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Nihal & Chariza contro Ash!

Pubblicato da Gamberetta il 7 settembre 2007 @ 17:49 in Fantasy,Insalata di Mare,Italiano,Libri,Scrittura,Straniero | 36 Comments

Mentre scrivevo la recensione di Chariza, mi è capitato di ripensare a vari discorsi sulla qualità del fantasy italiano. La sensazione a pelle è che gli scrittori stranieri siano molto più bravi, sia in media, sia in termini assoluti. Tuttavia le sensazioni possono essere ingannevoli, quel che sembra non è detto che sia quel che è.
Perciò ho pensato di realizzare degli esperimenti: mettere a confronto una serie di romanzi fantasy italiani con romanzi stranieri simili e cercare di scoprire perché leggendo questi ultimi si ha la netta impressione che siano scritti meglio.

Come primo esperimento ho preso:
Cronache del Mondo Emerso (la trilogia completa) di Licia Troisi.
Chariza. Il Soffio del Vento di Francesca Angelinelli.
e
Ash. Una Storia Segreta (Ash: A Secret History) di Mary Gentle.

Copertine delle Cronache & Chariza
Cronache del Mondo Emerso & Chariza. Il Soffio del Vento

Copertine dei quattro volumi di Ash
Copertine dei quattro volumi nei quali è stato diviso Ash in Italia

Il perché di tale scelta: tutti e tre i romanzi sono scritti da donne, tutti e tre sono romanzi fantasy, tutti e tre hanno per protagonista una giovane eroina guerriera. Direi che può essere sufficiente per realizzare un confronto significativo, sebbene i tre romanzi abbiano anche molte differenze (per esempio l’ambientazione, completamente diversa passando da un’opera all’altra).

Le Cronache del Mondo Emerso e la loro eroina Nihal, come si suol dire in questi casi, non hanno bisogno di presentazione. Di Chariza ho appena parlato nella recensione, Mary Gentle invece merita qualche riga.
Mary Gentle è una scrittrice inglese di fantasy e fantascienza. Trovo che sia un’ottima pietra di paragone: è una scrittrice molto brava, probabilmente superiore alla media dei colleghi (italiani o anglosassoni) ma non è un genio della letteratura. Penso che chiunque, data una base minima di fantasia e talento, possa arrivare almeno vicino all’abilità della Gentle. La Gentle non è Cervantes o Kafka e neanche Mark Twain: non ci si può nascondere dietro il paravento del genio inimitabile. La Gentle è imitabilissima, non c’è nessuna concreta ragione per la quale gli scrittori italiani non possano puntare o ancora meglio raggiungere il suo livello.

La situazione attuale è però che la Gentle, nonostante parta svantaggiata in quanto tradotta, è, non uno, ma diversi gradini sopra Troisi, Angelinelli e compagnia. O almeno questa è la sensazione. Vediamo se è davvero così…

Se dovessi isolare i tre elementi che distinguono in positivo Ash rispetto alle colleghe Nihal e Chariza, direi che sarebbero questi:

  • Verosimiglianza. La capacità di creare un mondo che appaia coerente, realistico (pur in termini fantasy) e “concreto”.
  • Stile. La capacità di scrivere in maniera tale da mantenere il lettore nel mondo creato, in modo che la pagina scritta diventi un sostegno alla fantasia e non un intralcio.
  • Uso del fantastico. La capacità d’integrare nella storia elementi fantastici e di farli diventare parte vitale del racconto.

Visto che gli esprimenti si svolgono in pratica, e non disquisendo di teorie, ho preso in mano i tre romanzi e ho cercato esempi.

 

Violenza!

Ovvero, come Nihal, Ash e Chariza affrontano uno scontro armato. Essendo tutte e tre guerriere e avendo la violenza in tutti e tre i mondi un ruolo decisivo, penso sia interessante per mostrare i punti riguardanti verosimiglianza e stile.

Nihal inizia una battaglia così:

Poi, improvviso, giunse l’ordine.
Un grido e la loro truppa partì all’attacco.
Nihal iniziò una folle corsa lungo tutto il campo.

Ash:

«Ci siamo» gridò Ash, ancora parzialmente intontita dallo scoppio. «Digione non è più difendibile. Non abbiamo più scelta adesso.»
«San Giorgio!» urlò Robert Anselm.
«San Godfrey per la Borgogna!» urlò a sua volta Thomas Morgan sotto lo stendardo del Leone.
Ash si schiarì la gola, prese fiato e urlò: «All’attacco!»
L’imbottitura dell’elmo attutì lo squillo di tromba al suo fianco.
Le macerie scivolavano sotto gli stivali.
Il petto si alzava e abbassava spasmodicamente e il fiato le sibilava, secco, in gola. I piedi cominciarono a calcare il fango indurito dal gelo mentre correva in mezzo a una folla di uomini in armatura. La vista di se stessa in mezzo ai soldati la sconvolse. Le sue gambe avvolte nell’acciaio della corazza la facevano avanzare sul terreno aperto.

La prima considerazione che mi viene in mente è che Nihal sia una specie di riassunto di Ash. E in effetti, mentre leggevo le Cronache, m’immaginavo le scene di battaglia di Ash, che avevo letto qualche mese prima. Non credo ci sia bisogno di sottolineare come il pezzo preso da Ash risulti molto più “palpabile”. Nella mente è facile visualizzare quel che succede in Ash, perché appunto descritto, invece Nihal rimane nella nebbia, nel vago, nel generico, tanto che uno è costretto a evocare altri romanzi per dare sostanza alla scena.
Qualcuno potrebbe pensare che lo stile della Troisi sia migliore, in base alla bislacca considerazione che “lasciare i particolari alla fantasia del lettore” sia una buona idea. No, non lo è, se non in pochissimi casi. E per darne una dimostrazione visiva, basta guardare l’immagine qui sotto:

Immagine esemplificativa
Un racconto è più bello se pieno di colori!

Il disegno a sinistra può non piacere, ma “esiste”, a destra c’è solo una macchia indistinta! È proprio compito degli scrittori nutrire e coccolare la fantasia di chi li legge, sono gli scrittori a dover fornire nuove immagini per la mente dei lettori! Senza contare il paradosso: se tutti gli scrittori adottassero il sistema di “lasciare al lettore”, il lettore cosa dovrebbe immaginarsi di fronte a situazioni che mai nessuno si è preso la briga di descrivere?

Proseguiamo nella battaglia, Nihal ammazza un nemico:

Abbatté il primo nemico di slancio, spinta dall’impeto della corsa. Quindi ne vennero infiniti altri, senza interruzione.

Ash:

Ash afferrò la lancia con entrambe le mani e piantò il puntale inferiore sotto il braccio alzato di un nemico sfondando gli anelli metallici. L’impatto fu così forte da riflettersi lungo tutto il muscolo della spalla. Cercò di liberare l’arma, ma l’asta si piegò. Uno schizzo di sangue la raggiunse sugli avambracci. Un gruppo di uomini con le divise rosse e blu la spostarono di lato e tutto quello che lei riuscì a fare fu impedire che l’asta le scappasse di mano.

Valgono le considerazione già viste prima. C’è da aggiungere che la Gentle, con un paio di particolari (“puntale inferiore”, “anelli metallici”) riesce a dare “concretezza” a quel che racconta, mentre Nihal rimane sempre spersa nella nebbia.

La battaglia prosegue, Nihal:

Non aveva coscienza che di sé. Avanzava sul campo passo dopo passo, abbatteva nemico dopo nemico. Era una mischia infernale. Uomini si gettavano su altri uomini, fammin saltavano al collo dei soldati. Quelle bestie non si limitavano a colpire con le spade e le asce: dilaniavano con i denti, laceravano con gli artigli, infierivano persino su chi era già stato abbattuto.
A terra centinaia di corpi: uomini, fammin, gnomi. L’erba era rossa e viscida. Fiotti vermigli cadevano sul campo come pioggia. Ma Nihal pensava solo a combattere, a uccidere, a guadagnare la pianura metro dopo metro insieme agli altri soldati, calpestando i caduti e sporcandosi del loro sangue.
Non aveva paura, non era inorridita da ciò che vedeva, dalla morte che la circondava, dalla sofferenza dei feriti. Avanzava menando fendenti e abbattendo nemici: nient’altro aveva importanza.
Poi iniziò a percepire anche quello che le accadeva intorno.
Dalle ombre proiettate sul suolo riuscì a capire la posizione dei Cavalieri di Drago e delle creature alate che provenivano dalla torre.
Nel clamore della battaglia cominciò a distinguere sempre più chiaramente gli ordini che venivano urlati dal generale.

Ash:

Un gruppo nutrito di ronconieri burgundi, gli uomini di Loyecte, si affollarono dietro di lei. Ash abbassò il capo e una freccia rimbalzò contro l’elmo facendole scattare la testa all’indietro. Tre uomini le caddero addosso. Uno di essi era tenuto per i capelli da un visigoto, aveva il volto insanguinato ed aveva perso l’elmo. Un uomo con la divisa sporca di sangue affondò il coltello in mezzo alle gambe di un visigoto. I loro corpi premettero contro Ash che piantò la piastra metallica del guanto sinistro nell’occhio del nemico. Il gesto fu accompagnato dallo schiocco dell’osso dell’orbita che si rompeva seguito un attimo dopo da un urlo che giunse alle orecchie di Ash ovattato a causa dell’imbottitura. La pressione diminuì e lei riuscì a riguadagnare una posizione stabile.
Cristo santo! Quanto mi manca un fottuto cavallo, non riesco a vedere niente!
«Dove cazzo è il fottutissimo gruppo di comando!» Stava perdendo la voce. «Rickard! Trova lo stendardo del Leone. Dobbiamo muoverci sempre, siamo fatti se ci bloccano!»

Come prima, Nihal è poco più di un riassunto generico. Da notare alla fine: Nihal distingue chiaramente gli ordini del generale, ma evidentemente l’autrice non ritiene importante che anche il lettore li conosca, mente gli ordini di Ash sono riportati parola per parola.

