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La fine del mondo storto

Pubblicato da Gamberetta il 19 settembre 2011 @ 21:42 in Segnalazioni | 60 Comments

Disponibile su emule il romanzo di Mauro Corona La fine del mondo storto. Occorre cercare:

Icona di un mulo iPBook ITA 0367 Corona Mauro - La fine del mondo storto
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(2.720.664 bytes)

Copertina de La fine del mondo storto
Copertina de La fine del mondo storto

Il romanzo appartiene al genere post apocalittico, e il tipo di disastro è spiegato dallo stesso autore nelle prime righe:

Mettiamo che un giorno il mondo si sveglia e scopre che sono finiti petrolio, carbone ed energia elettrica. Non occorre usare fantasia per immaginarselo, prima o dopo capiterà, e non ci vorrà nemmeno troppo tempo. Ma mentre quel giorno prepara il terreno, facciamo finta che sia già qui. Ha un brutto muso, è un tempo duro, infame, scortica il mondo a coltellate e lo spoglia di tutto. Di quel che serve e di quel che non serve. La gente all’improvviso non sa più che fare per acciuffare il necessario. Prova a inventarsi qualcosa e intanto arranca, senza sapere che una salvezza esiste. Il necessario sta dentro la natura. Ma, per averlo, occorre cavarlo fuori, prenderlo con le mani, e la gente le mani non le sa più usare.
«Sacramento che disgrazia!» dicono. «Non sappiamo usar le mani.»
Ma partiamo dall’inizio.

E una – ingenua! – pensa che poi segua una storia, vi siano dei personaggi, una trama, suspense e tensione. In fondo sulla copertina c’è scritto “Romanzo”. Invece:

Una mattina d’inverno, le disgrazie d’altronde capitano spesso d’inverno, il mondo si sveglia e scopre che non ci sono più petrolio, né gas né carbone né corrente elettrica. A dir la verità, un po’ di corrente esiste ancora. Laddove l’acqua fa girare le turbine c’è forza elettrica, ma è poca cosa. Il problema sono gasolio, benzina, gas, insomma tutto ciò che tiene in vita i motori, e di conseguenza anche la gente, visto che la gente dipende dai motori.
L’umanità, comunque, non scopre quella mattina di essere a secco, quella mattina si dà da fare per non morire, ma la disgrazia è arrivata un po’ alla volta.
Da tempo era possibile accorgersene stando dietro a certi segnali, per esempio andando a fare il pieno di benzina. Il pieno ora non si fa, e neanche il mezzo pieno. Si può fare solo il vuoto, le pompe sono a secco. Quelli che vogliono riempire il serbatoio corrono al paese vicino, ma neanche lì ce n’è. Allora vanno nelle città limitrofe, ma niente. Finita. Così tanti rimangono a piedi. Cercano di tornare a casa in taxi, però anche quelli sono a secco. In qualche modo rientrano, ma è dura! Nel giro di poco tempo sono tutti a piedi. Spaventati ma non vinti, si preparano al peggio.
Il peggio deve ancora venire. La gente lo intuisce e cerca ripari. Impaurita, fa mosse incaute, maldestre, sbagliate. La paura fa correre, correre fa sbagliare. Ma è difficile non correre con la morte alle costole e, sentendola appresso, si corre storti. E si sbaglia. Fame e freddo agitano, confondono. E la gente, rimasta a secco, dopo aver stretto il culo, cerca di salvarlo. Non si chiede perché sono finiti combustibili e carburanti. Fame e freddo non fanno domande. Le domande fioriscono a stomaco pieno, vicino alla stufa o in osteria.
Quell’inverno senza gas, gasolio e carbone, prima occorre scaldarsi, dopo ci si preoccupa di mangiare.

E cosi via per 160 pagine! Tutto raccontato in questa maniera. Allucinante. Roba che preferisci leggere Arsalon. Tra l’altro non è neanche buon raccontato, vista l’abbondanza di termini generici e la sciatteria stilistica; per esempio: “Impaurita, fa mosse incaute, maldestre, sbagliate.” Sfilza di aggettivi vuoti e ridondanti.

Mi dicono che Corona sia un bravo scrittore. Sarà. Io non ho mai letto niente di lui e né comincerò, ma poniamo sia vero: perché un bravo scrittore prende per i fondelli i lettori? Questa boiata, se non la scaricate via P2P, in libreria costa diciotto euro. Centossessanta pagine buttate giù come capita a diciotto euro. Oh, no, orrore, in Italia non si legge! E meno male: vuol dire che in fondo la gente non è così scema.

Adesso prendiamo invece Morte dell’erba di John Christopher, un romanzo del 1956 divenuto un classico della fantascienza post apocalittica. Nello scenario di Christopher un virus uccide ogni forma di erba con conseguenti terribili carestie fino al crollo della civiltà.
Trovate anche questo su emule, cercando:

Icona di un mulo ITABOOK_0068_-_Christopher,_John_-_Morte_dell’erba.rar (828.076 bytes)
oppure potete scaricare la versione inglese da library.nu, qui.

Copertina dell'edizione Urania di Morte dell'erba
Copertina dell’edizione Urania di Morte dell’erba

Bene, leggete Corona e leggete Christopher. Poi voglio vedere chi ha il coraggio di dire che lo “Show don’t Tell” è questione di gusti, che in Italia il fantastico è di “altissima qualità”, e che se uno scrittore è pubblicato da Mondadori o da qualche altro grosso editore allora deve essere per forza bravo. Bah!


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60 Comments To "La fine del mondo storto"

#1 Comment By Joseph On 19 settembre 2011 @ 22:19

No, cioè… mi vuoi far credere che il libro di Mauro Corona è scritto per 160 pagine in quel modo?!? Seriamente?!?

Che imbarazzo… :_(

#2 Comment By D-Lord On 19 settembre 2011 @ 22:26

Mai avrei pensato di trovare un libro di Corona qui, non ho letto La fine del mondo storto però mi sono divertito molto con Aspro e Dolce dove racconta le sue avventure alcoliche XD
Non so se è scritto bene, l’ho letto molto prima di approdare su questo sito ma se vuoi farti 2 risate provalo

#3 Comment By Il Duca Carraronan On 19 settembre 2011 @ 22:32

Morte dell’Erba è molto bello.
È costruito in modo eccellente, con un inizio che è direttamente collegato agli eventi del finale. I personaggi sono credibili, seppur delineati con praticamente solo uno o due elementi a testa. C’è conflitto psicologico (sopravvivenza contro “civiltà e umanità”) e conflitto con l’ambiente.

