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Recensioni :: Romanzo :: The Dragons of Babel

Pubblicato da Gamberetta il 18 dicembre 2008 @ 19:31 in Fantasy,Libri,Recensioni,Straniero | 59 Comments

Copertina di The Dragons of Babel Titolo originale: The Dragons of Babel
Autore: Michael Swanwick

Anno: 2008
Nazione: USA
Lingua: Inglese
Editore: Tor Books

Genere: New Weird, Elfpunk
Pagine: 320

All’alba, il mondo è scosso dal frastuono dei motori a reazione: uno stormo di Draghi biomeccanici si sta dirigendo verso il confine per bombardare le artiglierie di Avalon. Il giovane Will, invece di chiudersi in casa come gli altri abitanti del suo villaggio, decide di assistere allo spettacolo. I Draghi stanno sparendo all’orizzonte, quando l’ultimo della formazione è attaccato da un basilisco nemico. La lotta è feroce e le esplosioni di tale intensità da deformare lo spazio-tempo.

Due giorni dopo un Drago esce dal bosco e si trascina fino alla piazza principale del villaggio. Ha perso le ali, ha il corpo coperto di ferite, non ha più missili nei tubi di lancio e i serbatoi sono pieni a metà. Nondimeno sarebbe ancora in grado di radere al suolo il villaggio, perciò si autoproclama Re: gli abitanti dovranno ubbidirgli e accudirlo finché non sarà portato in salvo da truppe amiche. Il Drago ha poi bisogno di un assistente, qualcuno che possa riferire i suoi ordini e spiare sui nuovi sudditi: tutti vengono esaminati e la scelta cade su Will…
…e qui cominciano le fantastiche avventure di Will e del suo Drago! Come in Eragon!
Non proprio. I Draghi di Swanwick hanno poco a che vedere con le care bestiole così spesso presenti nel fantasy. I Draghi di Swanwick sono egoisti, cinici, crudeli, malvagi, senza la minima traccia di rimorso o pietà. Per avere idea del loro simpatico carattere si può pensare a un incrocio fra il tradizionale Orco delle fiabe e la fredda intelligenza di HAL 9000 in Odissea nello Spazio. Will è drogato dal Drago, costretto a compiere azioni atroci
tipo ordinare la crocefissione del suo ex migliore amico e ogni sera deve fare rapporto: lasciare che il Drago gli entri nella mente e ne estragga i ricordi. La procedura non è lontana da uno stupro:

bandiera EN “Shussssh.” the dragon breathed. “Not a word. I need not your interpretation, but direct access to your memories. Try to relax. This will hurt you the first time, but with practice it will grow easier. In time, perhaps, you will learn to enjoy it.”
Something cold and wet and slippery slid into Will’s mind. A coppery foulness filled his mouth. A repulsive stench rose up in his nostrils. Reflexively, he retched and struggled.
“Don’t resist. This will go easier if you open yourself to me.”
More of that black and oily sensation poured into Will, and more. Coil upon coil, it thrust its way inside him. He found himself rising up into the air, above the body that no longer belonged to him. He could hear it making choking noises.
“Take it all.”
It hurt. It hurt more than the worst headache Will had ever had. His skull must surely crack from the pressure. Yet still the intrusive presence pushed into him, its pulsing mass permeating his thoughts, his senses, his memories. Swelling them. Engorging them. And then, just as he was certain his head must explode from the pressure, it was done.
The dragon was within him.
Squeezing shut his eyes, Will saw, in the dazzling, pain-laced-darkness, the dragon king as he existed in the spirit world: sinuous, veined with light, humming with power. Here, in the realm of ideal forms, he was not a broken, crippled thing, but a sleek being with the beauty of an animal and the perfection of a machine.
“Am I not beautiful?” the dragon crooned. “Am I not a delight to behold?”
Will gagged with pain and disgust. And yet — might the Seven forgive him for thinking this! — it was true.

bandiera IT “Shussssh.” il drago sussurrò. “Non una parola. Non ho bisogno della tua interpretazione, ma di accedere direttamente alle tue memorie. Cerca di rilassarti. La prima volta farà male, ma con la pratica diventerà più naturale. Col tempo, forse, imparerai ad apprezzarlo.”
Qualcosa di freddo e bagnato e scivoloso si insinuò nella mente di Will. Un osceno sapore di rame gli riempì la bocca. Un tanfo ripugnante gli salì nelle narici. Di riflesso fu scosso da conati di vomito.
“Non fare resistenza. Sarà più facile se ti apri a me.”
Quella sensazione nera e oleosa continuò a colare dentro Will. Spira dopo spira, il drago si apriva una strada dentro di lui. Will si ritrovò sospeso in aria, sopra il proprio corpo. Sentì giungere da quel corpo, corpo che ormai non gli apparteneva più, suoni strozzati.
“Prendilo tutto.”
Era doloroso. Era più doloroso del peggior mal di testa che Will avesse mai avuto. Il cranio si sarebbe di sicuro frantumato per la pressione. E ugualmente la presenza aliena insisteva a spingersi dentro di lui, una massa pulsante che permeava i suoi pensieri, i suoi sensi, le sue memorie. Gonfiandoli e divorandoli. E quando Will fu certo che la testa gli sarebbe esplosa, l’invasione fu completa.
Il drago era dentro di lui.
Con gli occhi serrati Will vide, nell’abbagliante, dolorosa, oscurità, il re drago come esisteva nel mondo dello spirito: sinuoso, venato di luce, circondato dal mormorio del proprio potere. Lì, nel reame delle forme ideali, non era una cosa rotta e storpia, ma una creatura fiammante con la bellezza di un animale e la perfezione di una macchina.
“Non sono bello?” chiese civettuolo il drago. “Non sono una meraviglia da ammirare?”
Will era soffocato dal dolore e dal disgusto. Eppure — che i Sette possano perdonarlo per averlo pensato! — era vero.

Però alla fine Will riuscirà a sfuggire al Drago e, lasciato il villaggio, troverà il modo di vivere le fantastiche avventure di cui sopra. Più o meno.

Babele

The Dragons of Babel è ambientato nello stesso mondo di Cuore d’Acciaio (The Iron Dragon’s Daughter, 1993), sebbene il cast dei personaggi sia nuovo.
Il Faerie di Swanwick rimane a tutt’ora una delle migliori se non la migliore ambientazione fantasy in circolazione. Magia e tecnologia, razionale e bizzarro s’incrociano in maniera naturale e verosimile. Swanwick riesce a parlare di città ciclopiche e mela-folletti, di macchine apocalittiche che farebbero la felicità dei Krell e ragazze-capra, di sottoufficiali centauri che giocano alla roulette russa con i bambini e di nani in fuga dall’equivalente sotterraneo della gestapo, e ci riesce rimanendo credibile. Anzi, il suo mondo appare molto più “concreto” della buona parte dei mondi fantasy in circolazione. È un mondo fantasioso come pochi — se non nessun altro[1] — e al contempo realistico.

La Grande Macchina dei Krell
Uno scorcio della Grande Macchina dei Krell. I Krell sono gli originari abitanti di Altair IV. Sono divenuti famosi nella Galassia per la loro passione riguardo le macchine gigantesche. In particolare la Grande Macchina, scavata nelle profondità del pianeta, occupava 33.000 chilometri cubi

Il segreto è sempre il solito: scrivi di quel che sai! Come lo stesso Swanwick spiega in un’intervista, dopo un viaggio in Irlanda si è reso conto dell’assurdità per lui e i suoi colleghi americani di scrivere fantasy tradizionale: loro non ne sanno niente di castelli e circoli di pietre, loro sono vissuti tra fabbriche, supermercati, discariche e stripper bar(sic), dunque è da lì che devono partire. Il mondo moderno diventa una base solidissima su cui costruire; non dovendo rinunciare a secoli di scienza e tecnologia diviene più semplice creare scenari complessi. Il tipico autore di fantasy si vanta di aver ideato la lingua dei nani o cinque specie di elfi, Swanwick ha l’infrastruttura per popolare il suo mondo con centinaia di razze diverse.
Gli stessi Draghi esistono perché esiste l’elettronica e la biochimica, perché esistono i missili aria-terra e la guerra non sono solo tizi che si prendono a spadate. Esistono perché nel nostro mondo — e forse anche in Faerie — esistono lo steampunk e gli anime.
Non escludo che si possa raggiungere questa complessità così feconda di risultati anche partendo da premesse diverse, forse l’equivalente di un Drago biomeccanico può abitare nell’Irlanda medievale, resta il fatto che i mondi ideati da gente come Martin o Jordan appaiano infantili in confronto alla Babele di Swanwick.
Quello che invece è probabilmente inevitabile accettando la complessità è la rinuncia alla componente conforto del fantasy tolkeniano. Uno scenario complesso per sua natura tende a essere amorale, dunque non può esistere il lieto fine, dato che manca un concetto assoluto di lieto. Leggere Swanwick non è rilassante, non è la classica fuga, il lasciarsi i problemi quotidiani alle spalle per immergersi in un mondo lontano e così più facile da comprendere del nostro; tuttavia la tensione viene ripagata dal divertimento!

C’è da sottolineare un altro aspetto: Swanwick non scrive urban fantasy, almeno non nell’accezione corrente. Il mondo moderno non è il nostro mondo. È solo appunto la partenza, la base, su cui poi edificare il mondo secondario. Mentre nel tipico urban fantasy c’è solo un’infiltrazione di fantastico, in Swanwick l’ambientazione è immersa nel fantastico. Per ogni computer o cellulare o automobile, ci sono incantesimi, magie e mostri. Per questo Cuore d’Acciaio e The Dragons of Babel più che elfpunk[2] sono new weird.
È tale il trasporto di Swanwick nel voler stupire a ogni pagina con creature curiose, situazioni bizzarre e bislaccherie varie, che di sicuro è rispettata la clausola più importante nella definizione di new weird da parte di Jeff VanderMeer: il “surrender to the weird”, l’abbandonarsi al bizzarro.
Il fascino del new weird consiste nel fatto che l’autore è invitato a lasciarsi andare, arrendersi, abbandonarsi al bizzarro, ma rimanendo nell’ambito del fantasy o della fantascienza, cioè rimanendo in un contesto che richiede verosimiglianza. Swanwick ci riesce benissimo.

Copertina di The New Weird
Copertina dell’edizione rumena dell’antologia The New Weird, curata da Ann & Jeff VanderMeer. D’altra parte in Italia abbiamo la più grande concentrazione di giovani talenti del fantasy a livello mondiale, che bisogno ci sarebbe di tradurre ‘ste cose banali?

Un paio di passaggi per dare l’idea della commistione fra magia e tecnologia, purtroppo le situazioni più bizzarre richiedono diverse pagine per essere inquadrate e sarebbero troppo lunghe da proporre:

bandiera EN Puck’s[3] body, when they dug it up, looked like nothing so much as an enormous black root, twisted and formless. Chanting all the while, the women unwrapped the linen swaddling and washed him down with cow’s urine. They dug out the life-clay that clogged his openings. They placed the finger-bone of a bat beneath his tongue. An egg was broken by his nose and the white slurped down by one medicine woman and the yellow by another.
Finally they injected him with five cc. of dextroamphetamine sulfate.
Puck’s eyes flew open [...]

bandiera IT Il corpo di Puck[3], quando lo tirarono fuori, non sembrava nulla più di un’enorme radice nera, contorta e senza forma. Salmodiando tutto il tempo, le donne svolsero la fasciatura di lino e lavarono il corpo con urina di mucca. Tolsero l’argilla della vita che ostruiva le aperture. Piazzarono un ossicino di pipistrello sotto la lingua di Puck. Un uovo venne rotto vicino al suo naso, il bianco fu ingoiato da una donna di medicina e il tuorlo da un’altra.
Infine gli iniettarono cinque cc. di destroanfetamina solfato.
Gli occhi di Puck si spalancarono [...]