Un risvolto fantastico, in un altro scontro Nihal affronta dei golem:

Tareph scrollò le spalle. «A me non interessa, la mia pietra non è come le altre. Te la devi guadagnare.» Fece una risatina, spiccò un balzo e fu di nuovo in piedi sull’altare. Quindi mosse il suo bastone e uno dei giganti si fece sotto a Nihal.
«Non ho tempo, non posso stare qui a lungo!» urlò lei. «Un mio amico sta rischiando la vita per me!» Schivò un pugno.
«Oh, a me non interessa» disse il satiro con un mugolio annoiato. «È da tanto tempo che me ne sto rinchiuso qui, la noia è mortale. Divertimi, avanti!»
Il gigante avanzò a grandi passi, ma Nihal cercava solo di evitarlo. Alla fine capì che non avrebbe mai convinto il guardiano a esimerla da quello scontro. Tutto ciò che voleva era prendersi gioco di lei, farsi quattro risate e trattarla come una marionetta. Non aveva alcuna intenzione di valutare le sue capacità, quella non era una vera prova, il satiro voleva solo divertirsi.
Nihal allungò un primo colpo di spada sulla creatura che la stava attaccando, ma forse non fu abbastanza forte o fu male assestato, perché non ebbe alcun effetto.
«Uno a zero per me!» urlò il guardiano. Fece un cenno all’altro gigante, che subentrò al primo. Nihal si voltò e cercò di parare i colpi con la spada, ma era inutile. Quei giganti erano incommensurabilmente più forti di lei e la sua arma non poteva nulla contro di loro. Inoltre non riusciva a concentrarsi, pensava al tempo che stava sprecando lì dentro, a Sennar solo contro i nemici.
D’improvviso, un braccio del gigante la colpì in pieno e la mandò a sbattere con violenza contro il muro. Per un istante Nihal non vide altro che buio. Quando rinvenne, Tareph era a cavallo del colosso, e avanzava impettito verso di lei.
«Ma così non posso saggiare la tua forza» disse con un risata stridula. «Così è troppo facile. Impegnati!»
La raggiunse un nuovo colpo, che la mezzelfo però evitò rotolando di lato.
«Ti dico un segreto» ghignò allora il guardiano, mentre il gigante si preparava a colpire. «Questi sono due golem, li ho creati io. La scritta sulla loro fronte significa “vita” e finché sarà lì vergata loro resteranno in vita, appunto. Sono più forti di te, e indistruttibili. Non li puoi battere con la spada né in altro modo. Però, se cancelli la prima lettera della scritta sulle loro fronti, otterrai la parola “morte” ed essi si dissolveranno nella polvere da cui provengono. Questo è il solo modo che hai di batterli» concluse con una risata furba.
Arrivò un nuovo colpo, violento, ma Nihal lo evitò. Per quanto ci provasse, la mezzelfo non riusciva a concentrarsi e sapeva che era questo che stava segnando la sua sconfitta.
[...]
Nihal chiuse gli occhi. Se continuava così non avrebbe salvato Sennar. Doveva concentrarsi e battere quel mostro, era l’unico modo per uscire da lì e poter tornare da lui. Doveva stare calma.
Sentì arrivare un nuovo colpo. Aprì gli occhi, saltò e lo schivò. Ne approfittò per aggrapparsi al braccio del mostro. Il golem lo agitò, per cercare di farla cadere, ma non riuscì nell’intento. Quelle scosse erano una bazzecola per un Cavaliere abituato a stare in piedi su un drago lanciato in volo.
Nihal si issò fino alla spalla, allungò la mano e finalmente riuscì a cancellare la lettera. La parola emeth divenne meth, e il golem si sbriciolò sotto le sue gambe.

Ash e i suoi uomini alle prese con un problema simile:

Un bagliore bianco balenò in un angolo della visuale.
Un nazir visigoto strisciò di fronte a lei senza neanche vederla. Aveva la schiena annerita e fumante.
Ash riuscì a mettersi carponi. Un uomo si lanciò su di lei che saltò all’indietro. Sei, sette forse più uomini del Leone Azzurro entrarono nel suo campo visivo con gli elmi che brillavano sotto il sole.
Sopra le loro teste, Ash vide un ovoide di marmo intagliato come se fosse un viso. Un serbatoio d’ottone splendeva sulla schiena. Ci fu una breve fiammata e gli uomini si gettarono a terra. Lei non riuscì a ripararsi il volto abbastanza in fretta e si scottò. Gli occhi le lacrimavano e la pelle formicolava. Si alzò in piedi barcollando e vide il golem con il lanciafiamme che girava in tondo inondando tutto di fuoco…
Due uomini con indosso la divisa del Leone si acquattarono e calarono i pesanti martelli da guerra sul golem spaccandogli il braccio destro e la mano sinistra. L’ugello cadde a terra. I due uomini colpirono nuovamente la creatura sui fianchi e un terzo uomo, che Ash non era riuscita a vedere, aveva infilato l’asta di un roncone tra le giunture in bronzo delle ginocchia. Il golem crollò sulla schiena e quattro mercenari gli assestarono una rapida serie di colpi violenti e decisivi. «Uno in meno!» urlò Geraint. «Muoviamoci!»

Qui il confronto è meno impietoso con Nihal. Finalmente la Troisi si degna di descrivere quel che succede, però la verosimiglianza va a farsi friggere! Il guardiano grida: «Uno a zero per me!», frase che si commenta da sola nella sua capacità di buttare fuori a calci il lettore dal mondo fantasy nel quale era immerso. Il successivo discorso sul “funzionamento” del golem ha puro scopo d’informare il lettore e non sarebbe mai stato pronunciato da un “vero” guardiano, in altre parole non è verosimile. Così com’è irrealistico il golem medesimo: come ha fatto il golem a viaggiare da Praga al Mondo Emerso?! Un conto è ispirarsi alla tradizione, un conto è copiare fino al punto di usare le stesse parole ebraiche!
Il golem della Gentle non sarà la creatura fantastica più interessante della storia, ma con il suo lanciafiamme (ispirato all’uso bizantino del fuoco greco) ha una sua personalità e originalità.

Un Golem
Non tutti i golem sono cattivi!

Ora Chariza! In Chariza. Il Soffio del Vento, non ci sono battaglie vere e proprie, tuttavia gli scontri armati non mancano, dato che a Chariza non dispiace menar le mani.

Chariza affronta quattro nemici a cavallo:

I quattro uomini grugnirono infastiditi dal tono di scherno e di sfida di Chariza e sfoderarono le spade in un unico sibilo metallico.
«Allora fatti sotto!», spronarono i cavalli e si lanciarono verso di lei fissandola con odio crescente.
Chariza trattenne qualche istante il cavallo, poi, quando riuscì a vedere il bianco degli occhi dei suoi nemici, lo lanciò a sua volta contro di loro con l’intento di passare tra i due centrali. La mano sinistra scivolò rapida verso l’elsa della spada e le dita della donna si strinsero attorno ad essa con decisione; la sfoderò un attimo prima che i cavalieri le fossero completamente a fianco e, disegnando un arco di fronte a sé, raggiunse prima quello alla sua sinistra, che si accorse di avere il ventre squartato appena prima di cadere nel fango ormai privo di vita, poi quello alla sua destra trafiggendolo con la coda del fendente che lo separò in due metà esatte.
Chariza superò i due avversari rimasti e li fissò assaporando l’incredulo terrore dipinto sui loro volti.
«Allora? tutto qui? fatevi avanti!».
Gli uomini lanciarono grida feroci, più per infondersi coraggio che per incutere paura, e la affrontarono nuovamente. Chariza li colpì entrambi prima che questi avessero la possibilità di far cadere le lame delle loro spade su di lei.

In Ash c’è una scena simile:

Qualche attimo dopo quattro cavalieri borgognoni si riunirono e si lanciarono al galoppo verso di lei.
L’interno dell’armatura di Ash era madido di sudore e la luce del sole contro il cielo azzurro l’accecava. Quei quattro uomini, pensò, stanno galoppando verso di me su dei cavalli che pesano tre quarti di tonnellata l’uno, protetti dall’armatura, brandendo lance con delle punte lunghe quanto la mia mano. Quando mi colpiranno a quella velocità penetreranno l’armatura e la mia carne come se fossero un foglio di carta.
Ebbe una fugace visione della punta di una lancia che le trapassava la testa.
Uno dei quattro cavalieri borgognoni abbassò la lancia sistemandola nell’alloggiamento dell’armatura. L’elmo era decorato da una vistosa piuma bianca di struzzo e la feritoia della ventaglia era così stretta da impedire la vista degli occhi. La punta della lancia era diretta contro di lei.
Ash cadde preda di un sinistro senso d’esaltazione. Spostò il peso sulla sella. Godluc rispose immediatamente al segnale scartando bruscamente a destra, mentre lei abbassava la lancia. La punta penetrò il collo dello stallone grigio del primo cavaliere.
L’impatto fu talmente violento da strapparle l’arma di mano. Il cavallo ferito crollò sulle zampe anteriori catapultando il cavaliere sotto gli zoccoli di Godluc, che, essendo un cavallo da guerra, non incespicò e continuò per la sua strada come se non fosse successo niente. Ash afferrò la mazza e la calò violentemente sull’elmo del secondo cavaliere. Sentì il metallo che si crepava e cedeva. Qualcosa urtò Godluc e Ash raschiò il fianco a terra. L’erba calda stava facendo scivolare più di un cavallo. Spostò il peso di lato per non finire schiacciata, afferrò la mano di Robert Anselm che nel frattempo era giunto in suo soccorso e riuscì a raddrizzare il cavallo.
[...]
Ash sfoderò la spada e colpì il volto del suo avversario con il pomello in un unico e fluido movimento. L’impatto le fece tremare il braccio. Cambiò direzione alla lama con una rotazione del polso e la calò sul gomito protetto ottenendo lo stesso risultato di prima.
Il cavaliere alzò la mazza e Ash piantò la lama nell’interstizio apertosi tra le piastre dell’armatura.

