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Recensioni :: Romanzo :: Pan

Pubblicato da Gamberetta il 7 agosto 2008 @ 18:45 in Fantasy,Italiano,Libri,Recensioni | 63 Comments

Copertina di Pan Titolo originale: Pan
Autore: Francesco Dimitri

Anno: 2008
Nazione: Italia
Lingua: Italiano
Editore: Marsilio

Genere: Urban Fantasy
Pagine: 461

Misteriosi e bizzarri fenomeni accadono a Roma, ai giorni nostri. Annunciano che il Dio Pan sta per tornare e per concludere la secolare lotta contro un altro Dio che ha deciso di stabilirsi in città: Greyface. Presa in mezzo nella rissa tra i due Dei, la famiglia Cavaterra. Alla fine saranno proprio i Cavaterra a dirimere la questione tra le divinità.

Pan è un romanzo urban fantasy, che ricorda opere come American Gods di Gaiman, oppure Our Lady of Darkness (titolo italiano: Nostra Signora delle Tenebre) di Leiber o ancora The Cosmic Puppets (La Città Sostituita) di Philip K. Dick. Ma anche se certi riferimenti sono abbastanza chiari – gli spiriti che abitano Roma e in generale la rappresentazione della città come “viva” devono molto a Megapolisomancy: A New Science of Cities del De Castries – Dimitri non ha “scopiazzato” nessuno. Il romanzo ha molte fonti d’ispirazione ma mantiene una sua precisa personalità e originalità. Fra l’altro lo stile di scrittura è più brillante di quello di Leiber e la trama scorre meglio che nel romanzo di Gaiman.

Letture Consigliate

Le quattro opere citate sono tutte e quattro abbastanza famose, e letture consigliate. Esclusa l’ultima, si trovano facilmente su emule:

Icona di un gamberetto American Gods di Neil Gaiman

Shadow si è fatto tre anni dentro. Sta per uscire ma proprio il giorno prima di tornare in libertà lo informano che sua moglie e il suo migliore amico sono morti in un misterioso incidente. Sull’aereo che lo riporta a casa, Shadow fa conoscenza con un enigmatico Mister Wednesday che gli offre di lavorare per lui. Shadow finisce per accettare: un lavoro gli risolve il problema di cosa fare della sua vita, anche se gli arriva da un vecchio bevitore di Jack Daniel’s dall’aria poco raccomandabile. Il contratto con il losco Mr Wednesday viene annaffiato da una bevuta di idromele, ma Shadow ci metterà ancora qualche tempo per capire chi siano in realtà il suo boss, i suoi compagni in affari, i suoi concorrenti, e ancora più tempo per capire in che gioco sia finito. Il vecchio baro corpulento, l’improbabile seduttore di ragazzine, il gran mangiatore e bevitore, l’uomo dall’eloquio torrenziale e dalla risata tonitruante è Odino, Votan, Grimnir, il Padre di ogni cosa, la somma divinità del pantheon nordico, arrivato in America secoli e secoli fa con una nave di vichinghi.

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Copertina di American Gods
Copertina di American Gods

Icona di un gamberetto Nostra Signora delle Tenebre di Fritz Leiber

Nostra Signora delle Tenebre è una agghiacciante fantasy urbana, ambientata nella metropoli di San Francisco. Ma anche la modernissima San Francisco, con le sue colline, la sua baia assolata e i suoi grattacieli altissimi e rilucenti, può diventare il regno del terrore quando strane ombre cominciano ad aggirarsi furtive tra i caseggiati. Per Franz Westen, vedovo, scrittore di racconti del soprannaturale per la televisione, l’incubo comincia all’improvviso, quando, una notte, si affaccia alla finestra del suo appartamento per scrutare con il binocolo le luci della città ed è testimone di una scena inquietante: là, sulla cima di Corona Heights, la solitaria ed erta collinetta che si leva proprio nel cuore di San Francisco, c’è una strana figura dal colorito brunastro che si agita e si muove in maniera sinistra, come se fosse impegnata in qualche misterioso rituale o danza magica. Ha così inizio una terribile persecuzione, cui Franz tenterà invano di sottrarsi e che forse è collegata in qualche modo con un vecchio volume affascinante e sibillino, pieno di misteriose citazioni e di strani discorsi sulle moderne città e sulle arcane entità che le infestano.

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Copertina di Nostra Signora delle Tenebre
Copertina di Nostra Signora delle Tenebre

Icona di un gamberetto La Città Sostituita di Philip K. Dick

Millgate, la piccola città della Virginia, dove Ted Barton è nato trent’anni prima, sembra, a guardarla, immutata: è sempre al centro della conca chiusa tra le montagne, col suo campanile, i suoi alberi, il suo torrente. Ma una volta entrato nella cittadina, Ted Barton si accorge che qualcosa non è come dovrebbe essere: il parco col vecchio cannone della guerra civile è scomparso, al posto della valigeria di Doyle c’è ora una drogheria, e Central Street non esiste più, è cambiata, e si chiama Jefferson Street. Nel tentativo di scoprire che cos’è successo alla “vera” Millgate, Barton, e il vecchio Christopher che lo aiuta nelle sue indagini, si troveranno coinvolti nella battaglia delle titaniche forze cosmiche che dividono Millgate, e l’universo, nei due regni della luce e delle tenebre.

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Copertina de La Città Sostituita
Copertina de La Città Sostituita

Icona di un gamberetto Megapolisomancy: A New Science of Cities di Thibaut De Castries

Purtroppo questo interessante saggio non è mai stato tradotto in italiano, né è disponibile in rete.
Il De Castries (personaggio bislacco che ha vissuto mille avventure, da ragazzo è stato persino agli ordini di Giuseppe Garibaldi) sostiene la tesi che quando le città crescono troppo, quando certi tipi di materiali si accumulano in maniera indiscriminata, provocano il nascere o il sopraggiungere dall’esterno di particolari spiriti, detti paramentali. I paramentali sono spiriti ostili e molto pericolosi per l’uomo, tanto che il De Castries non ha scrupoli nel paragonare le moderne megalopoli ai complessi tombali egizi. Gli uomini in pratica vivono già nella loro tomba.
Nondimeno, è possibile riuscire a manipolare questi spiriti delle città, questi paramentali, in modo non solo da prevedere il futuro, ma da alterarlo. Non è infine esclusa la possibilità che gli uomini stessi possano tramutarsi in paramentali, acquisendo così l’immortalità.

Copertina di Megapolisomancy: A New Science of Cities
Copertina di Megapolisomancy: A New Science of Cities

Ambientazione

Come detto, la storia è ambientata a Roma, ai giorni nostri. Tuttavia questo è solo un Aspetto della realtà. Dimitri immagina che la realtà abbia tre Aspetti distinti: la Carne, l’Incanto e il Sogno. La Carne è il mondo fisico, al quale ognuno è abituato; l’Incanto è una sorta di mondo dell’immaginario, dove sono allentate le restrizioni imposte dalla Carne, e dove non c’è alcuna inibizione; infine il Sogno è un mondo surreale dove Carne e immaginazione coincidono. I tre Aspetti sono distinti, tanto che è possibile passare da uno all’altro, ma ugualmente coesistono sempre nello stesso momento. Uno stesso luogo o istante esiste contemporaneamente sia nella Carne, sia nell’Incanto, sia nel Sogno.
Questa è però solo un’approssimazione di quanto illustrato nel romanzo, perché Dimitri non spiega mai in maniera esaustiva come stiano le cose. Nonostante ciò, direi che funziona. Al lettore è trasmessa in maniera chiara la sensazione che la realtà ideata da Dimitri non sia campata per aria, né tantomeno asservita alla trama di un qualche romanzo, bensì sia una realtà che obbedisce a precise regole, anche se non si è in grado di afferrarle tutte. D’altra parte è lo stesso con la “nostra” di realtà: “I think I can safely say that nobody understands quantum mechanics.” [Penso di poter affermare in maniera sicura che nessuno capisce la meccanica quantistica] parola del celebre fisico Richard Feynman.

La Roma nell’Aspetto dell’Incanto è l’Isolachenonc’è, la stessa del Peter Pan di J.M. Barrie. Per non rovinare la sorpresa non starò a spiegare il perché di questa bizzarria, basti dire che anche qui Barrie non è scopiazzato, è solo fonte d’ispirazione.

Peter Pan nel film del 1924
L’attrice Betty Bronson interpretò Peter Pan in una trasposizione cinematografica del 1924

Nel complesso è un’ottima ambientazione. L’idea di presentare un mondo diverso a seconda di quale Aspetto si prenda in considerazione, mantenendo però la realtà unica, è resa molto bene. Siamo a Roma ma anche in un mondo di spiriti, fate, Dei, sirene e bambini volanti. La quotidianità si fonde con il fantastico formando un tessuto continuo, senza strappi. O quasi. Ci sono dei momenti, per altro molto divertenti, dove accenni fin troppo precisi alla nostra realtà rompono un po’ l’incantesimo:

Uno dei due, quello che si faceva chiamare Maximilian, il mese precedente aveva legato un lucchetto come pegno d’amore attorno a un lampione su Milvio, un altro Ponte. L’usanza si era diffusa da qualche anno. Gli spiriti della città la odiavano, perché era un rito senza Incanto, un gesto meccanico, privo di bellezza.

