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Funghi assassini!

Pubblicato da Gamberetta il 23 ottobre 2010 @ 10:54 in Fantasy,Libri,Recensioni,Straniero | 21 Comments

Copertina di Finch Titolo originale: Finch
Autore: Jeff VanderMeer

Anno: 2009
Nazione: USA
Lingua: Inglese
Editore: Underland Press

Genere: New Weird/Fantascienza con contorno di funghi
Pagine: 320

Dopo vent’anni di guerra civile, la città di Ambergris è in ginocchio. Ma il peggio deve ancora venire: dal sottosuolo emergono i “gray cap”, i “cappelli grigi”, e conquistano la città.
“Cappelli grigi” è il nomignolo che gli umani hanno dato a una specie di enorme fungo senziente e deambulante. Non si tratta di champignon: i “cappelli grigi” sono funghi capaci di sventrare le loro vittime a zampate; funghi in possesso di una sofisticata tecnologia basata sull’uso di spore. Tecnologia che mette loro a disposizione una vasta gamma di armi biologiche e di altre diavolerie.

Sono passati sei anni dall’inizio dell’occupazione. I cappelli grigi tengono sotto controllo la popolazione con il terrore. Chi si ribella finisce nei campi di lavoro o giustiziato. Edifici e palazzi sono abbattuti per far posto alle dimore organiche dei funghi. L’aria è ancora satura delle spore usate durante i combattimenti: se non si presta attenzione a cosa si respira o a dove si mettono le mani ci si può infettare, con il rischio di trasformarsi in abominevoli uomo-fungo.

John Finch, dopo aver combattuto per Casa Hoegbotton durante la guerra civile, è stato reclutato dai funghi nella polizia. Vive nella paura che i funghi siano scontenti del suo operato o che i pochi ribelli che ancora resistono all’occupazione gli facciano fare una brutta fine accusandolo di essere un collaborazionista. Uniche soddisfazioni nella vita la sua lucertola, il suo gatto, e la misteriosa Sintra, la donna di cui Finch è innamorato.
La storia si apre con Finch chiamato a indagare su un doppio omicidio: un uomo e un fungo trovati morti in circostanze poco chiare.

* * *

L’idea alla base del romanzo – i funghi assassini – ha nobili origini nel racconto “The Voice in the Night” pubblicato nel 1907 da William Hope Hodgson, il celebre autore di The House on the Borderland e The Ghost Pirates. Racconto che ha ispirato anche uno dei più grandi film di tutti i tempi: Matango!

Trailer americano di Matango

D’accordo, sono stata un pochino ironica. chikas_pink32.gif Ma Matango rimane un film divertente e i funghi assassini sono un’ottima trovata.
Finch con i suoi funghi incarna quello che mi piace nel fantasy, nel buon fantasy: vedere come idee bizzarre, fantasiose, non-mi-sarebbero-mai-venute-in-mente acquistino concretezza. L’impossibile diviene realtà, se l’autore è bravo. Jeff VanderMeer lo è: alla fine della lettura l’esistenza dei funghi assassini pare più credibile di quella di elfi, lupi mannari, vampiri e cliché vari.
Ammetto che i funghi non arrivano a suscitare sense of wonder, e in alcuni passaggi mi sarebbe piaciuta una dose ancora più massiccia di weird, lo stesso siamo una spanna sopra la media (internazionale) della fantasia.

Finch è il terzo romanzo ambientato nella città di Ambergris[1], dopo City of Saints and Madmen (qui la segnalazione) e Shriek: An Afterword. La storia però è autoconclusiva e autonoma: si può leggere tranquillamente Finch senza aver letto i precedenti romanzi. È vero che si perderanno alcuni riferimenti, ma niente di vitale.

Ambientazione

La città di Ambergris che marcisce soffocata dai cappelli grigi è resa con maestria. Gli edifici attaccati dalla muffa e invasi da colonie di funghi; la gente che si trascina per le strade a capo chino, maschera antispore sulla faccia; quelli invece infettati e ridotti a creature metà fungo metà uomo nascosti in appartamenti in rovina; la fame, la paura, le sinistre (blasfeme, orribili, repellenti, ripugnanti) torri che i funghi stanno costruendo e che incombono sul paesaggio. È tutto molto bello!

