trovare altrettanto geniali Kazuiya Minekura o Lee So-Young o Tite Kubo o il duo Tsugumi Ohba- Takeshi Obata di Death Note.
Non li conosci e non vuoi conoscerli perchè sono giapponesi? Peccato, perchè ti perdi molto.
Ma, perdonami, sostenere che quel che viene dal Giappone è merda è altrettanto sbagliato che sostenere che tutto quel che viene dall’Italia è oro colato. Parliamo di testi, non di nazioni.
E questo, sia chiaro, prescindendo da Esbat.

#65 Comment By Lara On 29 luglio 2009 @ 14:18

Postilla. Giapponesi o coreani. Model è un manhwa, perdono.

#66 Comment By Emile On 29 luglio 2009 @ 14:36

Premetto che parlo da ex appassionato di manga, dove per “appassionato” intendo il classico tizio che comprava buona parte dei manga editi da Star, Planet e molte delle case minori.
Detto questo, vorrei sinceramente capire come mai Gamberetta sostiene che i Giapponesi siano così avanti per quanto riguarda il fantastico, su cosa si basa per dire una cosa simile.
Perché se parliamo di libri ok, ho letto giusto qualcosa di Murakami e non ci metto becco; se parliamo di fumetti le cose cambiano radicalmente, per molti motivi.

a) Gamberetta stessa ha detto di “non leggere fumetti occidentali”: come può fare un paragone sensato? Non sarebbe nemmeno da lei, visto che una delle cose che più ammiro dei suoi post è la documentazione che c’è dietro ciascuno.
b)La qualità media dei manga sarebbe elevatissima? Ma scherziamo?
I manga sono prodotti di massa pensati nel 90% dei casi per piacere ai ragazzini, e basati SEMPRE SUGLI STESSI CLICHE’ (ripeto: parlo dei manga “di massa”: che non rappresentano la totalità della produzione giapponese, ma la stragrande maggioranza sì).
Il motivo per cui non li leggo più infatti è che sono grandicello ormai e sono stufo di sorbirmi sempre le stesse cose trite e ritrite (personaggi fatti con lo stampino, storie d’amore e in generale situazioni una la fotocopia dell’altra e via dicendo), oltretutto uno stampino che è “tarato” per ragazzi con metà dei miei anni.
Lo “stampino” inoltre è spesso dettato dagli stessi fan che, in Giappone, vogliono vedere SEMPRE LE STESSE COSE: un autore particolarmente coraggioso prova a proporre qualcosa di leggermente fuori dagli schemi? I fan INSORGONO e lo inondano di lettere di protesta, costringendolo a cambiare il tiro e ritarare il tutto: vedi ad esempio City Hunter in cui Ryo passa da assassino con un proprio codice morale a “demente pseudodetective bravo a sparare”, al successivo Glass Heart stuprato praticamente da subito (Hojo è costretto a inventarsi che la storia si svolge in un universo parallelo rispetto a CH per calmare i fan inferociti per la morte di Kaori -_- ) o persino Berserk che, partita come serie più “adulta” raggiunge in grande successo in patria, cambia il proprio target in corsa e, guardacaso, perde il 90% del suo fascino, “annaquandosi” in maniera spaventosa.
Come se questo non bastasse poi, praticamente TUTTE le serie giappo di maggior successo soffrono del medesimo problema, Inuyasha compreso: il manga vende, l’autore fa i soldi e decide di allungare il brodo a DISMISURA, rendendo pesantissime serie che magari in partenza non erano nemmeno male.

Insomma: io di manga ne ho letti a decine e decine, alcuni rimangono tuttora tra i miei fumetti preferiti (Devilman, Outlanders); ma pur riconoscendo i loro meriti e non faticando a capire il motivo del loro successo li taccio in generale proprio di scarsissima fantasia e incapacità di rinnovarsi, salvo davvero pochissime eccezioni (nell’ambito di quelli per adolescenti).
E definirli “uber alles” rispetto a tutto il resto della produzione occidentale è un azzardo per usare un eufemismo: i manga sono i fumetti più FAMOSI e VENDUTI, ma non sempre questo è per forza indice di qualità assoluta, come insegna la Troisi.

#67 Comment By Emile On 29 luglio 2009 @ 14:43

Precisiamo: questo non vuol dire “manga=merda”, come spero si sia capito già nel mio wot.
Ma purtroppo è VERISSIMO che in Italia ci sono LEGIONI di mangafan privi del MINIMO senso critico, pronti ad incensare OGNI cosa made in jap e a snobbare sdegnosamente tutto il resto.
Cosa assolutamente assurda, perché se ti piacciono i fumetti dovresti essere curioso di espandere i tuoi orizzonti in merito, provare nuove cose: ma no, ci sono i manga e questi bastano per tutto, boh.
Per questo mi preoccupa leggere certe cose da parte di Gamberetta, che generalmente ha sempre dimostrato grande intelligenza e spirito critico; e mi preoccupa non perché la pensa diversamente da me, ma perché tra le righe (e nemmeno poi troppo), rivedo in lei lo stesso atteggiamento, lo stesso “Japan owns all!11!11!” di molti ragazzini esaltati.

#68 Comment By crawling chaos On 29 luglio 2009 @ 14:47

@Lara
Model! Cosa mi hai mai ricordato ;)
Me l’aveva prestato una mia conoscente (erano 6 o 7 volumetti). Non sapevo neanche che non fosse un manga.
Ti dico la verità: me li sono tenuti per un mese e poi li ho restituiti perché non sono riuscita a finire neppure il primo volume. L’ho trovato insostenibile. E i disegni… mio dyo. Che oVVoVe.
Degli altri che citi conosco solo Death Note, anche quello in prestito; una storia un pelo più interessante (mi sono fatta prestare anche l’anime in dvd), ma niente che mi abbia sconvolto l’esistenza.
Or ora invece ho googlato delle immagini per Minekura e graficamente è schifido per i miei standard. Poi la storia potrà anche essere bellissima, non lo escludo. Ma dico anche che con disegni del genere non sarei mai invogliata a comprarne un albo.

Mi fa piacere che conosci anche altro a parte i giapponesi, davvero =)
Io invece i fumetti di quella provenienza li trovo spesso noiosi e disegnati da cani. Perché, diciamoci la verità, buona parte della produzione manga è effettivamente disegnata in maniera dozzinale.
Se ti piacciono i manga e conosci anche disegnatori d’altro genere (pur continuando a preferire i primi) dimostri di avere conoscenze per poter avere dei criteri di preferenza. Se poi preferisci i primi, bè, ci mancherebbe che tu non abbia delle preferenze.
Io continuo ad essere stanca dei nippofili, però. E delle citazioni giapponesi.

#69 Comment By crawling chaos On 29 luglio 2009 @ 14:50

@Emile
Quoto e sottoscrivo col sangue sia il tuo primo che il secondo post ;)

#70 Comment By :A: On 29 luglio 2009 @ 14:51

@crawling chaos: hai espresso chiaramente un punto di vista personale, l’ hai ammesso tu stessa, quindi il tuo giudizio non ha alcuna pretesa di oggetività. Quindi, scusa, eh, ma chissenefrega dei tuoi gusti personali.
E io le “scopiazzature” di cui parli non le vedo.
Mi piacerebbe che facessi almeno UN esempio di queste scopiazzature realizzate da italiani e pubblicate da un editore “serio”. Io mi ricordo “Pugno” e “Techno Kid” negli anni ’90, e poi niente altro. Autrici italiane che disegnano Yaoi le ho viste pubblicate all’estero, come le Dany & Dany, e autori pubblicati in Italia come Massimo Dall’Oglio e Mauro Cao hanno stili influenzati dal manga, ma i loro fumetti sono tutt’altro che scopiazzature.