* * *

bandiera EN Will couldn’t help but smile. “Of course you do. I—” There was a sudden weight on Will’s shoulders and hips. With a strange sense of discontinuity, he realized that he was wearing a rubberized cloth helmet with a plastic visor. He looked down and found himself clothed in a white moon suit with rubber gloves. A waist unit pumped fresh air through PVC tubing into his helmet.
Inexplicably, Nat Whilk was standing in front of Will. He, too, wore a white biohazard suit. “Whatever you do, don’t take off the hood,” he said “Or you’ll be frozen timeless like everyone else in the city.”
Everything felt odd “Nat,” Will said, “what the hell am I doing in this thing? What’s going on here?”
“Take a look.” Nat stepped to the side so he wasn’t blocking Will’s sight.
All the city was motionless. Traffic had ceased. The crowds of pedestrians on the sidewalk were a petrified forest. Flower petals that the wind had blown from a window box were fossilized in the air, like ants in amber. Esme, caught in mid-hop, balanced on one toe.
Nat took a nickel from his pocket and held out before him. When he snatched his hand out from under it, the nickel did not fall. “Major juju, huh? The Lords of the Mayoralty have frozen an instant of time and moved their police and rescue forces into it. This is world-class stuff. You’re lucky to be seeing it. A spell of this magnitude is cast only once in a decade, and even then only under gravest need. It’s a real budget-breaker.”

bandiera IT Will non poté trattenersi dal sorridere. “Naturalmente l’hai dimenticato. Io —” Un peso improvviso gli premette contro le spalle e i fianchi. Una strana sensazione di discontinuità; si rese conto di star indossando un casco di tessuto gommoso dotato di una visiera di plastica. Abbassò lo sguardo e si scoprì vestito con una tuta bianca da astronauta con guanti di gomma. Un’unità addominale pompava aria pulita nel casco attraverso una tubatura in PVC.
Inspiegabilmente, Nat Whilk era in piedi di fronte a Will. Anche lui indossava una tuta protettiva. “Qualunque cosa vuoi fare, non toglierti il casco,” disse “Oppure sarai immobilizzato nel tempo come tutti gli altri in città.”
Il che suonava strano. “Nat,” disse Will, “che diavolo ci faccio conciato così? Cosa sta succedendo?”
“Guardati in giro.” Nat si spostò di lato, in modo da non bloccare più la visuale a Will.
La città era ferma. Il traffico si era arrestato. La folla di pedoni sui marciapiedi era diventata una foresta pietrificata. Petali che il vento aveva trasportato fuori da una finestra erano fossilizzati nell’aria, come formiche nell’ambra. Esme, bloccata a metà di un saltello, era in equilibrio su un dito.
Nat prese un nichelino dalla tasca e lo tenne avanti a sé. Quando tolse la mano da sotto la monetina, quella non cadde. “Una gran stregoneria, eh? I Signori della Municipalità hanno congelato un istante di tempo e vi hanno fatto entrare le forze di polizia e di pronto intervento. Roba di prima classe. Sei fortunato ad assistervi. Una magia di questa potenza è evocata non più di una volta ogni dieci anni, e solo in caso di assoluta necessità. È un disastro per il budget.”

* * *

bandiera EN He found her playing with a dead rat.
From somewhere, Esme had scrounged up a paramedic’s rowan wand that still held a fractional charge of vivifying energy and was trying to bring the rat back to life. Pointing the rod imperiously at the wee corpse, she cried, “Rise! Live!” Its legs twitched and scrabbled spasmodically at the ground.
The apple imp kneeling on the other side of the rat from her gasped. “How did you do that?” His eyes were like saucers.
“What I’ve done,” Esme said, “is to enliven its archipallium or reptilian brain. This is the oldest and most primitive part of the central nervous system and controls muscles, balance, and autonomic functions. “She traced a circuit in the air above the rat’s head. Jerkily, like a badly handled marionette, it lurched to its feet. “Now the warmth has spread to its paleopallium, which is concerned with emotions and instincts, fighting, fleeing, and sexual behavior. Note that the rat is physically aroused. Next I will access the amygdala, its fear center. This will—”
“Put that down, Esme.” It was not Will who spoke. “You don’t know where it’s been. It might have germs.”
The little girl blossomed into a smile and the rat collapsed in the dirt by her knee. “Mom-Mom!”

bandiera IT La trovò che giocava con un topo morto.
Da qualche parte, Esme aveva recuperato una bacchetta da paramedico in legno di sorbo. La bacchetta tratteneva ancora una frazione della sua carica di energia vivificante, e con quella la bambina cercava di riportare in vita il topo. Puntando imperiosa la bacchetta verso il corpicino, declamò, “Alzati! Vivi!” Le zampe del topo si contrassero e rasparono in maniera spasmodica il terreno.
Un mela folletto, inginocchiato davanti al topo dalla parte opposta rispetto a lei, era rimasto di stucco. “Come ci riesci?” chiese, gli occhi sgranati, grandi quanto un piattino.
“Quello che ho fatto,” disse Esme, “è stato rianimare l’archipallium o cervello rettile. È la parte più antica e primitiva del sistema nervoso centrale e controlla i muscoli, l’equilibrio e le funzioni autonome.” Disegnò un cerchio nell’aria sopra la testa del topo. A scatti, muovendosi come una marionetta mal condotta, il topo sobbalzò sulle zampe. “Adesso il calore vitale si è diffuso al paleopallium, che si occupa delle emozioni e degli istinti, combattere, fuggire e il comportamento sessuale. Notare che il topo è fisicamente eccitato. Come prossima mossa accederò all’amigdala, il suo centro della paura. Questo farà –”
“Mettila giù, Esme” Non era stato Will a parlare. “Non sai dov’è stata, magari è piena di germi.”
La bambina si accese in un sorriso e il topo si accasciò nello sporco vicino al suo ginocchio. “Mamma! Mamma!”

Entrando nello specifico, The Dragons of Babel si svolge per buona parte nella città di Babele, la città delle Mille Razze. E non per modo di dire; oltre ai consueti uomini, elfi, nani, giganti, troll, orchi e i già citati draghi, abbiamo: russalka, vodnik, duppy, tokoloshe, boggart, clurichaun, oni, tylwyth teg, e ancora ogni genere di creaturina, e gli uomini-stecco e gli uomini-cane, centauri, coboldi, mela-folletti, titani, sfingi, grifoni, e un’infinità d’altri. La stessa immensa Babele è viva ed è uno dei personaggi della vicenda.

Tokoloshe
Un simpatico Tokoloshe

Swanwick non descrive mai Babele nel suo complesso, lasciando che il sense of wonder nasca indirettamente: per esempio parlando dell’oceanica discarica che circonda la torre. Gli impianti per smaltire i rifiuti sono la struttura artificiale più estesa del pianeta e sono visibili dall’orbita.
Babele è in parte New York, in parte Metropolis, Gotham City, New Crobuzon, Ambergris, e in parte del tutto originale. È un’ambientazione splendida.

Non sono solo rose e fiori

Se l’ambientazione è splendida, la storia potrebbe essere migliore. L’impressione è di trovarsi di fronte a una vicenda frammentaria; non a caso diversi capitoli del romanzo sono stati pubblicati da Swanwick anche come racconti autonomi.
I frammenti sono ottimi (per esempio il capitolo 12, A Small Room in Koboldtown, è stato candidato all’Hugo come miglior short story e ha vinto il Locus nella stessa categoria) ma alle volte lasciano il tempo che trovano, nonostante nel finale Swanwick si dimostri abile nel far combaciare le diverse parti.

Dove il romanzo è di molto inferiore a Cuore d’Acciaio e in generale è sottotono è nel protagonista. Will non è interessante come la Jane di Cuore d’Acciaio, e — orrore! — è quasi buono. È un truffatore e nel corso della storia compirà azioni non proprio encomiabili, eppure manterrà una rettitudine morale che stride rispetto alla complessità del mondo in cui vive. Troppe sue scelte sono nette e scarsamente motivate, dettate solo dalla necessità di dirigere la storia in una determinata direzione.
Si sente poi la mancanza di Melancthon. Purtroppo, a dispetto del titolo, in The Dragons of Babel i draghi compaiono solo nei primi capitoli e nelle ultime pagine, ed è un gran peccato.
In compenso molti dei comprimari sono ottimi personaggi, perfino quelli che appaiono per poche pagine, come il nano suicida o il leone di pietra a guardia della biblioteca o la rana proprietaria di un bar. I due soci di Will nelle sue imprese truffaldine, una coppia simile a quella del gatto e la volpe (e in effetti il secondo socio è una volpe antropomorfa che si sposta in Vespa e si chiama Victoria il Volpone Sheherazade Jones), sono simpatici e piacevoli da seguire. Esme, la bambina-che-non-è-una-bambina, è alle volte fastidiosa, ma scoprire pian piano chi in realtà sia è una delle sottotrame divertenti della storia.

Swanwick scrive in terza persona limitata seguendo Will. Gli episodi sono disposti nel giusto ordine temporale e la vicenda scorre lineare senza intoppi. Però il lessico di Swanwick è spesso tutt’altro che semplice. Usa neologismi, termini desueti, parole che sa solo lui dov’è andato a pescarle. Non conosco abbastanza l’Inglese per dire che sia un difetto oggettivo, è possibile che per un lettore anglosassone di media cultura rimanga una scrittura semplice, tuttavia ho qualche dubbio che quando un personaggio parla sotto voce (in italiano nel testo) sia un modo di esprimersi elementare.
L’impressione è che a tratti Swanwick scivoli un po’ nel pretenzioso, il che è vagamente ridicolo, quando poi ti balocchi con i mela-folletti.

Mela folletto
Mela folletto. Qui un video a lui dedicato

D’altro canto questa ricchezza di vocabolario gli consente di descrivere ambienti e situazioni in maniera accurata con poche righe. The Dragons of Babel sono 320 pagine, ma la densità di avvenimenti è tale da consentirgli di competere senza problemi con romanzi tre volte più lunghi. Sotto quest’aspetto Swanwick è impeccabile, in ogni “frammento” la narrazione procede senza neanche mezza pagina di troppo.

Conclusioni e recriminazioni

The Dragons of Babel, pur non essendo all’altezza di Cuore d’Acciaio, rimane un bellissimo romanzo. Mi sono divertita a leggerlo come non mi capitava da tempo e questo nonostante io sia invidiosa del signor Swanwick, perché ha più fantasia di me! chikas_pink55.gif
Perciò per chi se la cava con l’Inglese è consigliato senza remore.

Per gli altri bisognerà aspettare una traduzione che non ho idea se arriverà mai. Io sto ancora aspettando la traduzione del terzo volume del Ciclo Barocco di Stephenson (alla fine The System of the World l’ho letto in Inglese, con grande fatica) e probabilmente ci vorranno dieci anni per vedere da noi il suo ultimo romanzo, il promettente Anathem. D’altra parte perché tradurre Stephenson quando puoi pubblicare il prossimo sedicenne?
EDIT del 9 ottobre 2010. Rizzoli ha pubblicato la prima parte di Anathem (il romanzo originale è stato spaccato in due), mentre non è ancora uscito in italiano il terzo volume del Ciclo Barocco.

Tre libri
Scopri l’intruso!

Mi sfugge completamente il ragionamento dietro certe scelte. L’Einaudi inaugura una collana fantasy, perché non avrebbe potuto iniziare con questo The Dragons of Babel ? Davvero se distribuisci il libretto illustrato con i Draghi, intervisti Swanwick al telegiornale e quant’altro vendi meno che con la Strazzulla? In fondo stiamo parlando di un romanzo con i draghi biomeccanici, con i giganti che combattono e distruggono interi chilometri quadrati di territorio, con ogni genere di meraviglia. E c’è anche una storia d’amore! Perché Will s’innamorerà di una nobildonna elfa. D’accordo, d’accordo, non è proprio una faccenda mielosa — lei gli mostra il dito medio la prima volta che s’incontrano e quando vuole fargli un complimento lo chiama “asshole” — però è lo stesso una storia d’amore, e persino più romantica di altre.

