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Recensioni :: Romanzo :: The Year of Our War

Pubblicato da Gamberetta il 13 aprile 2009 @ 17:01 in Fantasy,Libri,Recensioni,Straniero | 31 Comments

Copertina di The Year of Our War Titolo originale: The Year of Our War
Autore: Steph Swainston

Anno: 2004
Nazione: Inghilterra
Lingua: Inglese
Editore: Gollancz

Genere: Fantasy non troppo weird
Pagine: 304

Le Fourlands, mirabilmente create da Dio perché avessero una topografia adatta a una pagina formato A5, vivono in pace e armonia, salvo qualche occasionale scaramuccia tra i vari regni che le compongono. Finché, un brutto giorno, non compaiono gli Insetti. Gli Insetti sono grandi come dei pony, assomigliano a un incrocio tra una formica e uno scarafaggio, e possiedono la ferocia di un furetto piranha. Ondate dopo ondate di Insetti invadono le Fourlands, non lasciando niente di vivo sulla loro strada.
Ad aggravare la situazione giunge la decisione di Dio di andarsene in vacanza, non prima però di aver nominato un Imperatore immortale che dovrà unire le genti delle Fourlands e guidarle contro gli Insetti. Per facilitarlo nel compito, Dio concede all’Imperatore la facoltà di rendere a sua volta immortale chi sia meritevole.
Così nasce un Circolo degli Immortali e con il suo aiuto l’orda degli Insetti è arginata.

Duemila anni dopo la guerra è ancora in corso. A prezzo di continue e sanguinose battaglie gli Insetti sono tenuti a bada, confinati nell’estremo settentrionale delle Fourlands. Però qualcosa si sta incrinando. Il Circolo degli Immortali non è più la guida che era un tempo: gli Immortali più vecchi cominciano a sentire il peso dei secoli e le nuove reclute non paiono all’altezza di sostituirli.
Protagonista del romanzo e voce narrante è Jant Shira, con i suoi 200 anni uno degli Immortali più “giovani”. Jant Shira è vigliacco, egoista, traditore e bugiardo. Ha un passato di assassino e spacciatore, e da decenni è dipendente dalla stessa droga che vendeva, un potente allucinogeno chiamato cat. Jant Shira, nel corso della vicenda, si rivelerà tra i personaggi più positivi.

Ambientazione

L’ambientazione è medievaleggiante, ma qui e là irrompono lampi di moderno. Così tra Re, castelli e arcieri si scopre che quando non sono in armatura gli Immortali non disdegnano jeans e maglietta; masticano chewing-gum e prendono il tram, tengono conferenze stampa e per distrarsi leggono un tascabile. È probabile che alcuni di questi particolari siano stati inseriti per puro gusto del bizzarro, tuttavia l’ambientazione rimane coerente. Non ho notato nessun dettaglio stonato, tranne forse uno che illustrerò in seguito.
Nelle Fourlands non ci sono elfi e nani o draghi, abbiamo solo razze umanoidi: umani veri e propri; Awian, umani dotati di ali, ma non in grado di volare; e infine i ritrosi Rhydanne, con corpo umanoide e agilità felina. Jant Shira è di padre Awian e madre Rhydanne: la rara combinazione gli ha donato due ali funzionanti e la possibilità, lui solo, di volare. Per questo è stato reso Immortale, nonostante il brutto carattere.
Infatti l’idea dietro gli Immortali è quella di tener sempre in vita quelle persone che nelle scienze o nell’arte della guerra si dimostrino particolarmente capaci. Così un Napoleone o un Galileo verrebbero resi immortali per sfruttarne in eterno il genio.
Il Circolo degli Immortali è qualcosa in bilico fra gli antichi dei greci, un gruppo di supereroi (non a caso la gente ha affibbiato ai vari Immortali dei nomignoli da fumetto: Jant Shira è “Comet”) e il consiglio dei Cavalieri Jedi. Sennonché, come già accennato, ormai è rimasto ben poco di eroico nel loro agire.