Qui è difficile non sorridere pensando a Moccia e ai suoi lucchetti dementi, d’altra parte pensare a Moccia vuol dire affossare l’Incanto all’istante…

Un gruppo di conservatori ha organizzato un rogo di libri, tra cui un abominevole manuale che parla di come diventare cattivi, un paio di versioni del Necronomicon in vendita da Feltrinelli, Magick di Aleister Crowley, l’ultimo Harry Potter, alcuni testi wiccan e roba a caso di Stephen King.

L’abominevole manuale è Il manuale del cattivo. Cattivi si nasce. Bastardi si diventa scritto dallo stesso Dimitri (Castelvecchi, 2006). Anche qui si sorride, ma si esce un po’ dalla storia. Di questi momenti ce ne sono diversi, tutti spiritosi, ma forse un po’ sopra le righe.

Copertina de Il Manuale del Cattivo
Copertina de Il Manuale del Cattivo

Personaggi

Le due divinità Pan (Peter Pan) da una parte e Greyface (Capitan Uncino) dall’altra, sono tutto sommato personaggi secondari. I veri protagonisti sono i fratelli Cavaterra e i loro amici. Sono tutti caratterizzati molto bene, in particolare Angela Cavaterra, aspirante illusionista col nome di Meravigliosa Wendy, e il fauno Temidoro. La Meravigliosa Wendy e Temidoro mi sono piaciuti tantissimo, al punto di avere la tentazione di saltare avanti per leggere prima le pagine a loro dedicate.
Anche gli altri però non sono da meno, forse l’unico un po’ piatto è Giovanni Cavaterra: svolge il suo onesto lavoro nell’ambito della storia, ma non entusiasma. Invece da incorniciare la vicenda di Michele e Greta…
Michele Cavaterra è il più giovane dei tre fratelli Cavaterra (gli altri sono Angela e Giovanni) ed è innamorato della compagna di classe Greta. Quando giunge l’emergenza, non è difficile immaginare la reazione di Greta (e questo è sintomo di buona caratterizzazione, si veda la regola dell’arte letteraria numero 11 secondo Mark Twain), è così quando lei tradisce Michele me l’aspettavo. Mi aspettavo anche una reazione violenta da parte di Michele, eppure in quanti romanzi l’autore non ha il coraggio di portare alle proprie logiche conseguenze la caratterizzazione dei personaggi? Invece Dimitri ha tirato dritto e ha fatto agire Michele com’era ragionevole che facesse (uccidere Greta), seppur con una nota ironica. Inoltre, almeno per me, l’ha reso un personaggio più simpatico, perché io adoro i personaggi furbi e cinici.
Non ci sono Buoni e Cattivi nel senso tradizionale del termine. Entrambi gli schieramenti si comportano in maniera sostanzialmente amorale, e anzi è Greyface quello che più di tutti s’impone di rispettare certi “principi”. Personalmente non ho avuto problemi con questo tipo d’impostazione, ma potrebbe non piacere a chi preferisce la visione manichea presente in così tanti fantasy, con i Buoni senza macchia e senza paura e i Cattivi malvagi per contratto.

Stile

Lo stile è diretto e chiaro, con un buon grado di “trasparenza”. In particolare Dimitri è molto bravo con i dialoghi, assolutamente brillanti. Anche quando i personaggi chiacchierano forse più del dovuto, le pagine scorrono via che è una bellezza. Ne sono esempio le pagine dell’incontro fra Temidoro e… un altro personaggio che non nomino. Sono pagine piene di dialogo fitto e oggettivamente anche inforigurgitoso, tuttavia non solo tali pagine non paiono forzate, ma anzi sono un vero piacere da leggere. Notevole.
Ho riscontrato nell’intero romanzo un solo dialogo un po’ innaturale, quando all’inizio Giovanni spiega alcune questioni riguardanti Peter Pan alla fidanzata Luisa.

«Già. DuQuette sostiene che l’Isola sia una specie di archetipo alla Jung, ma per qualche motivo fa presa solo sui bambini.» Giovanni fa una pausa. «Posso pensare un po’ ad alta voce?» chiede poi. «Mi schiarisce le idee.»
Luisa gli fa una linguaccia. «Sai che odio starti a sentire.» Si siede sul divano accanto a lui e gli posa la testa sulle ginocchia.
«Allora. [...]

Come ovvio il voler pensare ad alta voce di Giovanni e la volontà di starlo a sentire di Luisa sono lì solo perché il lettore possa essere ragguagliato su vari concetti che saranno poi ripresi nella storia. Qui l’autore poteva far di meglio per mascherare l’inforigurgito. Ma vorrei sottolineare, questo non è un esempio, non è un errore preso a rappresentarne altri, questo è l’unico dialogo un po’ forzato nell’intero romanzo. Potrei viceversa riportare una marea di dialoghi fantastici, non lo faccio perché sarebbe come mangiarsi le guarnizioni sulla torta prima ancora che inizi la cena!

La storia è narrata in terza persona e normalmente ogni capitolo/scena adotta il punto di vista di uno dei personaggi. Ogni tanto fa capolino il Narratore, specie nella prima parte del romanzo. Gli interventi sono lievi, tipo “[il tal personaggio] Dubita che avrà mai più paura di qualcosa. Sbaglia, ma non è questo il momento in cui lo capirà.” oppure “E qui noi li lasciamo da soli, padre e figlio, perché questo momento è il loro, e non è giusto che ci sia qualcuno che ascolta e spia.” o anche “Angela non dice niente, come niente dicono Giovanni e Michele. Ciascuno chiuso nel proprio mondo, ciascuno prigioniero di se stesso. Avranno tempo per pentirsene.” e così via. Niente di che, ma io avrei evitato.

Non è un romanzo per bambini. C’è una notevole quantità di sesso e violenza, anche se tutto sommato niente di davvero perverso. In più spesso una buona dose d’ironia addolcisce certe situazioni:

La verità è nei bambini. Letteralmente.
Augusto Dal Mare ne ha già aperti due, ma ha bisogno del terzo per ottenere le risposte che cerca. Mette in fila i corpi per leggerne le interiora, benedicendo la sapienza degli antichi aruspici. La carne pallida è una pergamena, i tracciati al suo interno, parole. oggi parlano di guerra e vendetta. Era inevitabile, da anni previsto.
Un tempo nuovo sta giungendo, la tempesta chiede di lui.

Non solo i bambini sono sbudellati, ma in altre occasioni saranno i dolci angioletti a sbudellare a loro volta. Senza contare che Campanellino (Tinkerbell) invece di una graziosa fatina in stile Disney è una sorta di ermafrodito.

Campanellino
Campanellino. Come si può essere tanto depravati da sporcare una così soave e innocente immagine con fantasie degne del più lurido bordello?

Se il famigerato Moige (MOvimento Italiano GEnitori) – una delle cause per cui la televisione in Italia fa così schifo – si accorgesse di questo romanzo, sono sicura che ne chiederebbe la vendita solo se incellofanato e dietro presentazione di un documento da parte dell’acquirente.
Come dice il “Cattivo” nel romanzo:

Ed è il momento che la letteratura si liberi delle brutture accumulate negli anni! Perché mai i nostri figli dovrebbero rovinarsi il cervello con storie violente e piene di fantasia perversa, quando siamo patria di tanti scrittori impegnati? I libri continueranno a essere venduti liberamente, però partiranno campagne stampa che informeranno i giovani su cosa sia bene comprare e cosa no. I libri migliori saranno distribuiti nelle scuole. La pubblicità dei peggiori, tutte le brutture horror per esempio, sarà proibita sui giornali, in televisione e nelle affissioni murarie. Piena libertà di vendita, non certo di imposizione! Questa sì, sarà una boccata d’aria fresca.

Sono d’accordo! Dovrebbe essere illegale pubblicizzare certi romanzacci con protagoniste ragazzine dai capelli blu che ammazzano a destra e a manca. Pensiamo ai bambini!

La storia

Per non rovinare la lettura non starò ad approfondire la trama. È una vicenda interessante, non complicatissima, ma con il suo buon numero di svolte e sorprese. Il ritmo è sempre alto e non ci si annoia mai. Le scene d’azione sono appassionanti a sufficienza e verosimili, e come già ricordato i dialoghi sono splendidi. È uno di quei romanzi che si leggono d’un fiato.

