- Gamberi Fantasy -

Concorso Steampunk

Pubblicato da Gamberetta il 17 ottobre 2010 @ 16:08 in Fantasy,Italiano,Racconti,Segnalazioni | 74 Comments

EDIT del 28 novembre 2011. Il Duca ha annunciato il racconto vincitore, qui.


EDIT del 6 aprile 2011. Il Duca ha messo online i racconti e li ha commentati. Si veda qui.


EDIT del 18 ottobre 2010. Il giorno 17 è terminato. Gli invii sono chiusi.


Oggi è l’ultimo giorno per inviare i vostri racconti se intendete partecipare al Concorso Steampunk indetto dal Duca di Baionette Librarie. Qui trovate l’ultimo aggiornamento a proposito.

Steampunk!
Steampunk!

Tengo molto a questo concorso, perché l’idea è stata mia, e a me è dedicato. Avrei voluto organizzarlo e gestirlo con il Duca ma purtroppo non ne ho avuta la possibilità. Mi è spiaciuto tantissimo.

È probabile che leggerò i racconti, ma dopo la proclamazione del vincitore. Il Duca tiene molto alla mia opinione e non voglio influenzarlo. Nel bando si parlava di un solo giudice – il Duca medesimo – ed è giusto rispettare i contratti.
Ho acconsentito però a visionare gli incipit dei racconti. Li riporto di seguito insieme ai titoli.

Se non vedete il titolo del vostro racconto, contattate il Duca, può essere che ci sia stato un disguido. Inoltre il Duca ha dato conferma di ricevuto racconto a ogni invio. Se avete spedito il racconto e non avete la mail di conferma, chiedete spiegazioni. Chiedete al Duca, non a me. Io ho ricevuto solo un .doc con gli incipit, non ho i racconti veri e propri; non conosco i nomi degli autori, né le loro email. Anche volendo non potrei aiutarvi.


Appuntamento col destino

Il vento spingeva contro l’uomo verso il sentiero da cui proveniva. Il mercenario si acquattò, proteggendo il fagotto tra le braccia, della grandezza di un neonato o poco più. Varcò l’ingresso della città fantasma, il cartello di legno con inciso Pripjat’ a lettere cubitali lo salutò cigolando e oscillando con violenza.
L’uomo si infilò in uno dei vicoli, poi un altro e un altro ancora. Oltrepassò le rovine della chiesa e si fermò davanti a una porta di legno chiusa e illuminata appena dalla lanterna a olio appesa all’esterno. Vi batté contro con la spalla, ansante, i polmoni congelati nel petto.
Per qualche attimo non ricevette risposta, poi la porta si chiuse. Sulla soglia comparve una vecchia ammantata di pelliccia di lupo, la faccia rugosa rivolta verso di lui.
«Madre…»


Bumblebee

Per la prima volta da quando pilotava il suo aviar, Grip era seriamente preoccupato.
Non era tanto per quello che gli avevano chiesto di consegnare, ma perché non aveva mai volato fuori Londra.
Normalmente si occupava di consegnare merci che venivano richieste dalle ricche famiglie di città: carni, frutta e rimedi curativi provenienti dalle campagne vicine. Invece per fare quella consegna doveva allontanarsi da Londra ben 250 miglia. Non era sicuro che il suo aviar di legno potesse farcela.
Lo guardò. Aveva la forma che ricordava quella di un calabrone. Il corpo era tozzo e le piccole ali battevano veloci. Senza troppa fantasia lo aveva chiamato Bumblebee.
Si tolse il casco e gli occhialoni, c’era un bel sole e cominciava a fare caldo.


BUNNY
Il cacciatore di taglie

Un’opportunità che puzza di trappola

«Era preferibile per te non tentare di prendermi per il culo! Io ho una reputazione da difendere. Dimmi, Bunny, che cosa accadrebbe se ti lasciassi vivere?» Senza lasciare il tempo per una risposta, il Barone accese il suo sigaro d’importazione Nibiana. «Accadrebbe…» fece due decise tirate «che tutti quanti direbbero: “Il Barone si è rammollito!” o “Possiamo fare quel che ci pare, tanto il Barone perdona tutti!”» Con i suoi occhi rotondi e scuri soffocati dalle pesanti palpebre guardò con disappunto il suo contrabbandiere preferito. «O no?» chiese ironico sbuffando del fumo in faccia al suo interlocutore.
Bunny non se ne curò, erano altre le preoccupazioni protagoniste dei suoi pensieri.


Cacciatore e preda

Il risveglio comincia dal filamento del pensiero.
Cosa può avermi spento? E quanto ci vorrà prima di essere di nuovo completamente attivo?
Si rinsalda anche il filamento della memoria: sono a Londra.
Che anno è?
E poi: perché Londra? Non c’è posto peggiore, per una come me.
Ecco, cercavo un alchimista. Gli indizi mi hanno portato fin qui, nel luogo al mondo dove c’è più carboniato a impregnare aria, terra e acqua. Nessuna traccia recente dell’alchimista, in compenso tracce evidenti di cedimenti della mia struttura.
Ho dovuto programmare tre cacce, il minimo per ripartire tranquillo. Volevo finire prima dell’autunno, odio l’autunno in Inghilterra, anche se non quanto l’inverno in Scandinavia.


CONIGLIO CON PATATE

Una grossa lucertola; ecco a cosa somigliava la macchia di muffa sul soffitto della cella. Francois aveva ancora i lividi del gentile colloquio avuto il giorno prima coi suoi carcerieri. Non riusciva a stare sdraiato sopra quel covo di pulci, che quei cani prussiani chiamavano letto, così preferiva starsene sdraiato a terra. “Ah! Come ho fatto a cacciarmi in questo pasticcio!” diceva ad alta voce “Ho un ristorante a Parigi da mandare avanti; mon dies!”
Mano a mano che il mal di testa riaffiorava, anche la sue lamentele aumentavano, tanto che le imprecazioni dei suoi colleghi di cella diventavano più colorite.”Fate tacere quel gallo maledetto!” gli gridavano questo ed altri epiteti a lui sconosciuti perlopiù, ma che intuiva non augurargli niente di buono.


Fil Rabbit

Milano venerdì 16 aprile 1877

Nella zona est della città giace un laboratorio segreto che sembra situato alle soglie dell’inferno. Un uomo opera nell’ossessione più profonda alla ricerca della felicità assoluta.
“Mi senti?” Sussurra una voce roca e baritonale nell’orecchio di Aldo, un uomo di circa mezza età legato e imbavagliato su una grossa tavola di legno. Una potente lampada appesa a un timpano d’ottone dorato riflette un bagliore accecante negli occhi dell’uomo. La sua vista è già molto affaticata per l’alta concentrazione di fumo che padroneggia nel salone. L’uomo ha soltanto una canottiera e un paio di mutande. I suoi vestiti sono ammassati in un grosso secchio di latta poco distante dalla grande asse.


Il Colosso di Colorado Springs

Colorado Springs, 1899

La mente di Nikola Tesla sondava lo spazio. Grazie al Teslascopio l’Io si espandeva nell’etere veloce come il pensiero. Marte, Giove, Saturno. Nikola superò senza fatica il sistema solare e si addentrò nelle profondità galattiche. Mentre avanzava, controllò ogni centimetro cubo con l’occhio della mente.
Il Teslascopio raggiunse il proprio limite. Nikola tornò al punto di partenza e controllò di nuovo.
Controllò tre volte.
Ancora niente. Eppure è per stanotte.
La porta del laboratorio si aprì con un cigolio e il passo ritmato di Cogs riecheggiò per la stanza. Le assi di legno scricchiolarono sotto il peso dell’automa.
«Caffè, signore.»
«Portamelo qui.»
«Sì, signore»
Nikola si riconcentrò sullo spazio.
Controllò ancora. Controllò tre volte.
Niente.


Il Coniglio sulla luna

Il cielo era terso quella tarda sera primaverile. Mancavano delle ore alla mezzanotte, ma la sagoma del Coniglio s’intravedeva già sul disco tenue della luna nascente.

Ashwini entrò nel laboratorio strappandosi dal viso i peli posticci, franò su una sedia e si slacciò gli anfibi, i cui grossi speroni avevano già sbrindellato il fondo dell’ultimo paio di calzoni rimasti.
“Ash” chiamò Dhaval, che ricevette in risposta un sacchetto, preso al volo prima che si schiantasse sul suo naso largo.
“Il meglio che sono riuscita a trovare” gli disse Ashwini alzandosi. Si era praticamente spogliata, rimanendo in sottoveste bianca stretta in vita dal corsetto allentato, e gli anfibi aperti sciaguattavano ad ogni passo.


IL LUNASIL

Al termine della battaglia – molto meno eroica di quanto Tonio Braghin aveva sperato – avevano posato i bastoncini che adoperavano come fucili e tutti e quattro, zozzi e stanchi, si erano radunati sotto il manifesto mormorando parole di sorpresa.
In grandi lettere pallide c’era scritto:

!!! È ARRIVATO !!!
IL CIRCO A VAPORE
di
AMEDEO SPITZ
Attrazione Speciale:
!!! FEROCISSIMI !!!
LUNASIL PREDATORI
direttamente dalla riserva della
base Vittorio Emanuele
ACCORRETE
Due spettacoli giornalieri
Posto unico: £ 1
Ingresso a esaurimento

«Davvero ci sono i Lunasil?» chiese Beatrice. I suoi occhi brillavano d’eccitazione e di speranza. «Io voglio andarli a vedere, Tonio!»
Tonio sbirciò la cifra ed emise un brontolio. «Una lira… neanche morti. Non abbiamo tutti quei soldi.»
«Ma io voglio andarci. Voglio vedere i Lunasil.»


Il varco

Quando ricevetti quella missiva, pensai subito ad uno scherzo. Non vi era il mittente sulla busta, solo il mio nome e l’indirizzo. Lo trovai strano, ma non gli diedi troppa importanza: l’archiviai tra le altre carte e non ci pensai più.
Io non sono un uomo fantasioso e non credo al caso… Preferisco chiamarle coincidenze. Tuttavia, quella sera avvertì qualcosa di strano.
Stavo sfogliando pigramente “La macchina del tempo” di Wells, quando lo sguardo mi cadde sulla lettera; si trovava in cima ad una pila di documenti. La osservai a lungo e infine mi decisi e la aprii. Non riconobbi subito la scrittura, ma dopo aver preso confidenza con quella strana calligrafia riemersero nella mia mente ricordi sepolti ormai da tempo.


JOCELYN

Caldo intenso, poca aria. In sottofondo il costante stantuffare dei macchinari a vapore.
Odio questo posto, mi toglie le forze e il respiro. La cella è un cubicolo per gli attrezzi dalle pareti di lamiera rovente, mi hanno sbattuta sul pavimento di pietra e viscidume. E aspetto.
Ho fame e la gola riarsa. Mi portano acqua due volte al giorno, acqua calda e ferrosa come un avanzo di fonderia.
Il mio pasto è annunciato da un cigolio di giunture, e poi il mio carceriere, il grosso coniglio meccanico, arriva, eretto sulle due zampe, un patchwork di piastre metalliche e bulloni. Avanza lento, a scatti sui suoi cingoli, fino alle sbarre della mia prigione, volta la testa e fissa i suoi occhi circolari e vitrei su di me, mi passa una lattina.