In Chariza ci sono due problemi. Il primo è il realismo: mentre i cavalli s’incrociano al galoppo, Chariza riesce a sbudellare un primo avversario e addirittura tagliare in due un secondo! Neanche un cavaliere Jedi con una spada laser riuscirebbe in una manovra del genere. Vero, siamo in un fantasy, e una certa “elasticità” nelle leggi fisiche si può accettare, tuttavia certe esagerazioni non aiutano per niente a calarsi nella storia, tanto meno una storia che vuol cercare di essere seria.
Il secondo problema è lo stesso di genericità e riassunto già visto con Nihal: Chariza uccide “come si deve” i primi due nemici, mentre i secondi due sono lasciati all’immaginazione del lettore. Peccato.
Un altro particolare è la “visione” nelle due scene: la Gentle tiene la “telecamera” su Ash, e quel che è descritto è quel che Ash vede o percepisce. Per esempio: “Ash afferrò la mazza e la calò violentemente sull’elmo del secondo cavaliere. Sentì il metallo che si crepava e cedeva.” I cavalli si stanno incrociando e probabilmente il secondo cavaliere è già uscito dalla visuale di Ash, lei può solo sentire il rumore e percepire il riverbero del colpo di mazza che ha sferrato. Forse ha sfondato la testa al nemico, forse no, forse lui è ancora vivo, forse no, Ash non può saperlo.
In Chariza invece a metà azione c’è un brusco cambio di prospettiva: la “telecamera” sta seguendo Chariza, ma dopo che ha colpito il primo nemico, quest’ultimo “si accorse di avere il ventre squartato appena prima di cadere nel fango ormai privo di vita”. Dunque stiamo seguendo Chariza, poi si passa al nemico che si accorge di essere ferito, poi è la volta del narratore che descrive il cadavere che cade e infine si torna su Chariza quando colpisce il secondo nemico. Non è un gran ostacolo alla lettura, ma non è neanche uno stile efficace.

I difetti visti in questo brano di Chariza, ricompaiono in molti altri punti. Per esempio, nella scena seguente, Chariza, Yukai e Suzume stanno scappando a cavallo:

Il capo della banda aveva diviso i suoi uomini: un gruppo era corso alle stalle della Locanda, dove avevano nascosto i cavalli, e si era messo immediatamente all’inseguimento di Chariza, Yukai e Suzume; un secondo gruppo invece si era armato di picche e aveva tagliato per i vicoli tra le basse case di Sanbashi.
[...]
Un gruppo di uomini armati di lance si era allineato all’imboccatura del ponte e impediva loro [Chariza, Yukai, Suzume] il passaggio. Alle loro spalle i cavalieri si facevano sempre più vicini ed avevano già sfoderato le spade.
[...]
Uno di essi afferrò una lancia che era rimasta conficcata tra due pietre del ponte e la scagliò contro Chariza ferendone il cavallo a una coscia.

Da che parte cominciare? Abbiamo dei fanti che riescono a precedere dei cavalli e bloccare loro la strada pur muovendosi con delle picche. Una picca è un affare lungo tre, quattro e anche più metri… ma poi le picche diventano lance. Le lance sono più comode da portare, ma per esempio, un’arma orientale come la kwandao, che veniva usata contro la cavalleria, riportano le cronache dell’epoca avesse un peso di oltre 50 chili! Molto probabilmente è una grossolana esagerazione, ma di sicuro non dev’essere facile correre più veloci di un cavallo con una kwandao in mano.
Magari si sta invece parlando di qualche specie di Yari, lancia nipponica di origine cinese, solo che le Yari, nella gran parte dei casi, non erano costruite per poter essere anche scagliate.

Dove la Gentle, con un uso accurato dei termini, aveva reso più concreto il proprio mondo, qui la Angelinelli, usando termini a casaccio, ha reso il suo di mondo meno verosimile.

Jumonji Yari
Jumonji Yari

Nella scena seguente Chariza affronta cinque nemici e riappare il problema del non descrivere gli scontri:

«La Figlia del Drago Bianco», continuò l’uomo che comandava il piccolo gruppo di mercenari.
Chariza sollevò il viso trafiggendo il guerriero con lo sguardo, prima che con la lama di Kageboshi. Fu un attimo, ma per i cinque uomini che assistettero alla scena durò ben più dei quattro, cinque secondi al massimo, che in realtà impiegò il cavallo di Chariza per raggiungere quello del suo avversario.
Stavano ancora elaborando l’immagine della donna che si avventava sul loro capo quando videro la testa di quest’ultimo rotolare tra le zampe dei loro cavalli. Questi si impennarono, sbuffando e nitrendo, premendo le orecchie contro la testa, spaventati e infastiditi dall’odore del sangue.
Uno degli uomini provò ad estrarre la spada ma Kageboshi lo raggiunse prima che l’intera lama potesse liberarsi del fodero e tranciò di netto il braccio che trascinò la spada a terra con sé. Il mercenario cadde da cavallo tra urla e gemiti, mentre tentava di tamponarsi la ferita con quel che restava della manica della sua giacca.
L’odore della morte si diffuse rapidamente. Eliminare altri tre guerrieri fu semplice per Chariza dato che avevano perso molta della baldanza iniziale e che, oltre ad evitare i suoi fendenti e cercare di ferirla, dovevano sforzarsi di controllare le loro cavalcature.

A parte che cinque secondi sono un’eternità in un duello, abbiamo: nemico numero uno ucciso troppo velocemente per entrare troppo in dettaglio, nemico numero due ferito come si dovrebbe, nemici tre, quattro e cinque lasciati alla fantasia del lettore. Non una buona media!

 

Sesso!

Compagno indissolubile della Violenza è il Sesso!
Chiaramente ogni autore ha piena facoltà di scegliere quel che vuole raccontare. E scene di sesso non sono per niente indispensabili. Tuttavia, se si decide di parlarne, dovrebbero valere le stesse regole su verosimiglianza e stile già viste per le scene di violenza.

Bacio!
Amore nipponico

Partiamo da Chariza. In Chariza non c’è nessuna scena di sesso, zero, niente, neppure un bacio sulla guancia. Un po’ suona strano, visto che uno dei protagonisti, Yukai, è più volte descritto come un tizio a cui piace “divertirsi”. Chariza stessa è giovane, in salute e vittima di una maledizione che la spinge a bramare non solo le ricchezze materiali, ma anche gli uomini, se sufficientemente belli, facoltosi e potenti.
Non succede niente, neanche off screen. Come detto, date le premesse suona un po’ strano, ma rispetto le scelte dell’autrice.

In Nihal, Nihal & Sennar:

Quando aveva accostato le labbra a quelle di Sennar, Nihal era tornata con il pensiero all’unico bacio che aveva dato in vita sua, a Fen, nel santuario di Thoolan. Ma con Sennar era diverso, era reale.
Ciò che le stava accadendo era nuovo e sconosciuto, eppure antico e noto allo stesso tempo. Nihal sapeva esattamente cosa fare, come se il tocco delle labbra di Sennar avesse risvegliato qualcosa che covava in lei da molto tempo. Poteva essere solo Sennar, ora ne aveva la certezza. Non seppe come, ma si ritrovò anche lei sull’altare, stesa al fianco del mago, mentre continuavano a baciarsi. Lo sentì lamentarsi debolmente e si ricordò della sua gamba ferita.
«Perdonami, io…» iniziò.
«Va tutto bene» la interruppe lui, poi riprese a baciarla.
Fu allora che Nihal ricordò ciò che le aveva detto Aires a proposito della verità, quando le aveva chiesto come si fa a sapere di aver trovato la propria strada: A un tratto la sua verità mi si è imposta, con tanta forza che non potevo rifiutarla. Ora anche Nihal si sentiva così: la verità le si presentava in tutta la sua sorprendente chiarezza, e lei non poteva fare altro che accettarla. Adesso tutto le era chiaro, tutto aveva acquistato un senso: il viaggio, l’angoscia, la ricerca.
Sentiva le braccia di Sennar stringersi intorno ai suoi fianchi e capiva che poteva finalmente riposare in quell’abbraccio pieno di desiderio. Era come se il suo corpo non le appartenesse più; si sentiva diversa, quasi che una parte nascosta di lei d’un tratto fosse stata liberata. Sotto il tocco delle mani di Sennar la sua pelle rinasceva, il suo fisico si rimodellava. Sennar la stava richiamando alla vita; più le sue mani indugiavano su di lei, più Nihal sentiva che il ponte gettato con il suo intimo diveniva solido. E quando infine si vide nuda, capì che quella nudità era un dono, e che aveva valore perché a farglielo era lui.
Nei gesti che seguirono, si dissero ciò che avevano taciuto per tutti quegli anni: che erano sempre stati l’uno dell’altra, che non potevano essere separati, che non sarebbero mai stati soli, perché si appartenevano. E alla fine Nihal, per la prima volta, si sentì unica, completa, vera. Era giunta alla fine della sua ricerca.

In Ash la gente ha troppa fretta di farsi la pelle per indugiare in certi piaceri, a meno che non si tratti di qualche allegro stupro. Però, quando si entra in argomento, lo stile rimane descrittivo come sempre. Ash & Fernando:

Ash scosse la testa. «Fottimi, allora. Questa è la nostra prima notte di nozze.»
Pensò di averlo conquistato, arrivò al punto di giurare a se stessa che Fernando stava per scoppiare a ridere, che stava per rivedere quel ghigno complice che aveva già visto a Neuss, ma lui si abbandonò sul letto, si coprì gli occhi con un braccio e cominciò a esclamare: «Christus Imperator! Perché mi hanno fatto unire a costei?»
Ash sedeva a gambe incrociate, del tutto inconsapevole della sua nudità finché i suoi occhi non ricaddero sul ventre piatto, le cosce robuste e il sesso del marito e sentì l’eccitazione crescere in lei. Cambiò posizione e posò una mano sulla vagina per cercare di calmare i bollori.
«Sei una fottuta contadina puttana!» esclamò lui. «Una cagna in calore! Ho avuto ragione fin dalla prima volta che ti ho incontrata.»

Abbinate alle scene di sesso spesso si sente la stessa stupidaggine riguardante il “lasciare all’immaginazione del lettore” già vista in precedenza. Anzi, non scendere in particolari sarebbe “poetico” e “romantico”. Non lo è, è solo scrivere male.
Può essere che nel caso della Troisi sia questione di (auto)censura, dato il che il romanzo è indirizzato a un pubblico di ragazzi, tuttavia ciò non toglie che si sarebbe potuto descrivere finché lo consente il “comune senso del pudore” e poi passare ad altro, invece d’immergere ogni cosa nella nebbia.

Per tirare le somme finora: Troisi e Angelinelli hanno spesso la brutta abitudine di sorvolare su quanto invece dovrebbero descrivere. Quando descrivono, più di una volta le descrizioni sono inverosimili.

