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Recensione: La Rocca dei Silenzi

Pubblicato da Signor Stockfish il 29 novembre 2007 @ 14:58 in Fantasy,Italiano,Libri,Recensioni | 59 Comments

lrds.jpg Titolo originale: La Rocca dei Silenzi
Autore: Andrea D’Angelo
Anno: 2005
Nazione: Italia
Lingua: Italiano
Casa Editrice: Nord
Collana: Fantacollana
Genere: Fantasy
Pagine: 448 (brossura)
Prezzo in euro: 16,50 euro

Doverosa premessa.
Questa recensione l’ho scritta parecchio tempo fa, in tempi non sospetti, vale a dire prima dello scambio di cordialità che ho avuto in questi giorni con l’autore Andrea D’Angelo proprio su questo blog. La metto online solo ora essendo stato invitato a farlo proprio da D’Angelo stesso, altrimenti avrei forse lasciato perdere. Prima di pubblicarla ho tolto una parte che poteva sembrare, anche se non lo era, un attacco personale all’autore. Questa parte riguardava una interpretazione allegorica del romanzo che non è la stessa che l’autore propone nelle sue note conclusive. Tanto per dare un’idea, la mia interpretazione identificava nei terribili demoni urlanti descritti da D’Angelo quei lettori che hanno scritto e scriveranno commenti furibondi sulle sue opere.

Veniamo al sodo, dunque, e parliamo prima degli aspetti positivi.

Dal punto di vista strettamente stilistico, come è scritto La Rocca dei Silenzi? Bene, direi. Le descrizioni sono efficaci, la scrittura scorre. Non si perde in dettagli inutili, e la forma usata per i dialoghi risulta naturale. Finché non esagera e va sopra le righe D’Angelo se la cava bene, cosa che di questi tempi non va affatto data per scontata, visto che esempi di deroghe a questo minimo sindacale non mancano. Onestamente, chi dice che D’Angelo non sa scrivere, nel senso più letterale del termine, dice il falso.

Ecco, qui finiscono le impressioni positive, e cominciano i mal di pancia. I fan di Andrea D’Angelo possono anche smettere di leggere.

I personaggi.

D’Angelo è un autore veramente abile nell’approfondire le tensioni emotive dei personaggi che popolano i suoi romanzi – Il Sole 24 ore

Questo è ciò che dice la copertina del romanzo La Rocca dei Silenzi. Voglio sperare che in realtà i signori de Il Sole 24 Ore il libro non l’abbiano neanche visto in fotografia. Altrimenti, se i loro pareri sono fondati e autorevoli in economia come in letteratura, noi della Barca dei Gamberi, che investiamo seguendo i loro consigli tutti i soldi che ci passa la CIA per denigrare ingiustamente gli autori italiani, allora siamo fritti.

Le tensioni emotive dei personaggi di cui parla il più diffuso giornale economico in Italia corrispondono al fatto che, appena uno apre bocca e dice una cosa, qualsiasi cosa, per quanto insignificante, c’è qualcun’altro (di solito il protagonista) che lo prende a pesci in faccia e cerca di farlo sentire un idiota. Praticamente, è come il forum di FantasyMagazine, o se preferite una trasmissione di Maria De Filippi.

In sintesi, i personaggi de La Rocca dei Silenzi sono insopportabili. Non mi era mai capitato prima di leggere un romanzo sperando che i protagonisti crepassero ad ogni pagina.

Esempio di dialogo tipico tra i personaggi della Rocca dei Silenzi:

“Non sarà facile accendere un fuoco, oggi”, disse Mordha, rompendo un ramo e il silenzio.
Vòrak lo fissò. “Risparmiami i tuoi giochetti psicologici, straniero. Dici sempre e solo cose rilevanti… Non sono scemo.”

Mah! Cosa càspita avrà voluto dire?

Eviterò di sottolineare, per non sembrare pignolo, che un Nano può dire psicologici solo se nel suo mondo è esistito Freud o un suo equivalente… ach, ormai l’ho sottolineato.


freud.jpg
Sigmund Freud – non è uno zio materno di Pipino Tuc.

Ogni tanto c’è qualcuno che, completamente fuori contesto, pensa cose del tipo:

“Sono circondato da un branco di idioti e di bastardi, e i pochi meritevoli mi si rivoltano contro!”

Il lettore resta disorientato, e l’unica cosa che gli viene da pensare è che l’autore quella mattina si è svegliato con le palle girate.

Nella buona letteratura, la presenza dell’autore dovrebbe sentirsi il meno possibile. I personaggi dovrebbero vivere di vita propria, reagendo di fronte alle situazioni che gli si prospettano come se davvero fossero dotati di volontà autonoma e vere motivazioni. Ne La Rocca dei Silenzi, invece, la presenza dell’autore raggiunge ben presto livelli ingombranti. Troppo spesso succede di imbattersi in pensieri dell’autore che egli infila nella testa e nelle bocche dei personaggi, che si riducono a pretestuosi pupazzi nelle mani di uno a cui scappa di far della filosofia. Quando, a pag 332, leggo che:

Non esisteva vita senza morte, né morte senza vita; l’una dava valore all’altra e viceversa. Qual era il valore delle cose assolute? Era nullo o incomprensibile.

cosa devo fare? Sacrificare un capretto alle Muse per ringraziarle di avermi condotto a queste originalissime perle di saggezza, o andare a chiedere i soldi indietro al libraio? Non sono andato a cercare l’ago nel pagliaio, il libro è pieno zeppo di menate come questa. Se avessi dovuto riportarle tutte, questa recensione avrebbe superato le 90 pagine.

Consiglio agli aspiranti scrittori: non temete che la vostra ricca e complessa personalità non emerga abbastanza dalle pagine che scrivete, perché succederà il contrario. Per quanto cercherete di nascondervi, le vostre idee su questo o su quello verranno sempre fuori anche se non volete. E’ normale finire a scrivere sempre di se stessi, e per questo bisognerebbe cercare di evitarlo il più possibile, perché può succedere che ciò che voi ritenete un’intuizione fondamentale a qualcun altro sembrerà una banalità gratuita.

Consiglio agli aspiranti scrittori (e due): non cercate di fare gli originali a tutti i costi. I maghi si possono chiamare anche stregoni, incantatori, e via discorrendo. Non fate come D’Angelo che li chiama fruitori di magia, perché quella è terminologia da Ministero delle Imposte. Parimenti, l’ascia con due lame si chiama bipenne. Se la chiamate ascia bilama come fa D’Angelo, chi legge pensa subito alla schiuma da barba.

bipenne.jpg
Ascia bipenne
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Rasoi bilama per signore. Non abusatene, perché altrimenti vi vengono dei peli come un nostromo. Meglio la ceretta, anche se fa male.

La scrittura.
Dicevo all’inizio che onestamente chi sostiene che D’Angelo non sa scrivere dice il falso. Non sa scrivere opere di narrativa, che è una cosa diversa. Ciò che mi disturba di più è che manca qualsiasi tipo di variazione nel tono della narrazione. Leggendo, si finisce ben presto per assuefarsi ad uno standard assolutamente monocorde, sempre greve e drammatico. Non c’è, in tutte le 450 pagine del romanzo, un solo momento dove la tensione nel tono del discorso si sciolga per un attimo prima di ripiombare nell’abisso della disperazione. Manca, cioè, un alternarsi di emozioni capace di tenere viva l’attenzione. Inoltre, adottare un tono drammatico non basta certo a creare il dramma, e questo è uno degli equivoci più grossolani in cui cade D’Angelo. Non è che perché tutti ripetono di continuo “Ah, quale sarà la soluzione del mistero?” allora c’è un mistero. Il mistero lo devi creare, mostrare al lettore, non semplicemente far dire che c’è un mistero a tutti quelli che passano di lì. L’altro aspetto veramente indigesto è appunto la ripetitività. I personaggi di D’Angelo sono in buona misura dei maniaci ossessivi, e l’autore non fa altro che raccontarci quello che hanno nella testa. Essendo dei maniaci ossessivi, pensano sempre le stesse cose, e così anche il romanzo finisce ad ogni pagina per ripetersi fino alla nausea.

