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Libri come se piovesse

Pubblicato da Gamberetta il 2 settembre 2009 @ 11:29 in Libri,Links,Segnalazioni,Straniero | 178 Comments

EDIT del 29 Aprile 2012. Purtroppo library.nu, ex gigapedia, ha chiuso definitivamente.


Un’altra Segnalazione un po’ particolare per un sito che esiste da anni ma che ha avuto una crescita esponenziale negli ultimi mesi, tanto da diventare una delle fonti più interessanti per procurarsi ebook: gigapedia. (EDIT: gigapedia si è trasferita sul nuovo dominio library.nu).

Il logo di gigapedia
Il logo di gigapedia

gigapedia, al momento in cui scrivo, indicizza e rende disponibili per il download 549.523 (cinquecentoquarantanovemilacinquecentoventitré) libri, compresa una piccola percentuale di audiobook e documentari.
Non stiamo parlando del Progetto Gutenberg o del Progetto Manuzio o di Google libri: su gigapedia si trovano quasi esclusivamente libri coperti da copyright e forniti in versione completa.

gigapedia è un sito in particolare dedicato alla saggistica e in questo ambito la fanno da padrone i libri di argomento storico e informatico. Tuttavia, rovistando tra i testi di critica letteraria e di narrativa, c’è di che sbizzarrirsi.

Qualche esempio di quello che si può trovare su gigapedia, spulciando qui e là:

Copertina di Historical Dictionary of Fantasy Literature Historical Dictionary of Fantasy Literature di Brian Stableford (The Scarecrow Press, 2005).
Un’enciclopedia di autori e tematiche fantasy. Non un’opera così monumentale come la The Encyclopedia of Fantasy di John Clute e John Grant, ma ugualmente vi si trovano nomi e spunti degni di interesse.
Copertina di Schrodinger's Rabbits Schrödinger’s Rabbits – The Many Worlds of Quantum di Colin Bruce (Joseph Henry Press, 2004).
Un testo introduttivo alla meccanica quantistica che propugna l’interpretazione di Oxford. Ne aveva già parlato Silvia. In copertina ci sono dei coniglietti!
Copertina di Kinematic Self-Replicating Machines Kinematic Self-Replicating Machines di Robert A. Freitas Jr. e Ralph C. Merkle (Landes Bioscience, 2004).
Un altro serioso saggio scientifico con in copertina dei coniglietti! Questa volta si parla di robotica e di macchine in grado di auto replicarsi.
Copertina di Robot Ghosts and Wired Dreams Robot Ghosts and Wired Dreams – Japanese Science Fiction from Origins to Anime di Christopher Bolton, Jr. & amici (University of Minnesota Press, 2007).
Una serie di saggi che tracciano la storia della fantascienza giapponese da inizio secolo ai giorni nostri. Affascinante per gli appassionati di cultura nipponica e per gli appassionati di fantastico in generale.
Copertina di Shadows of the New Sun Shadows of the New Sun – Wolfe on Writing / Writers on Wolfe a cura di Peter Wright (Liverpool University Press, 2007).
Una serie di interviste a Gene Wolfe (il celebre autore del ciclo del Nuovo Sole) e una serie di brevi saggi e articoli dello stesso Wolfe. Per i fan di Wolfe.
Copertina di Icons of Horror and the Supernatural Icons of Horror and the Supernatural – An Encyclopedia of Our Worst Nightmares a cura di S. T. Joshi (Greenwood Press, 2006).
Una raccolta di saggi che analizzano le figure più popolari della narrativa e del cinema horror: dall’alieno al vampiro, dallo zombie al licantropo, dalla strega ai mostri marini. I due volumi in un unico file!
Copertina di Six-legged Soldiers Six-legged Soldiers – Using Insects as Weapons of War di Jeffrey A. Lockwood (Oxford University Press, 2008).
Gli insetti sono stati usati nel corso della storia durante le guerre per gli usi più svariati: dalla tortura dei prigionieri a strumento di diffusione per armi biologiche. A me gli insetti fanno schifo, così ho letto il libro di Lockwood con morbosa fascinazione – e per giorni ho avuto la sensazione di avere piccoli ragni o vermi tra i vestiti. UAU!
Copertina di On SF On SF di Thomas M. Disch (University of Michigan Press, 2005).
Una raccolta di saggi, recensioni e articoli di Thomas M. Disch, il famoso scrittore di fantascienza da poco scomparso. Non sempre sono d’accordo con le opinioni di Disch, ma almeno sono opinioni che dimostrano un minimo di intelligenza, merce rara tra gli scrittori italiani.

Copertina di Ether Ether – The Nothing that Connects Everything di Joe Milutis (University of Minnesota Press, 2006).
Un saggio filosofico dedicato all’etere, con riferimenti che spaziano da Edgar Allan Poe e Mesmer fino a Evangelion. Cultura che cola da ogni pagina!

Copertina di Writing Fantasy & Science Fiction Writing Fantasy & Science Fiction di Lisa Tuttle (A&C Black, 2005).
Un manuale di scrittura per aspiranti autori di fantasy e fantascienza. Lo segnalo tanto per cambiare rispetto al solito Gerrold o Scott Card.

Potrei continuare ed elencare centinaia se non migliaia di titoli interessanti: saggi dedicati a questo o quell’altro autore, manuali di scrittura e di stile, testi scientifici e filosofici. Ce n’è per tutti i gusti, basta avere la pazienza di cercare.

Anche se gigapedia non è il sito migliore per recuperare narrativa, comunque si trovano lo stesso opere degne di download, per esempio:

Copertina di The City & The City The City & The City di China Miéville (Del Rey, 2009).
L’ultimo romanzo di Miéville. L’autore abbandona il mondo bizzarro di Bas-Lag, per scrivere una sorta di giallo surreale ambientato in due città che hanno una curiosa caratteristica in comune. Miéville ha sempre dimostrato notevole fantasia, ma in quanto a stile lascia molto a desiderare, tanto che a tratti la lettura dei suoi romanzi diventa faticosa. Però dall’ultima volta magari ha imparato a scrivere! The City & The City proverò a leggerlo.
Copertina di The Last Wish The Last Wish di Andrzej Sapkowski (Gollancz, 2008).
La raccolta di racconti con la quale ha esordito lo scrittore fantasy polacco Sapkowski, diventato famoso all’estero grazie al successo del videogioco The Witcher, basato sulle sue opere.
I racconti parlano di Geralt, un cacciatore di mostri addestrato fin dall’infanzia all’arduo compito. L’ambientazione è pseudomedievale, dunque non precisamente di mio gusto, ma meglio di gnente. Inoltre è stimolante esplorare autori che non siano anglosassoni o italiani.
Copertina di The Secret History of Moscow The Secret History of Moscow di Ekaterina Sedia (Prime Books, 2007).
Secondo romanzo dell’autrice russa (ma scrive in inglese) Ekaterina Sedia. Galina, la protagonista, si trova invischiata con il lato segreto di Mosca, dove la storia è scritta da creature fantastiche e spaventose. Urban fantasy al confine con il new weird.
Copertina di Satan Burger Satan Burger di Carlton Mellick III (Eraserhead Press, 2001).
Il più venduto romanzo di Mellick, il principale esponente della corrente letteraria della Bizarro Fiction. Un romanzo allucinato e bizzarro, così sopra le righe che in Alaska un tizio venne arrestato per aver prestato Satan Burger a un minorenne.

Usare gigapedia

Alcuni consigli per utilizzare al meglio il sito.

Icona di un gamberetto Innanzi tutto occorre registrarsi (è gratis), altrimenti non si possono vedere i link ai libri, né si può leggere o commentare sul forum.

Icona di un gamberetto Lo strumento principale per navigare tra i libri è la ricerca. È importante leggere la pagina di aiuto, perché certe funzionalità del motore di ricerca di gigapedia non sono né intuitive, né standard.

Icona di un gamberetto I file non sono ospitati direttamente sui server di gigapedia, ma forniti attraverso servizi esterni, tipo rapidshare.com. Normalmente per ogni libro sono offerti più link, se possibile è meglio scegliere i file presenti su ifile.it, perché questo sito non ha limiti di traffico, né tempi di attesa.

Icona di un gamberetto I file sono quasi sempre compressi. Il formato più diffuso è lo .zip, seguito dal .rar e dal .tar.gz. La soluzione più semplice per gestire questi archivi è procurarsi una copia di RAR/WinRAR dal sito del produttore. Si può usare senza remore la versione trial, che non ha limitazioni rispetto allo scompattare gli archivi.

Icona di un gamberetto In alcuni casi i libri sono forniti come una serie di PDF, uno per pagina. È un formato leggermente fastidioso, ma non è difficile usare un programma freeware, come questo o questo, per mettere assieme i vari PDF in un unico file.

Icona di un gamberetto Infine bisogna tener presente che 500.000 volumi possono sembrare tanti, ma sono una goccia minuscola nel mare di carta che si stampa ogni anno nel mondo. Perciò è molto probabile che il libro che si sta cercando, non lo si troverà! chikas_pink55.gif

gigapedia e lettori di ebook

Il livello di “amicizia” tra gigapedia e gli attuali lettori di ebook è così così. Il problema fondamentale è che buona parte dei libri (a occhio direi un 70%) sono in formato PDF A5. Non è un formato così balordo come l’A4, ma rimane una pagina troppo grande perché la si riesca a leggere con comodità su uno schermo da 5 o 6 pollici, qual è lo schermo dei lettori ebook più economici in commercio. Ci si può arrabattare convertendo il PDF, ma non sempre i risultati sono decenti.
Viceversa se si ha la fortuna di possedere un lettore ebook con schermo più grande – stile Kindle DX con i suoi quasi 10 pollici – non ci saranno difficoltà a consultare tutti i libri presenti su gigapedia.
Diciamo che siamo a uno-due anni di distanza dall’ottimo, quando i lettori di ebook con schermo grande probabilmente costeranno quanto gli attuali lettori con schermo ridotto.

iRex DR1000
L’iRex Digital Reader 1000 ha uno schermo da 10,2 pollici. Peccato costi uno sproposito

A proposito di lettori di ebook: secondo uno studio del Cleantech Group, l’uso di questi lettori potrebbe contribuire a ridurre le emissioni di anidride carbonica, anche prevedendo una diffusione a livello globale modesta (circa 14 milioni di unità in tutto il mondo entro il 2012).
L’attuale industria editoriale spreca energia e inquina in maniera abominevole: i soli Stati Uniti nel 2008 hanno abbattuto 125 milioni di alberi per far fronte al fabbisogno di carta. Perciò, se avete a cuore l’ambiente, lasciate stare i libri di carta e usate gli ebook!

