- Gamberi Fantasy -

Apre l’agenzia del Duca

Pubblicato da Gamberetta il 11 gennaio 2012 @ 13:05 in Comunicazioni,Links | 45 Comments

Con l’articolo di ieri, il Duca ha ufficialmente aperto il sito AgenziaDuca.it. Nelle parole del Duca medesimo:

AgenziaDuca.it nasce con l’obiettivo di fornire Editing di qualità per la Narrativa a un prezzo onesto. A differenza di altri siti che vendono Editing facendo capire ben poco della filosofia di fondo che applicheranno, lasciando intendere che forse nemmeno loro lo sanno, non dichiarando quali Generi sono disposti a trattare o come lavorano, AgenziaDuca.it intende fornire ai potenziali clienti tutti gli strumenti per capire dalla prima lettura del sito ciò che possono ottenere.

Nella pagine Che Genere di Narrativa? e Principi della Narrativa potete trovare informazioni sulla “nostra” visione della Narrativa. Nostra tra virgolette, visto che la Scuola di Chicago, Aristotele e gli autori Ford Madox Ford e Gustave Flaubert non li abbiamo certo inventati noi.
Non abbiamo nemmeno inventato l’idea della Narrativa come forma di Retorica: per questa scoperta straordinaria dobbiamo ringraziare Wayne Clayson Booth, uno tra i massimi critici ed esperti di Narratologia del Novecento.

Nel caso siate incerti tra le diverse tipologie di Editing, o su cosa sia in generale, abbiamo predisposto Cos’è l’Editing? e ve ne consigliamo la lettura prima di esplorare Servizi e Tariffe.

Se lo stemma in alto a sinistra e la scritta in latino vi hanno lasciati spaesati come coniglietti di notte di fronte ai fari di un’auto in avvicinamento, potete trovare in Suum Cuique una spiegazione del motivo di quel motto e di quali ideali sono alla base di AgenziaDuca.it e della nostra visione del futuro editoriale.

Nella pagina Chi Siamo sono elencati i collaboratori e i loro campi di competenza: come spiegato nella pagina sugli Editing, per un più efficace Content Editing è sempre meglio poter disporre di un editor che sia esperto nel Genere a cui appartiene il vostro romanzo e che abbia anche conoscenze ulteriori attinenti agli eventi dell’opera. Per adesso siamo pochi, ma in futuro forse saremo di più.

E anche se ho usato il pluralis maiestatis, per “voi” clienti non ci sarà alcun “noi”: saprete esattamente con chi lavorerete, nessun Editing verrà subappaltato di nascosto a persone diverse dopo che avrete scelto di lavorare con uno di noi, a differenza di quanto accade troppo spesso da altre parti. Soprattutto negli USA, come testimonia l’editor Michael Garrett (il primo con cui Stephen King lavorò).

Ci rivolgiamo a chi è interessato a Scrivere per davvero, e quindi a studiare e a investire tempo e denaro su di sé, non a chi è interessato solo ad Aver Scritto una schifezza e a essere Pubblicato con qualsiasi mezzo, per quanto disgustoso, pur di vantarsi con gli amici dell’essere uno Scrittore.
Vogliamo aiutare gli autori a migliorare le loro opere attuali e, soprattutto, insegnar loro a scrivere meglio in previsione delle opere future, fornendo le conoscenze che negli USA sono considerate alla base della buona scrittura.

Logo dell'agenzia del Duca
Lo stemma dell’Agenzia del Duca

A seconda delle richieste collaborerò anch’io, credo che sarò disponibile a svolgere lavori di valutazione ed editing almeno fino a questa estate. In ogni caso anche se scegliete di affidarvi al Duca siete in buone mani: garantisco che è la persona più competente nel campo che abbia mai incontrato; è difficile trovare editor più attenti e preparati.

* * *

Mi spiace di non aver aggiornato il sito dei Gamberi nelle ultime settimane: purtroppo il tempo è pochissimo e le motivazioni scarse; in più questo 2012 si prospetta ancora più impegnativo, dato che con ogni probabilità dovrò traslocare e cambiare città. Perciò non aspettatevi molto.
Inoltre mi rendo conto che i miei interessi nel campo della narrativa diventano sempre più specifici e di nicchia. Forse sarebbe il caso di aprire un nuovo sito, perché i Gamberi non sono più il luogo adatto; attirano un pubblico che non posso più soddisfare. Per fare un esempio, se sfoglio l’ultimo libro della nostra amata Licia, leggo questo incipit:

Aprì gli occhi piano. Tutto era buio e dolore. Non ricordava cosa fosse accaduto, non aveva idea di dove si trovasse. Tutto era confuso, incerto. Si sentiva la bocca secca, come mai gli era capitato prima. Da dove veniva, c’era acqua in abbondanza. Perché ora invece la pelle bruciava? Perché la sentiva squamarsi sotto le folate di un vento torrido? Non avrei mai dovuto venire qui. Non avrei mai dovuto desiderare di vedere.
Ma cosa fosse quel qui, non riusciva a ricordarlo, né ricordava cosa avesse desiderato così ardentemente vedere.

C’è il cliché del personaggio che si sveglia e non ricorda niente, ci sono le domande retoriche, c’è un’abbondanza di fastidiosi termini astratti. Per me è più che sufficiente per passare ad altro, non arrivo neanche a discutere le questioni astronomiche e di world building evidenziate nei commenti alla Segnalazione.
Però capisco che un lettore “normale” (parlo di una persona anche intelligente ma non particolarmente interessata ai meccanismi della narrativa) invece prosegua senza problemi; che, pur con tutta la buona volontà, non li veda proprio i problemi. Legittimo. Solo che non ho più voglia di fargli cambiare idea – può darsi non sia neanche giusto – e soprattutto non ho più voglia di leggere il resto del romanzo per poi discutere su quanto sia verosimile il sistema solare dei mezzelfi o com’è. Non ho idea se sia verosimile, ma non ha importanza, visto che il romanzo è già nel cestino della spazzatura dopo i primi due capoversi.

Vorrei occuparmi del fantastico che piace a me, ma trovo a malapena qualche ritaglio di tempo per leggere, mi manca la possibilità fisica di mettermi lì ore e ore per scrivere articoli degni di comparire sui Gamberi.
Se avessi tempo parlerei di nuovo di Bizarro Fiction e di Carlton Mellick III. Parlerei di come si può tirare fuori narrativa d’orrore dal nichilismo metafisico. Parlerei della collana Haikasoru e dei romanzi giapponesi di fantasy e fantascienza che sono stati tradotti in inglese negli ultimi anni. Ma non ho tempo. Perciò per ora accontentatevi dei link in fondo all’articolo.