KANINEN

Marvin si riprese quando l’acqua gli era ormai arrivata alla vita. Non aveva un granchè idea di dove si trovasse, ma era sicuramente un posto scomodo, pieno di spigoli. E c’era acqua. Tanta acqua.
Senza ancora aprire gli occhi cominciò a tastarsi intorno. Pietra. Scaloni di pietra viscidi. Scaloni di pietra viscidi di alghe.
Orgoglioso di quello che era riuscito a capire con quel minimo di sforzo, Marvin si concesse qualche minuto di riposo congratulatorio.


L’incontro

In un grigio cielo, avvolto da pesanti e scure nubi, si muoveva un’aeronave rosso sangue. Il pallone era stato riempito con il miraneo e sigillato, così da muoversi più velocemente, senza preoccuparsi di poter perdere quota involontariamente. Il miraneo era stata una scoperta recente, almeno, per quanto riguardava il suo utilizzo. Era stato etichettato erroneamente come un semplice gas leggero, derivato dalla reazione dello xaneo con il vapor acqueo e al suo posto, per i palloni aerostatici, era stato utilizzato l’idrogeno, se non la stessa aria calda.
Era stato uno scienziato originario dell’Imerania, divenuto cittadino della più tecnologicamente evoluta Deuteria, a scoprire le grandi, incredibili potenzialità di questo gas.


L’ultimo caso di O’Mallory

Seduto davanti a lui, in un magnifico completo rosso e bianco, il vecchio Conte di Norfolk aspettava paziente, con un’espressione tranquilla sul viso rugoso. Al contrario, Sean O’Mallory, Mesmerista di Sua Maestà, aveva lo stomaco chiuso, non riusciva ad impedire alle sue mani di giocherellare con il plico di fogli con le domande e una grande arsura gli serrava la gola. Avrebbe dovuto finire quel bicchiere di whisky. Per calmare i nervi.
Al fianco di Sean, il suo superiore Eugene Fielding e l’agente di Scotland Yard addetto alla trascrizione fungevano da testimoni.
“Mesmerista O’Mallory, potete iniziare” annunciò Eugene.
Sean trasse un profondo respiro, concentrandosi.


L1 L0

Non ho ancora carica sufficiente per muovere gli arti, ma ce n’è abbastanza da aprire le paratie dei ricezioscopi. Le spalanco e lascio entrare il mondo esterno. I tre cervelli di scimmia del mio Nucleo Senziente iniziano a smistare le informazioni sensoriali. Immagini, odori, suoni.
- Unità L1L0, sei funzionante?
Inclino il muso verso il basso, giusto per piantare i miei bulbi visivi dritti in faccia al padrone della voce. Corone di ottone smaltato allineano le lenti convesse fino a mettere a fuoco: mi ritrovo a fissare un ometto dalla barba sfatta.
Buffo, come faccio a sapere che quella è una “barba sfatta”?
Suppongo di doverlo chiede al Nucleo.
E come fanno dei cervelli di scimmia a sapere che quella è una “barba sfatta”?
Suppongo di doverlo chiedere all’uomo di fronte a me.


La Maschera di Bali

Abigail Murrey aggiustò la benda sugli occhi e si concentrò sulla stanza oltre la porta chiusa. Al centro percepì la gabbia di contenimento e, dentro a quella, un vecchio e un soldato. Il vecchio era incatenato alle pareti, gambe e braccia divaricate. Teneva la testa inclinata di lato e un filo di bava gli colava dal mento sul petto. Il soldato gli stava accanto, di guardia, armato di sciabola e revolver: era alto, castano, trenta-trentacinque anni al massimo.
Fuori dalla gabbia, Lord Fairfax stava estraendo delle maschere tribali da una scatola piena di paglia, appoggiata sul tappeto persiano. Le riponeva sulla scrivania, accanto al fonografo. Aveva un´espressione seccata.
Diamine, Abby, le senti anche oggi.


LOWRES

Forte odore di muschio bagnato; era come se ci fosse qualcosa di marcio che attraversava i vicoli di Little Tokyo; un vento virale che infettava ogni molecola di aria e che, diretto nelle sue traiettorie da un algoritmo di movimento random, trasportava spore in ogni angolo.
Una lunga strada in cemento levigato era delimitata da due lembi rettangolari di sterrato; alberi ed arbusti sintetici, piantati da poco, estendevano le loro radici tra le crepe dell’asfalto, contorcendosi su se stessi.

Racquel stava attraversando l’estrema periferia di Little Tokyo come faceva tutti i giorni; avrebbe dovuto camminare ancora un paio d’ore per raggiungere Lowres, dove si era trasferita quindici anni prima, abbandonando il caos tecnocratico della città bassa.


Manoscritto trovato su un’aeromobile precipitata

Il vascello è silenzioso e se non fosse per il volume del pallone sopra la mia testa, del quale vedo la curva fuori dall’oblò, potrei pensare di essere nella mia casa. I mobili sono gli stessi che avevo fatto portare a suo tempo quando mi concessero di andarmene a bordo dell’Eudora.
Oggi è un giorno come tanti altri, e seguo la solita routine: mi alzo, mangio, controllo la mia posizione sulle mappe. C’è sempre qualcosa da fare: oliare gli ingranaggi e le corde, pulire i vetri degli oblò, sostituire le guarnizioni… il dirigibile su cui vivo non mi lascia mai senza niente da fare.


MAMMUTH

I - Mammuth

Arkady e Maksimilian spalancarono le bocche, increduli di fronte a tanta potenza. Si trattava di qualcosa che non si sarebbero mai aspettati di vedere nelle loro vite: oltre centodieci tonnellate di massa a vuoto per locomotiva, il tutto moltiplicato per sette escludendo i novanta vagoni trainati da ognuna di esse. Una ferrosa belva rivettata vomitante fuoco e fumo. Si trattava del possente treno corazzato Mstislav, soprannominato dai soldati Mammuth per via delle sue dimensioni che, invero, andavano ben oltre quelle dell’estinto animale.
- In tutta la tua vita hai mai visto qualcosa di più grande? - chiese Maksimilian.
- Il tuo ego.


Mondi in guerra

File incessanti di lavoranti
dentro le file di gallerie
spingono avanti chi sta davanti
le tue teorie sono anche le mie.
Dal cuore pulsante nel centro radiante
giunge allorquando un nuovo comando
ciò ch’e importante è che giunga all’istante
di rango in rango ai confini del mondo;
ma l’ordine fatto per esser perfetto
un attimo solo del buio più nero
il cielo si è rotto, il mondo distrutto
e lo scuro alla luce è rimasto indifeso.

VRUUUUMM, il mostro ripugnante catturato dal braccio meccanico viene trasportato alla velocità della luce verso l’arena del mio Pianeta Madre, pronto per essere gettato in combattimento contro il Campione! Ecco che si aggrappa con tutte le sue braccia per evitare lo scontro, e magari tornare indietro per provare ad attaccarmi, ma un violento scossone lo fa precipitare…


Oggetto d’amore

Milano, 1842.

Quella notte era particolarmente silenziosa e buia lungo Molino delle Armi. Arturo Telli sedeva al tavolo del suo laboratorio e lavorava con la concentrazione e l’abnegazione che sempre impiegava per perfezionare e inventare armi e oggetti meccanici. Arturo Telli perseguiva uno scopo, una vera e propria ossessione.
Era un maestro nella riparazione di armi, come pistole e fucili, e tra le botteghe di quel quartiere, composto per lo più da armaioli, godeva della stima e del rispetto di tutti. Per la verità, parte della sua nomea era dovuta anche alla scontrosità e all’eccentricità che lo contraddistinguevano. Ben pochi suoi colleghi lo salutavano e altrettanto pochi erano i clienti che si rivolgevano a lui.


PHOTOPHANTASTES

La Cugnot 799 filava a gran vapore dal Merton a Christ Church, svoltava bruscamente davanti a Saint Ebbes, di lì sbuffava diritta a Saint Aldates, Saint Martin; caracollava fra i banchi di Corn Market, traversava i peristili della Magdalene. All’allegro starnazzare del clacson, tanto più assordante nella quiete notturna, ausiliari con cuffietta e lanterna si affacciavano a imprecare dalle bifore gotiche, maledivano la macchina che era già sfrecciata via.
Nell’azzurro silenzio del plenilunio quel chiasso risuonava moltiplicato, la fuga sconquassava l’immobilità delle vie e delle piazze semideserte. Ma anche più forte del motore e della tromba echeggiava nella notte la risata di Wayne, un ruggito di basso, cui si aggiungeva il raglio sguaiato del gracile Dodgson con lui nell’abitacolo.


PILOTI E NOBILTÀ

Gli ospiti erano già arrivati e l’aspettavano alla piazzola: cinque formiche in abiti costosi che sostavano sotto quel prodigio dell’ingegneria savoiarda. A un’occhiata sommaria l’eligibile sembrava uno scarafaggio infilzato da un ombrellone, anche se di quella bislacca somiglianza Elsa non aveva mai fatto parola con nessuno. L’aspetto della macchina però era tozzo al limite dell’imbarazzo, c’era poco da fare a riguardo. Si preparò con un sospiro a ciò che l’aspettava e attraversò la pista col caschetto di cuoio sotto braccio. Non c’era un filo di brezza e il cielo era coperto da una cappa continua di nuvole.
L’accolse una raffica di sguardi esterrefatti, in un silenzio mortale. Nobili, pensò stringendo la mascella. E non c’era davvero da aggiungere altro.


RabbiT
(un inedito di Gabriele D’Annunzio)

Un anno innanzi la mia discussa impresa, quel raid di velivoli su Vienna che abbatté gli spiriti degli austriaci ungheresi, accaddero fatti che le cronache non menzionano, e i libri d’istoria tacciono oggidì e taceranno credo al modo istesso domani: perché inauditi e straordinari troppo o perché scandalosi e per alcuni ridicoli, che palesano l’inettitudine dei governi e il valore al contrario e l’ingegno dei singoli. Ma debbo riconoscere che furono quegli eventi a prostrare, avanti i miei biglietti che recitavano quei versi fatali – di come “il destino volgesse a noi con certezza di ferro” – gli animi dei cittadini viennesi; a fiaccare il morale delle loro contraeree e consentirmi di compiere quel gesto di ardimento. Ormai che son trascorsi vent’anni, e viepiù mi sento morte alle calcagna, mi risolvo a riferire quell’episodio.


Risiko

- Merda, merda, merda! Tiralo fuori da lí, maledizione!
Giga teneva ferma la gamba sinistra, mentre un altro inserviente teneva la destra e il terzo cercava di aprire l’enorme placca frontale dell’esoscheletro. Tirava come un dannato, ma non ci riusciva.
- É incastrata, non ce la faccio!
- Non dire cazzate, porca troia! Aprila!
Dopo un ennesimo strattone, la placca saltó via, trascinando con sé l’arpione che l’aveva trapassata da parte a parte. Giga con un balzo raggiunse l’altro e insieme riuscirono a farne uscire il pilota.
- Lo Skeleton é andato, portate Kenichi in infermeria, io vi raggiungo!
Mentre gli altri due correvano verso il tendone rosso, Giga mise un acchiappalampi nell’abitacolo e staccó la spoletta. Aveva due minuti di tempo prima dell’attivazione. Si mise a correre, zuppo di pioggia, con il fango alle ginocchia. I Rossi stavano per arrivare.