Considerazioni filosofiche

Icona di un gamberetto La prima considerazione è che vale la pena conoscere l’inglese. Lo sforzo di imparare a leggere in inglese è compensato dall’avere a disposizione una varietà sterminata di opere (gratuite). Se poi si intende scrivere con serietà, conoscere l’inglese diviene un obbligo: non si può aspettare – spesso in eterno – che saggi e romanzi interessanti vengano tradotti. Senza contare che il lavoro di documentazione su un qualunque argomento per un romanzo diviene dieci volte più facile se si possono consultare testi in inglese.

Icona di un gamberetto La seconda considerazione è che mi pare sempre più ovvio che non c’è modo di evitare la “pirateria”. Perciò case editrici, autori, librai e chiunque sia interessato ne deve prendere atto. Per rendersi conto di quanto sia folle pensare che si possa imporre il rispetto dell’attuale regime sul diritto d’autore, basti pensare a questo fatto: un ebook non è nient’altro che un numero, ed è un pochino difficile censurare i numeri.
Mi spiego meglio: un ebook è un file, ovvero una sequenza di byte. Un byte non è altro che un numero compreso tra 0 e 255. Dunque possiamo vedere un ebook come una serie di cifre una dietro l’altra. Una serie di cifre una dietro l’altra è un numero intero positivo. Certo un numero lunghissimo, un numero astronomico, un numero più grande del numero di atomi nell’Universo. Non ha importanza, dato che questi numeri non li dobbiamo gestire noi ma i computer, e per i computer attuali è una passeggiata, come per noi contare fino a cinque.
Perciò, come si può ragionevolmente credere di poter vietare alle persone di comunicarsi numeri ? Si imporranno delle regole per vietare che l’aritmetica si occupi di numeri troppo grandi, numeri che potrebbero – oh Dio, no! – rappresentare il testo di un libro?
L’informazione digitale, in quanto astrazione numerica, non può essere gestita nella stessa maniera delle merci fisiche. Magari i cultori del copyright potrebbero capirlo una buona volta e piantarla di cercare di rimettere la maionese nel tubetto già spremuto.
Ma questo è un blog democratico, segnalo perciò oltre all’articolo Sul Copyright, anche due libri che sostengono idee diametralmente opposte alle mie. Naturalmente i libri in questione sono disponibili su gigapedia, per la gioia degli autori!

Copertina di The Cult of the Amateur The Cult of the Amateur – How Today’s Internet is Killing our Culture di Andrew Keen (Currency, 2007).
Keen è un mentecatto e il suo “saggio” contiene una marea di errori oggettivi, tanto che Lessig ha preparato un wiki apposito per evidenziarli tutti. Comunque la tesi di Keen è che la disponibilità gratuita di musica, video, notizie, ecc. porterà al collasso dell’economia, alla morte della cultura e all’avvento del comunismo.
Il libro di Keen è stato tradotto in italiano con il titolo Dilettanti.com, l’editore è De Agostini. NON COMPRATELO.
Copertina di Digital Barbarism Digital Barbarism – A Writer’s Manifesto di Mark Helprin (Harper, 2009).
Helprin è uno scrittore, è autore anche di romanzi di narrativa fantastica. In questo suo di “saggio”, oltre a condividere le idee di Keen sulla morte della cultura, sull’avvento del comunismo, e su Wikipedia – istituzione maligna, destinata a condurre il genere umano all’estinzione –, Helprin propone la sua ricetta: la durata del copyright dovrebbe essere estesa in eterno. Semplicemente gegnale!

Icona di un gamberetto La terza considerazione è che la distribuzione tradizionale basata su librerie / centri commerciali / edicole / biblioteche è obsoleta. Personalmente non entro in una biblioteca da un paio d’anni e in una libreria dal Natale scorso.
Questo è un punto delicato. Prendiamo la televisione: è giusto protestare per l’invadenza della pubblicità, per il cattivo gusto di certi programmi o per la faziosità dei telegiornali? Be’, sì. Ma serve a qualcosa? Secondo me, no. Perché sono problemi non legati ai contenuti, ma al mezzo stesso. Sono problemi dovuti al fatto che la televisione deve indistintamente piacere a milioni di persone e spingerli ad acquistare i prodotti reclamizzati.
Dunque la reale soluzione è spegnere la televisione. Se vuoi vedere un film, telefilm, cartone animato, documentario, ecc. lo scegli con calma, lo scarichi e lo guardi (senza pubblicità). Non c’è mai una buona ragione per accendere la televisione – o per sorbirsi la pubblicità.
Ritorniamo all’editoria: c’è una buona ragione per entrare in una libreria ed essere soffocati da pile di romanzi di Licia Troisi, Stephenie Meyer, Paolini & soci – mentre Mellick, Ekaterina Sedia o Andrzej Sapkowski te li sogni? E la risposta è no.
Dunque la reale soluzione non è cercare di stimolare qualità nell’industria editoriale, è fregarsene dell’industria editoriale. Fregarsene del marketing, delle copertine, delle copie vendute e di tutta la melma commerciale.
Mi rattrista – mi piacerebbe che una persona entrasse in una libreria e trovasse solo bellissimi romanzi di eccelsa qualità –, ma mi sono convinta che sia una battaglia persa in partenza, come con la televisione.
Più utile invece spingere gli ebook e la cultura della condivisione. Che tra l’altro rende molto più felici! Frugare in gigapedia (o su emule o tra i siti di torrent o presso altri luoghi della Rete) è come visitare le bancarelle dei libri usati. Solo che i libri sono nuovi. Sono gratis. Non pesano a portarli. E le bancarelle si estendono per decine di chilometri.

Il finale a sorpresa

Oltre 500.000 libri a portata di mouse. In pochi secondi il volume scelto può essere nel lettore di ebook, pronto a essere letto. Ma ne vale la pena? Passi per la saggistica, in fondo impari qualcosa. Ogni tanto. Ma la narrativa? La narrativa di qualità discutibile?
Una delle frasi fatte che sento più spesso suona più o meno così: “Twilight o i romanzi di Licia Troisi saranno pure brutti, ma è meglio per una ragazzina leggere un libro piuttosto che perdere tempo con la playstation”.
Sarà vero? Io non so che effetto neurologico abbiano i libri della Meyer o quelli della Troisi. Ho il forte sospetto che provochino danni cerebrali, tuttavia è una posizione dibattibile. Viceversa per quanto riguarda i videogiochi qualche studio scientifico è stato svolto, per esempio è molto curioso questo:

 Playing an Action Video Game Reduces Gender Differences in Spatial Cognition di Jing Feng, Ian Spence, e Jay Pratt.

I ricercatori dell’Università di Toronto hanno dimostrato che basta passare poche ore con un videogioco d’azione per avere dei miglioramenti misurabili nella capacità di risolvere determinate categorie di problemi (come l’MRT – Mental Rotation Task, la capacità di ruotare mentalmente figure geometriche). Ancora più interessante, sono le ragazze ad avere particolare beneficio dai videogiochi. L’addestramento con i videogiochi è in proporzione più utile per le ragazze che non per i maschietti.
Ma non è finita! Non tutti i videogiochi funzionano. Funzionano i videogiochi d’azione e nel caso specifico è stato usato Medal of Honor: Pacific Assault, un FPS di quelli dove occorre sparare a chiunque ti capiti a tiro. Proprio il tipo di gioco che i cultori del Sacro Libro indicherebbero come diseducativo.
E c’è un ultimo particolare goloso: più giochi, più beneficio hai! Al diavolo la solita manfrina del “va bene, ma basta che non esageri”!

Perciò la Vera Risposta non sono le librerie, né gigapedia, la Vera Risposta è buttare i libri e giocare a Doom, Wolfenstein, Call of Duty, BioShock e Crysis, perché si diventa più intelligenti!

Uno screenshot da Medal of Honor: Pacific Assault
Uno screenshot da Medal of Honor: Pacific Assault. È così che si diventa più intelligenti, non leggendo stupidi libri!


178 Comments (Mostra | Nascondi)

178 Comments To "Libri come se piovesse"

#1 Comment By Lo Zeno On 2 settembre 2009 @ 12:18

Alcuni lettori di eBook, grazie agli ultimi firmware, riescono a migliorare notevolmente la visualizzazione dei PDF: utilizzano il reflow del testo per riadattare il testo alla pagina senza rimpicciolire il font.
Non è una funzione disponibile per qualsiasi PDF, ma sui pochi PDF che ho preso da gigapedia ha sempre funzionato sul mio HanLin.

Mi pare che la funzione del reflow sia disponibile sull’Hanlin, sui nuovi Sony e sul reader della Foxit, ma credo che anche le altre marche si stiano adeguando in fretta.