Michael Swanwick
Michael Swanwick. Uhm, ok, per l’intervista al telegiornale si può prendere un modello ventenne. Non vedo il problema

La piccola speranza è che qualche furbone dell’editoria nostrana dopo aver letto il titolo e aver guardato la copertina di The Dragons of Babel pensi che sia una qualche roba D&D: a quel punto sarebbe traduzione sicura!

* * *

note:
[1] ^ Al di fuori della Bizarro Fiction, a mio modesto avviso l’unico che può competere in termini di fantasia sfrenata con Swanwick è VanderMeer.
[2] ^ L’elfpunk è quel sottogenere dell’urban fantasy al cui centro vi è l’idea di trasportare creature classiche del fantasy (come appunto gli elfi) in un ambiente moderno e urbano. Questo in effetti avviene sia in Cuore d’Acciaio sia in The Dragons of Babel e lo stesso Swanwick ammette che Cuore d’Acciaio possa essere catalogato elfpunk, sebbene a lui personalmente piaccia pochissimo il termine. Tuttavia tale trapianto di figure fantasy nella modernità descrive solo in maniera parziale e inaccurata l’ambientazione dei due romanzi.
[3] ^ Non lo stesso Puck di Cuore d’Acciaio.


Approfondimenti:

bandiera EN The Dragons of Babel su Amazon.com
bandiera EN The Dragons of Babel recensito da John Clute
bandiera EN A Small Room in Koboldtown leggibile online (PDF)

bandiera EN Il sito ufficiale di Michael Swanwick
bandiera EN Il blog di Michael Swanwick
bandiera IT Michael Swanwick su Wikipedia

bandiera EN Jeff VanderMeer su Wikipedia
bandiera IT Neal Stephenson su Wikipedia

 

Giudizio:

Swanwick sa scrivere bene… +1 -1 …forse troppo bene.
Alcuni “frammenti” sono eccezionali. +1 -1 Ma la storia potrebbe essere più organica.
Ottimi comprimari. +1 -1 Insipido protagonista.
Ambientazione splendida. +1
È difficile trovare un autore con maggior fantasia. +1
I Draghi si vedono poco ma sono sempre fantastici. +1

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59 Comments To "Recensioni :: Romanzo :: The Dragons of Babel"

#1 Comment By Carraronan On 18 dicembre 2008 @ 20:50

Sembra bello e sembra ancora più ricco di bizzarro del precedente Cuore d’Acciaio, ottimo… a parte il protagonista bbbuono. Ma competere con Jane sarebbe stato in ogni caso difficile: la sua vicenda tipo bildungsroman, con il ripetersi di “eventi” e di scelte morali, era un piccolo capolavoro e l’empatia con la protagonista assicurato nonostante tutte le debolezze e le azioni talvolta spregevoli(anzi, l’empatia che si instaurava era tale che ogni decisione di Jane appariva la migliore “senza se e senza ma” e serviva un certo sforzo per comprendere a fondo le ripercussioni negative sugli altri personaggi).

A proposito di Bizarro, penso di ordinare su Amazon alcuni libri di Mellick III. Sembrano interessanti e costano poco, 8-10$ l’uno per 130-190 pagine l’uno. ^__^

#2 Comment By Selerian On 18 dicembre 2008 @ 22:01

Ah! Lo voglio SUBITO!

Sono un pò fissato con l’originalità dell’ambientazione, e il miscuglio di magia e tecnologia mi affascina moltissimo. Concordo completamente con quello che dice l’autore rispetto allo “scrivi quello che conosci”.

Comunque, devo dire che anche con un’ambientazione a bassa tecnologia si possono ottenere risultati eccellenti. Solo che l’unico che ci è riuscito, dal mio punto di vista, è Erikson: il suo mondo ti dà la piena impressione di poter esistere, da qualche parte. TUTTE le altre ambientazioni che ho trovato davvero affascinanti nei libri che ho letto, però, hanno come minimo un livello tecnologico da steampunk.

A parte questo… la Einaudi avrebbe potuto vendere di più con questo che con la Strazzy? Sì, ma per colpa della Strazzy che è proprio il fondo del pozzo, temo. Un autore APPENA meno disgustoso che faccia la solita storiella melensa piena di draghi pucciosi e buoni sentimenti ha probabilità di successo maggiori di questo libro – almeno a partire dall’idea che mi sono fatto di questo libro, e dei lettori italiani.

Grazie per avercelo segnalato, ciao!

#3 Comment By An0n On 18 dicembre 2008 @ 22:04

sembra interessante..credo che che lo leggerò appena mi sarà possibile

grazie per la segnalazione :-D

#4 Comment By Vanamonde On 19 dicembre 2008 @ 00:48

Credo che i problemi siano due:

1) Probabilmente un autore affermato come Swanwick, tra diritti d’autore e traduzione, ti viene a costare più della Strazulla.

2) Oltretutto, anche se Swanwick ha successo lo vendi solo in Italia. La strazzulla, invece, se hai un po di fortuna e faccia tosta, riesci a farla tradurre in mezza Europa e guadagni su ogni edizione (la Troisi, per esempio, è tradotta in mezzo mondo)

P.S.: Anche in Stations of the Tide c’è un personaggio che si chiama Esme… ci sarà un rapporto?

#5 Comment By Ghoul On 19 dicembre 2008 @ 03:01

Mmh, il mix fantasy/tecnologia e’ una cosa che mi affascina sempre. Credo proprio che lo leggero’.

#6 Comment By Benmot On 19 dicembre 2008 @ 08:33

come Ghoul.
La Troisi tradotta in mezzo mondo? No per favore, ditemi che non è vero.. che non ci ridono dietro ANCHE per questo motivo all’estero…

#7 Comment By mhrrr On 19 dicembre 2008 @ 10:49

non credo che mi metterò a leggerlo in inglese anche se sulla qualità di questo testo ero sicuro dopo aver letto cuore d’acciaio, che mi avete fatto conoscere tu e il duca.
grandioso. davvero, speriamo che lo traducano.
grazie, per intanto, per la recensione (queste sono quelle che preferisco).

#8 Comment By Annaf On 19 dicembre 2008 @ 11:04

Inserito nella lista dei libri da leggere, anche se dovrò aspettare (e chissà quanto) la traduzione, il mio inglese fa schifo U.U

Per restare in tema “È meglio pubblicare adolescenti in piena tempesta ormonale piuttosto che tradurre autori stranieri”, purtroppo è una cosa di moda e niente farà cambiare idea alle case editrici. Senza contare che questi autorucoli si permettono di scrivere cavolate, cose di cui non sanno una mazza (e qui si ritorna al “scrivi di quello che sai”), e fanno impazzire editori tra i più grandi in Italia, perché tanto è fantasy, quindi di cosa possono preoccuparsi?
…Solo del prossimo dodicenne che avrà scritto il nuovo capolavoro che può competere con Shakespeare o, per restare in tema di italiani, Dante o chiunque altro sia stato un grande autore e degno di questo nome. Mi sa che tra poco anche un bambino di sei anni scriverà la migliore opera che il mondo abbia mai visto.
Ma guardiamo il lato positivo: pubblicando un italiano che scrive con i piedi e di cose che “tanto è fantasy”, non corriamo il rischio di leggere delle traduzioni fatte da gente che sa l’inglese peggio di me (gli esempi di questo fenomeno sono più o meno pari a quelli degli adolescenti con gli omoni a mille che pubblicano con le grandi case editrici).

Alla fine mi sa che sono andata un po’ OT, quindi chiedo venia per questa mia distrazione.

#9 Comment By Rotolina On 19 dicembre 2008 @ 11:05

Non penso di riuscire a seguire un libro intero in inglese, ce la faccio appena con iracconti…
Peccato! Spero in una traduzione, perché mi ispira come libro!

Comunque comincio a covare un fastidio viscerale per la Troisi… E’ grave?

#10 Comment By scriterio On 19 dicembre 2008 @ 12:14

Mi sembra interessante.
Non vedo l’ora di leggere Cuore d’Acciaio, che ho testè ordinato. Non so neppure più da quanto attenda un fantasy fatto e rifinito da uno scrittore serio che “parla” con persone serie.
Ci deve essere qualcosa di sbagliato se un giovane accetta spazzatura per lettura. E non è detto che tutto nasca dalle politiche discutibili delle maggiori case editrici italiane.
Personalmente ritengo che ci sia un appiattimento di tutti i format, di cui quelli dell’editoria non possono che arrivare in seconda battuta.

Riguardo al “parla di ciò che conosci”, concordo solo in parte. C’è infatti una cosa pesantissima che si chiama documentazione. Uno scrittore non è un tuttologo, ma può e deve essere curioso a sufficienza per affrontare uno sforzo e raccogliere informazioni.
Umile per chiedere consulenze.
Incline all’abnegazione per acquistare o prendere in prestito tomi anche pesi da leggere (viva la scrittura degli storici italiani!)
Oltretutto, è un ottimo esercizio (all’Università potrebbe pagare molto bene nel momento della “tesi”) ed un modo anche divertente per arricchire le proprie conoscenze e prendere spunti da dettagli che neanche si potevano immaginare all’inizio.

Dulcis in fundo, Gamberetta: una delle migliori recensioni lette in assoluto da sempre!
Complimenti davvero!

#11 Comment By zora On 19 dicembre 2008 @ 14:25

Mi procurerò per primo cuore di acciaio, una bella lettura durante le vacanze!

Credo di aver capito il motivo dello scarso successo dei libri con finale non del tutto lieto (o per nulla lieto) proprio questa mattina: ero in libreria a cercare regali, e intanto ascoltavo una commessa e un cliente chiacchierare:
Cliente: – Mi consiglia una storia con una donna forte ma che sia allegro da leggere? Sa perchè di questi tempi se pure i libri fanno piangere stiamo freschi!_
E’ una dinamica dimostrata anche storicamente: in momenti di crisi si cerca solo di evadere dai problemi, quindi ben vengano elfi cretini e storie smielose se per un pochino anestetizzano dalla realtà.
Non che per questo il lieto fine e il personaggio positivo siano da aborrire, ma sono talmente finti da risultare antipatici la maggior parte delle volte.

quasi OT: chi ha mai visto il film “Vero come la finzione?”. Anche li ci si interroga sul finale migliore di una storia!

#12 Comment By Okamis On 19 dicembre 2008 @ 14:41

Mannaggia a te, Gamberetta. Ora la mia lista dei desideri si è allungata ulteriormente!
Scherzi a parte, visto che concordo pressoché con tutto quanto da te scritto, mi soffermo sull’unico passaggio che mi ha fatto alzare un sopracciglio.

Non escludo che si possa raggiungere questa complessità così feconda di risultati anche partendo da premesse diverse, forse l’equivalente di un Drago biomeccanico può abitare nell’Irlanda medievale, resta il fatto che i mondi ideati da gente come Martin o Jordan appaiano infantili in confronto alla Babele di Swanwick.

Ora, anche se tu avessi nominato altri autori invece di questi, mi sarei trovato in disaccordo. La ragione è che quando si giudica un romanzo bisogna anche cercare di cogliere quello che era il fine ultimo dell’autore, la sua intenzione. Già l’appartenenza a un genere piuttosto che un altro rappresenta una divesa intenzione. Il New Weird, com dice il suo stesso nome, vuole sorprendere il lettore con l’assurdo e il bizzarro (ovvio che poi queste non sono le sue uniche caratteristiche), cosa che non sempre vale per il Fantasy di stampo classico (vedi i romanzi di Jaqueline Carey in cui, divinità a parte, non sono presenti creature fantastiche e città dalle architetture impossibili e così via). Dire quindi che un’ambientazione appare infantile se confrontata con quella di un romanzo appartenente a un genere completamente diverso è a mio modo di vedere un errore, o quanto meno un’ingenuità.
Quando io leggo Steam Punk o Fantascienza o New Weird o Epic Fantasy cerco in queste opere emozioni e sensazioni completamente diverse le une dagli altre. E lo stesso vale per altri generi più realistici come il Romanzo Storico, il Thriller, il Giallo e così via. Ognuno di essi mi propone un menù diverso.
Certo, poi ognuno di noi può essere più sensibile agli accordi del New Weird piuttosto che dell’Epic Fantasy, ma la questione non cambia: ambientazioni che rispondono a funzioni ed obbiettivi diversi non possono essere fra loro confrontate. Sì potrà dire “quest’ambientazione funzione, mentre quest’altra non sta in piedi”, ma si parlerà sempre al singolare (a meno di fare confronti all’interno dello stesso genere). Sebbene infatti New Weird ed Fantasy “classico” appartengano entrambi allo stesso macrogenere della narrativa fantastica, le differenze sono troppo grandi e inconciliabili per paragoni di questo tipo.
Come sempre, IMO.