Ah, sul fatto che chi legge manga non legga fumetti occidentali…significa che probabilmente i fumetti occidentali non corrispondono ai loro gusti ed “esigenze” di lettori. Io riesco ad apprezzare sia Watchmen che Sandman che Le bizzarre avventure di Jojo. Per alcuni lettori (giovani, per lo più) Watchmen & Sandman & altri fumetti occidentali non parlano di cose interessanti, non ne parlano in maniera accattivante, e con un ritmo che li possa attirare.

#71 Comment By Gamberetta On 29 luglio 2009 @ 14:52

@crawling chaos.

Se Laura Manni fosse stata spagnola, diciamo che l’avrei trovato un segno quantomeno preoccupante della “nipposità” che si spande anche all’estero, ma finora i giappomaniaci che ho conosciuto sono tutti italiani, e quindi parlo di quelli e della situazione nazionale =)

È così vero che in Italia siamo invasi dai “giappomaniaci” che, ripeto:
Non c’è neppure un romanzo fantasy italiano pubblicato che si ispiri all’immaginario nipponico.. Questo è un fatto, non una tua sensazione.

@Emile. Non ho parlato in particolare di manga. Ho parlato di fantastico giapponese nel suo complesso (manga, anime, romanzi, film, telefilm, sceneggiati, giochi di ruolo). Comunque…

I manga sono prodotti di massa pensati nel 90% dei casi per piacere ai ragazzini

Ma da quando? Ci sono manga il cui target sono i ragazzini, come ci sono manga dedicati a qualunque fascia di età. Lone Wolf and Cub è un manga per ragazzini? Uzumaki, Gyo e gli altri manga di Junji Ito sono per ragazzini? Homunculus è un manga per ragazzini? Apocalypse Meow è un manga per ragazzini? M.P.D. Psycho è un manga per ragazzini?
E posso continuare finché vuoi (e lasciando fuori gli hentai).

Ovvio che ci sono anche schifezze. Ma ne trovi a iosa di manga di argomento fantastico originali e affascinanti.

#72 Comment By crawling chaos On 29 luglio 2009 @ 14:58

È così vero che in Italia siamo invasi dai “giappomaniaci” che, ripeto:
Non c’è neppure un romanzo fantasy italiano pubblicato che si ispiri all’immaginario nipponico.. Questo è un fatto, non una tua sensazione.

E’ così vero, Gamberetta, che ho conosciuto branchi di persone che scrivevano (non pubblicati, intendiamoci) o disegnavano (qualcuno purtroppo in quel campo lo è stato, vedi il liquame “Rigel”) volendo fare i giapponesi de noartri. Come è un fatto che guarda caso, 9 volte su 10 quando critico il manga in genere (e lo faccio con dovute eccezioni che apprezzo io stessa) le persone si incazzano come furetti idrofobi.

#73 Comment By Emile On 29 luglio 2009 @ 15:00

Da sempre, Gamberetta.
Per ogni Mad Psycho che citi, ci sono almeno 10 Naruto (che considero un ottimo manga per ragazzi, sia chiaro), a stare stretti.
Gli shonen manga rappresentano la STRANGRANDE maggioranza della produzione nipponica, ed è anche normale visto che sono quelli che vendono di più.

#74 Comment By crawling chaos On 29 luglio 2009 @ 15:06

@crawling chaos: hai espresso chiaramente un punto di vista personale, l’ hai ammesso tu stessa, quindi il tuo giudizio non ha alcuna pretesa di oggetività. Quindi, scusa, eh, ma chissenefrega dei tuoi gusti personali.

Se i termini sono questi, A. la preferenza soggettiva di chi non apprezza quegli stantii ritmi del fumetto occidentale che tu citavi non vale un lecca lecca usato.

Se vuoi sapere perché non mi piacciono i manga e le storie dietro ad essi, generalmente, è perché le trovo banali, ripetitive, stereotipate, con uno stile anche nel disegno che è scontato e pure brutto da vedere.
Trovo che siano l’equivalente in editoria di quello che è il pop nel mercato musicale odierno. Penso che siano diseducativi per chi si avvicina al mondo del disegno o della scrittura, offrendo stereotipi già pronti da utilizzare senza che uno voglia sbattersi il culo per cercare una propria sintesi.
Ma visto che sono solo mie opinioni e giustamente non te ne importa nulla, la conversazione finisce qui.

#75 Comment By Uriele On 29 luglio 2009 @ 15:09

So di andare un poà Off Topic, quindi potete spostare tranquillamente nella fogna

@ Laura: oddio Tite Kubo mi è scaduto un bel po’ (parlo solo di Bleach, altri lavori purtroppo non li conosco), è scaduto nel powerplay non sense: ok per i personaggi principali, che si sono addestrati seriamente (e Ichigo è già diventato supersayan di 2°livello), ma per gli shinigami siamo caduti nel ridicolo …. Personaggi che quando dovevano difendere la propria base e uccidere gli intrusi dicono di non aver usato tutta la loro potenza e rivelano Bankai assurdi. Prima il bankai era una cosa rara che più o meno avevano solo i capitani, tranne il fighissimo Kenpachi, adesso si scopre che invece anche i vicecapitani o i terzi seggi li avevano, ma non li mostravano perchè non gli tirava il culo… non ha molto senso
Per quanto riguarda Death Note (e ho visto tutti e 3 i film, purtroppo anche quello di L), purtroppo verso la fine alcune brillanti intuizioni di Near erano miscele di Deus Ex Machina,
culo e soluzioni tirate per i capelli (la serie sarebbe stata bellissima se si fosse fermata alla morte di L, un ottimo partita vinta infine da Kira).
Manga contemporanei veramente innovativi,fantasiosi o originali non ne ho visti tanti (forse la prima e bellisima stagione di Shamo che ribalta il concetto di fumetto di arti marziali e crea un antitesi ad Rocky Joe; One Piece che si è rivelato meno scontato e dragonbolistico di quanto suggerivano le premesse e l’affascinante Homuculus).
Per quanto riguarda l’originalità negli anime e il contributo al fantastico (parlo di fantasia non di estremo Weird alla Exel Saga, che comunque adoro) , chiunque dovrebbe vedere serie come FLCL, Tengen Toppa Guren Lagan, Wolf Rain’s o il divertentissimo Baccano!(tratto da una serie di divertenti light novel, che io sappia mai tradotte in italiano neppure come fantranslation).

Dire però che i giapponesi nel campo del fumetto siano i maestri del fantastico o del weird ho i miei dubbi… significa non aver mai letto The Invisibles, la Doom Patrol, Flex Mentallo o altre delle opere più assurde di Morrison o Millar per fare un esempio.

