Gli Eroi del Crepuscolo
Disponibile su emule il romanzo fantasy di Chiara Strazzulla Gli Eroi del Crepuscolo. Occorre cercare:
iPBook ITA 0346 Strazzulla Chiara -
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Copertina de Gli Eroi del Crepuscolo
Ho recensito il romanzo a suo tempo. L’ho definito il peggio del peggio della produzione fantasy italiana. Era vero allora, non è più vero adesso: sono usciti romanzi persino più schifosi di quello della Strazzu. Nondimeno Gli Eroi del Crepuscolo rimane un bell’esempio di romanzo scritto con i piedi e senza un briciolo di fantasia.
Non è solo colpa dell’autrice, basta ascoltare la seguente intervista:
L’editing essenzialmente è consistito nell’aggiungere. Aggiungere a un libro da 700 pagine pieno di scene e descrizioni inutili. Altra noia da sommare alla noia. Che banda di gegni.
Scritto da Gamberetta •
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12 maggio 2011 alle 01:11
Mega biblion, Mega Kakon: Grosso libro, Grosso danno
22 febbraio 2011 alle 00:55
@ Feleset
Onestamente mi deprimo un po’ io a vedere la faccetta straccetta della Strazzulla…
15 febbraio 2011 alle 20:47
Si deprime chi? Chi insulta o chi subisce?
14 febbraio 2011 alle 18:51
Sì, ma non è che poi a crivellare gli idioti di colpi (perlatro più che meritati) alla lunga ci si deprime?
3 febbraio 2011 alle 21:01
Noo, cribbio… era il titolo che volevo dare al mio romanzo!
Vabè, piano B: “Shirtless Elves“. Editori italiani, vi aspetto!
2 febbraio 2011 alle 22:41
Oddio, ve lo immaginate il libro della Strazzulla in versione inglese? XD
“Heroes of the twilight” LOL
1 febbraio 2011 alle 14:22
Più o meno la mia reazione quando ho provato a leggere Bryan di Boscoquieto.
Effettivamente, se cominci a leggere un libro chiedendoti “Ma sarà davvero così brutto?” le cose non possono che finire male.
31 gennaio 2011 alle 19:59
Lol.
Beh, è uscito Unika, che è peggio degli Eroi. Ma, come se non bastasse, è uscito qualcosa di addirittura peggiore: parlo de La Strada che Scende nell’Ombra, ultimo starnuto letterario della Strazzulla. Credo che, ad oggi, sia il libro più imbarazzante che mi sia capitato di leggere. Davvero. Mentre lo leggevo ho avuto diverse volte l’impulso di distogliere lo sguardo e nascondere la faccia nel cuscino, tipo le ragazzine di dieci anni che vedono le scene d’ammore nei film. Pietoso.
28 gennaio 2011 alle 23:59
L’originalità del titolo è impagabile. Ormai i termini “eroi” e “crepuscolo” sono fondamentali per una saga fantasy in cui la fantasia abbonda. O l’ha scelto lei ispirandosi agli altri duecento titoli simili o l’hanno imposto dall’Alto. E che gran rottura questa cosa che il fantasy debba essere specchio della realtà o strumento per analizzare/descrivere/capire la realtà. Ma si sottoscrive un modulo prima di dire simili stupidaggini? Clichè clichè clichè a secchiate! Facciamoci una bella doccia!
Dubito che a 17 anni abbia già letto abbastanza libri fantasy per sapere che ci sono autori che non devono riempire 1500 pagine per realizzare una storia bella.
E su quel “l’abbiamo letto tutto a voce alta con la mia editor…” mi trattengo: fa taaaaanto scuola elementare. -.-
Vieni Clara, siediti accanto a me, ora leggiamo il tema a voce alta e lo correggiamo davanti a tutta la classe così anche i tuoi compagni capiscono gli errori (beh, se c’era qualche altro adolescente aspirante scrittore nella stanza acquista un senso…)
Mah, sarà l’ora tarda, sono stanca e mi girano…
28 gennaio 2011 alle 13:14
Albarello purtroppo in Italia c’è la quasi convinzione che un nome per essere fantasy debba essere in inglese.
28 gennaio 2011 alle 02:38
Le cose che mi hanno lasciato perplesso dell’intervista sono:
1) Il tizio che dice grass al posto di erba, quando è chiaro che la grass se la sia fumata. Come battuta è pietosa (quasi quanto la mia) e non vedo il senso di usare termini stranieri in ogni momento quando si può evitarlo.