L’azione.
Le scene di azione di svolgono per buona metà del libro nei sotterranei della famigerata Rocca dei Silenzi. Ecco, tutta questa parte sembra pari pari il resoconto di un videogioco, un RPG tridimensionale stile Dungeons & Dragons, coi guerrieri sistemati in testa al gruppo a menare e far da scudo e i maghi dietro a tirar magie. Si vaga per tunnel, scale e corridoi, poi si arriva alla sala da cui partono altre tre gallerie, allora che si fa? Destra, sinistra o centro? Quale porterà al livello successivo? Il tutto condito da scontri con gruppi di mostricci vari da affettare. I personaggi stessi, sembra che vadano ad infilarsi in tutta questa carneficina assurda solo perché qualcuno li spinge avanti col joystick. Questa parte del romanzo è, d’altra parte, anche quella che dovrebbe essere caratterizzata da una più alta tensione drammatica. Dato che a renderla drammatica con l’azione D’Angelo proprio non ci riesce, ripiega sul tono. Ma il tono del racconto è sempre stato già fin troppo drammatico, fin dalle prime pagine. Trovandosi nella necessità di dover essere ancora più drammatico, l’autore viene preso dalla smania di far poesia. Vi faccio un esempio. Voi credete di respirare, vero? Ah ah ah, poveri stolti. Voi siete costretti a quel dentro e fuori d’aria (pag. 335).

PAURA, EH? Lo sentite l’orrore cosmico attanagliarvi le viscere, mentre siete costretti a quel dentro e fuori d’aria, cani maledetti? Rhaaaaaaahh!

Paura, eh?
Paura, eh?

La trama.
La trama è esile, prevedibile, priva di intreccio. Gira intorno ad un mistero che è un mistero di Pulcinella, perché si capisce dove si andrà a parare fin dalle prime pagine. Mancano totalmente svolte narrative e colpi di scena. I personaggi fanno cose di cui non si capisce assolutamente il senso, e l’impressione è che senza il famoso joystick di cui parlavo prima tutti sarebbero morti serenamente di vecchiaia nel loro letto. Come ho già detto, l’autore cerca di sopperire alla mancanza di una vera tensione drammatica adottando un tono esageratamente drammatico, sempre sopra le righe. L’effetto è che ci si assuefà già a pag. 50, e ci si annoia per le restanti quattrocento.

In tutta la seconda parte, ho sbadigliato fino a slogarmi la mandibola. Si arriva in fondo pensando: non è possibile che vada così come mi aspetto, vedrai che arriva la sorpresa, il colpo di scena. Si arriva in fondo, e la sorpresa è che non c’è nessuna sorpresa. Piuttosto originale, come soluzione narrativa. Chissà perché non ci aveva ancora pensato nessuno. Chiediamocelo.

La struttura narrativa.
La struttura narrativa l’avrei definita un guazzabuglio, ma poi mi dicono che uso parole difficili, e allora dirò che è un troiaio. Comincia con uno strascico di fatti accaduti anni prima dove si è svolto il vero inciting incident, in un altro romanzo che nessuno ha mai scritto. Poi c’è un inizio, uno svolgimento dove succede ben poco e una fine parziale, dove succede esattamente ciò che si è detto che sarebbe successo fin dall’inizio. Poi c’è un altro inizio, uguale al precedente, uno svolgimento dove succede a ripetizione sempre la stessa cosa, una fine (parziale) di nuovo tutta secondo i piani, e un altro bello strascico. Per la serie Aristotele era un idiota, perché voleva un inizio, uno svolgimento e una fine. Con una struttura come quella de La Rocca dei Silenzi, nessun genio della letteratura avrebbe potuto tirare fuori qualcosa di decente. L’autore avrebbe quindi una parziale giustificazione, se non fosse che anche questa struttura se l’è pensata lui.

Insomma, lasciatemi dire che far compiere ai protagonisti due volte lo stesso lungo viaggio (dove per due volte significa due all’andata e due al ritorno) nel giro di pochi giorni, impiegando capitoli su capitoli, non è una buona soluzione narrativa. Chiunque, chiunque, chiunque (ripeto: chiunque) capisca qualcosa di letteratura al posto mio direbbe che le ripetizioni vanno evitate.
Non è una buona idea nemmeno far fare ai protagonisti dei piani all’inizio della storia, e poi far andare tutto secondo i piani, per quanto insensati. I piani stessi poi sembrano quelli di due ragazzini che discutono la strategia per superare il livello più bastardo del videogioco, ma questo ormai si era capito, credo.

La magia.
Se i maghi devono studiare tanto i libri proibiti per usufruire di poteri magici equivalenti al videofonino e alla torcia elettrica, tanto vale dargli il videofonino e la torcia elettrica.

In conclusione.
In conclusione (sospiro): un peso specifico di una tonnellata per centimetro cubo, un purissimo distillato di noia invecchiato in botti di rovere. Mentre leggevo, non sono mai riuscito ad andare avanti per più di tre pagine alla volta, e io sono uno che i libri li divora.


Approfondimenti:
bandiera IT La Rocca dei Silenzi su Editrice Nord
bandiera IT Sigmund Freud su Wikipedia
bandiera IT Il Sole 24 Ore giornale specializzato in economia

Giudizio:

La scrittura è buona… +1 -1 …finché non vuol strafare.
  -1 I personaggi comandati col joystick, D&D.
  -1 I personaggi che si atteggiano da duri da telefilm con Chuck Norris, ridicoli e insopportabili.
  -1 Ripetitivo fino alla nausea.
  -1 La trama priva di svolte narrative.
  -1 La filosofia da strada.


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59 Comments To "Recensione: La Rocca dei Silenzi"

#1 Comment By Cheese On 29 novembre 2007 @ 16:23

Siete sempre più inutili…

#2 Comment By Federico Russo “Taotor” On 29 novembre 2007 @ 16:26

Tutte le ragioni che hai esposto sono valide, Signor Stockfish. Solo che quegli aspetti che tu non hai apprezzato, li ha apprezzati qualcun altro, credo. Il sottoscritto, per esempio, riconosce nella Rocca tre punti cardine (e, ovviamente, molto positivi, a mio modesto parere): 1. I personaggi e la magia, 2. Lo stile narrativo, 3. Il finale.
I personaggi sono tutti uguali e l’atmosfera è la stessa? Mah. Forse. Se leggi la Divina Commedia ti dici: “Ma parlano tutti come idioti?”, se leggi il Signore degli anelli ti dici: “Possibile che tutti si chiamino come le medicine e siano alti belli e fieri?”, e via discorrendo. Secondo me, Signor Stockfish, hai esasperato all’ennesima potenza normalissimi aspetti.
Poi, i gusti son gusti. A qualcuno piacciono le more, ad altre le bionde. A me piacciono le donne di tutti i colori. :D

#3 Comment By Signor Stockfish On 29 novembre 2007 @ 16:55

@Federico: a me piacciono le donne belle e quelle carine ^_^

#4 Comment By Jim On 29 novembre 2007 @ 16:55

Capitan Spongebob ha presentato la rubrica fissa: Spugnette Mentali

#5 Comment By Gamberetta On 29 novembre 2007 @ 17:29

“Cheese”, per piacere, se vuoi fare il troll postando pareri uguali con nick diversi (“Jim”), almeno cambia PC, altrimenti wordpress ti identifica. Non ho problemi con i troll, ma è umiliante che a frequentare il mio blog ci siano troll stupidi.

#6 Comment By Andrea D’Angelo On 29 novembre 2007 @ 18:10

Oh, bene: “La Rocca dei Silenzi”.
Pensavo che mi sarei un po’ piccato. In fondo, per quanto ci si abitui, comunque ci si resta un po’ male di fronte a stroncature. Invece no, questa recensione me la sono proprio goduta (liberi di crederlo o meno). Il Signor Stockfish mi ha strappato qualche sincero sorriso (e non è ironia, non sto dicendo che mi fa ridere lui; ho sghignazzato, qui e là).

La premessa è inutile, ai miei occhi; quasi velatamente offensiva, direi.
Ciò che ho scritto e detto nell’altro “articolo” è qualcosa di totalmente avulso alla scrittura, alle vostre critiche letterarie e a ciò che vi siete ripromessi di portare innanzi in questo sito. Perdonatemi, Signor Stockfish, ma sono una persona ben più matura di quanto mi voglia dipingere lei: so scindere tra sbruffonate sulla vita reale (ancor più condannabili quando parlano di tragedie reali) e critiche a romanzi fantasy.
O lei mette le due cose sullo stesso piano?

Passiamo a ciò di cui siete capaci di occuparvi: romanzi.
Non sto qui a commentare tutto, sarebbe inutile. Scrivo le quattro cose che mi sono rimaste in mente.

La prima è che a lor pescatori di gamberi non s’addice la vaghezza. Quindi, Signor Stockfish – pur ringraziandola della lunga analisi -, gradirei che il primo gambero marcio assegnatomi fosse spiegato con un esempio. Dirmi che so scrivere (e non narrare), finché non esagero, non significa nulla. Gradirei un esempio di “esagerazione”, con tanto di spiegazione. Sempre se ne ha il tempo.