 

Fantasia!

Il terzo punto riguardava l’uso del fantastico.
Chariza è molto carente. Se si esclude l’abilità sovrumana che Chariza dimostra nei combattimenti, abilità che però deriverebbe solo da particolare addestramento e non da influenze magiche e/o sovrannaturali, nel romanzo non ci sono quasi elementi fantasy. I demoni-lupo compaiono per sole due pagine due, e se fossero sostituiti da normali lupi non cambierebbe nulla. Con un po’ di studio è probabile che l’intera vicenda di Chariza potrebbe essere ambientata nel Giappone medievale storico, senza sconvolgere più di tanto il susseguirsi degli avvenimenti.
Il fatto che in un romanzo ci siano scarsi elementi fantastici non è di per sé un fatto negativo, ma lo è se il romanzo medesimo si presenta come fantasy. È un po’ come quei film dove il pistolero uccide il rivale perché ha rubato il bestiame all’amico. Solo che ci sono pistole laser, non è il Texas ma il pianeta Texano IV e il bestiame sono orsi viola. È fantascienza? Per modo di dire, in verità è un western: se ci fossero Colt, Texas terrestre e vacche sarebbe la medesima, identica storia. In altre parole gli elementi fantastici sono puramente estetici e non hanno incidenza sulla storia.

Le Cronache sotto questo punto di vista sono migliori, ma non di molto. Anche qui molti elementi fantastici sono solo di contorno o talmente cliché da non meritarsi di essere affiancati alla parola “fantastico”. Ido è uno gnomo, ma potrebbe essere un nano, come potrebbe essere un umano non tanto alto: non cambierebbe niente. Nihal potrebbe essere l’ultima mezzelfo o l’ultima mezzorco o l’ultimo azteco: non cambierebbe niente. Gli stessi draghi, se sostituiti da più comuni cavalli da guerra, non richiederebbero particolari aggiustamenti alla storia. Questo perché molti di questi elementi fantasy sono generici: Ido è uno gnomo, ma è mera etichetta, l’autrice non entra mai in merito di cosa significhi l’essenza della “gnomosità”, a esclusione della scarsa statura.

Uno gnomo
Lui è un vero gnomo!

Neppure in Ash gli elementi fantastici paiono molti, tanto che all’inizio può sembrare un romanzo storico. Tuttavia quando compare il fantastico è:

  • Originale, almeno in rapporto all’ambientazione.
  • Decisivo. Se si togliesse l’elemento fantastico, l’intera vicenda di Ash andrebbe riscritta.
    Per esempio, uno degli elementi fantastici è la machina rei militaris, una sorta di computer tattico medievale. È un’idea originale ed è decisiva: Ash vince le battaglie perché aiutata dal computer, se non lo fosse, sarebbe morta prima di pagina 100.

Anzi, uno dei difetti di Ash, specie nel finale, è il ruolo esagerato che il fantastico ha nella narrazione. Nondimeno, se decido di leggere un romanzo fantasy, preferisco scoprire che ci sia troppa fantasia, piuttosto che manchi.

 

Ricapitolando, Ash è un romanzo migliore rispetto a opere italiane similari, perché:

  • È più verosimile, più concreto e ricco di particolari specifici.
  • È narrato con uno stile che meglio permette d’immergersi nella storia.
  • Ha nel proprio cuore il fantastico, il sense of wonder, su cui è costruito il resto, a differenza di tante storie “generiche” agghindate da fantasy.

 

Piccola FAQ!

Hai citato Troisi e Angelinelli, ma un Altieri scrive meglio della Gentle! Perché non hai preso a confronto lui?
Perché non è donna, perché non ha eroine guerriere come protagoniste e perché non scrive fantasy! Farlo rientrare nel genere per Magdeburg lo trovo una forzatura. In ogni caso è vero: Altieri è capace di scrivere tanto bene quanto la Gentle, se non meglio.

Facile star lì a far le pulci agli autori italiani! Perché non fai lo stesso con gli stranieri? Eh? Eh? Eh?
Perché sono italiana e m’interessa la letteratura del mio Paese. E perché lo scopo dell’operazione è proprio dimostrare che, almeno per ora, gli scrittori stranieri di fantasy sono più bravi.

A me sembri solo una ragazza:
invidiosa, (giudizio di varie persone)
presuntuosa, (varie persone)
acida, (Valentina & altri)
e che scrive questi articoli per il puro piacere di offendere e sentirsi gagliarda (Simona, ma che poi non si chiede chi io mi creda di essere, lei lo sa già)
Chi ti credi di essere?!

Sono amica del Coniglietto Grumo! kaos-whiteusagi03.gif

Sei stata lì a ricopiare tutti quei brani dai romanzi? Non hai niente di meglio da fare? Perché non ti trovi un ragazzo?
A parte che ho usato scanner e OCR, cosa ci fai ancora qui? Cercati un sito porno e pensa agli affaracci tuoi!

Ho letto le Cronache del Mondo Emerso in tre giorni! Sono bellissime!!!!!!!! Nihal è il mio personaggio preferito!!!!!!!! Sennar ti amo!!!!!!
Questa non è una domanda.

Che importa se tagliare la gente in due non è realistico! È fico!
Neanche questa è una domanda.

Sono la mamma. Ma com’è ‘sta storia che vai a cercare le scene di sesso nei romanzi?
Ops…


Approfondimenti:

bandiera IT Cronache del Mondo Emerso su iBS.it

bandiera EN Ash: A Secret History su Amazon.com (volume unico in inglese)

bandiera IT Il sito di Licia Troisi
bandiera EN Mary Gentle su Wikipedia
bandiera EN Der Golem su IMDB
bandiera EN Richard Stein’s Japanese Sword Guide


36 Comments (Mostra | Nascondi)

36 Comments To "Nihal & Chariza contro Ash!"

#1 Comment By Valpur On 7 settembre 2007 @ 20:13

Ho raggiunto questi lidi grazie al link su Fantasymagazine.it.
E ora non me ne vado più.
Critica strutturata e concreta, che mi trova d’accordo su molti punti. Non ho letto “Chariza”, ma le altre due autrici sì.
Il solo punto su cui sono quasi perplessa è il fattore “sesso”. In certi ambiti mi trovo a preferire poche pennellate essenziali a troppi dettagli morbosi o tali da distrarre dal contesto.
Del resto, comunque, i personaggi asessuati o ascetici non sono mai piaciuti neanche a me.

Tanti cari saluti al COniglietto Grumo, che ha il suo fascino.

#2 Comment By Gamberetta On 10 settembre 2007 @ 14:20

Secondo me non è tanto importante il numero delle pennellate, quanto che riempiano la tela. Poche pennellate possono essere sufficienti, ma non deve rimanere spazio bianco tra una e l’altra, perché il lettore comunque deve riempirlo per visualizzare nella sua mente la scena.
Perciò tra “nebbia” e particolari morbosi credo siano meglio i particolari morbosi, rimanendo però valida la regola generale per la quale bisogna scrivere solo ciò che è importante per la storia. Se i particolari morbosi sono lì solo perché morbosi è un chiaro errore.

Riporterò i saluti a Grumo, gli fa sempre piacere ricevere complimenti, è ancora nostalgico dei tempi di Hollywood quando era la controfigura di Clark Gable.

#3 Comment By Francesca Angelinelli On 12 settembre 2007 @ 08:08

Ehm… l’articolo è interessante. Anche se il mio romanzo non ti è piaciuto non sono così idiota da non accettare le critiche negative e quindi ho letto anche questa post.
L’unica cosa che ti posso dire è che… beh, non è che le scene di sesso non ci sono. E’ che c’è un secondo volume in cui alcuni aspetti del rapporto tra i personaggi si sviluppano.
Non so (non credo) che lo leggerai, dato che la prima parte non ti è piaciuta, ma nel caso mi sbagliassi fammi sapere cosa ne pensi. Anche i commenti negativi sono buoni commenti.

#4 Comment By Gamberetta On 12 settembre 2007 @ 13:42

Riguardo al sesso, non era per il sesso in sé (ho letto e apprezzato quintali di fantascienza con soli uomini e il benché minimo accenno a storie d’amore), era per cercare di dimostrare che la regola di descrivere le scene che si ritengano importanti è valida comunque, ed è anche più importante di cose come il politicamente corretto o la presunta buona educazione.
Altro tipico esempio:
Ash imprecò. «Dov’è il gruppo di comando!» [bah! Ci può stare ma è fiacco!]
«Dove cazzo è il fottutissimo gruppo di comando!» [decisamente meglio!]
Non meglio in assoluto ovviamente, meglio se abbiamo deciso che il personaggio è incline a dire “parolacce”.

#5 Comment By Simona On 12 settembre 2007 @ 19:25

L mia citazione nel contesto è, ancora una volta, scorretta: non ho scritto quella frase per chiederti, direttamente o no, “chi ti credi di essere”. Un’idea me la sono fatta comunque.
Inoltre, la mia non è una domanda, quindi che motivo ha di stare nelle FAQ? Solo perché tu possa dare una risposta “simpatica”? A chi inneggiava a Nihal hai replicato: questa non è una risposta.
Be’, la mia non era una domanda.
Ma, ripeto: contenta tu.

#6 Comment By Simona On 13 settembre 2007 @ 13:56

Aih, aih, sempre peggio: avere un’opinione su di te è diverso da sapere chi sei in realtà; dopotutto, io non ti conosco. Mi rifiuto di credere che non arrivi a cogliere la differenza.
Quando si vuole fraintendere volutamente e a tutti i costi…
Continui a manipolare a tuo vantaggio quel che scrivono altri, ma che gusto ci provi?
Sono sempre più perplessa.

#7 Comment By Gamberetta On 13 settembre 2007 @ 15:16

Più che altro non capisco il gusto che proviate tu e Valentina a venire a turno a insultarmi. Mi avete dato dell’invidiosa, acida, boriosa, sputa veleno, inutile, stupida (“cervellino”), sadica (“puro piacere di offendere”), e altri ancora.
E il bello è che tu stessa ammetti che alcune critiche sarebbero condivisibili, perciò semplicemente usare un tono che non vi è piaciuto è bastato per ricoprirmi d’insulti.
Al massimo chi potrebbe avercela con me è l’editrice, d’altra parte i refusi, i tempi verbali sbagliati o i dialoghi in corsivo sono un fatto oggettivo e non un’idea mia.