Mappa delle Fourlands
Mappa delle Fourlands

Già così sarebbe una buona ambientazione, per originalità e livello di dettaglio superiore alla media, ma le Fourlands sono solo la metà del mondo. Esiste infatti un’altra dimensione, chiamata Shift, che Jant Shira riesce a raggiungere quando si imbottisce di cat. Lo Shift è dove la Swainston si scatena, dimostrando una fantasia degna di Swanwick e Miéville. Lo Shift è abitato da ogni sorta di mostro e strana creatura, è una galleria di visioni orribili, fantasmagoriche e surreali. E, come si scoprirà presto, non è la semplice allucinazione di un tossico.
Qui ho trovato l’unico particolare stonato che dicevo: Jant Shira incontra delle creature armate di moschetto e riconosce le armi, tuttavia non cerca mai di riportare nelle Fourlands la formula della polvere da sparo. Cannoni e fucili aiuterebbero parecchio nella guerra contro gli Insetti.

Purtroppo le pagine dedicate allo Shift non sono moltissime, ed è un vero peccato. È probabilmente una scelta voluta, almeno a sentire questa intervista della Swainston:

That’s why it is important not to be too weird in fiction. If you subvert archetypes too much, or give archetypes a cameo role rather than making them the root, the reader will feel disappointed even though he may not know why.

Sigh! Non sono d’accordo! Non si può mai essere troppo weird!

Ogni volta che l’effetto del cat si attenua e Jant è strappato via dallo Shift, be’, anch’io ho provato un pizzico di malinconia e dolore. Se la Swainston ha fatto apposta proprio per suscitare questo tipo di reazione, devo ammettere che è stata bravissima. Rimane però il rimpianto che la parte più immaginifica dell’ambientazione non venga esplorata in profondità.

Dove il romanzo forse poteva essere più fantasioso è con gli Insetti. Così come sono presentati sono gli stessi Insetti già visti in una marea di romanzi, film e videogiochi. Da Il Gioco di Ender fino al film di Fanteria dello Spazio. Però anche qui c’è una goccia di originalità: gli Insetti sono molto “fantascientifici”, con un comportamento alieno ma razionale, non seguono i tipici cliché dei mostri fantasy, cattivi perché sì, incarnazione del Male, fuoriusciti dagli Inferi, ecc.

Il nostro eroe

Il romanzo è narrato in prima persona da Jant. Non ci saranno altri punti di vista, e Jant è l’unico personaggio approfondito. Gli altri rimangono sullo sfondo e il comportamento di alcuni (come quello di Swallow) sembra più dettato da doveri di trama che non da motivazioni del personaggio.
D’altra parte Jant è un egoista che mette al primo posto il mantenimento dei propri privilegi. Si interessa al prossimo solo finché non è faticoso o pericoloso, dunque sarebbe stato inverosimile se avesse indagato più di tanto la personalità di chi gli sta intorno.
Io ho una predilezione per i personaggi amorali e ho subito provato simpatia per Jant, nonostante, a volerlo valutare in maniera oggettiva, sia una persona spregevole. Con Jant funziona al contrario di come si è abituati: se Superman commette un omicidio, all’istante sono dimenticati i suoi meriti e subito sembra “cattivo”; con Jant si diviene così assuefatti al concetto che sia falso, menefreghista e pusillanime che quando invece compie un’azione coraggiosa o giusta i suoi peccati passati paiono sbiadire.

Jant Shira
Jant Shira disegnato da Steph Swainston

L’autrice è abile nel trasmettere le ansie e le paure del nostro “eroe”. Spesso i guai che gli capitano se li è andati a cercare, ma è difficile non provare empatia per lui. I saltuari sprazzi ironici poi sono deliziosi.
Con i dovuti distinguo, Jant Shira assomiglia un pochino al protagonista de Il Lercio di Irvine Welsh.