VanderMeer mescola senza sbavature una premessa che a primo acchito suona ridicola o stupida (i funghi) con un’atmosfera cupa. In più ci riesce senza sbrodolarsi: il romanzo sono 320 pagine. Una brillante dimostrazione del fatto che se sai scrivere non hai bisogno di una doppia trilogia da 5.000 pagine per delineare bene un’ambientazione originale.

I funghi ti spiano
I funghi sorvegliano giorno e notte

Ambergris è permeata, infettata, dalla tecnologia fungina. Non sempre le invenzioni dei funghi si rivelano originalissime, ma nel complesso svolgono egregiamente il loro lavoro.
Un piccolo assaggio, la posta interna del dipartimento di polizia:

bandiera EN Mid-afternoon. A soft, wet, sucking sound came from the memory hole beside his desk. Finch shuddered, put aside his notes. A message had arrived.
Some detectives positioned their desks so they could see their memory holes. Finch positioned his desk so he couldn’t see it without leaning over. Tried never to look at it when he walked into the station in the morning. Still, the memory hole was better than the dead cat reanimated on Skinner’s doorstep, message delivered in screeched rhyming couplets. Or the mushroom that walked onto Dapple’s desk, turning itself inside out. To reveal the message.
Exhaled sharply. Peered around the left edge of the desk. Glanced down at the glistening hole. It was about twice the size of a man’s fist. Lamprey-like teeth. Gasping, pink-tinged maw. Foul. The green tendrils lining the gullet had pushed up the dirty black spherical pod until it lay atop the mouth.
[...]
Finch leaned over. Grabbed the pod. Slimy feel. Sticky.
Tossed the pod onto his desk. Pulled out a hammer from the same drawer where he kept his limited supply of dormant pods. Split Heretic’s [il fungo capoufficio di Finch] pod wide open. Spraying slime.
[...]
In amongst the fragments: a few copies of a photograph of the dead man, compliments of the Partial.
And a message.
Pulsing yellow. An egg of living paper. He pulled the egg out of the shattered pod. Began to massage it until it spread out flat.

bandiera IT Metà pomeriggio. Un suono ovattato, umido, di risucchio venne dal buco della memoria accanto alla scrivania. Finch fu scosso da un brivido, mise da parte gli appunti. Era arrivato un messaggio.
Alcuni detective avevano sistemato le proprie scrivanie in modo da vedere i buchi della memoria. Finch aveva sistemato la sua in modo da non vedere il buco a meno di chinarsi. Cercava di non guardarlo mai quando entrava nella stazione ogni mattina. Lo stesso, un buco della memoria era meglio del gatto morto rianimato che Skinner aveva trovato alla porta, il messaggio riferito in distici recitati con voce stridula. Meglio del fungo che si era arrampicato sulla scrivania di Dapple, per poi rivoltarsi le interiora. E rivelare il messaggio.
Finch esalò bruscamente. Sbirciò oltre il bordo sinistro della scrivania. Lanciò un’occhiata al buco luccicante. Era grande circa come due pugni umani. Denti simili a quelli di una lampreda. Fauci ansimanti tinte di rosa. Putrido. I viticci verdi allineati lungo la gola avevano spinto verso l’alto una capsula sferica e scura, l’avevano spinta fino alla bocca.
[...]
Finch si chinò. Afferrò la capsula. Viscida. Appiccicosa.
Buttò la capsula sulla scrivania. Prese un martello dallo stesso cassetto dove teneva la sua esigua scorta di capsule addormentate. Finch ruppe la capsula spedita da Heretic [il fungo capoufficio di Finch]. Schizzi di bava.
[...]
Tra i frammenti: alcune copie della fotografia al cadavere dell’uomo, con i complimenti del Parziale.
E un messaggio.
Pulsante di giallo. Un uovo di carta vivente. Finch estrasse l’uovo dai resti della capsula. Iniziò a massaggiarlo finché non l’uovo non si aprì e appiattì.

Ricorda un po’ eXistenZ di David Cronenberg, e per me è un complimento. Non a caso in Booklife (recensito qui) VanderMeer spiega che “rubare” idee/tecnologie/situazioni da altri media è ok. Di solito il cambio di media (per esempio appunto da film a romanzo) implica già modifiche sufficienti per schivare le accuse di plagio.