Quello che non mi è piaciuto

Ho trovato il finale affrettato e deboluccio. Lo sviluppo del romanzo porta a presagire un qualche sorta di colpo di scena che però non avviene. La storia si conclude in maniera “standard” e anzi con un discreto grado di banalità.
In poche parole i “Buoni” riempiono di botte i “Cattivi”, peggio, riescono a farlo solo perché il Cattivo decide di affrontare il Buono alle condizioni di quest’ultimo. Il più classico degli errori che un aspirante Evil Overlord possa commettere. “Don’t fight like a man. Fight like an Evil Overlord.” [Non combattere da uomo, combatti come farebbe un Signore del Male.]
È vero che la scelta del Cattivo ha delle giustificazioni nell’ambito della storia, sono però giustificazioni buone per un romanzo “normale”, non per un romanzo a tratti geniale come Pan.Un altro punto poco chiaro riguarda l’uso delle armi da fuoco. Pan, Greyface e i loro adepti si affrontano solo con armi bianche. Questo porta a scontri molto viscerali e sanguinolenti, come forse non sarebbe possibile con pistole e fucili, però la spiegazione fornita dall’autore per mettere al bando la polvere da sparo mi è parsa pretestuosa. L’impressione che ho avuto è che l’autore prima abbia scritto certe scene e poi si sia preoccupato di trovare una “regola” per giustificarle, invece di partire dalla regola e agire di conseguenza. Insomma la logica della storia è stata un po’ sacrificata all’impatto artistico.

Una questione simile riguarda i poteri dei due Dei. L’autore specifica che Pan (perciò credo anche Greyface): “Non è solo una tipica “creatura-molto-potente-considerata-un-dio” da fantasy. È proprio un dio.” Ma questa definizione può andar bene per il Dio Pazzo Azathoth o il Grande Cthulhu, non è molto calzante rispetto ai due personaggi del romanzo, senza troppi giri di parole, due fessi. Senza contare che…
Durante la presentazione in libreria andata storta, Greyface è ferito da Dagon (no, non il capoccia degli uomini-pesce, è solo un caso di omonimia). Si riprende subito, ma soffre ed è distratto, non proprio quello che ci si aspetterebbe da un Dio colpito da un misero essere umano.Se Pan e Greyface fossero davvero Dei nel senso più profondo del termine, molto di quanto raccontato avrebbe poco senso.

Statuina di Cthulhu
Una divinità seria

Per inciso, è curioso notare come il “programma” di Pan, con l’esaltazione della lussuria, dell’istinto, dell’agire al di là della morale, della libertà sfrenata non sia lontano da quello che ci aspetta quando Cthulhu tornerà dalla città sommersa di R’lyeh:

[...] dopodiché i cripto-sacerdoti avrebbero sottratto il grande Cthulhu alla tomba ed Egli avrebbe risvegliato i Suoi sudditi e ripreso il dominio della terra. Sarebbe stato facile riconoscere quel tempo, poiché per allora l’umanità si sarebbe comportata come i Grandi Antichi: libera e senza freni, al di là del bene e del male, con leggi e morale gettate da parte, avrebbe passato il suo tempo a bestemmiare, uccidere e ad abbandonarsi al piacere. I Grandi Antichi, liberati, avrebbero insegnato all’uomo nuove bestemmie, nuovi modi di uccidere e di provare piacere, e tutta la terra sarebbe bruciata in un olocausto di estasi e di licenza.

H.P. Lovecraft, Il Richiamo di Cthulhu, 1926

Non è un caso infatti che l’etimologia della parola panico venga proprio dal nome del Dio Pan. Il Vocabolario Etimologico della Lingua Italiana di Ottorino Pianigiani, descrive Pan come “divinità boschereccia dalle corna e dai piedi di capro, che col suono della sua zampogna incuteva improvviso e pazzo spavento.” Improvviso e pazzo spavento, direi la stessa reazione che ci si aspetterebbe di fronte a un Grande Antico!

In conclusione

Spesso, volendo dare un giudizio sintetico, mi vedo costretta a usare espressioni poco lusinghiere, tipo che il romanzo in questione “fa schifo”. Stavolta, volendo riassumere la recensione in due parole, sarebbero: “bel romanzo”. Pan è un bel romanzo, divertente – in effetti una delle letture più piacevoli degli ultimi mesi – con una discreta dose di originalità, scritto in maniera ottima, ricco di personaggi azzeccati e dialoghi spassosi. Sarebbe potuto essere ancora più bello, ma già così mi sento di consigliarlo a tutti, anche a chi non è appassionato di fantasy. È un bel romanzo in assoluto, al di là del genere o del confronto con altre opere italiane e straniere.

EDIT: il romanzo è apparso su emule, per chi fosse interessato a leggerlo senza spendere. Vedere relativa segnalazione.

 

C’è un bambino ch’è piccino
Come uva nella vigna
C’è un bambino ch’è carino
Come un teschio che sogghigna.

Sulle gote ha un bel rossore
Sopra gli occhi stelle more
Ha manine da baciare
Con artigli per squarciare.

Tutto pieno di stupore
Va pel mondo, questo amore
Cerca altri come lui
Per condurli in luoghi bui…

Su nel cielo può volare
E anche te può trasportare
Su nel ciel, sempre più su
Per poi farti cader giù

E tu piombi sul selciato
E capisci che ora muori
Ed il sangue che hai versato
Traccia in terra ghirigori

E poi il diavolo ti piglia
Con le ossa tutte rotte
Nelle nebbie della notte
Peter Pan è Meraviglia!

Nelle nebbie della notte…

…Peter Pan è Meraviglia!

 

Approfondimenti:

bandiera IT Pan su iBS.it
bandiera IT Pan presso il sito dell’editore
bandiera IT Un brano da Pan
bandiera IT Il sito di Francesco Dimitri
bandiera IT Un’intervista a Francesco Dimitri
bandiera IT Un’altra intervista all’autore
bandiera IT Il Manuale del Cattivo su iBS.it

bandiera IT Pan (il Dio) su Wikipedia
bandiera EN Il testo completo di Peter and Wendy su Wikisource
bandiera EN Il testo di Peter Pan in Kensington Gardens presso il Progetto Gutenberg

bandiera IT American Gods su iBS.it
bandiera IT Neil Gaiman su Wikipedia
bandiera IT Un’ultima copia di Nostra Signora delle Tenebre presso il Delos Store
bandiera IT Fritz Leiber su Wikipedia
bandiera IT La Città Sostituita presso il Delos Store (a un prezzo assurdo)
bandiera IT Philip K. Dick su Wikipedia
bandiera EN Megapolisomancy presso il sito della Invocations Press

bandiera EN The Call of Cthulhu disponibile online presso feedbooks.com

 

Giudizio:

Tre Gamberi Freschi: clicca per maggiori informazioni sui voti

Ottima ambientazione. +1 -1 Non sempre la logica della storia è ferrea.
A tratti originale. +1 -1 Il finale poteva essere più incisivo.
Buon stile e dialoghi brillanti. +1
Divertente come pochi. +1
Alcuni personaggi riuscitissimi. +1

63 Comments (Mostra | Nascondi)

63 Comments To "Recensioni :: Romanzo :: Pan"

#1 Comment By Leekanh On 7 agosto 2008 @ 19:19

Uuuuh, qualcosa di bizzarro e violento proprio come piace a me! :D

E soprattutto italiano, per una volta. Fa piacere ogni tanto qualche romanzo italiano che passa il setaccio! Soprattutto se come detto è bizzarro ma al tempo stesso con una sua coerenza.

Cercherò di rimediarmelo allora, una volta smaltito tutto quel che devo ancora leggere!

#2 Comment By Coubert On 7 agosto 2008 @ 19:41

Invece a me il finale è piaciuto.

Perchè alla fine non è neanche la vittoria dei “buoni”… quando si arriva alla fine, ormai nessuna delle due parti è catalogabile come buona. Nemmeno accettando le sfumature e le macchie del termine.
Alla fine si tratta di scegliere tra il peggio e il meno peggio.

E a decidere è una terza fazione, non contemplata dallo scontro tra le due divinità (si, sono Dei. Ma gli Dei possono morire, semplicemente ritornano. Così come Pan, del resto, no?). Che assegna, si, la vittoria al “meno peggio”… ma lo avvisa che i tempi sono cambiati, e che se proverà ad andare troppo oltre, a fare troppo “casino” nel dominio della terza fazione… allora subirà la stessa sorte di Greyface.

Comunque concordo su tutto il resto della recensione, è un bellissimo romanzo.

#3 Comment By Ben On 7 agosto 2008 @ 21:24

ne avevo già sentito parlare… mi hai incuriosito, dopo una recensione così poi mi è venuta voglia di vedere come sia… grazie !

#4 Comment By Sito On 7 agosto 2008 @ 22:17

“Uno dei due, quello che si faceva chiamare Maximilian, il mese precedente aveva legato un lucchetto come pegno d’amore attorno a un lampione su Milvio, un altro Ponte. L’usanza si era diffusa da qualche anno. Gli spiriti della città la odiavano, perché era un rito senza Incanto, un gesto meccanico, privo di bellezza.”

Non sono d’accordo sul fatto che accenni del genere rovinino “l’incanto”. Sia ben chiaro, sono d’accordo che sia un ritorno alla realtà fin troppo brusco, ma, secondo me, non fa che rafforzare l’esistenza dei tre mondi, dove l’Incanto (con la I maiuscola) non è l’unico esistente. Quindi ben venga, a mio parere, un po’ di realtà che ci ricordi che i personaggi si trovano a confrontarsi con universi diversi. In fondo, anche se potrei risultare banale dicendolo, Terry Pratchett fa la stessa cosa continuamente nei suoi romanzi, e ciò rende la narrazione molto più divertente.
A parte questo, recensione ottima come al solito. ^_^

#5 Comment By mhrrr On 8 agosto 2008 @ 11:15

aspettavo questa recensione, ed ero quasi sicuro che sarebbe stata positiva (per alcune cose, ho fiuto).
ti ringrazio per il consueto livello di dettaglio, leggerti è sempre un piacere.
immagino che dovrò proprio comprarmelo.

a presto.