L’intreccio

Sullo sfondo della guerra, la Swainston inserisce quattro vicende che si vanno a incastrare tra loro: il tentativo della più talentuosa musicista del mondo di farsi ammettere tra gli Immortali; l’assedio degli Insetti a una fortezza baluardo degli uomini; la pazzia del Re di Rachiswater; e infine una lite tra due Immortali che da baruffa in famiglia diventa affare di stato. La faccenda funziona così così: si ha troppo l’impressione che le varie sottotrame siano scollate e non giova che due di queste si concludano con Shira lontano e dunque senza mostrare al lettore quello che è effettivamente successo. Nondimeno di per sé le sottotrame non sono male, con un ottimo miscuglio di violenza, sotterfugio, intrigo, avventura e anche un po’ di romanticismo (sebbene il romanticismo per Shira sia: “It’s never been ‘love them and leave them’ so much as ‘fuck them and flee’.”)
La guerra è condotta bene: l’avanzare inesorabile degli Insetti è ben intrecciato con lo sfaldarsi del Circolo degli Immortali; la rivelazione sull’origine degli invasori è preparata con il giusto anticipo e non suona artefatta.
Purtroppo il romanzo si interrompe sul più bello, con le sorti del conflitto in bilico. Infatti la Swainston ha scritto un seguito. Poi un terzo volume. Poi un quarto (già consegnato all’editore, dovrebbe uscire quest’inverno). E adesso sta scrivendo il quinto volume della serie. Devo essere sincera: ho paura che vada avanti solo perché ci ha guadagnato con i romanzi precedenti. 100-200 pagine al massimo in più avrebbero potuto chiudere degnamente la storia, non ho idea come la si possa stiracchiare per (almeno) altri quattro romanzi.
Comunque il secondo romanzo penso prima o poi di leggerlo, perciò ritornerò in futuro su questo punto.

Copertina di No Present Like Time
Copertina di No Present Like Time, seguito di The Year of Our War

Stile

Nella già citata intervista la Swainston dichiara che:

I love quality the most; beautiful writing excites me more than anything else. [...] To me, literature is the highest art form and I’ve been shocked to find how few genre writers agree.

Per fortuna è uno dei rari casi di persona che predica male ma razzola bene. O forse ha avuto un bravo editor. Sta di fatto che in questo romanzo lo stile, pur non eccelso, è ugualmente funzionale. Di derive verso la literary fiction non ce ne sono (a parte forse un’eccessiva aggettivazione e la scelta di qualche termine troppo ricercato) e viceversa sono rispettate quasi alla lettera tre delle regole fondamentali: sempre mostrare le scene, non raccontarle; niente inforigurgito; mantenere saldo il punto di vista.
Alcune pagine, quelle in cui si sente di più che il mondo è filtrato dagli occhi di Jant, sono riuscitissime. In altre occasioni invece pare che Jant descriva con troppo distacco. Di questo soffrono le scene di battaglia: è difficile emozionarsi, perché si sa in partenza che se la faccenda dovesse mettersi al peggio Jant scapperà via volando. Come tecnica narrativa e particolari militari sono scene ben scritte, peccato che il punto di vista non possa essere dei migliori.

La narrazione è lineare, con tre soli flashback a illuminare tre momenti salienti della giovinezza di Jant. I tre flashback li ho trovati superflui. Il primo capita in momento di stanca del romanzo e non aiuta a riprendere il filo, il terzo mi è parso inutilmente pruriginoso.
Il ritmo è veloce. Gli eventi si susseguono rapidi e Jant ha sempre qualcosa da fare, che sia salvare il mondo o procurarsi la prossima dose di cat.

Nel complesso lo stile della Swainston è decente. Penso possa migliorare ma già così dimostra di aver ben chiaro come si tiene avvinto un lettore.

Conclusioni

Il romanzo mi è piaciuto. Molto. Avevo scelto di leggerlo perché è spesso classificato come new weird (anche la pagina di Wikipedia lo designa in tale sottogenere) e da questo punto di vista sono rimasta un pochino delusa: l’elemento weird è sì presente ma non è al centro dell’attenzione; in compenso ho trovato una bella storia di guerra e avventura in un’ambientazione notevole narrata da un personaggio inconsueto e carismatico.
Per questo lo consiglio a tutti: credo possa piacere a qualunque appassionato di fantasy. C’è l’elemento epico, con la guerra per salvare il mondo; c’è una costruzione del mondo piena di fantasia e una dose “umana” di bizzarro; c’è un personaggio in cui forse è difficile immedesimarsi ma che non si dimentica facilmente.
Non c’è, tanto per cambiare, una traduzione in Italiano. In Inglese si può scaricare il romanzo da emule, oppure si può acquistare il cartaceo nei vari negozi online (amazon.com e amazon.co.uk lo vendono nuovo intorno ai 7 euro). Il lessico non è contorto come in Swanwick ma non è neanche elementare, dunque è richiesta una conoscenza decente dell’Inglese.
Il consiglio è il solito: leggete o almeno assaggiate il romanzo dopo averlo scaricato gratis via P2P, e poi, solo poi, se ritenete valga la pena, pagate.