Saltellando verso Est

« La signora Figgins allora non mentiva… partite davvero. »
Risposi allo stalliere con un vago « uh-uh. », senza distogliere lo sguardo dal pavimento sporco di polvere, paglia e cose marroni. A provocare quell’immonda quantità di sporco che minacciava di macchiarmi la gonna erano stati gli animali che si crogiolavano nella stalla. Morbidose montagnole alte più di due metri, coccolosi batuffoli di pelo sormontati da rosee orecchie allungate.
Chiamarli “conigli” era riduttivo. Parevano possenti quanto cavalli, capaci di trasportare almeno due persone sul loro morbido dorso.
« Posso chiederle cosa la porta ad andare a Canterbury? Motivi religiosi? »
Non ero molto propensa a rivelare lo scopo del mio viaggio. Le meraviglie meccaniche che intendevo vendere ai pellegrini dovevano restare segrete, o altri avrebbero potuto sfruttare i miei colpi di genio per arricchirsi.


Si vis pacem…

Danzica, Pomerania, Gennaio 1754

Il cargo attraccò al porto dopo molte settimane di viaggio. Nonostante il motore della nave fosse stato arrestato prima di entrare nell’insenatura, la gigantesca ruota da sessanta pale di bronzo al tungsteno impiegò almeno un quarto d’ora prima di fermarsi completamente. Dodici volani accoppiati modello Junkers-Graf l’avevano mantenuta in movimento fino ad allora.
Il Duca di Brandeburgo, Conestabile del Regno, attendeva la nave e quindi il suo carico, già da alcune ore. Era rimasto a scrutare l’imbocco del porto incurante del gelido vento che soffiava impietoso dal Baltico. Aveva rifiutato più volte un’impronunciabile e forse imbevibile acquavite polacca offertagli dal responsabile del molo, un tarchiato e goffo Sottufficiale da sempre vissuto in Pomerania.


Sogni a vapore

Saltando di ramo in ramo, cerco di avvicinarmi all’enorme mezzo corazzato, l’Automatic per eccellenza. Passo sugli alberi per evitare la folla, ma anche così non riesco ad avvicinarmi molto. Alcuni oggetti, simili a grammofoni in lontananza, suonano la marcia militare. Ho sempre odiato come suona da quei “cosi” che hanno montato sui mezzi corazzati. Mi sporgo per guardare meglio, rischiando quasi di cadere di sotto. Un volo di dieci metri è proprio l’ultima cosa che mi serve adesso. Tempo di sistemarmi in equilibrio, e le stupende macchine corazzate sono già lontane dagli alberi; sospirando, mi avvio verso casa, sempre sugli alberi. Una volta allontanatisi dal centro della parata, le strade si fanno molto più tranquille.


Squadra Speciale 0

«Sophie!»
«Dottor Blackjack, vi credevamo morto!»
«Bambina, per uccidermi occorre molto più che semplici fulminate!»
«Non parlate! Sanguinate molto! La ferita è profonda, sembra un’arma da taglio»
«Te l’ho detto, no, che non basta un semplice lampo giallo canarino? Occorre almeno qualche graffio qua e là, eheh …»
«Riuscite a fare battute anche in queste condizioni?! Siete proprio matto»
«Oh beh, ti ringrazio cara. In questo mondo malvagio e crudele, i matti sono quelli che se la spassano più di tutti, sai? Io, per esempio, passo tutto il giorno proprio qui, in laboratorio, e mi diverto un sacco»
«Ora basta, state un po’ zitto. Fate vedere la ferita»
«Lascia perdere tesoro, queste cose non si possono curare. Non con l’armatura che ti ritrovi addosso. Ti piace come regalo?»


TEA MACHINE

Il coniglio sbatté ripetutamente le zampe posteriori e poi si mise a zampettare in avanti dentro il rullo cilindrico a maglia metallica. La carota fresca appesa ad appena pochi centimetri dal suo naso era un invito troppo stimolante.
Il cilindro era imperniato su un trespolo ligneo e imbullonato su un tavolo. La puleggia collegata al suo asse cominciò a muovere, attraverso una cinghia di cuoio, una ruota più piccola. Vi erano svariate pietre focaie innestate attorno al perno della seconda ruota: queste sfregarono sulla superficie ruvida di un acciarino sistemato vicino alla bocchetta di un piccolo fornello. Contemporaneamente, un’altra cinghia coassiale alla prima, provocò l’apertura della bombola del gas sistemata sotto il fornello stesso. Il fuoco si accese sotto una cuccuma d’acciaio piena d’acqua.


The Cog Of War

Peter non si sentiva per nulla a suo agio. Non era riuscito a dormire più di qualche ora, tramortito dal frastuono e dal calore; il suo abito di flanella era ridotto uno straccio, intriso di nerofumo e sudore. Stanco anche della lettura, abbandonò il piccolo libro di cronache sulla panca e si arrischiò a scostare la stuoia di vetiver dal finestrino. Tra le sottili fessure della veneziana d’acciaio iniziava a filtrare la luce; il paesaggio era monotono, più prevedibile di un cronometro Hooke. Nulla più che giungla, con variazioni di giungla e ancora giungla; con una spolverata di giungla e qualche chiazza marrone che poteva essere una capanna. Un raggio di sole entrò nel vagone, mentre i soldati della guardia notturna biascicavano nel dormiveglia; sdraiati sulle panche di legno, muovevano le mandibole e sognavano un vero pasto.


Sarò sincera: sono delusa. Il livello di questi incipit è scarso. Vero, lo stile non è tutto, può darsi che dietro una scrittura traballante ci sia un’ottima storia. Ma è difficile che succeda.

Il sole inondava la pianura. Era un autunno particolarmente clemente: l’erba era ancora d’un verde vivido e ondeggiava contro le mura della città come un mare in bonaccia.
Sul terrazzo in cima alla torre, Nihal si godeva il vento mattutino. Era il posto più elevato di tutta Salazar: da lì si godeva la vista migliore sulla piana, che si srotolava per leghe e leghe a perdita d’occhio.

Era l’incipit di Nihal della Terra del Vento di Licia Troisi. È un buon incipit? No. È un incipit migliore della maggior parte degli incipit di cui sopra? Sì. E mi piange il cuore a dirlo.

Copertina di Nihal della Terra del Vento
E il confronto è con questo romanzo. Una schifezza di romanzo

Non vorrei essermi spiegata male in questi anni. Ho paura che troppi facciano un ragionamento del genere: “Ma hai visto cosa scrive Licia Troisi? Che errori idioti. Quella è una subumana. Io invece sono normale, se mi metto a scrivere, scrivo meglio.”

NO.

Il mio paragonare gli autori fantasy italiani ai mongoloidi, alle scimmie, ai cerebrolesi si chiama sarcasmo. Licia Troisi non scrive male perché è scema – non sarà un’aquila, ma non credo sia più cretina della media. Licia Troisi scrive male perché non si documenta, perché scrive di fretta, perché non conosce la tecnica narrativa, perché non conosce il genere. Così gli altri “fenomeni” recensiti sul blog.
È alla portata di chiunque scrivere meglio di Licia Troisi. Molto meglio. Ma non lo si ottiene per miracolo divino. Lo si ottiene solo facendo quello che tanti autori pubblicati non fanno: studiare, esercitarsi, leggere.

Scimmia scrittore
Se non vi impegnate, non scriverete meglio di lui

Ho scorso i commenti lasciati sul blog del Duca ai vari articoli dedicati al Concorso. Ho cercato in giro dove se ne parlava. Mi sono cascate le braccia.
Gente, il termine “steampunk” è stato coniato da K. W. Jeter nel 1987. Sono passati 23 anni, quasi una generazione. Non è possibile che non l’abbiate mai sentito nominare o non abbiate idea a quali romanzi sia legato.
O meglio è possibile. Se il fantastico non vi interessa o se vi interessa tanto quanto le olimpiadi delle lumache. Se aspirate a scrivere buona narrativa fantastica, dovete conoscere la narrativa fantastica. Che poi dovrebbe essere un piacere!
Preferite altri sottogeneri allo steampunk? Legittimo. Ma lo stesso avete letto qualche opera steampunk – altrimenti come fate a dire che non vi piace? – e in ogni caso sapete bene di cosa si tratta.

Lo stesso vale per la tecnica narrativa. La dovete conoscere. Ammesso e non concesso che siate più intelligenti di Licia, non scriverete meglio se siete altrettanto ignoranti.

Spero che nessuno abbia pensato: “È solo un concorsino da blog, butto giù qualcosa e se mi va bene, bene, altrimenti chissenefrega.” Lo spero per voi: di altri concorsi così favorevoli non ne trovate tanti.
Nessuna tassa di partecipazione. Nessuna formalità. Premi per 269 euro (239 euro di lettore ebook + 30 euro di ciondolo, senza contare le spese di spedizione a carico del Duca). La possibilità di entrare in un’antologia che avrà più lettori di tanta carta.

Ciondolo steampunk
Il ciondolo in palio

COOL-ER
Il lettore di ebook in palio

L’anno scorso Mondadori stava organizzando un’antologia a tema steampunk. Gli autori erano italiani. Noti o tristemente noti: Giovanni De Matteo, Lara Manni, Wu Ming 2, Francesco Dimitri, G.L. D’Andrea & amyketti assortiti. A condurre la mandria come curatore, Kai Zen J.
“Vapore”, questo il titolo del progetto, sarebbe dovuta uscire a inverno 2010 o a primavera 2011. Uso il passato e il condizionale perché l’intenzione era di inserire l’antologia steampunk nella collana Epix. Solo che nel frattempo Epix ha tirato le cuoia. Non ho idea di che fine farà il “Vapore”.
Il compenso stabilito da Mondadori era di 250 euro (lordi) a racconto.

Non è assurdo affermare che il Duca paga meglio di Lord Mondador. E il Duca ha offerto a chiunque la possibilità di partecipare, non ha chiamato gli amici degli amici.
In quanto al pubblico, be’, contando che Epix ha chiuso dopo appena 15 numeri, dubito la gente si accapigliasse per procurarsi i libri. Non credo che se foste finiti nel “Vapore” vi avrebbero letto in tanti.

Ma forse mi pongo obiettivi troppo ambiziosi, a quanto si dice dovrei essere contenta perché almeno nessuno degli incipit è sgrammaticato…

Avete ancora una possibilità di non deludermi. Fino al 14 novembre è ancora possibile inviare racconti al Duca, fuori concorso. Mi piacerebbe leggere qualcosa di decente.

* * *

Se volete commentate pure gli incipit, io mi asterrò dall’esprimere giudizi sul singolo incipit per non influenzare la giuria.

Angolo Utile: Attenzione alle truffe!