Seconda cosa: i dialoghi.
Proprio l’esempio riportato mi fa pensare che il mio stile l’abbia talmente infastidita (cosa comprensibile: non si può piacere a tutti) da toglierle la lucidità. Era ovvio (e lo è stato per molti lettori, infatti) che il Nano dice quella battuta di risposta perché sa che il sicario vuole parlargli d’altro e non è il tipo da esibirsi in frasi di circostanza. Un momento di sonnolenza causato dalla noia? Sarebbe una scusa accettabile…
Per scrivere dei miei dialoghi quanto lei ha scritto, ci vuol un esempio decisamente più convincente.

Terza cosa. “Psicologici”.
Omettere “psicologici” in un dialogo significherebbe omettere la metà delle parole che i personaggi pronunciano. Ai miei occhi questo è uno dei sintomi di una pedanteria sterile, dietro la quale vi trincerate, inamovibili (beati voi!). Di questo passo si cade nel dover omettere o, per usarlo, nel dover giustificare qualsiasi termine. Non potrei usare il “pino mugo” nelle descrizioni, ad esempio, perché quel nome viene da studi del nostro Pianeta Terra. Trascorrerei metà del mio tempo a inventare nomi strani per tutti gli alberi della mia ambientazione (e poi non avrei più voglia di scrivere una sola riga).

Quarta cosa.
Risibile (e quasi incoerente con l’appunto cui ho risposto in precedenza, direi), l’attacco a “fruitore di Magia”. Pare che adesso gli autori non siano più liberi nemmeno di scegliersi le definizioni che gradiscono, nemmeno in un romanzo fantastico (fermo restando che devono poi usarle con coerenza assoluta lungo l’intero testo – cosa che io ho fatto).

Quinta cosa.
“Bilama”. Ahimè, assolutamente vero. E’ un errore che mi fu fatto notare e che mi fece inorridire. Bilama sarebbe una cosa molto buffa, se non fosse triste (ai miei occhi).
Aggiungo, perché non riportato dalla recensione, anche “nanesco”. Avrei dovuto usare “nanico”. Altra cosa che m’ha dato non poco fastidio, a romanzo ormai stampato.

La cosa che mi colpisce di più è l’accusa all’invadenza di certi pensieri che sarebbero miei, messi in testa ai personaggi. Mah… ci devo riflettere attentamente. L’appunto ha comunque fatto vibrare qualche corda in me e, quindi, deduco, che contiene un certo fondo di verità. Non si sta parlando di tesi che brilla come oro colato, ma è un meccanismo psicologico (qui lo posso usare?) applicato alla narrazione cui devo fare una certa attenzione, direi.
Non condivido la durezza della critica, però. Amo e continuerò ad amare Steven Erikson, ad esempio, che fa filosofeggiare la maggior parte dei suoi personaggi, in modo decisamente più evidente di quanto io stesso faccia. Nei suoi testi è evidente che sono pensieri dell’autore, tuttavia a me piace, e tanto. L’importante è che la coerenza della singola caratterizzazione regga; nel mio caso sono certo di tale coerenza nel mio romanzo (grazie anche a molti riscontri esterni, va aggiunto). Ciò su cui devo riflettere è l’eventuale *eccesso* di “pensieri”.

Tutto il resto.
Libero di pensarla così, Signor Stockfish, ma davvero non trovo nulla di tanto importante o illuminante nelle sue critiche.
Speravo, sono sincero, di essere sorpreso. Non è andata così.

#7 Comment By Fabrizio Valenza On 29 novembre 2007 @ 19:00

In fondo sono divertenti, ‘sti gamberi! Devo ammettere che ho riso leggendo la recensione. Sicuri che non vogliate fare i comici? No, perché come critici sinceramente non avete grandi doti…
Fabrizio

#8 Comment By hertz On 29 novembre 2007 @ 20:34

io il libro non l’ho letto, neppure lo conosco, e sulla recensione chi abbia ragione non m’importa, però quel “Sigmund Freud – non è uno zio materno di Pipino Tuc.” m’ha fatto crepare :D

#9 Comment By Federico Russo “Taotor” On 29 novembre 2007 @ 21:13

Come ho già avuto modo di dire, mi piace seguire Gamberi, pur non condividendo alcune idee. Ma Andrea mi ha dato lo spunto per il mio prossimo post. Ovvero: il diritto dell’autore (non il copyright): fare una scelta personale e non doverne essere accusato. Suona un po’ male detto così, ma penso abbiate capito… :D

#10 Comment By Signor Stockfish On 29 novembre 2007 @ 21:13

Caro D’Angelo, non vedo come la premessa possa essere offensiva per lei, perché riguarda la mia persona e non la sua, il mio modo di agire e non il suo. La premessa sta lì per dire che la recensione è stata scritta parecchio tempo fa, tutto qui.

Rispondo ora sui punti.

1) Un esempio di esagerazione è proprio quel banale atto di respirare che in un contesto dove tutto deve essere per forza tremendo diventa “costretti a quel dentro e fuori d’aria”.

2) Se si sta raccogliendo legna per il fuoco in una giornata umida, parlare delle difficoltà di accendere un fuoco in una giornata così è un discorso del tutto pertinente, non una frase di circostanza. Magari non ricorda bene cosa ha scritto, ma questa è la prosecuzione del dialogo:

“Che tu abbia ancora la lingua è rilevante”, ribatté Mordha, serio.
“Per me no”, commentò il Nano.
Non dissero altro e continuarono a cercare lungo il limitare di Okrad, la Barriera Scura, e un poco più dentro di essa.

A parte che a capire cosa accidenti voglion dire quelle due frasi ci vuole una lucidità che magari alla mia veneranda età non posso più avere, ma dov’è finita la cosa di cui Mordha voleva parlare al nano? La risposta del nano l’ha inibito?

3) “Risparmiami i tuoi giochetti, straniero” non avrebbe avuto lo stesso significato di “Risparmiami i tuoi giochetti psicologici, straniero”? Non sente come suona meglio? Il pino mugo non sta in un dialogo, e anche se ci stesse sarebbe la traduzione del nome che gli abitanti di quel mondo danno a quel tipo di albero, niente di strano. Il fatto che invece un personaggio usi il termine “psicologici” significa che esiste in quel mondo la scienza che noi chiamiamo psicologia. Ma allora non si capirebbe come mai metà dei personaggi non sono in terapia ;)

4) Se piace a lei, contenti tutti. A me però sembra burocratese. Modulo 41bis – detrazioni fiscali per fruitori di magia ed assimilati secondo il Dlg. 180/91 e successive modifiche.

Non avevo la pretesa di stupire lei, né di stupire nessun altro. Le recensioni, di solito, non sono rivolte all’autore ma ai lettori, e non hanno pretese di stupire.

#11 Comment By Gamberetta On 29 novembre 2007 @ 21:51

Non ho letto La Rocca dei Silenzi, perciò non posso dare alcun giudizio sull’opera. Però mi sembrava brutto, proprio in quest’occasione, rinunciare ai miei doveri nei confronti del Vitello D’Oro Dio Sarcasmo.

Dunque mi sono fatta prestare il romanzo in questione e ho sbirciato qualche pagina qui e là, in cerca d’ispirazione. L’ho trovata nella “NOTA DELL’AUTORE”.
In tale nota l’autore spiega il suo modo di vedere il fantasy, quale occasione per parlare delle tematiche contemporanee. Tematiche che l’autore affronta con indubbia profondità, partendo da domande degne delle elementari, cito:

la manipolazione genetica [...] è cosa buona o cattiva?

Ma guarda, io la preferisco al sangue con sale, pepe e contorno di cipolle, ma anche liscia non è male.

Nondimeno affrontando il dilemma, ho scoperto il motivo recondito che mi ha spinto a scrivere questo romanzo.

Quale potrebbe essere il motivo recondito di Andrea D’Angelo?

Il motivo è la pecora Dolly…

No comment

…cui va tutto il mio commosso affetto.

Il tuo commosso affetto dovrebbe andare ai quei mille benefattori che hanno comprato ‘sta porcata, non a una pecora!

Forse il suo belare nascondeva più dolore di quanto sembrasse a noi umani, lei che è stata vittima di un invecchiamento precoce.

Sì, povera pecora Dolly! Ma non solo lei è vittima della Malvagità Scientifica, D’Angelo guarda oltre gli ovini! Mi pare di aver capito che stai scrivendo il seguito della Rocca, pensa ai maiali!
Non lo senti il loro lamento? Il disperato grufolare dei maiali fosforescenti?!
Gli scienziati di Taiwan creano tre maiali fosforescenti
Non ti sembra di vederli ogni sera, sotto casa tua, brillare nel buio, gli occhi tristi, il musino sfigurato dal dolore, più umani di quanto potrebbe mai esserlo un ingegnere genetico cinese? Non abbandonarli! Il seguito della Rocca deve gridare un NO! senza se e senza ma contro tali abomini!

Mi chiedo cosa accadrà al primo essere umano che subirà la stessa sorte.