#13 Comment By barbara On 19 dicembre 2008 @ 16:12

Quoto Okamis, non so Jordan ma in Martin l’ambientazione delle Cronache (altro non ho letto) è estremamente reale, almeno all’inizio, a lui non interessa stupire con effetti speciali ma con un polpettone fantasy beatiful incentrato su intrighi e soprattutto, imho, con una stupenda caratterizzazione di tutti i personaggi.

Naturalmente, anche se forse non è proprio il mio genere, piacerebbe anche a me leggere Swanwick, ma visto che io e l’inglese abitiamo su due pianeti diversi, aspetterò una traduzione che forse non arriverà mai; machissene ci sono tutti questi nuovi autori italiani fantasy bambini, con delle trame così fantasiose e interessanti.^_-

Oggi in libreria ho avuto i brividi, a parte l’invasione vampiresca, ho dovuto faticare non poco per trovare un libro della Hobb, in compenso però era pieno di tortugate e destinate varie, per non parlare dell’onnipresente Troisi.

In ogni caso tristessa, però ho trovato la Hobb, è già qualcosa. ^_^

Per quanto riguarda il livello dei lettori ho paura che come ha già ipotizzato qualcuno, si stia pericolosamente abbassando, o forse è sempre stato così e le opere un po’ più complesse faticano a vendere semplicemente perchè la maggior parte delle persone non riuscirebbe a capirle, vuoi perchè senza gli strumenti per farlo vuoi perchè non ne ha voglia.

#14 Comment By Gamberetta On 19 dicembre 2008 @ 16:13

@Vanamonde. Non l’ho (ancora) letto Stations of the Tide, di Swanwick ho letto solo L’intrigo Wetware, Cuore d’Acciaio,Ossa della Terra e questo.
Per i punti 1) & 2) non so bene come pensarla: nel senso, se una casa editrice ha per unico scopo massimizzare i guadagni, perché è una casa editrice? Vendano tutto e si diano alla speculazione finanziaria o al traffico di droga, è molto più remunerativo della Strazzu.

@scriterio. Sulla documentazione hai ragione, ma non è così semplice come sembra: se tu sei un appassionato di storia medievale, dopo vent’anni di studi magari avrai la stessa dimestichezza che invece hai con il mondo moderno. Si può fare, ma richiede un lavoro di ricerca che la buona parte degli scrittori di fantasy snobba.
Il secondo punto è che la modernità è intrinsecamente più interessante di epoche passate. Se devi descrivere una battaglia fra uomini preistorici, per forza di cose, per quanto tu possa essere documentato, le scelte sono limitate.
Più parti da uno scenario sofisticato, più hai “appigli” a cui agganciare nuove idee, che è il succo di scrivere fantasy.

@Okamis. Il New Weird viene dopo. Nel senso, tu leggi Swanwick e vedi davanti agli occhi un mondo complesso e affascinante, assolutamente concreto, palpabile. È come guardare una fotografia.
Leggi Jordan e al confronto sembra di vedere un ragazzino delle medie che butta giù un disegno nell’intervallo.

Poi la fotografia di Swanwick pare scattata da H.R. Giger, mentre magari il disegno di Jordan ha soggetto più “realistico”, ma questa è ulteriore analisi che a mio parere è secondaria rispetto al punto importante: quella di Swanwick è fotografia, quello di Jordan è disegno ingenuo.

#15 Comment By Lu On 19 dicembre 2008 @ 16:28

Ah beh, se non ci sono draghi fighi come Melancthon non leggerò XDIn verità la cosa che mi è piaciuta di meno in Cuore D’acciaio è stata proprio la protagonista. Non ho sviluppato nessun tipo di empatia con lei, a tratti mi era indifferente e a volte perfino antipatica, tranne forse per i primi capitoli all’interno della fabbrica (l’inizio per me è la parte migliore, la fanta-università non l’ho apprezzata più di tanto).Melancthon invece mi è piaciuto un sacco, peccato che rispetto a Jane appaia molto meno durante la storia e faccia una fine molto più insulsa.Il drago stupratore però mi ispira, e non ho niente contro i personaggi buoni ^-^ Swanwick non è proprio il genere che preferisco (anche se prendo in esame solo Cuore D’acciaio, non ho letto altro di lui e dubito che lo farò, fatta eccezione per questo forse) ma i draghi meccanici e sadici li ho adorati.

#16 Comment By Okamis On 19 dicembre 2008 @ 16:37

Concordo in parte con quanto scrivi.
E’ vero: anche a me ambientazioni come quella del Bas Lag risultano molto ma molto più affascinanti di quelle dei romanzi di Jordan o Martin (o Bradley, Carey ecc.), ma questo perché nei romanzi New Weird l’ambientazione è parte integrante della narrazione. Nel Fantasy “classico” non è detto che lo sia. In questo senso ritenevo il paragone fuori luogo. E’ come criticare un romanzo Rosa per l’assenza di un serial killer ;-)

#17 Comment By Okamis On 19 dicembre 2008 @ 16:41

Scusate, mi ero scordato di scrivere “@ Gamberetta” ^_^

#18 Comment By Tintaglia On 19 dicembre 2008 @ 19:40

@Barbara: lodata sia la Hobb! Sempre sia lodata! OO
Premetto una cosa: io avevo letto Cuore d’acciaio da ragazzina e NON m’era piaciuto, proprio per l’ambientazione; probabilmente sono più di tipo “fantasy classico”, anche se molti dei classici li stanco o aborro.
E sterminerei gli elfi (tanto che ami Silvana De MAri anche – ma non solo – perchè l’ha effettivamente fatto).
Detto questo Martin (prima di mandare tutto giù per lo scarico con A feast for crows) ha creato uno dei mondi meno consolatori e più credibili che il fantasy ricordi; e la cosa che mi secca è che se non scrivesse così MALEDETTAMENTE BENE (leggere in inglese per capire…) non me la prenderei tanto per l’abominevole piega che ha fatto prendere alla serie.
In quanto a scrittori pretestuosi e oscenamente autocompiaciuti dal punto di vista linguistico, la già citata Carey mi sembra un esempio lampante: a parte il fatto che ho sbadigliato da slogarmi la mascella, e che speravo in un’epidemia di vaiolo che sfregiasse tutti i bellissimi (magari crudeli, ma TANTO belli!) personaggi di quella sciatteria pseudo fantasy pseudo erotica di Kushiel’s Dart, me la vedevo che utilizzava l’ennesima costruzione raffinata, prendeva in mano lo specchio e si diceva “Che talento, ragazza mia! che classe!”
Brrrrrrrrrrrrrrr.

#19 Comment By Simòn R. On 19 dicembre 2008 @ 21:09

Boh… ma a livello di ambientazione le stesse cose non le trovi in Final Fantasy VII e Planescape: Torment? Babel da quel che dici è uguale a Sigil, e la mega-discarica è diretta dalla città principale di FFVII… non ce la vedo molto tutta questa originalità. Razze fantasy nello steampunk le ho viste spesso nelle campagne di Cyberpunk (si chiamava così? boh, era tanti anni fa…), e non sapevo nemmeno che questa cosa avesse un nome!

#20 Comment By Fos87 On 19 dicembre 2008 @ 22:33

Sembra interessante, anche se concordo con Simòn: l’ambientazione non pare eccessivamente originale e mi ricorda un’avventura masterizzata da mio fratello. Che lui e l’autore del libro abbiano la stessa mente perversa?

#21 Comment By Leekanh On 19 dicembre 2008 @ 23:07

In effetti anche io ho subito pensato “Ehi, ricorda Sigil!” ma non so ora se le somiglianze si fermano all’eccentricità e al proliferare di razze (cose di cui Sigil è decisamente piena), non avendo ahimè letto ancora nulla di Swanwick, introvabile nelle librerie… (in compenso è pieno di altra robaccia pedo-fantasy. Ehi, che neologismo! ora me lo riciclo!)

Di sicuro Martin non può certo competere con la fantasia del mondo in cui sono ambientate le vicende, però in fondo è anche perché non credo fosse quello l’obiettivo di Martin, che non è certo memorabile per l’ambientazione ad alto tasso di particolarità, per quanto abbastanza credibile e appagante, quanto più per il polpettone di rapporti tra protagonisti, a volte anche eccessivo. Di difetti ne ha, ma sarebbero da ricercare in altro!

In ogni caso, confrontare ambientazioni del genere con certi “campioni” nostrani poi sarebbe come sparare sulla croce rossa, va :D

#22 Comment By Benmot On 20 dicembre 2008 @ 08:42

povero Giorgione Martin… a me l’ambientazione creata da lui mi piace veramente tanto. Certo, più che un fantasy tradizionale (niente elfi! niente fottutissimi elfi!) sembra quasi un ‘rimescolamento’ del medioevo storico che si sciorina non (solamente) in battaglie epiche of the power of the power of the magic sword, ma in intrighi di palazzo. Beautiful fantasy, come è stato detto XD
Se magari, invece di fomentarsi sul suo blog sui risultati della NFL, continuasse a scrivere mi farebbe pure un favore..

#23 Comment By AryaSnow On 20 dicembre 2008 @ 11:33

L’ambientazione di Martin mi piace. Più che altro, in particolare ci sono alcune descrizioni con atmosfere bellissime. Ma sicuramente c’è chi ha fatto molto di meglio nella caratterizzazione del mondo. Non è quello uno degli aspetti principali a cui lui punta, nè è tra le prime cose che cerco io :-)

Di Michael Swanwick non ho ancora letto niente, solo sentito parlare. Magari mi procurerò questo elogiatissimo Cuore d’Acciaio.

#24 Comment By Gamberetta On 20 dicembre 2008 @ 12:17

@Simòn R. Il paragone con FF ci può stare per certo miscuglio di alta tecnologia e magia spicciola e la bizzarria di alcune creature, ma comunque sono ambientazioni molto diverso.
Con Torment invece c’è poco a che fare: l’ambientazione di Swanwick è più tecnologica/industriale e al contempo surreale. Non ci sono neanche particolari legami con lo steampunk o il cyberpunk (infatti né le tecnologie a vapore, o comunque d’ispirazione vittoriana, né l’elettronica/informatica hanno un particolare ruolo).

Per l’originalità, questo è quello che succede nelle prime cinque pagine:

Mostra spoiler ▼

A me sembra parecchio originale. Tra l’altro, benché detto così sembri campato per aria, in realtà il tutto è verosimile nell’ambientazione del romanzo.

#25 Comment By Simone Pietro Spinozzi On 20 dicembre 2008 @ 12:34

Quanto alla recensione, come al solito e’ stata molto interessante e mi piace sempre poter leggere qualcosa ad esempio dei fatti trattati. Mi trovi parzialmente in disaccordo sull’ odio per il protagonista “troppo buono” o per il drago che “per fortuna” non e’ una cosa giocosa come quella di eragon.

Sono perfettamente d’accordo sul fatto che Eragon e’ monnezza e sul fatto che non bisogna far fare scelte necessarie alla storia piuttosto che al personaggio.

Personalmente preferisco vedere dei protagonisti buoni piuttosto che i soliti protagonisti cinici e “vissuti”.

Il problema tuttavia sta nel fatto che troppo spesso nei romanzi che leggo i “buoni” vengono trattati come delle cose da coccolare piuttosto che da far vivere, quindi se anche si andasse a leggere una storia con il drago da salvare dalla principessa cattiva, il drago e’ sempre un coso coccoloso.