PS: diograzie per le antispamword in italiano.

#6 Comment By Loreley On 8 agosto 2008 @ 14:55

Davvero molto molto interessante. Credo proprio che non appena torno dalle vacanze lo prendo in biblioteca.
Oh, per una volta non potranno dire che ti diverti a spalare cacca sugli scrittori italiani di fantasy :D

#7 Comment By Sandy85 On 8 agosto 2008 @ 20:42

Sembra un libro veramente interessante, l’ho già segnato nella mia lista dei libri da leggere (adesso ne ho un po’ e poi aspetto che cali di prezzo XD).
Quoto Loreley qui:

Oh, per una volta non potranno dire che ti diverti a spalare cacca sugli scrittori italiani di fantasy :D

#8 Comment By wewec On 8 agosto 2008 @ 21:43

Ecco, questo è proprio il tipo di libro che mi piacerebbe da matti leggere: sono contento di vederti segnalare ogni tanto anche opere che valgano la pena!

#9 Comment By Coubert On 8 agosto 2008 @ 21:46

@ Sandy85

Dubito il prezzo calerà, non si tratta di una grande casa editrice :(

#10 Comment By Sandy85 On 8 agosto 2008 @ 22:24

@ Sandy85

Dubito il prezzo calerà, non si tratta di una grande casa editrice :(

Mah, io lo spero, al massimo aspetterò di avere qualche buono sconto in libreria^^

#11 Comment By Novek On 9 agosto 2008 @ 11:29

Seguo da tanto il blog, anche se non ho mai partecipato più di tanto, se non per Cloverfield, e aspettavo da tempo una recensione positiva che sapesse convincermi all’acquisto di opere di autori a me non noti. Il libro si direbbe proprio il mio genere, per di più l’autore è italiano – e questo blog ha ampiamente dimostrato di non fare sconti agli scrittori nostrani! -, ergo mi fiondo ad acquistarlo, sperando poi di condividerne il giudizio.

PS.: C’è un “non” di troppo nella frase:

…Sarebbe potuto essere ancora più bello, ma già così non mi sento di consigliarlo a tutti, anche a chi non è appassionato di fantasy…

;)

#12 Comment By Gamberetta On 9 agosto 2008 @ 11:42

@Novek.

C’è un “non” di troppo nella frase:
“…Sarebbe potuto essere ancora più bello, ma già così non mi sento di consigliarlo a tutti, anche a chi non è appassionato di fantasy…”
;)

Urca! Hai ragione, adesso correggo. Dev’essere la forza dell’abitudine… ^_^

#13 Comment By Forrest Gump On 10 agosto 2008 @ 04:35

Che tempismo..! Ho finito di leggere Pan giusto pochi giorni fa.
Devo dire che sono d’accordo con la tua recensione Gamberetta, consiglio anche io questo libro a tutti – soprattutto alle persone che, come me, nelle vie descritte da Dimitri ci passano tutti i giorni :] -
Un libro molto curioso, che propone un punto di vista, o meglio, un Aspetto veramente intrigante della nostra capitale e della nostra società in generale. Perchè alla fine nell’ eterno conflitto tra Peter Pan e Capitan Uncino ci si vede un po’ la nostra storia.
Bellissima secondo me la caraterizzazione di alcuni personaggi, come Temidoro – il mio nuovo mito- o Michele Cavaterra.
L’unica cosa su cui potrei avere dei dubbi è il rapporto Wendy/Pan: All’inizio sembra che… e invece? Mah, non vorrei spoilerare troppo quindi mi fermo qua.
veramente un ottimo libro. unica pecca? 19 Euro :]

#14 Comment By gugand On 10 agosto 2008 @ 09:34

Questo libro lo avevo visto esposto, ma avevo rinunciato per via del prezzo e della cattiva fama del fantasy italiano.
Probabilmente lo comprero’, non e’ cosa comune un buon autore fantasy italiano :)

#15 Comment By Morgante On 10 agosto 2008 @ 17:14

L’ambientazione mi sembra ottima, (bella una storia a Roma, e non la solita Vacanza Romana o sdolcinatezza da cartolina). La divisione in tre mondi della realtà è affascinante. Mi sono piaciuti anche i pochi brani citati.
Ma purtroppo c’è proprio un MA grande come una casa che non mi farà mai avvicinare a questa storia (dico purtroppo, perché mi sarebbe piaciuto farlo): sono i personaggi a sbalzarmi lontanto.
Chi ha letto il libro saprà perché Peter Pan, Uncino e gli altri dell’Isola che non c’è si trovano anche in questo romanzo.
O saranno anche solo degli omonimi, ma per me è sufficiente. Il fatto è che proprio non mi vanno le storie in cui trovo personaggi di altre storie, che siano parodie, appunto omonimie, o altro…
Il richiamo è talmente forte che non mi fa sentire il desiderio di andare oltre. Non c’è niente da fare, mi dico: io questo personaggio l’ho già incontrato, voglio qualcosa di nuovo, COMPLETAMENTE.
Mi spiace, sembrava proprio un libro curioso, e anch’io rielaboro storie già lette, immagino finali alternativi, o ambientazioni stravolte (e Peter Pan è la mia storia preferita dell’infanzia) ma non arrivo mai al punto di volerlo vedere anche scritto. Non è una critica a chi invece apprezza tutto questo…non so, per me è così.
Chissà se qualcuno la pensa allo stesso modo.

Posso dire un’altra cosa però? Che piacere leggere un articolo di complimenti. Sono proprio contenta, è stato bello leggerlo.

#16 Comment By Forrest Gump On 11 agosto 2008 @ 03:39

Morgante, da quello che ho capito non hai letto il romanzo. Non vorrei intromettermi negli affari tuoi, ma mi sembra un po’ troppo spiccio escludere un libro a priori perchè ha come personaggi Tizio e Caio. Che poi tu nutra un odio profondo con relativo prurito e/o diarrea alla sola vista di Peter Pan e Capitan Uncino non posso saperlo, però voglio dirti che, in effetti, Tinckerbell e compagnia hanno da spartire ben poco con Pan: non si tratta né di un film con robin williams né di una canzone di Bennato, si tratta di un buon libro.

#17 Comment By Morgante On 11 agosto 2008 @ 08:03

Per Forrest Gump,
Sai, sinceramente, non mi interessa che sia una canzone di Bennato o Hook con R.W., non ci avevo neanche pensato. Non era questa la mia paura, non c’è bisogno che mi dici che Campanellino è diversa, lo avevo capito da subito. Anche perché basta leggere due righe citate in questo articolo per capire che il tono e l’atmosfera sono diversi dalla storia di Peter Pan. E non penso (magari per questo hai voluto spercificarlo, non so) che sia infantile leggere di questi personaggi, è per questo che mi hai specificato che erano diversi? E’ proprio una domanda, eh? Non è retorica, te lo chiedo proprio, per capire meglio cosa intendevi. Poi, Peter Pan è ancora la mia storia preferita, quindi non potrebbe mai farmi schifo, ANZI!
Sono proprio i riferimenti a quella storia che mi bloccano, siano solo i nomi. Tutto qui, insomma.
In Pan ho capito che ogni personaggio è stravolto, sicuramente diverso e magari anche brillante. Magari in altri scatta qui la curiosità di sapere di più e leggere per vedere che succede, per me no, i nomi mi sbalzano fuori, è proprio quello che mi blocca. Ma non è che penso che tu o altri siate fessi perché vi stuzzica sentire come possono cambiare dei personaggi visti da un altro autore. Tranquillo, non era una critica, per niente. E’ solo una questione di istinto: tu la pensi in un modo, io in un altro. I nomi sono una delle cose che preferisco. Per esempio: lo ammetto, ho provato a leggere Andrea D’Angelo, ma nelle sette gemme usa certi nomi orrendi, impronunciabili, l’ho lasciato a metà!
E qui invece erano un richiamo all’altra storia così forte da tenermi lontano, anche dal sapere il perché di questa scelta.
Non c’è niente da fare, ognuno ha le sue linee guida, il suo olfatto per dar la caccia al libro e sceglierlo. E quando uno sceglie, penso: saprà ben lui come scegliersi la lettura che lo intrighi di più, giusto? : )

Comunque grazie per lo scambio di opinioni. E’ stato interessante.
Ciao ciao
Morgante

#18 Comment By Coubert On 11 agosto 2008 @ 08:12

Morgante, per l\’appunto c\’è una motivazione per la quale (Peter) Pan, Tinckerbell, Uncino, i pirati, i bambini perduti… tutti loro si trovano in questo libro.

Anzi, possiamo dire che c\’è una spiegazione sul perchè esiste la storia \”Peter Pan\”, a dirla tutta.