L’idea di come far avvenire il tracollo dell’umanità è geniale e credibile perché fa leva su fattori possibili (virus delle graminacee), ma non li trasforma in una banale calamità impossibile da evitare (stile meteorite).

Non è un rassicurante “poveri umani non è colpa loro”: il disastro è causato dall’avidità umana che porta a rischi eccessivi quando l’apocalisste in sé è facilmente evitabile (rischiare la morte per rimanere ricchi piuttosto che avere la salvezza garantita -ma da poveri-). E questo potrebbe sempre succedere: apocalisse causata dalla stupidità, non da un pericolo inevitabile.

Ha ciò che avrebbe dovuto avere La Strada e che La Strada non aveva in pieno. Fantascienza eccellente che può piacere molto anche a chi non legge fantascienza: dopo l’idea che scatena gli eventi, il resto è un’avventura con al centro l’uomo, i suoi problemi e i suoi bisogni (ovvero conflitto, come detto prima).

Lo stile è trasparente quanto basta, non ricordo sbavature in grado di far uscire dall’opera: più che adeguato. C’è perfino del simbolismo biblico per gonzi e accenni a come possa rinascere una civiltà, per titillare le fantasie di chi pensa che ci siano state civiltà tecnologiche collassate prima della nostra.
Un esempio di buona narrativa fantastica in ogni suo aspetto: idea di base, costruzione, personaggi, singoli eventi della trama.

Il libro di Corona ho provato a leggerlo. Atroce. Una porcata degna di diventare il manifesto degli ignoranti che inneggiano al “non studiamo i manuali, lo Show Don’t Tell ammazza la scrittura!”.
Ritardati ululanti in salsa tricolore.
E i risultati si vedono.

#4 Comment By GSeck On 20 settembre 2011 @ 00:34

Sì, ho letto La fine del mondo storto ed è tutto raccontato. È un peccato che sia tra i suoi libri più famosi, perché a mio avviso è il peggiore.
Prima di cancellare quest’autore io proverei a leggere qualcosa della trilogia della morte: L’ombra del bastone, Storia di Neve e Il canto delle manere.
Sono tutti e tre molto belli, in particolare il primo e il terzo. Il secondo è il più lungo e quello con più elementi fantasy.

#5 Comment By Kirijava On 20 settembre 2011 @ 00:38

Dunque. Mezzanotte e mezza. Devo pensare ad un commento.
“Allucinato”. Mi ha fatto tremare, come definizione. Tremendamente tremare. Non capisco, proprio non capisco. Sarà che mi sento punto nel vivo, visto che è un personaggio che ho conosciuto, ammirato, stimato, e.

Temo che tu abbia sbagliato a cercare una trama, in Corona. Non è un libro che possiede un filo logico vero e proprio, come, invece, ha sviluppato in alcuni suoi lavori precedenti.

Ma pazienza, Gamberetta, pazienza. Nelle librerie c’è posto per tutti, non per quello che tu decidi sia apprezzabile. Forse avremmo bisogno di meno sci-fi post apocalittici, e più di “La fine del mondo storto”.

Credo che, comunque, Corona non abbia nemmeno dato un’occhiata al prodotto finito, ma lo abbia semplicemente gettato in pasto agli editori. Per pagare le bollette.

E se stesse trollando tutti, te e me compreso?
Uoou.

#6 Comment By Symbolic On 20 settembre 2011 @ 08:44

Segnalo qui un interessante articolo sulle abitudini di scrittura di Simenon:

http://download.repubblica.it/pdf/domenica/2011/11092011.pdf

Segnalo una citazione da una sua intervista (giusto per far capire il motivo per cui gli autori italiani dovrebbero andare a lavorare in miniera):

«Il mio stile è scialbo — diceva Simenon — ho lavorato tanto per arrivarci…». E ancora: «Non scrivo:
Pioveva a dirotto. Scrivo: Maigret era fradicio»

#7 Comment By Tapiroulant On 20 settembre 2011 @ 08:59

Forse avremmo bisogno di meno sci-fi post apocalittici, e più di “La fine del mondo storto”.

In libreria di sci-fi post-apocalittici (decenti) praticamente non ne trovi neanche uno. Di libri pseudo-literary pseudo-impegnati come questo di Corona ne trovi a centinaia. Da vomitare gli occhi dalle orbite.
Quindi non dire cose a caso…

Ero indeciso se leggere questo Morte dell’erba; istintivamente mi sembrava una storia di sopravvivenza “troppo classica”. Mi sbaglio? E’ un libro che invece (aldilà dell’essere scritto bene) potrebbe riservarmi delle piacevoli sorprese?
Questa domanda è rivolta sia a Gamberetta che al Duca^^

#8 Comment By Kirijava On 20 settembre 2011 @ 09:12

@ Tapiroulant

Non so dove cerchi tu di solito, ma a me capita di trovarne a vagonate.

#9 Comment By MakKo On 20 settembre 2011 @ 09:24

Beh ma qui siamo alle solite. Si perchè Corona non è uno scrittore. Ha scritto 17 libri, ma non è uno scrittore.
E’ una specie di scultore/eremita che vive fuori dal mondo. Anni fa iniziò a scrivere storielle di se e dei boschi e “qualcuno” ci ha visto come al solito lungo: non fa nulla se le sue “cose” sono scritte da cani, a un livello da terza elementare (e scusate ma no, i contenuti da soli non bastano, cazzo!), questo è un personaggio fuori dagli schemi, vende di sicuro. E così è stato. La sua fama, oltre come scultore (non me ne intendo quindi qui non giudico), deriva più dal suo essere anticonformista e sregolato, che non grande artista. Io ho letto (o almeno ho provato) solo Storie del bosco antico e Canto delle Manere… Non sono andato oltre le 20/30 pagine di ognuno. Scritti da cane.
E Le fine del mondo storto è il 16° di 17libri… alla faccia di chi sostiene che scrivendo e scrivendo si migliora…

#10 Comment By Cecilia On 20 settembre 2011 @ 09:49

Più che un romanzo sembra un ibrido tra un saggio ambientalista e gli sproloqui del primo che passa che non sa niente ma, “ehi, lo persino io che gli uomini sono brutti e cattivi! Grande natura!”. Che palle.