A questo punto tanto meglio buttarla sul ridere come su temeraire dove i buonismi del protagonista sono spesso derisi dagli altri in ambiti al di fuori della nobilta’, e spesso il protagonista non si rende conto di trattare malissimo i suoi sottoposti, perche’, molto semplicemente, non sono del suo rango sociale, quindi e’ normalissimo per lui lamentarsi della sabbia nel the mentre tutti stanno lottando per evitare di soffocare durante una tempesta di sabbia oppure i buonismi del drago quando va bene sono palesemente infantili o ridicoli, mentre quando va male viene visto come una sottospecie di barbaro a cui non si puo’ dire molto perche’ pesa svariate tonnellate ed e’ particolarmente prezioso per via del suo ruolo militare.

Temeraire, relieved of his harness, plunged at once into the lake: mountain streams rolled down to feed it from all sides, and its floor was lined with smooth tumbled stones; it was a little shallow now on the cusp of August, but he managed to throw water over his back, and he frolicked and squirmed over the pebbles with great enthusiasm. [...] “Did you have a pleasant bathe?” he asked, changing the subject.
“Oh, yes; those rocks were very nice,” Temeraire said, wistfully, “although it was not quite as agreeable as being with Mei.”[...]
Then Granby said, “Oh, dear,” and stood up to call across the camp, “Mr. Ferris! Mr. Ferris, tell those boys to pour out that water, and go and fetch some from the stream instead, if you please.”
“Temeraire!” Laurence said, scarlet with comprehension.
“Yes?” Temeraire looked at him, puzzled. “Well, do you not find it more pleasant to be with Jane, than to—”

Sinceramente a me cose del genere fanno ridere e le preferisco ad una lettura sugli stupri mentali che deve subire un ragazzino, ho comunque aggiunto il libro alla mia wishlist di amazon, ( http://www.amazon.com/gp/registry/wishlist/2VQA761BIYCOP ) ma c’e’ un problema di fondo che purtroppo hai espresso bene qui:

Per i punti 1) & 2) non so bene come pensarla: nel senso, se una casa editrice ha per unico scopo massimizzare i guadagni, perché è una casa editrice? Vendano tutto e si diano alla speculazione finanziaria o al traffico di droga, è molto più remunerativo della Strazzu.

Volenti o nolenti per quanto si possa dire del fantasy, sorpattutto in italia, e’ purtroppo un mercato di nicchia, e mio padre me lo ripete di continuo. Mi documento per scrivere il mio libro e non posso evitare la suca voce “ma che diavolo lo vuoi fare a fare lo scrittore, gia’ i libri sono un mercato di nicchia, te vai addirittura a scrivere nella nicchia della nicchia” mi viene personalmente voglia di staccare qualche gola a morsi quando sento cose del genere, ma purtroppo ha ragione, ragion per cui per fare qualche soldo decente mi tocchera’ probabilmente scrivere qualcosa di abbastanza decente da poter ricevere perlomeno un giudizio vagamente neutro o positivo da parte tua poi tradurre tutto in inglese e buttarlo su quel mercato li’.

Purtroppo la gente non legge. Mio padre, che pure passa quasi tutto il suo tempo a leggere, redirigere contratti, cause legali e altri cavoli non legge al di fuori del lavoro, perche’ vuole poter “spegnere il cervello”.

Per di piu’ concordo su una sua osservazione, troppo spesso la fiction speculativa viene vista come “minchiata” proprio per il fatto che troppo spesso si pubblicano effettivamente delle minchiate ed il pubblico che legge fantasy o fantascienza e’ di bocca decisamente troppo buona.

Da un lato questo puo’ dare speranza ad un esordiente, dall’altro, ringrazio di aver trovato una come te e come un paio di miei amici che quando scrivo le cazzate almeno me lo dicono.

Ho provato a far leggere il mio libro a mio padre ed ad alcuni altri miei amici ed al massimo mi trovavano gli errori di itagliano correggiuto che il correttore automatico aveva saltato. Quando ho chiesto a mio padre “scusa ma se avevo scritto questa roba orrenda che non si tiene in piedi, perche’ non mi hai detto niente?” risposta: “tanto e’ fantasy…”

#26 Comment By scriterio On 20 dicembre 2008 @ 12:59

Il secondo punto è che la modernità è intrinsecamente più interessante di epoche passate. Se devi descrivere una battaglia fra uomini preistorici, per forza di cose, per quanto tu possa essere documentato, le scelte sono limitate.
Più parti da uno scenario sofisticato, più hai “appigli” a cui agganciare nuove idee, che è il succo di scrivere fantasy.

Non concordo.
La scarsa documentazione rende complessa la fascinazione tramite imprevisti e colpi di scena. Se non mi stupisci con cose che non sapevo o non potevo sapere, la sospensione della credulità è bell’e andata.
E’ incredibile cosa si può trovare leggendo saggi di storia (in ogni loro declinazione)!
La sofisticazione presuppone lavoro: poco importa se tratti l’oggi, il domani o lo ieri. Se non hai “studiato”, poco importa se tratti di un futuro steampunk del tuo isolato.

Ah, prima che me ne scordi: sono contemporaneista, a dirla tutta.

Non concordo neanche riguardo alla presunta offesa arrecata dal mercato editoriale al mistico oggetto-libro. Certo, in fondo si tratta di mercanti di opere d’arte, e non conviene svilire la narrativa oltre un certo limite. Detto questo però, vendono libri a gente che li compra.
Se un libro pessimo vende, beh, io che investo in quell’opera godo e spingo affinché aumenti la tiratura e premo sull’autore perché scriva di più. Che ci piaccia o meno.
Che ne sarebbe, tirando il concetto al parossismo, degli spacciatori se non ci fossero consumatori?

#27 Comment By Gamberetta On 20 dicembre 2008 @ 13:54

@Simone Pietro Spinozzi. Ovviamente una persona può preferire la commedia alla tragedia, però c’è un problema di coerenza: il comportamento dei draghi di Swanwick è coerente con il loro essere stati costruiti/allevati per il combattimento; il comportamento di Temeraire (almeno nel primo libro della serie, gli altri non li ho letti) è a tratti ridicolo, ma il romanzo non è una parodia. È qui l’intoppo: può piacere o no, ma non c’entra niente con le guerre napoleoniche.

In quanto a guadagnare, la strada maestra è copiare: prendi “Twilight” e lo riscrivi preciso uguale, cambiando solo i particolari minimi per evitare una denuncia di plagio. A te o a me potrà sembrare orribile, ma milioni di ragazzine penseranno: “È uguale a Twilight… ke bllo!!!1!!! Lo kompro!!!1!!!”
Lo stesso Paolini ha avuto successo con quella che è in pratica una colossale fanfiction di “Guerre Stellari”.

@scriterio. Nessuno mette in dubbio la necessità di documentarsi. Il vantaggio di partire dall’epoca moderna è che di molte cose sai già (cosa la gente mangia, che mezzi di trasporto usa, cos’è un telefono o un aspirapolvere, ecc.)
Per avere questa base minima rispetto a un’altra epoca ci vogliono anni di studio.

Per il libro il discorso è molto semplice: se io voglio solo guadagnare perché apro una casa editrice? Perché sono stupida?
Se apro una casa editrice è perché, oltre al guadagno, voglio anche pubblicare libri. Ovvero i soldi non sono l’unico scopo della mia vita.
Riguardo ai gusti del pubblico: sì e no. Come fai a sapere che Swanwick non piacerà quando in libreria ci sono 50 copie della Troisi e nessuna di Swanwick?
Non è che il pubblico abbia davvero (molta) scelta. O forse ha già scelto: infatti i lettori in Italia sono pochissimi.
Quando si parla di questo problema si tirano fuori sempre gran cause sociologiche, non sarà forse che semplicemente la media dei libri fa schifo?

#28 Comment By scriterio On 20 dicembre 2008 @ 14:25

@Gamberetta: credo che il gap fra le nostre posizioni sia rintracciabile nella fiducia nel prossimo-lettore.
Io penso che l’italiano medio sia un illetterato. Che gli studi, fino al pinnacolo di quelli universitari e post universitari, partoriscano gente arida. Che la cultura media sia agghiacciante e che i format esistano perché le genti amano impicciarsi e vivere sognando vite altrui.
Partendo da un punto di vista simile, vien da sé che ritengo il lettore medio incapace di guidare la scelta editoriale.
Perché, in quanto a mercato, l’editoria è molto “reattiva”: se Swanwick avesse venduto oltre alcune predisposte aspettative, lo avrebbero decuplicato negli scaffali. Su questo nutro fede dogmatica.

Rispondendo alla tua domanda: i libri fanno schifo perché l’italiano medio non è molto meglio…

#29 Comment By Selerian On 20 dicembre 2008 @ 15:10

“Per il libro il discorso è molto semplice: se io voglio solo guadagnare perché apro una casa editrice? Perché sono stupida?”

A dire la verità, penso che una casa editrice sia un’impresa commerciale come tutte le altre – che mi faccia piacere oppure no. Si puo discutere sul fatto che pubblicare gente come la Strazzu sia una buona mossa rispetto a tradurre Swanwick – ma se risultasse conveniente, non possiamo lamentarci che gli editori pubblichino Strazzu, è il loro lavoro!

Tra l’altro, ho iniziato il libro, mi ha veramente preso. Lo stile di Swanwick a dire la verità mi dà un pò fastidio (cercherò di spiegarmi un pò meglio quando avrò letto tutto), ma l’ambientazione è notevolissima – devo andare avanti per potermi esprimere su personaggi e trama (WIll è appena partito per Babel), ma penso che si piazzerà bene, complessivamente. Grazie avercelo segnalato.

#30 Comment By Simone Pietro Spinozzi On 20 dicembre 2008 @ 21:51

@gamberetta:
probabilmente sorvolo sulla coerenza di temeraire perche’ ha 6 mesi di eta’ alla fine del primo libro e viene mediamente considerato un genio per la proprieta’ di linguaggio e per l’essere gia’ riuscito a raggiungere una certa esperienza in combattimento.

In Eragon mi faceva abbastanza brutto vedere un drago che in due libri passava da cucciolotto a madre adottiva che prova molto pena per il “figlioletto” che (poverino) ha taaaanto da soffrire.

In temerarire ho una ambientazione alternativa a quella conosciuta ed ho un drago che viene tenuto a caro perche’ e’ raro ed ha un dono speciale che puo’ essere utile in battaglia, ma 5 volte su dieci fa anche sentire che e’ un “cucciolone” naive da 15 tonnellate che ti puo’ sfacciare mezza citta’ per un capriccio.

Tanto e’ vero che quando un secondo drago dello stesso tipo entra nelle truppe napoleoniche, fa vedere davvero quali sono l potenzialita’ di quella razza.

In generale non volevo leggere un libro sulle guerre napoleoniche, quindi non mi sono avvicinato con quell’intento, ma per essere un libro ambientato durante le guerre napoleoniche ma da quello che ho visto la Novik si e’ documentata almeno cronologicamente ed i luoghi in cui ha ambientato i suoi libri se li e’ visitati, tanto che da google earth ho potuto seguire come si sono mossi e quanta strada hanno fatto.

Posso capire che effettivamente se uno cerca un libro maturo Temeraire non e’ il massimo.

E’ piu’ adatto ad un pubblico tardo adolescenziale, dato che il protagonista e’ un nobile romanticheggiante ed il drago che fa il cucciolone non sono protagonisti da poter prendere per un romanzo serio, ma appunto solo per uno che fa fantasticare e divertirsi ed e’ quello che cercavo.

Posso anche dire che ci sono varie strizzatine d’occhio sul fatto che praticamente solo il protagonista si comporta cosi’ , tanto da ricevere commenti sul normale approccio sessuale dai ragazzini dell’equipaggio; persino temeraire fa spesso la figura del bimbetto barbarico anche di fronte a draghi meno “pregiati”, nonostante spesso venga dipinto come “essere fiero e nobile”.

Ma sono commenti che lasciano il tempo che trovano.