Infine Simona leggi quello che c’è scritto: “Simona, ma che poi non si chiede chi io mi creda di essere, lei lo sa già”, non dice che tu avresti idea di chi io sia, ma che tu avresti idea di chi mi creda di essere, come tu stessa ammetti: “Un’idea me la sono fatta comunque.”

#8 Comment By Bruno On 14 settembre 2007 @ 00:59

Sulla utilità del termine “fottutissimo” nelle narrazioni credo che non si possa raggiungere una opinione condivisa: lasciamola all’interpretazione personale e andiamo avanti.
Mi sembra che qui tu abbia fatto una gran fatica che però non serve a nulla perché la comparazione non è omogenea. Se devi fare una comparazione tra italiani e stranieri il fatto che siano donne o uomini, parlino di eroine o no, non è influente. Che siano autori confrontabili per esperienza, ciò che fanno ecc… scusa se te lo dico, magari è più importante.
La Troisi scrive (per adesso) fantasy per ragazzi, direi per ragazzi giovani, e penso lo faccia nell’ambito di una precisa linea editoriale che vuole sfruttare un certo tipo di prodotto. E’ da pochissimi anni sulla scena. La Angelinelli è una esordiente, si è autoprodotta e quindi è libera di scrivere quello che vuole senza limitazioni di sotto-genere, ma è comprensibile che abbia dei limiti nella sua opera prima.
Con chi sei andata a paragonare queste due autrici italiane? Con una straniera che è da 30 anni (TRENTA) sulla scena ed ha, grazie al più ricco mercato anglosassone, sicuramente più possibilità di fare ciò che vuole rispetto alla Troisi, e tre decenni di esperienza in più rispetto alla Angelinelli. E vorresti trarre delle conclusioni?
Mi spiace ma questo gambero ti è proprio andato per traverso.

#9 Comment By Gamberetta On 14 settembre 2007 @ 01:29

“Fottutissimo” non è una questione d’interpretazione, è una delle ragioni per le quali gli autori americani vendono da noi, mentre noi non vendiamo da loro. Perché gli autori anglosassoni (almeno quelli bravi) sono sinceri con i propri lettori, dicono quello che vogliono dire, i nostri sono spesso ipocriti. Non è questione di volgarità, è questione di tecnica di scrittura: se il personaggio direbbe “fottutissimo”, è tuo DOVERE fargli dire “fottutissimo”, se lo fai genericamente imprecare perdi caratterizzazione ed espressività.
Poi, certo, non è una parola in più o in meno che cambia un romanzo, era un ESEMPIO.

Per il resto l’articolo è lì, se ti convince bene, altrimenti pazienza. Però vorrei farti notare un fatto:
Troisi e Angelinelli possono avere tutte le giustificazioni di questo mondo, ma i loro libri non sono distribuiti gratis, se la Gentle costa tot euro e la Troisi costa tot euro il paragone non solo si può fare, ma si deve fare, così uno sa dove sia meglio spendere i soldi. Il resto son storie.

#10 Comment By Bubba On 14 settembre 2007 @ 19:54

Vero. Se devo spendere i miei soldi per un libro, preferisco spenderli per un libro di qualità superiore, scritto da una persona con più esperienza.
Al massimo i lavori di scrittori emergenti è bello trovarli in rete, quando sono in distribuzione gratuita come molti scelgono di fare!

#11 Comment By Bruno On 17 settembre 2007 @ 01:04

Buttare in campo la gran novità che i libri si pagano non c’entra un c… con il fatto che il confronto fra gli autori non è omogeneo, ma vabbè, visto che vi ci siete messi in due a non capirlo (ehi! ciao Bubba!), vediamo se riesco a spiegarvelo…

Dunque, tornando all’argomento iniziale: per fare un paragone sensato tra italiani e anglofoni non esistevano libri in inglese paragonabili a quelli in italiano che hai citato qui? O gli esordienti che scrivono in inglese lo fanno tutti gratis al contrario delle autrici di Nihal e Chariza?

Per combinazione mi era proprio venuto in mente il nome di Zuddas, che campeggia come articolo più recente su questa pagina: per un certo tempo fu l’unico autore italiano che conoscessi, e certamente ha classe ed esperienza . Perché non è stato scelto lui? Certamente ci poteva stare, e alla grande, nel confronto con una britannica che scrive da 30 anni.

Mi si risponderà che Zuddas è un maschietto? Permettimi di prevenire almeno questa, visto che il discorso era sulla qualità degli autori: paragonarne due di esperienza simile è pertinente, mentre i parametri da te scelti, il sesso femminile, che parlassero di eroine guerriere ecc… c’entrano come i gamberi a merenda…

#12 Comment By Gamberetta On 17 settembre 2007 @ 14:06

Zuddas ha il problema che non scrive più niente di nuovo da vent’anni (il romanzo del 2006 è una risistemazione di roba vecchia) e i suoi libri sono ormai molto difficili da trovare.
Non credo possa essere preso come rappresentante del fantasy italiano attuale. Altrimenti non ho difficoltà ad ammettere che l’Ariosto scrive meglio di Zuddas, Gentle, Troisi e Altieri messi assieme.

Inoltre l’articolo non è un semplice confronto, è anche un mostrare qual è il modo giusto di gestire certe scene e quale il modo sbagliato. Molti degli errori evidenziati in Nihal e Chariza sono piuttosto comuni anche nel resto della fantasy italiana (e parlo a ragion veduta, tra me e mio fratello credo abbiamo letto almeno un romanzo di ogni autore italiano di fantasy pubblicato negli ultimi 10 anni), e invece piuttosto rari negli autori anglosassoni, persino quelli più scarsi.
Dopo di che, prendo atto delle tue riserve sul mio metodo di selezione degli autori per il confronto. Più di questo non so cosa dirti, ripeto che l’articolo è lì, se non ti convince o non è di tuo gradimento, pazienza.

#13 Comment By Carlo On 31 marzo 2008 @ 12:48

Pausa pranzo. Non riusciro’ a rispondere a tutto, sicuramente mi sfuggiranno molte delle cose che vorrei dire. In questo thread ci sono diverse cose davvero… e va bene, non trovo aggettivi “presentabili” che mi senta di usare. Mi sforzero’ di essere gentile. Al posto dell’aggettivo piu’ indecente che mi verra’ in mente di volta in volta, usero’ invece l’espressione “gamberoso” (come, ad esempio, nell’espressione: “Questa e’ una giornata davvero gamberosa“).

La cosa piu’ gamberosa di questo thread e’, in generale, la pretesa di misurare in modo oggettivo la qualita’ di un’opera letteraria (o di un’opera d’arte in genere). Piuttosto che lasciare la questione al gusto personale di ciascuno di noi, si appropria della questione del gusto e ce la impone. Da qui alla definizione di “arte degenere” il passo e’ breve…

A me non da’ minimamente fastidio che uno mi venga a dire: “I libri della Troisi valgono meno della carta ignienica usata”. A me i libri della Troisi son piaciuti, a lui no, e’ normale. Magari, incuriosito, potrei chiedere: “E cos’e’ che non ti e’ piaciuto esattamente?”, e lui se vuole me lo spiega in dettaglio, o magari non me lo spiega affatto (“Non mi sono piaciuti e basta!“) e io di nuovo non avrei difficolta’ ad accettarlo, perche’ so che e’ soprattutto una questione di gusti.

Ma la Gamberetta, in questo thread, intende creare l’illusione di un confronto rigoroso, oggettivo, dimostrato, e come tale assoluto. L’implicita conseguenza e’ che chi poi dice di aver adorato “Nihal della Terra del Vento” e’ automaticamente un perfetto imbecille. Dimostrato, proprio.

Ora, come tutti noi sappiamo, sebbene siano stati fatti infiniti tentativi di inquadrare l’arte entro schemi oggettivi atti a “misurarne” l’efficacia, o la “bellezza”, non uno di questi ha fortunatamente mai avuto successo: gli artisti sono sempre stati capaci di stupirci, e i piu’ grandi di loro sono proprio quelli che se ne sono fottuti delle “valutazioni” e delle “misure” create dai critici, rompendole allegramente, spesso ottenendo un successo di pubblico totalmente inaspettato dai crostacei (cioe’, i critici, che per un po’ i critici continuano a spiegare al pubblico che “sbaglia”; poi si mettono a parlare di “popolo ignorante”; e alla fine capitolano con “Io l’ho sempre detto che era un genio…”).

Ma questo della Gamberetta non e’ nemmeno un tentativo di valutazione oggettiva all’altezza di altri, ben piu’ raffinati, tentati in passato: perche’ da una parte le “regole” per il confronto sono troppo gamberose per essere accettabili a un livello serio; e secondariamente perche’ e’ chiaro che non abbiamo alcuna garanzia che i pezzi da lei confrontati (di battaglie, di sesso, di fantasia) li ha di nuovo selezionati proprio lei, la Gamberetta. Possiamo davvero illuderci che una “valutazione” di questo genere possa avere un qualsiasi valore, di qualsiasi genere? La Gamberetta ha un’opinione, che posso rispettare, ma quando cerca di vendermela come Verita’ Oggettiva allora non posso far altro che rifiutarla. L’unica cosa che si puo’ fare e’ leggere il libro, e infine dire “Era bello” oppure “Era una gamberata”.

Qui parlero’ solo di una delle “regole” assurde inventate dalla Gamberetta. Ad altre cose rispondero’ piu’ avanti (ora di pranzo e’ quasi passata). Vorrei farla finita con questa gamberata che bisognerebbe sempre dare un bel po’ di particolari invece di lasciarli al lettore. Questo concetto viene riassunto dall’immaginetta di due cavalieri, uno vestito di rosso e l’altro di blu, che si prendono a spadate, affiancata sulla destra solo dalla loro silouette con sopra scritto: “Immaginate!.

Io affermo che questa resta una scelta dell’autore: ci sono punti in cui l’autore ritiene di dover lasciare tutto nel vago, per ragioni (sue) che varieranno di caso in caso, e ci saranno altri punti dove invece l’autore decidera’ di andare sul dettaglio. La Gamberetta ha gia’ mostrato svariati esempi (anche in questo stesso thread) dove la Troisi e’ capace di andare tranquillamente nel dettaglio. E se la Troisi e’ capace, e’ capace: vuol dire che quando rimane sul vago si tratta di una scelta. Non si tratta di un “errore”, o di una mancanza, solo perche’ la Gamberetta ha deciso cosi’.