#76 Comment By Lara On 29 luglio 2009 @ 15:14

Però, Crawling, a me quel che ha affascinato è proprio questo: la passione di un fandom. Esbat è nato così, non per nippomania. Ma questo è un altro discorso.
Per quanto riguarda la produzione giapponese: concordo con Gamberetta sulla portata immaginativa di tantissimi mangaka e scrittori (Emile, io ho una venerazione per Murakami, ma non so se questo peggiorerà ulteriormente la mia reputazione. Pazienza). Che poi, all’interno della produzione, esistano degli stereotipi ben definiti e molto rispettati, come sottolineava Emile, è vero. Ma gli stereotipi a volte sono utili, purchè non vengano utilizzati da cani: in alcuni casi avviene, in moltissimi altri no. Riprendendo l’esempio di Death Note, ho trovato tremendo il personaggio di Misa Misa, che è un’oca giuliva di proporzioni stratosferiche. Uno stereotipo. Ma funziona. E la storia è e resta una grande storia, scritta e disegnata benissimo. Secondo me.
Quel che voglio dire è che non sempre un “qualcosa” che ha successo (manga, libro, forma di formaggio) è qualcosa di malvagio. Anzi. Generalizzazione per generalizzazione, a me piacerebbe molto che chi scrive, in Italia, avesse la stessa curiosità dimostrata dai giapponesi verso la mitologia e la cultura di altri paesi, e la stessa capacità di trarne qualcosa che appassione chi legge, o guarda.

#77 Comment By Lara On 29 luglio 2009 @ 15:18

Uriel, OT per OT.
Sono d’accordo. Gli ultimi capitoli di Bleach sono un po’ sconcertanti, a dir poco. Ma sul fatto che molti mangaka cedano agli stereotipi anche su pressione dei lettori (non solo degli editori) non ci piove (in effetti, avrei scritto un libriccino su questo tema).:)
Su Death Note, concordo a metà. E’ vero che la trama si è aggrovigliata troppo dopo la morte di L e che l’ultimo volume sia assai stiracchiato. Ma il fatto che la tensione resti alta nonostante questo è un ottimo segno. Le ultime tre pagine sono da manuale, per me.

#78 Comment By Gamberetta On 29 luglio 2009 @ 15:22

@crawling chaos. Conosci un sacco di gente che scrive, cavoli! Questo sì che è un dato significativo. Non hai anche aneddoti su tuo cuggino?
Il tuo problema è che fai critiche generali non supportate dai fatti. Io posso dire: “il fantasy italiano in generale fa schifo”, perché ho qui un blog con centinaia di migliaia di parole a dimostrarlo e un sacco di opere analizzate. Tu invece dici che il fantastico giapponese non è granché, perché? perché sì?

@Emile. E per ogni Swanwick ci sono non dieci, mille cloni della Meyer. E dunque la narrativa fantastica inglese fa schifo? Tutti i mercati sono invasi dalla spazzatura – la legge di Sturgeon è sempre valida –, ma in Giappone ci sono molte più eccezioni positive che altrove. Non ci credi? Problemi tuoi. A un certo punto, sei tu che rinunci a opere bellissime, non io.

#79 Comment By crawling chaos On 29 luglio 2009 @ 15:32

Gamberetta, vuoi sapere come? Perché ho frequentato la Scuola di Fumetto a Milano e ho conosciuto diversi colleghi che scrivevano e disegnavano opere proprie. Strano, nevvero? Intere classi di allievi che cercano di scrivere storie e disegnare. Roba da pazzi, lo so.
Ah, e no, non c’era mio cugggino. Non contatto i parenti da anni, e per fortuna gran parte di loro sono morti.
Per il resto, visto che i torni sono quelli del sarcasmo gratuito anche con chi tenta di iniziare a parlare pacificamente -seppur con gusti diversi- per quel che mi riguarda possiamo anche chiudere qui.
Torna a rifarti gli occhi sulle faccine carine e le manine storte.

#80 Comment By :A: On 29 luglio 2009 @ 15:33

“Se vuoi sapere perché non mi piacciono i manga e le storie dietro ad essi, generalmente, è perché le trovo banali, ripetitive, stereotipate, con uno stile anche nel disegno che è scontato e pure brutto da vedere.”

E ancora una volta “le trovi”, non dai giudizi oggettivi.
Io ti posso dire che il fumetto è un medium sintetico, dato che l’occhio deve essere invogliato a non stare su una vignetta più di un certo ammontare di tempo, trattandosi di narrativa sequenziale, e che quindi il tratto sintetico, la linea chiara, come quella appunto utilizzata dal manga, è più “fumetto” dello stile realistico occidentale, che spesso invece porta a fermarsi su una vignetta oltre il tempo necessario per la lettura.
Ecco, la mia è un’argomentazione, su cui si può essere d’accordo o meno, ma c’è una premessa e un ragionamento. Tu ti limiti a insistere sui tuoi gusti. E infatti sì, non c’è dialogo, perchè di gusti personali si può disquisire all’infinito e non è interessante. Avere parametri di valutazione condivisi è interessante.
Anzi, avere parametri di valutazione sarebbe già tanto.

E se pensi di avere letto storie banali, ripetitive, stereotipate, è perchè di manga non ne sai abbastanza e il tuo numero limitato di letture te l’ha fatto pensare.
Leggi “Dispersion” di Oda, o “In prigione” di Hanawa, o “Midori” di Suheiro Maruo, poi mi dici se sono banali, ripetitive e scontate.
Semplicemente non conosci abbastanza i manga per giudicarli, ne hai letti un numero limitati e il tuo giudizio si ferma lì.

Sul fatto che tu conosca gente che *vuole* scrivere…beh, incredibile.
Fammene vedere uno pubblicato.
E poi degli autori italiani di fumetto che si ispirano al manga ma in maniera personale, quelli che ti ho nominato, cosa ne pensi?
Ah già, non li conosci.

#81 Comment By Uriele On 29 luglio 2009 @ 15:36

@ Laura: Devo dire che ho apprezzato di più la licenza che si sono presi i film nel finale della serie di L

Mostra spoiler ▼

@ A: Araki è un genio (la sua biografia di Tesla è una delle storie che mi sono piaciute di più, un po’ per l’amore per il personaggio, un po’ per lo stile con cui è raccontata). Però bisogna essere onesti, nonostante alcuni personaggi fenomenali anche dopo la 3° serie, alcuni poteri erano talmente strampalati da non avere un senso o una funzione logica, ma sembrano trasformarsi in modo irrazionale pur di assecondare la trama (penso al potere di Diavolo fra tutti oppure al modo assurdo con cui Emporio riesce a sconfiggere il Made in Heaven di Padre Pucci).
Per adesso però sto apprezando l’evolversi di Steel Ball Run

#82 Comment By :A: On 29 luglio 2009 @ 15:41

“faccine carine e le manine storte”
Appunto: mancanza di conoscenza dell’argomento.
Se pensi che il manga sia tutto lì, nelle faccine carine…dove sono le facce carine in Nagai, Miura, Nihei, Hiromoto, Q Ayashida?
Mah.
Il fatto che tu abbia frequentato la scuola del fumetto e che dovresti avere quindi gli strumenti per capire perchè los terytelling manga sia una delle espressioni più alte del fumetto come medium in sè mi lascia terribilmente perplesso.
Mah.