Alla fine ho comprato e letto quel libro e l’ho trovato gustoso proprio perche’ andava contro buona parte di quello che mi passa per le mani normalmente:

- fa un uso dei draghi tipo trasporti irti di fucilieri e granatieri che mi era capitato poco spesso di vedere. Di solito vedo il classico cavaliere che ancora devo capire come fa ad attaccare gli avversari con una spada stando in groppa ad un drago che purntualmente e’ grande come una casa.
- il protagonista era un nobile romanticheggiante ma di cui tutti abusano proprio perche’ per seguire certi ideali puoi solo uscire come un tizio abusabile.
- il draghetto una volta tanto non era il solito drago saggio che a 2 mesi sa gia’ tutto della vita perche’ lo ha imparato dai suoi ancestrali.
- la magia e gli elfi sono praticamente assente pur essendo fantasy.
- non si dilungava in lunghe descrizioni tattiche e strategiche su come si muovevano le truppe e come si organizzavano plotoni, battaglioni gruppi di soldati di varia dimensione.
- infine finalmente mi faceva vedere delle battaglie tridimensionali almeno plausibili utilizzando mezzi disponibili in quell’epoca ma riadattati.

Sinceramente dal lato dell’aver “studiato” la Novik non mi e’ sembrata in difetto anche se tutte le critiche che avevi fatto al primo libro sono fondate.

Per quanto riguarda il fattore “forse leggono in pochi perche’ la maggior parte della roba fa pena” su questo ti do ragione, ma diciamoci una cosa; secondo te puo’ vendere di piu’:
- uno scrittore di eta’ simile al target (qui in italia il fantasy e’ per ragazzi, e non si scampa) della stessa nazione e che ambienta i suoi libri in luoghi nostrani anche se riadattati come la strazzu
- oppure un tipo dal nome strano che ha piu’ di 40 anni e che non si sa nemmeno da che nazione scrive e che (orrore) fa un libro che e’ persino piu’ adulto nei toni del “labirinto del fauno”?

Sinceramente ho visto gente lamentarsi del signore degli anelli perche’ era “troppo violento e certe cose non si possono far vedere ai bambini”. Naturalmente stavamo parlando del film… sia mai che mettono mano a 1200 pagine di libro.

Del signore degli anelli al massimo si puo’ dire che e’ una palla da leggere; non che e’ violento.

#31 Comment By Clio On 21 dicembre 2008 @ 00:17

Recensione interessante, solo una cosa mi suona strana:

eppure manterrà una rettitudine morale che stride rispetto alla complessità del mondo in cui vive

.
Vivere in un mondo complesso/crudele/mostruoso/ecc. non implica che qualcuno non possa conservare rettitudine morale! Ci sono esempi di schietta generosità e ammirevole abnegazione nelle condizioni più schifose, perché in un romanzo dovrebbe essere poco credibile o criticabile?

#32 Comment By Benmot On 21 dicembre 2008 @ 08:38

Se è concesso, mi intrometto nella diatriba “sono i libri che le case editrici pubblicano che fanno schifo \ no, in realtà lo sono i lettori”. Secondo me, arrischiandomi di fare della sociologia, l’industria culturale (che parola orribile) ha capito come volgarizzare un settore fondamentalmente ‘poco incline’ nella nostra contemporaneità alla commercializzazione.
Oddio, non che prima si scrivesse per la gloria, però alla base (culturale) delle persone c’era ancora un minimo di dignità e (soprattutto) vi era una grossa base di passione da parte degli editori.
Non che siano mai mancati i figli di puttana, e Balzac, da editore fallito nell’epoca sua, potrebbe testimoniarlo.
Ma quando viviamo nell’era ‘Cafonal’, e hanno distrutto e indottrinato i gusti delle nuove generazioni a tv spazzatura e un’attitudine a ‘mordere e fuggire’ le immagini piuttosto che stare con il culo su di una poltrona a leggere e fantasticare con un libro in mano, cosa pretendiamo? Attenzione, non voglio fare un discorso moralista.. semplicemente, da bravo disoccupato-laureato in ste boiate sociologiche, tento di analizzare il perchè della Strazzu o della Troisi.
Ora, una volta che la gran parte delle persone divora immagini.. godendo del retrogusto di già masticato, disabituato a ‘prodotti’ pensati ma come si può pretendere che apprezzi o quantomeno riesca a fare lo sforzo di riconoscere la coerenza di gente come loro che scrive per loro?
Mi preme dire che non voglio elevarmi su di un piedistallo. Ho letto, o provato a leggere, certa roba.. e una cosa è questione di gusti.. una cosa è proprio che ‘sti autori-tanto-è-fantasiiiii sono una cosa proprio che guarda… (cit. la Febbra).
Mettendomi nei panni dell’editore, chessò nei panni del sig.Talent Scout di Mondadori (sic..), io lavoro per un azienda che deve fare profitto.. altrimenti dopo un pò mi troverei con il buon Benmot a spedire curriculum una volta qui un’altra volta li… analizzando il mercato, e facendo un minimo di ricerca sociologica (perchè la fanno) .. prendo una porcata, gli pompo a bestia tanta di quella pubblicità da ipnotizzare quasi i bimbiminkia da libreria e il gioco è fatto.
Si, sono di quelli convinti che se hai i mezzi, riesci a vendere frigoriferi anche al polo. Solo che certi eschimesi sono così cretini che, pure se gli servisse una stufa (un libro appena più decente), forse sarebbe troppo lo sforzo celebrale per accenderla..e non perchè sono cretini di base, ma perchè ce li hanno fatti diventare.
E io editore che campo sulla vendita dei miei libri, perchè rischiare la mia impresa pur di ‘educare’ le teste a saper scegliere quando è matematico che mi basta poca spesa pubblicitaria (rispetto gli introiti più sicuri) per avere un tornaconto con un libro più in linea con il mio ‘target’ di lettori?
Mettiamoci poi la solita specificità tutta italiana di un’apertura mentale al ribasso e una cretineria al rialzo, che arrivo a infettare pure un settore tutto sommato abbastanza estraneo alla logica mordi-fuggi attuale. In qeusto senso, intendevo che è un settore poco incline alla commercializzazione.
Per dirla terra-terra “tanto, visto che i libri non li compra più nessuno, tanto vale che facciano uscire roba di qualità per una nicchia”. E invece, ci hanno fregato, vogliono scalzare chi stava nella nicchia, scavarci uno stadio e riempirlo di bimbiminkia.
Scusate la prolissità e nel qual caso abbia scritto una marea di fregnacce!

#33 Comment By Gamberetta On 21 dicembre 2008 @ 12:27

@Simone Pietro Spinozzi. Tralascio la discussione su Temerarie anche perché qui è OT (comunque a me le battaglie non sono sembrate plausibili neppure per sbaglio).
Per quanto riguarda le vendite, ripeto: metti in copertina i draghi, fai stampare il libretto con i disegni come hai fatto per la Strazzu ma mettendoci illustrazioni dal romanzo (e di roba fantasiosa/“cool”/interessante a cui ispirarsi ce n’è a iosa).
Intervisti Swanwick o qualcuno che si spacci per lui al telegiornale.
Secondo me vendi più copie, perché il ragazzino compra in base a fattori “esterni” e se la mamma scopre che ci sono scene poco raccomandabili c’è pure polemica e ulteriore pubblicità gratuita.

@Clio. Il problema ha due aspetti. Quello della complessità è questo:
a) rubare è sbagliato, dunque se uno ruba va messo in galera.
In uno scenario così semplice non c’è alcun problema: è immorale rubare, io sono il poliziotto e arresto il ladro, lui va in galera e vissero tutti felici e contenti.
Ma se aggiungo:
b) è sbagliato per una società lasciare che la gente muoia di fame.
A questo punto il mio ladro è magari uno che ha rubato per necessità. Che faccio? Lo metto ancora in galera?
In altre parole, più lo scenario è complesso, più è difficile che ci sia una morale assoluta che “funziona” sempre. Rubare può non essere sempre sbagliato.

Il secondo aspetto è che la morale “assoluta” di una società non necessariamente coincide con la nostra di morale: se il personaggio è nato in una società schiavista, non può liberare gli schiavi solo perché questo è conforme alla nostra morale.

Il protagonista di Swanwick prende delle decisioni secondo dei principi morali assoluti e peggio secondo principi che noi riteniamo assoluti. Insomma non si comporta in coerenza con l’ambiente che lo circonda. Ma ci può stare, non è davvero un “buono” in senso stretto, però avrebbe potuto essere più “naturale”.

Poi è anche questione di gusti personali: io preferisco i personaggi amorali, che non hanno vincoli, e in secondo luogo i personaggi malvagi (più sono cattivi meglio è! ^_^). Infine ci sono i “buoni”: bestiacce!

#34 Comment By Federico Russo “Taotor” On 21 dicembre 2008 @ 14:46

Solo una cosa: cosa intendi con

Swanwick sa scrivere bene… +1
-1 …forse troppo bene.

?

#35 Comment By Gamberetta On 21 dicembre 2008 @ 16:08

@Federico. Perché più usi termini specifici più scrivi bene, rendi la scena più nitida, ma se usi termini troppo specifici l’attenzione si concentra su questi termini e non ottieni il risultato voluto.
Quando Swanwick scrive:

[...] he growled sotto voce, “What’s the pitch?”

Ammettendo che non esista nessun termine inglese per rendere “sotto voce”, “sotto voce” va bene, sarebbe ultra-preciso, tanto appunto che Swanwick è andato a cercare in un’altra lingua. Ma in verità l’attenzione del lettore è appunto attirata dal fatto che il Narratore usa parole italiane, piuttosto che non quale sia il tono di voce esatto.
Poi come detto non ci metto la mano sul fuoco su questo punto: può essere che per un inglese sia lo stesso semplice e immediato.

#36 Comment By Okamis On 22 dicembre 2008 @ 02:52

Ehm, non per smentirti, Gamberetta, ma “sotto voce” è una formula effettivamente usata nella lingua inglese, seppur non comunissima. Infatti se guardi in un qualsiasi vocabolario Inglese/Italiano troverai proprio “sotto voce” tradotto con… “sotto voce” (non l’avresti mai detto, eh? ^_^). Quindi Swanswick non scrive in italiano, ma effettivamente in inglese (un po’ come per noi italiani quando parliamo di “computer”).
E non è nemmeno l’unico vocabolo italiano ad essere stato accettato dai cugini d’oltre Manica. Basti bensare anche alla parola “bravo” (usata anche al femminile, vista la funzione aggettivale anglosassone), sempre riscontrabile in un qualsiasi vocabolario.
Suvvia Gamberetta, ci si deve documentare prima di scrivere! (sento già l’eco di un vaffancuolo giungere alle mie orecchie XD)

#37 Comment By Gamberetta On 22 dicembre 2008 @ 07:03

@Okamis. Prendo atto che “sotto voce” è usato anche in inglese, anche se non mi sembra proprio comune (magari in ambito musicale, tipo “allegro”, “sostenuto”, ecc.)