#2 Comment By Tapiroulant On 2 settembre 2009 @ 13:46

Molto interessante *-*
Vedrò di farci un salto oggi stesso, iscrivermi e tutto il resto. Vorrei farti un solo appunto, riguardo alle tue considerazioni filosofiche sulla follia di rendere illegale la distribuzione e la possessione di determinate sequenze di cifre. In realtà, per un cultore del copyright che volesse mettersi a discutere con te, avrebbe gioco facile. Basta dire che non si vietano i numeri in sé, ma soltanto quelle particolarissime sequenze di cifre che riproducono documenti protetti da copyright. Poiché ciascuno di quei numeri è ‘individualizzato’ (ehi! Quello è proprio il numero corrispondente al .doc di Twilight!), è possibile individuarlo e vietarlo.
Direi che, circa la demenza della legge sul copyright, le considerazioni di ordine pratico sono un po’ più stringenti di quelle di ordine filosofico.

#3 Comment By Angra On 2 settembre 2009 @ 14:17

Con i ritmi di crescita attuali, la pioggia diventerà presto un’alluvione, e l’ondata di piena coglierà nel sonno gli editori nostrani ^__^

#4 Comment By Tapiroulant On 2 settembre 2009 @ 14:23

Credo che gli editori nostrani siano completamente disinteressati alla pubblicazione della maggior parte dei libri che stanno in gigapedia.

#5 Comment By Fos87 On 2 settembre 2009 @ 14:47

Gli editori nostrani, se fossero un pelo furbi, cercherebbero di integrare le attuali pubblicazioni nostrane con quelle di pdf.

#6 Comment By Scatcat On 2 settembre 2009 @ 15:32

Fantastico! Io adoro i saggi, e “The cult of amateur” lo avevo visto in libreria, in italiano, e stavo attendendo pazientemente che arrivasse nelle biblioteche locali.
Tra l’altro sapere l’inglese è utile anche per gli amanti dei libri tradizionali: per motivi a me ignoti l’edizione inglese costa spesso la metà di quella italiana (per esempio “Bad science” costa 12 euro in inglese e 22 in italiano_edito da Mondadori).

#7 Comment By uriele On 2 settembre 2009 @ 15:55

@Scatcatt: Ci sono i costi di traduzione (non sempre si puó tradurre tutto letteralmente), la correzione delle bozze tradotte, il secondo editing del testo, il costo dei diritti pagati alla casa editrice.
In un libro in inglese invece paghi direttamente la casa editrice inglese, senza tutto il lavoro extra. Quando la lingua é accessibile é quasi sempre conveniente acquistare il testo originale

#8 Comment By Mariano On 2 settembre 2009 @ 16:03

@ Tutti
@ Gamebretta

Gamberetta, ho scaricato The nothing etc etc, quello sull’etere.
Ma è criptato!!!
Ora, non mi va di scaricare il programmino per far saltare le password.
Altro metodo?

#9 Comment By Gamberetta On 2 settembre 2009 @ 16:15

@Tapiroulant.

Basta dire che non si vietano i numeri in sé, ma soltanto quelle particolarissime sequenze di cifre che riproducono documenti protetti da copyright.

Ok, dunque parlare del Numero-Twilight + 1 va bene? Perché poi basta togliere 1 e hai di nuovo Twilight. O vuoi vietare tutti i numeri che possono rappresentare i romanzi, e tutti i numeri che possono rappresentare i romanzi +1? E +2? -1? +3? +4?
Non puoi impedire la diffusione di una particolare informazione digitale, a meno di vietare del tutto qualunque diffusione di informazione digitale.

@Mariano. pass: gigapedia.org
È scritto chiaro nella pagina con i link.

#10 Comment By Pelopida On 2 settembre 2009 @ 16:21

Mah, non è per fare la solita polemica, però ci sono un paio di punti a mio parere molto discutibili.
Tu in pratica dici che Meyer, Troisi e Paolini fanno schifo, mentre Mellick, Ekaterina Sedia e Andrzej Sapkowski ecc. sono scrittori molto bravi ed è un’ingiustizia che non vengano proposti anche qui in Italia. Ma non ti sembra di trascurare un po’ il fatto che magari c’è qualcuno a cui piacciono Meyer & co. (personalmente a me dei 3 ke hai nominato mi piace solo Paolini, anche se Brisingr, l’ultimo libro, era una mera e orrenda trovata commerciale per fare più soldi) e non gli piacciano affatto Mellick & co.?
Il mondo è un arcobaleno: ognuno di noi ha dentro di se dei colori diversi. c’è a chi questo piace e a chi non piace. Punto. è questione di gusti.
Poi, per quanto riguarda quello che dici sulla televisione e sul fatto che tutto può essere visto tramite il pc… si è vero, ma (non so, forse sono io che sono fatto un po’ strano) a sembra che le cose viste in tv siano più godibili… se c’è qualcosa che vuoi vederti alla tv devi sapere il canale giusto, la data e l’orario giusto e sai che passerà chissà quanto tempo prima che lo facciano vedere di nuovo (anke se ti do ragione: la pubblicità è proprio la piaga dell’umanità!), mentre con il pc puoi avere sempre tutto e subito… insomma, non c’è gusto…
E per quanto riguarda il finale a sorpresa, temo di non aver capito il punto XD

#11 Comment By Mariano On 2 settembre 2009 @ 17:05

@ Gamberetta

Sob! Hai ragione. Che sbadato!
Grazie 1000!

@ Pelopida

Da come parli sembri nuovo del blog…
La tv non trasmette molti programmi, e molti film che neanchesono tradotti in italiano e nonlo saranno mai…Se poi mi parli di “de gustibus disputandum non est”, allora grazie…!:D
Inoltre: il finale a sorpresa é un titolo ironico, perché dopo aver parlato per tutto il post di libri, dichiara senza mezzi temrini che i videogiochi sono meglio.

Santa Intelligenza Aiutaci Tu! :P

#12 Comment By gugand On 2 settembre 2009 @ 18:35

Ottimo sito. :)
Riguardo il Winrar: preferisco usare IZarc o 7Zip. Sono freeware e aprono tutti i formati conosciuti. Io a gente che vende programmi cerco di non dar loro nemmeno la soddisfazione di prendere i loro prodotti shareware o trial se esiste qualcosa di equivalente freeware o open source.

#13 Comment By Pede On 2 settembre 2009 @ 18:51

Come sempre mi trovo d’accordo con te Gamberetta, e sono pienamente favorevole sul fatto che i videogiochi, molte volte, sono assolutamente più utili dei libri.
Ogni volta mi rodo il fegato tentando di spiegare alla gente che ai giorni nostri è sbagliato denigrare i videogiochi archiviandoli come “passatempo” per ragazzini stupidi e che non vogliono studiare.
Io ho giocato a Bioshock, ed è stata forse l’esperienza videoludica migliore che io abbia provato.
La poesia di Rapture e dei suoi personaggi annichilisce i libri della Meyer, della Troisi e di Paolini, e prova che sono loro ad essere un inutile passatempo per bambini privi di cervello.
Ma, purtroppo, il mondo gira sempre dalla parte sbagliata …

#14 Comment By Anna On 2 settembre 2009 @ 19:36

Per l’inglese, purtroppo ancora non riesco a leggere per bene anche se sto cercando di imparare…
Secondo te qual’è il modo più veloce per riuscirci?
Perchè ho sensazione che, se aspetto che me lo insegnino i prof, non ci riuscirò prima dei prossimi due secoli xD

#15 Comment By Pelopida On 2 settembre 2009 @ 20:31

@Anna:
Per imparare l’inglese, che al giorno d’oggi è fondamentale per qualsiasi cosa, ci sono vari metodi. Puoi trasferirti direttamente in Inghilterra; puoi studiarlo a casa per conto tuo o con un professore o seguendo corsi. Oppure puoi giocare ad un videogioco (visto che siamo in tema ^^) online
e andare in un server dove la comunità parli inglese; ti assicuro che può funzionare se vuoi imparare questa lingua

#16 Comment By Mauro On 2 settembre 2009 @ 20:52

Per aprire i RAR, senza usare la versione di prova di WinRAR si può andare su 7-Zip: è gratuito e gestisce parecchi formati.

P.S.: “cinquecentoquarantanovemilacinquecentoventitré” va accentato.

#17 Comment By il MALE di internet On 2 settembre 2009 @ 22:41

Suggerirei di sostituire Bioshock, che mi ha fatto potentemente schifo, con Gears of War2, che invece e’ un gran gioco che fa diventare piu’ intelligenti.

Ho passato meta’ di Bioshock nel risolvere puzzle con tubi e scattare foto invece che sparare a tutto quello che si muove.

No, veramente, non sono sarcastico. Bioshock mi ha fatto schifo.

#18 Comment By Tapiroulant On 3 settembre 2009 @ 00:12

@Gamberetta:

Ok, dunque parlare del Numero-Twilight + 1 va bene? Perché poi basta togliere 1 e hai di nuovo Twilight. O vuoi vietare tutti i numeri che possono rappresentare i romanzi, e tutti i numeri che possono rappresentare i romanzi +1? È +2? -1? +3? +4?

Ovviamente si può vietare solamente il Numero Twilight, qualsiasi altra soluzione non sarebbe pratica e non avrebbe senso. Certo, un simile provvedimento può fare ben poco contro la diffusione del romanzo; e certo, la diffusione non si può fermare a meno di adottare un sistema di censura sistematica modello Cina (e non so nemmeno se quello sarebbe sufficiente). Né interessa; giacché i paladini del copyright ne fanno una questione di principio, più che di efficacia. Tu non devi possedere l’informazione numerica corrispondente a Twilight: punto.
E vabbé!

#19 Comment By ThN1saHead On 3 settembre 2009 @ 01:36

Ok, dunque parlare del Numero-Twilight + 1 va bene? Perché poi basta togliere 1 e hai di nuovo Twilight. O vuoi vietare tutti i numeri che possono rappresentare i romanzi, e tutti i numeri che possono rappresentare i romanzi +1? È +2? -1? +3? +4?