Un’altra cosa indegna è il prezzo. 18 euro per 160 pagine? Quando, sempre di Mondadori, ogni libro di Licia (400 pagg.) e l’ultimo di Fforde appena uscito (280/300 circa) costano uguali -e già tra Licia e Fforde non me la contano giusta-? Disgraziati.

#11 Comment By Ezra On 20 settembre 2011 @ 09:58

Di Corona lessi anni fa due libriccini: “Le voci del bosco” e “Il volo della martora” (mi pare fossero i suoi primi “prodotti” pubblicati). Scrittura semplicissima. Però mi fece una buona impressione: storie brevi (scritte da una persona dalla biografia decisamente interessante) che mi aprirono a un mondo del tutto sconosciuto (episodi di vita montana, la descrizione degli alberi attraverso il racconto delle loro personalità, ecc). Tutto qui. Pur avendo apprezzato questi due libri non mi è mai venuto in mente di leggere i suoi romanzi. Mondadori ha fiutato l’affare e non ha perso l’occasione di spremere Corona come un limone (a quanto ne so lo hanno pagato in anticipo per una serie di romanzi che ormai è obbligato a scrivere…)

#12 Comment By Doarcissa On 20 settembre 2011 @ 10:12

Ne ho letto tempo fa la recensione su Sudare Inchiostro in cui vengono rilevati gli stessi problemi :)

#13 Comment By Gamberetta On 20 settembre 2011 @ 10:44

@Kirijava.

Nelle librerie c’è posto per tutti

No, non c’è posto, è proprio quello il problema, come ho già spiegato tempo fa, qui.

#14 Comment By Kirijava On 20 settembre 2011 @ 11:07

@ Gamberetta

Credo si chiami “Editorial Marketing”.
Se tu fossi una persona che guadagna facendo vendere libri, è ovvio che privilegeresti quel genere di libri che, secondo il “momentum” vengono definiti appropriati. Non è una questione di illustrissima letterarietà qualitativa, ma sono soldi. E tutti sono amici, fino a che non si comincia a parlare di soldi.

Ma è sempre stato così, da quando il romanzo è stato inventato. Non mi dilungo su questo, ma rimando al capitolo “Libri” dei Barbari di Baricco.

Quello che non riesco a capire è l’aria di “Teoria della cospirazione” dietro tutto questo. “Perchè Corona si, e io no?”, pare che coli dal mio schermo.

#15 Comment By GSeck On 20 settembre 2011 @ 12:21

Mauro Corona ha scritto molti libri e ha sperimentato molti generi: il romanzo (Il canto delle manere), l’autobiografia (Aspro e dolce), l’opera teatrale (Vajont: quelli del dopo), la favola (Storie del bosco antico), il racconto (Cani camosci e cuculi), il poemetto (La ballata della donna ertana) e anche quello che ha definito, assieme a un giornalista, l’operetta morale (La fine del mondo storto).
Com’è naturale, non tutti gli esperimenti sono riusciti bene, e quello del romanzo morale raccontato è uno di questi. Ma, a mio avviso, con molti gli è andata bene.

#16 Comment By Fefe On 20 settembre 2011 @ 12:23

Mah… Credo che tu abbia sbagliato libro per capire davvero cosa scrive Corona. “La fine del mondo storto” non è un romanzo e, nonostante Mondadori lo faccia passare come tale, penso possa definirsi una riflessione apocalittica dell’autore e non molto più.
Ha un suo perché se ti piacciono gli argomenti di cui tratta, ma oggettivamente se esco di casa e chiedo al vecchietto mio vicino di casa di scrivermi cosa ne pensa del futuro, della tecnologia, dei giovani, ecc… ne otterrò un testo simile.
Gli altri libri di Corona invece sono diversi a mio parere.
Io ho letto “Storia di Neve” e “Il canto delle manere”, anche qui lo stile non credo che segua molto le varie regole di scrittura, ma penso che sia una scelta dell’autore. L’effetto che se ne ha dalla lettura è appunto quello di ascoltare un anziano che ti racconta la storia del suo paese e dei suoi boschi. Sembra quasi un narratore alla “Giovanni Verga”.
Ti consiglio di provare a leggere ancora qualcosa di questo autore, magari “Storia di Neve” che è quello con più elementi fantastici.

#17 Comment By Tapiroulant On 20 settembre 2011 @ 12:40

Non so dove cerchi tu di solito, ma a me capita di trovarne a vagonate.

Tipo?

#18 Comment By MakKo On 20 settembre 2011 @ 13:10

Quello che non riesco a capire è l’aria di “Teoria della cospirazione” dietro tutto questo. “Perchè Corona si, e io no?”, pare che coli dal mio schermo.

Io non sono uno scrittore… E ti assicuro che non penso affatto “perchè lui si e io no”. Qui si tratta di valutare se uno ha le doti adeguate per fare una certa cosa e Corona non le ha. Punto.
Qualcuno dice che si sforza di scrivere semplice… Ma andiamo! Quella scrittura va bene per i bambini o i ragazzini, pubblico a cui i suoi libri non sono assolutamente “mirati” (non che non possano leggerli ma non scrive espressamente per loro).

Gli altri libri di Corona invece sono diversi a mio parere.
Io ho letto “Storia di Neve” e “Il canto delle manere”, anche qui lo stile non credo che segua molto le varie regole di scrittura, ma penso che sia una scelta dell’autore.

Da quel che ne so solo i grandi scrittori, quelli che padroneggiano al meglio le tecniche narrative possono permettersi di reinventare le regole o di ignorarle per scelta. M. Corona non è un grande scrittore.
Ora, non è che voglio lapidarlo: lui scrive, qualcuno pubblica e altri comprano. E tutti vivono felici e contenti.
Tranne chi è stufo di vedere libri scritti male spinti da editori scorretti.
E’ lo stesso discorso fatto e rifatto per Mayer e Troisi… Ne più ne meno.
Se vuoi scrivere studi e impari a farlo. Non lo fai come viene perchè tanto ciò che conta e quello che dico…

#19 Comment By Kirijava On 20 settembre 2011 @ 14:34

@ Tapiroulant
Mai fatto un giro alla Feltrinelli di Padova?

@MakKo
Beh, ma lui è famoso. Per questo viene pubblicato. Non importa se sai scrivere o no, è importante che generi ritorno economico per la casa editrice.

#20 Comment By Kirijava On 20 settembre 2011 @ 14:45

Perdonatemi, forse l’ultima frase era brutale.
Intendevo dire: se io scrivo su un giornale, e tale partito politico mi paga perchè io scriva cose belle, lo faccio.
È la semplice legge del mercato: io ti do qualcosa in cambio di altro. Corona presta nome e scrittura, casa editrice prende soldi. Punto.