Copertina di All You Need is Kill
All You Need is Kill di Hiroshi Sakurazaka: comincia bene, con belle premesse a base di enigmatici e mostruosi invasori alieni, mech e loop temporali; a metà perde colpi e quando il mistero si svela è un cumulo di stupidate incoerenti. Peccato. Buone idee sprecate

Sì, so che sono indietro anche con i promessi progetti di narrativa, a partire da S.M.Q., cercherò di riprendere, ma davvero non posso prevedere quando.


Approfondimenti:

bandiera IT L’Agenzia del Duca
bandiera IT Il blog del Duca

bandiera IT Il mio articolo sulla Bizarro Fiction

bandiera EN L’audio del simposio Dark Materialism
bandiera EN Collapse IV: Concept Horror in PDF presso il sito dell’editore
bandiera EN Could there have been Nothing? su library.nu
bandiera IT Could there have been Nothing? su Amazon.it
bandiera EN In the Dust of This Planet: Horror of Philosophy vol. 1 su library.nu
bandiera IT In the Dust of This Planet: Horror of Philosophy vol. 1 su Amazon.it
bandiera EN The Conspiracy Against the Human Race su library.nu
bandiera IT The Conspiracy Against the Human Race su Amazon.it
bandiera EN Cyclonopedia su library.nu
bandiera IT Cyclonopedia su Amazon.it
bandiera EN Il weblog di Reza Negarestani

bandiera EN Il sito ufficiale di Haikasoru
bandiera EN I libri della collana Haikasoru
bandiera EN All You Need is Kill di Hiroshi Sakurazaka su library.nu
bandiera EN Battle Royale: The Novel di Koushun Takami su library.nu
bandiera EN Brave Story di Miyuki Miyabe su library.nu
bandiera EN Harmony di Project Itoh su library.nu
bandiera EN ICO: Castle in the Mist di Miyuki Miyabe su library.nu
bandiera EN The Lord of the Sands of Time di Issui Ogawa su library.nu
bandiera EN Mardock Scramble di Tow Ubukata su library.nu
bandiera EN The Ouroboros Wave di Jyouji Hayashi su library.nu
bandiera EN Usurper of the Sun di Housuke Nojiri su library.nu
bandiera EN Yukikaze di Chohei Kambayashi su library.nu

 


45 Comments (Mostra | Nascondi)

45 Comments To "Apre l’agenzia del Duca"

#1 Comment By Eosforo On 11 gennaio 2012 @ 13:39

Ottima iniziativa!
Certo, i prezzi sono un po’ altini, ma per il lavoro da svolgere perfettamente giustificati. E poi è inutile spendere 400 euro per un editing fatto male. Tanto vale spenderne di più, ma per gente sicuramente più competente come te e il Duca.
Penso che, una volta completato il mio romanzo, lo manderò ad AgenziaDuca.it. Sono nelle fasi finali, quindi penso fra due mesetti.
Intanto cercherò di racimolare i denari. Dovrò dire addio al corso di solfeggio, ma amen: la scrittura è più importante.

P.S. il 25 uscirà il primo numero della rivista letteraria “Fralerighe”, scaricabile gratis in ebook. Ci saranno due miei articoli: uno su new weird e bizarro fiction, l’altro sollo steampunk.

#2 Comment By Gherardo Psicopompo On 11 gennaio 2012 @ 14:15

Sull’Agenzia Ducale mi sono già pronunciato su Baionette, per quanto riguarda te invece… Beh, in bocca al lupo per trasloco, lavoro, impegni, progetti e quant’altro.
Mi trovo anche io in un momento incasinatissimo e questo accresce la mia solidarietà verso persone con interessi simili ai miei e in situazioni simili alla mia! :D

Dai dai dai!

#3 Comment By Manrico Corazzi On 11 gennaio 2012 @ 14:41

In bocca al lupo per tutte le tue iniziative, Gamberetta.
Mi spiace vedere che hai perso lo slancio per curare Gamberi Fantasy, ma il tempo non è infinito e la propria vita è più importante.
Esprimo anche il mio apprezzamento per l’iniziativa del Duca, e in bocca al lupo anche a lui.

#4 Comment By Eosforo On 11 gennaio 2012 @ 15:08

Of course, Gamberetta, ti faccio anche io un in bocca al lupo per il trasloco e per gli altri impegni. E tranquilla per questo blog: lo capiamo che sei impegnata. Ti capisco…
Ah, mi piacerebbe molto un blog dedicato al fantasy che leggi tu, anche perché abbiamo gusti molto simili. Amo Mellick III, VanderMeer e Swanwick…

#5 Comment By Drest On 11 gennaio 2012 @ 15:11

AAAAttent! o7

Grazie del tempo che hai dedicato a questo blog, anche se non sono diventato un critico letterario né uno scrittore, sono migliorato come lettore ed ora leggo vedendo gli ingranaggi che si muovono dietro (almeno quelli più evidenti!).
Grazie mille.

#6 Comment By Lidia Perfinta On 11 gennaio 2012 @ 15:15

Un gran peccato che siano finiti i tempi di quei begli articoli con spunti per fare esercizi e poi analizzarli insieme. Io mi sono divertita tanto, come altri. Ma, in fondo, una buona notizia c’è; quella dell’apertura del sito di editing. L’ho letto tutto. Molto interessante. Prima o poi mi informerò più nel dettaglio su come sfruttare le conoscenze del Duca.
Ciao!

#7 Comment By Mauro On 11 gennaio 2012 @ 17:22

Più articoli sulla bizarro fiction sarebbero parecchio interessanti; intanto auguri per i vari casini.
E grazie per la segnalazione di Haikasoru: ho già adocchiato Mardock Scramble, che è pure in eBook e mi tira moltissimo.

#8 Comment By Cercavoce On 11 gennaio 2012 @ 21:36

Qualsiasi cosa farai, Gamberetta, se continuerai a scrivere qui o se vorrai fare altro, se vorrai smettere del tutto o se invece vorrai continuare, io ti ringrazio.
Se non ci fossi stata tu, se non avessi scritto le tue recensioni, se non avessi scritto quei tre articoli sul mostrare e sui dialoghi, se non avessi aperto questo blog, io a quest’ora starei ancora perdendo tempo.

Grazie di cuore Gamberetta.

#9 Comment By Tapiroulant On 12 gennaio 2012 @ 08:36

Spero siano impegni positivi e non negativi.