Ti lancio un paio di spunti di riflessione ulteriore, senza voler per questo esprimere un parere:

Il primo è il fatto che sommando numeri inferiori a 255 al numero da te citato, vai ad alterare solo gli ultimi due caratteri della stringa (ok, c’è anche la possibilità di riporto, che potrebbe estendere il cambiamento, ma dubito che un qualunque romanzo finisca con una lunga serie di y sovrastate da puntini), quindi l’opera resterebbe sostanzialmente inalterata, salvo per un piccolo errore di stampa. Le leggi sul copyright prevedono che una copia contraffatta sia considerata tale anche in presenza di errori di stampa.

Consideriamo l’ipotesi che io vada a ristampare un libro cambiando solo i nomi dei personaggi, ma lasciando inalterato tutto il resto: andrei a commettere un plagio. Se poi vado ad eseguire una serie di modifiche, cambiando di volta in volta una sola parola fino ad ottenere un romanzo completamente diverso, quando ho smesso di infrangere il copyright? Ci ritroviamo a voler rispondere alla domanda sul mucchio di grano: ovvero dopo l’aggiunta di quale chicco un mucchio di grano diventa tale?

Un altro spunto è dato da una tecnica curiosa che permette di scambiare informazioni protette da copyright senza commettere reato (forse, dal momento che la questione è terribilmente controversa): genero un numero casuale esprimibile con un numero di bit grande quanto quello del Numero-Twilight ed eseguo l’operazione di XOR logico bit-per-bit tra il numero da me generato e quello che codifica il libro, ottenendo un terzo numero di grosse dimensioni. A questo punto ti trasmetto questo numero: non sto infrangendo nessuna norma in quanto questo risulta essere del tutto casuale (la tecnica di XOR con una maschera è una tecnica come un’altra per generare numeri casuali), quindi ti mando il numero casuale da me generato all’inizio (e anche qui non vado ad infrangere nessun copyright), tu metti di nuovo insieme con uno XOR i due numeri e voilà salta di nuovo fuori il romanzo di partenza. La domanda è: dal momento che ho trasmesso solo numeri casuali, ho infranto copyright?

Si tratta, certo, di un argomento ricco di spunti.

#20 Comment By Angra On 3 settembre 2009 @ 08:08

@ThN1saHead, Gamberetta:

Bisogna distinguere l’informazione dalla sua codifica. Basta zippare un file per ottenere una codifica completamente diversa, ma l’informazione rimane identica. Il problema semmai si può ribaltare così: data una sequenza (semi)casuale abbastanza lunga (nel senso che contiene abbastanza informazione), è possibile trovare una decodifica per la quale quella sequenza casuale diventa Twilight, e allora siamo di nuovo nel caso ipotizzato da Gamberetta: bisogna vietare tutte le sequenze (semi)casuali.

#21 Comment By Angra On 3 settembre 2009 @ 08:11

Aggiungo però: il legislatore discorsi come questi nemmeno se li sogna, e anche in caso contrario gliene fregherebbe meno di zero.

#22 Comment By Annaf On 3 settembre 2009 @ 11:51

Sito veramente interessante e ho già scaricato un paio di e-book, anche se non ho il lettore, leggo o a schermo sul pc (anche se è fastidiosissimo per me che passo già tante ore davanti al pc) oppure stampo capitolo per capitolo, infatti ho fatto così per il Writing fantasy and science fiction, mi sono stampata il primo capitolo, poi appena avrò un attimo di tempo in più (e la possibilità di usare la stampante laser di papà XD) stamperò anche il resto.
(Sì, nonostante tempo addietro abbia detto che gli e-book non mi piacevano/non facevano per me, mi sto convertendo, anche se rimango dell’idea che tenere in mano un bel libro rilegato sia molto meglio^^ Non si può avere tutto dalla vita, no?)

Pensavo di trovarmi in difficoltà con l’inglese, visto che non lo leggo/parlo/scrivo da un paio d’anni, ma invece sto leggendo abbastanza speditamente… spero solo di comprendere nel modo giusto ciò che c’è scritto XD

#23 Comment By Mariano On 3 settembre 2009 @ 13:05

Aggiungo però: il legislatore discorsi come questi nemmeno se li sogna, e anche in caso contrario gliene fregherebbe meno di zero.

Quoto Angra.

#24 Comment By sussurro On 3 settembre 2009 @ 16:00

Post molto interessante.

#25 Comment By Gamberetta On 3 settembre 2009 @ 21:50

@Anna. Oltre al gioco online, ti consiglio di guardare i film con i sottotitoli in inglese: vedendo le varie situazioni, di solito riesci a capire il significato delle parole che non conosci e pian piano le impari.
Poi comincia a leggere romanzi semplici (per esempio Vampire Kisses: è divertente e l’inglese è molto facile). Se leggi a video ci sono un sacco di dizionari online inglese-inglese (tipo dictionary.com) o inglese-italiano (tipo WordReference), se stampi, invece procurati un buon dizionario cartaceo e tienilo pronto all’uso.

@Mauro. Sì, hai ragione per l’accento, correggo.

#26 Comment By Gianluca On 3 settembre 2009 @ 22:53

Quoto Angra quando dice che bisogna distinguere l’informazione (il libro Twilight) dalla sua codifica (la sequenza di zero ed uno, in caso di pdf … ma anche le singole lettere dell’alfabeto, se si parla di carta stampata).

Quello che mi sembra vi sfugga è che si infrange il copyright qualsiasi sequenza numerica si scarichi da internet, purchè si sia poi in grado di decodificare questa serie apparentemente senza senso nell’informazione che contiene il libro Twilight.

Il diritto d’autore, infatti, protegge l’opera intellettuale in se stessa, a prescindere dal mezzo e dal modo attraverso il quale viene trasmessa (infatti si deve avere il permesso dell’autore anche solo per leggere in pubblico l’opera, quindi anche se non si invia – riceve alcuna codifica permanente dell’opera).

Mi sembra quindi già vietata ogni codifica che possa in qualsiasi modo riportare al libro.

Poi è ovvio che è praticamente impossibile per chiunque bloccare tutti gli infiniti modi in cui si può codificare un’opera, infatti non si interviene mai sul modo il cui l’informazione è codificata (nessun tipo di codifica es. mp3 o divx è mai stato dichiarato illegale), quanto sui server che ospitano l’informazione.

E comunque: è davvero utile alle case editrici contrastare così duramente la pirateria? Dopotutto solo una piccola parte di chi scarica un libro (ma anche una canzone) avrebbe comprato quel libro (disco), se non avesse avuto la possibilità di scaricarlo. Inoltre più lettori (se si scrive bene) vogliono dire più possibili acquirenti del prossimo libro: la pirateria a mio avviso potrebbe diventare un’enorme fonte di pubblicità, se solo gli editori imparassero a sfruttarla al posto di combatterla.

#27 Comment By Angra On 3 settembre 2009 @ 23:40

La cosa che lascia stupefatti è che il legislatore non sembra spaventato dalla difficoltà oggettiva di fermare la pirateria. Il punto di vista è solo quello dell’intermediario-parassita che vuole guadagnare, e sembra che non ci si ponga il problema del danno che si può fare alla società pur di accontentarlo.

#28 Comment By Anna On 4 settembre 2009 @ 09:10

@gamberetta
grazie, ora scarico vampire kisses e anche guardare i film è una buona idea.

@pelopida
grazie, l’idea del videogioco online mi incuriosisce…
potrebbe essere divertente!

#29 Comment By Alarion On 4 settembre 2009 @ 13:49

Sì, conoscevo già Gigapedia, ma come giustamente dici, Gamberetta, 500.000 libri sono un nonnulla se paragonato a tutti quelli che ci sono in circolazione, di conseguenza troverò a dir tanto lo 0,5% dei titoli che vorrei visionare. Tutte le opere in inglese dovrebbero essere lette in lingua originale, a patto che la si conosca, su questo non c’è dubbio. Leggere un’opera fondamentale come l’Ulisse di Joyce in italiano fa perdere tutta la struttura prettamente fonica del romanzo (essendo Joyce quasi cieco).

Quanto alla ricerca dell’Università di Toronto, la tua conclusione, pur ironica, contiene un errore di fondo. Loro affermano che giocando si sviluppano le capacità visuali e spaziali della persona in questione, proprio perché esiste un legame tra lo spazio virtuale del videogioco e la realtà, ed è sempre più verosimile mano a mano che quelle tecnologie migliorano. L’intelligenza in generale comprende molto altro oltre alla capacità di ruotare mentalmente solidi o di percepire la profondità di un’immagine e tentare di quantificarla. D’altra parte se stai ore e ore a giocare su uno schermo che ti proietta in continuazione radiazioni sulla retina peggiora la tua vista…oppure ti estranea dalla realtà.

#30 Comment By Mariano On 4 settembre 2009 @ 14:12

L’intelligenza in generale comprende molto altro oltre alla capacità di ruotare mentalmente solidi o di percepire la profondità di un’immagine e tentare di quantificarla. D’altra parte se stai ore e ore a giocare su uno schermo che ti proietta in continuazione radiazioni sulla retina peggiora la tua vista…oppure ti estranea dalla realtà.

Ma non peggiora la vista. Semplicemente le pupille sisforzano di più, in quanto tentato di fissare i dettagli del monitor, aumentando la concentrazione. L’occhio si secca perché sbattiamo poco le palpebre tenendolo aperto spesso, ed è lì che possiamo sentire dolore. Esistono le lacrime artificali per risolvere questo problema.
Per il resto è solo una leggenda metropolitana. :D

#31 Comment By Gamberetta On 4 settembre 2009 @ 14:42

@ Alarion.