#83 Comment By Lara On 29 luglio 2009 @ 15:42

Crawling. Io forse sono più interessata alla storia che al segno, e ci sta. Per cui “faccine carine e manine storte”, ammesso che ci siano, sono decisamente tollerabili se la narrazione regge. Però, ancora una volta, la generalizzazione è nociva: altrimenti, dagli ultimi episodi che sono avvenuti in Italia per quel che riguarda una certa serie a fumetti tratta da un certo fantasy (sul blog del Duca c’è un ampio resoconto), si dovrebbero trarre giudizi spietati. Che non vanno tirati, invece. E’ proprio questa voglia di fare discorsi sulla nazionalità che non capisco: nel bene (difendiamo tutti gli italiani) e nel male (‘fanculo musi gialli). E viceversa, anche.
Uriele: confesso di non aver visto il finale dell’anime e a questo punto sono curiosa. (se io ti chiamo Uriele tu mi chiami Lara e non Laura, sì?) :)

#84 Comment By crawling chaos On 29 luglio 2009 @ 15:43

@A
Vuoi la pura verità? Date le premesse, non ho nessuna voglia di argomentare con te. Lo faccio e l’ho fatto con persone appassionate di manga; alla fine ovviamente ognuno rimane con i suoi presupposti, ma almeno non si comincia da nessuna delle due parti ad insultarsi a vicenda.
Se per te il fumetto occidentale è quello che descrivi, mentre la “linea chiara” dei manga (ma tuttituttitutti?Sicuro sicuro?) rende tutto più comprensibile e realistico, vuol dire che conosci meno di me il fumetto occidentale di quanto io conosca il manga. Rimani nelle tue convinzioni e non avere la pretesa che io o chiunque altro sprechi dei ragionamenti con chi si presenta in maniera strafottente. Non è che ho come scopo nella vita quello di convertire qualcuno, tantomeno te.

#85 Comment By Gamberetta On 29 luglio 2009 @ 15:43

@crawling chaos. Fai come vuoi. Ma non posso negare il fastidio quando uno dice che il tal romanzo fa schifo (“[...] per Esbat non sprecherei neanche la carta su cui è stampato.”) senza averlo letto. Quando dice che la Troisi in fondo non è così male senza averla letta. Quando continua a citare i fumetti dopo che più volte ho specificato che:
a) stiamo parlando di NARRATIVA.
b) mi sono riferita al fantastico giapponese in generale, non solo riguardo i manga. E anche rimanendo nell’ambito dei romanzi fantasy nipponici, il livello della produzione giapponese è non una, ma venti spanne superiore al livello della produzione italiana.

Nei fumetti è tutt’altra storia? Ok, ma permettimi che è del tutto OT.

#86 Comment By :A: On 29 luglio 2009 @ 15:48

Pensa cosa frega a me di convincere te.
Rimane che io ho ho argomentato, tu no.
E se non ti interessa il mio punto di vista, con gli altri ti stavi confrontando, mi pare.
Ma forse non hai gli strumenti per argomentare.
In ogni caso, come dice Chiara, parlando di manga siamo OT.

#87 Comment By Uriele On 29 luglio 2009 @ 16:02

@Lara: scsua (la dislessia simulata è sempre un ottimo alibi). Per quanto riguarda Death Note forse non mi sono espresso in modo chiaro: non mi riferisco alla serie animana, che segue pedissequamente il manga o quasi, e neppure all’ OAV che riassume la storia dal punto di vista di Ryuk, ma proprio al FILM live action che puoi trovare qui:

http://www.instantz.net/japanese/jdrama/Death_Note_Live_Action_Movie.html

I primi due seguono la prima serie di Death Note, il terzo è una storia a parte solo con L e… stenderei un velo pietoso…

@ Crawling: ci sono anche quelli nonfaccinecarine (ad esempio Shamo, 20centuryboy, Monster, Homunculus…) vedi link:

http://downloads.thespectrum.net/shamo/shamo_v18/shamo_v18_147.jpg

Quelli kawai sono quelli più popolari modello eura e Bonelli per fare un confronto. Di fumetto da edicola italiano riesco a leggere poco perchè amo la continuity… DD non lo sopporto, ma ho letto tutto NN, JD,Detective Dante, Ratman e quel capolavoro della Disney Italia che era PK e altri che avevano un minimo di continuità narrativa e tenevano conto dell’evoluzione dell’universo narrativo (ho letto anche quel capolavoro della scuola di fumetto di Milano che era Demon Hunter, ma direi di stendere un velo pietoso, no?!).
La maggior parte dei manga rispetto al fumetto nostrano hanno un grandissimo vantaggio: un inizio, un evoluzione e una fine. È questo il motivo che per molto tempo ho preferito queste storie giapponesi a quelle nostrane e americane (storie infinite, albi di 3 pagine e uomini in calzamaglia). Col tempo poi uno tende ad abbandonare le serie più normali e cercare qualcosa di più (e si arriva a quel capolavoro di grafica, fantasia e narrazione che è Fables, a Sandman, l’universo Mooreiani, ma anche a capolavori come lone wolf & cub, Proteggi la mia terra e 20thcenturyboy)

PS: parlo di fumetto da edicola, non di cose come Corto, Fort Whelling, l’Eternauta, Gli scorpioni, Blacksad, eccetera…

#88 Comment By crawling chaos On 29 luglio 2009 @ 16:12

@Lara
TI ripeto, io i discorsi sulla nazionalità li faccio solo in quanto ho conosciuto molti appassionati di manga italiani e non di altre parti. Se fossi stata inglese e avessi conosciuto altrettanti mangofili parlerei in maniera diversa. E’ che so anche che spesso questo genere di persone si innamorano così acriticamente di qualsiasi cosa -purché giapponese- da ignorare tutto il resto.
Prendo atto che non è il tuo caso, e mi fa piacere. Poi, se ti piace pure Model, non c’è niente di male. A me quel disegno non piace, e a differenza tua io solo di rado riesco a soprassedere su un disegno che detesto per cercare di concentrarmi esclusivamente sulla storia.
Per il resto, potrei argomentare quanto voglio esaminando singoli disegni per dire; l’articolazione è fatta male, gli occhioni e i nasini sono uno stereotipo che mi esce dalle orecchie, il baricentro della figura è spostato -quindi in teoria non dovrebbe stare in piedi-, le storie d’ammore tra adolescenti giapponesi mi fanno venire il diabete, il pastone allungato a forza non mi piace (e odio anche le telenovele), le orecchie disegnate a cazzo mi fanno girar le palle, i tetti sullo sfondo con tutte le tegoline disegnate ad una ad una sono inutili e rendono la vignetta un pastrocchio visivo (vero Miura?), e così via. Solo che, giustamente, qui non è sede, sia per l’OT che per l’ambiente da caccia alle streghe.
Mi ha fatto piacere sapere comunque che non sei una nippomane di quelle che detesto (coloro di cui parlavo all’inizio). Quando ho visto il tuo libro e gli ho dato una sfogliata mi sono fatta un’idea sbagliata. Non servirà a farmelo comprare, ma intanto ho cambiato opinione sulla tua persona =)

@A

Rimane che io ho ho argomentato, tu no.