In ogni caso lo stesso Swanwick aveva stilato un lungo elenco di luoghi, nomi di persone, parole strane e neologismi che avrebbero potuto entrare nel romanzo (e diversi ci sono entrati), per aiutare i correttori di bozze:

A

abatwa (singular and plural)
the Aelfwine
Aesop
Ethan Allen
the Alphabet of Trees
alphonse (slang for a kept man)
Amnye Machen (not Amne Machin)
Annapurna
Anastasia, Aunt Anastasia, Auntie
Antiope
Ariel
the Armies of the Mighty
the Armies of Twilight
the Armory
the Army of Night
Alberecht
Alberecht & Ting, Gastrolitheurs
albino giants
Alcyone L’Inconnu, Alcyone, Allie
Muhammad Ali
an apple imp
Bessie Applemere, Hag Applemere
Ararat (both mountain and skyscraper)
the Assay
ATF (Alchemy, Tobacco, and Firearms)
Atlantean
Auld Black Agnes
Auntie Fox
Avalon, the Isles of Avalon
the awen

B

Baal-Peor
Babel, the Tower of Babel, the Tower, the Dread Tower, the Tower of Whores
Babylonia, Babylon, Babylonians
Captain Bagabyxas
The Ballad of Oberon’s Arse
banshees
barnacle geese
basilisk
Bast
Battery Park, the Battery
the battle-light
the Bay of Demons
Behemoth
Beluthahatchie
Puck Berrysnatcher
bindlestiffs
bird maidens
a BlackBerry
William Blake
the Blessed Isles
Block A
Block G
Fata Bloduewedd
bluebell sprites
Blue Mountain coffee
Bobby Buggane
bodhran
boggart
Sergeant Bombast
Bonecrusher, ‘Crusher
les bonnes meres
Boodles
Bowie knife
the Bowery
Bowling Green Station
Bowie knife
the Breakneck Boys, the Breaknecks
the Brig o’ Doom, the Brig-O
Brigadoon
Broadway
Brocielande
Brocielande Station
brown men
Bruegel
bucentaurs
the burning man, the Burning Man (first usage is l.c.; thereafter, a proper name), the lancer
Burroughs

C

cacodemons
Cadillac
Fata Caldogatto
Master Cambion
Campaspe
Camp Oberon, Oberon Displaced Persons Camp, Oberon DPC
Candlemas eve
capricorn (lower case)
the Cauldron Boy
centaurs
the center square (later known as Tyrant Square)
the Century of the Turbine
Ceridwen
Cernunnos
chalkies
the Chansons Amoreuses de Merlin Sylvanus
Charlemagne
chimney-bounder
chimneysweeper (dandelion)
Chippendale
Chittiface
the City Garda
City Council
City Hall
City Services
clabbersnappers
Le Club Frottage
Cluricauns, cluricauns (capitalized when short for the Society of Cluricauns; lower case otherwise)
the Society of Cluricauns
a cobber
cobbley, cobblies
Coleman lantern
the Commandant
the Lord High Comptroller
Conestoga wagon
the Contingent Territories
Coronata
Corpsecandle Green
the Council of Magi, the Council
crones
crystal goon, goon
the Criminal Vengeance Division
the Cult of Profane Love
Cuvier
cyclops
cynocephali

D

Daiera, Damia, Danae (names that are not Deianira’s)
Daisy Jenny
daliphants
the Darul as-Salam Arcades
the Daughters of the West
the dawn-times
day of the Kraken
day of the Labrys
day of the Toad
the Debatable Hills
Deianira, Deianira the Diener (a diener)
Jack Dempsey
Fata d’Etoile
devil
Diddy-Wah-Diddy
dinters
dire wolf, dire wolves
Division of Signs and Omens
djinni
the Dockalfar
Dockweed
Donkey Ears
downs trolls
Downtown
House sayn-Draco
a dragon (also known as the old war-drake, the Worm, Father of Lies, Lord Dragon, etc., etc.)
dragon-mouth
dragons, war-dragons, war-drakes
Dragon Stout
Pippin Droit-de-Seigneur (old Stinky)
drows,
Drumbelo
the Duchess
The Duchess’s Hole
Duesenbergs
Dullahan the Deathless (Bobby Buggane)
Dunbar
duppy, duppies, duppy-man
dwarf, dwarves, dwarven, dwarvenkind.
Dwarvenhelm
dwarves, black (black hair, pale skin)
dwarves, red (ginger hair, swarthy skin)
the dwellers-in-the-depths

E

the East
Eitri
Duke Ellington
elf-brat, elf-girl, elf-lady, elf-lord, elf-pack
elle-mays
Fata Elspeth (‘Speth)
elven, high-elven (not elfin)
Embarr
the Empire of Night, Lord Weary’s Empire
Blind Enna
Enoycla
Epona, the queen-mare
Ereshkigal (one of the Seven)
Esme

F

Fabergé
Fäerie
Fäerie Minor
Fäerie Major
Falstaff
the Fane of Darkness
Faulkner
fauns
Fennbennech Ai
Eilrik von Fenris
fetches
feys
feyling
the Fifth Amazons
Fifth Avenue.
Daddy Fingerbones
fire-hopper
fire-mites
the First Age
the Fisher King
the Fisher King’s disease
Gustave Flaubert
the flesh folk
Florian of House L’Inconnu, Florian L’Inconnu
fluffer
follet
the Fôret de Verges
the forges of the sunset
fossegrim
Kim Freydisdottir
Fuji

G

Galadriel, Gal, Laddie-girl
Fata Gardsvord
gargoyles
the Gates of Dawn
geas
Generalissimo Lizardo
ghast
Ghostface
the Gihon
Ginarr Gnomesbastard
Ginny Gall
Givenchy
Glaistig
glamour (delusory magic) is given the British spelling to distinguish it from glamor
glamour-wallahs
gnomes
goat-girl
goblin market
the Goddess
godemiché
Gog, Magog, and Gogmagog
the Gorge
Grammarie Fields
Grand Central Station
Grandfather Domovoy
Grangousier
Grannystone Hill
the great forges of the East
the Great River
great-great-great-grandmother (Will’s stone-mother)
Green Knight
the greenshirties
‘griffer
griffins
grig
grimhounds
grimpkin
the Guardians of the Four Quarters
gutter-haints

H

Captain Hackem
Hagmere Pond.
hags
haints
the halls of granite
the hammermen
Handel’s Water Music
the Hanging Gardens, the Gardens, the Hanging Gardens of Babel
Hard Rock Cafe
Hardy
Harlem
Harleys
harpy
the healing-women
Hell
hell-hounds
Hell’s Kitchen
Hengroen
Hermes
Herodotus
the hero-light
hippogriffs
His Absent Majesty
His Absent Majesty’s Air Force, the Air Force
His Absent Majesty’s governance
thane-lady Hjördis
hobs
hobthrushes
Hodge
Holvarpnia
the Holy City
the holmgangulog
Annie Hop-the-Frog
horned-god’s paintbrush
the horse-folk
Fata von und zu Horselberg.
Hotspur
Hound of Hoolan
houris
Fata L’Inconnu
House L’Inconnu
huaca
hudkin
hulders
Lord Humbaba
humble-bees (not bumble-bees)
hummingirls
Hy-Brasil
hytersprites

I

Ice
the Ice Tongs Man
Ichabod the Fool
ichthyocentaur
igoshas
“Imate li što za prijaviti?” (Croatian)
Immigration Control
imps
Inanna
incubae
the Inner World
Iria
Irn Bru
itchikitchies
the Ivory Gate

J

Lord Jaegerwulf
Jasconius
Fata Jayne
Jenny Jumpup, Jenny, Jen
Jeyes Fluid
Jimi Begood
johatsu (both singular and plural)
John-a-dreams
John the Conqueror root
Joyeuse (Charlemagne’s sword)
Jumping Joan
the Just and Honorable Guild of Rogues, Swindlers, Cozeners, and Knaves

K

the ka
Fata Kahindo
Kashan
Kawasaki
the Khazar Dynasty
Kilimanjaro
kinderofenfrauen
the King’s Master of Revels
kitty-witches
klude
kobolds
Koboldtown
Kokudza
korigan
kraken
K-Y Jelly

L

Lady Favor-Me-Not
Lady Nightlady
the lancers
the Land of Fire
the Land of Youth
Lapland
Lord Lascaux,
the Legless One
lemans (lovers)
Lemuria
lex mundi
lex talionis
Liane the Wanderer
lidocaine
the lighthouse of Rhodes
Queen Lilith
lily-maid
Lily St. Dionysée
Fata L’Inconnu
House L’Inconnu
the Lion Guard
the Liosalfar
Little Thule
Little Tommy Redcap
Litvak night-hags
Lords of Babel
Lords of the Governance
Lords of the Mayoralty
the Lower East Side
lubberkins
lubin
Sergeant Lucasta
luck-eater
lunars
lux aeterna

M

Queen Mab’s lace
the Mad Dog
mages
Magh Mell
magicks
Maglites
mahoff
St. John Malice
manticore, manticore cub
Marduk, Marduk XVII, Marduk XXIII, Marduk XXIV
Big Red Margotty
Little Red Margotty
Mariachi pants
Marlboros
Martin Pecker
Masamune
mawkies
Maxwell’s imp of the perverse
the Mayoralty
Mary McCarthy
the Master of the Tests
McDonald’s
McKinley
Meadows Trail
the Meatpacking District
mermaids
Meru
Midtown
milchdicks
Milton
the mirror-boy
Fata Misericordia
Molotov cocktails
Mom-Mom
Hornbori Monadnock
monoceros
moonsilver
mosstroopers
the Mother of Beasts
the Mother of Darkness
Mother Griet, Mom-Mom, Grietchen
Mother Night (one of the Seven)
the Motsognirsaga
Mozart
the Mountains of the Moon [see Ptolemy]
Mud Street
muera
Mumpoker

N

the Nameless Ones
Nanshe (El Sonámbula, der Träumengeist, L’Oneiroi des Reves)
Mullah Nasreddin
Nat Whilk
neuromancers
Niflheim, Niflheim Station, Niflheimers
night-gaunts
Night Striders
King Nimrod
Nineveh Station
night-gaunts
nissen
nixies
Nixon
nkisi nkonde
nocnictas
North Sea
nymphs

O

the Obsidian Throne (the Unmoving Pivot of the World, the Perilous Siege)
Oceanus
ogres
ogress
Old City Hall
the Old Forest
oliphaunt
Olympus
onis
Oracle
oroborus (not ouroboros)
the Outer World

P

the Palace of Leaves
Papa
Phidias
Phobetor
phoenix
Phragmites
Dan Picaro
pie-powders court
Pierrot, Monsieur Pierrot, Lord Pierrot
Little Pikku
pillywiggins
pixie dust
poldies
the polis
the polits
the political police
Political Security
Popocatépetl
Pop-Pop
Porte Molitor Station, Porte Molitor
the potter and her ‘prentices
les poulettes, une poulette (the political police)
a Power
Prester John
the Pretender
the prisoner of Elfland
the Public Library

R

Radegonde de la Cockaigne
Ralph the Ferrier
the Rat’s Nose
Raven
Red Stripe
Rembrandt
Jack Riddle, Captain Jack Riddle, Captain Riddle, Captain Jack, Jack the Lucky
the River Road
the rock people
rock troll
the Roxy Movie Theater
russalka
Ruthenians

S

sackbut
saddle-owl
salamander
Salem Toussaint, Alderman Toussaint, the Big Guy, the Boss
Saligos de Gralloch
Salinger
Fata Melusine Sansculotte
satyrs
Schuyler
the Scissors-Grinder (old Tanarahumra)
Scorpion
scorpion-men
the Scrannel Dogge
the Scythe
Scythian lamb
the sea-elves
selkies
Selene (the moon)
Dame Serena
the Seven
Seville
the Shadowlands
Shelley
shellycoats
Sherlock Holmes Junior
Shorty (Hrothgar Thalwegsson)
Detective Shulpae
sibyls
the Sigil of Inspiration
Siktir git! (Turkish)
simurgh
Sinai
Sirrush
Sixth Avenue
Slovaks
Christopher Sly
snake’s-head
soleils
Solomon
the Sons of the Blest
the Sons of Corrin (crows)
The Sons of Fire
sorcerer-elves
Sousa
the Southern Seas
Soyez
Spadefoot
Sparrowgrass
Spillikin
spook (racist slang for haint)
Jack and Nora Sprat
sprets
sprites
spunks
Stardust, stardust (the song is capitalized, the substance not)
the Starveling
Sterno
stickfellas
the Straits of Hyperborea
straw man
the Sucker Punch A.C.
the Sullen Man
swamp-gaunt
Swiss Army knife
the swordsfey St Vier (no period after St)
sylphs

T

Tabriz
T’ai Shan (not to be confused with Tai-hang Shan)
Tartarus Station
Tatterwag
tatzlwurms
Teggish (informal adj. for the Tylwyth Teg)
the teind
Tenali Raman
Thai shit demons
Hrothgar Thalwegsson (Shorty)
Third Street Station
the Thousand Races
three card Monte
the tidewater
the tinker
Tir na bOg (not a typo for Tir na nOg)
Titans
tokoloshe
Tomba
Tom Nobody
the Tower of Whores, the Dread Tower, the Tower of Kings, the Tower (Babel)
the transit police
trolls, trollish, trollweight
trooping fairies
truth-tellers
tusse
Tylwyth Teg (golden-skinned, leaf-eared)