L’intelligenza in generale comprende molto altro oltre alla capacità di ruotare mentalmente solidi o di percepire la profondità di un’immagine e tentare di quantificarla.

Vero. Ma la capacità di manipolare mentalmente immagini è sicuramente parte dell’intelligenza. Prendi i CAPTCHA: si basano sul fatto che gli esseri umani riescono a ricostruire mentalmente la forma delle lettere deformate/sovrapposte/confuse-con-lo-sfondo/ecc. e i computer no. Dunque giocando ai videogiochi si diventa più intelligenti, non è ironia. Si addestrano delle capacità che fanno parte di quella che chiamiamo ‘intelligenza’.
Si può dire lo stesso riguardo la lettura di Twilight ?

#32 Comment By Gwrageddannwn On 4 settembre 2009 @ 14:57

GIgapedia…ma dove sei stata tutto questo tempo:)?
Non so se essere più felice della scoperta di questa meraviglia internettiana o dell’elogio ai videogiochi. Grazie Gamberetta!

#33 Comment By Angra On 4 settembre 2009 @ 16:13

In effetti il ragionamento spaziale è una forma di ragionamento a tutti gli effetti.

#34 Comment By Carraronan On 4 settembre 2009 @ 18:52

Consiglio qualche bel libro che potrebbe interessare:
Fraternity Gang Rape: Sex, Brotherhood, and Privilege on Campus di Peggy Sanday
Date Rape Drugs di George B. Kehner
Everything You Need to Know About Date Rape di Frances Shuker-Haines
Coping With Date Rape and Acquaintance Rape di Andrea Parrot
Encyclopedia of Rape di Merril D. Smith
The Sexual Harassment Handbook di Linda Gordon Howard
But I Love Him – Protecting Your Teen Daughter from Controlling, Abusive Dating Relationships di Jill Murray

Buon divertimento! ^_^

#35 Comment By Roberto On 5 settembre 2009 @ 14:41

Mi dispiace ma, in qualsiasi modo rigirate la frittata, per me la pirateria è un qualcosa di dannoso e da combattere. Ancora di più se riguarda i libri.
Io son stato educato con un rispetto massimo per i libri, e solo al pensiero di scaricarli vengo colto da convulsioni :P
I libri si comprano. Si va in libreria, si gira per gli scaffali, si guarda, si sfoglia, si legge, e se c’è qualcosa di interessante… si compra.
La controparte tecnologica e piratesca di questa pratica per me è veramente triste.
Se devo scegliere tra un libro da sfogliare e leggere, e un lettore ebook.. scelgo il primo senza pensarci neanche un secondo.

No ma seriamente.. cos’è che vi spinge a preferire un ebook ad un libro? Il costo? Siamo ridotti così male?

A parte questo, complimenti per il sito Gamberetta, lo leggo ogni tanto, soprattutto le tue recensioni.

Roberto.

#36 Comment By Dr Jack On 5 settembre 2009 @ 15:07

@ Roberto:
Mi spiace che tu sia contrario alla biblioteca, io la trovo un ottimo strumento per aumentare la cultura.

Sugli e-book invece che dire? Non ci pensi all’Amazzonia? :p

Il fatto che la controparte tecnologica per te sia triste non mi sosprende… è sempre stato così di fronte alla tecnologia. Si dicevano cose simili con l’avvento della pressa da stampa.
(ai tempi si diceva che nulla avrebbe potuto sostituire la bellezza della grafica prodotta dai cari emanuensi)

Sul non pagare gli autori mi trovi d’accordo. Quando un libro è bello e ti piace trovo giusto e onesto pagarlo, perfino se pubblicato mediante CC.

#37 Comment By Van On 5 settembre 2009 @ 15:56

Mi permetto qualche riflessione.

Gianluca ha scritto:”è davvero utile alle case editrici contrastare così duramente la pirateria? Dopotutto solo una piccola parte di chi scarica un libro (ma anche una canzone) avrebbe comprato quel libro (disco), se non avesse avuto la possibilità di scaricarlo”

E allora fate a meno di ascoltarlo scaricandolo, nessuna vi obbliga, no? Se una cosa non m’interessa io non la voglio ascoltare ne tanto meno scaricare.
Non capirò mai chi si batte per la libera distribuzione e poi va a scaricare le megaproduzioni delle major. Voglio fruire liberamente del cinema? Allora non mi scarico The dark knight che è l’emblema della produzione basata sul “io produco e tu paghi per vederlo”.
Semplice e facile.

E ancora:” Inoltre più lettori (se si scrive bene) vogliono dire più possibili acquirenti del prossimo libro”

O magari semplicemente più scaricatori/lettori perché se ho letto il primo gratis non capisco come mai dovrei comprare il secondo libro.
Qui si rasenta l’ingenuità più pura.

E ancora: “la pirateria a mio avviso potrebbe diventare un’enorme fonte di pubblicità, se solo gli editori imparassero a sfruttarla al posto di combatterla”

Non ne sono sicuro dato che se la pirateria dovesse diventare legale (cioè?) ci sarebbero lettori pronti a battersi contro questo nuovo arnese del perfido sistema.

Poi, sulla lingua inglese… ma e se voglio leggermi un romanzo in tedesco? E poi uno in francese? E il giorno dopo uno in cinese? Che fo?
Poi, ma tutti ‘sti lettori che leggono libri in inglese un giorno sì e un giorno anche riescono a capirne la qualità letteraria oltre al fiutarne l’esposizione degli eventi parola per parola?

Infine, non ho nulla contro la “cultura della condivisione” ma una volta affossate le major* del libro/disco/eccetera si sarà pronti a dar qualche soldino a chi un libro/disco/eccetera lo crea dal nulla? Sì, vero?

*cosa che trovo giusto visto in cosa si sono trasformate negli anni.

Van

#38 Comment By Dr Jack On 5 settembre 2009 @ 16:27

@ Van:
Eccoti l’idea: “La condivisione gratuita di file aumenta la vendita dell’originale, oltre ad aumentare la soddisfazione del pubblico.”

Tu non sei d’accordo. Non ci credi per partito preso o ti basi su delle prove concrete?

Vogliamo parlare dell’industria dei videogiochi chi è una delle poche se non l’UNICA che non sopporta la crisi mondiale nonostante emule?

Oppure… prendiamo il caso delle vendite di libri… se leggessi un caso studio che dimostra che la condivisione gratuita di un e-book NON diminuisce le vendite inizieresti a crederci?

Poi… chiaro che le biblioteche devono bruciare… giusto? E i videoregistratori devono venire buttati giù dalla finestra perché strumenti atti a riprodurre contenuti coperti da copyright.

Insomma… non è carino dire (neanche implicitamente) che gli utenti sono dei ladri!
Gli utenti pagano quando un prodotto gli piace.
La major invece cercano di sfruttare il mercato come degli squali affamati.

Va be… si sa che io sono di parte :p.

#39 Comment By Mauro On 5 settembre 2009 @ 16:34

No ma seriamente.. cos’è che vi spinge a preferire un ebook ad un libro? Il costo? Siamo ridotti così male?

Per dire qualche vantaggio, costo a parte:

si risparmia carta, trasporto, ecc.;
c’è la funzione di ricerca (almeno da computer);
posso mettere il carattere che voglio;
posso avere migliaia di libri in pochissimo spazio; il che è utile sia per ovvie questioni spaziali (conosco gente che non sa piú dove mettere i libri); sia durante viaggi; sia perché… se per esempio mi trasferisco in un alloggio piccolo per lavoro, dove metto tutti i libri? Come me li porto?
la ricerca di vocaboli automatica e su piú vocabolari.
Poi la carta ha sicuramente il suo fascino, e personalmente fino a oggi salvo rare eccezioni ho letto su carta; ma che il libro elettronico abbia i suoi vantaggi mi pare indubbio.
Per le questioni sul diritto d’autore, ho detto qui.

#40 Comment By Gamberetta On 5 settembre 2009 @ 17:11

@Van.

Non ne sono sicuro dato che se la pirateria dovesse diventare legale (cioè?) ci sarebbero lettori pronti a battersi contro questo nuovo arnese del perfido sistema.

Facciamo l’ipotesi più semplice, ovvero che si torni a com’era la legge qualche anno fa: perché ci sia reato dev’esserci il lucro. Se tu scarichi e rivendi è reato, se tu scarichi e ti tieni il libro per te è legale. Se condividi e chiedi soldi in cambio è reato, se condividi senza guadagnarci è legale.
Mi spieghi cosa ci sarebbe di sbagliato e da combattere?

Poi, sulla lingua inglese… ma e se voglio leggermi un romanzo in tedesco? E poi uno in francese? E il giorno dopo uno in cinese? Che fo?

Impari il tedesco e il cinese? Non è strano per un appassionato di letteratura conoscere più lingue. In ogni caso, se c’è una possibilità che il testo cinese che ti interessa sia tradotto, sarà in inglese piuttosto che in italiano.

Poi, ma tutti ‘sti lettori che leggono libri in inglese un giorno sì e un giorno anche riescono a capirne la qualità letteraria oltre al fiutarne l’esposizione degli eventi parola per parola?

Parliamo dell’inglese, non del sanscrito. Non è che sia così difficile da imparare. Senza contare che il livello delle traduzioni spesso è molto basso, in certi casi è più chiaro l’inglese.

#41 Comment By Van On 5 settembre 2009 @ 18:06

Che ci sarebbe di sbagliato?
Forse che all’autore non viene nulla in tasca (economicamente ne tanto meno umanamente)?
Che il libro che si vuol scaricare è nato, prodotto e proposto in un sistema che pretende il pagamento per poter fruire quella tale opera.
Personalmente il giorno in cui ci saran fior fiore d’autori che produrranno le loro opere al solo scopo di essere condivise sarò il primo a precipitarmi avido su quei testi/cd/pellicole, l’assicuro.
Pretendere che delle opere partorite interamente da un sistema produttivo che necessita il pagamento, siano fruite gratis mi pare un controsenso.
Poi, ognuno fa quel che meglio crede.