2) La prima domanda: “Cosa si prova a vedere il proprio nome accostato all’editrice Einaudi?” Come chiedere a Monica Lewinsky: “Cosa si prova a vedere il proprio nome accostato al presidente Clinton?” Implicito che la persona non brilla di luce propria. È una sonata chiaro di luna che mette in risalto l’importanza di altro rispetto all’intervistato. Segno che la domanda vuole parlare del sole.
3) La definizione di fantasy come genere “abbastanza” lungo. Non c’è nessuna teoria vigente “abbastanza” oggettiva da rendere giustificabile ciò.
4) Quattro.
5) L’illuminazione in Via Damasco, tornando da scuola. Notare come in quel frangente la telecamera faccia un primissimo piano agli occhi, come fosse una miracolata guarita dal cancro, e finisca subito dopo. Con tanto di musichetta sotto, stile: “Mi ha ispirato Dio!”.
6) “Il libro l’abbiamo riletto tutto ad alta voce insieme” Qual’era lo scopo? Il libro è in realtà un mantra che serve per invocare il demonio? Per sicurezza io non lo leggerei ad alta voce mai più!
7) L’hanno spinta ad aggiungere per spiegare cose poco chiare. Quando una cosa è poco chiara, va riscritta, non aggiungi niente. Se le istruzioni della lavatrice non sono semplici, non è che fanno un pezzo a parte con scritto: “In caso non capisci, rompere il vetro”. Uscirà in seguito il manuale versione 2.0.
8) Il fantasy visto come mezzo leggero per parlare di temi seri sia per chi legge che per chi scrive. Per quello basta il senso dell’umorismo nero. Esempio: “Giornata della memoria: I malati di Alzheimer si sentono come i single a S. Valentino.” Non mi è pesato minimamente scriverlo e non penso sia nemmeno pesante leggerlo, ma non vedo nulla di fantasy in tutto ciò. Avrei dovuto scrivere di un elfo intollerante al lattosio, triste nel giorno in cui il suo villaggio festeggia la sagra del formaggio? Come lettore mi sentirei preso per il culo, a meno che sul libro non ci sia scritto come per i puzzle: dai 5 ai 10 anni.
9) “Mi sa di legame tra il fantasy e la realtà.” Ed io che leggo fantasy proprio per distrarmi dalla realtà. Gli eroi del crepuscolo potevano essere un grosso volatile chiamato Falcone e un piccolo topo ladruncolo chiamato Borsellino a sto punto.
Sul resto non posso dire nulla perché non l’ho letto, pertanto per quanto le basi possano essere totalmente cliché, non è detto IMHO che il libro sia brutto per forza. A volte sono stato stupito da cliché trovati altrove ma scritti in un modo che non mi aspettavo, anzi trovo che sia più difficile rendere originale ciò che è banale, piuttosto che essere di base originali.
[Per Mr. Giobblin: Maglietta Editor. :)]
27 gennaio 2011 alle 23:43
Ho quasi paura a chiederlo, ma… cosa è uscito di peggio negli scorsi anni? Qualcuno può aggiornarmi? Ero impegnato a leggere romanzi di qualità, io.
(Nuova idea per magliette: “Non è importante la lunghezza del fantasy, ma come lo sai scrivere.” Heh heh.)
27 gennaio 2011 alle 20:43
In Harry Potter se non sbaglio la Rowling l’ha spiegato col fatto che è nato come libro per bambini…
27 gennaio 2011 alle 20:42
Beh, Harry Potter per come lo ricordo piace anche a me (nel senso che ho letto i libri una volta sola, quindi il mio parere si basa su ciò che pensavo da bambina/adolescente), però guarda caso uno dei personaggi che mi è rimasto più impresso è stato Piton, che ha una psicologia ben più complessa del protagonista. Certo, la sua storia non viene raccontata in ordine cronologico, ma leggendo si avverte comunque un “cambiamento” in lui, dovuto al fatto che si hanno nuove rivelazioni sul suo passato che si ripercuotono sul suo modo di agire.
27 gennaio 2011 alle 20:02
@Feleset
Dico solo che io, (e il corsivo non è usato per vantarmi, ma per dire che se ci sono riuscito io ci può riuscire chiunque ^_^) a 17 anni, avrò pure fantasticato sul reietto che si riscatta di fronte alla società ostile e salva il mondo/la bella/l’animaletto indifeso, eppure già sapevo che questo è uno dei più antichi cliché della letteratura. Funziona ancora, certo, ma non è comunque una novità.