Devo aggiungere una nota di mestizia: è vero che anche per il mercato anglosassone The Year of Our War è un prodotto sopra la media; è vero che lo stile della Swainston non è il massimo (è, dopotutto, il suo primo romanzo), e ci sono autori italiani tecnicamente più abili, rimane la constatazione che nessun romanzo pubblicato da noi avvicina questo livello di costruzione fantastica. Lo so che suono sempre disfattista, ma è la verità: dal punto di vista dell’immaginazione, dell’imbrigliare in una struttura coerente la fantasia, romanzi come questo della Swainston sono tre spanne sopra la produzione italiana (facendo riferimento ai più bravi, rispetto alla media c’è un abisso).

Grumo cosplayer
The Year of Our War è piaciuto molto anche al Coniglietto Grumo. Qui in versione cosplayer, addobbato da Jant Shira (nota: la foto ha solo valore indicativo e in effetti non rappresenta il Coniglietto Grumo)


Approfondimenti:

bandiera EN The Year of Our War su Amazon.com
bandiera EN The Year of Our War su Amazon.co.uk
bandiera EN Il sito di Steph Swainston

 

Giudizio:

Bella storia… +1 -1 …peccato non finisca.
Ottimo ritmo, il punto di vista è gestito molto bene. +1 -1 Lessico inutilmente ricercato, flashback inopportuni.
Lo Shift. +1
Jant Shira. +1

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31 Comments (Mostra | Nascondi)

31 Comments To "Recensioni :: Romanzo :: The Year of Our War"

#1 Comment By Carraronan On 13 aprile 2009 @ 21:21

Com’è il terzo flashback “inutilmente pruriginoso”?
Sembra una definizione da stampa perbenista di metà Ottocento: Thackeray e Dickens si vantavano di non scrivere mai nulla che potesse “far arrossire le gote dell’innocenza”. ^__^

Qualche estratto per mostrare meglio quello che intendi (Show, Don’t Tell!) e quanto sia davvero piacev… pruriginoso questo flashback? ^__^

#2 Comment By Mariano On 13 aprile 2009 @ 21:57

Beh! Che dire? Optimus come sempre il lavoro di Gamberetta. Recensioni gustose, puntuali e precise.
Qui Gamberetta ammicca una volta di più al problema letterario (ma non solo: sociologico, culturale in senso amplissimo) della traduzione.
Se è vero che tradurre è sempr eun po’tradire, quando c’è l’occasione, quando si può e quando si ha voglia, leggere un romanzo in lingua originale (ricordo la mia esperienza ultima con On the Road di J.Kerouac) è un’avventura che vale la pena intraprendere.
Non c’è miglior modo per concludere la giornata che leggere un articolo dei Gamberi fresco fresco di pesca.
Stavolta non ho domande da formulare. Mi limiterò a seguire quando potrò il consiglio di Gmaberetta sul download di The Year Of Our War. A presto!

#3 Comment By Lara Manni On 14 aprile 2009 @ 10:02

Lo voglio.

#4 Comment By Willy Wonka On 14 aprile 2009 @ 10:24

Essendo anch’io interessato a un estratto, quoto il duca; al momento sono a corto di Emule e sarà così ancora per un po’, quindi se ne postassi uno sarebbe bello quasi come un vampiro che luccica!

#5 Comment By Gamberetta On 14 aprile 2009 @ 15:24

@Carraronan / @Willy Wonka. Verso la fine del romanzo è dedicato un intero capitolo alla “passione” del protagonista per una ragazza, episodio, a quel punto della storia, del tutto superfluo.