Per quanto riguarda il futuro del blog, che sia questo o uno nuovo, per me sarebbe fiko anche se tu lo utilizzassi esclusivamente per fare brevi segnalazioni della roba interessante che trovi. Post da cinque righe scarse e copertina del libro, film, gioco interessante – quel tanto che basta da far venire l’acquolina in bocca.
Ma se non c’hai tempo e/o voglia fa niente.

Per l’agenziaduca ho già fatto i miei complimenti al Duca su Baionette^^

#10 Pingback By Il Vascello degli Scrittori | La foresta dei sussurri On 12 gennaio 2012 @ 17:34

[...] erano e sono i siti che criticano la qualità della scrittura dei fantasy italiani e non, come Gamberi Fantasy e altri. Leggendo ciò che dicevano, non potevo che dar loro ragione. Ma sebbene si ridesse alle [...]

#11 Comment By Stefano On 14 gennaio 2012 @ 14:41

Nelle scorse settimane ho potuto usufruire dell’opera della nostra Gamberetta. Le ho spedito un racconto e, dietro adeguato compenso, ho ricevuto una risposta della lunghezza giusta e ampiamente dettagliata. Insomma, sono rimasto perfettamente soddisfatto del servizio.
Alcune delle sue osservazioni erano ovviamente giuste e da mettere in pratica immediatamente; altre erano altrettanto ovviamente inaccettabili; la maggior parte erano da pensarci su in una generale riscrittura del racconto.
I punti da tenere a mente sono due.
Primo, per quanti consigli e osservazioni autorevoli possiate sollecitare e ricevere, alla fine la responsabilità di quel che scrivete è interamente vostra.
Secondo, se ricevete un commento non gradito (o, come mi è capitato con altri, una stroncatura) da una fonte che ritenete competente non dovete pensare ‘ma guardo ‘sto imbecille che non ha capito un c. del mio capolavoro’. Dovete pensare seriamente a quel che vi è stato detto e decidere se accettarlo o meno. Potreste decidere che preferite la vostra versione ma dovete comunue PENSARCI.
Il racconto che ho inviato alla Gamberetta non cadeva in nessuno dei suoi generi di riferimento. Non era fantasy, ne’ fantascienza, ne’ horror. Si trattava di un racconto psicologico-realistico su un ragazzo che combatte il suo primo match di kickboxing. Quindi perchè proprio lei?
(premesso che ho spedito altre cose ad altri: un mio precedente romanzo di SF ottenne una brutale ma illuminante stroncatura da Giulio Mozzi)
Per due motivi: primo, apprezzo e approvo il concetto di critica della Gamberetta e secondo, approvo solo in parte (diciamo il 33%) i suoi specifici criteri. Quello che volevo ed ho ottenuto è proprio un parere da un punto di vista abbastanza diverso dal mio e che potessi comunque rispettare.
Nota finale. E’ tristemente noto il fatto che molta gente che scrive legge molto poco, anche del genere che vorrebbe praticare. Ma di solito chi scrive romanzi ne ha letto qualcuno. Invece pochissimi leggono critica letteraria, a parte quella del libro di scuola o dei consigli per gli acquisti sui giornali. C’è la moda, specie fra gli amanti della letteratura di ‘genere’ (che nel 90% è roba che sembra fatta a macchina) di disprezzare la critica come ‘parassitaria’ del ‘genio creativo’ e mitizzare il romanziere come ‘sciamano che preserva la memoria della tribù intorno al fuoco’, magari dopo una corroborante caccia al mammuth. Beh, no. La consapevolezza critica è fondamentale per chi voglia scrivere e la Gamberetta mi pare un ottimo punto di partenza. Ma ce ne sono altri, con prospettive diverse. Ci sono critici buoni e critici cattivi o inutili: ma questo è ovvio. Ragionare sui mezzi e i fini è importante e la critica non è altro che questo.
Infine un consiglio personale: se volete scrivere fantasy dovete leggere soprattuto molta non-fantasy. Parafrasando una nota frase di Kipling: ‘Non conosce la fantasy chi conosce solo la fantasy’. Avete avuto l’idea di una storia favolosa con draghi, elfi, troll e anelli magici? Avete già in mente un mondo e dei personaggi originali e divertenti? Ok, buona fortuna ma fatevi un piacere: prima di cominciare leggetevi uno dopo l’altro un libro di Hemingway, uno di Virginia Woolf, uno di Georges Simenon, uno di Heinrich Boll e uno di Aldo Busi. Mi ringrazierete.

#12 Comment By Stefano On 16 gennaio 2012 @ 12:06

Comunque, nella dichiarazione d’intenti dell’agenzia e in particolare in ‘Che genere di narrativa’ c’è qualcosa che non m’è piaciuto per niente: l’attacco alla ‘literary fiction’ che ne fa una scatola vuota dentro la quale non c’è alcun nome. I nomi ‘positivi’ che vi si fanno – Flaubert, Ford, James – sospetto sarebbero apprezzati con entusiasmo dal più snob e ‘literate’ dei critici o autori.
Ci sarebbe poi qualcosa da dire sui vizi della letteratura di ‘genere’. Il ‘genere’ come gruccia emotiva e stilistica, il ‘genere’ come amputazione mentale, il ‘genere’ come ‘quest’anno vanno gli zombie, faccio una storia di zombie’ etc etc.
E in fondo, se la ‘literary fiction’ è solo un altro genere non dovrebbe essere rispettato come la fantascienza, l’horror, il western, il romance e, ovviamente, le storie di zombie?

#13 Comment By Hendioke On 17 gennaio 2012 @ 01:45

In effetti più che mettere in ridicolo la literary fiction la nota del Duca mette in ridicolo una precisa concezione di Literary Fiction. La Literary Fiction come “letteratura alta” in contrapposizione ad una “letteratura bassa” dove il discrimine lo fa lo stile. E’ una concezione però minoritaria.

La Literary Fiction è, semplicemente, la letteratura che si concentra più sulla psicologia dei personaggi, sull’atmosfera del mondo narrativo, sul messaggio sotteso al testo che sulla trama e il suo svolgimento.

Questo significa che la Literary Fiction è priva di trama? Che è puro onanismo scrittorio di bei termini senza costrutto che non emoziona ma piace tanto ai critici? Manco pel cazzo!

Esistono purtroppo autori e critici convinti che sia così, ed è la loro concezione che il DEuca spernacchia, ma sono i poveri equivalenti delle Licia Troisi e dei critici di FM: gente senza arte ne parte, né idea di che stia parlando.

Ma sia questi, che il Duca, sono in torto. Literary Fiction è, né più né meno, quanto ho detto sopra.