Gli accadrà di non essere tirato sotto in autostrada una qualche notte perché fosforescente!
Seriamente, D’Angelo, che cosa diamine pensi che gli accadrà? Il professor Barnard, prima di tentare il trapianto cardiaco su un essere umano, sperimentò sui cani. Ha ammazzato 50 cagnolini (con gli occhioni umidi, la lingua fuori, quell’espressione indifesa) e poi ha operato Louis Washkansky. L’operazione riuscì ma il paziente ci lasciò le penne dopo 18 giorni.
Il primo uomo clonato è probabile faccia la stessa fine, magari morirà subito o magari tirerà avanti qualche anno prima di schiattare fra atroci dolori per qualche complicazione imprevista. E allora?
Se non riesci neanche a immaginarti fin lì, il fantasy non è proprio il tuo genere.

E per finire, un piccolo sacrificio anche all’altare della Dea Esterofilia.
Sullo stesso tema delle manipolazioni genetiche sono stati scritti decine di romanzi. Per esempio Michael Crichton nel 1990 ha scritto il divertentissimo Jurassic Park. Quindici anni dopo è arrivato D’Angelo con La Rocca dei Silenzi. Ognuno ne tragga le sue conclusioni.

#12 Comment By Ebbasta! On 30 novembre 2007 @ 02:44

L’Autore, prima di rispondere piccato, dovrebbe capire che:
a) “psicologico” non è una scelta lessicale, è un puro e semplice “anacronismo”, è come quando vedi Maciste con l’orologio.
b) fruitori di magia è semplicemente – e unicamente – BRUTTO. non è una questione di gusti. non è una scelta stilistica. è BRUTTO. stop.

#13 Comment By makkox On 30 novembre 2007 @ 04:42

I libri non lo so, ma se pubblicassero recensioni e commenti di ‘sto sito, me li comprerei in doppia copia: una da leggere e farci le orecchie, l’altra per adorarla sul suo scaffalino!
Mak

#14 Comment By Jim On 30 novembre 2007 @ 09:27

Gamberetta, la mamma ti chiama. Il biberon è pronto.

#15 Comment By Andrea D’Angelo On 30 novembre 2007 @ 10:31

“Il tuo commosso affetto dovrebbe andare ai quei mille benefattori che hanno comprato ‘sta porcata, non a una pecora!”
Immaginate una bella foto a colori di una ragazzina piagnucolosa che urla, pestando i piedi.
Didascalia: scritto da un’attenta lettrice che ha sfogliato il romanzo, dichiarando di non averlo letto.
E dopo lor Signori vengono a dirmi di essere uno che non vede l’ora di trovare il pelo nell’uovo dei vostri post per venire a criticarvi? Forse non si rendono conto di cosa scrivono.
Ma va bene così. Beata la supponenza: sta bene e si sottolinea da sola.

@Signor Stockfish.
Scrivo a favore di coloro i quali hanno la sua veneranda età (ora capisco molte cose: davvero veneranda, immagino). La cosa rilevante in quel dialogo era proprio il fatto che il Nano avesse ancora la lingua. La ridesto, perché si dev’essere assopito a lungo durante la lettura. Non se ne accorse, Signor Stockfish, ma, dopo ciò che è successo, il Nano Vòrak non ha più parlato. Ma è certamente dovuto al testo soporifero; mi scuso personalmente, dunque, essendone l’autore.
(Continuo a non capire perché lettori annoiati, irritati terminino i libri che li fanno sentire così: siete dei masochisti? L’unica spiegazione è che non vedete l’ora di terminarlo per poterlo poi fare a pezzettini. Ossia, accusate me di ciò che voi bramate di fare. Sempre che ne abbiate la forza. Se vi manca, non lo fate e passate all’azione dopo aver “sfogliato”. In una parola: criticoni, non critici.)
Seconda cosa, Signor Stockfish: in una recensione pubblica scrive una premessa per lei stesso? Buffo. Cosa le fa pensare che ci interessi sapere cos’ha deciso di tagliare della sua recensione? O mette la parte, perché importante, o la toglie perché andava tolta e non la cita nemmeno. Brutta cosa i rimpianti.
Comunque no, mi spiace, non è una replica credibile. Lei ha scritto cose chiare nella premessa, dicendo d’aver tagliato una parte della recensione, affinché non si pensasse che ce l’aveva personalmente con me. E, a riguardo, ribadisco quanto scritto nel mio precedente commento.
Terza e ultima (e mai più) cosa. “Quel dentro e fuori d’aria”: grazie per aver ribadito quali sono le esagerazioni per lei. Mi sento sollevato.

@Ebbasta!
Forse le sfugge che un autore non scrive “fruitori di Magia” con la pretesa di far piacere la cosa a tutti. In ogni caso lei non è nessuno, ancor meno visto che non ha nome e cognome (quanto urlano forte i codardi), per pretendere che ciò che per lei è brutto lo sia ebbasta! Apra gli occhi: il mondo va avanti con o senza di lei.

La cosa è molto semplice, come ho sempre detto: piaccio, mi si legga ancora. Non piaccio, non mi si legga più.
Ci guadagnamo tutti. Grazie.

Immagino che qualche illuminato capisca perché non è più possibile che io sprechi il mio tempo in questo blog. Qualcuno davvero crede che io possa star qui a perdere tempo prezioso? Dopo commenti come quelli di Gamberetta? (E speriamo non si stupisca che io la ritenga poco autorevole!) Dopo aver letto un’altra recensione “professionale”, firmata da un nomignolo che fa premesse pubbliche per se stesso?

Il mondo è libero, per fortuna. Posso continuare a scrivere i miei romanzi e, forse, pubblicarli come fatto in passato. I pescatori di gamberi, qui, possono continuare a gongolarsi nella gloria dei criticoni senza volto.
Quello che dovevo dire, l’ho detto.
Ciao a tutti.

#16 Comment By Signor Stockfish On 30 novembre 2007 @ 11:36

Oh, D’Angelo, non faccia finta di non capire, per favore. Con ‘sta cazzata di dire che scrivo premesse per me stesso lei mi vuol far passare per matto, ma io non ci sto mica. Ho detto che la premessa parlava di me, non che era scritta per me. Su, andiamo!

Sì, ho detto che ho tagliato quella parte perché poteva dare adito a credere che fosse un attacco personale. E allora? Dov’è il problema?

Ho già spiegato perché ho continuato a leggere: mi aspettavo una sorpresa, un colpo di scena che potesse in parte riscattare il resto. Ho fatto male a non fidarmi dei vecchi proverbi secondo i quali il buongiorno si vede dal mattino.

Sul dialogo tra il nano e quell’altro: io ancora non ho capito cosa straminchia volevano dire, pur essendomi classificato, ai miei tempi, primo su 171 candidati ai test di ammissione all’università (erano test di logica). Evidentemente lei è molto più intelligente di me e del 99,9999% della popolazione mondiale, per cui il consiglio spassionato che le posso dare è quello di abbassare il tiro, altrimenti i suoi romanzi potranno essere godibili solo da parte di pochi premi nobel, con grave danno per le vendite.

#17 Comment By Jim On 30 novembre 2007 @ 12:14

Anche il buongiorno di questo blog si vedeva dal mattino. Gamberetta quando torna? Ha finito la poppata?

#18 Comment By marcy On 30 novembre 2007 @ 12:27

Non amo le polemiche ma non riesco a resistere alla tentazione di intervenire.
Il libro di Andrea d’Angelo mi ha annoiato, molto, la recensione di Gamberetta mi ha divertito.
Non sò se comprerò altri libri di questo autore ma certo continuerò a leggere i pescatori di Gamberi, recensori cattivi, spassosi e affilati.
Il fatto è che condivido buona parte di ciò che dicono… che ne sarà di me? finirò all’inferno, condannata a mangiare gamberi?
Ciao Marcy

#19 Comment By Jim On 30 novembre 2007 @ 13:23

marcy, non so cosa sarà di te. Ora che torna Gamberetta lo chiediamo a lei. La poppata l’ha finita ma ora è al cambio pannolino.

#20 Comment By Gamberetta On 30 novembre 2007 @ 13:50

@D’Angelo. Evidentemente non ci capiamo, dopo che hai dedicato il tuo romanzo a una pecora, tutto quel che viene prima perde senso, e pure quello che vien dopo. E certo è un discorso profondo. Non era così? Io ho letto solo la nota e l’ho commentata; come tu mi insegni, non solo basta e avanza per giudicare il resto, ma anche per giudicare la persona che l’ha scritta.