U

Unca Will
Uluru
undine
ungodsly (not ungodly)
unicorn
the Unmoving Pivot of the World (the Obsidian Throne)
the Upper West Side
Uptown, uptown (capitalized when a place or adjective, but not when a direction)
Ur
the Urals
Urdumheim
urchins

V

“Vašu putovnicu, molim!” (Croatian)
Vendemiaire
Lord Venganza
Vespa
Vickie, Victoria il Volpone Sheherazade Jones, Contessa Victoria il Volpone
vila
the village
the village elders
the village moot
the vixen
vodniks

W

the War
water dragons
Lord Weary
Wedgwood
the West (a region)
the West (a Titan)
the West Side
the Western Paradise
Nat Whilk
Whinny Moor Landfill
the whisperer, the Whisperer (first three times lower case, upper case thereafter), Whisperer
Whistler
the White Ladies
whitesmiths, the whitesmith
wild man of the forest, wild man, wild men
Will le Fey, Will, Master Le Fey, Unca Will
[Winds]: the Anemoi, Boreas, Zephyros, Notos, Euros, Tramontana, Ponente, Ostro Levante,
Maestro, Libeccio, Siroco, Greco
Le Wine Bar
winged bulls, bulls, man-bulls, bull-man
witch-women
witches
witchwart
wizards
wodewose
woods-elf
Woolf
wraith
Frank Lloyd Wright
Wyrm
wyverns

X

Detective Xisuthros
Xylia of Arcadia

Y

the yage-witch
yakshis
yarbles (balls)
the Year Eater (one of the Seven)
the year of the Grasshopper
year of the Monolith
yellow-jackets (soldiers)
Yggdrasil, the world tree
Yoshi
Ys

Z

Zorya Vechernayaya

Per me è evidente un certo autocompiacimento/volontà di attirare l’attenzione sulle parole piuttosto che su quello che rappresentano.

#38 Comment By Okamis On 22 dicembre 2008 @ 11:22

Escludendo i nomi di persona (bellissimma la “fanta-etimologia” di Galadriel ^_^), luogo e gruppi, le parole per così dire esotiche alla fine non mi sembrano poi tantissime (soprattutto considerando che, come tu stessa hai scritto, non tutte sono rientrate nel romanzo). Certo, bisognerebbe vedere il contensto in cui sono inserite per poter avere una migliore idea della loro funzione all’interno della narrazione. Non avendolo fatto, non posso che fidarmi di quanto scrivi :)

#39 Comment By WordSmuggler On 22 dicembre 2008 @ 20:24

Sul “sotto voce” – l’espressione esiste in inglese, ma ha almeno un equivalente che è squisitamente anglosassone (“under his breath”) e meno da “stupriamo il dizionario dei sinonimi”, quindi preferibile, IMNNHO. Certo, si può usare l’italianismo, ma lo trovo una forzatura, anche perché mette in campo tutta una valanga semantica che è meglio se stava dov’era.

C’è da dire che mi trovo un attimo perplesso davanti a qualcuno capace di “ringhiare sotto voce”. Anche in questo senso, forse la prosa pecca di un’eccessiva infioritura.

#40 Comment By Tintaglia On 24 dicembre 2008 @ 11:51

@Word: ma guarda chi si vede! ;)

#41 Comment By Klaus On 24 dicembre 2008 @ 22:46

Oh, Gamberetta, domani vogliamo come regalo di Natale un bell’articolo, eh? ^_^

#42 Comment By Nocoldin On 3 gennaio 2009 @ 14:37

Qualcuno può linkarmi un ebook di Cuore d’acciaio?
Ho setacciato biblioteche e librerie, ma il libro è fuori stampa!

#43 Comment By Gamberetta On 3 gennaio 2009 @ 16:33

@Nocoldin. Nessuno può linkarlo perché non c’è neanche in ebook (purtroppo).

#44 Comment By -Ayame- On 3 gennaio 2009 @ 17:03

Questo significa che è venuto il momento di rimediare, Gamberetta… :D

#45 Comment By Superfede On 3 gennaio 2009 @ 19:07

Per mille crostacei ma è proprio vero che ‘sto “Cuore d’acciaio” non si trova da nessuna parte! Che tristezza, è uno dei pochi libri che consiglieresti e non è disponibile :-(
Mi raccomando, la prossima volta dacci un parere positivo anche sull’Edipo di Euripide! :-P
Buon anno:-)

#46 Comment By Carraronan On 6 febbraio 2009 @ 20:29

Se a qualcuno interessa ho trovato il pdf e il rar col file html di The Iron Dragon’s Daughter.
Il rar se cercate in eMule sulla rete Kad si trova. Comunque per chi vuole basta contattarmi via mail e glielo passo.

Testo in entrambi i casi tratto dall’edizione AvonBooks del gennaio 1994.

#47 Comment By ??? On 16 aprile 2009 @ 18:45

Il mio nuovo libro preferito.

Bellissmo. Scorrevole e pieno di belle trovate.

Solo una cosa: Swanwick sa scrivere molto bene, ma usa una sfilza di aggettivi possessivi, avverbi, nonchè francescismi e altre menate molto “Literary”. Non se ne sente troppo il peso solo perchè la storia non perde mai di tono.

Comunque io gli metterei un altro punto negativo.

#48 Comment By Ainsel On 30 aprile 2011 @ 23:03

Se a qualcuno interessa sul sito di Download Zone c’è il link diretto per scaricare Cuore d’Acciaio!
http://downloadzoneforum.net/index.php?act=home&do=show&id=164758

Vi dovete registrare quindi per comodità vi metto il link diretto senza tanti complimenti! L’utente che l’ha postato è “Cosetta10″.
http://www.megaupload.com/?d=ZT5B4VT5
E’ il formato PDF!

:)

#49 Comment By Cecilia On 1 maggio 2011 @ 15:18

@Ainsen
Grazie mille! L’ho ordinato da ormai più di un mese e ancora non si vede in edicola… intanto me lo prendo così.

#50 Comment By Manuele On 16 luglio 2011 @ 17:27

Ho letto sia questo che il precedente “Cuore d’acciaio” e li ho trovati bellissimi. Un’ambientazione spettacolare, talmente bella che avrei potuto continuare a leggere pagine e pagine solo per vedere altri scorci di quel mondo.
Solo una domanda però: in che senso il mondo di Martin (Jordan non l’ho letto) appare infantile a confronto della Babele di Swanwick?

#51 Comment By Gamberetta On 16 luglio 2011 @ 22:57

@Manuele.

in che senso il mondo di Martin (Jordan non l’ho letto) appare infantile a confronto della Babele di Swanwick?

È un discorso lungo e ci dedicherò un articolo prima o poi. Ma in sostanza ci sono due problemi con il mondo di Martin (e di gran parte dell’high-fantasy): mancanza di complessità e mancanza di inventiva. Sono mondi ingenui.

#52 Comment By Frattaglia On 17 luglio 2011 @ 12:28

È un discorso lungo e ci dedicherò un articolo prima o poi. Ma in sostanza ci sono due problemi con il mondo di Martin (e di gran parte dell’high-fantasy): mancanza di complessità e mancanza di inventiva. Sono mondi ingenui.

In effetti Martin (se parli del martin del ghiaccio e fuoco) prende la mappa dell’Inghilterra e la suddivide tra i suoi regni, i quali assomigliano pure ai veri regni medievali. Praticamente poteva scrivere un romanzo storico o ucronico perché non inventa (quasi) niente. A me erano piaciuti i primi volumi, dove l’aderenza al mondo reale era quasi totale, meno gli ultimi dove ha pompato l’uso di alcuni elementi come draghi e maghi che mi sembra servano solo come dei ex machina.

#53 Comment By Manuele On 17 luglio 2011 @ 19:52

Uhm, Martin non mi pare molto high-fantasy a ben vedere. Gli stessi elementi “magicosi” dei suoi romanzi, tipo draghi e incantesimi, sono stati messi col contagocce, al punto tale che il romanzo potrebbe benissimo girare anche senza di loro. A naso, lo classificherei un historical-fantasy.
Comunque sia, attendo con ansia il tuo articolo, perché sono abituato a sentir definire quella di Martin un’ambientazione poco fantasy e persino con poca inventiva (come dice Frattaglia, Westeros è ispirato pesantemente al nostro mondo e persino le città libere devono più di un elemento al nostro mondo), ma poco complessa no. Almeno nel senso in cui ho sempre inteso l’aggettivo “complesso”, cioè ricco di elementi che interagiscono tra di loro.

PS per Frattaglia: il nick l’hai preso dalla riserva di cibo di Excel ^^ ?

#54 Comment By Frattaglia On 17 luglio 2011 @ 21:51

Uhm, ho l’impressione che si stia andando off topic, finiremo nella fogna! XD Comunque sì, il nick viene da excel XD

#55 Comment By Sarastro On 23 agosto 2011 @ 14:27

Finalmente ho potuto leggere questo bellissimo romanzo, che mi ha letteralmente stregato.
Differentemente rispetto alla recensione, non l’ho trovato inferiore al precedente The Iron Dragon’s Daughter, anzi, non ho riscontrato i (pochi) difetti individuati nella recensione. La “frammentarietà” della narrazione rende altamente e piacevolmente varie e alterne le vicende del protagonista, che sembra aver così vissuto davvero gli anni di quella che è, in definitiva, la sua formazione, e comunque, tutto trova la sua ricomposizione nella parte finale (come peraltro evidenziato).
Il protagonista, poi, mi è piaciuto moltissimo: l’apparente indirizzo “esterno”, per così dire “eterodiretto” di alcune delle sue decisioni appare perfettamente spiegato, sempre nella parte finale, e comunque non mi è sembrato scarsamente motivato neanche nel corso della lettura (anche se è vero che viene costantemente “trascinato” negli avvenimenti, che lo travologono, più che prendervi parte attivamente) e Balthazaar non fa rimpiangere troppo Melancthon, pur essendo effettivamente meno presente.
Meravigliosa (aggettivo scelto non a caso) l’ambientazione.
Un sentito ringraziamento al blog dei Gamberi per la segnalazione!

#56 Pingback By I Consigli del Lunedì #10: Jack Faust | Tapirullanza On 23 gennaio 2012 @ 12:44

[...] della riedizione italiana nella collana Urania). Gamberetta ha anche recensito positivamente The Dragons of Babel, ambientato nello stesso universo di Cuore d’acciaio; io non l’ho ancora letto. Bones [...]

#57 Comment By Blinky On 30 novembre 2013 @ 23:48

Ciao, dove posso trovare l’ebook in italiano, possibilmente gratuito, di questo libro? Ho letto il primo e vorrei assolutamente leggere il secondo. Grazie :)

#58 Comment By Zave On 2 dicembre 2013 @ 17:48

@Blinky:
ti consiglio di leggere quest’altro articolo:
http://fantasy.gamberi.org/2011/02/05/i-draghi-del-ferro-e-del-fuoco/

in pratica il secondo libro è stato pubblicato da urania assieme al primo, non esiste un’edizione digitale “ufficiale” e prima di risponderti ho fatto una ricerca rapida in rete e non ho trovato nemmeno un’edizione non ufficiale.

se vuoi leggere questo libro in italiano la tua unica strada è di rimediare il cartaceo da qualche parte, se invece l’italiano è solo una preferenza ma non è indispensabile in inglese si trova facilmente.

#59 Pingback By Dancing with Vaporteppa | Tapirullanza On 14 aprile 2014 @ 19:44

[…] più Fantasy, quello di The Iron Dragon’s Daughter e The Dragons of Babel, quest’ultimo da lei recensito anni fa – e dello stesso Duca, Swanwick si è conquistato un minimo di fama anche qui da noi. Mi […]


URL dell'articolo: http://fantasy.gamberi.org/2008/12/18/recensioni-romanzo-the-dragons-of-babel/

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