Esatto. Hai vinto.

@Gamberetta

Ma non posso negare il fastidio quando uno dice che il tal romanzo fa schifo

E io non posso negare il fastidio ogni volta che vedo l’ennesimo occidentale che grida al mondo “giappi vi lovvo!”.

#89 Comment By crawling chaos On 29 luglio 2009 @ 16:24

@Uriele
Prima di tutto io non difendo il disegno italiano per partito preso. Come nessun altro disegno, del resto. Poi, per le faccine: sì, so che è una generalizzazione, che non tutti i manga sono esattamente ugualiuguali (seppure lo stereotipo di fondo rimanga sempre lo stesso), ma stavo appunto generalizzando -anche perché non c’era l’aria di voler parlare seriamente-. E l’ambiente che c’è qui da “Forum della Libertà” lo trovo francamente pesante.
Più che i giapponesi in realtà mi danno fastidio gli occidentali che li idolatrano. E le fumetterie in cui ormai trovo 70% di manga, 25% di americano (solitamente supereroisico di quello fatto male, con le colorazioni stile plastica), e quel che resta fumetto vario.

#90 Comment By Lara On 29 luglio 2009 @ 16:25

Lungi da me l’idea di fare autopromozione, e sono seria. Però, crawling, la mia persona conta poco. Tostoj era una merda, e ha scritto capolavori. Quel che interessa me è il testo, sia che le critiche vengano elargite a staffilate sui denti (non posso dire di saltare dalla felicità quando qualcuno mi definisce “indegna”, ma tant’è, il gioco è questo), sia che siano pacate. Purchè vengano, crawley, dalla lettura, e non dal pregiudizio. Come, almeno fin qui, è stato il tuo caso (se usassi il verbo “lovvare” avresti il diritto di abbattermi).
Uriele, grazie. Ma continuiamo nella fogna o in privato, vuoi?

#91 Comment By Gamberetta On 29 luglio 2009 @ 16:28

@crawling chaos. Ultima mia risposta anche se decidi di rimanere. Non è la stessa cosa dare un giudizio senza conoscere l’argomento e conoscendolo. Io conosco l’argomento. Conosco la narrativa. Conoscono la narrativa fantastica. Conosco la narrativa fantastica nipponica. Non esprimo giudizi per partito preso.
Tu non hai letto Esbat. E non puoi aver letto altri fantasy italiani di ispirazione nipponica dato che non ne sono mai stati pubblicati. Non conosci l’argomento della discussione. E parlare a vanvera irrita gli interlocutori.

#92 Comment By crawling chaos On 29 luglio 2009 @ 16:45

@Lara
Prometto che è l’ultimo messaggio: mi dispiace per la durezza; ma se rileggi il mio primo post la mia reazione è stata suscitata da una citazione di Gamberetta. Ovvero “Può non piacere ma ha il diritto di stare sugli scaffali”, e poi ribadendo che secondo lei è così perché è così. “Lo dico Io”.
Allora, ho scritto, se fosse per ME il libro di Lara non ci starebbe in libreria, e nemmeno il suo, e tanta, tanta altra roba. E non mi pare un discorso giusto da fare. Si possono dare tutte le motivazioni tecnico-oggettivo che volete, ma se uno ha voglia di leggersi la Troisi perché vuole passare un paio d’ore di tempo lo farà lo stesso, senza doverci trovare dentro il senso della vita o il romanzo fantasy definitivo.
Se io ti massacro Model questo ti farà cambiare idea dal leggerlo? No, se a uno quel disegno piace, piace proprio così com’è. A me non aggrada perché quel tipo di stereotipo mi sa di vecchio, visto e rivisto. Ed esteticamente è sgradevole. Ma non dico neanche che deve essere vietato nelle fumetterie. Mi piacerebbe solo che gli editori ci tenessero altrettanto a farmi trovare una nuova edizione italiana di Martinez.

Sono stata pregiudiziale, e mi dispiace; purtroppo quando scelgo dei libri, se non li posso scaricare prima o farmeli prestare, è normale per me farmi un’idea attraverso una prima occhiata. E vedere tutti quei rimandi a Inuyasha mi ha fatto storcere il naso. E mi ha ricordato i vari nippofan e imitatori di manga che ho conosciuto.

#93 Comment By Pyros On 29 luglio 2009 @ 16:50

Sbaglio o dal commento #55 di Gamberetta in poi si è parlato di tutto tranne che di Esbat?

#94 Comment By crawling chaos On 29 luglio 2009 @ 16:55

Dyo mio, Gamberetta, ma ho mai detto che conosco autori che pubblicano? Ho scritto e ripetuto che ho letto storie e visto disegni di miei colleghi dell’epoca della scuola che cercavano di imitare quel genere di trame e di stile. E che la nippomania mi irrita. E che mi ha dato fastidio ritrovarmela pure dentro un racconto.

E stai serena, non ho mai fatto il troll su nessun blog, non comincerò certo ora, tantomeno quando il clima di dialogo è così disteso e rilassato.

#95 Comment By Emile On 29 luglio 2009 @ 17:16

Gamberetta, rilassati perché ti stai facendo prendere dalla stizza e perdi così di lucidità. E lo dico con sincera stima nei tuoi confronti, non è un flame velato.
Non ho MAI detto che “i manga fanno schifo” ne lo penso, come ho specificato CHIARAMENTE.Ma alcune cose sono innegabili:

a)Gli shonen rappresentano il cuore pulsante della produzione nipponica, sia come quantità di opere prodotte che come vendite. E nella STRAGRANDE maggioranza dei casi si tratta di opere il cui difetto principale è proprio l’assoluta mancanza di fantasia, il riciclare in continuazione personaggi, clichè, situazioni e storie sempre uguali perché “tanto il pubblico vuole quello”.
Ne ho piene le palle di protagonisti che mangiano come maiali perché “fa tanto simpatia asd asd” e che in generale sono tutti tratteggiati uguali, piene le palle di “storie d’amore” fatte con lo stampino dove a lui piace lei e a lei piace lui ma continuano a tenerselo nascosto per tutto il tempo bisticciando per ogni cavolata ecc (che è un qualcosa che, di per se, UNA volta può pure funzionare e far sorridere: alle 3292383928esima però mette solo tristezza), sono esasperato da questa cultura ossessiva del “squadra che vince non si cambia”.
E questo non fa certo dei manga presi nel loro complesso “una merda”, ma di sicuro non li rende un valido termine di paragone per quanto riguarda originalità e fantasia: ormai certe cose sono anzi talmente scolpite nella pietra che un semplice bacio tra Ranma e Akane sarebbe stato visto come un qualcosa di incredibilmente audace e anticonvenzionale!
b)Dici che non si può giudicare Esbat senza averlo letto ed è verissimo. Parimenti non si può fare un discorso generale sui manga senza conoscere minimamente il resto del mondo dei fumetti, non ha il minimo senso. E’ ovvio che guardando al meglio che i manga hanno da offrire si possono trovare capolavori di narrativa, ma questo vale anche per ogni tipo di fumetto in generale, anzi: pur avendo letto moltissimi manga e pochi fumetti di altro genere considero i miei preferiti Maus e Watchmen, dal mio punto di vista superiori ai pur stupendi Devilman e Outlanders (il mio “top” per quanto riguarda i manga, come avevo già scritto).
Insomma: prima di definire i manga come il top che è offerto dalla produzione fumettistica mondiale dovresti leggere anche un pò di quella famosa produzione, possibilmente con mente aperta e senza partire dal presupposto inconscio che “tanto i manga sono meglio”.