Sulle lingue.
Beh, ma non è cosa semplice imparare bene (sottolineo) più lingue e avere ancora il tempo per leggere tutto quel che si vuole.

Poi scrivi:”In ogni caso, se c’è una possibilità che il testo cinese che ti interessa sia tradotto, sarà in inglese piuttosto che in italiano.”

E perché dovrei fare una cosa simile? Se la traduzione italiana deriva dall’inglese mi conviene leggere il primo filtro linguistico, qui son d’accordo, ma se la traduzione in italiano è diretta perché dovrei leggere in inglese? Non sono polemico, credimi, solo credo di non aver compreso quello che hai scritto in quel capoverso.
Credevo che il valore aggiunto fosse leggere un libro nella lingua in cui è nato e non appoggiarsi semplicemente all’inglese come fonte di maggior traduzioni disponibili.

Poi, sì, l’inglese non è certo lingua difficile ma io mi chiedo quanti tra quelli che inneggiano alla lettura in lingua anglosassone sa poi capire la qualità della scrittura oltre al semplice susseguirsi dei periodi.
Insomma, spero che se un inglese vorrà un giorno leggere un testo in italiano poi riesca a capire la differenza tra uno svevo e un moccia, no?

Poi, dottor Jack non è che non voglia crederci ma tutte quelle statistiche si basano sempre su un mercato retto dal pagamento per quel che si legge. Ok, in uno scenario del genere può esistere anche una via parallela fatta di letture e condivisioni che possono soddisfare tutte le esigenze ma rosicchia oggi rosicchia domani un libro mai potrà esistere se l’unica sua via di sopravvivenza si riduce alla condivisione libera.

Poi scrivi che le biblioteche dovrebbero bruciare? Da dove hai estratto questa idea? Spero non da quel che ho scritto perché davvero non riesco a veder nesso.

Infine, non ho accusato nessuno di essere ladro tranne forse (implicitamente?) chi pretende di fruire i prodotti creati da un sistema che vorrebbe invertire.

Van

#42 Comment By Mauro On 5 settembre 2009 @ 18:07

se leggessi un caso studio che dimostra che la condivisione gratuita di un e-book NON diminuisce le vendite inizieresti a crederci?

Il mio dubbio in tal senso è che a oggi molte persone comprano ancora, quindi il mercato può reggersi su queste; quello che mi chiedo è: se tutti iniziassero a scaricare, le vendite non ne risentirebbero?
Del resto, quello stesso studio dice che l’autore non è certo che il calo del Marzo 2006 sia o no dovuto all’inizio degli scaricamente della versione gratuita; inoltre, The quick answer from this experiment is that we saw no definitive correlation, but there is little sign that the free downloads hurt sales; se a oggi c’è un piccolo segno, con l’aumento della percentuale di chi scarica non potrebbe diventare un grande segno?
Non dico per certo che lo diventerebbe, né che per certo una cosa influenzi l’altra, ma il dubbio mi pare lecito; anche visto che quello studio, piú che dimostrare che la libera distribuzione della versione elettronica non influisce sulla vendita, mi pare dire che non sembra esserci correlazione definitiva tra le due cose, pur essendo presente un lieve segno di danno.
Sulla pubblicità che darebbe la versione gratuita, lo studio dice che Of course, neither did we see any evidence that free availability of the book spurred sales.

Mi spieghi cosa ci sarebbe di sbagliato e da combattere?

Il mio dubbio è relativo al fatto che il tuo discorso dimentica completamente il lato dell’autore: se un lettore legge un libro e gli piace, personalmente trovo giusto che all’autore venga pagato il corrispettivo richiesto.
Riprendendo dal mio messaggio nell’altra discussione: in linea di massima l’idea che il lettore abbia il diritto di leggere tutto quello che vuole senza pagare a prescindere dal fatto che l’autore abbia messo o no l’opera disponibile gratuitamente mi lascia perplesso. Va bene il diritto del lettore, ma l’autore non ne ha? Perché una volta che un libro arriva in libreria (e su Internet) chiunque dovrebbe avere il diritto di scegliere se pagare o no a prescindere di quello che vuole l’autore? Va bene i diritti del lettore, ma a questo punto quelli dell’autore che fine fanno?

#43 Comment By Dr Jack On 5 settembre 2009 @ 19:54

Poi scrivi che le biblioteche dovrebbero bruciare? Da dove hai estratto questa idea? Spero non da quel che ho scritto perché davvero non riesco a veder nesso.

Continui a dire che sei contro la condivisione gratuita… quello che dici implicitamente vuol dire bruciare le biblioteche.
Certo… magari ce l’hai solo con emule e non con le biblioteche.
Cioè… uno può leggersi un libro gratis in biblioteca ma non da emule…?
Oppure vuoi dire che la biblioteca lo paga ma emule no?
Diciamo che la biblioteca paga un libro per farlo leggere a 1000 lettori.
Si può fare un pagamento per x lettori, potrebbe andarmi bene.

he quick answer from this experiment is that we saw no definitive correlation, but there is little sign that the free downloads hurt sales; se a oggi c’è un piccolo segno, con l’aumento della percentuale di chi scarica non potrebbe diventare un grande segno?

la teoria NESSUNO COMPRERA’ più fu proposta anche di fronte all’avvento dei videoregistratori nella causa contro la Sony.
E subito dopo c’è stato il boom della vendita delle videocassette (nonostante si potesse registrare lo stesso il film) vero che era più complesso, ma oggi i prezzi di un e-book sarebbero davvero ridotti.

Perché una volta che un libro arriva in libreria (e su Internet) chiunque dovrebbe avere il diritto di scegliere se pagare o no a prescindere di quello che vuole l’autore? Va bene i diritti del lettore, ma a questo punto quelli dell’autore che fine fanno?

TUTTI i diritti dell’autore rimangono: diritti di rivendicare l’opera, mantenerla integra, impedire sue modifiche, di eseguire, distribuire, commergializzare, tradurre, elaborare, pubblicare in raccolta,
Invece il lettore avrebbe solo il diritto di riproddure l’opera gratuitamente.
E poi se gli piace può comprarla o regalarla.

Non nego che qualcuno ci perderebbe… le industrie che si basano sulla produzione della carta, sul taglio degli alberi, sul trasporto di materiale nonché vari publisher.

In realtà la situazione è abbastanza complessa… l’unica cosa che mi sembra certa è che la gestione attuale dei copyright sia spropositata e contro agli usufruitori.
Il file sharing mi sembra un sistema migliore, ma anche lui potrebbe avere delle pecche, non lo nego.

#44 Comment By Clio On 5 settembre 2009 @ 20:39

Grazie mille per il sito :)
Non lo conoscevo. Ma d’altro canto io sto al web come un uomo delle caverne all’iPhone. Merci beaucoup ^_^

#45 Comment By Roberto On 5 settembre 2009 @ 21:18

@ Dr. Jack

Sul non pagare gli autori mi trovi d’accordo. Quando un libro è bello e ti piace trovo giusto e onesto pagarlo, perfino se pubblicato mediante CC.

Gli utenti pagano quando un prodotto gli piace.

Non si può prendere un libro in prova e poi, se piace, andarlo a pagare.

Nel caso degli ebook, questo ragionamento cosa significherebbe?
Scarico un libro, lo leggo, POI se mi piace magari lo compro?
Dobbiamo metterci in testa che le cose, se le vogliamo, dobbiamo pagarle. Non è che io domani mattina mi sveglio e mi vado a prendere una macchina senza pagarla.
Eh no, la scusante dell’essere disponibile in rete non è valida.
Libri, cd, dvd, videogiochi, software: è tutta roba sì disponibile in rete, ma frutto del lavoro di qualcuno, in vendita e che quindi va pagata.

#46 Comment By Gianluca On 6 settembre 2009 @ 02:53

Roberto non sono assolutamente d’accordo. Io una macchina prima di comprarla la provo. se non mi piace qualsiasi cosa di quella macchina non la compro.
Linux è un software gratuito, distribuito in rete gratuitamente e utilizzato da milioni di persone che, oltretutto, lo aggiorna costantemente con add-on.
Al contrario, un libro, un cd, un dvd, non puoi decidere se ti piace se non dopo che hai speso soldi. Perché? Io voglio provarlo prima di spendere una lira (euro). A me i soldi non li regala nessuno, mi faccio il culo tutto il giorno per portare a casa quattro baiocchi e non ho alcuna intenzione di sputtanarli in cose che non mi piacciono.
La risposta è scarico! Provo! Decido! questa è libertà!
Ti faccio un esempio. Mi sono scaricato alcune discografie di vari autori. Quelle che mi sono piaciute ho iniziato a comprare i cd originali perché ne valeva la pena, quelle che non mi sono piaciute le ho semplicemente cancellate. Facile e nessuno ci ha rimesso.
Valutare un prodotto è un diritto del consumatore.

#47 Comment By Tapiroulant On 6 settembre 2009 @ 09:54

@Roberto:

Nel caso degli ebook, questo ragionamento cosa significherebbe? Scarico un libro, lo leggo, POI se mi piace magari lo compro? Dobbiamo metterci in testa che le cose, se le vogliamo, dobbiamo pagarle. Non è che io domani mattina mi sveglio e mi vado a prendere una macchina senza pagarla.

Veramente, esiste una cosa chiamata “periodo di prova”. Posso prendere una macchina in prova, guidarla, valutarla in tutte le sue caratteristiche, in modo del tutto gratuito, e poi decidere se comprarla. E se non mi piace, non la pago, anche se prima ci ho girato tutta la città.