Su questo sono d’accordo: ognuno può scrivere quello che vuole, è la casa editrice a dover scegliere cosa pubblicare e cosa rifiutare. Poi, se sceglie male, ci pensa
Gamberettail pubblico a far da giudice e a criticare l’opera.Vero: la maturazione c’è in quasi tutti i libri. Appunto, quasi in tutti. Faccio un esempio scemo: Harry Potter. In 7 (sette!) libri (=anni) non c’è un personaggio che sia cambiato di una virgola: Harry è il solito ragazzo timido e coraggioso che vuole difendere gli amici e trovare qualcuno che gli dia l’amore di cui è stato privato da piccolo, Ron la spalla comica che un po’ soffre d’amore per Hermione un po’ d’invidia per Harry, ma con cui alla fine si riappacifica sempre, ecc…
Intendiamoci: anche io preferisco di gran lunga un romanzo di formazione ad uno in cui i personaggi restano piatti, ma ci sono molti romanzi che non prevedono una maturazione del personaggio e che sono comunque ben scritti (mentirei se dicessi che, nonostante tutto, la saga di Harry Potter non mi sia piaciuta).
Infine (ma quanto accidenti scrivo? O_o) non era tanto mia intenzione criticare la Strazzulla, quanto la sua intervista: una scrittrice che per presentarmi il suo libro mi dice che i punti di forza sono:
1) La lunghezza.
2) Il romanzo di formazione.
3) Il reietto che trionfa.
non mi dà certo una buona impressione.
Al massimo, mi dà un senso di déjà-vu.
E’ tardi è tardi assai.
27 gennaio 2011 alle 16:10
Scusate ma temo di aver fatto un casino con i quote. °_° Mi scuso per il commento confusionario.
27 gennaio 2011 alle 15:57
27 gennaio 2011 alle 15:05
Che la lunghezza non sia sinonimo di qualità credo sia scontato, così come è scontato dire che non tutti i fantasy sono lunghi. Inoltre, non è assolutamente vero che i libri brevi siano anche quelli meno curati e precisi. Purtroppo, però, è convinzione comune che più pagine ha il libro, migliore è lui e migliore è la storia.
Se un autore ha buttato giù 700 pagine, ci dovrà pur essere qualcosa di buono, no? Un libro di 700 pagine avrà uno sviluppo della trama e una caratterizzazione dei personaggi migliori di uno di 100, no?
Spendo 10 euro per un gratta-e-vinci, come posso non guadagnare niente?
Al di là di questo, è un’altra la cosa che più mi ha colpito dell’intervista: non solo non mi ha fatto venire voglia di acquistare il libro della Strazzulla, ma anzi mi ha tolto ogni dubbio sul fatto che fosse un brutto libro.
Uau, anzi, meglio: U-A-U. Che fantasia! Adesso capisco come ha fatto a venirle l’ispirazione mentre tornava a casa da scuola: avrà pensato a qualunque altro libro esistente (o anime o manga) per ragazzi. Chi li vuole Naruto e Dragonball? Abbiamo Gli eroi del crepuscolo, noi!
Ma non solo, insiste:
A parte l’imbarazzante perifrasi per indicare un romanzo di formazione, ma il mio calorifero sa essere più inventivo!
Voglio dire, la lista dei romanzi di ‘personaggi immaturi che poi arrivano alla maturità’ sarà dieci volte più lunga di questo mio post: persino I promessi sposi (Renzo che accoglie la fede cristiana e perdona Don Rodrigo) e la Divina Commedia (il percorso di redenzione di Dante) sono romanzi di formazione.
E poi, andiamo, ‘il protagonista che deve accettarsi per quello che è’! Ma è una frase così scontata che nemmeno nei Baci perugina la si trova.
Non è necessario leggere la recensione di Gamberetta: basta vedere questa intervista per capire quanto vale il libro della Strazzulla, lungo o non lungo che sia.
27 gennaio 2011 alle 14:12
Beh, il gusto personale ovviamente non si discute: per esempio, a me la storia non ha appassionato tanto, però è la mia impressione.