Il Vecchio è il Mare è Literary Fiction perché Hemingway non impiega sulla trama (“vecchio pescatore esce a pescare al largo, prende un marlin all’amo, lotta quasi tutto il giorno contro l’animale con la sola compagnia di un uccellino, fa delle considerazione fra sé e sé sulla pesca, vince, lega il marlin alla barca ma mentre torna al porto gli squali glielo mangiano”) le stesse energie che impiega sulla costruzione del personaggio, sulla sua psicologia, sulle sue considerazioni, sulla resa del senso che assume per il pescatore (e quindi per il lettore che è nella sua mente) la lotta contro il marlin e la successiva perdita, cioè una metafora di tutta la sua vita.

Lo stile di Hemingway è squisitamente Narrativo e i suoi romanzi grandi esempi di narrativa di genere, ma il vecchio e il Mare è inequivacabilmente Literary Fiction assieme ad opere come l’Ulysses o la Signorina Elsa: opere dove il lettore va avanti spinto non dalla trama (spesso insulsa) o dei colpi di scena (carenti) ma dai personaggi e dall’idea che l’autore vuole che il brano gli trasmetta e che, nella LF al contrario che nella GF, prevalgono sulla trama la quale diventa meramente strumentale ad altro.

#14 Comment By Stefano On 17 gennaio 2012 @ 20:00

Continuo a pensare che, intesa come dice Hendioke, resti una scatola vuota, un genere scritto da gente senza nome, commentato da gente senza nome e letto da nessuno (per esempio, Aldo Busi ne fa parte? sì, no, perchè?) – e allora a che pro farne un bersaglio polemico se non per il bisogno, tipico della letteratura di genere, di avere un cattivo per giustificare le nostre bassezze e cattive azioni?
Da quel che capisco, questa agenzia si rivolge a quanti vogliono scrivere romanzi di ‘genere’ (neanche tutti, solo quei tre o quattro che fanno fico fra i nerd) di tipo americano. Ora, se c’è una cosa che sarebbe molto, molto utile è un’educazione sentimental-pratica sui vizi e pericoli del romanzo di genere: l’utilizzo di trame e topos precotti; la chiara distinzione fra buoni e cattivi; il moralismo; la troppa precisione nel motivare i personaggi; il pericolo di conoscere la vita dai film; la povertà di linguaggio di chi in vita sua ha letto solo romanzi tradotti dall’inglese, etc etc etc
Insomma, non mettere in guardia da romanzi ‘letterari’ che tanto nessuno di loro vorrà scrivere ma, come fa la Gamberetta nei suoi momenti più ispirati, spiegare tutte le miserie della letteratura di genere a chi non ne conosce altra.
Per esempio: spiegare ai giovani aspiranti che se usano il termine ‘fottuto’ al posto di ‘cazzo’ dimostrano solo la pochezza dei loro riferimenti culturali…

#15 Comment By Gamberetta On 18 gennaio 2012 @ 11:47

@Stefano.

Per esempio: spiegare ai giovani aspiranti che se usano il termine ‘fottuto’ al posto di ‘cazzo’ dimostrano solo la pochezza dei loro riferimenti culturali…

Questa non l’ho capita. ‘fottuto’ viene dal latino ‘futuere’ che già all’epoca aveva significa volgare. Perché sarebbe meno culturalmente interessante di ‘cazzo’ che è di etimologia incerta e ha assunto significato volgare solo molto più di recente?

#16 Comment By Stefano On 18 gennaio 2012 @ 17:14

Rispondo, malgrado sia impossibile farlo senza una certa quantità di quelle che dalle mie parti si chiamano ‘parole del gatto’.

So bene che il termine ‘fottere’ ha un antico lignaggio ed è pure usato regolarmente, benchè oggi si usino più facilmente altri termini come ‘scopare’ e il genericissimo ‘fare’.
Però l’interiezione multiuso italiana non è ‘fottuto’ ma ‘cazzo’, quale che sia la sua origine (comunque il termine è in uso almeno dal 1200). Gli angloamericani dicono ‘fuck’ (i tedeschi ‘scheisse’ e i francesi ‘merde’ – si potrebbero fare considerazioni sui caratteri nazionali ma soprassediamo). Ora, il fatto è semplice: nelle occasioni in cui un abitante di Dallas o Birmingham direbbe ‘fuck’ o ‘fucking’, un residente di Modena o Avellino direbbe ‘cazzo’. Fottuto in italiano non è usato come aggettivo ma in maniera più attiva e generalmente sodomitica, come in ‘l’ho fottuto’ inteso come ‘l’ho fregato’.
Quando in un romanzo italiano trovo l’espressione ‘fottuto’ come aggettivo so che chi la usa ricalca l’uso anglofono perchè ha letto in vita sua solo roba tradotta o visto film doppiati e quindi, visto che la sua esperienza di vita è misera rispetto ai suoi consumi culturali, si sentirebbe svilito a usare l’espressione che usano le persone reali attorno a lui e invece vuole usare l’espressione che usano i suoi eroi americani con cui si identifica. O è un modo per sentirsi superiore o è la prova che chi scrive non ha un forte senso della realtà.

#17 Comment By Stefano On 18 gennaio 2012 @ 18:06

(e dell’uso di ‘fottiti’ al posto dell’italianissimo ‘vaffanculo’? Un altro esempio di gente che col corpo vive a Pistoia e con la testa a Cleveland…)

#18 Comment By Mauro On 18 gennaio 2012 @ 18:20

Stefano:

Fottuto in italiano non è usato come aggettivo

[i]Treccani[/i]: fóttere [...] Part. pass. fottuto, anche come agg., senza un preciso sign. proprio ma usato come epiteto ingiurioso o come espressione di sfogo: sei un porco fottuto; avere una sfortuna fottuta; che caldo fottuto!; quel baron fottuto (v. barone2); non ce l’ho fatta, mondo fottuto!

Il tutto perfettamente in linea con l’uso italiano di usare il participio passato come aggettivo (l’isola perduta, ecc.).

dell’uso di ‘fottiti’ al posto dell’italianissimo ‘vaffanculo’?

Treccani: Locuzioni: mandare qualcuno a farsi f., andare a farsi f., mandare, andare a quel paese.

Il passaggio da “Va’ a farti fottere” a “Fottiti” non è cosí strano: possibile che abbia basi nell’Inglese, ma non è totalmente estraneo all’uso italiano.

Interessante notare che nessuno di questi usi è segnato come anglicismo.

#19 Comment By Stefano On 18 gennaio 2012 @ 18:27

Li senti usare spesso, per strada?