#96 Comment By Emile On 29 luglio 2009 @ 17:33

Riassunto:

-Shonen Manga: rappresentano la grande maggioranza della produzione giapponese e sono quelli a far girare più soldi (ENORMEMENTE più soldi). Genericamente tendono MOLTISSIMO a riciclare elementi e situazioni in modo in modo assolutamente pedissequo: presi SINGOLARMENTE possono anche risultare piacevoli, ma dopo un pò la sensazione di deja vu diventa semplicemente insopportabile
-Manga “adulti”: ci sono cose mediocri, cose valide ed autentiche opere d’arte. Nulla di nuovo sotto il sole direi: è un settore dove i mangaka sono più liberi e che quindi giocoforza regala il meglio

Vuole essere un modo per demolire i manga? Assolutamente no, e se serve posso fare un altro esempio concernente i fumetti americani, gli unici altri che conosco a sufficienza (un certo tipo, almeno).
Anche il fumetto “popolare” americano è spessissimo DEVASTATO da un problema ENORME: il continuo avvicendarsi di sceneggiatori, che sulle lunghe sputtana praticamente ogni serie, visto che ognuno di loro quando ha in mano una saga ragiona con la sua testa e porta avanti le sue idee, che di solito lo sceneggiatore successivo lascerà semplicemente andare nel dimenticatoio o snaturerà pesantemente.
Le prime due serie di Ultimates erano veramente ma veramente belle, una delle serie più piacevoli che leggevo da anni: arrivati alla terza è cambiato il team di sceneggiatori ed è andato tutto in vacca.

E questo NON vuol dire che il fumetto americano sia merda, ma solo che un certo tipo di comics lì prodotti risente generalmente di questo grosso problema, ne più ne meno.
E che se mi si venisse a dire “ahahahha che merda il fumetto giapponese, guardate come sono meglio i comics americani con 276 sceneggiatori e quindi tante teste invece di una!”, obbietterei immediatamente che quello semmai è un GROSSO punto a favore dei manga.

Insomma: è solo questione di evitare certi fanboysmi, togliersi i paraocchi e cercare di valutare le cose in modo completo, lasciando da parte il “tifo”.

#97 Comment By Uriele On 29 luglio 2009 @ 17:37

sfondi una porta aperta… Io è da una vita che certo tutti e tre i numeri di Supreme (americano) e i due numeri di Icaro (collaborazione giapponese di Moebius) e mi trovo inondato da Xmen, Yugioh e altri manga e comics superpompistici e inutili (e serie orrende, ma veramente orrende e inutili come Cornelio).
Ma non è che una fumetteria o una libreria tira fuori quello che vuoi tu, anche quelle più d’essay per mangiare devono puntare su qualcosa di facile da leggere, masticabile e che venda. Non ha senso incazzarsi per i libri della Troisi o della Meyer che sono in prima fila in libreria, nè tantomeno di vedere tutti i numerini impilati delle serie absolute della marvel o Fairy Tales e Rave che fanno bella mostra di sè: VENDONO e anche quando sono poco curati a livello di trama o di descrizioni o anche di disegni, la gente non dice niente, gongola felice e mette mano al portafoglio.

Trovami qualcuno, a parte forse qualche persona che bazzica questo sito e pochi altri, che si sbatte per informarsi quando esce in italiano Softspoken di Shepard o dove trovare il Black Dossier di Moore. Alcune case editrici, per le piccole è indispensabile, cercano di mettere fuori anche un prodotto di nicchia per gli amanti del genere, ma è ovvio che se vogliono stare a galla ti devono cercar di rifilare naruto, come gli Xmen, supermen o Kawaikid che sia.

#98 Comment By Gamberetta On 29 luglio 2009 @ 17:37

@Emile. Ma parlo in giapponese o cosa? Ho specificato ormai mille volte che sto parlando del fantastico nipponico in generale. Può essere benissimo che nell’ambito del solo fumetto gli occidentali producano opere migliori. D’accordo. E allora? Chi lo nega?
Quello che ho contestato è il fatto che i manga siano per ragazzini. Questo non è vero. Anche se i prodotti più venduti/diffusi sono per ragazzini non implica che il medium sia per ragazzini.
Ripeto: guarda la narrativa fantastica anglosassone. Per ogni romanzo new weird o steampunk ci sono 1.000 romanzi paranormal romance per ragazzine deficienti. E dunque il “cuore pulsante” della narrativa fantastica anglosassone sono i romanzi per ragazzine deficienti?

Ciò detto basta con i fumetti! Si sta parlando di NARRATIVA.
E tra l’altro non ho “bisogno” dei manga, posso sostenere la qualità del romanzo fantastico nipponico citando Murakami, Koji Suzuki, Genichiro Takahashi, Tanigawa Nagaru, Noboru Yamaguchi, Ken Asamatsu, Koushun Takami e una marea di altri. Tutti a un livello che gli scrittori italiani di fantasy se lo scordano.

#99 Comment By Emile On 29 luglio 2009 @ 19:01

Io non ho detto che i manga sono per ragazzini, ho detto che la stragrande maggioranza dei manga è DICHIARATAMENTE per ragazzini/adolescenti. E non è un sofismo, c’è una bella differenza.
Quanto al resto: se parli del confronto Giappone/ITALIA è pacifico che ne usciamo con le ossa rotte, ma questo essenzialmente perché il livello in Italia è penoso. Se invece, come pareva, consideri i Giapponesi come “maestri” a livello MONDIALE le perplessità rimangono.
E a me Murakami piace da morire, anche se la sua opera preferita è Tokyo Blues, che di fantastico ha ben poco.

#100 Comment By Emile On 29 luglio 2009 @ 19:05

Dimenticavo, non ho risposto a questo: “guarda la narrativa fantastica anglosassone. Per ogni romanzo new weird o steampunk ci sono 1.000 romanzi paranormal romance per ragazzine deficienti. E dunque il “cuore pulsante” della narrativa fantastica anglosassone sono i romanzi per ragazzine deficienti?”

Dando per buoni i tuoi dati, assolutamente sì.
Se davvero il 99,9% abbondante della narrativa fantastica anglosassone è composta da “paranormal romance per ragazzine deficienti” è QUELLO il cuore della narrativa fantastica anglosassone.
Dove per “cuore” non si intende “il meglio”, ma semplicemente il prodotto più rappresentativo, non le eccezioni alla regola (1 caso su 1000 E’ un’eccezione alla regola, mi pare evidente).

#101 Comment By demonio pellegrino On 29 luglio 2009 @ 19:46

Mi permetto di commentare – ed e’ la prima volta che lo faccio – perche’ davvero sono basito di fronte ad alcuni commenti.

Come si fa a scrivere pagine e pagine di commenti su un libro SENZA – e ripeto SENZA – averlo letto? Solo sulla base di pregiudizi antinipponici?