Il mondo dell’editoria è pieno di gente disonesta. Anche nel ramo concorsi bisogna stare attenti. Per evitare fregature tenete sempre a mente un principio cardine: mai pagare. Ovvero: evitate i concorsi con tassa di partecipazione.

Icona di un gamberetto Se il premio del concorso è la sola pubblicazione si tratta di editoria a pagamento e nient’altro. Il libro invece di essere finanziato da un singolo autore, è finanziato da tutti i partecipanti al concorso. L’editore intasca i soldi, sceglie come vincitore il primo che capita (o l’amyketto di turno) e poi stamperà in print-on-demand le copie che i gonzi prenoteranno – senza fare selezione, editing o promozione; non ha importanza, il guadagno lo ha già avuto con le varie tasse di partecipazione. Non fatevi ingannare dalle solite scuse su come saranno usati a vostro favore i soldi: sono tutte balle. Sempre.

Icona di un gamberetto Se il premio del concorso è denaro o altro potrebbe essere conveniente. Ma l’occasione fa l’uomo ladro. Io metto in palio 10.000 euro, tassa di partecipazione 15 euro. Scommetto che partecipano in tanti. Dichiaro vincitore il mio amico e ci spartiamo i soldi raccolti. Niente di illegale: in fondo de gustibus! Guarda caso proprio il racconto del mio amico era il più bello.
Non vi fidate.

Le persone serie e le case editrici serie sono loro a pagare voi. Scrivere un racconto richiede minimo una settimana d’impegno (lavorandoci otto ore al giorno), molto di più se per esempio dovete documentarvi su aspetti specifici. È assurdo che voi sgobbate magari un mese e in più pagate.
Siate seri e pretendete serietà.


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74 Comments To "Concorso Steampunk"

#1 Comment By Andrea On 17 ottobre 2010 @ 18:03

Il Duca, benché aristocratico, si è dimostrato democratico e molto generoso e ha organizzato un ottimo concorso (mi complimento anche con Gamberetta ispiratrice dell’iniziativa). Peccato per “Vapore”, spero comunque vada in porto: sono curioso e mi piacerebbe leggere l’antologia.

#2 Comment By anonimo scrittore del concorso On 17 ottobre 2010 @ 18:05

Come solito, i tuoi commenti sono corretti ma soprattutto costruttivi.
Io sono “uno dei partecipanti”. Ti metto un commento in anonimo così da non influenzare a mia volta (non so come, ma non si sa mai!) solo per ringraziarti. In effetti, nel rileggere il mio incipit a freddo ho notato essere poco incisivo. Per fortuna posso migliorarlo per l’antologia. Mi dispiace per il concorso, ma ormai è fatta! Un incipit “decente” lo devo anche pensare. Ciao

#3 Comment By Gamberetta On 17 ottobre 2010 @ 19:48

Il Duca mi ha inviato l’incipit di un nuovo racconto e mi ha chiesto di aggiornare un titolo. Ho provveduto.

#4 Comment By Joseph On 17 ottobre 2010 @ 20:29

Mi è sfuggito ‘sto concorso. :(
Peccato. Aspetterò il prossimo.

#5 Comment By Giobix On 17 ottobre 2010 @ 20:40

Uno dei problemi che ho notato in questi incipit è l’eccesso descrittivo a scapito dell’azione. Forse il fantasy italiano dovrebbe prendere esempio dal noir italiano, che parte dall’azione e inserisce solo i dettagli utili a capire immediatamente il contesto.
Per esempio, ecco come parte un Lucarelli:
http://www.incipitmania.com/incipit-per-titolo/f/falange-armata-carlo-lucarelli/

#6 Comment By brownie On 17 ottobre 2010 @ 20:46

L’incipit secondo me è la parte più ostica da scrivere, non mi stupisce che nessuno dei racconti sopra risulti particolarmente stimolante.
Anche se RabbiT, un pò di curiosità me l’ha suscitata: l’idea dell’inedito di uno scrittore/poeta famoso non è male, anche se non troppo originale (se non sbaglio, de Filippo ha scritto un’intera raccolta di questi racconti “inediti”, cercando di imitare lo stile di autori del passato). Quindi, in un contesto di questo tipo, penso che la lentezza dello stile e l’utilizzo di parole desuete possa essere accettato ai fini della verosimiglianza. O sbaglio?

p.s. A proposito di Steam, hai letto l’ultimo romanzo di Dimitri?

#7 Comment By Murasaki On 17 ottobre 2010 @ 21:30

Mi incuriosisce molto quello di D’Annunzio ^__^

#8 Comment By the4rald On 17 ottobre 2010 @ 23:11

Un paio di questi incipit sono discreti, secondo me. Ma in maggioranza fanno ridere, davvero. Speriamo migliorino con le pagine seguenti, almeno un pò!

#9 Comment By ??? On 17 ottobre 2010 @ 23:19

@ Gamberetta

Ciao, bentornata! Non vedo l’ora di leggere le prossime recensioni (e i tuoi scritti: come va con la storia di guerra?)

Aggiungerai anche gli altri incipit? Adesso siamo a 30 storie inviate: son curioso di vedere gli altri!

#10 Comment By Gamberetta On 17 ottobre 2010 @ 23:47

Il Duca mi ha inviato un’altra infornata di incipit. E devo dire che mi pare risollevino un pelino la qualità media. Li ho aggiunti.

@brownie.

p.s. A proposito di Steam, hai letto l’ultimo romanzo di Dimitri?

Parlerò di Alice, anche se non è steampunk.

#11 Comment By il_Fabri On 18 ottobre 2010 @ 02:41

Ad ogni modo Gamberetta non sa adeguarsi alla realtà italiana: infatti vuole evitare di influenzare il giudizio.
Un approccio serio e onesto prevede che Gamberetta:
1) compri parte di steamfantasy e ne diventi vicepresidente
2) in seguito, offre una consulenza a steamfantasy e convince il duca a comprare parte di gamberi fantasy (il Duca diventerà vicepresidente di Gamberetta)
3) Gamberetta invia un racconto al concorso del Duca
4) quattro! (che altro? :D)
5) offrire una seconda consulenza al Duca per valutare le opere in gara, eliminando a priori quelle scritte da chi non siede nel CdA di steamfantasy
6) Gamberetta vince il concorso e si dichiara “stupita”
7) il Duca riceve un ringraziamento da Gamberetta in forma di conigli rosa

:)

#12 Comment By Sian On 18 ottobre 2010 @ 06:25

L’incipit secondo me è la parte più ostica da scrivere, non mi stupisce che nessuno dei racconti sopra risulti particolarmente stimolante.

Vero. Ogni singola parola va soppesata, ma l’incipit è particolarmente ostico e molti cadono nel ridicolo o mettono la lista della spesa. La cura del proprio scritto è un argomento che merita uno spazio tutto suo.

#13 Comment By iome On 18 ottobre 2010 @ 10:18

io non ho avuto il tempo di documentarmi come volevo e fare studi e le illustrazioni che volevo

ergo meglio tenere l’idea che reputo se non geniale almeno decente, per il momento in cui un miracolo mi renda meno pigro

#14 Comment By Uno dei partecipanti On 18 ottobre 2010 @ 10:41

Io avrei voluto curare il tutto un po’ di più, ma una serie smisurata di sfighe nell’ultima settimana me lo ha impedito. Temo le pernacchie non me le toglierà nessuno.

#15 Comment By Vale On 18 ottobre 2010 @ 11:20

Io avrei voluto partecipare ma l’ho dimenticato o.O
Ho proprio scordato l’esistenza del concorso… -.-

#16 Comment By Tj On 18 ottobre 2010 @ 11:39

Io sono uno degli autori degli “orridi” incipit, non che nutra particolari speranze, ma spero almeno di ricavarne qualche consiglio utile ^^
Alcuni comunque non mi sembrano così male, ad esempio mi è piaciuto quello di Risiko, molto particolare anche quello dannunziano anche se leggere – e scrivere – tutto un racconto con quello stile non dev’essere un’impresa facile o.o

#17 Comment By Adriano On 18 ottobre 2010 @ 14:21

Io ho trovato un paio di errori che avrebbero potuto essere evitati con una rilettura.

Oltrepassò le rovine della chiesa e si fermò davanti a una porta di legno chiusa e illuminata appena dalla lanterna a olio appesa all’esterno. Vi batté contro con la spalla, ansante, i polmoni congelati nel petto.
Per qualche attimo non ricevette risposta, poi la porta si chiuse.

Ma non era già chiusa?

E quanto ci vorrà prima di essere di nuovo completamente attivo?
Si rinsalda anche il filamento della memoria: sono a Londra.
Che anno è?
E poi: perché Londra? Non c’è posto peggiore, per una come me.
Ecco, cercavo un alchimista. Gli indizi mi hanno portato fin qui, nel luogo al mondo dove c’è più carboniato a impregnare aria, terra e acqua. Nessuna traccia recente dell’alchimista, in compenso tracce evidenti di cedimenti della mia struttura.
Ho dovuto programmare tre cacce, il minimo per ripartire tranquillo.

Qui non si capisce se l’Io narrante sia un lui o una lei.

Nella zona est della città giace un laboratorio segreto che sembra situato alle soglie dell’inferno. Un uomo opera nell’ossessione più profonda alla ricerca della felicità assoluta.
“Mi senti?” Sussurra una voce roca e baritonale nell’orecchio di Aldo, un uomo di circa mezza età legato e imbavagliato su una grossa tavola di legno. Una potente lampada appesa a un timpano d’ottone dorato riflette un bagliore accecante negli occhi dell’uomo. La sua vista è già molto affaticata per l’alta concentrazione di fumo che padroneggia nel salone. L’uomo ha soltanto una canottiera e un paio di mutande. I suoi vestiti sono ammassati in un grosso secchio di latta poco distante dalla grande asse.

Il PDV (o POV che dir si voglia) non è gestito bene: si passa da un narratore onnisciente nel primo capoverso, ad Aldo subito all’inizio del secondo e di nuovo a un narratore onniscente nel seguito.

Il miraneo era stata una scoperta recente, almeno, per quanto riguardava il suo utilizzo. Era stato etichettato erroneamente come un semplice gas leggero, derivato dalla reazione dello xaneo con il vapor acqueo e al suo posto, per i palloni aerostatici, era stato utilizzato l’idrogeno, se non la stessa aria calda.
Era stato uno scienziato originario dell’Imerania, divenuto cittadino della più tecnologicamente evoluta Deuteria, a scoprire le grandi, incredibili potenzialità di questo gas.

Questo mi sembra tutto un inforigurgito, a meno che non sia uno dei personaggi a parlare e non abbia un buon motivo per narrare all’ascoltatore/lettore la storia del Miraneo.

Un anno innanzi la mia discussa impresa, quel raid di velivoli su Vienna che abbatté gli spiriti degli austriaci ungheresi…

Confesso la mia ignoranza in materia, ma non so se D’Annunzio usasse termini inglesi nei propri scritti.

Ci sono due incipit in particolare che mi hanno fatto voglia di leggere il resto: Squadra Speciale 0 e Risiko: nel primo le descrizioni, presumo per precisa scelta dell’autore, vengono interamente sostituite da dialoghi; il secondo inizia in medias res con una scena che può ricordarmi Starship Troopers di Heinlein.