#20 Comment By Stefano On 18 gennaio 2012 @ 18:31

Io, per quanto mi riguarda, mi rifaccio all’esperienza personale ed all’autorità del ‘Dizionario Storico del Lessico Erotico Italiano’ di Boggione e Casalegno. Dire fottuto dove un italiano normale direbbe cazzo non è altro che un triste americanismo di chi passa troppo tempo in casa a leggere e guardare la tivù e troppo poco nel mondo e si sente molto superiore a quegli italiani fra i quali è costretto a vivere (che se non c’era la guerra a quest’ora stava a Kansas City…)

#21 Comment By Mauro On 18 gennaio 2012 @ 18:56

Stefano:

Li senti usare spesso, per strada?

Non so farti una proporzione con “cazzo”, ma sí, sento usare “fottuto” con quelle accezioni. Di certo lo sento usare piú di “cazzo” con “(s)fortuna”.

mi rifaccio all’esperienza personale ed all’autorità del ‘Dizionario Storico del Lessico Erotico Italiano’ di Boggione e Casalegno. Dire fottuto dove un italiano normale direbbe cazzo non è altro che un triste americanismo di chi passa troppo tempo in casa a leggere e guardare la tivù e troppo poco nel mondo e si sente molto superiore a quegli italiani fra i quali è costretto a vivere

Libero di pensarlo (e sarebbe bello che citassi cosa dice quel dizionario, altrimenti per la discussione è come se non esistesse), il punto è che l’uso di “fottuto” con quel significato attestato da dizionario non è qualcosa che non viene usato: che “fottuto” con quei significati sia un triste americanismo avulso dall’italiano normale è una tua idea, che si scontra con fonti non da poco (e con almeno la mia esperienza).
Lo stesso significato è riportato anche dal Sabatini-Coletti:

• volg. Maledetto, tremendo: avere una sfortuna f.; una paura f.
• sec. XVI

Non esattamente un inattestato anglicismo dell’altro ieri.
E resta che un aspirante che usi “fottuto” al posto di “cazzo”, invece che mostrare pochezza culturale, ha fior di riferimenti a motivare quella scelta.

Tu ti rifai all’esperienza personale e all’autorità di quel dizionario (qualunque cosa dica); io mi rifaccio all’esperienza personale e all’autorità del Treccani e del Sabatini-Coletti, che gli ultimi arrivati non sono. Non si capisce per quale motivo la tua fonte e la tua esperienza ti classificherebbero come uomo colto e di mondo, mentre le mie classificherebbero chi segue quegli usi da dizionario come reclusi tristi che si sentono superiori agli altri.
Non mi pare che il senso di superiorità si veda nei miei messaggi.

#22 Comment By Stefano On 18 gennaio 2012 @ 19:07

Penso che nella storia che sto scrivendo metterò un ragazzino infatuato di film che dice “fottuto” ed è convinto di essere un supereroe americano anche se vive a Poggibonsi.
Ci sarà un motivo se la lingua di tanta narrativa fantasy o fantascientifica o horror italiana è così povera. Il trapianto dall’inglese (non solo di linguaggio ma anche di temi e personaggi) non attecchisce e da vita a creature povere ed esangui.
Se non cito il Dizionario di Boggione e Casalegno, lo standard accademico accettato per l’argomento, è semplicemente perchè online non c’è e, come sappiamo tutti, se una cosa non è online non esiste.
http://www.ibs.it/code/9788877509079/boggione-valter-casalegno-giovanni/dizionario-del-lessico-erotico.html

#23 Comment By Clio On 18 gennaio 2012 @ 19:26

JM2C (per restare in tema di anglicismi)
Io “fottere” lo uso abbastanza spesso, come uso spesso “cazzo” (o “bordello”, ma questo credo sia davvero un francesismo). Peraltro credo di aver detto più spesso “fottiti” che “vaffanculo”. Io sono toscana e non particolarmente impregnata di lingua albionese.
Secondo me tutto quest discorso rileva più di una idiosincrasia personale che non da un fatto vero e proprio (io per esempio ho un attacco di nausea quando leggo la parola “amore”, ma resta un termine corretto e, in certi casi, resta IL termine calzante).

P.S.

i francesi ‘merde’

Piccola parentesi di cui non importa a nessuno.
I francesi usano “foutre” molto più di “merde”. Je m’en fous, il s’est pas foutu de, tu te fous de, va te faire foutre, fouteur de ta mère, c’est foutu…
Non ho statistiche ufficiali, ma ci sono molte più espressioni con foutre che con merde, sostituisce un sacco di verbi (un po’ come “puffare” ^_^).

#24 Comment By lila On 18 gennaio 2012 @ 20:25

Prendere 20 mega di manuali USA reperibili ovunque, aggiungere un motto in latino marinato in italica furberia. Lasciare riposare qualche minuto poi aggiungere un pizzico di links da amici e parenti, agitare il tutto e infine affogarlo in una purea piccante di almeno 8 tonnellate di presunzione. E buon appetito! ^_^

#25 Comment By Tapiroulant On 19 gennaio 2012 @ 11:15

o “bordello”, ma questo credo sia davvero un francesismo

No, anche questo termine è entrato nella quotidianità.
“Fare bordello”, “che bordello!”, “piantatela con ‘sto bordello”: adesso mi sembra un po’ passata di moda, ma ai tempi del liceo la sentivo usare molto spesso (e l’ho anche usata).
Col commento #22 Stefano ha definitivamente abbandonato la discussione argomentata, comunque vorrei fare presente che se anche il termine “fottuto” fosse giunto in Italia come prestito dai paesi anglofoni, ormai è perfettamente radicato qui in patria, quindi non ci sarebbe ragione di essere ostili.

#26 Comment By Stefano On 19 gennaio 2012 @ 11:51

Peccato che il mio soffietto pubblicitario sull’eccellenza del servizio di valutazione della Gamberetta e sul perchè sia utile far leggere le proprie cose a persone competenti si sia perso dietro questa storia…

Tempo fa avevo parlato di questa mia idea del fottuto/cazzo in un forum di traduttori e tutti erano stati d’accordo con me – go figure. Era solo un esempio di colonizzazione linguistica in cui regolari parole italiane cambiano significato per adeguarsi all’uso anglofono (il caso esemplare è ‘intrigante’ che oggi ha un significato del tutto diverso da quello che aveva quando ero giovane). Per quanto mi riguarda, finchè non lo sentirò usare nel senso che ho indicato fuori da film, romanzi e fumetti, resterò della mia idea, come pure resterò dell’idea per cui una delle debolezze di chi scrive narrativa di ‘genere’ italiana è quella di aver letto poco o nulla di buono scritto direttamente in italiano e non tradotto.
Buongiorno.