E come si fa a negare che l’IO sia l’unica persona che conta quando si decide se un libro sia degno o meno? (Esempio: pur avendolo letto tre volte, La Coscienza di Zeno mi pare una cagata pazzesca, e il fatto che sia considerato un classico da legioni di soloni non mi sposta di una virgola).

Davvero, mi cascano le braccia. Non ho ancora letto Esbat. Ma non vedo l’ora di farlo. Dopo – MA SOLO DOPO – saro’ in grado di dire quello che ne penso (e’ brutto, e’ sciatto, e’ stupendo, e’ scritto da Dio). Non PRIMA.

Dalle mie parti parlare di un libro senza averlo letto si chiama “sparare stronzate”. Ma si sa, in Toscana siamo volgari.

#102 Comment By Emile On 29 luglio 2009 @ 19:53

Ma di chi stai parlando?

#103 Comment By gugand On 30 luglio 2009 @ 10:22

L’entusiasmo di gamberetta per i giapponesi lo capisco in parte. In giappone, a partire da manga ed anime, hanno lo spirito di rischio. Nel senso che costruiscono storie intorno alle cose piu’ assurde pur di dire di aver messo qualcosa di originale. Naturalmente in questa ricerca esasperata dell’originalita’ cadono in stereotipi di tipo tutto loro. Inoltre la loro cultura e’ cosi’ distante dalla nostra che certe cose per noi sono ridicole, mentre per loro belle e viceversa. In occidente siamo abituati alle americanate, leggere qualcosa di giapponese non puo’ che essere qualcosa di originale, infatti il primo impatto e’ spesso molto positivo anche leggendo dragon ball. Dopo un po’ si trovano i temi ricorrenti. Altra cosa particolare dei giapponesi e’ il loro interesse nei confronti della nostra cultura per poi deformarla dove vogliono pur di fare una storia interessante.

#104 Comment By fitz On 30 luglio 2009 @ 12:23

Un breve commento sulla vostra sterile discussione circa la distinzioni tra manga e fumetti occidentali. Diciamo che per i veri Autori, quelli con la A maiuscola, le marche di confine sono molto più labili di quanto non immaginiate. Prendete Miyazaki. Miyazaki conosce l’iimaginario occidentale meglio di molti autori nostrani. Heidi, Conan, Howl sono tratti da opere europee o americane. Laputa non é una provincia dell’Hokkaido quanto a Porco Rosso mi pare che il nome parli da solo. E non é l’unico. Satoshi Kon ripercorre costantemente, anche se a suo modo, la strada aperta a suo tempo da Phil Dick. Sono esempi, pochi tra un’infinità. Anche volendo restare sul semplice versante grafico, provate a prendere in mano il vecchio film d’animazione Manie Manie (I Racconti del Labirinto): uno degli episodi sembra essere saltato fuori direttamente dalle pagine di Metal Hurlant, il finale é una citazione esplicita al capolavoro di Bozzetto, Allegro Non Troppo. Questa é l’Arte nelal suo forma più elevata, quella che comprende, assimila, si riconosce nell’anima e nel cuore dello straniero e li racconta come fossero i propri: é Kurosawa che rifà Dostoewskij. Il resto é ficcina.

#105 Comment By Emile On 30 luglio 2009 @ 14:40

Fitz, non hai fatto altro che ripetere cose già dette circa 10 milioni di volte, non so se te ne sei reso conto.

#106 Comment By l’astuto procione On 30 luglio 2009 @ 15:24

ciao a tutti, esco anch’io dal mio solito lurking per dire la mia.
Non condivido il definire un libro indegno della carta su cui è scritto laddove non lo si è letto, fermo restando l’assoluto diritto di un lettore di seguire il suo istinto ed evitare assolutamente di comprare qualcosa che non lo ispira, inutile sprecare tempo e soldi per qualcosa che non ci attrae. Se ho ben capito è stata una definizione data per “reazione” ma la trovo in ogni caso eccessiva, sarà che vado per i 40 e tendo ad evitare i toni accesi, si fatica troppo :-)
Quello che mi preme di più dire comunque è che a me Esbat è piaciuto. “Chissenefrega” direte voi ^^ e non avete tutti i torti in effetti. E’ solo che io non sono un appassionato di manga (sono invece un appassionato di Murakami, questo sì, ma non rileva nel caso specifico), non li conosco e, di conseguenza, non avrei potuto cogliere eventuali citazioni contenute nel testo, per cui ritengo di poter essere un lettore senza pre-giudizi in un senso o nell’altro.
Ho trovato Esbat un libro ben scritto, con uno stile scorrevole, diverso dalla solita narrativa fantasy, qualche imperfezione qua e là c’era sicuramente ma niente di che… il fatto che il demone fosse uno “gnokko” non l’ho trovato affatto incoerente o forzato, per dire.
In generale direi una piacevolissima sorpresa, massimo rispetto a Laranon lauralaranonlauralaranonlaura ^^ Manni.

Ciao,
Stefano

P.S. scusate la prolissità :-)

#107 Comment By crawling chaos On 30 luglio 2009 @ 17:12

@l’astuto procione

L’ho detto io per prima che ho ecceduto in crudezza, come ho detto che la reazione è derivata dal fatto che:
1) io del giappone e dei nippomani italiani (più che altro quest’ultimi, in realtà) ne ho le tasche piene (e ritrovarmeli anche in libreria mi ha fatto stranire un momento);
2) non mi è piaciuto per niente l’umore delle frasi di gamberetta;

Per il resto, se tu o qualcun altro volete parlare più o meno civilmente con la sottoscritta di argomenti correlati -ma anche no- può contattarmi via mail/msn tramite l’indirizzo crawling.chaos@live.it
-vi inviterei in un blog, se lo avessi, ma così non è-

Saluti, e buona continuazione a tutti.

#108 Comment By l’astuto procione On 31 luglio 2009 @ 10:22

@crawling chaos

sìsì, ho capito perfettamente le tue motivazioni ed il mio non voleva essere un attacco specifico nei tuoi confronti (del resto spero che dal tono del mio post si capisse la tranquillità di fondo) :-)

Io in realtà ho voluto scrivere un intervento proprio perchè non nippomane, per sottolineare il fatto che Esbat, secondo me, è scritto bene a prescindere dall’argomento. Da vari post letti avevo avuto la percezione che si considerasse il libro apprezzabile esclusivamente dagli appassionati del genere. Magari ho capito male io ma mi faceva piacere dare una testimonianza da parte di chi appassionato non lo è.
Non sarà un capolavoro ma, nel panorama del fantasy nostrano dell’ultimo periodo, è una piccola gemma.