Dal punto di vista musicale, spesso vengo messo a confronto con tutto questo: “Perchè Britney ha tanta rilevanza internazionale, e il gruppo XX no?” La mia risposta è “Perchè XX non è abbastanza commerciale”.

Il segreto per essere pubblicati? Studiatevi marketing virale, analizzate le tendenze della letteratura, e strutturate un romanzo affinato a tale scopo. Strazzulla, Troisi e co. lo hanno fatto (oppure hanno avuto un editor che ci ha visto lungo). La domanda è: siete disposti a sacrificare parte del vostro “Essere Scrittori” per poter buttar fuori un romanzo alle masse?

#21 Comment By Cecilia On 20 settembre 2011 @ 14:54

siete disposti [...]?

No.

Le minestre riscaldate mi fanno schifo -e ce ne sono a centinaia-, non ho intenzione di cucinarne una anch’io.
Piuttosto, distribuzione gratuita via blog e siti come EFP.

#22 Comment By MakKo On 20 settembre 2011 @ 15:31

@ Kirijava

Io non frequento questo blog da molto ma, a meno che io abbia preso un abbaglio totale, quello che tu dici è proprio quello contro cui ci si “batte” qui. Come dice Cecilia, molti qui preferirebbero distribuire i propri lavori gratuitamente, non guadagnarci un H e sentirsi dire un onesto “Bravo, bel lavoro!” che guadagnarci sopra e sentirsi dire “scrivi di merda!”.
(Poi, ovviamente, immagino uno speri di sentirsi dire bravo e vendere pure…)

Poi va da se che è lo scopo che giustifica i mezzi… Se uno ha per scopo il mantenersi come scrittore, mi sa che oggi come oggi (in Italia, ma mi par di capire un pò in tutto il mondo) è costretto a piegarsi alle leggi di un mercato modellato nel tempo da arrivisti che puntano al mero guadagno (editori e distributori, ma anche librai – anche se qualche casa editrice onesta e scrupolosa io spero esista ancora).

Oggi sembra non contare più il talento. Conta solo quanto sei bravo a venderti alla massa. Ma non suona essere in tal caso un pò come una putt…?

Personalmente se scrivessi preferirei scrivere bene e non vendere che il contrario. Il mondo è già pieno di imbrattacarte…

#23 Comment By Tapiroulant On 20 settembre 2011 @ 17:14

Mai fatto un giro alla Feltrinelli di Padova?

No, ma ho fatto un giro alla Feltrinelli di Milano. E non ho mai visto i libri di cui parli: per questo te lo chiedo.
Sto ancora aspettando che mi dici questa vagonata di titoli^^
Ma prenditela pure col calma, immagino che l’elenco sia molto lungo e avrai bisogno di tempo^^

#24 Comment By dr Jack On 20 settembre 2011 @ 17:16

Il segreto per essere pubblicati? Studiatevi marketing virale, analizzate le tendenze della letteratura, e strutturate un romanzo affinato a tale scopo. Strazzulla, Troisi e co. lo hanno fatto (oppure hanno avuto un editor che ci ha visto lungo). La domanda è: siete disposti a sacrificare parte del vostro “Essere Scrittori” per poter buttar fuori un romanzo alle masse?

La formula matematica per essere pubblicati in Italia è:
(Fortuna OR raccomandazione) AND lecchinaggio.

Licia è un fenomeno vecchio ormai. Si regge ancora in piedi a stento, grazie a:
- Simpatia del pubblico italiana perché anche lei è italiana;
- monopolio di vari scaffali delle librerie;
- anche se in calo è ancora un nome noto;
- un artista che gli disegna le copertine che è un fenomeno.

Di virale non ha un bel niente. Si basava sull’onda del momento (quando andava di moda il fantasy e c’è stato il boom di signore degli anelli ed harry potter) e su SPAM-pubblicità fatta di mega-cartelloni.

Oggi come oggi il fenomeno Licia non avrebbe la stessa facilità di vendita.

Se vogliamo parlare di marketing virale il miglior esempio nel campo delle “storie scritte” dal mio punto di vista è il Survival Blog di Mcnab75.
Anche se in realtà non so poi se è riuscito ad aumentare le vendite perché mi son perso i suoi rapporti (sempre se li ha pubblicati).

#25 Comment By Kirijava On 20 settembre 2011 @ 18:14

Oggi sembra non contare più il talento. Conta solo quanto sei bravo a venderti alla massa. Ma non suona essere in tal caso un pò come una putt…?

No, ci vuole talento anche a sapersi vendere, secondo me.
Avere talento e non saper come proporlo è come essere un bravissimo pasticcere che dice al cliente “No, guardi, le crèpes Suzette al Grand Marnier non posso fargliele. Sono astemio.”
Volete un esempio? Ve ne do 4.
Lady Gaga. Madonna. Philip Roth. Thomas Pynchon.

#26 Comment By Kirijava On 20 settembre 2011 @ 18:20

@Tapiroulant
Se cominciassi a farti l’elenco, ti fornirei elementi per poter dire che non ho capacità di criticare, perchè leggo schifezze.

#27 Comment By Kirijava On 20 settembre 2011 @ 18:21

@ Dr Jack

Di virale non ha un bel niente. Si basava sull’onda del momento (quando andava di moda il fantasy e c’è stato il boom di signore degli anelli ed harry potter) e su SPAM-pubblicità fatta di mega-cartelloni.

Perdonami, ma non è quello che ho detto io?

#28 Comment By Tapiroulant On 20 settembre 2011 @ 19:05

Se cominciassi a farti l’elenco, ti fornirei elementi per poter dire che non ho capacità di criticare, perchè leggo schifezze.

Senza prove mi permetto di dubitare della sincerità della tua affermazione sulle “vagonate”.

#29 Comment By Kirijava On 20 settembre 2011 @ 20:51

@Tapisroulant

È tuo profondo e incontrovertibile diritto farlo. Anche se mi piacerebbe essere giudicato sui concetti che elaboro, e non su quelli che lessi.

#30 Comment By Mr. Giobblin On 20 settembre 2011 @ 23:31

Mai letto niente di Corona, ma ho come l’impressione di non essermi perso granchè.
Una valida alternativa (restando in ambito classico) potrebbe essere la tetralogia apocalittica di Ballard: Vento dal nulla, Deserto d’acqua, Terra bruciata e Foresta di Cristallo.
(Morte dell’erba spacca, comunque)

#31 Comment By dr Jack On 21 settembre 2011 @ 09:35

@ Kirijava:

Perdonami, ma non è quello che ho detto io?