Un fotogramma da eXistenZ
Un fotogramma da eXistenZ: console biomeccanica per realtà virtuale

I funghi in sé, come creature, sfigurano un po’. Compaiono in troppe poche scene, impegnati come sono a stendere i loro piani diabolici fungini per sottomettere l’umanità. Peccato. A me stanno simpatici!

Personaggi e stile

La storia è narrata in terza persona limitata con la telecamera che segue da vicino il protagonista, Finch. La telecamera è quasi sempre nella sua testa, tanto che spesso la distanza è la stessa di una prima persona.
VanderMeer usa uno stile particolare, frasi molto brevi, omissione di articoli, verbi, pronomi. Da un lato questo modo di scrivere è ottimo per immergere il lettore nella testa di Finch, dall’altro può risultare poco “trasparente” e poco fluido. Non do giudizi tassativi perché non ho la stessa sensibilità con l’inglese che ho con l’italiano. Ho notato, leggendo le recensioni estere, che lo stile è stato più criticato che lodato.[2] Forse per i madrelingua il fastidio è maggiore.
Per un’analisi più approfondita rimando a questo articolo, nel quale disseziono l’incipit del romanzo.

John Finch è un discreto personaggio. Non memorabile. Non ho mai sviluppato vera empatia per lui e sono rimasta fredda di fronte alle sue disgrazie (e gliene capitano tante: nel corso del romanzo sarà minacciato, picchiato, torturato, tradito, accoltellato, ecc.). Ho avuto più a cuore le disavventure aziendali del protagonista di The Situation, sebbene il tono fosse meno drammatico.

In particolare mi sono stupita nel non provare niente di fronte al rapporto tragico tra Finch e l’amico/collega Wyte.

Wyte è il partner di Finch nella polizia, investigano i casi insieme. I due sono amici da anni, da prima dell’occupazione dei funghi.

Un giorno Wyte risponde a una chiamata da solo. È imprudente e rimane intossicato dalle spore. Da quel momento inizia pian piano a mutare, a trasformarsi in un uomo-fungo.
Finch lo rassicura che guarirà, ma entrambi sanno che non è vero, tanto che Wyte fa promettere all’amico di ucciderlo, quando la trasformazione lo avrà reso più fungo che uomo.

Verso i tre quarti del romanzo, un Wyte ormai fungo ambulante salverà la vita a Finch. Finch poco dopo dovrà recarsi a casa di Wyte per sopprimerlo.

Lumaca infettata
Lumaca infettata

L’amico-che-ti-salva-la-vita-ma-tu-lo-devi-uccidere dovrebbe essere una situazione emotivamente coinvolgente. Non lo è in Finch. Non mi sono emozionata neanche un pochino.

La ragione penso dipenda da due scelte poco felici di VanderMeer:

• Non mostrare né raccontare la morte di Wyte – abbiamo Wyte-fungo in un angolo e Finch armato di spada e pistola nell’altro, schermo nero, e quando la telecamera riprende a inquadrare la storia, Wyte è stecchito e Finch coperto è di sangue).

• Raccontare male la scena del salvataggio da parte di Wyte.

bandiera EN  Later, in memory, it would be a fractured mix of shouts and screams and bullets flying and Finch running into the back of Wyte to keep as close as possible.

bandiera IT Più tardi, nel ricordo, sarebbe stato un miscuglio frammentato di urla, grida e proiettili vaganti e Finch che correva dietro la schiena di Wyte, cercando di tenersi il più vicino possibile.

La scena inizia così. E non c’è maniera peggiore per cominciare. Sembra che l’autore si scusi: “Ok, gente, la prossima scena vi potrebbe sembrare confusa. È perché il personaggio punto di vista la ricorda male – vedete, lo dico! – non perché io non so scrivere.”
Purtroppo questa “introduzione” ha il solo risultato di allontanare il lettore da una scena chiave. Una scena che il lettore avrebbe dovuto vivere. Un Gambero Marcio per VanderMeer!