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#6 Comment By Drest On 14 aprile 2009 @ 18:44

Credo di aver capito che come gusti io e gamberetta non concordiamo: il romanzo non l’ho letto (e chissà quando lo farò…immagino a “saga” conclusa e plastic logic in mano) ma così a occhio sarei quasi per spostare due più dall’altra parte. :D

#7 Comment By Gamberetta On 14 aprile 2009 @ 18:58

@Drest. Come mai? Cosa non ti piace?

Comunque per il lettore di ebook ti assicuro che finché si parla di narrativa il Cybook (o il Sony, o l’iLiad o qualunque altro lettore attualmente in commercio) è più che adeguato.

#8 Comment By nocoldin On 14 aprile 2009 @ 21:11

Ottima recensione, peccato che il libro sia in inglese!

#9 Comment By Okamis On 14 aprile 2009 @ 23:31

Sembra interessante. Per ora me lo segno, in attesa che la pila dei “comprati e non ancora letti” scenda un po’ d’altezza ^_^

#10 Comment By Alex Frost On 15 aprile 2009 @ 09:59

Oooh… ma mia l’avevo capito che quell’ “inutilmente pruriginoso” indicava qualcosa di porno… ode al duca che conosce così bene gamberetta.. o non sarà che sotto sotto il duca ragiona come una liceale (minorenne?) ? XD

#11 Comment By Carraronan On 15 aprile 2009 @ 11:35

@Gamberetta
Grazie per il pezzo. Speravo fosse migliore, ma grazie lo stesso.
Effettivamente, come premesso, lo stile dell’autrice è appena decente e, perlomeno in questo brano, mi è parso sotto il livello di qualità minimo che richiedo per qualcosa di nobile e artistico come il sesso violento.

Ma d’altronde non è una storia pornografica, per cui se il pezzo le è venuto peggio del resto è parzialmente giustificabile (e avrebbe fatto meglio a non metterlo proprio se risulta inutile al fine narrativo…).

@Alex Frost:
Io nel profondo dell’animo sono una sedicenne maggiorata coi capelli verdi che stringe un Mauser 1871 tra le tette e lecca languidamente la lama della sciabola-baionetta. ^__^

#12 Comment By Drest On 15 aprile 2009 @ 16:30

@ Gamberetta: il weird non mi ispira molto, mentre tu sembri una appassionata (quindi, quello che per te è poco, per me forse è molto) e i protagonisti stronzi ancora di meno – certo, dipende sempre da come è scritto, da cui la mia non sicurezza.

per quel che riguarda il plastic logic…ci voglio poter caricare sopra anche manuali in A4 oltre che tascabili…e considerato che sono oggettini che costano comunque qualcosa, preferisco aspettare e prenderne uno che mi soddisfi più o meno completamente. (A proposito, hai per le mani una comparativa?)

#13 Comment By Alex Frost On 15 aprile 2009 @ 17:20

ma quello che non ho capito è.. in che senso Dio è andato in vacanza?
XD cioè.. vacanza vacanza o è solo che s’è rotto le scatole della sua creazione?

@Carraronan: verdi? ti preferivo quando avevi i capelli viola XD

#14 Comment By Gamberetta On 15 aprile 2009 @ 18:21

@Drest. Qui un confronto tra le caratteristiche dei vari lettori. Non sono presenti proprio tutti i modelli ma è un buon punto di partenza.

@Alex Frost. I personaggi parlando di vacanza, però non è chiaro fino a che punto siano seri. La religione (o in generale il soprannaturale) non ha molto peso nelle Fourlands. La magia non esiste.

#15 Comment By Francesco On 16 aprile 2009 @ 10:41

Io, da questo libro, sono uscito profondamente annoiato. Anche a me il Weird piace e mi piacciono gli ‘anacronismi creativi’. E gli Insetti malvagi.

Ma il problema di The Year of Our War è che la caratterizzazione dei personaggi è goffa. Fatta con mestiere, senza però crederci troppo – mi dà la sensazione del temino scritto a manovella. E la faccenda degli eroi-pieni-di-difetti è trita. Da sola non basta: vorrei difetti interessanti. Se dei personaggi non mi frega niente (e non c’è stato nessuno, nel libro, di cui qualcosa mi fregasse), non riesco a calarmi nel mondo narrato.