Non è una rilettura di Peter Pan, non è un \”finale alternativo\”.

Dimitri scava alla radice del mito che ha fatto scrivere Peter Pan, toglie la patina di buonismo Disneyano ed epicizza ciò che rimane, mischiandolo con divinità pagane, vecchi culti, sciamani.

#19 Comment By Morgante On 11 agosto 2008 @ 09:12

Ah, grazie per la spiegazione, Coubert!
Immaginavo che ci fosse una spiegazione sotto. Questo purtroppo non toglie il fatto che mi disturbi sentire certi nomi. Che ci posso fare, non è che un libro lo devi mandare giù a forza, e non mi pare di essere stata maleducata o aver fatto appunti a chi aveva apprezzato la storia.
Sono contenta che piaccia Peter Pan o qualunque storia sia alla sua origine (come dici tu : ) ). Magari darò un’occhiata alla spiegazione di fondo del romanzo, tanto per non ignorarlo del tutto (anche se non lo leggerò). E’ semplicemente il mio gusto nello scegliere le storie, e credo sia sacrosanto, no?

Ciao a tutti! Ciao

#20 Comment By Forrest Gump On 11 agosto 2008 @ 11:46

E’ semplicemente il mio gusto nello scegliere le storie, e credo sia sacrosanto, no?

E ci mancherebbe!
Sono intervenuto prima soltanto perchè non capivo bene il motivo della tua rinuncia per un libro (a mio parere) molto buono.
Ho specificato la diversità perchè supponevo un tuo odio verso i bambini in calzamaglia verde ma evidentemente mi sbagliavo :]

#21 Comment By Morgante On 11 agosto 2008 @ 12:10

Per Forrest Gump.
Beh, con tutte le critiche che si leggono in giro su chi ama le storie fantastiche, il dubbio che uno critichi a priori il genere è normale.
Ho immaginato subito che l’avessi pensato. Meno male che ci siamo spiegati. Sono contenta che qui piaccia l’idea di Peter Pan.
Anche se non dovessi leggere il libro, mi fa molto molto piacere che un autore italiano ami quella storia, o l’abbia comunque influenzato così tanto. E’ un bel segnale, e in più il romanzo è ambientato in Italia, per me è importante! Magari cercherò di metter da parte l’amore per Peter Pan, e darò una sbirciata lo stesso al romanzo. Non si sa mai!
: )

Buona giornata

#22 Comment By Raul On 12 agosto 2008 @ 18:51

Brava Gamberetta !
Ti leggo da molto tempo ed ho trovato spesso le tue recensioni interessanti, sempre ben documentate e divertenti da leggere. Purtroppo … io odio leggere libri Fantasy, nel senso che tutti i libri del genere (italiani e stranieri) che mi sono capitati fra le mani mi hanno annoiato a morte. Tu giustamente dirai che ho letto solo la roba sbagliata e … probabilmente hai ragione: solo che oggi ogni volta che vedo un elfo o un cavaliere sulla copertina metto mano alla pistola. Questi sono i guasti di un mercato pieno di spazzatura per adolescenti cerebrolesi (ma perchè la stessa cosa non è accaduta per la fantascienza o l’Heroic Fantasy ?). Seguo invece con molto interesse la urban fantasy, ed è per questo che la tua recensione mi ha fatto molto piacere ! Grazie dei testi che citi (ce ne sono un paio che non conscevo e cercherò); ricambio consigliandoti anche io qualcosa: “King Rat” di China Mieville, un libro con buoni momenti e qualche pecca. Ma sono sicuro che tu ne saprai trarre una recensione migliore di quello che farei io ;-)

#23 Comment By AryaSnow On 12 agosto 2008 @ 19:40

Uhm, mi attira un po’ questo libro.
Specialmente per la poesia. Ghghghgh XD

#24 Comment By Ben On 13 agosto 2008 @ 10:12

Preso! L’unico fastidio è stato lo sguardo del commesso quando gli ho chiesto dove potevo trovare il libro. Che stava riposto negli scaffali dedicati agli adolescenti cerebrolesi ‘over 11′ . Ma perchè si trovava lì? Chi ce lo aveva messo? Scoprivatelo.. solo su bimbominkia channel…

#25 Comment By Sergio On 14 agosto 2008 @ 14:14

Esiste un altro “Urban Fantasy” italiano, con divinità che si muovono nel presente, è PENTAR di Tarenzi Luca. Non posso dire com’è perchè non l’ho letto. Se qualcuno lo ha fatto ci dica com’è

Sergio

#26 Comment By Stefano On 14 agosto 2008 @ 20:37

L’ho letto e l’ho recensito per Terre di Confine: è un ottimo romanzo, scritto bene, originale e autoconclusivo. Nel link al mio nome trovi il link della rivista, non so se gli amministratori del blog permettono l’inserimento di un link

#27 Comment By Life83 On 25 agosto 2008 @ 12:15

Ho letto il libro dopo aver letto la recensione e devo dire che non è male, è una visione del fantasy a me nuova.
Lo definirei strano (ma in senso buono), è uno di quei libri che vale la pena leggere.

#28 Comment By Loreley On 25 agosto 2008 @ 22:36

Solo un info. Visto che non ho un lettore ebook e a leggere tramite pc dopo un po’ mi si fotte la vista, non c’è di “La città sostituita” di Dick un ‘edizione diversa da quella di Urania? Su ibs.it e su bol.it non trovo nulla o_O
Grazie!

#29 Comment By Loreley On 25 agosto 2008 @ 22:40

Acc… scusate il doppio, ho fatto casino con la parola anti-spam! Gamberetta cancella pure…

#30 Comment By Gamberetta On 25 agosto 2008 @ 22:49

@Loreley. Be’ c’è usato al Delos Store per la modica cifra di 18 euro… altrimenti stampalo: non è un romanzo lungo, su fogli A4 fronte/retro con grandezza dei caratteri 10 o 12 non credo ne vengano fuori più di 50 fogli.

#31 Comment By Benmot On 27 agosto 2008 @ 08:34

Finito! E mi è piaciuto molto devo dire. Concordo con Gamberetta quando parla della poca ‘incisività’ del finale ma per quanto riguarda il non-uso delle armi da fuoco, anche se è un espediente per rendere più cruenti gli scontri, direi che ha una sua logica dato che la spiegazione la fornisce un personaggio come il dio Pan di Dimitri.
Magari andrà a cozzare con il discorso degli spiriti urbani, ma del resto questi sono disprezzati da Peter. Tamarrissimo Dagon.

#32 Comment By Clio On 29 agosto 2008 @ 21:03

Sembra un libro interessante, penso che… lo prenderò in prestito in biblioteca, il mio budget non è molto elevato ^_^
Ricordo che lessi il Peter Pan “originale” (o almeno credo) e ne rimasi scandalizzata. Questo Pan qui mi ha tanto l’aria dell’Oltreuomo di Nietszche…
Ottimo articolo, molto interessanti anche i libri che hai citato all’inizio: quello sui parametrali sembra valerne davvero la pena!

#33 Comment By castelloincantato On 12 settembre 2008 @ 16:54

Ho comprato anch’io il libro leggendo questa recensione: a dir la verità leggendo solo il post di Gamberetta non ero molto convinta perchè i racconti troppo truci non mi piacciono, ma quando Coubert ha scritto:”possiamo dire che c’è una spiegazione sul perchè esiste la storia \”Peter Pan\”, be’, non ho saputo resistere,mi ha incuriosita troppo, dovevo leggerlo. Per ora mi sta piacendo. Grazie del consiglio:è bello vedere qualcosa di italiano che vale.

#34 Comment By uriele On 3 novembre 2008 @ 15:44

Le parti con il Narratore semionniscente sembra un incrocio fra Ende (avrebbe avuto tempo per pentirsene, ma questa e’ un’altra storia) e a narratori ironici come il Vonnegut nei racconti e Bulgakov. Dagli spezzoni che hai portato ad esempio, sembra piu’un omaggio a questi autori che un errore; devo dire che sembra anche inserito bene nel complesso.

#35 Comment By GiD On 21 aprile 2009 @ 00:10

Finalmente sono riuscito a leggere Pan! E’ da quando hai scritto questa recensione che volevo leggerlo…

In generale sono d’accordo con te, sia sui pregi (la caratterizzazione della meravigliosa wendy in primis!) che sui difetti (il finale è a dir poco indegno!).
Ci sono alcune cose però che non mi hanno convinto e di cui non hai parlato nella tua recensione:

- La caratterizzazione di Temidoro: Posso esser d’accordo con te sul fatto che sia un bel personaggio (fa ridere come pochi!), però il suo modo di esprimersi mi sembra incoerente con quello che è il personaggio. Un fauno allontanato dal nostro mondo (o Aspetto) da più di cento anni non può usare frasi come “Sono saggio e me la tiro”!

- L’autore che fa propaganda: Non so se è un’impressione solo mia, ma in alcune parti del romanzo Dimitri impone in maniera troppo forte le sue idee e i suoi valori. La questione divorzio, per esempio, viene tirata in ballo e sottolineata (e c’era chi non lo voleva render legale, questo benedetto divorzio!) senza alcun motivo. In generale, qua e là nel romanzo, soprattutto quando si parla dei piani di Dal Mare/GrayFace, salta fuori in maniera troppo forte la polemica dell’autore verso questo o quell’argomento.