L’incipit di Tea Machine richiama direttamente il titolo del racconto, ma suona quasi come una parodia: c’è bisogno di tutto questo marchingegno per farsi una tazza di Twinings? Mi sembra un po’ come quando in Leviathan si usano le lucertole al posto del codice Morse per mandare gli ordini.

Ovviamente sono pareri temporanei e mi riservo il diritto di cambiare idea dopo aver letto il racconto completo.

#18 Comment By azzarol On 18 ottobre 2010 @ 14:47

è la prima volta che scrivo sul blog della mitica gamberetta. Commento perchè ho visto certe analogie tra le storie ed alcune trame di videogiochi che ho avuto il piacere di conoscere:
Appuntamento col destino: indubbiamente ispirato a S.T.A.L.K.E.R. Dato che parla del disastro di Chernobyl in modo molto implicito,(Pripyat è una città coinvolta nel disastro) a meno che non sia uno steampunk ambientato oggigiorno,dubito che si possa considerare pertinente ;
Mammuth: l’incipit e il treno mi fanno venire in mente un gioco che apprezzo,fortunatamente steampunk e ambientato qualche secolo più avanti, Transarctica la cui trama si trova qui assieme al download

#19 Comment By Magdalena On 18 ottobre 2010 @ 17:24

Sono stata molto indecisa se mandare il racconto o meno; non volevo far perdere tempo al – gentilissimo – Duca; alla fine ho deciso che, nonostante ammetta di non aver avuto la possibilità e il tempo necessario a fare un lavoro di revisione accurato come avrei voluto, tutto l’impegno speso non meritava di essere buttato via.

Però notando che già dall’incipit c’è un errore del genere (era “la porta si aprì”, non “si chiuse” in effetti – grazie Adriano) mi dispiaccio di aver fatto l’editing in treno XD
Mi caricherò un po’ del fardello delle colpe di tutti gli autori fantasy italiani sulle spalle, me lo merito u.u

@azzarol: nonostante conosca di fama S.T.A.L.K.E.R ammetto di non averci mai giocato (avevo una demo, ma non l’ho mai sfruttata, e con rammarico, dato che me ne hanno parlato bene).
Pertanto in questo caso la corrispondenza di nomi e lo status della cittadina in questione è una “coincidenza”, ma sottolineerei che non necessariamente debba essere legato a qualcosa di già esistente ;)
La città per quanto ho potuto appurare esiste da ben prima del disastro; data l’ambientazione originaria del racconto poteva essere quella come molte altre cittadine di terra Ucraina. Il fatto che sia fantasma non va ricollegato necessariamente al disastro di Chernobyl (avvenuto per altro la notte della mia nascita), non sapendo se il racconto sia in un’ucronia (con lo Steampunk, ovviamente, è necessario dato che si parla di retrofuturismo), pertanto potrebbe essere disabitata per qualsiasi motivo.

Parlo a titolo personale dicendo che ho fatto una lunga ricerca sulla lista delle città fantasma di Wikipedia (eh lo so, magari si poteva fare anche di meglio, ma è un mio vizio avere una buona fiducia verso il mezzo “wiki”).

Che poi il racconto possa fare schifo o meno è altro conto, ma “indubbiamente ” temo che salti :P

#20 Comment By anonimo scrittore del concorso On 18 ottobre 2010 @ 17:28

TJ: Io sono uno degli autori degli “orridi” incipit, non che nutra particolari speranze, ma spero almeno di ricavarne qualche consiglio utile ^^

Vale lo stesso anche per me :)
Io ho dato il massimo che potevo! Se non piacerà nemmeno la storia mi dispiacerà molto, ma non potrò farci nulla.
Almeno spero, tra un insulto e uno sputo, di avere alcuni consigli :D

#21 Comment By Magdalena On 18 ottobre 2010 @ 17:34

Dimenticavo:
ancora a distanza di tempo devo ammettere che, per quanto abbia rivalutato la mia opinione sulle Cronache del Mondo Emerso, quell’incipit in particolare continua a sembrarmi più che decente.

Evoca nella mia mente un’immagine ben precisa, non mi risulta pesante e stimola sufficientemente la mia curiosità.

Una domanda a Gamberetta: molto probabilmente la maggior parte di coloro che hanno inviato un racconto al concorso (me compresa) hanno cercato di seguire i tuoi consigli. Se alla fine del concorso tutti i racconti inviati dovessero risultarsi mediocri, se non perfino scarsi, potresti rivalutare l’idea che al di là del metodo la scrittura debba essere per pochissimi eletti che nascono con qualche dono particolare?

Stephen King del resto dice che chi è scarso non potrà mai apprendere, ma chi è un autore decente può diventare un buon scrittore con degli accorgimenti.
Forse dall’esito di questo concorso si potrà avere una deludente smentita.

#22 Comment By DagoRed On 18 ottobre 2010 @ 17:38

L’anno scorso Mondadori stava organizzando un’antologia a tema steampunk. Gli autori erano italiani. Noti o tristemente noti: Giovanni De Matteo, Lara Manni, Wu Ming 2

Gamberetta, posso chiederti se fra i “tristemente ” noti ci siano anche il gruppo Wu Ming? E più in generale, che opinione hai della loro produzione letteraria?

Ultima cosa: credi che prima o poi potresti indire anche te un concorso simile a quello del Duca (naturalmente nell’ambito Fantasy), o è troppo grande il pericolo di essere sommersa da una valanga di documenti Word rigurgitanti sedicenni predestinati, elfi sbilluccikosi, eroine piagnucolanti ed altre originalità complementari?

#23 Comment By zeros On 18 ottobre 2010 @ 19:34

@ Adriano: Direi che è un po’ presto per cominciare la lapidazione, soprattutto con poche righe a disposizione ;) Tra l’altro, quella porta chiusa che “si chiuse”, alla prima lettura, l’avevo letta come “si schiuse”, aggiungendoci una comoda s che dava senso alla cosa (Magdalena, dovevi dire che era un errore di battitura! ;) ).
Per il resto, direi di aspettare il giudizio del Duca e qualche stralcio in più, anche se alcuni casi non promettono granché bene! ^_^’

#24 Comment By Magdalena On 18 ottobre 2010 @ 19:45

Zeros, potrebbe essere °-°
Questo mi aiuterebbe a capire come mai non l’ho visto rileggendo. Ti assumo come mio legale!

Tra l’altro ho cercato chi siano questi Wu Ming (non ne avevo la più pallida idea fino a oggi) e ho scoperto l’esistenza del “New Italian Epic”.
Notevole, dato che non usano una parola italiana a pagarla oro.

#25 Comment By Gamberetta On 18 ottobre 2010 @ 19:56

@Magdalena.

Se alla fine del concorso tutti i racconti inviati dovessero risultarsi mediocri, se non perfino scarsi, potresti rivalutare l’idea che al di là del metodo la scrittura debba essere per pochissimi eletti che nascono con qualche dono particolare?

Il livello Troisi è alla portata di tutti, ne sono convinta. Cercherò di spiegarmi meglio nelle recensioni o quando parlo di tecnica narrativa. Di far capire quali sono i concetti davvero importanti. Poi medito di chiedere l’aiuto di alcune feroci creaturine soprannaturali, che sono sicura saprebbero spronare chiunque. ^_^

@DagoRed. Non ho letto niente dei Wu Ming, e a meno che non scrivano un’opera dichiaratamente di genere fantastico credo che continuerò a non leggere niente.

Per quanto riguarda un nuovo concorso. In linea di massima . Mi piacerebbe l’anno prossimo organizzare qualcos’altro, magari ancora con il Duca.

Ci sono però alcuni problemi su cui meditare (e prima di farlo voglio vedere com’è andato questo di concorso: quanti racconti in effetti saranno validi, se si riuscirà a mettere assieme un’antologia, quanto interesse susciterà, ecc.):

1) Scrivere racconti non è facile. È più facile scrivere un romanzo di 800 pagine che un bel racconto di 5. Il romanzo è più faticoso, ma non richiede la stessa abilità e precisione del racconto. D’altra parte non ci sarebbe realisticamente il tempo per giudicare un concorso per dei romanzi.

2) Il tema del concorso. Steampunk tecnologico forse era un pochino restrittivo. Ma se si allargano troppo le maglie c’è il rischio di essere sommersi appunto da elfi e vampiri. Trovare un tema che attragga i concorrenti ma non sia troppo generico non è semplice.

3) Il premio. Devo pensarci anche qui. Magari in generale le persone preferiscono altro. Ho l’impressione che tantissimi aspirino sopra ogni cosa alla mitica “pubblicazione”, anche se poi si riduce a un pod. Eh, se fosse così potrei sempre inventarmi un Gambero Editore su lulu.com o simile…

4) QUATTRO. Ma il QUATTRO non è un problema. ^_^

#26 Comment By Uno dei partecipanti On 18 ottobre 2010 @ 20:09

Diciamo che il premio per noi (in quanto si è scritto a quattro mani) sarebbe già nell’editing :D

#27 Comment By Il Duca Carraronan On 18 ottobre 2010 @ 20:53

@Gamberetta

Mi piacerebbe l’anno prossimo organizzare qualcos’altro, magari ancora con il Duca.

Sarei molto onorato di unirmi a Voi, mia Dea, in qualsiasi attività Vi delizi intraprendere.
[Mi levo il pickelhaube e mi inchino]
Sono al Vostro comando.

Se permettete l’ardire, il Vostro nuovo avatar è magnifico, anche se qualsiasi raffigurazione per mano umana può solo impallidire al Vostro splendore.

Reso audace dall’apprezzamento per il Quattro, chiedo il permesso di salutarVi baciandoVi la leggiadra mano.

#28 Comment By ??? On 18 ottobre 2010 @ 21:23

Premessa: sono anch’io in gara perciò nei ragionamenti che seguono escludo a priori ciò che ho scritto.

Seconda premessa: questo è solo il mio parere e non intendo offendere nessuno.

Ecco ciò che penso.
Gli incipit che vanno dal decente all’interessante sono questi (non in ordine):

BUNNY
IL LUNASIL
L’ultimo caso di O’Mallory
L1 L0
MAMMUTH
Risiko
Si vis pacem…
The Cog Of War

e come extra:

RabbiT
(un inedito di Gabriele D’Annunzio)

Quest’ultimo è scritto volutamente in modo pesante, ma suscita un certo interesse.

Di questi, quelli che calano nel giusto periodo storico sono questi:

IL LUNASIL
L’ultimo caso di O’Mallory
Si vis pacem…
Anche se riporta come data il 1754

e

RabbiT
(un inedito di Gabriele D’Annunzio)

Per quanto riguarda l’essere Steampunk Tecnologico DA SUBITO (questi sono solo gli incipit, le cose potrebbero cambiare) nessuno lo è veramente: alcuni non hanno gli elementi giusti, altri hanno riferimenti meccanici, ma magari manca il riferimento storico. D’altra parte è anche vero che non si era obbligati a usare il vero periodo Vittoriano sul nostro pianeta, perciò l’ultima affermazione va presa con le pinze.