#27 Comment By ATNO On 19 gennaio 2012 @ 12:29

Premetto col dire che, da (quasi ex) fan della Troisi (ebbene sì), ho letto l’ultima sua “opera” . Tralasciando verosomiglianza, errori e infodump, è un libro noioso per una intera metà, e in cui succedono 2-3 eventi importanti. Quindi, se ce ne fosse bisogno, ve lo sconsiglio( e non sono certo puntiglioso come Gamberetta xD). Per quanto riguarda l’articolo in sè, trovo che sia una buona idea, ma ammetto che mi dispiace moltissimo che tu non possa aggiornare il blog come un tempo. Continuo a dire che i tuoi articoli sono quelli che, nel web, forse leggo più volentieri. Continuo ad aspettare un tuo nuovo intervento. ;)
P.S. @Stefano: Vedo che hai citato la mia città – Avellino. No, niente, sentivo di doverlo dire. xD

#28 Comment By Daniele On 19 gennaio 2012 @ 13:24

Questa deriva sul turpiloquio è divertente XD
A ogni modo, vaffanculo io lo uso più che altro quando mi capita qualcosa di sbagliato, come dire “che sfiga” e le variazioni sul tema del fottere per dire a qualcuno di… fottersi anziché rompere le scatole a me :P

Ammetto di aver letto per lo più roba tradotta, ma avevo cognizione di quel che facevo: per esempio, durante la lettura, nella mia testa ho sempre ripristinato i congiuntivi e i condizionali mancanti a causa di una traduzione approssimativa.
Non mi aspetto una medaglia dall’Accademia della Crusca, semplicemente per me è sempre stata più problematica l’assenza di quei tempi verbali in una traduzione – e l’esagerazione nell’acchiappare parole straniere anche quando la soluzione italiana è migliore – che il passaggio di un certo uso del lessico.
Ma sotto diversi punti di vista una lingua si evolve anche con l’uso da parte della gente “comune” quindi mi metto l’anima in pace.
Chissà in quanti modi massacro l’italiano senza accorgermene :P

Riguardo alla lettura di narrativa mainstream piuttosto che di genere: la mainstream l’ho sempre trovata un po’ noiosa – per cui la subivo solo quando mi toccava per scuola, tipo Elsa Morante che mi ha rovinato un’estate moooolto lunga.
Magari in certi libri c’erano brani interessanti (per esempio alcuni passaggi di “Dalla parte di Swann” di Proust erano carini, però immersi in un mare di noia abbacinante) ma la cosa si fermava lì.

Riguardo alla critica vista come parassitaria dagli appassionati di narrativa di genere: io ho sempre detestato la critica fatta a caso, del tipo “la sessualità di Dracula è paragonabile alla classica scopata con la lampo sollevata” per non parlare di critiche basate sullo smontare e rimontare il testo per far passare certe opinioni come certezze.
Per quanto mi riguarda, se l’autore non esprime certi concetti in modo diretto nella storia o in un’intervista, mettergli in bocca certe moralette equivale a mentire in modo spudorato e non aggiunge nessuna prospettiva nuova al testo oggetto della critica.

Probabilmente, tano per cambiare, è solo questione di gusti :P

#29 Comment By Hendioke On 19 gennaio 2012 @ 16:35

La critica è una bestia strana quando va oltre ciò che lo stile terra terra (“si capisce che Tommaso sta uccidendo Maria da dietro con un puffo di vetro?”, “sarà giusta questa consecutio temporum?”).
Se da una parte è innegabile che leggendo attentamente un testo si riesce a capire se e cosa lo scrittore ha voluto dire o ha inconsciamente voluto dire, dall’altra ogni volta che si abbandona il seminato del visibile (il testo) per addentrarsi nel mondo dell’invisibile (il sottotesto) è impossibile dire quanta farina dentro il sacco sia dell’autore, che noi ci siamo limitati a raffinare, oppure è nostra, e l’abbiamo inserita nel sacco per spacciarla (spesso inconsciamente) come farina dell’autore.

E se è possibile, ed è possibile, discutere accanitamente senza trovare la Verità quando si discute, ad es., di uso del narratore, figuratevi quando si parla del sottotesto!

La cosa interessante è che il peggio metodo di analisi critica in questo campo, l’ermeneutica, l’hanno sviluppato proprio gli anglofoni (soprattutto gli americani), gli stessi che hanno abbracciato, coltivato e sviluppato fino all’eccellenza (o all’eccesso dipende da come uno la vede) le regole della buona scrittura di fiction.

Sostanzialmente l’ermeneutica sancisce che fintanto che puoi argomentare che un autore voleva dire X, ebbene, allora l’autore ha voluto intendere X!
Inutile dire che sugli autori più studiati questo porta a certe perle di LOL involontario da sganasciarsi. Tipo sostenere che poiché Dante ha passato 3 giorni della sua vita a Napoli NON può aver trascurato di passare dal mercante suo estimatore Tizio e NON può non aver spulciato nella sua vasta biblioteca e NON può aver ignorato il libro Y, in particolare il capitolo Z quindi e NON può non aver tenuto conto della tesi di quel capitolo sull’angiologia inserendolo nel verso 45° del Canto IV della III Cantica. E che cazzo!