- Buoni & cattivi: Anche qui l’impressione che si ha è che l’autore sia di parte. Posto che “i buoni” siano i Cavaterra, si sente una netta distinzione fra Pan e Grayface (entrambi “cattivi”, o comunque “da combattere”). Come hai giustamente detto, entrambi gli schieramenti si comportano in modo amorale, eppure mentre Grayface viene da subito presentato come “cattivo” e basta, a Pan viene concesso il beneficio del dubbio (e nel finale viene praticamente trattato come il “buono” di turno).
Volendo le idee di Grayface non sono indifendibili. Il lettore avrebbe anche potuto (magari solo in un primo momento) dargli ragione, ma Dimitri non lo permette. Praticamente per tutto il libro si legge “Pan esagera un po’, ma in fondo ha ragione. Grayface è cattivo, ha torto e basta!”.

P.S.
Tu spesso, a proposito della narrativa di genere, parli di “realtà virtuale”. Hai più volte sottolineato l’importanza di uno stile trasparente, delle parole che spariscono per lasciare posto alle immagini. Pan non mi sembra corrispondere a questo modello di narrativa. Il narratore c’è e si sente praticamente in ogni frase.
Vorrei sapere se sei d’accordo o se sono io che ho frainteso la tua idea di trasparenza.

#36 Comment By Gamberetta On 21 aprile 2009 @ 13:16

@GiD.

La caratterizzazione di Temidoro: Posso esser d’accordo con te sul fatto che sia un bel personaggio (fa ridere come pochi!), però il suo modo di esprimersi mi sembra incoerente con quello che è il personaggio. Un fauno allontanato dal nostro mondo (o Aspetto) da più di cento anni non può usare frasi come “Sono saggio e me la tiro”!

Sì, ma non è inverosimile che espressioni di quel tipo potrebbe averle imparate in 10 minuti ascoltando una radio. O certe cose potrebbero addirittura essere partite da lui!

L’autore che fa propaganda: Non so se è un’impressione solo mia, ma in alcune parti del romanzo Dimitri impone in maniera troppo forte le sue idee e i suoi valori. La questione divorzio, per esempio, viene tirata in ballo e sottolineata (e c’era chi non lo voleva render legale, questo benedetto divorzio!) senza alcun motivo. In generale, qua e là nel romanzo, soprattutto quando si parla dei piani di Dal Mare/GrayFace, salta fuori in maniera troppo forte la polemica dell’autore verso questo o quell’argomento.

Vedi la riposta in fondo sul Narratore.

Buoni & cattivi: Anche qui l’impressione che si ha è che l’autore sia di parte. Posto che “i buoni” siano i Cavaterra, si sente una netta distinzione fra Pan e Grayface (entrambi “cattivi”, o comunque “da combattere”). Come hai giustamente detto, entrambi gli schieramenti si comportano in modo amorale, eppure mentre Grayface viene da subito presentato come “cattivo” e basta, a Pan viene concesso il beneficio del dubbio (e nel finale viene praticamente trattato come il “buono” di turno).

Sì, forse. In realtà io facevo il tifo per Grayface, persona un po’ bigotta ma dai sani principi. Il romanzo è abbastanza ambiguo perché un lettore si possa schierare con i “cattivi”, però, in effetti, Dimitri implicitamente fa capire abbastanza presto come andrà a finire la lotta – anche se ho sperato fino all’ultimo in qualche colpo di scena.

Tu spesso, a proposito della narrativa di genere, parli di “realtà virtuale”. Hai più volte sottolineato l’importanza di uno stile trasparente, delle parole che spariscono per lasciare posto alle immagini. Pan non mi sembra corrispondere a questo modello di narrativa. Il narratore c’è e si sente praticamente in ogni frase.
Vorrei sapere se sei d’accordo o se sono io che ho frainteso la tua idea di trasparenza.

Non è proprio così. La trasparenza è nello stile di scrittura. Se io scrivo: “Laura timbrò il biglietto”, tu immagini la scena senza problemi, in maniera trasparente, come se le parole non ci fossero. Se però scrivo: “Laura obliterò il necessario documento di viaggio” è probabile che oltre a vedere la scena tu ti stia chiedendo: “perché questo linguaggio pseudo burocratico?”, dunque le parole non sono più trasparenti.
Se scrivo: “Laura timbrò un drago rosa” continuo ad avere uno stile trasparente, ma l’immagine che trasmetto è così inverosimile da spezzare la “realtà virtuale”. Lo stesso con il Narratore: posso essere trasparente nell’introdurlo e al contempo allontanare il lettore dalla storia.
Dimitri, a parte le pagine iniziali, usa il Narratore soprattutto per essere ironico, il che è un uso legittimo. Secondo me, come ho scritto nella recensione, non ci riesce appieno: è sì divertente, ma non abbastanza da giustificare il distacco dalla storia che suscita il sentir parlare lui invece dei personaggi.
Però non è vero che il Narratore è sempre presente: il 90% del romanzo è dal punto di vista di uno dei vari personaggi, il Narratore appare solo ogni tanto. Almeno dal punto di vista tecnico. Poi diverse persone hanno sentito Dimitri anche quando parlavano i personaggi, il che è più grave, ma onestamente a me non è parso.

#37 Comment By Rorschach On 25 giugno 2009 @ 23:29

Bellssimo libro e bellissima recensione!

Ne ho già lette un po’ di questo sito ma questa è la prima volta che decido di commentare. Perchè non sono un amante del fantasy ma Pan mi è piaciuto parecchio. Dimitri viene considerato il Gaiman italiano e non a torto (lo stesso libro deve molto a livello tematico all’ America Gods dell’autore inglese).

Un unico appunto riguardo a Dagon (che invece di omonimia penso possiamo parlare di citazione/omaggio a Lovecraft).
Perdona se spoilero ma non trovo il tasto per inserirlo (c’è?).

Mostra spoiler ▼

Grandissima Gamberetta! Continua così e fottitene di chi ti insulta gratuitamente: altro non dimostra che la propria ignoranza!

#38 Comment By Gamberetta On 25 giugno 2009 @ 23:41

@Rorschach. Ho messo io gli spoiler al tuo commento. Per farli bisogna usare:

E grazie per l’incoraggiamento! ^__^

#39 Pingback By Incontro con l’autore: Francesco Dimitri « Scrittori esordienti – il blog di Writer’s Dream On 30 agosto 2009 @ 22:40

[...] Il nostro ospite sarà Francesco Dimitri, autore del romanzo urban fantasy Pan, edito da Marsilio, uno dei pochi fantasy italiani di valore. Per la recensione accomodatevi qui. [...]

#40 Comment By Roxy On 11 settembre 2009 @ 16:36

Se vi interessa qui è in corso un incontro virtuale con Dimitri.

#41 Comment By Tapiroulant On 4 ottobre 2009 @ 21:58

Ho appena finito di leggere Pan e volevo lasciarti le mie considerazioni sul libro e la tua recensione. Ora, devo ringraziarti della segnalazione, perché in effetti Dimitri è stato bravo: personaggi ottimamente caratterizzati, grande capacità di gestire l’intreccio e la spensierata infrazione di tabù della letteratura fantastica nostrana. Certo, però, che non è tutto rose e fiori. Il plot ha qualche falla che mi ha infastidito parecchio; su tutte i piani che Greyface avrebbe per Michele: Mostra spoiler ▼

.
Ma il grosso difetto è un altro, e lo segnalava giustamente GiD. Il Narratore non solo è invadente; è molto invadente, con i suoi giudizi morali (anche se forse lo fa in modo sottile). Dimitri si comporta come il Narratore Onnisciente che, affermando che il tal personaggio è brutto e stupido, assolutizza il giudizio e ‘impedisce’ al lettore di pensarlo diversamente. Più ancora che nelle distinzioni tra Pan e Greyface, questo atteggiamento si manifesta in continuazione quando il narratore si mette a parlare delle persone mediocri, della gente comune. Ogni volta (o quasi) che si mette a parlare delle manifestazioni dell’Incanto a Roma, non riesce proprio a resistere dal sottolineare come le persone normali non siano capaci di vederlo, abbiamo perso le capacità immaginative, la curiosità, etc.; e dalle sue parole trapelano alternativamente compassione, disprezzo, sufficienza. Da queste pagine trapela continuamente l’immagine di un Dimitri quasi compiaciuto, che sembra dire: “Ma guardate come si riduce la gente al giorno d’oggi…”; un Dimitri che, come nel gioco delle tre mogli (di cui parlava il Duca in uno dei suoi ultimi post), si lamenta per il gusto di lamentarsi. A volte la mia irritazione era tale che dovevo smettere per minuti interi di leggere, mentre mentalmente pensavo: “Ma magari qualcuno di questi ‘sfigati’ che rifiutano l’Incanto ha altri problemi per la testa, il padre con il cancro, o il marito in cassa integrazione, e magari, dico magari, non gliene frega proprio un cazzo che esistono i fauni e che la Città è viva”. Questa atmosfera si respira spesso, ma un episodio mi è rimasto particolarmente nella memoria: Mostra spoiler ▼