Nessuno dei personaggi secondari scivola nel cliché, ma nessuno spicca. Si ha l’impressione che siano lì più per ragioni di trama che non per motivazioni loro. Menzione di disonore per Sintra, l’amante di Finch: ha la personalità di un tappo di sughero e motivazioni così vaghe che me la immagino ogni cinque minuti consultare il copione per sapere come agire.
Ethan Bliss è il solito personaggio io-so-tutto-ma-non-svelo-niente-perché-sì; il fungo Heretic avrebbe meritato più pagine; la bibliotecaria Rathven sembra nascondere chissà quali segreti, ma… … ma non c’è gnente di misterioso. Affabile Bosun, sicario che si lascia dietro piccole sculture di legno (come Gaff, il collega di Deckard in Blade Runner, lasciava piccoli origami); il dettaglio delle statuette poteva essere sfruttato meglio – il primo incontro con Bosun e le sue sculture è divertente, poi VanderMeer non riesce più a gestire il personaggio con la stessa brillantezza.

Uno degli origami lasciati dal tizio di Blade Runner
Uno degli origami lasciati dal tizio di Blade Runner

I flashback dedicati al rapporto tra Finch e il padre si potevano evitare. Troppe pagine per una sottotrama che ha importanza relativa. E quando si svela perché il padre di Finch ha agito come ha agito, la spiegazione è banale, da fiction TV.

La storia

Finch procede come un giallo. La trama segue l’indagine di John Finch nel suo tentativo di svelare chi sia l’assassino (e quale sia l’identità delle vittime). Non svelo dettagli, rovinerebbe la lettura.
Nella parte finale si ha una netta virata fantascientifica. Per molti versi Finch ha più punti in comune con un romanzo come Gli uomini nei muri (Of Men and Monsters, 1968) di William Tenn che non con tanti fantasy.

Copertina di Of Men and Monsters
Copertina di Of Men and Monsters

Non c’è magia, né ci sono elementi “irrazionali”, ogni dettaglio ha una spiegazione “scientifica”, anche se non sempre è una spiegazione granché intelligente. Perciò, per atmosfera e stramberie, Finch si può catalogare come “new weird” o “dark fantasy”, ma se qualcuno lo catalogasse “fantascienza” non sarebbe sbagliato.

VanderMeer in Italia

Elara Libri ha annunciato che tradurrà Veniss Underground e The City of Saints and Madmen. L’ultimo comunicato a proposito, del 19 settembre 2010, parla di Veniss Underground pronto per fine anno; nessuna data per The City of Saints & Madmen.

Copertina di Veniss Underground
Copertina di Veniss Underground

È una buona notizia ma non troppo. Elara Libri è una casa editrice molto piccola, in pratica senza distribuzione – i libri si possono solo ordinare al loro sito o via librerie online –, con prezzi alti e di ebook neanche l’ombra. Ho paura che VanderMeer, anche tradotto, sarà letto solo da una manciata di appassionati.
Discutibile anche la scelta di cominciare con Veniss Underground: non è un brutto romanzo, ma non è all’altezza delle opere successive.

E qui ci starebbe la tirata contro le Grosse Case Editrici™, quelle che lasciano VanderMeer a Elara e continuano a importare boiate una dietro l’altra. Come la sfilza di paranormal romance con vampiri, licantropi, angeli e gnokki vari – mi vergogno ad ammetterlo ma ne ho letti alcuni (ovviamente piratati), non valgono lo spazio che occupano sul disco rigido.
Ma tralascio la tirata per il solito consiglio: imparate a leggere in inglese. Ne vale la pena.

Conclusione

Un bel romanzo. L’ambientazione avrebbe meritato una storia più sofisticata e personaggi meglio delineati, ugualmente ho letto Finch d’un fiato con molto piacere. Lo consiglio agli amanti del new weird, ma anche a quelli che non hanno mai letto niente in questo sottogenere: è un ottimo punto di partenza; un romanzo strano ma non troppo. E lo consiglio a chi apprezza la fantascienza di invasione.
Invece gli amanti del giallo potrebbero rimanere delusi. Il finale fantastico farà storcere il naso a chi si aspetta una conclusione del caso secondo i canoni dell’indagine poliziesca.

Ricordo che Finch è disponibile gratuitamente, come da Segnalazione.

* * *

note:
 [1] ^ Nome più che azzeccato per una città new weird. Ambergris significa “ambra grigia” e l’ambra grigia altro non è che il vomito delle balene. WTF?