Ci sono però delle componenti oggettive da tenere in considerazione: quella storia è narrata come se fosse una fiaba. I personaggi non hanno quasi spessore e sono i classici stereotipi, le scene sono tutte raccontate e non mostrate, non c’è tensione. Io queste scelte le giustifico solo nell’ottica di un libro per bambini, dove appunto basta far sapere che c’è il villaggio che viene attaccato dal drago e un uomo che per sbaglio lo salva.
Poi va beh, le parti ironiche sono carine, ma non sono sufficienti per farmi classificare il libro come un normale fantasy, secondo me.
27 gennaio 2011 alle 13:50
Strazzulla pensiero: Ho letto solo “Il signore degli anell” –> è un libro lungo –> il fantasy richiede libri lunghi –> ho scritto un libro lungo.
27 gennaio 2011 alle 13:12
@Feleset
Non sono d’accordo ^_^ Vero che è per bambini, ma resta un racconto fantasy. Poi sarò strana io, ma l’ho riletto qualche ano fa è l’ho trovato molto divertente e autoironico.
27 gennaio 2011 alle 08:45
Quello è una fiaba per bambini, per forza è corto. Se non fosse catalogabile in quel genere sarebbe un pessimo libro.
Se proprio vogliamo parlare di fantasy tolkeniani corti, c’è Lo Hobbit.
27 gennaio 2011 alle 04:24
*_* Idea geniale!
Ti butto giù due progetti al volo:
Per lei.
Slogan: “Non ci vuole un libro grande, ma un grande libro, bestiale.”
Per lui.
Slogan: “Per l’uomo che non deve raccontare, mai.”
27 gennaio 2011 alle 01:01
Vorrei ricordare, parlando di fantasy Tolkeniano, Il cacciatore di draghi…
26 gennaio 2011 alle 21:46
Il fantasy epico di solito è lungo perché affronta il tema del viaggio in un mondo fantastico, quindi per forza di cose racconta una lunga avventura descrivendo ciò che i personaggi incontrano nella loro strada. Non capisco però cosa c’entri questo con il fantasy in generale, dove ci sono sottogeneri completamente diversi da quello di stampo tolkeniano.
26 gennaio 2011 alle 19:54
[...] This post was mentioned on Twitter by Agata Fisch, Chiara Gamberetta. Chiara Gamberetta said: Se qualcuno vuole farsi male: http://goo.gl/3Gu2o Io ho già i miei problemi: http://goo.gl/8VsWo [...]
26 gennaio 2011 alle 19:33
Io sì.
26 gennaio 2011 alle 19:18
Colpa della buonanima di Tolkien, che ha fissato gli standard dell’ High Fantasy decenni orsono: se non è di almeno mille pagine, non è degno di essere letto. E fin qua va bene. Se lo scrittore è bravo, riesce anche a dar vita a qualcosa di memorabile.
Nel 2003, Christopher Paolini ha generato quell’obbrobrio di Eragon, e da lì è partita la moda di pubblicare autori preadolescenti senza un briciolo di talento. Dio ci salvi.
Pensavo comunque di realizzare una serie di magliette con su scritto “Il fantasy piace lungo”, qualcuno sarebbe interessato?
26 gennaio 2011 alle 16:57
Per tornare IT comunque e smontare facilmente la teoria secondo cui un romanzo di genere fantasy debba essere per forza lungo (cosa di cui mi era venuta il dubbio e chiesi apposta tempo addietro nelle F.A.Q. di questo blog il perchè di tutte queste trilogie), basta considerare che il romanzo più lungo del mondo è:
“Alla ricerca del tempo perduto” di Marcel Proust appunto, era una citazione voluta. Esso è entrato nel guinnes con circa 9.609.000 caratteri, scritti in 3.724 pagine. Senza contare che è morto prima di apportare le ultime modifiche. Udite udite, non c’è traccia di fantasy, nemmeno il drago che passa sullo sfondo.
“Però questo non dimostra che una storia breve fantastica possa diventare famosa come il romanzone lungo di Proust, ecco visto? Lungo è bello!” (come direbbe Cicciolina, nota editor di “Hard” Fantasy).
“La sentinella” Breve racconto di fantascienza di Fredrick Brown. Non è un romanzo, è una storia cortissima, eppure questo non le ha precluso di diventare un classico.