Per essere semplici riporto wikipedia:

[Il marketing virale] È un’evoluzione del passaparola, ma se ne distingue per il fatto di avere un’intenzione volontaria da parte dei promotori della campagna.

E come base ha:

Il principio del viral marketing si basa sull’originalità di un’idea: qualcosa che, a causa della sua natura o del suo contenuto, riesce a espandersi molto velocemente in una data popolazione.

Seguire l’onda del momento è sicuramente marketing, ma non virale: è una tecnica molto vecchia, mentre il marketing virale è nato negli anni ’90 (sempre da wiki, io pensavo ci fosse solo dal 2000).

No, ci vuole talento anche a sapersi vendere, secondo me.

Sono completamente d’accordo.
Voglio aggiungere che oggi (anno 2011) le tecniche che si usavano nel 2004 (quando è iniziato il boom fantasy italiano) funzionano meno rispetto ad allora (e profeta che è in me dice che presto non avranno proprio più effetto!).

Con internet le regole sono cambiate.
Una delle regole che non riescono proprio ad accettare è:
Se provi a fregare il pubblico ci sarà una reazione.

#32 Comment By Tapiroulant On 21 settembre 2011 @ 10:19

Una valida alternativa (restando in ambito classico) potrebbe essere la tetralogia apocalittica di Ballard: Vento dal nulla, Deserto d’acqua, Terra bruciata e Foresta di Cristallo.

Di questi, i più belli sono Il mondo sommerso e Foresta di cristallo.
Terra bruciata è noioso. Assomiglia al Mondo sommerso, ma è meno interessante.
Quanto a Vento dal nulla, Ballard l’ha disconosciuto xD

#33 Comment By Mattia On 21 settembre 2011 @ 12:08

Secondo me non si può giudicare OGNI romanzo come se fosse di genere fantastico. Non è l’ambientazione (simil fantasy, simil fantascientifica e postapocalittica) a stabilire il genere, ma lo scopo.
Se il fine è una storia compiuta con la forza di trasportare il lettore in un mondo “altro” e suggerirgli un senso di meraviglia, con eventi e scenari capaci di suscitare un certo tipo di emozioni, allora si può parlare di fantasy. Se invece lo scopo esula dalla storia, ma propone una riflessione ecoambientalista, oppure una metafora che richiama la concezione di un montanaro quale è Corona, non è narrativa fantastica e pertanto i criteri per giudicarlo devono essere diversi.
C’è differenza tra una storia con sfumature riflessive e una riflessione mascherata in storia, come quelle finalizzate a descrivere personaggi e psicologia. A me piacciono entrambi i tipi.
Non leggerò il romanzo di Corona, perché non mi ispira. Al momento non ho voglia di imbattermi in un romanzo con uno scopo simile. Un suo libro che ho molto apprezzato è L’ombra del bastone, lo consiglio caldamente. Storia di Neve invece mi ha fatto schifo.

#34 Comment By Cecilia On 21 settembre 2011 @ 17:19

@Mattia

Mi sembra un po’ strano quelo che dici. A parte il fatto che tre quarti degli scrittori (precisiamo: romanzieri) scrivono solo per raccontare storie e non per farti la morale/discorso filosofeggiante, questo, per quel che posso dedurre, non è neppure un romanzo. Se non ha una trama, dei personaggi, uno svolgimento e una fine, non puoi chiamarlo romanzo. Eppure non è nemmeno un saggio perché non ne ha la struttura. Pare più un flusso di pensieri, un ragionamento.
Ok. Posto che sia un ragionamento dell’autore sulla questione ambientale: perchè lo spacciano per romanzo? Perché non è stato strutturato come saggio? E, soprattutto, questo Mauro Corona ha le competenze per trattare in modo serio l’argomento, lo ha studiato? Se sì, benino. Se no, perché dovrei pagare 18 (18!) euro per delle “riflessioni” che può fare anche il mio vicino?

#35 Comment By Giacomo On 21 settembre 2011 @ 18:15

@Tapiroulant and Kirijava

A questo punto sono curioso anche io. Perche’ io sono di Padova e non ho mai visto più di un paio di postapocalittici (namely La Strada e la trilogia della Genesi di Shannara).

Pero’ non vado da un anno in quella in centro, quindi sono curioso di vedere cosa sia arrivato sugli scaffali (e che per inciso non sembra essere arrivato all’altra Feltrinelli di Padova, almeno fino ad Agosto 2011)

#36 Comment By Ezra On 21 settembre 2011 @ 19:33

E dai Cecilia, un po’ di elasticità! Non eri tu quella che difendeva i “generi” letterari? E che cos’è? Adesso esistono solo saggi o solo romanzi? Prendi il discorso di Mattia per quel che c’è di vero, ovvero che esistono anche modi diversi di scrivere (modi che non vanno bene in senso assoluto se si vuole scrivere un fantasy, ma che vanno bene se si vuole scrivere, ad esempio, un pamphlet). Detto questo: sì, fa schifo che Mondadori chieda 18 euro per un centinaio di pagine (evidentemente i big fan pagano volentieri), ed è truffaldino che scrivano Romanzo se non lo è (se poi avessero scritto “romanzo fantasy” sarebbe stato da denuncia).

Per quanto riguarda Corona: non lo difendo. Ho apprezzato le sue due prime raccolte, ma appunto come “documento”, perché sapevo che era un boscaiolo-scultore e avevo interesse ad accedere a questo “mondo” dei boschi a me per lo più sconosciuto. D’altra parte libri come quello segnalato da Gamberetta (che ripeto, non si dovrebbe definire “romanzo”) non devono assolutamente essere scintifici (nel senso che dici: “ha studiato l’argomento?”) appunto perché non è né un saggio né un romanzo (sappiamo che anche i romanzi devono essere sostenuti da una profonda conoscenza dell’aergomento). Questo libro di Corona è un libro che ci parla di Corona e di niente altro: il suo pubblico (i “big fan” di Corona) non vuole che si sia “preparato” o che abbia “studiato il problema”, perché evidentemente è interessato non alla teoria, alla scientificità o alla fantasticità del tema, ma è interessato alla persona, a Mauro Corona, alle sue opinioni, ai suoi pensierini semplicini… e in questo senso libri del genere sono come le “memorie” scritte da qualche celebrità: non le leggi tanto per il valore letterario, ma per il valore che attribuisci alla persona. Ci si potrebbe chiedere perché tanta gente è interessata a Corona (anziché al tuo vicino di casa). Io credo, appunto, perché la sua è una biografia interessante (almeno, io la reputo tale). Che poi bisogna essere un po’ perversi a leggere tutto quello che scrive e partorisce (si sappia poi che Corona per contratto è obbligato scrivere non so quanti altri libri per Mondadori), dicevo, che poi ci sia gente perversa che vuol leggere tutto quello che scrive è vero (è vero che è perversa): ma si tratta appunto di quel “genere patologico” che viene definito “big fan”.