Ambergris
Ambergris (non la città)

 [2] ^ In particolare Tom Holt ci è andato giù molto pesante nella sua recensione. Riguardo allo stile dice chiaro e tondo che per lui VanderMeer non sa scrivere in inglese.
La recensione di Tom Holt è dedicata a quello scribacchino-lecchino nostrano convinto che all’estero gli autori passino il tempo a baciarsi il culo a vicenda, come sono abituati a fare in Italia.


Approfondimenti:

bandiera EN Sito ufficiale del romanzo
bandiera EN Finch al sito dell’editore
bandiera EN Finch su Amazon.com
bandiera EN I primi capitoli del romanzo (PDF)
bandiera EN La colonna sonora ascoltabile/acquistabile online

bandiera EN William Hope Hodgson su Wikipedia
bandiera EN “The Voice in the Night” leggibile online
bandiera EN William Tenn su Wikipedia
bandiera EN Of Men and Monsters su Wikipedia

bandiera EN Matango su IMDb
bandiera EN eXistenZ su IMDb
bandiera EN Blade Runner su IMDb

bandiera IT Il sito di Elara Libri

 

Giudizio:

Stile particolare, immerge nella testa di Finch. +1 -1 Stile particolare, alle volte non abbastanza “trasparente”.
Gustosa idea di partenza, ottime trovate. +1 -1 Poteva essere molto più weird.
Alcuni buoni personaggi. +1 -1 Ma nessun personaggio memorabile.
Ambergris è una delle migliori città fantasy in circolazione. +1

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21 Comments (Mostra | Nascondi)

21 Comments To "Funghi assassini!"

#1 Comment By Taminia On 23 ottobre 2010 @ 14:45

Molto interessante questo articolo

#2 Comment By Uriele On 23 ottobre 2010 @ 15:09

A Bologna, i libri dell’Elara si possono trovare nella fumetteria “Fat’s Dream” (tutta la saga di Dumarest e le raccolte di Futuro Europa). Sembra strano, ma è più facile trovare certi libri in fumetteria… sono quasi sicuro di aver visto i libri di Elara anche alla ex-ambasciatori e all’outlet della Melbook, ma non ne sono sicuro (le coste dei libri dell’Elara sono quasi identiche a quelle dei premi Hugo della Nord)

E’ un informazione per i lettori emiliano-romagnoli (l’Elara è una casa editrice Bolognese), ma spero possa essere utile a qualcuno

#3 Comment By zeros On 23 ottobre 2010 @ 15:39

Mmmm… la mia anima metallara dice: Jotun!
Mostra spoiler ▼

Cercherò di non pensare troppo al fatto che ci sia più follia, creatività e weird in questo testo che in tantissimo fantasy, potrei deprimermi troppo! T.T

#4 Comment By Lya On 24 ottobre 2010 @ 13:00

Da come lo descrivi sembra decisamente interessante…peccato che io non abbia una conoscenza dell’inglese abbastanza vasta, però chissà, con il vocabolario magari riesco a capirci qualcosa =)

#5 Comment By Francesca On 24 ottobre 2010 @ 13:19

Questo è l’indirizzo web di Elara: http://www.elaralibri.it/ Loro sono a Bologna, esattamente in via Fossolo.
E’ vero i loro libri costano molto; io sono abituata agli Urania,a ciò che trovo sulle bancarelle, e da un po’ ai titoli che scarico più o meno legalmente dalle biblioteche online, perciò viaggio su tutt’altra idea di prezzi. Tuttavia alcune delle pubblicazioni di elara sono romanzi molto corposi, oppure multipli, tipo la saga di Dumarest di Tubb che viene pubblicata con 4 romanzi per ogni volume.

#6 Comment By Luca A. On 24 ottobre 2010 @ 21:01

Grazie Gamberetta per la segnalazione.

@Uriele
Grazie anche a te per la dritta circa i libri di Elara. Solo una precisazione: i continenti hanno le coste, i libri hanno un dorso, più libri hanno i dorsi. So che da cinquant’anni a questa parte sta entrando nell’uso anche il primo termine ma ci tenevo a dirtelo ;-)

#7 Comment By Uriele On 25 ottobre 2010 @ 12:33

costa significa anche dorso di un libro o di una lama, è già entrato nei dizionari. Comunque, sì, dorso è “più bello” come termine :)

@Francesca: si possono comprare direttamente i libri in via Fossolo? OT: per caso sei una “contradaiola”?