Ma non è questa la cosa più importante. La cosa più importante è quella giustamente sottolineata da Dr. Jack: le biblioteche. La biblioteca compra il libro, dopodiché chiunque, senza pagare un soldo, può prendere il suddetto libro, leggerselo a casa, e riportarlo in modo tale che un altro dopo di lui possa leggerlo, altrettanto gratuitamente! Cinquecento lettori potrebbero leggere questo libro, tutti senza pagarlo! Si sta anche qui violando il diritto dell’autore a guadagnarci? O questa fruizione gratuita del lavoro di un altro, dato che è fatta via biblioteca e non via Internet, non è ingiusta?
Sarei molto curioso di conoscere la tua risposta a questa domanda.

#48 Comment By Annaf On 6 settembre 2009 @ 10:14

@Roberto:

Non si può prendere un libro in prova e poi, se piace, andarlo a pagare.

È la stessa cosa che succede in biblioteca: vedi un libro, lo sfogli, lo prendi in prestito gratuitamente e poi, se ti piace, vai in libreria e te lo compri.
Adesso anche le biblioteche sono da mettere al bando perché offrono un servizio grazie al quale capisci se un libro è degno dei tuoi soldi o meno?

#49 Comment By Dr Jack On 6 settembre 2009 @ 11:12

La teoria del “ma la macchina la compri” è già stata vista in precedenza.
Certo… la macchina la provi prima di prenderla… ma non è quello il determinante.

La questione è che UN auto può essere usata da UNA persona. Per copiare un auto ci vuole un casino di impegno fra tempo e materiali.

UN e-book invece può essere letto da TUTTI gli abitanti sulla terra (con una postazione internet :p). Per un e-book basta un click.
Se tu riuscissi a copiarmi una ferrari con un click allora potremmo prenderlo come analogia, allo stato attuale no.

#50 Comment By Roberto On 6 settembre 2009 @ 13:46

Ok, ok, l’esempio dell’automobile non era proprio azzeccato.
Anzi no, forse sì.
Perchè il punto della questione è che la maggiorparte di chi “scarica” (qualsiasi contenuto), anche se poi apprezza ciò che ha scaricato, non se lo va a comprare! Ormai l’ha scaricato, chi glielo fa fare di andare a spendere soldi per qualcosa che già ha?
Mi fa piacere sapere che ci sono persone che poi vanno ad acquistare, ma purtroppo resta una piccola parte di tutti gli “scaricatori”.

Discorso biblioteca:
Molto semplice.. posso prendere un libro in biblioteca e leggerlo, ma prima o poi questo libro lo dovrò restituire. Non rimarrà mai in mio possesso.
Se voglio averne una copia tutta per me, devo andare in negozio e comprarlo.
Francamente io un libro voglio tenermelo dopo averlo letto.

#51 Comment By Dr Jack On 6 settembre 2009 @ 14:01

Mi fa piacere sapere che ci sono persone che poi vanno ad acquistare, ma purtroppo resta una piccola parte di tutti gli “scaricatori”.

Questa è un’altra argomentazione di cui non avevamo ancora parlato qua :).
Hai ragione… Questi ladri scaricatori che non pagano quando trovano qualcosa che gli piace sono persone CATTIVE.
Bisognerebbe vietare emule perché questi cattivoni esistono.
… e domani andrò al supermercato per dire loro di smettere di vendere coltelli e detersivi. Non si sa mai che ci siano assassini in giro che usano coltelli per ammazzare e detersivi per avvelenare…
Meglio prevenire! :p

Molto semplice.. posso prendere un libro in biblioteca e leggerlo, ma prima o poi questo libro lo dovrò restituire. Non rimarrà mai in mio possesso.

Devo dire che da questo ragionamento si può trarre qualcosa. Effettivamente si potrebbe fare lo stesso con il file share: puoi tenerlo solo per x tempo e rinnovare la richiesta quante volte vuoi…
uhm… ripensandoci mi sembra solo appesantire la questione.
Non mi sembra una soluzione buona.

Se voglio averne una copia tutta per me, devo andare in negozio e comprarlo.
Francamente io un libro voglio tenermelo dopo averlo letto.

Carino questo presupposto. tu sei uno onesto ma il resto del mondo sono dei bastardi pronti a tutto per non pagare 6 euro :p…

Avanti la prossima :).
Scherzo, non voglio provocare. Solo che mi sembra chiaro che la legge sui copyright ha bisogno di serie riforme, se qualcuno ha qualche idea migliore del filesharing senza regole (già delle pecche esistono) sarebbe un piacere sentirlo.

#52 Comment By Annaf On 6 settembre 2009 @ 14:47

Discorso biblioteca:
Molto semplice.. posso prendere un libro in biblioteca e leggerlo, ma prima o poi questo libro lo dovrò restituire. Non rimarrà mai in mio possesso.
Se voglio averne una copia tutta per me, devo andare in negozio e comprarlo.
Francamente io un libro voglio tenermelo dopo averlo letto.

Quindi ti vorresti tenere anche i libri della Troisi, per esempio, dopo aver buttato via dei soldi per delle cose scritte con i piedi? Collezioni libri e quindi non vuoi rovinarti la collezione o anche li rileggi dopo una prima volta?

Comunque per me il discorso “voglio che un libro sia mio in tutto e per tutto” dipende dal libro: i libri buoni me li comprerò in libreria dopo averli letti prendendoli in prestito dalla biblioteca; i libri cattivi li riporterò indietro dopo due capitoli (o anche meno, se sono scritti come quelli di Rocca) e non li comprerò in libreria.
Lo stesso discorso vale per lo scaricare on-line gratuitamente: se un libro mi piace, dopo aver letto qualcosa, decido di andare in libreria (o su internet) a spendere i miei soldi per quel dato libro, altrimenti lascerò perdere e cestinerò quel file.
Mi sembra che cestinare sia un po’ come restituire alla biblioteca, no? E almeno non ho buttato i miei soldi inutilmente.

Ora mi soffermo sulla parte in grassetto: io odio ripetere mille volte la stessa cosa, ma qui sono costretta a ripetermi (anche all’interno dello stesso commento); come ho già detto anche se leggi un libro della biblioteca che ti piace particolarmente, poi puoi andarlo a comprare. Hai già “provato la merce” e puoi valutare se valga la pena o meno.
Se ti è piaciuto tanto da volerlo comprare, per averlo tuo, lo lasci nella tua libreria a prendere polvere? Ti pesa troppo, dopo, rileggere quel libro?
E se il libro non ti è piaciuto? Vuoi i soldi indietro come i comuni mortali o te lo tieni nella collezione?

Ma se a te piace buttare dei soldi per qualcosa che poi non ti soddisfa, liberissimo di fare come ti pare.

#53 Comment By Van On 6 settembre 2009 @ 18:22

Beh, non sempre è possibile spendere i propri soldini solo sui capolavori.
Purtroppo questa è una legge del mondo fisico, Annaf.

Credi: dispiace anche a me!

Poi, Dr Jack ti pregherei di smetterla con la storia del ladro.
La stai mettendo fin troppo sul personale. Coda di paglia?

Che il mondo sia composto da gente pronta a tutto per non pagare è una verità, punto e basta.
Perché se una cosa puoi averla senza pagare rischi di passare per stupido se decidi di cacciar l’obolo.
Purtroppo la natura umana non è tutta rose e fiori e il mondo non è sempre un bel posto in cui vivere.
Ma mi pare di scrivere ovvietà.

Lasciando perdere la macchina, cerchiamo di tornare a focalizzarci sull’autore che alla fine produce l’opera.
Allora, se io decido di arare un campo, seminare, curare quel che lì crescerà fino a dare frutto devo prima di tutto fare una scelta: lo faccio per cercare un guadagno o così, tanto per poi lasciar il frutto sui rami alla portata di tutti?

Se io come autore decido di scrivere un’opera da mettere in libera condivisione non vedo problemi di sorta. Ognuno potrà scaricare e leggere la sua copia.
Se invece come autore mi appoggio a una casa editrice e da questa subisco i gioghi e pure ne usufruisco dei mezzi allora, permettetemi, è stupido da parte del lettore pretendere la libera condivisione.
Lo ripeto: l’idea della libera condivisione non è auspicabile con il sistema vigente oggi. Allora, se mi dite che prima di tutto c’è bisogno di un’ampia riforma dei diritti d’autore e del sistema editoriale* son pronto ad accettare che alla fine di questo processo ci possa essere la libera condivisione.
Al contrario, osservando com’è ordinata oggi l’editoria è da folli pretendere che un’opera nata sotto il peso dell’editoria classicamente organizzata possa essere fruita gratuitamente.
Ripeto anche questo: se un giorno ci sarà un fiorire di scrittori (ad esempio) che vorranno (o avranno la possibilità di) mettere in libera condivisione le loro opere non avrò nessun timore di lanciarmi avidamente su queste.
Ora, così come ponete il problema voi il rischio è di far passar per scemi quelli che ancora si comprano un libro scordando che anche i libri da voi definiti “(introvabili) che meritano davvero” vedono la luce basati sull’attuale sistema distributivo e di diritto d’autore.

Quindi, prego, a tutti gli scrittori (o aspiranti tali) che da queste lande passano e ineggiano alla libera condivisione, prego dicevo, scrivete le vostre opere e offritele SOLO al libero scambio dei dati senza tentar altre vie!

P.S. Mauro, mi trovi d’accordo nel tentar di ricordare che come deve valere il diritto del lettore così l’egual diritto dell’autore non va dimenticato.

*perché davvero la legge sul copyright ha bisogno di essere snellita e svecchiata in maniera radicale.