#37 Comment By Tapiroulant On 21 settembre 2011 @ 20:10

@Giacomo: L’unico altro che mi viene in mente è Io sono leggenda.

#38 Comment By Cecilia On 21 settembre 2011 @ 21:10

@Ezra

Ehilà! “Accetto” (manco dipendesse da me) senza problemi che il libri escano sia dalla narrativa che dalla saggistica. Il problema principale era che vene spacciato per una cosa che non è. Ci fosse scritto “Riflessioni sull’ambiente” di Mauro Corona, saremmo -quasi- a posto.

non devono assolutamente essere scintifici (nel senso che dici: “ha studiato l’argomento?”)

Non sono del tutto d’accordo. Documentarsi prima di dire stupidaggini è sempre un dovere, soprattutto se le tue opinioni le fai pagare. In caso contrario sarebbe come se io, poniamo, parlassi del rapporto tra l’esistenza di Dio e le leggi che regolano/hanno dato vita all’universo (argomento complesso a caso, su cui mi sto documentando adesso) senza mai essermi letta parecchi libri scritti da persone competenti. Sto spacciando aria fritta e sicuramente dirò stronzate.
Concordo che possa essere interessante sapere cosa pensano i propri idoli di alcuni argomenti, però non vorrei che mi sciorinassero i soliti luoghi comuni, vorrei delle opinioni ragionate. E per un’opinione ragionata uno deve informarsi.

Ecco tutto.

#39 Comment By Mattia On 21 settembre 2011 @ 21:51

Infinite Jest, DFW. La scopa del sistema, sempre suo. Espiazione, Ian McEwan (che non mi è piaciuto, a differenza di altri lettori). Le correzioni, Franzen. Ogni cosa è illuminata, Safran Foer.
I primi che mi sono venuti in mente.
Sono romanzi in cui la storia non ha grande importanza. La trama è assurda/incompleta, altre volte è banale e in Infinite Jest la storia praticamente non c’è, è costruita su duecento pagine di note fuori dal corpo della narrazione, DFW lascia tracce qui e là e tu non ci capisci NIENTE. Dico davvero. Sono usciti dei saggi e degli studi su Infinite Jest per capire cosa sia successo, perchè la storia è un’anti storia assurda. L’attenzione in tutti questi romanzi è fortemente incentrata sulla psicologia dei personaggi e sono arricchiti di riflessioni sulla vita. Inifnite Jest è uno dei romanzi più belli mai stati scritti, secondo me. E’ come se mi avesse ucciso (tirato sulla testa uccide sicuro, è un mattone di ragguardevoli dimensioni).
Non sono saggi e non sono storie pure. Sono romanzi con uno scopo diverso, qui certe tecniche narrative (come espresse in questo blog) sarebbero fuorvianti.
Le tecniche show don’t tell e simili sono vere, nel senso che hanno indubbia efficacia e sono vitali per una narrazione quantomeno decente. Per romanzi di un certo genere e con un certo scopo.

#40 Comment By D-Lord On 21 settembre 2011 @ 22:26

Ho letto Morte dell’erba e mi è sembrato molto bello, peccato solo che sia corto e alcune parti non siano state sviluppate di più. Fa sempre piacere scoprire che in mezzo a quello che chiamo vecchiume (il libro è del ’56) ci sono ancora delle belle opere che non risentono del tempo.
Già che ero in vena mi sono guardato Codice genesi (un film) e anche quello a parte i soliti buchi logici da film mi è piaciuto anche se non al livello del libro.
Oggi è stata una piacevole giornata post-apocalittica, se stanotte non dovessi dormire vorrà dire che le opere hanno fatto il loro dovere :D

#41 Comment By Cecilia On 21 settembre 2011 @ 22:33

@Mattia

Prendo atto che esistano libri del genere e li eviterò con attenzione. Quello (e come) che raccontano non è ciò che voglio da un libro.

#42 Comment By Ezra On 22 settembre 2011 @ 10:11

@Mattia
“Le correzioni” di Franzen HANNO una trama e una storia. Non puoi assolutamente mettere questo romanzo sullo stesso piano di “Infinite Jest”. Infatti “Le correzioni” sono il miglior esempio (io lo considero un capolavoro) di come anche oggi sia possibile scrivere qualcosa di simile ai “Buddenbrook” di Thomas Mann, cioè una storia (non frammenti di storie irrelati tra loro) ad ampio respiro che nel dipingere in modo unitario le vicende di una familia qualunque offre un affresco unitario della società contemporanea (e non ci sono nemmeno troppi pipponi filosofici). Personalmente considere “Le correzioni” il “romanzo americano” (molto meglio di “Pastorale americana” di Roth, per intenderci)

@Cecilia
Non so quali sono i tuoi “gusti” (cioè non so se ti piaccioni romanzi à la Mann, Dostoevskij, Tolstoj, etc) ma ti prego, non mettere “Le correzioni” sulla lista dei libri da evitare (a meno che un libro come “I Buddenbrook” non ti abbia fatto venire i crampi allo stomaco, chiaro)

#43 Comment By Mattia On 22 settembre 2011 @ 11:33

@Ezra
Non intendevo includere Le correzioni nei romanzi senza trama, ma in quelli il cui scopo non è una storia pura, con colpi di scena e capace di essere avvincente per quello che accade. L’attenzione è strettamente rivolta alla psicologia dei personaggi, che si fanno segoni mentali sulla loro identità e sul rapporto con l’altro. Non è una storia pura. Le correzioni è un romanzo con uno svolgimento riassumibile in poche righe. E qui le tecniche sono appunto diverse da quelle richieste per il fantastico.