Torniamo all’immagine dei cavalieri in lotta, e alla loro silouette. E pensateci un attimo: siete davvero sicuri che una immagine sia migliore dell’altra? Siete davvero certi che le ombre di cavalieri in lotta proiettate su un muro non risultino piu’ spaventose della visione diretta e dettagliata delle armi, degli scudi, e dei vestitini colorati dei cavalieri? Cosa sta cercando di dire, la Gamberetta? Che una dettagliata oleografia e’ sempre meglio di altre rappresentazioni piu’ approssimative del soggetto? Prendiamo ad esempio il soggetto “Gufo”: qual e’ la “migliore” rappresentazione di un gufo fra le due seguenti?

http://www.germanposters.de/picasso-pablo-die-eule.jpg
http://www.claudiorugge.com/img/gufo_g.jpg

Magari alla Gamberetta piacera’ di piu’ la seconda – e fin qui niente di male, i gusti son gusti: il problema e’ che la Gamberetta cerchera’ di dimostrarmi che il secondo gufo e’ migliore, perche’ e’ cosi’ che un Vero Disegnatore Deve Disegnare I Gufi. Da parte mia posso solo dire che preferisco il gufo di Picasso, anche se non so davvero spiegare perche’.

Oppure prendete queste immagini: qual e’ la “migliore” (il tema e’ “Donna con mandolino”)?

http://blogs.princeton.edu/wri152-3/f05/fkherani/11-cubism_Picasso_Woman-Playing-Mandolin.jpg

http://www.chetscorner.com/chatter/files/mandolin-hvv-1.jpg

http://smac.provincia.venezia.it/ice96/mandol.jpg

Qui ci sono diversi livelli di “non detto”, a seconda delle intenzioni del lettore. Secondo me sono tutti dipinti straordinari – ma magari alla Gamberetta piace qualcosa di piu’ dettagliato, come questo:

http://pro.corbis.com/images/CB043579.jpg?size=572&uid=%7B3771199D-4BC2-405D-9B1D-A4E77A92EBA8%7D

Continuo stasera…

#14 Comment By nae On 18 giugno 2008 @ 17:09

@ carlo:
“L’implicita conseguenza e’ che chi poi dice di aver adorato “Nihal della Terra del Vento” e’ automaticamente un perfetto imbecille. Dimostrato, proprio.”
Secondo me, una cosa del genere di solito fa presa su chi non è molto sicuro delle proprie idee…Mi spiego: Gamberetta ha fatto una recensione decisamente colorita del libro che io ho appena finito di leggere con discreto piacere e sostiene che chi legge quel libro è, appunto, un perfetto imbecille (scena realmente accaduta, tra l’altro…! vedi la recensione di twilight!): che dovrei fare? Lei ha espresso il suo parere e lo ha fatto in un modo che può piacere o non piacere (e se non piace, magari risulta più utile visitare altri blog…), ma questo non mi farà certo sentire imbecille perchè lo dice lei! Ho le mie opinioni, molte le condivido con lei ed altre no. So che quel libro non è il libro più bello mai scritto, e lo so perchè, confrontandolo con altri che ho letto, decisamente non regge il paragone. Ma a me è piciuto lo stesso, e va bene cosi’. A proposito di questo, sono anche del parere che spesso converrebbe farsi un’opinione più ampia possibile prima di lanciarsi in una appassionata difesa delle proprie idee: la bellezza o meno di un libro è soggettiva, ma fino ad un certo punto: non voglio mettermi a sindacare sui gusti strettamente personali (se tutti dicono che il tale libro sugli zombie è uno dei più belli mai scritti ma a me gli zombie disgustano, c’è poco da fare…) ma, leggendo molto, si incontrano libri che per vari aspetti sono migliori di altri. Per originalità, ad esempio, o anche per stile di scrittura, o per intreccio fantastico…o anche per correzione grammaticale! Una storia d’amore tra un vampiro ed una ragazza non è originale un piffero, specialmente se fine a se stessa, mentre una storia sugli dèi di tutte le antiche religioni (Odino, Anansie, Loki, Kali’, Easter…) che dall’europa seguono i propri credenti nelle americhe al tempo della colonizzazione e che si ritrovano a dover affrontare gli spietati dèi moderni in una guerra all’ultimo sangue….bè…(“American gods”, di Neil Gaiman, 519 pagine fitte fitte!)

#15 Comment By Stefano On 19 giugno 2008 @ 02:20

Ho poco tempo per soffermarmi su questo tuo commento, lo farò forse nei prossimi giorni. Molte cose che hai scritto non le condivido. Mi limito a dire che credo che Francesca Angelinelli abbia molto talento. Pubblicare a pagamento è stato un errore, ma chi avrebbe avuto il coraggio di supportare un simile romanzo?

#16 Comment By Rotolina On 7 novembre 2008 @ 19:04

Ripesco questo topic, perché seguendolo mi sono messa a leggere Ash. E’ un gran bel tomo, ma condivido sui pensieri qua sopra.

Preferisco di gran lunga questo stile a quello della Troisi, che ho letto. Non mi sbilacio sul terzo libro in esame, perché non ci ho messo naso.
Sarà che io sono per le descrizioni “crude”. Anzi. Io sono per le scene crude.
Quando servono, ovviamente. Ma ho idea che se si vuole scrivere la storia di una guerriera, bhe discene crude ce ne dovranno pur essere, e tante.
Se poi si scrive altro, allora andate pure sull’acqua di rose.

Sullo stile di scrittura, posso ancora dare ragione. E’ esattamente come piace a me. Pulito, rapido da leggere, essenziale. Non mi sono mai trovata di fronte ad una scena non comprensibile, e sto leggendo in modo fluido.

Quanto al meglio… Ripeto. Lo stile di Ash io lo trovo migliore. Di gran lunga.
Per riprendere un esempio qua sopra

Abbatté il primo nemico di slancio, spinta dall’impeto della corsa. Quindi ne vennero infiniti altri, senza interruzione.

Cos’è? Una battaglia?
Non me ne dà l’idea… Non c’è la mischia, la ressa, manca l’enfasi. Non ho nessuna partecipazione. E’ un documentario. Anzi meno. ci sono filmati sui leoni molto più emozionanti. Non mi immaginoniente di quell oche poterbbe provare la guerriera in campo. Non riesco ad immedesimarmi. Mi immagino invece un commentatore in poltrona, che indica con la bacchetta sulla cartina “ecco qui Nihal ha fatto fuori il primo cattivo. Qua il secondo. Poi prosegue un po’ da questo lato…” e così via. Piatto e da sbadigli.

In Ash invece ci si trova giustamente immersi. C’è la vista. Ma c’è anche l’udito, odorato, le sensazioni. L’autrice dà dei tocchi qua e là, nel posto giusto. Non sono lunghe descrizioni invadenti, ma solo frasi secche che mi danno l’idea di com’è. Dal caldo, alla sensazione dell’armatura, al rumore, all’odore. Anzi, spesso si concentra proprio sugli odori, cosa che ho apprezzato, mania mia, viso che nessuno li mette mai. Come se la puzza fosse una cosa sconveniente.

Oh bhe, mi sono allargata un po’ troppo. Ash mi piace.
Preferisco lo stile di Gentle, lo trovo migliore, e sopratutto preferisco di gran lunga le sue scene. Sarò un po’… uhm… macabra? Ma se mi parli di guerra, allora ci metti tutto quello che ne consegue, nel bene, e sopratutto nel male.

#17 Comment By -Ayame- On 13 novembre 2008 @ 19:07

@Stefano, perché nessuna casa editrice non avrebbe potuto supportare un simile romanzo? Mi sfugge. La trama non mi sembra nasconda intrinsiche e sottili critiche sociologiche o politiche. Mi sembra un tranquillissimo romanzo fantasy (ho intenzione di acquistarlo e sto pregando perché l’ambientazione orientale non deluda la mia venerazione per il Giappone Antico).

#18 Comment By barbara On 14 novembre 2008 @ 11:41

@Ayame l’ambientazione di Chariza è sicuramente la cosa migliore del libro, solo che come ha detto anche Gamberetta nella recensione fatta in un altro post, è veramente troppo descritta. Adesso non ricordo perfettamente ma mi sembra che alcune scene di azione si interrompano proprio per descrizioni inutili, questo per me è un grave difetto perchè spezza la narrazione e toglie pathos. Per le scene di battaglia non posso che concordare, non si capiscono molto bene oppure ne viene evitata la descrizione.

Anche io alla fine concordo che Ash sia il libro del genere migliore, in realtà però gli altri due non sono paragonabili.
La Gentle si è documentata è ha descritto una società veramente esistita, ovviamente romanzadola e mettendoci degli elementi fantastici.

La Troisi ha inventato tutto e di conseguenza non si è informata su niente.

L’Angelinelli ha rielaborato una ambientazione reale creando un mondo fantastico orientaleggiante.

Rimanendo solo sulle scene di battaglia però il confronto è perfettamente plausibile, non si può negare che quelle di Ash siano nettamente superiori alle altre, poi magari il libro può non piacere del tutto per altre ragioni, tipo l’eccessivo uso di violenza, scene crude e volgarità, infatti a me non è che abbia fatto impazzire.

infine, secondo me, Chariza potrebbe essere tranquillamente messo sul mercato, magari in un unico libro, con un editing abbastanza pesante e diverse pagine in meno, l’idea di partenza è comunque molto interessante.

#19 Comment By Gamberetta On 14 novembre 2008 @ 14:06

@barbara. Ash non è un capolavoro. Ci sono molti punti morti, il finale è forzatissimo, e non sempre lo stile della Gentle è all’altezza. Proprio per questo può essere un buon punto di riferimento, specie nel sottogenere “ragazza guerriera in ambiente più o meno medievaleggiante”.
Non sono d’accordo sull’eccessiva violenza: è vero, Ash è un romanzo molto violento, ma rientra nell’ambito della verosimiglianza. Se non avesse quel livello di crudezza l’ambientazione sarebbe meno credibile. Inoltre non mi pare ci sia compiacimento da parte della Gentle: la violenza è al servizio della trama non elemento di attrattiva in sé.