Ora, non so se essere più disgustato dal feroce accanimento del narratore verso un personaggio secondario, o dalla sua captatio benevolentiae nei confronti del lettore (“Un uomo migliore, uno come te per esempio”), che evidentemente Dimitri si immagina come un’adolescente che disprezza la meschinità del mondo degli adulti e ha bisogno di un’auctoritas che gli dica che fa bene a preferire il mondo dell’Incanto e degli Eroismi. Insomma, pur nella bellezza della storia, questo Pan è letteralmente intriso dell’ideologia dell’autore, dal facile disprezzo delle mode burine come quella di Ponte Milvio all’indiscusso valore positivo che assegna ai giudizi degli spiriti e degli spiritualisti (come Stefano Cavaterra e la setta di cui fa parte). Un’ideologia che, personalmente, trovo ancora più irritante per la terribile ingenuità con cui sembra pretendere di spiegare i problemi del mondo (tipo: se le persone scopassero di più e si facessero meno problemi etici, se imparassero a coltivare la Meraviglia e a non limitare le libertà individuale, questo sarebbe un mondo migliore! …sì, certo, eccome no, vai Dimitri!!!!! C’hai troppo ragggione!!!).
Non è possibile che l’entusiasmo per un fantasy italiano scritto comunque così bene, e così audace rispetto alla media, ti abbia impedito di vedere queste magagne? O sono forse io che esagero o la prendo troppo sul personale? Se hai un attimo di tempo mi piacerebbe discuterne.

#42 Comment By Gamberetta On 4 ottobre 2009 @ 23:33

@Tapiroulant. Nella recensione avevo accennato al fatto che per esempio citare la storia dei lucchetti non era questa grande idea. Io nel complesso ho trovato gli interventi del Narratore divertenti (e dunque giustificabili) e tieni presente che non condivido molto la “filosofia” di Dimitri, io facevo il tifo per Greyface.
Mi rendo conto che invece pare che a molti abbia dato fastidio, però mi sembra che siamo nel campo del soggettivo, più che del difetto oggettivo.

Poi non escludo che, leggendo quintali di porcherie, quando mi capita un fantasy italiano decente, sia particolarmente ben disposta.

#43 Comment By Tapiroulant On 5 ottobre 2009 @ 07:34

@Gamberetta: D’accordo, grazie per la risposta^^ Anch’io facevo il tifo per Greyface, poverino.

#44 Comment By E Ora… MAZZATE! » L’Accademia della Fuffa » Tre Versioni di Pan On 27 settembre 2010 @ 18:53

[...] Non potrei, neanche in millanta anni, far di meglio di questa recensione ad opera dell’abile Gamberetta, cui vi rimando per trama, personaggi, atmosfera e quant’altro. Mi limito ad alcune [...]

#45 Comment By Mario Falco On 3 dicembre 2010 @ 10:15

Ma in ebook si trova? A pagamento dico.

#46 Comment By Gamberetta On 3 dicembre 2010 @ 10:36

@Mario Falco. Per ora no. Però da un mesetto circa Marsilio ha cominciato a vendere ebook dei suoi romanzi. Finora sono apparsi una cinquantina di titoli. Perciò può essere che in futuro appaia una versione legale di Pan. Comunque la versione che si trova su emule e che ho segnalato è realizzata in maniera ottima, niente da invidiare a un ebook commerciale.

#47 Comment By Morrigan On 5 dicembre 2010 @ 14:56

a Cesenatico il libro si trovava nella sezione bambini/ragazzi.

#48 Comment By Willie Pete On 21 dicembre 2010 @ 10:36

Ciao!
Ho letto Pan e volevo lasciarti la mia impressione.
Condivido più o meno tutto ciò che hai detto nella tua recensione.

Il finale:
Mostra spoiler ▼

Dagon:
Mostra spoiler ▼

Temidoro:
Mostra spoiler ▼

In generale comunque devo dire che l’ho gradito molto, e spero in un seguito (magari ispirato a pinocchio, visto dalla parte di uno dei famigli di Michele, o a momo, o al mago di Oz), purché il livello sia quello del primo libro e non di Alice, che è veramente un pugno fra i denti.

#49 Comment By Mario On 1 aprile 2011 @ 10:18

Se lo giudichi un bel romanzo perchè consigli di scricarlo gratis? Non sarebbe giusto comprarlo ripagando l’autore per il suo buon lavoro?

#50 Comment By Gamberetta On 1 aprile 2011 @ 10:54

@Mario. Perché gli editori per troppo tempo si sono approfittati della fiducia dei lettori. È ora di finirla di comprare a scatola chiusa: prima si legge, e poi, se il romanzo è piaciuto, si paga l’autore. Io faccio così da un paio d’anni e ne sono molto felice.

#51 Comment By arnica On 25 giugno 2011 @ 16:37

Finalmente, dopo tutto questo tempo, ho trovato Pan in biblioteca e ho deciso di leggerlo.
Sono felice di aver aspettato, perchè questo è stato il momento giusto per scoprire totalmente questo libro (non so, leggendo la tua recensione mi ero fatta un’idea leggermente diversa). Ho letto Peter pan(quello di Barro,eheh) e subito dopo Pan.
Devo dire che mi è piaciuto sul serio, come Nessundove. Mi ha ricordato molto anche American gods, ma ho preferito decisamente la storia di Dimitri.

Sono in linea di massima d’accordo con la tua recensione, quindi mi riferisco più ai commenti qui sotto che a te..

Il “e dire che qualcuno non voleva questo divorzio”non penso sia un pensiero di Dimitri, quanto di uno Stefano che deve fare i conti con una moglie cattolica, con un credo e una visione della vita così lontani da quello che invece ha imparato nel tempo a Nemi. E che quindi, a volte, si ritrovi a sbottare, a suo malgrado, contro certe idee di Silvia.

Anche a me ha urtato il “come te,per esempio”, perchè non mi sento affatto migliore di Aldo o cosa, mi sa tanto di lecchinaggio. Vabbè.

Ad un certo punto, verso l’inizio, c’è un “un lampione che lampioneggia”. Leggendolo, ho sentito un rumore di unghie sulla lavagna. Voglio pensare che sia stato scritto apposta, con l’idea di rendere la banalità assoluta che Michele sta vedendo in quell’oggetto. Speriamo sia così.

Temidoro è fantastico, e non mi sembra così strano che abbia potuto imparare un certo linguaggio.
Non è che sia andato a vivere in Antartide negli ultimi secoli, semplicemente non s’è fatto più vedere. Ma, per quanto sporadiche, visite al bosco di Nemi gli uomini le hanno fatte. La serra mica s’è tirata su da sola, no? Magari gli operai parlavano così, o la radio(come suggerisce Gamberetta); non dimentichiamoci poi delle lettere di Stefano. Abbiamo letto le più salienti, magari ce ne sono altre dove il figlioletto gli ha citato le parole di qualche gradasso, che possiamo saperne?

Mi ha lasciata un po’ interdetta la storia della spada. Tanto figa, tanto importante, ma tutto sommato..INUTILE. Perchè????

Il finale mi ha delusa un pochetto, perchè speravo in un qualcosa di drastico. O pan, con l’orgia e la violenza, o Grayface con la repressione totale. Invece è stato abbastanza sciapo.

Ora passeggio per le strade di Roma e cerco di immaginarmi lo spirito di Tevere, anche se probabilmente non c’è. Su anobii mi sa che gli metto 5, anche se sarebbe un 4,5 a causa del finale.

#52 Comment By lilyj On 25 giugno 2011 @ 23:32

A me il lampione che lampioneggia fa ridere come una cretina ò.ò
… anche se non ho letto il libro.

#53 Comment By Tom On 12 agosto 2011 @ 18:21

Da una ricerca nei commenti mi sembra che nessuno abbia ne abbia ancora parlato.

Gamberetta, tu citi Megapolisomancy: A New Science of Cities di Thibaut De Castries e lo consigli come lettura, sottolineando però come sia difficile da trovare in Italia.

Volevo leggere i libri elencati in questa recensione e ho cercato info sulle ultime edizioni. Sembra che Megapolisomancy sia un libro fittizio di cui si parla, tra l’altro, in uno degli altri libri da te indicati: Nostra Signora delle Tenebre. Il link da te proposto negli approfondimenti è una lista di altri libri di finzione.

…. si tratta di un easter egg, un errore (mio, tuo) o di un test? Ho vinto la bambolina? Posso avere la foto di Grumo?

#54 Pingback By Pan di Francesco Dimitri | Space of entropy On 14 novembre 2011 @ 15:37

[...] di Francesco Dimitri Posted on 21 marzo 2010 by zeros83 Avevo letto la recensione di Pan di Francesco Dimitri sul blog di Gamberetta, l’avevo cercato più di una [...]