In quanto al tuo prezioso tempo, mi hai spezzato il cuore. Appena tornata da scuola ho letto il tuo commento e sono corsa a piangere da mio fratello (mamma è fuori). Sono disperata: ora che l’esimio autore di capolavori quali L’Arcimago Lork non frequenterà più il blog, non ci resta che chiudere!
D’Angelo, è supponente e sprezzante continuare a sottolineare, come fai in ogni singolo tuo commento, che non hai tempo. La prima volta può essere preso come un complimento, la seconda anche, la terza pare che ti si debba ringraziare. Il tuo tempo non è più prezioso di quello altrui, e di sicuro non del mio. Perciò, se vuoi leggerci bene, non vuoi bene uguale, se vuoi commentare, commenta, se non vuoi, bene uguale, è tutto come preferisci, una cosa però ti posso dire per certa: nessuno verrà a pregarti.

@makkox. Grazie! Ti ringrazio anche per gli altri commenti che hai lasciato in altri articoli. È bello pensare che qualcuno alle cinque di mattina preferisca leggere quel che scriviamo piuttosto che andare a letto.

@Marcy. Sì, San Pietro si è già segnato sul suo libro nero: “Marcy è d’accordo con chi critica il vate D’Angelo.” Penso le porte dell’Inferno si stiano schiudendo…

#21 Comment By Signor Stockfish On 30 novembre 2007 @ 14:35

@Makkox: mi associo ai ringraziamenti. Quello sulla torta di mele è un commento davvero lusinghiero, molto al di là delle più rosee aspettative ^_^

#22 Comment By Jim On 30 novembre 2007 @ 15:02

Ops. E pensare che si era appena cambiata. Ora ha aperto bocca ed è tutto da rifare.

17 anni, e si illude di darla a bere al mondo.

#23 Comment By StarEnd On 30 novembre 2007 @ 15:09

Chi si rivede su queste pagine, StarEnd ! (e chi è O_o, nulla, ero solo intervenuto nella recensione de “I boschi della Luna” ;) )

Comunque sia, scrivo per amore della discussione e del sincero confronto. Non voglio schierarmi con lo scrittore o con i recensori, volevo solo far notare alcune cose importanti, a mio modesto parere,ovviamente.

StockFish e Gamberetta scrivono recensioni molto piacevoli da leggere, a volte più per lo stile che per il contenuto (indipendentemente dalla sua qualità!). Mi sembra anche di notare un evidente effetto “comico”, noto “trucchetto” usato in molte occasioni: quando esponiamo una tesi, e lo facciamo facendo divertire/ridere gli ascoltatori, ecco che riusciamo spesso e volentieri a risultare più convincenti.
Non vi viene in mente berlusconi? :) O i film ove una persona che prende in giro l’altra accoglie maggiore consenso di quella schernita, se quest’ultima è seriosa e dice cose assai valide. Succede nei film, ma a quanto ho visto, per mia esperienza, anche nel mondo reale.

Del resto i recensori vogliono scrivere con sincerità le loro opinioni, e questo è assolutamente encomiabile, va detto. Temo però che pecchino un po’ troppo di infallibilità, “trincerandosi” dietro al fatto che è un loro parere, o che con un attento uso delle parole loro giudichino l’opera e non l’autore.
Oddio questo sarebbe anche tecnicamente vero, però la realtà è una cosa spesso diversa dalla teoria, e ci si ritrova a risultare supponenti ed assai poco umili.

L’autore del resto (come qualsiasi autore) vuole difendere la propria “creatura” letteraria. Egli ha speso spesso molto tempo per scriverla, facendo del suo meglio, sperando di fare un po’ di successo… lo capisco.
Del resto l’autore non impone certo con la forza l’accettazione della sua opera da parte dell’editore, e la sua pubblicazione. Se tutto ciò gli viene reso disponibile, che fa, rifiuta? Anche se sapesse che la sua opera non è certo perfetta chi avrebbe l’onesta mentale di dire “no non me la pubblichi perchè non è bella”. Senza contare il fatto che è dura pensarla così, visto che la stesura di una propria opera in genere equivale a considerarla con occhio positivo.

L’unica ingiustizia in questo mondo dello scrivere è che il lettore spende i suoi soldi senza sapere che prodotto sta comprando, e se il prodotto lo soddisferà. E’ come acquistare una macchina senza sapere il chilometraggio, cilindrata, optional, etc etc…

Ovviamente questa cosa non si può cambiare più di tanto, il libro è fatto e rimarrà così, comprarlo è spesso un piccolo terno al lotto. C’è di buono che se va male non avremo speso cifre folli (seppur non certo da buttare, intendiamoci, non sputo sui soldi).

Insomma mi piacerebbe che le vostre recensioni siano meno taglienti e meno “cattive”. Continuate ad essere sinceri ed onesti, che è un ottimo pregio, però eliminate quel tono che a mia visione sembrebbe lecito solo se l’opera vi fosse stata rifilata con la forza.

Ciò che non vi piace non lo leggerete più, e lo direte agli altri se volete, ma non lamentatevi. E’ qui il punto, voi non criticate, ma vi lamentate.

Poi per carità, non posso certo pretendere di cambiare le persone, ed ognuno è libero di comportarsi in questo senso come più vuole. Mi piaceva però esporvi la mia visione della questione :)

Saluti!
Marco

#24 Comment By Signor Stockfish On 30 novembre 2007 @ 17:37

Ciao Marco, che un pitbull ti possa morsicare le balle per avermi accomunato seppur lontanamente a Berlusconi :))
Lui fa ridere solo quando cerca di fare il serio ;)

Insomma, il succo del tuo discorso è che non bisogna prendersela con gli autori, ma eventualmente con gli editori che li pubblicano. Be’, hai anche ragione. In realtà qui si criticano le opere, non le persone, e quindi ci sta quello che dici tu. La critica a un libro può essere tranquillamente vista come rivolta all’editore che ce l’ha rifilato più che all’autore, che ovviamente se l’ha scritto lo considererà splendido. L’autore se vuole può offendersi o meno e decidere se qualche critica è fondata o meno. Un esempio è il “fruitori di magia”: posso farci sopra del sarcasmo o meno ma è e resta ripugnante. D’Angelo dice che io ero mezzo assopito mentre leggevo, ma all’editor il romanzo deve aver fatto lo stesso effetto soporifero per non averglielo segato via e sostituito con un onesto “maghi”.

————————————————

Oggi mi son detto: ma sarò così fuori dal mondo io ad essermi annoiato allo sfinimento con questo romanzo e ad averlo trovato insensato? Sono andato a vedere i commenti dei lettori su IBS. Il mio occhio esperto nel cogliere anche una sola sardina in mezzo a un banco di acciughe ha subito visto che c’era qualcosa di strano nella distribuzione dei voti. Ho compilato un piccolo istogramma, dove ho riportato per ciascun punteggio il numero di voti che ha preso, rappresentati con degli asterischi. Lampante, no?

1/5 ****
2/5 ******
3/5 ****
4/5 **
5/5 ************

L’anomalia nella distribuzione è saltata evidente anche agli occhi dello scimpanzé Bongo.

Forza Jim(Cheese), ce la puoi fare anche tu! Se indovini ti regalo la mia copia del libro, spese di spedizione a mio carico (e voialtri non suggerite).

#25 Comment By Jim On 30 novembre 2007 @ 17:44

Il parallelo con Berlusconi viene anche a me, signor Stokazz (e mollatelo un pochetto che poi diventi cieco).

#26 Comment By Signor Stockfish On 30 novembre 2007 @ 18:10

Ah ah ah, sei proprio forte! ^_^

#27 Comment By by Ax On 30 novembre 2007 @ 20:05

Capisco e concordo.
Un illuminato.

#28 Comment By Signor Stockfish On 3 dicembre 2007 @ 11:14

Sempre per la serie “avrò dei gusti strani io” + “voti farlocchi” sono andato a vedere anche i commenti su BOL

http://www.bol.it/libri/scheda/ea978884291357.html#COMMENTI

#29 Comment By Miserogamberettoinsapore On 10 marzo 2008 @ 23:04

Salve a tutti! Leggendo questa recensione sono rimasto colpito dal commento contro il termine “Psicologici” e “Sigmund Freud”.
Ora, io non ho letto il libro di Andrea D’Angelo (per cause di forza maggiore, nelle mia città non lo vendono) quindi non voglio prendere le sue difese, ma credo sia un commento eccessivo.
Dite che è un termine fuori contesto, ma permettetemi di farvi notare che un errore simile l’ho ritrovato anche ne “Il signore degli anelli” (aaaaaaargh Dio Tolkien mi fulminerà adesso).

Nel capitolo “Molti incontri” tra le prime righe Gandalf dice questa frase :”Anzi, per essere precisi, del mattino del 24 ottobre”.

Ottobre?

Il nome Ottobre deriva dal calendario romano e nella Terra di Mezzo gli antichi romani non c’erano! Ricopio qui una descrizione che ho trovato in un sito : Analizzando i nomi dei mesi dell’anno si potrebbe arrivare subito alla conclusione che Settembre corrisponde a 7, Ottobre a 8, Novembre a 9 e Dicembre a 10…ma cos’è successo? perché non corrispondono all’ordine giusto?