Parlo di fantasy nostrano per un motivo specifico: io sono del parere che non bisognerebbe neanche guardare alla nazionalità degli autori, l’unico fatto rilevante del leggere uno scrittore italiano, secondo me, dovrebbe essere che, in quanto madrelingua, il testo arriva al fruitore intonso, non oggetto di potenzialmente orribili traduzioni (che non è poco).
C’è un però… nel momento in cui le case editrici maggiori decidono di cavalcare l’onda del successo del fantasy (che secondo me è legato ai film del SdA, hanno fatto scoprire un mercato sottovalutatissimo prima) e cominciano a pubblicare romanzi di qualità non propriamente eccelsa di giovani esordienti italiani (senza fare nomi, non mi interessa) facendoli passare per delle perle, finiscono col generare un pò di diffidenza nei confronti dei nuovi autori in generale, il che va a loro discapito ed è un peccato.
Perchè uno si accosta fiducioso pensando: wow, un fantasy italiano, bello… e resta fregato una volta, magari due, ma tre no, non si fida più e va a cercare altrove, del resto il tempo è poco ed i libri da leggere tanti.
Mi stupisce sempre vedere come non si capisca l’effetto deleterio sul lungo periodo di un atteggiamento del genere da parte delle case editrici, è dura abbattere un pregiudizio dopo che lo hai creato…
quanto al concetto di young adult di cui ho letto recentemente, lo trovo di una tristezza indicibile… a parte l’abuso costante di definizioni inglesi da parte di giornalisti, commerciali, ecc.ecc. “young adult”, se proprio vogliamo, lo troverei più adatto a chi, come me, a 39 anni soffre della sindrome di peter pan che ad un ragazzo realmente giovane ^^
Scherzi a parte, definire un libro per young adult mi trasmette molto l’idea di dargli un alibi a prescindere: è scritto male ? ma tanto è per i gggiovani… boh, se fossi nei loro panni lo troverei insultante.
argh, mi sa che sono partito per la tangente (e per la fogna ^^), scusate.

ciao,
Stefano

#109 Comment By Angra On 31 luglio 2009 @ 12:21

@astuto procione: sul young adults la penso come te, da noi in pratica si traduce con “ci sono sesso e squartamenti ma è scritto coi piedi”. Sulle traduzioni: è vero, capita di leggerne di orribili. Ci sono casi in cui è ovvio che il traduttore, non avendo capito di cosa si sta parlando (perché magari non conosce nemmeno il genere), traduce parola per parola e vaffanculo. Certo, potrebbe anche fare una ricerchina per parole chiave con Google e cercare di capirci qualcosa di più, ma per quello che lo pagano non vale la pena (e qui la colpa è dell’editore). Non solo: è chiaro che la traduzione nessuno la rilegge, altrimenti almeno le frasi senza senso compiuto (quelle che per capire cosa volevano dire devi andare a guardare l’originale) sparirebbero. C’è un però: i testi stranieri tendono a compensare il problema delle traduzioni col fatto che sull’originale viene fatto un editing serio, mentre sembra che gli editori italiani ai testi che pubblicano si limitino a controllare l’ortografia e i refusi e a volte nemmeno quelli.

#110 Comment By l’astuto procione On 1 agosto 2009 @ 12:09

@angra

assolutamente d’accordo con te :-)

ciao,
Stefano

#111 Comment By Conva On 5 agosto 2009 @ 15:39

@ Gamberetta

E tra l’altro non ho “bisogno” dei manga, posso sostenere la qualità del romanzo fantastico nipponico citando Murakami, Koji Suzuki, Genichiro Takahashi, Tanigawa Nagaru, Noboru Yamaguchi, Ken Asamatsu, Koushun Takami e una marea di altri. Tutti a un livello che gli scrittori italiani di fantasy se lo scordano.

Ma allora hai letto davvero Sayonara, Gangsters! come ti avevo consigliato qualche tempo fa! Sono commosso..! ^_^

che poi ho pure scoperto di recente che è il primo di una “serie”( non saprei come definirla meglio, in quanto le trame da quanto ho capito sono slegate tra loro!) …ma,mannaggia pure questi sono introvabili!
Sai mica se John Lennon vs. The Martians e altri ( che credo si chiami “over the rainbow” o simile) sono stati editi da qualcuno in italia?

@ Lara

Domanda che mi assilla da tempo…e visto che sei una frequentatrice dei Gamberi posso approfittare.. ;)
Ma il processo per passare da fan fiction a libro stampato com’è stato?
Sei stata tu a contattare la casa , hai partecipato a concorsi o cos’altro?
Se ne hai già parlato, sorry..dev’essermi sfuggito!

@crawling chaos

Perché ho frequentato la Scuola di Fumetto a Milano e ho conosciuto diversi colleghi che scrivevano e disegnavano opere proprie. Strano, nevvero? Intere classi di allievi che cercano di scrivere storie e disegnare. Roba da pazzi, lo so.

Avevo anche questo dubbio, ma sentendo che eri pure alla Scuola di Fumetto di Milano ora non resisto più…
Non è che questa avversione verso tutto ciò che ha gli occhi a mandorla sia dovuta proprio a brutte esperienze passate ( o anche presenti!) relative ai tuoi colleghi filo-giapponesi?
Perchè altrimenti non si spiega. Con questo non voglio seminare zizzania di nuovo visto che le acque sembrano calme da qualche giorno, è soltanto una semplice curiosità. Liberissima di non darmi spiegazioni.

#112 Comment By Lara On 5 agosto 2009 @ 17:25

Conva, sì ne ho parlato parecchio ma non importa, ripeto volentieri. Semplicemente, un lettore di Esbat e fanwriter a sua volta, ha segnalato il testo a una persona che a sua volta l’ha fatto arrivare a un agente. In questi casi è poi l’agente che individua l’editore a cui proporlo. Ecco tutto.
Questo è il processo “commerciale”. Quello di editing è stato più lungo: ne ho parlato recentemente sul blog.
Ciao!

#113 Comment By l’astuto procione On 5 agosto 2009 @ 19:52

@conva

che poi ho pure scoperto di recente che è il primo di una “serie

grazie per la dritta, ho letto a suo tempo “Sayonara, gangsters” restandone entusiasta ma non sapevo fosse il primo di una serie…
ora mi metto a cercare gli altri :-)

ciao,
Stefano

#114 Comment By crawling chaos On 14 agosto 2009 @ 17:26

@conva
Ponimi di nuovo la domanda e sarò ben lieta di rispondere, ma solo se me la mandi al mio indirizzo mail/msn (segnato poco più sotto nel mio ultimo post).
Ossequi =)

#115 Comment By Fos87 On 19 agosto 2009 @ 20:33

L’ho appena finito di leggere e devo dire che mi è piaciuto molto: complimento all’autrice ^^

#116 Comment By Cecilia On 25 aprile 2011 @ 15:18

Ordinato in biblioteca, poi non ho resistito e l’ho scaricato e stampato per portarmelo in vacanza.
Era da tempo che non divoravo un libro in due giorni. Mi è davvero piaciuto, complimenti alla Manni. Dopo la soddisfazione di Esbat farò l’azzardo e comprerò il seguito senza averlo letto prima.

#117 Comment By Alberello On 26 aprile 2011 @ 13:55

Secondo me Cecilia fai bene. Ho letto sia Esbat che Sopdet e mi sono piaciuti moltissimo. Tanto che ho deciso di comprarli e tenerli nella mia collezione privata dei libri che ho apprezzato di più (dannato feticismo del collezionista >.<). Spero che Tanit sia curato in egual maniera, ho già lasciato un posto anche per lui in caso positivo (maniaco pignolo dell'ordine).

"ATTENZIONE": Questo non è un giudizio da critico esperto, ma da uomo della strada. Se comprate il libro e poi rimanete delusi declino ogni responsabilità civile. Pile non incluse. xD


URL dell'articolo: http://fantasy.gamberi.org/2009/06/24/esbat/

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