Da notare tra l’altro l’esilarante vicenda editoriale del romanzo di Proust, il primo disse:
«Dopo settecentododici pagine di questo manoscritto – dopo infinite desolazioni per gli sviluppi insondabili in cui ci si deve sprofondare ed esasperanti momenti d’impazienza per l’impossibilità di risalire alla superficie – non si ha nessuna idea di quello di cui si tratta. Che scopo ha tutto questo? Che cosa significa? Dove ci vuole condurre? – Impossibile saperne e dirne nulla».
Il primo editore non ha capito cosa c’era scritto nel romanzo e l’ha rifiutato.
“Proust pensava alla Nouvelle Revue Française, fondata da un gruppo di intellettuali tra cui André Gide e l’amministratore Gaston Gallimard. Gide, incaricato della lettura, lo scorse appena e lo bocciò, contrariato anche dalla nomea di mondano e snob che accompagnava Proust.”
Il secondo editore l’ha bocciato semplicemente perchè Proust era “antipatico”, ricordate che essere simpatici è tutto nella vita.
Anche se in pochi giorni aveva ricevuto due bocciature, Proust non si dette per vinto e mandò il dattiloscritto alla casa editrice Ollendorf. Il lettore incaricato dette parere negativo con una frase rimasta famosa: «Sarò particolarmente tonto, ma non riesco a capire come questo signore possa impiegare trenta pagine a descrivere come si gira e si rigira nel letto prima di prendere sonno».
Sarà particolarmente tonto? Mai fare domande retoriche di cui non vuoi sapere la risposta. Forse Proust mostra un pò troppo e racconta poco.
“Dopo queste bocciature, nel febbraio del 1913, Proust si rivolse al giovane editore Bernard Grasset offrendogli di pagare le spese di pubblicazione e di pubblicità, mentre all’editore sarebbe spettata una percentuale sui guadagni. Grasset accettò senza aver nemmeno letto le bozze del romanzo. Così la ricerca dell’editore aveva fine e la Recherche poteva iniziare il suo viaggio nella letteratura.
Nel Tempo ritrovato, Proust ricorda questo periodo scrivendo: «Presto fui in grado di mostrare qualche abbozzo. Nessuno ci capì niente».”
Alla fine si rivolse ad un editore a pagamento, il quale da buona tradizione, non lesse nemmeno il romanzo, lo pubblicò e basta. (lol)
“Solo al termine della prima guerra mondiale, dopo l’uscita del primo volume, Gide capì di aver commesso un grosso errore e convinse Gallimard a pubblicare tutte le parti successive, di cui le ultime tre postume curate dal fratello di Proust, Robert, e da Jacques Rivière, critico letterario.
Ora che fa soldi non è più antipatico come prima. Ricordate, i soldi rendono simpatico chiunque.”
Passano i secoli, ma gli uomini sono sempre gli stessi.
26 gennaio 2011 alle 16:01
Beh, ma non c’è niente di brutto in ciò che hai detto. XD
26 gennaio 2011 alle 15:38
Che sei una persona pragmatica a cui non interessano le dimensioni, la qualità è ciò che conta. Lasciamo le cose lunghe alle donne senza immaginazione, direbbe Marcel Proust. Tranquilla che Freud come me, diceva un sacco di boiate.
26 gennaio 2011 alle 14:13
Allora io che sto scrivendo un libro corto cosa devo pensare? °_°
26 gennaio 2011 alle 13:16
Non serve nemmeno che vi dica cosa ne penserebbe Freud, ormai già sapete…
26 gennaio 2011 alle 13:01
“Ho scritto un libro lungo perché a me piacciono i libri lunghi”.
.
26 gennaio 2011 alle 09:46
Attenzione, eh. Se vedete un fantasy da 80 pagine non compratelo assolutamente. XD Insomma, è il genere che lo richiede, se non ci sono almeno 500 pagine non va bene. XD
Ironico pensare che in realtà molti editori non accettino a priori i manoscritti troppo lunghi di esordienti per impossibilità di venderli, fantasy o non fantasy.
25 gennaio 2011 alle 23:56
? Meno male che si richiama a Tolkien. I figli di Hurin è un lampante esempio di letteratura leggera =_=
Comunque cerco di consolarmi. Dopotutto questo filmato è vecchio, sono passati degli anni, magari la Strazzu si è svegliata. Magari, ora che è passata di moda e che non è più sbattuta in librerai come il gegno di turno, ha il tempo di leggere, farsi un’idea un po’ più realistica.
25 gennaio 2011 alle 23:31
Ma LoL ahahhahhhhah