Tutto inizia dal primo calendario utilizzato dai romani, un calendario lunare che iniziava con l’equinozio di primavera e durava 10 mesi: Martius, Aprilis, Maius, Junius, Quintilis, Sextilis, September, October, November, December. Da qui l’ovvio nome dei mesi, secondo la successione.
Ma questo calendario non coincideva con nessun ciclo naturarle.

Molti secoli dopo il re romano Pompilio, modificò il calendario creando un periodo di 355 giorni con 12 lunazioni, aggiungendo alla fine altri due mesi “Ianuarius” e “Februarius”.
Il calendario aveva ancora un elevato sfasamento temporale rispetto alle stagioni che costringeva ai sacerdoti a togliere e aggiungere giorni.

Quindi, dal vostro punto di vista, anche questo dovrebbe essere considerato come un errore ma nessuno critica Tolkien per questo (e nemmeno io).

Se posso, vorrei fare un altro esempio. Uno degli oggetti che si vedono più frequentemente nei libri e giochi fantasy sono le monete d’oro.
Vi informo che nessun personaggio di un libro fantasy può dire “moneta” per un semplice motivo: Il termine “Moneta” deriva dal fatto che la Zecca di Roma attorno al 100 d.c si trovava sul Campidoglio vicino al tempio di Giunone Moneta e si iniziò a indicare la Zecca col termine “Ad Monetam” e da qui anche la consuetudine di chiamare i soldi “Monete”
Se non mi credete vi rimando al libro di Alberto Angela, una giornata nell’antica Roma pagina 57.

Ho scritto tantissimo! Chiedo perdono per questo! Volevo solo dire che io leggo la vostra critica con molta attenzione, a volte trovo i commenti molto intelligenti e mi trovo d’accordo con voi. Ma a mio parere ogni tanto fate osservazioni che sembrano eccessivamente pignole (come quella su psicologici) e la vostra critica ne perde.
Il mio non vuole essere un commento ma piuttosto un cosiglio, credo che le vostre osservazioni otterrebbero un risultato migliore se non sembrasse che cercate a qualsiasi costo di trovare un errore.

Spero di non aver annoiato nessuno con il mio commento :(

#30 Comment By Stefano On 11 marzo 2008 @ 11:48

Recensione a parte, a proprosito di quello che dici, io ne farei una questione di “immaginario”.
Quando parlo di moneta, penso all’oggetto, non all’etimo della parola. Quando leggo “Ottobre” penso a un mese preciso non alla radice della parola. Se leggo il termine “psicologia” magari, un pensierino a Freud o a un moderno strizzacervelli posso farlo, anche se non mi scandalizzo sull’uso di questa parola. Mi colpì, invce, il Vaff… presente nel romanzo. Se ne discusse molto su FM: credo ancora che stoni, ma… de gustibus

#31 Comment By Gamberetta On 11 marzo 2008 @ 15:40

Dipende anche dalla sensibilità del pubblico/scrittore. Ad esempio un “sadico” in un romanzo fantasy non penso dia molto fastidio, ma un “stacanovista” è tutt’altra faccenda, eppure l’etimologia è analoga (il Marchese De Sade / il minatore Stakhanov).
In generale l’importante è che lo scrittore sia consapevole di quel che fa. Se un personaggio dice a un altro che è un “figlio di buona donna”, non è sbagliato in sé, sono però implicite tutta una serie di considerazioni sociali e culturali che poi devono riflettersi nell’ambientazione.
Lo stesso per “psicologo”: può anche andar bene, ma se i personaggi usano tale termine delineano un tipo di civiltà con connotazioni ben precise.

#32 Comment By mhrrr On 11 marzo 2008 @ 16:44

@gamberettoinsapore: hai perfettamente ragione su tutto.
non so come in certi libri abbiano la faccia tosta di usare termini come “lui” (dal latino ille) o “spada” (lo spathe greco era fatto diversamente e, a differenza della katana, la spada medievale NON è un’arma da taglio), per non parlare di pergamene (da Pergamo) ed è incredibile come tutti impieghino un certo numero di forme del verbo essere (sai, non è affatto detto che debba esistere in tutte le lingue). a meno che…
a meno che, esistendo in un qualsiasi mondo fantasy la moneta (il soldo, chiamalo un po’ come ti pare) proprio uguale a quelle cose che venivano coniate vicino al tempio di giunone, ed essendo semplicemente idiota usare al suo posto la parola klutz (o qualsiasi altra parola), in generale gli autori preferiscano usare le parole a disposizione della lingua italiana. proprio come “moneta”. tolkien, che a differenza di altri autori non ha creato un mondo (astro)fisicamente diverso dal nostro, si appoggia sui nostri mesi. se ce ne sono 12 su arda, e durano quanto i nostri, perché sbattersi a cambiargli nome? (in realtà fa anche quello, rinominandoli secondo i vari idiomi parlati nella terra di mezzo, ma sono solo rinominazioni, non entità differenti).
la parola “psicologia” è diversa, in primo luogo perché è recente (a meno che non la si intenda come studio delle farfalle, ma non so quanti l’hanno fatto prima e dopo il 1890), in secondo luogo perché presuppone non una traduzione di un termine (che ha già evidentemente un referente nel mondo finzionale), ma la presenza di un’entità specifica del nostro mondo altrove. ovvero, come detto a proposito di “dovresti fare lo scrittore” detto da sennar nelle cronache del mondo emerso: non è illecito che ci siano degli scrittori in un mondo fantasy, ma, poiché il narratore di prosa per professione è una figura mooolto recente e decisamente distante dall’immaginario fantasy condiviso, se ci sono scrittori l’autore deve render conto di questa specificità della sua creazione. idem per la psicologia: se d’angelo ha in qualche modo reso parte del suo mondo anche l’analisi del subcosciente o quel che cacchio è la psicologia, non si può obiettare alcunché (sarebbe stata la traduzione della qualcosalogia specifica del suo mondo), altrimenti è una sua parola totalmente fuori contesto.
ma sono tutte minchiate teoriche: trovati una donna, fai una grigliata con gli amici, ascolta buona musica.

#33 Comment By mhrrr On 11 marzo 2008 @ 16:48

mhrr, che rabbia. ho cannato un modo verbale (sarebbe stata… nell’ultima parentesi) a causa delle correzioni di un periodo ribelle e della distrazione. lingua del cazzo.
torno alla mia grigliata.

#34 Comment By Miserogamberettoinsapore On 11 marzo 2008 @ 19:56

@mhrrr: Non era mia intenzione contestare ogni parola che possiamo trovare in un fantasy, probabilmente potremmo andare avanti all’infinito. Ritenevo che “psicologici” non fosse un errore poi cosi grave e ho provato a fare un esempio qualsiasi per dire che ci sono altre parole che possono essere viste fuori contesto.
Ma mi pare che non sia l’opinione di altri più critici di me, forse sono stato troppo superficiale. Lo terrò presente per il futuro e starò più attento.

(posso venire alla tua grigliata?)

#35 Comment By Ettore On 11 marzo 2008 @ 20:47

Secondo me leggere Ottobre sul Signore degli Anelli è e rimane un pugno in un occhio, a prescindere da considerazioni astrofisiche o meno, tanto più se consideriamo che dietro al suo mondo Tolkien ci ha creato una lingua. Altrimenti Bilbo avrebbe potuto chiamarmelo Luigi, che male ci sarebbe stato? Si sarebbe trattato semplicemente di una maniera come un’altra di rendere un nome che, ipotizzo, nella Terra di Mezzo non è insolito dare ai propri figli Hobbit.

Psicologia è un termine un po\’ infelice forse, ma non ho letto il libro di D’Angelo, non conosco il contesto e quindi mi astengo.

Per “moneta” invece direi che non ci sono problemi… non solo i romani usavano della valuta contante per fare acquisti quindi lo ritengo un concetto replicabile in altre culture.

#36 Comment By mhrrr On 12 marzo 2008 @ 09:09

@Miserogamberettoinsapore: non volevo essere aggressivo. se lo sono stato, me ne scuso profondamente.
per la grigliata non c’è problema. la carne non è mai abbastanza.

#37 Comment By Signor Stockfish On 13 marzo 2008 @ 18:59

Dunque dunque… anche a me ha fatto strano leggere 25 ottobre, e ritengo che nemmeno Tolkien sia esente da critiche. Potremmo star qui a discutere su quale è il mondo descritto da Tolkien, se è la Terra in un universo parallelo o la Terra in un remotissimo futuro. Se il suo anno è sempre di 365 giorni allora quel 25 ottobre è una traduzione che indica quel particolare giorno dell’anno. Sarà corretto, ma resta il fatto che suona un po’ strano.