#44 Comment By Ezra On 22 settembre 2011 @ 12:00

Ma questo blog mi pare piuttosto chiaro sull’uso di alcune tecniche narrative. Lo show don’t tell ad esempio è una regola ferrea per il fantasy non perché è così e basta (nel senso che si è deciso che per il fantasy funziona così), ma semplicemente perché ambientazioni e azioni devono essere mostrate e non raccontate (se si vuole scrivere bene, in modo che il lettore possa entrare nella storia). Il fantasy è soprattutto azione e ambientazione, in questo senso lo show don’t tell è una regola aurea e ferrea. Chiaro che in romanzi dove sono le introspezioni psicologiche e i dialoghi a farla da padrona lo show don’t tell è usato di meno: non perché lo si preferisce al raccontato ma perché c’è meno da mostrare (immagino, ma dovrei riprendere Infinite Jest, che anche Foster Wallace quando ha a che fare con ambienti e azioni preferisce mostrare invece che raccontare). Ecco, insomma: non è che nei romanzi borghesi (passami il termine) non si usano certe tecniche, semplicemente sono meno frequenti i “luoghi narrativi” in cui queste tecniche devono essere usate (sarebbe come dire che i testi teatrali sono la prova provata che lo show don’t tell si può non usare… ci credo è solo dialogo!). Almeno, credo sia così. Se magari Gamberetta o qualche esperto del blog può confermare o meno quanto detto, tanto meglio.

#45 Comment By Ezra On 22 settembre 2011 @ 12:15

@mattia
Quando ho parlato dello show don’t tell era per fare un esempio. Nessuno dice che tutti i romanzi devono essere pieni di azioni e accadimenti avvincenti, qui si dice che il fantasy è così caratterizzato e per questo abbisogna di regole precise. Regole che valgono anche per gli altri romanzi, quando in questi sono presenti momenti in cui l’azione, l’accadimento, l’ambientazione risulta essere decisiva.

#46 Comment By Mattia On 22 settembre 2011 @ 13:16

@Ezra
Concordo con te in tutto. Resta da vedere quindi che tipo di romanzo sia quello di corona. Ovvero il suo scopo. Se è una storia pura o un racconto per esprimere qualcosa di diverso dalla mera storia. Per il lettore, dipende da cosa cerca.

#47 Comment By Clio On 22 settembre 2011 @ 13:25

Così, a naso, non mi sembra un buon libro.
Se vuole essere un libro che mette in guardia sulla fine probabile e prossima del nostro sistema, allora fa troppe chiacchiere e il quadro proposto è irrealistico (studi scientifici seri sulla fine del nostro sistema e sull’esaurimento delle risorse abbondano, non è difficile documentarsi).
Se vuole narrare una storia (e magari tramite essa mettere in guardia), allora è scritto decisamente male.
Mi pare che non sia riuscito a scegliere tra il saggio e il romanzo, e che il risultato sia quanto mai deludente.

#48 Comment By Ezra On 22 settembre 2011 @ 13:42

@mattia
quello di Corona (come detto in precedenza) non è un romanzo. E’ un flusso di pensieri di un montanaro che si immagina come potrebbe sopravvivere l’umanità nel caso di una “fine del mondo”. E sempre dicevo che il lettore che consapevolmente acquista questo libro lo acquista perché vuole sapere cosa pensa Corona (non lo acquista né per la qualità letteraria, né perché crede di trovarsi di fronte a un esperto che scrive un saggio). Chi legge i libri di Corona li legge perché interessato alla persona (poi magari ci sarà chi dice che i suoi libri hanno un alto valore letterario, ma questo è un altro problema); come io che sono fan dei Pink Floyd (che ne so, dico a caso) magari compro il libro del chitarrista a prescindere dal valore letterario ivi contenuto. Credo che funzioni più o meno così. Poi c’è gente come Gamberetta che compra il libro perché legge “romanzo” e magari la quarta di copertina lo presenta come un “romanzo apocalittico” e si sente fregata…

#49 Comment By Cecilia On 22 settembre 2011 @ 15:22

Dostoevskij, Tolstoj

Non so, non li ho mai letti.
So già che mi dimenticherò i libri segnati da Mattia, ho una caterva di altra roba da leggere per preoccuparmene.
E sì, se sono tutti sulla falsa riga del “segoni mentali a palate e trama riassumibile in due righe”, decisamente non rientrano tra i miei gusti.

#50 Comment By MakKo On 22 settembre 2011 @ 15:24

@ Ezro

Al giorno d’oggi ci sono molti modi per divulgare le proprie opinioni e idee. Quello che stiamo usando noi adesso ne è un esempio.

Sfruttare la fama di un personaggio e fare pagare 18€ un centinaio di pagine perché “la gente vuole sentire quello che Corona ha da dire sull’inquinamento” a mio avviso è una porcata.
Poi è ovvio: chi pubblica è un furbo, chi compra è un fesso…

#51 Comment By france On 22 settembre 2011 @ 16:52

Che io sappia, Corona non è un romanziere, scrive più che altro saggi in merito alla perdita delle capacità manuali nella società odierna. Probabilmente questo è un saggio con tono discorsivo, è solo l’editore che avrà cercato di lucrarci scrivendoci in copertina “romanzo”.

#52 Comment By sommobuta On 24 settembre 2011 @ 12:57

Ieri notte da Marzullo c’era proprio Corona, che si è detto profondamente arrabbiato con la CE che ha stampato il libro proprio per il fatto che lui non ha scritto un romanzo, ma un pamphlet.

#53 Comment By Michele On 24 settembre 2011 @ 17:45

Buonasera. Io ho letto tutti i libri di Corona. L’ultimo l’ho lasciato a metà perchè troppo scontato. Francamente credo che l’editore abbia tentato il colpaccio vendendolo ad un prezzo esagerato (gli altri si trovano a sei/sette euro e sono ben più corposi e meritevoli). Come autore mi piace per il suo modo di essere e di porsi. Un po’ maledetto. Alcuni romanzi sono deludenti, altri si fanno leggere con piacere. Leggere con piacere, non come un corpo su cui eseguire un’autopsia. A volte si può fare. Ovviamente un elettricista che vede accendersi un albero di natale va a guardare se l’impianto elettrico è ben fatto. Un bambino resta a guardare incantato. A volte – e mi ripeto – si può leggere solo per il piacere di farlo. se poi non si prova piacere è colpa dell’autore non decente, ma forse potremmo ogni tanto lasciarci andare…. ciao