Ermeneutica FTW! XD

#30 Comment By Stefano On 19 gennaio 2012 @ 18:37

Secondo me il principale obbiettivo della critica è aiutare lo scrittore. Da un lato un buon critico è un BUON LETTORE, un lettore esperto e accurato, che sa come funzionano il libri. Come l’editor, ma pubblicamente, è quello capace di identificare forze e debolezze di un autore e di un libro, così da aiutare l’autore. La mia principale obiezione a Gamberetta è che talvolta quel tono estremamente sarcastico con cui anatomizza certi romanzi (e che ce l’ha fatta amare in primo luogo) rende estremamente difficile per l’autore rendersi conto che quei consigli sono generalmente preziosi e che dovrebbe seguirli.
Secondo, il critico come INTERMEDIARIO fra lo scrittore e il pubblico. Questa funzione è tristemente in declino, sostituita dal passaparola, un altro nome per indicare la pubblicità. Che valore ha il passaparola fra gente convinta che ‘i gusti non si discutono’ e ‘non è bello ciò che è bello ma è bello ciò che piace’?
Per me poi la critiaca è importante come GENERE LETTERARIO. Non fissiamoci sui romanzi o i film come se non ci fosse altro. Anche i saggi e i documentari sono arte e li si può considerare come tali. Ci sono critici che scrivono molto meglio della maggior parte dei romanzieri: Pietro Citati, Giovanni Macchia, Mario Praz, Angelo Maria Ripellino, Vittorio Sermonti, Umberto Eco, Edmund Wilson, Leslie Fiedler, Susan Sontag, James Wood, Jan Kott, Tristzan Todorov, MIkail Baktin, etc etc etc e anche critici di teatro e cinema e musica… Oscar Wilde, grande come critico e come artista (come lui ci sono Baudelaire, G.B.Shaw, E.M.Foster, P.P.Pasolini…), sosteneva che la critica è più importante dell’opera e che comunque senza critica l’opera resta muta e inerte. Sosteneva anche che la qualità dell’opera non conta per il critico: anzi, l’opera mediocre gli permetteva di spaziare più liberamente…
La realtà può essere descritta e affrontata in vari modi: con personaggi e storie inventate, con illuminazioni liriche, con precise ricostruzioni di fatti reali, con spiegazioni complesse… Può essere descritta e affrontata anche descrivendo e valutando i prodotti dell’ingegno umano. La miglior critica è quella che da un libro o da molti libri o da un film o da molti film riesce a parlare dello stato di una nazione o una civiltà, delle ragioni del comportamento umano e dei segreti della creaziona artistica, del passato, del presente e del futuro.
Di solito la gente che disprezza la critica non la conosce, non l’ha mai letta: ha in mente i ricordi del libro di testo scolastico o i consigli per gli acquisti sui giornali od online, quelli con i pallini ed i voti. La critica vera ha bisogno di spazio e può riempire libri splendidi.
Per finire, una definizione della critica che mi è sempre piaciuta. E’ di James Agate (1877-1947), critico teatrale inglese. Il critico deve prima stabilire se l’autore è riuscito ad esprimere al meglio quel che voleva dire (basandosi solo sull’opera, ovvio, non su confidenze personali!), poi decidere se quel che voleva dire valeva la pena di essere detto. MIca poco.

#31 Comment By Zave On 20 gennaio 2012 @ 09:39

mi spiacerebbe gamberetta se iniziassi a dedicarti esclusivamente a new weird e bizzarro perché non sono generi che apprezzo particolarmente. ma d’altro canto è giusto che ti occupi di quello che preferisci, era solo una mia considerazione egoistica.

questione fottuto/cazzo.
si chiama adattamento e se un traduttore traduce “fuck” in “fottuto” è un cane.
in america dicono “fuck” e in italia diciamo prevalentemente “cazzo”, usare “fottuto” è forzato perché pur non essendo totalmente inusuale non è l’espressione che si usa abitualmente.
un altro esempio è “asshole” che letteralmente vuol dire “buco del culo”, ma “you are an asshole” lo traduci in “sei una testa di cazzo”.

un altro esempio di cose che gli americani fanno e noi no è spezzare le parole per metterci un bel fucking in mezzo.
mi viene in mente il film forrest gump dove c’è la traduzione “nel viet-fottuto-nam” che proprio non si può sentire e che ovviamente avrebbe dovuto essere adattato in “nel cazzo di vietnam” o “nel vietnam del cazzo”.
l’ho citato perché è un esempio di due al prezzo di uno. XD

#32 Comment By Gamberetta On 20 gennaio 2012 @ 13:27

Uhm, tradurre “fuck” sempre con “cazzo” per me è sbagliato. Dipende: un “fuck!” così, come interiezione, viene reso bene da “cazzo!”, ma quando per esempio “fuck” è usato nel suo significato volgare di fare sesso, in italiano bisogna renderlo con “scopare” o appunto “fottere”, dato che “cazziare” ha tutt’altro senso. Inoltre se devo tradurre un’espressione come “fucking idiot” io preferisco “fottuto idiota” piuttosto che “idiota del cazzo”: il significato è lo stesso, ma “fottuto idiota” mantiene più il ritmo dell’originale.
Anche tradurre “asshole” con “testa di cazzo” mi pare riduttivo: molte volte “asshole” è usato più che per indicare una “testa di cazzo” per indicare uno “stronzo”.

#33 Comment By Stefano On 20 gennaio 2012 @ 14:27

‘Asshole’ può essere meglio tradotto da ‘coglione’. L’importante è non dire ‘buco di culo’…
Insomma, la traduzione letterale delle ‘parolacce’ va trattato con cura e attenzione, dato che gli scambi di parti del corpo possono avere effetti devastanti…
Tu comunque te lo ricordi quando ‘intrigante’ voleva dire ‘pettegolo, che non si fa i fatti suoi, che parla alle spalle, che complotta’?

#34 Comment By Mauro On 20 gennaio 2012 @ 14:38

Gamberetta:

se devo tradurre un’espressione come “fucking idiot” io preferisco “fottuto idiota” piuttosto che “idiota del cazzo”: il significato è lo stesso, ma “fottuto idiota” mantiene più il ritmo dell’originale

Esatto: dipende dal contesto e dal significato.
Un altro esempio: “paura fottuta” indica una grande paura, significato totalmente diverso da “paura del cazzo”, che indica una paura da poco, stupida; “cazzo di paura” (“ho avuto una cazzo di paura”) ha un significato simile, ma è meno immediato (“una cazzo di” piuttosto che “fottuta”) ed è meno usato (Google: 4440 risultati contro 51 500 di “paura fottuta”).
Il punto è proprio che si deve vedere nel caso specifico se va meglio “cazzo” o “fottuto”, consci che – fonti alla mano – in Italiano entrambi possono essere usati.

#35 Comment By Iv. On 20 gennaio 2012 @ 18:08

Gamberetta, col tuo blog hai fatto molto per gli appassionati della letteratura fantastica in Italia, soprattutto per tutti coloro che non si accontentano di ciò che trovano nello scaffale fantasy della libreria all’angolo. Hai parlato di sottogeneri e autori poco conosciuti, di tecnica narrativa applicata al fantastico, di temi importanti come copyright e copyleft: al di là dei gusti personali e delle opinioni, il grosso lavoro di questi anni ti deve essere riconosciuto. Anche un aggiornamento all’anno è ben accetto! E ancor di più un nuovo blog.

#36 Comment By LupusInFabula On 20 gennaio 2012 @ 22:36

@ zave

verissimo, il “fucking” nel mezzo alle parole è intraducibile. per gli americani usarlo in quel senso è un rafforzativo: lo si trova spesso nella musica, dove ad esempio i guns n’ roses vengono a volte chiamati “guns n’ fuckin’ roses”, o ancora nella serie tv dexter dove (qui mi si perdoni, non voglio bestemmiare) un intercalare spesso usato da un personaggio è “jesus fuckin’ chirst”, dove l’intento appunto non è offendere, ma calcare l’esclamazione.