Ripeto: è solo il mio parere e non intendo offendere nessuno.

E comunque sia, non vedo l’ora di leggerli tutti. Magari le mie valutazioni si stravolgono, chissà.

In bocca al lupo a tutti

#29 Comment By Anacarnil On 18 ottobre 2010 @ 22:17

Ma Steampunk vuol dire che i personaggi devono essere conigli? O forse è un torneo mondiale di piaggeria?

#30 Comment By zeros On 19 ottobre 2010 @ 02:14

@ Anacarnil: se butti un occhio al bando del concorso, noterai che il Duca ha messo un vincolo conigliesco alla partecipazione. Di qui la presenza di uno o più conigli in ogni racconto.

#31 Comment By Adriano On 19 ottobre 2010 @ 05:51

@zeros
Lungi da me l’idea di “lapidare” chicchessia, scusami se ti ho dato questa impressione.
Mi limitavo ad esprimere un parere motivato, dietro cortese invito di Gamberetta, sui vari incipit. Io spero, anzi mi auguro, che tutti i racconti si rivelino almeno sopra il LT (Livello Troisi), infatti mi sono riservato diritto di cambiare opinione in seguito.

#32 Comment By Magdalena On 19 ottobre 2010 @ 09:26

Che il livello Troisi sia alla portata di tutti è un altro discorso, capirei tale precisazione se a te piacesse il modo di scrivere dell’autrice in questione. Quindi temo che non sia un punto di riferimento adatto su cui basarsi.
Ad esempio

“Di un certo libro tedesco è stato detto giustamente che er lässt sich nicht lesse: non si lascia leggere. Ci sono segreti che non si lasciano svelare. Gli uomini muoiono di notte nei loro letti, stringendo le mani di confessori simili a spettri, guardandoli negli occhi e implorando pietà; muoiono con la disperazione nel cuore, con la gola attanagliata dalle convulsioni, per l’orrore dei misteri che non si lasciano rivelare. A volte, ahimè, la coscienza degli uomini si carica di un fardello tanto orribile che riusciamo a liberarcene solo nella tomba. Così l’essenza del crimine rimane avvolta nel mistero.”

Non vorrei andare OT parlando di incipit, ma ne ho pescato uno del mucchio di quelli che personalmente mi hanno convinto pochissimo, e ho letto principalmente per il nome dell’autore. Una valutazione su questo incipit quale sarebbe da parte tua?

#33 Comment By brownie On 19 ottobre 2010 @ 09:40

@Gamberetta. Idea un po’ azzardata, ma la butto lì. L’idea del Gambero Editore non è per niente male. Io ci ho sempre pensato: una mini-casa editrice di eBook, solo testi di qualità (se riesci a trovarne). Ma ovviamente parlo per inerzia, non prendermi sul serio.

#34 Comment By ??? On 19 ottobre 2010 @ 09:59

@ Brownie / Gamberetta

Penso che in molti ci abbian pensato. E’ un’idea niente male, solo che vorrebbe dire che Gamberetta, che già ha gli esami e il blog da gestire, si ritroverebbe di nuovo seppellita da una valanga di scritti da esaminare (e editare in caso ne trovasse di buoni). Se anche (la butto lì) il Duca desse una mano nel processo (e penso che anche lui debba dare esami oltre a gestire il sito) ci vorrebbe un sacco di tempo: tempo non retribuito.

Inoltre a voler far le cose per bene ci vorrebbe un traduttore che volgesse tutto in Inglese, così da approfittare del bacino d’utenza di Amazon.

Non proprio una cosa da niente.

Ma, ehi, se qualcuno vince la lotteria non sarebbe male mettere qualcosa del genere in piedi.

@ Gamberetta

Ho letto le FAQ, ma forse sono ritardato: gli articoli di scrittura torneranno con relativi compiti per casa?

#35 Comment By Gamberetta On 19 ottobre 2010 @ 11:35

@Magdalena.

Che il livello Troisi sia alla portata di tutti è un altro discorso, capirei tale precisazione se a te piacesse il modo di scrivere dell’autrice in questione. Quindi temo che non sia un punto di riferimento adatto su cui basarsi.

Un passo alla volta. Oggi la Troisi, domani il mondo!

Per quanto riguarda l’incipit: adesso farò una figuraccia perché minimo è famosissimo, ma non lo riconosco. Evito google, ma posso già dire che sarebbe il caso di leggerlo in lingua originale: certi particolari mi fanno pensare a una brutta traduzione (vedi quel letti / spettri).

Detto questo, sì, non piace neanche a me. Il passaggio “Gli uomini muoiono di notte [...] misteri che non si lasciano rivelare.” contiene abbastanza elementi concreti da suscitare un minimo di curiosità, ma non molta. In generale il tono è: “introduciamo l’argomento al lettore”, e si è scoperto che non ce n’è bisogno, se tu “sbatti in faccia l’argomento al lettore” è meglio. Il lettore capisce ugualmente ed è più coinvolto.

@brownie. Per ora l’idea della casa editrice è solo per poter dire: “… e il vincitore sarà pubblicato dalla prestigiosa Gambero Editore.” Non ho il tempo e le risorse per aprire una vera casa editrice (e qui vera significherebbe solo ebook + print-on-demand), non a fare le cose seriamente.

@???.

Ho letto le FAQ, ma forse sono ritardato: gli articoli di scrittura torneranno con relativi compiti per casa?

Sì, spero di pubblicare il prossimo verso metà novembre.

#36 Comment By Tapiroulant On 19 ottobre 2010 @ 12:05

@Gamberetta:

Per quanto riguarda l’incipit: adesso farò una figuraccia perché minimo è famosissimo, ma non lo riconosco. Evito google, ma posso già dire che sarebbe il caso di leggerlo in lingua originale: certi particolari mi fanno pensare a una brutta traduzione (vedi quel letti / spettri).

A te:

It was well said of a certain German book that “er lasst sich nicht lesen” – it does not permit itself to be read. There are some secrets which do not permit themselves to be told. Men die nightly in their beds, wringing the hands of ghostly confessors and looking them piteously in the eyes — die with despair of heart and convulsion of throat, on account of the hideousness of mysteries which will not suffer themselves to be revealed. Now and then, alas, the conscience of man takes up a burthen so heavy in horror that it can be thrown down only into the grave. And thus the essence of all crime is undivulged.

La traduzione ortodossa sarebbe dovuta essere ‘confessori spettrali’ e non ‘confessori simili a spettri’. Ma non penso sia molto rilevante.
Certo non avresti preferito quest’altra traduzione:

Di un certo libro tedesco, ben si è detto che er läßt sich nicht lesen, non acconsente a lasciarsi leggere. Vi sono segreti che non tollerano di lasciarsi dire. Uomini muoiono sui loro giacigli notturni, torcendo le mani di confessori spettrali e, fissandoli angosciosamente negli occhi, muoiono con la disperazione nel cuore, la gola strozzata, giacché si dànno misteri d’orrore che non tollerano di esser rivelati. Accade che la coscienza d’un uomo prenda su di sé un fardello di infamia tale che non possa deporsi che nella tomba. E dunque la criminosa essenza resta sigillata.

Brr.

Anche se io avrei scelto un testo più rappresentativo dello stesso autore.

#37 Comment By DagoRed On 19 ottobre 2010 @ 12:43

Gamberetta, a proposito di elfi, maghi, gnomi e concorsi: sul sito del buon Zwe qualcuno ha segnalato questo:
http://www.limanaumanita.com/shop/?page_id=72&zforum=showthread&tid=3

In particolare:

PREMI:
Art. 9: Gli autori selezionati riceveranno un regolare contratto di pubblicazione senza contributo e le loro opere verranno pubblicate nell’antologia “I mondi del fantasy”.

Che, per caso il tuo Senso di Gambero pizzica?

#38 Comment By ATNO On 19 ottobre 2010 @ 14:14

Sarò sincero, non ho mai letto niente di Steampunk, ma è un genere che mi ispira. Peccato che abbia saputo di questo concorso solo ora, avrei sicuramente letto qualcosa per parteciparvi :(

#39 Comment By Gamberetta On 19 ottobre 2010 @ 14:48

@DagoRed. Mi sfugge il problema. Dato che parliamo di una piccola casa editrice, mettere in palio la sola pubblicazione non è gran premio in termini di visibilità ed eventuali guadagni(!), tuttavia l’iscrizione è gratuita, perciò è un concorso legittimo e se qualcuno vuole partecipare non vedo perché no.

#40 Comment By polveredighiaccio On 19 ottobre 2010 @ 15:34

Ho dato un’occhiata al concorso citato. Si tratta di una prima edizione, quindi credo sia una maniera per dare visibilità all’idea e far conoscere il sito: farlo conoscere a coloro che parteciperanno e che spargeranno la voce presso altri scrittori fantasy, non il contrario, ovvero dare visibilità ai concorrenti! Niente in contrario se qualcuno vuole far partire l’ennesimo concorso fantasy (ce ne sono tanti), ma per principio evito le prime edizioni perché non mi offrono termini di paragone per capire con chi ho a che fare. Lo stesso vale per quelli indetti da siti o blog poco noti che usano l’idea di un concorso per attirare contatti. Certo è legittimo, solo che personalmente li snobbo.

#41 Comment By Marco I On 19 ottobre 2010 @ 15:50

@Magdalena: per quanto l’autore da te citato sia un classico imprescindibile del genere, rimane pur sempre un autore dell’Ottocento. Quell’incipit ALL’EPOCA andava bene…

#42 Comment By DagoRed On 19 ottobre 2010 @ 18:06

@Gamberetta: Mi pareva di aver letto nelle tue FAQ (o da qualche altra parte) il consiglio di diffidare di chi organizzasse concorsi senza mettere nulla in palio. Devo essermi confuso. Sorry ^^

#43 Comment By Akenathon On 20 ottobre 2010 @ 07:54

Ciao a tutti
ho letto gli incipit e devo dire che dissentendo un poco (OMG!) dalle scudisciate di gamberetta, alcuni non sono male. Alcuni sono pessimi, questo si. Per l’angolo del chissenefrega volevo lasciare la mia opinione e devo dire che Risiko é quello che piú mi é piaciuto. Va dritto al lettore, semplice e scorre bene. Magari potrebbe peccare di originalitá e il resto del racconto essere una cavolata ma sicuramente di tutti gli incipit del concorso é quello che piú mi é piaciuto. De gustibus…
Il lunasil e l’ultimo caso di O’Mallory non sono niente male e continuerei a leggere ben oltre l’incipit. Vediamo chi vince. In bocca al lupo!
P.S: troooppi conigli…