Comunque, anni luce avanti a tanta altra roba, intendiamoci…

#16 Comment By Gamberetta On 16 aprile 2009 @ 12:37

@Francesco. Non sono d’accordo. Jant Shira secondo me è caratterizzato bene, in maniera non banale e tale da suscitare empatia. Non è un eroe con difetti…
Mostra spoiler ▼

#17 Comment By Drest On 16 aprile 2009 @ 15:02

@Gamberetta: grazie, ci dò un’occhiata.
Posso farti una richiesta? Al termine di un articolo/recensione, potresti mettere il “Prossimamente”?

#18 Comment By Francesco On 16 aprile 2009 @ 15:15

Beh, il suo difetto è che l’è un po’ codardo (ma non è il solo: è generalmente ‘debole’ in un mondo di forti).

Jant mi ha lasciato davvero freddo, e dire che è un tipo di personaggio con il quale di solito empatizzo. Per essere uno noto per intelligenza e astuzia, mi dà la sensazione di non fare niente di che. Tyrion Lannister se lo mangia a colazione quando vuole.

E poi, non ci sono sorprese. Il finale l’ho trovato banalotto (se sapessi come mettere gli spoiler, scenderei più nel dettaglio). I personaggi sono telefonati – o seguono la loro caratterizzazione, o la infrangono in modi che io, che di solito sono un lettore che si abbandona molto e capisce poco, avevo intuito a pagina 2.

Poi, detta così sembra peggio di quel che è: la Swainston è chiaramente una professionista, con editor professionisti, e siamo davvero molto avanti rispetto a tanta palta. Ma c’è troppa storia e pochi personaggi, troppo cervello e troppo poca pancia, per i miei gusti. Cose come Perdido Street Station restano su un altro pianeta…

#19 Comment By Gamberetta On 16 aprile 2009 @ 15:55

@Francesco.Per mettere gli spoiler:

Jant [...] Per essere uno noto per intelligenza e astuzia, mi dà la sensazione di non fare niente di che. Tyrion Lannister se lo mangia a colazione quando vuole.

Veramente che sia noto per intelligenza e astuzia lo dice l’Imperatore, e credo che quella scena (e la successiva, nella quale Jant interroga la statua – LOL!) più che stabilire l’effettiva intelligenza di Jant sia per mettere in dubbio la saggezza dell’Imperatore medesimo.

Cose come Perdido Street Station restano su un altro pianeta…

Mah! A me PSS sì è sembrato noioso. Sparito il sense of wonder per la (notevole) ambientazione, il romanzo si trascina. Miéville tra l’altro scrive ancora peggio della Swainston, come già citavo in altro commento, un autore che scrive roba del tipo:
“Il tunnel faceva parte di una topografia sovversiva.”
È da appendere per i piedi sopra una tana di furetti inferociti.

Per non parlare poi di certe “trovate” tipo l’affare a schede perforate che diventa intelligente. D’accordo che è fantasy e non hard sf, ma è davvero una stupidata – a livello Troisi stupidata.

Poi, anche qui, avercene di Miéville, ma la Swainston è più brava.^_^

#20 Comment By Gamberetta On 16 aprile 2009 @ 16:05

@Drest.

Posso farti una richiesta? Al termine di un articolo/recensione, potresti mettere il “Prossimamente”?

No. Perché specie le recensioni le scrivo solo se vale la pena. Per dire, nell’ultimo mese ho letto:
Rivelazioni di Crichton.
Zodiaco di Maxime Chattam.
I Simulacri di Vernor Vinge.
Sette cuori per sette “note” di Elena Mignucci.
e appunto The Year of Our War, ma solo quest’ultimo si è meritato una recensione.

#21 Comment By Mariano On 16 aprile 2009 @ 16:13

Ciao Gamberetta!
Lo so che vado fuoritema con questo commento, ma mi piacerebbe sapere se e che cosa ne pensi di Dune, il primo libro di F.Herbert.
L’ho finito leggere qualche tempo fa, e, malgrado sia rimasto soddisfatto, sentivo che mancava qualcosa, rallentava a tratti e certi pezzi non erano scritti poi così bene, tutt’altro…
è solo una mia sensazione?