#37 Comment By Zosimos On 20 gennaio 2012 @ 22:38

Scopro da pochi giorni il tuo blog, con i contenuti del quale mi trovo concorde in pieno, dal copyright alla qualità degli scrittori italiani di fantasy.
Peccato leggere della tua indisponibilità di tempo (mi auguro dovuta ad attività proficue e soddisfacenti). Spero di trovare comunque qualcosa di nuovo da queste parti, o in qualsiasi altro spazio informatico tu decida di occupare.

Ossequi

Zosimos

#38 Comment By Stefano On 21 gennaio 2012 @ 09:46

Ecco, da un commento a un altro post trovo la cosa che taglia le gambe a tanta narrativa, come dire, ‘commerciale’ e che io disapprovo profondamente, malgrado forse sia stato scritto dal proprietario di questo blog…

“Sui personaggi e l’azione, bisognerebbe anche spiegare agli autori (…) che di ciò che può essere interessante per loro può essere che non gliene freghi niente a tutti gli altri, specialmente se il personaggio è l’alter ego dell’autore stesso, come spesso accade”.

Uno scrittore che ne vale la pena deve sì scrivere in maniera efficace e chiara e seguire il più possibile le regole e quant’altro ma DEVE scrivere di qualcosa che interessa a LUI e magari solo a lui. La letteratura dipende dalla forza di una ossessione personale, non dal professionismo di chi scrive qualsiasi cosa gli chieda l’editore. La scommessa è di riuscire a interessare gli altri, presentando la propria ossessione nel miglior modo possibile, oppure scoprire che là fuori ci sono altri cui interessano le stesse cose (è cosi che nascono i bestseller veramente interessanti, cioè quelli che nessuno si aspetta). Se non ci riesce amen, vuol dire che farà dell’altro. Ma uno scrittore che vada in libreria e noti la gran quantità di romanzi con vampiri strafighi o poliziotti disincantati o shampiste fanatiche di shoppping o elfi guerrieri o giovanotti sfigati in amore o donne mature che riscoprono il sesso e decida di scrivere proprio questa roba perchè ‘interessa agli altri’ – no, grazie.

#39 Comment By reno On 25 gennaio 2012 @ 08:08

Gamberetta cosa intendi per nichilismo metafisico? Library Nu non è accessibile in questo periodo e su google mi da troppe risposte

#40 Comment By MakKo On 25 gennaio 2012 @ 10:53

@ Stefano (21 gennaio 2012 alle 09:46)

Ottimo commento. Condivido pienamente. Chi si sforza di scrivere quello che crede gli altri vogliano leggere, è solo uno scribacchino in cerca di fortuna. I veri scrittori sono ben altro.

#41 Comment By Daniele On 25 gennaio 2012 @ 13:06

Quando scrivi qualcosa per comunicare un concetto – o per raccontare una storia – è come se parlassi con qualcuno: se nessuno ha voglia di leggere ciò che scrivi è come se tu parlassi a vuoto, senza nessuno che ti ascolta.
Il giusto equilibrio sta nel rendere interessante per gli altri ciò che importa a te: significa usare una tecnica che renda la lettura sufficientemente agevole e scegliere quali parti del tuo discorso sono davvero degne di essere espresse. E qui si entra sicuramente nell’ambito dei gusti personali: ciò che uno trova prolisso per un altro è scorrevole e mentre Tizio può apprezzare molto l’azione, Caio può andare matto per l’intimismo. Magari un’altra persona può apprezzare entrambe le cose, ma non contemporaneamente.
Il problema che molti hanno con i cosiddetti classici – io per primo – è che spesso non sono scritti in modo abbastanza scorrevole. Spesso si tratta di un tipo di scrittura invecchiato prematuramente: talvolta elegante, ma così tanto da apparire poco sincero, e in più tremendamente prolisso.
Se a scuola uno potesse scegliere ciò che vuol leggere anziché subire scelte imposte da programmi educativi vecchi di decadi, probabilmente ci sarebbe più gente che ama leggere e meno che detesta certi autori :)

#42 Comment By Ilaria On 25 gennaio 2012 @ 23:33

Ciao a tutti!
Dopo lo splendido lavoro di editing ricevuto da Gamberetta, utilissimo e intelligente, devo dire che mi sono sentita un pò “abbacchiata dentro” nell’apprendere che non potrà più curare il blog con la regolarità del passato. Sinceramente, di tutti gli spazi web che ho scovato durante le mie lunghe ore in internet, questo è il migliore. IL Migliore. E non lo dico per fare la lecchina, eh! ^_- Esistono molti validi forum a tema narrativa&dintorni, secondo me, ma questo sito è tra i miei preferiti da più di un anno (in effetti, quasi due). Ho postato pochi messaggi fino ad ora ma l’ho letto quasi tutto – in particolare i Manuali: ancora grazie, Gamberetta! *inchno, inchino, inchino*. Spero che tu possa dedicarti a ciò che ti piace di più con tranquillità e poche rotture di palle, che è sempre la cosa migliore! Inutile dire che continuerò a seguirti e che, detto tra noi, in giro di gente come te ne trovo veramente poca non se ne trova l’ombra. Complimenti per tutto il tuo lavoro e in bocca al lupo! ^________^

#43 Comment By Giòn On 26 gennaio 2012 @ 12:09

Io credo che se iniziassi ad occuparti solo di cose che piacciono a te (e molto spesso a me), il sito sì passerebbe da uno di critica ad uno di informazione (critica), ma rimarrebbe validissimo lo stesso.

#44 Comment By Clio On 11 marzo 2012 @ 13:19

Ho letto “All you need is kill”. Meh. La fine mi è parsa un po’ una bischerata. All right, doveva andare a finire in quella maniera, immagino, però la ragione mi sembra una scemata.

SPOILER
Keiji resta incastrato nel Loop perché fa fuori l’”antenna” dei mimics e il loop parte mentre i due sono collegati. Ok, ma se funziona così, com’è che alla fine l’antenna era Rita? Che diavolo c’entra?
FINE SPOILER

Peccato. Però nel complesso il romanzo mi è piaciuto. Penso che lo comprerò.

#45 Comment By Tapiroulant On 11 marzo 2012 @ 15:06

A parte All you Need is Kill, qualcuno ha letto dei libri della collana Haikasoru e si sente di consigliarne qualcuno in particolare? Io ho dato qualche occhiata al sito e alle sinossi, ma nessuna mi ha colpito fino in fondo, del tipo ‘noooo voglio leggerlo assolutamente!’.
Comunque Battle Royale c’è pure in italiano (anche se non mi pronuncio sulla qualità della traduzione).


URL dell'articolo: http://fantasy.gamberi.org/2012/01/11/apre-agenzia-del-duca/

Gamberi Fantasy