#44 Comment By Michele On 20 ottobre 2010 @ 14:05

@ Fil Rabbit: Il 16 aprile del 1877 era un lunedì…

#45 Comment By Michele On 20 ottobre 2010 @ 14:05

#46 Comment By Paolo S On 20 ottobre 2010 @ 15:35

Meno male che non ho partecipato al concorso ^_^ Anche se non sono così cattivo nel giudizio come Gamberetta, dico anch’io che buonissima parte dei racconti necessitava di un’ulteriore revisione prima della consegna…
Il racconto breve si gioca tanto in poco spaziotempo; il racconto breve fantastico è peggio ancora, perché devo introdurre e gestire in pochissimo tempo personaggi, relazioni, ambientazione…
I rischi sono davvero tanti. L’unico modo per passare la prova dell’incipit è un controllo totale della propria prosa che si raggiunge soltanto con la riscrittura. E per scrivere c’è bisogno di tempo vuoto dopo la fine della prima stesura. Cosa che, nei commenti, si nota che spesso non c’è stata.
Butto lì un’idea: perché non sperimentare, in un prossimo concorso, una sorta di Short Story Writer’s Term con esercizi e tempistica di revisione?
Sei mesi per scrivere il racconto: nel primo mese, si pensa alle idee principale e secondarie sul racconto (e intanto si scrive quel che viene); nel secondo mese ci si concentra sulla vicenda e la si divide in “quadri”; nel terzo si abbozza la storia, nel quarto ci si riposa e si dimentica il racconto, nel quinto si rivede la dinamica tra i personaggi prima e i dialoghi poi, nel sesto si cura lo stile… (la tabella di marcia è improvvisata e zoppa, Gamberetta ne potrebbe produrre una più sensata in 5 secondi, ma è per dare l’idea).
Voi direte: SEI MESI per cinque cartelle? Io rispondo sei mesi per un racconto ben curato…

#47 Comment By lucand On 20 ottobre 2010 @ 18:44

ciao a tutti, sono un concorrente quindi eviterò di dare giudizi sui racconti in gara; leggendo diversi commenti però una domanda mi viene di farla: davvero riuscite da un incipit di una ventina di righe a capire se un racconto è valido o meno? Tutti quelli che hanno scritto ecco che senso ha un commento così? In pratica dite che l’incipit è brutto o scritto male e questo è ok dipende dal vostro giudizio, ma come fate a collegare quest’ultimo con un commento sul racconto se avete letto si e no 20 righe?
Ho cercato di tenere un tono meno polemico possibile nello scrivere questo mio pensiero, perchè non è mia intenzione fare baccano, è solo per confrontarsi tra di noi.

#48 Comment By Quarantine On 20 ottobre 2010 @ 18:54

@ Lucand
Tieni presente che anche io sono un concorrente.

Qui non stanno giudicando il racconto, stanno riferendo se questo o quell’incipit invoglia a proseguire la lettura. Se nelle prime dieci righe annoiamo il lettore questo molla il racconto e accende la playstation.
E ha tutte le ragioni del mondo per farlo.

#49 Comment By Gamberetta On 20 ottobre 2010 @ 19:03

@Paolo S. L’idea è anche buona, ci penserò.

@lucand. Non mi pare che nessuno abbia giudicato l’intero racconto dall’incipit. Quello che personalmente dico io è: l’incipit di molti racconti non invoglia a proseguire, e l’incipit di molti racconti dimostra una scarsa conoscenza dei meccanismi della narrativa – ciò non vuol dire che per forza ne risulterà un brutto racconto, però c’è un serio sospetto.

Dopodiché, se i concorrenti saranno d’accordo, credo che il Duca una volta decretato il vincitore non abbia problemi a mettere online il testo completo dei racconti. Ognuno a quel punto giudicherà la corrispondenza tra incipit ed effettiva qualità.

#50 Comment By ??? On 20 ottobre 2010 @ 20:52

@Paolo S.

Spezzo una lancia a favore dei partecipanti.

Forse c’è da tenere conto anche di altre varianti:

1) L’idea: un concorso ti da cinque mesi e a te l’idea che trovi più adatta viene al quarto.

2) Gli impegni: se uno, per esempio, ha un lavoro part-time, obbligo di frequenza all’università e poi deve dare tre esami agli appelli di Settembre, di certo non aiuta ad avere un percorso ottimale con le tappe di cui parli.

Poi certo, non si è obbligati a partecipare.

Si poteva fare a meno di inviare: se non sbaglio il Duca ha scritto in un commento che uno dei partecipanti si è ritirato, ad esempio.

#51 Comment By Adriano On 21 ottobre 2010 @ 02:27

@lucand

davvero riuscite da un incipit di una ventina di righe a capire se un racconto è valido o meno? Tutti quelli che hanno scritto ecco che senso ha un commento così? In pratica dite che l’incipit è brutto o scritto male e questo è ok dipende dal vostro giudizio, ma come fate a collegare quest’ultimo con un commento sul racconto se avete letto si e no 20 righe?

Premetto che rispondo solo in nome e per conto mio.
Io dall’incipit non ho mai preteso di giudicare l’intero testo, né in questo frangente né in altre situazioni.
Ribadisco, a costo di sembrare monotono, che ho comunque intenzione di leggere tutti i racconti e, se è il caso, di giudicarli positivamente, nonostante alcuni inizino in modo non troppo accattivante.

#52 Comment By Feleset On 21 ottobre 2010 @ 11:34

Ho letto circa la prima metà degli incipit, quando avrò tempo leggerò anche il resto. Io non sono una partecipante, quindi il mio commento è da “estranea”.
Devo dire che molti degli incipit non mi hanno convinto, in particolare quelli che iniziano parlando del tempo o con il protagonista che si fa mille domande esistenziali. Questi incipit non mi fanno venir voglia di leggere il racconto, proprio per niente.
Forse sarò l’unica a pensarlo, ma a me non è dispiaciuto l’incipit di Bumblebee. Ti fa entrare subito nella scena, non ci sono elementi inutili e le frasi sono chiare.
Vorrei precisare una cosa, comunque: non è vero che non ci sono errori grammaticali. Io ne ho visto qualcuno, anche se sono pochi. Per esempio “(io) avvertì” è scorretto.
Per quanto riguarda Licia Troisi: io non ho mai letto i suoi libri e non mi piace giudicare ciò che non conosco (anche se ho letto gli stralci inseriti nelle recensioni di questo blog), però sull’incipit posso esprimermi. Non mi è piaciuto per niente, ma non lo reputo superiore alla maggior parte degli incipit del concorso. Diciamo che è nella media, ma secondo me molti incipit (seppur non buoni) lo superano. Ovviamente è il mio parere personale.

Aggiungo una considerazione sulla possibilità di un nuovo concorso: scusate, ma secondo voi uno che ama scrivere di elfi&gnokki parteciperebbe mai sapendo che tra i giudici c’è Gamberetta? Ma è scemo? Secondo me non bisognerebbe temere questa cosa, perchè se uno partecipasse con la brutta copia dei romanzi fantasy italiani sarebbe autolesionista.

#53 Comment By Paolo S On 21 ottobre 2010 @ 11:37

@ Gamberetta, molto onorato della tua considerazione! L’idea mi è venuta pensando al nanowrimo, se a qualcuno interessa.
@ ???, ovviamente hai ragione. Cinque mesi per cinque cartelle però è anche una quantità che dovrebbe essere compatibile con un paio di ore di lavoro a settimana, per dire. La buona scrittura esige tempo!
Io penso che uno dei ‘difetti’ di molti aspiranti scrittori sia proprio quello di dare troppo peso all’idea iniziale e molto meno alla sua strutturazione in forma di racconto… l’unica cosa che salva dagli inevitabili capitomboli, in questi casi, è l’abitudine a scrivere in quella forma lì, siano racconti, sceneggiature, sonetti…
Tutte le fasi di revisione, se stai lavorando a caldo, cioè appena ti sei innamorato dell’idea del racconto o hai appena finito di scrivere, rischiano di farti sorvolare su molti punti importanti.
Allora, se 31 gennaio devi presentare l’idea sennò non puoi proseguire è moolto probabile che, pur uscendo da un’idea secondo te subottimale, il tuo racconto al 30 giugno sarà scritto meglio…

#54 Comment By zeros On 21 ottobre 2010 @ 13:32

@ Feleset

ma a me non è dispiaciuto l’incipit di Bumblebee. Ti fa entrare subito nella scena, non ci sono elementi inutili e le frasi sono chiare.

Beh… a me dei “rimedi curativi provenienti dalle campagne vicine” non frega molto :P , io questo già lo considero un elemento non del tutto utile.
Poi magari a leggere tutto il testo vien fuori che è invece è molto importante perché l’ambientazione è una Londra senza medicina “moderna” e solo i nobili hanno soldi per farsi arrivare i “rimedi curativi” fin sotto casa (che poi vorrei anche capire esattamente cosa intende, per rimedi curativi), mentre frutta e carne (ma niente verdure, neh!) se li fanno portare in volo solo per comodità e per sboronare che loro mangiano solo cibi freschi. ;)
Fuor di critica: più ci penso e più mi viene in mente Kiki’s Delivery Service, con le sue consegne a domicilio a cavallo di scopa volante ^_^

#55 Comment By Feleset On 21 ottobre 2010 @ 14:01

Beh… a me dei “rimedi curativi provenienti dalle campagne vicine” non frega molto :P , io questo già lo considero un elemento non del tutto utile.

Ma è solo metà frase, quindi nel complesso ci sta. Certo, se la frase fosse stata “rimedi curativi provenienti dalle campagne vicine, dove i contandini passavano le giornate a coltivare i campi dando colpi di zappa fino a massacrarsi la schiena, a volte sotto il sole rovente e a volte sotto la pioggia” allora ti darei ragione. Io penso che un minimo di parole mirate per rendere l’atmosfera e l’ambientazione possano servire anche nell’incipit. L’importante è non esagerare.

#56 Comment By Willie Pete On 21 ottobre 2010 @ 16:01

Sono uno dei partecipanti, uno degli autori “orridi”…

Oltre ad augurare un sano in bocca al lupo a tutti gli altri autori, volevo chiedere se Gamberetta pensa di collaborare all’editing per i racconti della raccolta in ebook.
Senza togliere nulla al Duca, ma questo renderebbe il premio molto più appetitoso.

#57 Comment By Gamberetta On 21 ottobre 2010 @ 17:08

@Feleset.

Aggiungo una considerazione sulla possibilità di un nuovo concorso: scusate, ma secondo voi uno che ama scrivere di elfi&gnokki parteciperebbe mai sapendo che tra i giudici c’è Gamberetta? Ma è scemo? Secondo me non bisognerebbe temere questa cosa, perchè se uno partecipasse con la brutta copia dei romanzi fantasy italiani sarebbe autolesionista.

Se c’è un premio in palio, non c’è tassa di iscrizione e l’argomento è “libero”, la gente va a ripescare vecchi racconti che aveva sull’HD e li manda, belli o brutti che siano, pensando: “Se mi va bene, bene, se no non ho buttato neanche 5 minuti.”
Peccato che poi io invece dovrei sprecare tempo per leggere racconti che magari sono già stati rifiutati da tutti, compresa la rivista online de Il Menagramo Editore.
È questa la ragione per cui il Duca ha inserito il vincolo conigliesco. In questa maniera non era così facile “riciclare” racconti già scritti. O come minimo, anche volendo riciclare, era necessario rileggere e un minimo di impegno per aggiungere il coniglio.

@Willie Pete.

Oltre ad augurare un sano in bocca al lupo a tutti gli altri autori, volevo chiedere se Gamberetta pensa di collaborare all’editing per i racconti della raccolta in ebook.