#22 Comment By Gamberetta On 16 aprile 2009 @ 16:58

@Mariano. Dune l’ho letto ormai diversi anni fa, non sono in grado adesso di dare un giudizio approfondito. Al tempo mi era piaciuto: i vermi, la spezia, le Bene Gesserit, ecc. mi sono rimasti impressi.
Non credo sia un capolavoro, ma per dire di più dovrei rileggerlo e onestamente non è in programma.

#23 Comment By Mariano On 16 aprile 2009 @ 17:23

No no tranquilla! Non lo mettere in programma! Comunque si, il contenuto non era male, e l’ambientazione del mondo di Dune era molto curata. Ma ho trovato alcuni pezzi noiosi! Comunque grazie mille per la risposta! Ciao!

#24 Comment By Francesco On 16 aprile 2009 @ 17:27

Mi sa che la soluzione è una sola: mettere un coltello in mano a Mieville, un altro in mano alla Swainston, e vedere come se la battono…

Comunque nel finale
Mostra spoiler ▼

#25 Comment By vagabond On 17 aprile 2009 @ 15:45

Odio le saghe infinite, e ho l’impressione che anche questa sia una di quelle saghe che va avanti finchè il pubblico paga… non importa se la qualità scende in picchiata… peccato perchè sembra interessante, ma non avendo voglia di imbarcarmi in una storia potenzialmente infinita, passo…

#26 Comment By alladr On 20 aprile 2009 @ 12:08

quoto vagabond. in effetti, ho deciso da un po’ di tempo che non leggerò più saghe. e se questo significa rinunciare ai più grandi capolavori della letteratura finzionale di sempre, be’, che si fottano i capolavori.
grazie comunque per la recensione, a maggior ragione perché si tratta di un libro che non leggerò (peraltro, sui tempi: ho finalmente iniziato when gravity fails. °LO )

#27 Comment By Blakie On 24 aprile 2009 @ 20:54

@Gamberetta
Ciao Gamberetta! Vorrei un tuo parere sullo Stagno di fuoco di Daniele Nadir, se lo hai letto.
Se non sbaglio già tempo fa qualcuno ti consigliò questo libro.
E, infine, piccolo out…conosci Hayao Miyazaki? Cosa ne pensi dei suoi film?

#28 Comment By Gamberetta On 25 aprile 2009 @ 22:54

@Blakie. Stagno di Fuoco non l’ho letto.

Per quanto riguarda Miyazaki, ho visto diversi suoi film. In sintesi:
Nausicaä (porcata pseudo-ambientalista).
My Neighbor Totoro (la trama è evanescente, ma Totoro è troppo kawaii!!!)
Kiki’s Delivery Service (il mio film preferito di Miyazaki, anche se secondo me il finale è amaro. Molto bello comunque).
Princess Mononoke (pretenzioso e inutile).
Spirited Away (bellissima ambientazione, ma il comportamento remissivo dei personaggi mi ha infastidita).
Howl’s Moving Castle (vaccata).

Però se vuoi continuare la discussione metti il messaggio ne La Fogna dei Commenti che qui con Miyazaki siamo completamente fuori argomento.

#29 Comment By Buddusò On 3 luglio 2009 @ 09:01

Le fourlands sono sicuramente la Sardegna :D

#30 Comment By Nikopol On 15 dicembre 2011 @ 10:42

Ciao Gamberetta,
Volevo sapere se hai visto il film: “Immortal ad vitaem”, cosa ne pensi e se secondo te rientra nel genere New Weird.
Se non lo hai visto te lo consiglio di cuore!

#31 Comment By Gamberetta On 16 dicembre 2011 @ 10:37

@Nikopol. L’ho visto tempo fa. È weird ma secondo me non abbastanza per il New Weird.


URL dell'articolo: http://fantasy.gamberi.org/2009/04/13/recensioni-romanzo-the-year-of-our-war/

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