#8 Comment By Francesca On 25 ottobre 2010 @ 15:46

@Uriele, ciao, non sono una contradaiola anche se simpatizzo per il lato senese di Elara! A me è capitato spesso di comprare i libri direttamente in via Fossolo, tuttavia l’ho fatto sempre in giornate particolari, per esempio in occasione dei pranzi che ogni tanto organizzano per fan e scrittori nelle trattorie lì vicino. Perciò ti consiglio di chiamare prima per sapere come funzionano di solito…

#9 Comment By Uriele On 25 ottobre 2010 @ 17:15

grazie mille (lo chiedevo per i volumi in serie limitata ;) )

#10 Comment By Mr. Giobblin On 26 ottobre 2010 @ 15:06

Io ho scoperto Vandermeer proprio con Veniss Underground !
L’autore merita, ma per chi non mastica l’inglese è destinato a restare uno sconosciuto… condivido la tirata contro le Grosse Case Editrici™ importagnocchi.
Rendiamoci conto, all’interno di molte librerie è nata la sezione “vampiri”.
Che tristezza.

#11 Comment By polveredighiaccio On 26 ottobre 2010 @ 19:45

La cosa drammatica non è la presenza della sezione “vampiri” nelle librerie: se fosse a livello di documentazione mitica o folklore o storia, a partire dai vampiri del mito classico fino a epoche più recenti, sarebbe anche accettabile. Il guaio è che si tratta di romanzetti scritti da chi non ha mai avuto a che fare con la mitologia del vampiro, né ha letto i “classici” del genere come Polidori o Le Fanu o Stoker.
Il problema resta la mancata diffusione di autori e titoli decenti, e non possiamo aspettarci che la gente li richieda, dato che non li conosce! Se ignori che c’è di meglio oltre Troisi, Meyers e Moccia, non potrai pretenderlo. Siamo sinceri, molti di noi conoscono nomi di scrittori stranieri validi solo GRAZIE ai blog che ne parlano. Altrimenti sarebbe difficile raggiungerli. Quindi lunga vita ai blog… pardon, a certi blog!

#12 Comment By tasso barbasso On 27 ottobre 2010 @ 12:53

Dalla lettura del tuo articolo e dagli estratti che presenti (ho anche letto The situation), ne ricavo la sensazione (solo una prima impressione, ovviamente) che VanderMeer sia alla ricerca di uno stile estremamente freddo. Sembra che lui tenti di creare un legame con il lettore che prescinda quasi totalmente dall’empatia e che, dunque, possa anche fare a meno dell’approfondimento psicologico. Anche la tecnica di scrittura (le frasi vengono frammentate, private di alcuni elementi strutturali e presentate come particelle elementari di pensiero), sembra puntare a una sorta di depurazione dall’elemento emotivo. Naturalmente quello stile assolve anche alla funzione (sono d’accordo con te) di “immergere il lettore nella testa di Finch”, il ché è molto moderno (però è anche diventato un cliché) e ben si adatta alle attuali abitudini dei lettori, ma ti mette anche di fronte alla sensazione che in quella “testa” ci siano rimaste poche emozioni. Non posso capire se questa rarefazione dell’emozione sia anche sostenibile, in quanto coerente con la strategia generale della singola opera o dell’intera bibliografia dell’autore, o se invece sia un difetto. Da un punto di vista pratico, poi, quello stile rischia di diventare un po’ faticoso; una “fatica” che anche sul piano estetico potrebbe diventare un limite: è facile immaginarsi lo sforzo che deve aver fatto l’autore per destrutturare il suo “acculturato” pensiero in merito alla trama, e per renderlo “vero”. Però queste ultime osservazioni mi sembrano secondarie, mi interessa molto di più la questione dell’emotività. In effetti VanderMeer potrebbe consciamente puntare a definire un forte contrasto, rinunciando così ai toni intermedi: l’atmosfera surreale di ambientazioni e trame si scontra, di fatto, con la neutralità di personaggi che sembrano quasi spettatori della propria stessa vita. In questo senso, però, non si scorge il minimo “conflitto”, e sembrerebbe che i personaggi vengano usati soprattutto come un espediente per raccontare la trama. Tu cosa ne pensi?