Concordo che Chariza avrebbe potuto essere pubblicato da un editore non a pagamento. Non è sotto la media del fantasy prodotto in Italia. Purtroppo questo non lo farebbe diventare un bel romanzo, soprattutto un bel romanzo fantasy. Perché al di là della documentazione e della tecnica narrativa, in Ash ci sono le intelligenze artificiali, gli esperimenti genetici, i miracoli, universi paralleli, ecc. ovvero c’è un’abbondanza di vitali elementi fantastici, non è solo la storia di una tizia nervosa che picchia la gente, in Chariza questi elementi dove sono?

#20 Comment By barbara On 14 novembre 2008 @ 16:49

@Gamberetta, si hai ragione su Ash, mi sono spiegata male io, volevo dire che la molta violenza e volgarità mi hanno un po’ infastidito, ma è solamente un mio gusto personale, in realtà nell’ambito della storia ci si addicono perfettamente, dopotutto si parla di mercenari e non certo di vecchiette che fanno la calzetta ^_^
Ho letto solo il primo libro però quindi il mio giudizio è parziale.

Per Chariza non so se hai letto entrambi i libri ma nel secondo il fantastico è un po’ più presente. Io comunque mi riferivo all’ottima idea di partenza, ovvero la guerriera con la maledizione dell’avidità, che si perde poi nella trama ma che presentava un ottimo spunto.
Se devo essere sincera però ho faticato parecchio a leggerlo e credo proprio per la mancanza di editing, i libri della Troisi anche se infantili sono molto più scorrevoli.

#21 Comment By alicearth On 20 gennaio 2009 @ 19:34

Sono curiosa di leggere una recensione di questo ash!
ed anche, se non lo avete letto, de ‘il trono di spade’, me lo hanno consigliato ma ancora non l’ho letto.
Ho letto solo il primo libro della troisi, prestatomi,e non ci penso minimamente al secondo però devo riconoscere che l’estratto nella categoria “Sesso”, è meno peggio di tante parti del primo libro, non è sesso ed ha una conclusione ridicola(la Troisi è coraggiosa…io morirei di vegogna nello scriveve banalità tanto evidenti) ma la parte iniziale mi è semibrata sentita.
Dico che non ci penso minimamente, ma lo dicevo anche anni fa dopo il4Harry Potter…e poi me li sono fatti prestare, soldi cmq non ne avrei mai spesi!!!!

#22 Comment By Messer Scorfano On 27 gennaio 2009 @ 02:30

[DISCLAIMER: il seguente commento è infarcito di paroloni acrobatici, turpiloquio snob e molta ironia. Anime belle astengansi dalla lettura.
Inoltre il seguente commento è deliberatamente sprezzante e sarcastico nei confronti della Troisi e dei suoi fan. Si pregano gli appartenenti a questa categoria più sensibili di astenersi dalla lettura del medesimo.
Grazie.
...E poi non ditemi che non vi avevo avvertiti, cazzo.]

Gamberetta.

Finalmente un essere senziente, nel bacino di scolo radioattivo (punteggiato da rari zombi) che è il mondo dell’editoria e della critica letteraria itaGliana! Ho appena scoperto questo isolato giardinetto in cui il sacrosanto fiore dello sdegno matura vigoroso… bene così, Lady Gamberetta! Da oggi mi autoproclamo tuo sfegatato ammiratore ;)

Due parole sulla beneamata Licia Nazionale:

La Troisi fa OGGETTIVAMENTE cagare a getto continuo, è intellettualmente disonesto invocare la liceità dei propri gusti per accreditarle un valore che non ha. Se io sono un coprofago inveterato, non per questo la merda ha diritto di figurare tra i più prelibati manicaretti artusiani – solo perchè a me piace. E questo vale anche per la letteratura (e per i manufatti-su-carta della Troisi, che letteratura non sono).
Non esiste la libertà dal giudizio oggettivo, esiste solo la (sacrosanta, s’intende) libertà di essere dei lettori incompetenti.

Poi, certamente, sulle sfumature si può discettare, ma qui non stiamo discutendo se preferiamo i versi di Trakl a quelli di Rilke, ma soltanto se una sedicente scrittrice, miracolata da una manovra editoriale cripto-massonica, sia una vera autrice o piuttosto l’ennesimo ‘caso letterario’ artefatto ad hoc da una delle case editrici più fasulle di sempre (…e indovinate un po’ qual è il verdetto? :D)
La soggettività del gusto entra in scena solo quando la crusca è già stata scartata, e vale solo per autori di ben altra levatura, ovvero quelli sufficientemente complessi da suscitare pareri discordanti anche tra i lettori più competenti. Ma i manufatti-su-carta della Troisi non sono l’elefante del celebre aneddoto di Ibn-Rumi, la loro unidimensionalità è assimilabile a quella di una zotta di cacca spalmata sul marciapiede: i lettori malaccorti vi camminano sopra ma, invece di passare oltre, cercano di ravvisarvi nuovi aspetti di marroneità e sfumature aromatiche sconosciute. Poi il solito prezzolato della Immondadori si fa avanti e, puntato il dito sulla deiezione, proclama stentoreo: “EHI MA….ma…è cioccolata!” …ed è allora che anche tra i lettori competenti i più influenzabili cominciano a dubitare: “Mah… sembra così convinto…. sai che forse ha ragione? Bisogna avere una mente più aperta…Proviamo ad assaggiarne un po’…”
Ma così va il mondo, perchè indignarsi?
Già, perchè?…
E’ una domanda a cui non si può rispondere con concetti o parole.
Oserei solo dire che se non senti il bisogno di indignarti, sei parte del problema, caro lettore ;)

La fellatio editoriale nei confronti della Troisi sortisce il duplice effetto di

A) imbarbarire (ulteriormente) i gusti del parco buoi dei futuri lettori, cosa che evidentemente fa piacere a Qualcuno. Da qui s’innesca il meccanismo pavloviano dello stimolo (battage promozionale di opere sempre più scadenti) e del bisogno (orde di zombi sempre più vulnerabili a simili fenomeni di adescamento). Si può dire, parafrasando Von Clausewitz, che la Troisi è la continuazione con altri mezzi di quel fenomeno di manomissione mentale che inizia nelle nostre televisioni e che somministra miti fasulli di qualificazione sociale agli spettatori, consacrandone gli atteggiamenti modaioli più retrivi.
In TV si incoraggia l’identificazione con bellimbusti rampanti e squallide arrampicatrici, nella paraletteratura con anodine macchiette, condite di pruderie adolescenziali e di occasionali richiami ai Valori Altissimi (AmoreOnoreCoraggioDioPatriaL’Alzabandieraecc.).
Viva viva Licia Troisi dunque, tronista dello spaghetti-fantasy!

B) I prodotti troisiani sono parte di quei fenomeni nazionalpopolari congegnati per indurre gli spettatori (o i lettori) mediocri alla reciproca legittimazione della propria mediocrità.
Si magnifica, insomma, quella specie di assistenzialismo corporativo che è sempre esistito tra i mentecatti. La casta difende i suoi gusti, fa quadrato attorno al Nulla… è un po’ come il meccanismo di mutua complicità che si innesca tra i più squallidi programmi televisivi di consumo e gli spettatori: nel puttanaio di stelline e lenoni ci si sente meno soli se qualcuno da casa fa il tifo per la nostra miseria.

Ad ogni modo spero che Gamberetta comprenda la vanità dei suoi (pur godibilissimi) sforzi didattici: i buoi sono sempre troppo inesorabilmente attratti dalla forza di gravità del Vuoto per acconsentire alla minima deviazione.

Quanto alla Troisi, bontà sua, una volta intrapresa la parabola discendente del suo ‘arcobaleno della gravità’, finirà per inabissarsi nel Limbo dei Prodotti di Consumo Obsoleti, dove c’è già un posto in attesa con su scritto il suo nome.

***

POSTILLA 1 (ad uso dei nuovi scrittori itaGliani bovinissimi et dozzinali):

…E basta col citare sempre quel vecchio cazzo di Tolkien! Solo gli inglesi riescono ancora a non farselo passare di moda (per puro sciovinismo, of course)… Gli inglesi E, a quanto pare, gli itaGliani.
E’ stato un autore importante, OK, ma ormai mi viene l’orchite al solo sentir nominare Elfi, Nani, Troll e fauna varia che gli epigoni del vecchio accademico inglese hanno perpetuato nei loro libri…
Ci sono stati scrittori che hanno abbondantemente superato Tolkien per meriti letterari (Peake, Zelazny, sicuramente Wolfe, forse Gemmell, lo stesso Martin… devo continuare?), cominciate a leggerli e a farvi un bagaglio culturale, oppure andate direttamente a leggervi i testi classici da cui l’anziano parassita ha attinto a piene mani (Edda/Mabinogion/Kalevala ecc.).
E soprattutto piantatela di volerlo plagiare, ci hanno già pensato quei gonzi di Brooks e Jordan.
Non basta?

POSTILLA 2

Della serie “Apro la bocca e non so perchè” (aka “Troisi fandom”):
Su IBS una fan della Troisi (evidentemente preda di un forsennato accesso di Nihalite) ciangottava che i denigratori della Licia Nazionale dovessero andare a leggersi ‘Topolino’ invece di criticare la miracolosa vena creativa dell’Autrice. Ecco, l’ignoranza bovina dell’attuale parco lettori la si evince anche dai muggiti delle sue fan.
Premetto che l’hitleriano Disney mi è sempre pesato sulle balle… MA, perdìo, il settimanale ‘Topolino’ in Italia ha avuto FIOR DI SCENEGGIATORI E DI AUTORI – autori che la Troisi non vede nemmeno col telescopio del CERN. Mi vengono in mente Romano Scarpa, Giovan Battista Carpi, Rodolfo Cimino… gente che negli anni ’70 già parlava di OGM, di crisi monetarie, di inquinamento globale… e ne parlava con la sapiente leggerezza delle loro storie, che assieme all’opera di Rodari sono state una delle più alte forme di ‘pedagogia civile’ mai apparse nella svaccatissima compagine culturale itaGliana.
Andate a spalare, cazzo, prima di voler aprire bocca senza cognizione di causa!