Sugli altri termini, come “moneta”, è ovvio che è la traduzione del corrispondente termine elfico o di qualche altra diavolo di lingua che usano i personaggi. Se quella civiltà usa le monete, avrà una parola per indicarle, e “moneta” ne è la traduzione. Se ci sono alberi simili ai pini in quel mondo, chiamarli pini andrà benissimo. Il sadismo esiste da sempre, non l’ha inventato De Sade, per cui se qualcuno fa dire a uno gnomo che gli elfi neri sono sadici, non ci trovo niente di strano. “Sadici” sarà la traduzione del corrispondente termine gnomico per quella particolare perversione che tutti conoscono.

Se parliamo di psicologia invece, non parliamo di qualcosa che è sempre esistito dappertutto, ma di una scienza che nasce da Freud. Allora mi chiedo: nel mondo immaginario di cui si sta parlando, è verosimile che sia esistito un Freud che abbia dato vita a una scienza assimilabile alla psicologia? Secondo me, no. Tanto più che, come dicevo prima, “Risparmiami i tuoi trucchetti, straniero” aveva lo stesso significato (nullo, in quel caso!).

Ne la Rocca dei Silenzi il “vaffanculo” sì, suona strano ma non lo ritengo errato: anche lì vi sarà chi è dedito alla sodomia (specialmente gli elfi). Mi rendono molto più perplesso i vari “Perdio!”, che hanno tutta una serie di implicazioni religiose che però non hanno riscontro, nel senso che di Dio poi non si parla mai.

Ma non andiamo a cercare il pelo nell’uovo: il romanzo è orribile a prescindere da tutti questi aspetti, che sono solo note di colore.

#38 Comment By Simòn R. On 14 marzo 2008 @ 21:01

Per quanto riguarda la datazione, Tolkien spiega nell’introduzione e nell’appendici come funziona: semplicemente lui si dipinge come il traduttore del Libro Rosso dei Confini Occidentali, composto da “Andata e Ritorno” e “Il Signore degli Anelli”. Ed è tradotto non dall’elfico, ma dall’ovestron, la lingua – tra le varie inventate da Tolkien – più comune nella Terra di Mezzo allorché Bilbo, Frodo, Sam, Merry e Pipino lavoravano al manoscritto. Perciò le parole che essi ascoltano in Elfico, e che hanno un significato prettamente Elfico, rimangono inalterate; ma tutte le altre vengono tradotte dal Professore in inglese, per meglio farlo comprendere ai lettori “odierni”.
Quindi, onestamente, leggere “ottobre” non mi stupisce più di tanto. Se invece si fosse parlato di festività natalizia o pasquale in corrispondenza delle date, beh, allora sì. Ma di certo non siamo ai livelli di “uno a zero! gridò il mostro”…

Letterariamente parlando, invece, La Terra di Mezzo non è né un mondo alternativo, né il futuro. Tolkien stesso spiegò più volte, nelle sue Lettere, che La Terra di Mazzo è localizzata nel passato mitico dell’Europa, e dell’Inghilterra in particolare. E’ Faerie e basta.

“sadismo esiste da sempre, non l’ha inventato De Sade”
Sì, ma fatto sta che nella nostra cultura la parola “sadismo” è nata da allora. Prima come si chiamava? cattiveria, godere a far del male. Perché usare un termine legato ad uno specifico personaggio o evento della nostra realtà quando esistono altre espressioni che non spezzano l’atmosfera, l’immedesimazione?

Pensa che io ci sono rimasto male l’altro giorno quando, leggendo un fantasy d’un autore che stimo molto, ho trovato la locuzione “lavarsene le mani” per intendere, ovviamente, fregarsene. Ho pensato: ma cacchio, è un mondo fantasy, non c’è mai stato gesù cristo!! Da dove esce questo “lavarsene le mani”?!?

#39 Comment By Osservatore Cosmico On 12 maggio 2008 @ 14:41

Nessun problema a parer mio ad utilizzare il termine \”psicologici\”, così come non c\’è problema se la Troisi usa la parola \”gatto\”.

#40 Comment By Signor Stockfish On 12 maggio 2008 @ 16:22

@Simon R: be’, sì, è un ginepraio, molto dipende anche dal gusto personale. A me ad esempio “lavarsene le mani” non disturba poi più di tanto, lo prendo come la traduzione di un modo di dire di identico significato in voga in quel mondo. Il concetto che esprime è molto semplice, non legato a un particolare contesto: può lavarsene le mani un cacciatore del neolitico così come uno scienziato dell’anno 500.000. Altrimenti, se uno non può lavarsene le mani non può neanche fregarsene, perché “me ne frego” l’ha inventato D’Annunzio… :-/

Se uno mi dice “psicologici” invece, mi salta subito all’occhio che non è tanto la parola che descrive il concetto che non c’azzecca in quel mondo, quanto il concetto stesso. Esempio, il sadismo: nel mondo fantasy dove ci stanno gli elfi neri ci sarà stato da sempre il sadismo (sarebbe strano il contrario), che avrà trovato la sua massima espressione nelle scellerate gesta, che so, del Barone Morgulon. In quel mondo è quindi esistito un De Sade, e la parola che è stata coniata per descrivere la sua inclinazione è Morgulismo. Quindi Sadismo è la traduzione di Morgulismo, tutto lì. Se mi si parla di Psicologia o Elettromagnetismo, invece mi chiedo: è esistito in quel mondo popolato da bruti armati di asce uno studioso equivalente a Freud o Maxwell?

RIFLESSIONE:

Sto cominciando a pensare che sarebbe meglio smettere di far notare nelle reconsioni questo tipo di svarioni (colpa più dell’editor che dell’autore), perché poi chi le legge finisce per pensare che il romanzo sia stato giudicato brutto in base a questi criteri, e dice: miii, che pignolo!!!! Questo va a cercare il pelo nell’uovo per il gusto di poter stroncare un bel romanzo.

Non è così.

Se andate a vedere come ho attribuito i gamberi marci non trovate asce bilama e psicologia fuori contesto, ma considerazioni sulla trama, sullo stile e sui personaggi. Le asce bilama son solo note di colore, tanto per farsi un po’ di buonumore.

#41 Comment By (Miro) On 12 maggio 2008 @ 19:43

Ma ANDREA D’ANGELO NON è L’AUTORE DELLE “SETTE GEMME” o “Arcimago Lork” ?????? (sì insomma, l’argomento è quello)

Ho letto di lei proprio il titolo di cui riporto l’argomento qualche anno fa e, benché un po’ lento e faticoso da mandar giù, devo dire che è una trilogia che non ti permette di mollare l’impresa fino a che non inghiottisci anche la fine.

Certo non sarà famosissimo, ma lei ha la sua bella notorietà e mi sembra davvero incredibile che venga qua a discuttere.

SE COMUNQUE CI RICAPITA SARò VERAMENTE LIETO DI SCAMBIARE QUATTRO PAROLE.

Spero a presto!
Miro

#42 Comment By Federico Russo “Taotor” On 12 maggio 2008 @ 20:59

Certo non sarà famosissimo, ma lei ha la sua bella notorietà e mi sembra davvero incredibile che venga qua a discuttere.

In realtà non sono pochi gli scrittori e la “gente nota” online, per questo è bello internet, perché oltre al peer2peer e al porno si possono e imparare molte cose e scambiare idee con persone che si conoscono pur senza averle mai viste.
Andrea D’Angelo ha scritto solo due risposte esaurienti e pacate, ed è stato equilibratissimo e coerente. Licia Troisi, che forse aveva più motivo di intervenire, non è intervenuta per niente. Il Sig. Rocca, invece, è intervenuto eccome… Tra i tre comportamenti, insomma, quello di Andrea è ammirevole.

#43 Comment By Angra On 12 maggio 2008 @ 21:45

@Miro: ma LEI chi???

#44 Comment By Miro On 12 maggio 2008 @ 22:55

Si beh davo del LEI a D’Angelo, anche se all’inizio ho messo un pensiero rivolto a voi.

Taotor, ma è bellissima questa cosa, non mi è mai capitata, giuro…
Comunque non parliamo di buone maniere perché da quel che ho letto mi è sembrato di entrare in una bolgia.
Anche perché se fate così è come se li scacciaste di malomodo. Che diamine! Guardate che la concordia porta più buon frutto della discordia, infatti gli anziani saggiamente suggeriscono di coltivare bene il terreno, perché una mano lava l’altra e tutt’e due lavano la faccia. Non si sa mai nella vita…..

#45 Comment By Psicologa On 16 giugno 2008 @ 23:08

scusate ma non ne posso più di sentir dire che Freud è il fondatore della psicologia. Egli è il padre della PSICOANALISI. La PSICOLOGIA esisteva già ai tempi di Platone ed era inglobata in quella parte della filosofia che studiava l’anima, lo spirito. La PSICOLOGIA si distacca dalla filosofia e acquisisce il suo statuto autonomo di disciplina con WILHELM WUNDT: EGLI E’ IL FONDATORE DELLA PSICOLOGIA, che dal 1875 svolge i primi studi psicofisiologici a Lipsia.