#55 Comment By ClarinetteM On 28 dicembre 2011 @ 13:32

Un po’ in ritardo rispetto all’uscita del romanzo, lo so, ma lo sto leggendo solo ora e lo sto trovando davvero molto interessante.
Ben scritto, originale, etc. In poche parole: condivido in pieno la recensione di Gamberetta (sul finale non mi esprimo, perché non ci sono ancora arrivata).

Segnalo, se qualcuno non l’ha già fatto, che l’e-book si può trovare gratuitamente sul Kindle Store (penso anche su altre piattaforme, ma non so dirvi con certezza).

#56 Comment By Clio On 29 giugno 2012 @ 00:46

Finito di leggere ora.
Meh.
Si legge tutto d’un fiato, questo sì. I personaggi Cavaterra sono ben tratteggiati, questo pure.
Però…
SPOILER
Tutta la guerra non ha né capo né coda. Greyface potrebbe portare sulla nave centinaia di uomini in un attimo e non lo fa se non alla fine. I “buoni” sono una manica di imbecilli sul piano strategico e i “cattivi” abboccano alla diversione finale o all’infiltrazione solo perché sono incredibilmente ANCORA più stupidi! Sticazzi, dalla parte di qualcuno che ha assistito a secoli di Storia, mi aspettavo di meglio!
La cosa che però mi ha dato più noia in assoluto è la morale stupidotta hippie-newage-trp trasgrescio dei personaggi. Sarò sincera, a me questo tipo di fricchettoni stanno MOLTO sulle scatole.
Io detesto i benpensanti e i moralisti, e questo genere di fricchettone è solo un altro tipo di benpensante moralista (che ciancia di superare limiti inutili ecc. senza porre un minimo di mente locale su perché quei limiti sono lì e cosa significherebbe romperli).
Dimitri in questo non gioca pulito. Quando i Cavaterra sono “ubriacati” dalla magia di Pan e non si sono ancora resi conto che il tizio è un cazzone, non fanno, alla fin fine, niente di veramente contrario alle regole.
Niente incesti, non sono loro a ammazzare la gente, ecc. Mi spiace, ma questa non è anarchia, questa è fricchettonaggine da anarcoidi in pantofole.
Anche la visione tonta della Storia (Buh, medioevo cattivo e cristiano e senza incanto, che non ha per nulla prodotto mistici, storie fantastiche, bestiari fertilissimi, indovini, maghi ecc., meno male che ci siamo ripresi con il rinascimento (sticazzi, se c’è un periodo ideologicamente opprimente è quello!)), come una visione un tantino sempliciotta del paganesimo romano (e i romani, quanto a bacchettonaggine, non avevano niente da invidiare a nessuno! Giada ciarla sull’andare in strada nuda, devo ricordare che un senatore dell’epoca di Cicerone -ergo in pieno furore pagano- fu cacciato per aver baciato la moglie in pubblico?)
Insomma, le lettere di Stefano in particolare le ho trovate oltremodo lassative. Tanta fuffa neopagana e buonpensiero da due lire.
L’Epilogo è da incubo, un riassuntino scemo alla “non ho voglia di continuare a scrivere”. A me pare che scene importanti come il confronto tra i Cavterra e Pan o l’omicidio di Greta sarebbero state meglio mostrate.
E le tre tizie che finiscono a fare del bourlesque è da oscar. Com’è che non ce le siamo ritrovate ministro, tutte e tre?
FINE SPOILER
Insomma, in conclusione: molto carina l’idea, realizzata solo a metà. Non decolla. Ed è un peccato, perché i personaggi Cavaterra e il ritmo sono molto buoni.
Non lo comprerei. E mi pare di capire che questa sia la produzione migliore di Dimitri, quindi mi sa che lo lascerò perdere proprio.

#57 Comment By Tapiroulant On 29 giugno 2012 @ 08:30

@Clio:

Completamente d’accordo con te su Pan.
Mi stupisce solo che tu non abbia rilevato, tra le varie cose irritanti, il narratore onnisciente che ci tiene ogni volta a farti sapere quanto sono mediocri le persone che non vedono la meraviglia e quanto meritino di essere sollevati a X metri di altezza e poi lasciati andare a spiaccicarsi da qualche parte ^_^

#58 Comment By Clio On 29 giugno 2012 @ 11:47

@Tapiro
Lo consideravo in buona parte incluso nella parte della morale gonzo-hippie da borghese annoiato.
Tra l’altro Greyface mi ricorda i cattivi dei film di Williams, tipo quella merda di Patch Adams: esageriamo a bestia l’antagonista così da farne una caricatura e far risaltare le ragioni del buono.

P.S. “un uomo migliore si sarebbe goduto il volo”, Dimitri, meno chiacchiere, facce vede’! XD

#59 Comment By Il Mulo On 7 luglio 2012 @ 22:32

Finito di leggere oggi. Se dovessi emettere un giudizio direi: buon libro. La storia scorre liscia, senza intoppi (a parte alcuni inforigurgiti e le lettere di Stefano) e lo stile è trasparente. Si vede e si sente quanto l’autore si sia documentato prima di scrivere questo racconto. Sono d’accordo con Gamberetta: non è un libro per ragazzi e manco per bigotti. Più che hippie ho trovato un pensiero in linea con il mito del pan. L’autore non vuole convertirci all’amore libero e alla vita senza freni, mette solo a nudo quello che implica avere a che fare con determinate emozioni portate allo stremo da una divinità. Ma a parte questo il libro merita proprio per il modo in cui è stato scritto: avvincente e con dei micro-climax che non fanno mai perdere l’attenzione sulla storia. Promosso a pieni voti. Leggerò anche l’altro libro di Dimitri anche se Gamberetta l’ha smontato e fatto a pezzi. Sarà comunque un ottimo esercizio per imparare ad evitare certi errori e raffinare il mio scandalosi stile di scrittura.
Domanda per tutti: mi sto documentando sullo stile steampunk. Qualcuno ha dei buoni titoli da consigliarmi? :)

#60 Comment By Tapiroulant On 8 luglio 2012 @ 09:45

@Il Mulo:

Domanda per tutti: mi sto documentando sullo stile steampunk. Qualcuno ha dei buoni titoli da consigliarmi? :)

Se vuoi un’introduzione allo steampunk il tuo punto di riferimento dovrebbe essere questo:

http://www.steamfantasy.it/blog/2011/05/30/breve-introduzione-allo-steampunk/

Dopodiché, ecco una carrellata di ‘classici’ dello steampunk che mi vengono in mente:
- Morlock Night e The Infernal Devices di K.W. Jeter
- The Anubis Gates di Tim Powers
- The Difference Engine della premiata ditta Gibson & Sterling
- Perdido Street Station di Mieville

#61 Comment By Il Mulo On 8 luglio 2012 @ 20:12

@Tapiroulant

Grazie mille per i consigli! Vedo se ci sono versioni italiane. Purtroppo non sono ancora abbastanza british da leggere direttamente l’originale.
Il sito del duca ho cominciato a bazzicarci oggi e mi è piaciuto molto. L’ho messo tra i preferiti e me lo leggerò con molta attenzione. Quello che percepisco è di essere arrivato in “ritardo”. Molte discussioni a cui volevo partecipate sono seppellite in anni di post e da quello che ho letto Gamberetta è desaparecidos per mitivi di real. Un vero peccato. Mi sto affacciando al mondo incantato della scrittura da dilettante alle prime armi, ma ho tutta la passione di un novello autodidatta. Dalle prime analisi della mia idea non credo che il racconto che ho in testa possa essere catalogato come “steampunk”. Il genere individua un periodo della storia ben preciso (età vittoriana) ed il mio romanzo è ambientato in tutt’altro tempo (più pseudomedievaleggiante). Devo ancora informarmi, ma credo che il genere di riferimento sia “steamfantasy”.
Infine caro tapiro ho visto proprio ora che anche tu hai aperto un blog a tema. Ottimo. Ci farò sicuramente un salto a breve. ;)

#62 Comment By Tapiroulant On 9 luglio 2012 @ 15:48

Dalle prime analisi della mia idea non credo che il racconto che ho in testa possa essere catalogato come “steampunk”. Il genere individua un periodo della storia ben preciso (età vittoriana) ed il mio romanzo è ambientato in tutt’altro tempo (più pseudomedievaleggiante). Devo ancora informarmi, ma credo che il genere di riferimento sia “steamfantasy”.

No: a meno che tu non ti stia riferendo a un mondo medievale in cui per magia arriva la tecnologia vittoriana, un mondo pseudomedievaleggiante esclude per definizione steampunk e steamfantasy.
Quello che viene chiamato “steamfantasy” non è altro che uno steampunk con la presenza di magia o altri fenomeni inspiegabili scientificamente, e serve per distinguerlo dal normale steampunk che in teoria sarebbe fantascienza. Un esempio di steamfantasy è per esempio Le porte di Anubis, in cui ci sono maghi egizi; un altro è Perdido Street Station, che addirittura è ambientato in un mondo secondario.

#63 Comment By Steve On 3 giugno 2014 @ 20:33

Avviso che ho acquistato il libro a seguito di recensione gamberettica.


URL dell'articolo: http://fantasy.gamberi.org/2008/08/07/recensioni-romanzo-pan/

Gamberi Fantasy