I miei ossequi.

#23 Comment By p.coso On 26 maggio 2009 @ 17:29

Il finale di ‘Ash’ è troppo forzato? Bhà, per quanto mi riguarda è stato proprio il finale a farmi adorare quel romanzo.

#24 Comment By eLLe On 19 agosto 2009 @ 17:51

Secondo me induggiare troppo su certe scene toglie fluibilità al racconto. Perchè bisogna descrivere come si uccidono tutti i nemici? A volte certe scene devono essere più veloci anche perchè al lettore non importa molto come uccidi tutti i cattivoni. Poi, le scene di sesso…. Non sono una sostenitrice della Troisi, ma credo che Nihal e Sennar si amino. Quando due persone si amano è ben diverso della “scopata”… quindi è ovvio che si usa un lessico più dolce proprio per descrivere la delicatezza dell’unirsi (in questo caso per la prima volta se ho capito bene).

#25 Comment By Gamberetta On 19 agosto 2009 @ 18:03

@eLLe.

Secondo me induggiare troppo su certe scene toglie fluibilità al racconto. Perchè bisogna descrivere come si uccidono tutti i nemici?

Nessuno chiede questo. Ma i momenti cruciali, il particolare nemico, la battaglia decisiva, l’assalto che cambia il corso del conflitto, queste scene in un romanzo che parla di guerra sono vitali. Non puoi fare finta di niente e non mostrarle. Se non ti interessano, non scrivere un romanzo dove duelli e battaglie sono al centro della storia.

Poi, le scene di sesso…. Non sono una sostenitrice della Troisi, ma credo che Nihal e Sennar si amino. Quando due persone si amano è ben diverso della “scopata”… quindi è ovvio che si usa un lessico più dolce proprio per descrivere la delicatezza dell’unirsi (in questo caso per la prima volta se ho capito bene).

L’uso del lessico dipende da quale punto di vista adotti per mostrare la scena. In ogni caso la Troisi non mostra niente e usa parole non dolci, ma cretine.

#26 Comment By eLLe On 19 agosto 2009 @ 18:51

É ovvio che la lotta contro il nemico principale va descritta, questo è logico ma, tipo, descrivere ogni uccisione in una battaglia mi sembra pesante.

Lo stile della Troisi è troppo “riassuntivo” per me, su questo concordo. Però credo che la sua intenzione fosse quella di rendere una scena più romantica che sessuale… quindi evitando particolari “anatomici” come “vagina” (nominati invece dalla Gentle) e che, secondo me, striderebbero un po’ nella narrazione della Troisi.

#27 Comment By Gianluca On 20 agosto 2009 @ 10:56

Ciao a tutti,
stavo leggendo l’articolo e quando sono arrivato a questo punto:

La raggiunse un nuovo colpo, che la mezzelfo però evitò rotolando di lato.
«Ti dico un segreto» ghignò allora il guardiano, mentre il gigante si preparava a colpire. «Questi sono due golem, li ho creati io. La scritta sulla loro fronte significa “vita” e finché sarà lì vergata loro resteranno in vita, appunto. Sono più forti di te, e indistruttibili. Non li puoi battere con la spada né in altro modo. Però, se cancelli la prima lettera della scritta sulle loro fronti, otterrai la parola “morte” ed essi si dissolveranno nella polvere da cui provengono. Questo è il solo modo che hai di batterli» concluse con una risata furba.
Arrivò un nuovo colpo, violento, ma Nihal lo evitò. Per quanto ci provasse, la mezzelfo non riusciva a concentrarsi e sapeva che era questo che stava segnando la sua sconfitta.
[...]
Nihal chiuse gli occhi. Se continuava così non avrebbe salvato Sennar. Doveva concentrarsi e battere quel mostro, era l’unico modo per uscire da lì e poter tornare da lui. Doveva stare calma.
Sentì arrivare un nuovo colpo. Aprì gli occhi, saltò e lo schivò. Ne approfittò per aggrapparsi al braccio del mostro. Il golem lo agitò, per cercare di farla cadere, ma non riuscì nell’intento. Quelle scosse erano una bazzecola per un Cavaliere abituato a stare in piedi su un drago lanciato in volo.
Nihal si issò fino alla spalla, allungò la mano e finalmente riuscì a cancellare la lettera. La parola emeth divenne meth, e il golem si sbriciolò sotto le sue gambe.

…mi sono interrotto.
Mi sono immediatamente girato verso la mia libreria a guardare i fumetti, i manga in particolare. L’occhio mi è caduto istantanemente su Ushio e Tora , di K.Fujita (Edito StarComics), e dopo una breve ricerca nei volumetti ho trovato ciò che cercavo negli albi numerati 14 e 15 (serie Techno n°46 e 47, datati febbraio e Marzo 1998).
Mentre leggevo il passaggio citato qui sopra mi è apparsa l’immagine precisa di questo manga, l’immagine precisa di quel golem, le chiare lettere poste sulla fronte della creatura.
Emeth-Meth sono parole ebraiche dal significato di Verità-Morte, ma questo non c’entra direttamente, sto divagando.
Nella citazione qui sopra c’è la scena di quel fumetto, effettivamente non è uguale, assolutamente. Non è mia intenzione asserire che la signorina Troisi possa copiare. Quello a cui mi fa pensare in realtà è che la suddetta scrittrice, non sapendo cosa scrivere, apra i fumetti a caso e descriva quello che vede.
Ora. Tutto questo è una semplice supposizione, anche alquanto pretenziosa, sto scrivendo questo messaggio ancora a mente calda. Probabilmente è pura coincidenza (se esiste), basta conoscere la storia dell’homunculus e del golem di praga, oppure accenni di cabala, per avere la giusta infarinatura e per poter scrivere un passaggio del genere.
Che la Troisi si sia documentata? Non lo so.
Però la cosa mi ha fatto riflettere nella direzione dei miei fumetti.
Ora finisco l’articolo e poi continuerò a pensarci.
Se possibile manderò anche le immagini di tale fumetto, non posso scansionarlo perchè…. si rovinerebbe :P
cercherò in rete
Kiss & Rock’n’Roll

#28 Comment By Gianluca On 20 agosto 2009 @ 11:19

Ho finito….
scusa se cito questo passaggio:

Sei stata lì a ricopiare tutti quei brani dai romanzi? Non hai niente di meglio da fare? Perché non ti trovi un ragazzo?
A parte che ho usato scanner e OCR, cosa ci fai ancora qui? Cercati un sito porno e pensa agli affaracci tuoi!

AHAHAHAHAHAHAHAHAHA!!!!

Gamberetta tu puoi dirlo: “Vedo la gente scema!”

Commento sull’articolo: è stato interessante. A parer mio un ottimo esercizio di critica (spero di non offendere se scrivo così, chiedo perdono), il confronto è alla base per poter avere un giudizio e mi sembra abbastanza riuscito in questo caso.
Come sempre continua così!

#29 Comment By Puls3 On 22 novembre 2010 @ 01:21

D’accordo su tutto, tranne sull’occultare “poeticamente” le scene erotiche: può, in effetti, essere romantico e delicato, a me non dispiace. Chiedo venia, sono una disneyana (come direbbero alcuni commentatori della Troisi: Topolino fa più per me!) di cuore.

Detto ciò, dopo aver letto questo ho pensato di dare uno sguardo anche alle recensioni delle cronache. E ti odio per quel che hai scritto, a parte perché domani devo alzarmi e non ce la faccio a smettere di leggere, ma perché ora, grazie a te, somiglio a Nhial: sto piangendo da mezzora.

XD

#30 Comment By lalala On 18 luglio 2012 @ 18:18

Io ho letto le Cronache, lo ammetto, la Troisi non spiega molto bene ciò che succede, ma bisogna anche ammettere che è una neo scrittrice e le Cronache del Mondo Emerso è stato il suo primo libro. Poi bisogna anche dire che ogni scrittore ha il suo stile, la Troisi calca molto sui sentimenti, sulla trama e sul personaggio più che quel che succede in battaglia. La Gentle invece calca sugli avvenimenti, come ho capito, perché non ho letto quei libri…
Poi per il sesso, credo che la Troisi, come avevo scritto, parla dell’animo Nihal e Sennar e quando due persone si amano è diverso da trombare quindi è ovvio che si usino parole più dolci proprio per descrivere la delicatezza dell’unirsi, in questo caso è pure la prima volta!

#31 Comment By Solvente On 19 luglio 2012 @ 01:19

Giusto, lalala, diglielo! Quando c’è l’ammmore solo paroline dolciotte, anzi solo puntini di sospensione: non servono parole quando c’è l’ammmore.
Leggiamo “…” e sappiamo che l’ammore sta trionfando!

#32 Comment By Nihal dalla terra del vento On 14 dicembre 2012 @ 18:24

Andiamo,siete proprio sicuri di aver mai letto un libro di Licia?O avete preso solo pezzi del libro alla cazzo?

Non inventatevi le cose che questi libri sono i migliori mai scritti.

#33 Comment By Nihal On 14 dicembre 2012 @ 18:29

Si vede che non hai minimamente buttato un occhio su un QUALSIASI libro della Troisi.

#34 Comment By Clio On 14 dicembre 2012 @ 19:02

Si vede che non hai minimamente buttato un occhio su un QUALSIASI libro della Troisi.

Infatti, ha solo recensito in modo dettagliato e con puntuali citazini la triologia delle Cronache, i Dannati di Malva e non ricordo che altro. Però a parte questi cinque-sei libri, non ha letto nulla della Troisi! Sono sicura!

#35 Comment By Gwenelan On 15 dicembre 2012 @ 00:28

Non inventatevi le cose che questi libri sono i migliori mai scritti.

Li hai letti tutti, i libri scritti, per poter dire che quelli della Troisi sono i migliori O_o? Ed esattamente cosa sono “queste cose” inventate?

#36 Comment By Makko On 17 dicembre 2012 @ 08:29

Amanti del Fantasy! Non abbiamo capito una cippa!
I libri della Troisi “SONO I MIGLIORI”!!!! E noi, poveri ebeti che leggiamo Fantasy da (almeno io) vent’anni, non lo abbiamo capito.
Devo correre a buttare i miei libri di Tolkien, Gaiman, Rice, Leiber, Swanwick, Martin, Hobb…


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