#54 Comment By Ezra On 26 settembre 2011 @ 18:06

E oggi su Fahrenheit (con la Lipperini) c’è Antonio Scurati che presenta il suo romanzo “apocalittico” intitolato “La seconda mezzanotte” (Bompiani 2011). A sentirne parlare mi pare pieno di cliché: in una Venezia apocalittica è allestita (in Piazza San Marco) una arena per il combattimento di gladiatori, e due di questi, un maestro e il suo allievo (chiamato Spartaco!!!), si ribellano e poi… Si aggiunga che “La strada” di McCarthy è stato definito come il “romanzo” che ha aperto la strada (sì, ha fatto il gioco di parole) a questo genere…

#55 Comment By Angra On 28 settembre 2011 @ 12:28

Corona è un personaggio, probabilmente chi lo legge cerca soprattutto identificazione con l’autore, indipendentemente dalle opere. Per questo motivo il fatto che la roba qui sopra l’abbiano pubblicata come romanzo non deve stupire, non le avranno dato neppure un’occhiata prima di mandarla in stampa. A proposito: una volta ho visto un servizio in TV su Corona, che sostiene di scrivere i suoi libri a mano su dei quaderni. Provateci un po’ voi, se siete capaci, a mandare a un editore un romanzo scritto a mano ^___^

#56 Comment By Paolo On 11 ottobre 2011 @ 12:16

Senza entrare nel caso specifico, ormai mi sembra, Gamberetta, che il tuo peggior nemico sia la non conformità ad una dottrina. Sei repulsa dal cambio di paradigma, tanto da non dare nemmeno atto della bontà di un tentativo in questa direzione.
Mi sono spesso scompisciato nella lettura del tuo blog e trovo evidente che delle tue recensioni, novantanove recensioni su cento colpiscono bersagli fin troppo immobili ed evidenti. Quindi, plauso generale.

Ultimamente però mi sembra che, fosse per te, i libri sarebbero scritti tutti allo stesso modo. A volte serve anche qualcuno che ingenuamente pensi in modo trasversale, che dia i natali a un prodotto magari tecnicamente mediocre ma inventivo e ispiratore.
Ripeto: non sarà questo il caso specifico, ma mi sembra che ormai tu sia talmente incancrenita sui tuoi punti di vista da non essere più in grado di fare distinzione tra “bravura” e “capacità”. Spesso coincidono, a volte no.
La maggior parte dei bambini sono bravissimi creativi, inventori e intrattenitori, pur mancando della capacità.

Credo sia un peccato, perchè come la troppa faciloneria o l’ignoranza, anche l’eccesso di zelo e la ricerca ansiosa di parametri oggettivi per l’interpretazione del gusto finscono per impoverire la scrittura (e l’arte in genere).

Attenta alla fissità funzionale.

Con rispetto e stima.
Paolo

#57 Comment By Rheba On 1 giugno 2012 @ 15:35

Questo libro è veramente un insulto a chi lo legge.
Da Harry Potter a libri di Hermann Hesse, sono davvero aperta a qualsiasi tipo di lettura, e questo di Corona l’ho iniziato ieri e l’ho finito 20 minuti fa. E’ penoso, non ce la facevo più: 3 sinonimi consecutivi a sottolineare concetti già ripetuti più volte in precedenza. Non è che serviva per arrivare a 160pagine?!? Alla fine leggevo a righe alterne, per quanto non ne potevo più! E fortunatamente non ci ho speso dei soldi…

#58 Comment By Scara On 24 ottobre 2012 @ 03:14

Ho letto 10 pagine poi non ce l’ho più fatta ad andare avanti. Un inforigurgito senza ne capo ne coda. Una merda illeggibile.

#59 Comment By Serbelloni_Mazzanti On 11 marzo 2013 @ 11:40

ieri ho cominciato a leggere La morte dell’erba e (casualità) oggi sono arrivato su questa pagina

che dire, mi son bevuto il 35% del libro in una sera (perdonatemi ma il kindle non ha la numerazione delle pagine)

era da cormac mccarthy (grazie Gamberetta) che non mi capitava

BELLISSIMO!!!! e drammaticamente attuale nonostante siano passati 57 anni…

#60 Comment By Mekhet On 25 aprile 2014 @ 21:28

Scusate se tralascio momentaneamente la scrittura e lo stile (che, da quei due brani, sono davvero orribili) ma… No. Semplicemente, no.
Sarò ipersensibilizzato io che studio matematica, forse, ma ritengo che se vuoi scrivere di temi del genere un minimo di competenza e di conoscenze, anche per rispetto verso i tuoi lettori. Perché se io, lettore, apro e leggo che l’energia elettrica “è finita” prendo, lo mollo lì e mi sento profondamente offeso.
Il petrolio e il carbone sono risorse, quelle possono sì finire, ma l’energia elettrica, lo dice il suo stesso nome, energia, e non può fisicamente essere messa da parte e accumulata, quindi non può “finire”, possono al massimo non esserci più mezzi per produrla (e non m’importa che il risultato finale sembri lo stesso in entrambi i casi, uno solo dei due è corretto, punto).
Almeno ha la decenza di correggere un minimo il tiro dicendo che un minimo di corrente c’è ancora. Non è abbastanza, ma forse lo si potrebbe apprezzare per l’impegno. Non fosse che, nel farlo, commette un secondo errore dicendo che si trova “Laddove l’acqua fa girare le turbine”, ignorando quindi, tra le altre cose, che esistono altre fonti rinnovabili (e non solo, avete mai sentito parlare di energia nucleare?).
Potrà sembrare pedanteria, ma se vuoi scrivere un libro (decente, neanche buono) su un tema simile un minimo di competenze e informazioni devi averle, e devi saper pensare a come andrebbero le cose nella realtà, non come ti piacerebbe per far passare le tue idee (vuoi che non si produca più energia elettrica? Puoi farlo, ma devi inserire tu un elemento fantastico che lo faccia accadere, non puoi dare per scontato che succeda solo perché sei troppo pigro per far sì che sia diverso).
Mancano le competenze di base, non c’è una buona scrittura a renderlo sopportabile, e il tutto sembra essere fatto per spacciare messaggi fin semplicistici (l’idea che l’uomo non sappia più usare le mani messa così fa squallidamente moralismo già visto, e stendiamo un velo pietoso su quel “Sacramento, non sappiamo più usare le mani”), insomma, da quel che emerge in queste poche righe la scrittura obbrobriosa potrebbe addirittura essere il meno.


URL dell'articolo: http://fantasy.gamberi.org/2011/09/19/la-fine-del-mondo-storto/

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