#13 Comment By Gamberetta On 27 ottobre 2010 @ 22:10

@tasso barbasso.

In questo senso, però, non si scorge il minimo “conflitto”, e sembrerebbe che i personaggi vengano usati soprattutto come un espediente per raccontare la trama. Tu cosa ne pensi?

Che VanderMeer privilegi l’ambientazione e la trama rispetto ai personaggi è evidente. Se lo faccia apposta o se invece non sia in grado di curare con la stessa attenzione tutti gli aspetti non saprei.
Non credo lo si possa desumere dallo stile. Con lo stile si possono manipolare le emozioni fino a un certo punto, dopodiché dipende dalle azioni dei personaggi. Il personaggio che picchia la vecchietta trasmetterà un fondo di cattiveria non importa quale sia lo stile (derive comiche escluse).

#14 Comment By tasso barbasso On 27 ottobre 2010 @ 22:38

@Gamberetta.

Quando all’inizio del mio post parlo di “stile”, uso il termine con un’accezione molto ampia: forse per essere più chiaro avrei dovuto parlare di tono. Comunque il concetto lo ripeto con altri parole e poi lo preciso nuovamente in fondo. In altri termini io dico proprio che VanderMeer tende a fare moltissimo (forse troppo?) con l’azione, lasciando che i personaggi si limitino a fare da osservatori o da bersaglio… o da bersaglio/osservatore. Ovviamente il mascalzone che picchia una vecchietta lo trasmette pure un fondo (solo un fondo) di cattiveria, ma se non vediamo le espressioni dei due personaggi, non possiamo valutare le ferite subite dalla povera vecchietta, nulla sappiamo dell’eventuale travaglio o della cinica soddisfazione dell’aggressore (e così via), ci viene a mancare una qualsiasi prospettiva.

#15 Comment By tasso barbasso On 28 ottobre 2010 @ 09:55

Comunque grazie per la risposta! Quello che vorrei concretamente chiederti, è se Finch (per quello che si può desumere dal tuo articolo e dal nostro discorso) sia un opera ben rappresentativa di quanto VanderMeer ha prodotto fino ad oggi, e se ti sembra che l’autore sia ancora in una fase di evoluzione. Inoltre mi piacerebbe sapere quale sia attualmente la tua opera preferita di VanderMeer.

#16 Comment By Aldebaran On 31 ottobre 2010 @ 15:14

Quoto asso barbasso.

Avendo io poca dimestichezza con l’inglese, Finch l’ho letto con l’aiuto di mia cugina laureata in lingue.
Devo dire che mi è piaciuto davvero tanto *.*

Quella della pubblicazione è una buona notizia. Mi dispiace solo che se ne occupi una casa editrici minore come Elara.

#17 Comment By Andrea On 8 novembre 2010 @ 23:26

Una curiosità: ma le spore di questi funghi hanno effetti psicotropi, danno allucinazioni, assuefazione, insomma si comportano come droghe? Sarebbe curioso leggere gli effetti sugli abitanti di una città di una continua e prolungata esposizione a una droga simile, no? Si sarebbe potuto insinuare che le trasformazioni in “uomo-fungo” fossero allucinazioni, magari tutta la storia poteva essere una allucinazione del protagonista.

#18 Comment By Gamberetta On 9 novembre 2010 @ 14:52

@Andrea. Sì, ci sono anche spore allucinogene. E una parte della popolazione vive instupidita dalle droghe fornite gratuitamente dai funghi. Ma per come si sviluppa il romanzo escluderei l’ipotesi “è tutta un’allucinazione”.

#19 Comment By Andrea On 9 novembre 2010 @ 20:33

@Gamberetta: Il percorso fungo->droga->allucinazione in effetti mi sembrava piuttosto “naturale” per una storia di questo genere. Mi sarei stupito se VanderMeer non avesse battuto anche questa pista. Peccato non si sia spinto fino al paradosso (mi sarei accontentato anche di “forse è tutta un’allucinazione”), adoro gli autori che, sul finale, fanno saltare il banco :)

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