#46 Comment By …io… On 16 giugno 2008 @ 23:57

WILHELM WUNDT: EGLI E’ IL FONDATORE DELLA PSICOLOGIA, che dal 1875 svolge i primi studi psicofisiologici a Lipsia

che bei ricordi…. :D

#47 Comment By Signor Stockfish On 17 giugno 2008 @ 11:19

@Psicologa: hai ragione. Si tendono a confondere le due cose perché con la psicanalisi lo studio della psiche trova uno sbocco della vita di tutti i giorni nei suoi aspetti terapeutici. Non cambia comunque il fatto che “psicologici” sia un termine che sta male in bocca a un nano puzzolente che prende a colpi d’ascia tutto quello che si muove, ma sempre meglio essere precisi. Ciao, buona giornata.

#48 Comment By -Ayame- On 19 agosto 2008 @ 22:17

Mi rendo conto di essere un “tantino” in ritardo con questo commento…
ma mi risulta alquanto incomprensibile perchè ogni autore che riceve una critica negativa deve sentirsi profondamente offeso.
Che sarà mai? Anche io ho ricevuto molte critiche per quel che ho scritto; ho preso in mano i capitoli del mio libro, li ho riletti e li ho buttati nel camino, perchè erano realmente porcherie. E adesso sto riscrivendo daccapo, avendo cura di seguire i consigli che mi erano stati dati.

Questo è il mio caso. Quel che voglio dire è semplicemente: un minimo di umiltà per accettare le critiche e le opinioni non ce l’ha più nessuno? Essere publicati, anche da un editrice importante come la Nord, non significa essere incoronati Dei della Letteratura.

Andrea D’Angelo, lei non è d’accordo con le opinioni date? Beh, succede. Ma non occorre farne una questione di stato, no?

#49 Comment By Stefano On 20 agosto 2008 @ 02:02

Che uno scrittore voglia difendere quello che scrive mi sembra normale: se non sono gli autori a difendere le loro opere chi dovrebbe farlo? Non credo che Andrea abbia ecceduto in questo, forse si sono scoperte vecchie ruggini…
Ho rivalutato questo romanzo nel corso degli anni: non lo ritengo un capolavoro, certo, ma è senz’altro un’opera originale. Andrea ha la capacità di far vedere le cose che racconta: mi colpì davvero incipit del romanzo, uno dei migliori che abbia mai letto. Ci sono, peraltro, cose che non mi sono piaciute: sembra che l’autore voglia continuamente comunicare al lettore il pensiero dei protagonisti, quasi temesse che quest’ultimo potesse fraintendere il loro comportamento… ciò è abbastanza ossessivo a mio parere. Tocco un tasto ormai abusato, quando faccio riferimento al linguaggio, che ho trovato spesso inappropriato: c’è anche un Vaff che, onestamente, mi ha fatto rabbrividire, ma di questo si è discusso fino alla nausea in altri lidi.
L’idea di fondo non la condividevo allora, e non la condivido nemmeno adesso: che la natura possa in maniera così completa tiranneggiare sull’uomo lo trovo inaccettabile. Ma ammetto che è stata questa repulsione a sminuire il mio giudizio che è, tutto sommato, discreto.

#50 Comment By -Ayame- On 21 agosto 2008 @ 17:00

Uno scrittore spesso dovrebbe star più ad ascoltare le critiche dei lettori anzichè l’orgoglio o testardaggine che sia… qualche fondamento lo dovranno pure avere, ste benedette critiche…

#51 Comment By Loreley On 21 agosto 2008 @ 17:39

Mah, io non credo che sia poi così “naturale” difendere a spada tratta il proprio lavoro. Comprensibile sì, ma solo fino a un certo punto. Credo che l’autore abbia diritto di ribattere alle critiche, specie se non si trova d’accordo, ma mai di apparire offeso o irritato a meno che non sia stata la sua persona a essere insultata. Il libro, una volta pubblicato, diventa appunto un’opera “pubblica” e come tale la gente ha il sacro santo diritto di farci quello che gli pare, persino sputarci sopra. In fondo non gliel’ha chiesto nessuno di scriverlo.
Con ciò non voglio dire che non sia normale arrabbiarsi, ma bisogna poi maturare un atteggiamento un minimo distaccato altrimenti come reazione di difesa o si ignorano completamente le critiche (come fa già certa autrice famosa, già ampiamente trattata su questi lidi, e difatti i risultati si stanno vedendo) oppure ci si attacca così tanto al punto di arrivare a insultare l’autore della critica; in ogni caso, si vive male la propria esperienza di scrittore/scrittrice, precludendo qualsiasi occasione di migliorare.
Se un autore non è pronto alle critiche e alle possibili stroncature, è meglio che non pubblichi.
Il mio discorso è generale, non si riferisce specificamente a D’Angelo, del quale non mi è comunque piaciuta la reazione.

#52 Pingback By AFANEAR » compleanni On 22 agosto 2008 @ 14:48

[...] problema dei nostri nomi dei mesi importati in mondi fantasy e, d’altronde, nei commenti di questo post abbiamo già accennato a quanto per alcuni versi il mondo di tolkien sia poco autosufficiente (mi [...]

#53 Comment By -Ayame- On 22 agosto 2008 @ 15:03

Concordo pienamente con lorelay…

#54 Comment By Stefano On 23 agosto 2008 @ 17:48

Questione di gusti Loreley, per quanto riguarda l’autrice famosa, se già vende molto per quello che scrive, perchè dovrebbe cambiare per venire incontro a chi la critica?

#55 Comment By Loreley On 23 agosto 2008 @ 20:33

@Stefano. Da quello che ho potuto riscontrare in giro vedo molta delusione anche dai fan più accaniti riguardo il suo ultimo libro. Dei dati di vendita non ne so nulla, né mi interessano; mi riferivo alla qualità, o se non altro all’apprezzamento del lavoro (i dati di vendita non ci danno certezza in questo senso, visto che si può comprare un libro soltanto perché si conosce già l’autore e alla fine può anche non piacere).
Io ho una mia teoria in merito e che appunto riguarda la presa o meno di coscienza delle critiche a cui alludevo un commento fa, ma siamo abbondantemente OT.
Poi se vende tanto quanto prima e il suo obiettivo è principalmente quello amen.

Gamberè, se vuoi spostarmi nella fogna fai pure, non mi offendo :D

#56 Comment By WordSmuggler On 14 novembre 2008 @ 12:26

A proposito dei nomi dei mesi – a parte il fatto che se uno è abbastanza nerd da essersi letto anche le appendici avrà visto che il “traduttore e curatore” Tolkien ha riportato anche alcune “traduzioni più letterali” dei dodici mesi del calendario Hobbit – c’è da considerare quale sia il compromesso a cui si deve giungere.

Se i mesi e i giorni e le date sono citati un po’ di sfuggita e la storia in sé non richiede di elencarne il nome e il numero, preferisco un autore che mi parla di ottobre e aprile piuttosto che trovarmi in mezzo al paragrafo nomi apparentemente alieni come Variopinto, Nebbioso e Pigrone che mi costringono a consultare le appendici.

Per il resto, sono d’accordo con mhrrr: se ricerchiamo il purismo etimologico e semantico, allora una storia ambientata in un’altra cultura (anche solo di là dalle Alpi) non è narrabile in italiano, ma questo non vuol dire che esistano solo gli estremi “purità di essenza” e “anything goes”.

#57 Comment By Elys On 17 agosto 2009 @ 12:30

Stupore!
Dal signor D’Angelo, che stimo molto più dell’inafferrabile Sora Troisi, non mi aspettavo che piombasse in un piccolo blog a rosicare per i suoi detrattori.
Mossa molto ingenua e inutile.
Bah, finché i tuoi romanzi non si vendono da Conad, va tutto bene.

#58 Comment By mandragola On 26 novembre 2009 @ 16:18

Qui mi trovate in disaccordo (e chi se ne frega direte voi, anche giustamente). La rocca dei silenzi, che sto leggendo proprio in questi giorni, non mi sembra un romanzo così terribile, anzi! Certo, bilama e altre terminologie suonano “strane”, ma per il resto sarei per la promozione piena (sempre che il finale non capovolga il mio giudizio). Riuscita ed avvincente, a mio parere, la precedente trliogia dello stesso autore. Qualcuno di voi l’ha letta?

#59 Comment By Signor Stockfish On 26 novembre 2009 @ 16:53

@mandragola: a che pagina sei?


URL dell'articolo: http://fantasy.gamberi.org/2007/11/29/recensione-la-rocca-dei-silenzi/

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