Non posso garantirlo. Però se ci saranno racconti degni a sufficienza, se avrò tempo e se gli autori saranno d’accordo, potrei forse dare una mano.

#58 Comment By Diego On 21 ottobre 2010 @ 17:19

compresa la rivista online de Il Menagramo Editore

Questo Menagramo Editore che citi sempre deve effettuare delle selezioni terribili, comincio ad averne paura o_o

#59 Comment By Angra On 21 ottobre 2010 @ 17:46

@Diego:

Non devi avere paura. Il motto de Il Menagramo Editore è se tu per primo non credi in te stesso, chi mai potrà farlo?

#60 Comment By ??? On 21 ottobre 2010 @ 18:09

@ Paolo S.

Allora sì, se le tappe sono parte integrante del concorso (es. per presentare l’idea c’è un mese, per la prima stesura altri due, e così via) ha tutto un senso. E’ un’idea più che buona

#61 Comment By Doc.Herbert West,M.D. On 21 ottobre 2010 @ 19:16

” Era il 13 luglio del 1986 quando un imbarazzante desiderio di non essere mai venuto al mondo s’impossessò di Leo Pontecorvo.Un attimo prima Filippo, il suo primogenito ,era alle prese con la più gretta delle lamentazioni infantili : contestare l’esigua quantità di patatine fritte che la madre gli aveva fatto scivolare nel piatto a fronte dell’inaudita generosità mostrata verso il fratello piccolo …”

Non ci compaiono conigli,d’accordo,né tantomeno chi lo scrive è uno scrittore esordiente : è l’incipit di ‘Percezione’,il nuovo romanzo di Alessandro Piperno.Ma se anche lui partecipasse al concorso,il suo lo troveresti un buon inizio,Gamberetta?Sennò,quali sono i suoi difetti?Se queste poche righe non sono abbastanza per farsi un giudizio,posso postare anche il resto…

#62 Comment By DagoRed On 21 ottobre 2010 @ 19:22

Hai litigato con la punteggiatura? O_O

#63 Comment By Coriolano On 21 ottobre 2010 @ 19:40

>Dagored

Embeh?

#64 Comment By Gamberetta On 21 ottobre 2010 @ 19:41

@Doc.Herbert West,M.D.
Premessa 1: hai tagliato un po’ troppo, 62 parole sono pochine, gli incipit di questo articolo in media sono 120 parole.
Premessa 2: il genere conta. Un buon incipit per un romanzo rosa non è necessariamente un buon incipit per un fantasy comico o un buon incipit per un horror psicologico. Io non so questo romanzo a che genere appartenga.

Detto questo non è un incipit orribile, un personaggio che desidera non essere mai nato suscita subito curiosità. Però la scrittura è sciatta, solo da queste parole non proseguirei.

Prendi quel “la più gretta delle lamentazioni infantili”, perché il narratore deve raccontare che è una gretta lamentazione infantile, quando poi la mostra (in realtà la racconta ancora, solo con altre parole)? Io leggo la storia delle patatine e capirò da sola se è o no gretta e infantile lamentazione.
Prendi anche la frase iniziale, com’è “lavorata”, pedante. Io, se avessi voluto cominciare con lo stesso concetto, avrei scritto: Leo Pontecorvo desiderò non essere mai venuto al mondo.

Però sono appunti che lasciano il tempo che trovano, senza sapere genere e tono.

#65 Comment By Angra On 22 ottobre 2010 @ 08:05

@Doc.Herbert West,M.D.

Tipicamente le persone non pensano in termini di “primogenito”, “gretta lamentazione”, “inaudita generosità”, “esigua quantità” e via dicendo.

Se il linguaggio forbito serve a ottenere un effetto comico, si tratta di un espediente un po’ abusato. Per mezza pagina può andare, ma poi diventa stucchevole. Se invece l’autore fa sul serio siamo dalle parti di Ancess.

#66 Comment By Feleset On 22 ottobre 2010 @ 12:07

Se c’è un premio in palio, non c’è tassa di iscrizione e l’argomento è “libero”, la gente va a ripescare vecchi racconti che aveva sull’HD e li manda, belli o brutti che siano, pensando: “Se mi va bene, bene, se no non ho buttato neanche 5 minuti.”
Peccato che poi io invece dovrei sprecare tempo per leggere racconti che magari sono già stati rifiutati da tutti, compresa la rivista online de Il Menagramo Editore.
È questa la ragione per cui il Duca ha inserito il vincolo conigliesco. In questa maniera non era così facile “riciclare” racconti già scritti. O come minimo, anche volendo riciclare, era necessario rileggere e un minimo di impegno per aggiungere il coniglio.

Beh, secondo me il partecipante oltre a buttare via cinque minuti va incontro a una sicura umiliazione da parte di giudici e lettori che frequentano il blog. Poi non so, magari sono io che non riesco a mettermi in gioco con un lavoro vecchio che so già che non verrà apprezzato, proprio perché la mia autostima è bassa e di conseguenza tendo a impegnarmi al massimo per evitare il più possibile figuracce. Evidentemente non tutti ragionano come me e se ne fregano se la propria dignità va a farsi friggere.
Mettere un vincolo (come il coniglio) è stata una buona idea. Un’altra idea potrebbe essere quella di restringere il concorso ai soli commentatori del blog, ma qui devo ammettere che, essendo frequentatrice soprattutto di forum, sono ancora ignorante sull’argomento.

#67 Comment By Doc.Herbert West,M.D. On 22 ottobre 2010 @ 17:16

@ Gamberetta
@ Angra
Finora ho letto poco di quel libro ma stando a quanto riportano i giornali sarebbe ” un giallo,con debiti verso Kafka,omaggia Nabokov ed un finale alla ‘Grande Gatsby’ “.Il virgolettato però è di Antonio D’Orrico,orchetto schiavo di Lord Rizzoli,e già qui…
In realtà è un drammone alto-borghese col presepe degli stereotipi(madre ricca sfondata ma casalinga,padre rispettato professionista,figlia contestatrice coi soldi di papy,ecc…) e con uno stile che secondo l’autore dovrebbe essere sarcastico,corrosivo e divertente.L’unica novità che ci ho visto è la trovata di dividere un libro chiaramente pensato per essere un’opera unica in tre tomi distinti solo per tirarci più quattrini possibile,ma lo è giusto per le opere tre-camere-e-cucina,visto che altrove l’hanno già sfruttata,e bene.
Gamberetta,ti riporto qualche altra riga perché tu ti possa fare meglio l’idea,ma non è che cambi molto,comunque,né cambia nelle successive pagine :

Ed ecco un istante dopo l’anchorman del tg delle venti insinuare,al cospetto di un considerevole spicchio di nazione,che il lì presente Leo Pontecorvo avesse scambiato lettere depravate con la ragazza del suo tredicenne secondogenito.
Ovvero quello stesso Samuel con il piatto pieno del dorato croccante tesoro che non sarebbe mai stato consumato.Presumibilmente indeciso se l’improvvisa celebrità donatagli dalla tv sarà archiviata dagli amici nella casella dei pettegolezzi spassosi o in quella,ancora vuota,destinata ad accogliere la-più-irredimibile-figura-di-merda in cui un ragazzino della sua tribù viziata e indolente fosse mai incappato.
Non aveva senso illudersi che la tenera età avesse impedito a Samuel di intuire ciò che per altri era stato subito chiaro : qualcuno in tv suggeriva che il padre gli si era scopato la ragazza.E quando dico ragazza intendo uno scricciolo di dodici anni e mezzo dai capelli color zucca e il musetto di faina cosparso di lentiggini.Ma quando dico scopare intendo scopare.E quindi una cosa enorme,gravissima,troppo brutale per essere assimilata.Persino da una moglie e due figli che già da un po’ avevano preso a chiedersi se quel marito e padre fosse davvero il cittadino irreprensibile di cui era sempre stato naturale andar fieri.

#68 Comment By Diego On 22 ottobre 2010 @ 17:38

” un giallo,con debiti verso Kafka,omaggia Nabokov ed un finale alla ‘Grande Gatsby’ “.Il virgolettato però è di Antonio D’Orrico,orchetto schiavo di Lord Rizzoli,e già qui…

Antonio d’Orrico dovrebbe essere colui che, ai tempi di ‘Io uccido’, aveva firmato un paginone intero di non so che quotidiano (mi pare la Repubblica) con una foto di Giorgio Faletti e la scritta ‘Ecco il più grande autore che abbiamo in Italia’ o qualcosa di simile. Dunque, premesso che per quanto uno voglia essere critico con la narrativa nostrana, non si può umanamente credere che siamo messi davvero così male, ma per me da quel giorno qualunque riferimento letterario firmato Antonio d’Orrico equivale a una coccarda d’infamia.

#69 Comment By DagoRed On 22 ottobre 2010 @ 17:47

Gamberetta, se posso, ma quello del tuo concorso è un progetto già stabilito, o è solo un abbozzo ancora in forse?
Così magari uno inizia a buttar giù qualche idea ^^

#70 Comment By Sashan On 22 ottobre 2010 @ 20:32

Segnalazione: sul blog della Tor sono appena cominciate due settimane dedicate allo Steampunk
Io ancora devo decidere se il genere mi piace o meno ma, intanto, buona lettura ^_^ e buon concorso a tutti (e sorry per i non English-reader)

#71 Comment By Gamberetta On 23 ottobre 2010 @ 10:05

@Doc.Herbert West,M.D. Il nuovo pezzetto che hai aggiunto è scritto da cani. E non ci vedo niente di sarcastico, corrosivo o divertente. O forse ho la ghiandola dell’umorismo atrofizzata.

@DagoRed.

Gamberetta, se posso, ma quello del tuo concorso è un progetto già stabilito, o è solo un abbozzo ancora in forse?

Abbozzo. E in ogni caso stabilire il tema del concorso sarebbe una delle ultime cose.

@Sashan. Grazie della segnalazione.

#72 Comment By Doc.Herbert West,M.D. On 23 ottobre 2010 @ 19:14

@ Gamberetta
No,tranquilla,non hai la ghiandola dell’umorismo atrofizzata,è quella di Piperno a non funzionare proprio,e t’ho fatto anche grazia dei dialoghi “brillanti”…!
^_^
Se tu volessi essere disonesta con te stessa e cogl’altri,questo comunque ti potrebbe permettere di rivalutare molti incipit del concorso : c’è di peggio,molto peggio,e quel molto peggio ha la critica ai suoi piedi,porte aperte nell’editoria,un botto di vendite assicurato ed una più che probabile riduzione cinematografica,che sarà a sua volta acclamata dalla Gente-che-piace®.
C’est la vie,Gamberetta,la vie della narrativa italiana…

#73 Comment By Gamberetta On 25 ottobre 2010 @ 23:39

Aggiunto un ultimo incipit arrivato in ritardo per un’incomprensione tra l’autore e il Duca riguardo la lunghezza minima del racconto.

#74 Comment By castelloincantato On 6 febbraio 2011 @ 01:14

a che punto è il concorso? Avete decretato il vincitore?


URL dell'articolo: http://fantasy.gamberi.org/2010/10/17/concorso-steampunk/

Gamberi Fantasy