Van

#54 Comment By Annaf On 6 settembre 2009 @ 18:42

Beh, non sempre è possibile spendere i propri soldini solo sui capolavori.
Purtroppo questa è una legge del mondo fisico, Annaf.

Appunto, andare in biblioteca o scaricare gratuitamente (anche solo un estratto) il libro che si vuole leggere, non mi pare sia una cosa così brutta, ci si fa un’idea su cosa possa piacere e cosa no. Poi se uno vuole comprarsi il libro che gli è piaciuto di più per rileggerlo quante volte vuole senza dover accendere il pc o il lettore di e-book o aspettare che qualcun altro lo restituisca, ben venga. Io lo faccio ultimamente e non ho problemi di sorta, anzi, mi fa piacere dare soldi per qualcosa che vale veramente, lasciando perdere i libri scritti alla come capita.

È vero, ci sono anche quelli che dopo tutto questo non vogliono sganciare i soldi, ma direi che sono loro che devono rispondere a queste accuse, non certo io che poi, dopo aver “provato” la validità dell’opera, vado a spendere anche dei soldi per averla in formato cartaceo.

Con ragionamenti simili allora è bene che anche le biblioteche chiudano, visto che offrono un servizio simile a quello di emule o altri simili senza pretendere un euro in cambio e che chiunque ne fruisca diventa automaticamente un ladro.

#55 Comment By Tapiroulant On 6 settembre 2009 @ 18:51

@Van: Ripeto: e le biblioteche? Non sono forse una libera condivisione gratuita delle opere dell’autore? Il libro inizialmente è pagato, vero, ma una volta sola; come entra nello scaffale delle biblioteche, centinaia di persone possono prenderlo a prestito e fruirne senza che all’autore ne venga un soldo. Sei contrario alle biblioteche? E se non lo sei, quale sarebbe la differenza?

#56 Comment By Dr Jack On 6 settembre 2009 @ 19:11

Che bella discussione animata :).

@Van
Certo. Comodo liquidare la mia opinione accusandomi personalmente di coda di paglia… se stessimo parlando di politica capirei benissimo il tuo comportamento dato che va di moda :p.
Me la prenderei per la coda di paglia, giusto?
Non perchè sento le stesse menate dai publishers che accusano gli utenti di essere ladri :p.
Mi viene in mente una parabola detta da un tizio che si lamentava di travi negli occhi :p.
Ma voi a vedere cose come questa non vi incazzate (ehi… non troppe ehh :p)?
Per quello che ne so io potresti essere un autore o comunque legato in qualche modo all’editoria, in quel caso comprenderei il legame che stai facendo copyright = denaro.
Se è questo il caso sarà difficile discutere :p, ma chissenefrega si può provare lo stesso.
Il copyright è stato ideato per difendere un’altra cosa… non il denaro, ma per aumentare la cultura.

Perché se una cosa puoi averla senza pagare rischi di passare per stupido se decidi di cacciar l’obolo.

La discussione sta iniziando a mangiarsi la coda… ne abbiamo già parlato.

Quindi, prego, a tutti gli scrittori (o aspiranti tali) che da queste lande passano e ineggiano alla libera condivisione, prego dicevo, scrivete le vostre opere e offritele SOLO al libero scambio dei dati senza tentar altre vie!

Stai forzando la generalizzazione per difendere la tua teoria. Qua nessuno ha detto che l’autore deve smettere di vendere il libro.

In compenso siamo tutti d’accordo sul cambiare la legge sui copyright. E’ già qualcosa :)…almeno… sperando che tu non intenda appesantirla…

#57 Comment By Scatcat On 6 settembre 2009 @ 19:50

The quick answer from this experiment is that we saw no definitive correlation, but there is little sign that the free downloads hurt sales; se a oggi c’è un piccolo segno, con l’aumento della percentuale di chi scarica non potrebbe diventare un grande segno?

Sia detto per inciso, la traduzione corretta è “non abbiamo trovato un’autentica correlazione, ma ci sono scarsi indizi per dire che il dowload libero rovini le vendite”. Non vuol dire che c’è un “piccolo segno”, ma che sembra che il dowload libero non rovini affatto la vendita.

#58 Comment By Drest On 7 settembre 2009 @ 06:36

A chi ha fatto l’esempio del campo e della coltivazione: non è così.
E’ come faticare per quel campo e far crescere un albero che dà infiniti frutti, frutti che a quel punto a chi ha piantato il campo non costano più nulla.

Certo, ha faticato a piantare l’albero. Ma poi a lui non costa più nulla, nè quei frutti vengono tolti a qualcuno che li pagherebbe.

#59 Comment By uriele On 7 settembre 2009 @ 09:18

Il copyright è stato ideato per difendere un’altra cosa… non il denaro, ma per aumentare la cultura.

mmm… non ne sarei cosí convinto. Il copyright é stato ideato per tutelare l’autore E il lavoro della casa editrice (editing, stampa, ecc…).

Per quanto riguarda la metafora dell’albero: se tu avessi un albero che produce frutti infiniti a spese di qualcun’altro o potessi comprare gli stessi frutti al supermercato quale sceglieresti.
Per quanto riguarda la correlazione P2P/biblioteche la cosa é un po’ diversa. Con una biblioteca i numeri di testi esistenti non aumenta all’aumentare dei lettori, ma rimane costante. Nessuna legge vieta a piú persone di usufruire dello stesso testo. Leggi il libro, lo restituisci e se ti piace puoi comprarlo per averne una copia. Quando lo hai restituito qualcun’altro fará la stessa cosa. Con il P2P, leggi il libro (provi) e poi hai giá la copia senza bisogno di acquistarlo nel caso che ti sia piaciuto (e no, non credo nel virtuosismo del consumatore, perché sono consumatore anch’io e molti dei libri che ho letto sul PRS, anche se mi sono piaciuti, non li ho comprati).

Secondo punto la scelta di come pubblicare il libro, la licenza di distribuzione, dovrebbe essere a discrezione dall’autore e dall’editore, non dall’utente. Molti libri della collana Stile Libero dell’Einaudi sono pubblicati in licenza CC, vedi La Strategia dell’Ariete dei KaiZen oppure i libri dei Wu Ming. E le copie digitali sono rese disponibili sui rispettivi siti. Peró questa é una scelta dell’autore e dell’editore. China Mieville ha reso disponibile in rete Perdido Street Station su Suvudu, ma anche lí la scelta é stata dell’autore. Su LiberLiber é stata resa disponibile da Rizzoli e dal suo Traduttore la traduzione integrale di Viaggio in Occidente (un lavoro con i controcazzi), ma anche in quel caso é stata una scelta della casa editrici e del curatore quella di mettere a disposizione il testo online (eggiá anche in Italia Einaudi e Rizzoli fanno cose del genere… questi editori retrogradi)

La legislazione sul copyright avrebbe bisogno di essere riscritta o almeno adattata ai tempi moderni. Una cosa che mi farebbe piacere in Italia per esempio é che togliessero quella cazzo di tassa della SIAE su tutti i supporti di registrazione (presente non solo su cassette e cd, ma anche su hard disk interni ed esterni). Mi piacerebbe trovare online i primi capitoli di ogni opera sul sito della casa editrice (mi pare che sia legale fotocopiare il 15-20% di un libro, se avessi a disposizione le prime 100 pagine di un libro potrebbero essere abbastanza per farmi un idea del testo e decidere). Non sarebbe neppure male che per ogni copia cartacea fosse possibile richiedere una copia digitale completamente gratuita (backup) in caso di usura o smarrimento del testo. Mi piacerebbe inoltre che le case editrici proponessero ai loro autori le diverse opzioni di copyright (normale o CC o qualsiasi altra forma meno restrittiva). Oppure che i testi fossero blindati per qualche mese o un anno (per permettere alla casa editrice di rifarsi delle spese di traduzione, editing, acquisizione dei diritti da case editrici straniere) e poi mesi legalmente online in formato digitale per quelli che non avrebbero comprato comunque il libro.

#60 Comment By gugand On 7 settembre 2009 @ 09:55

Io mi chiedo: che differenza fa tra prendere un libro in prestito da un amico e scaricare da internet?
Specie se dopo aver letto il libro dal mio amico non lo vado a comprare.
Perche’ il prestito e’ morale e scaricare e’ immorale?
E l’altre considerazioni che trasformano in fuffa qualunque difesa del copyright:
1) l’arte di tutti i generi, dai libri ai videogiochi, sono nate dalla passione della gente e non perche’ ci si guadagna. Prima nasce l’arte poi c’e’ chi trova il modo di venderla mettendo in giro la bugia che godere dell’opera senza pagarla sia un reato. Chi e’ l’infame?
2) Nonostante internet persino in italia si fanno milioni di euro con la vendita di Videogiochi e libri.

#61 Comment By dizzy On 7 settembre 2009 @ 11:35

Un’altro notevole sito (illegale) di ebooks e’ avaxhome:

http://avaxhome.ws/ebooks

Si trovano principalmente testi scientifici (computer, medicina, fisica, ecc.) ma anche romanzi, storia, e molto altro ancora. Principalmente in inglese ma c’e’ qualcosa anche in italiano.

#62 Comment By uriele On 7 settembre 2009 @ 11:46

1)l’arte di tutti i generi, dai libri ai videogiochi, sono nate dalla passione della gente e non perche’ ci si guadagna. Prima nasce l’arte poi c’e’ chi trova il modo di venderla mettendo in giro la bugia che godere dell’opera senza pagarla sia un reato. Chi e’ l’infame?

Una bella leggenda, ma pur sempre una leggenda. I garage game possono essere nati per passione, ma giá i giochi un po’ piú impegnati hanno bisogno di motori grafici e di intelligenza artificiale che non sono la cosa piú semplice del mondo da realizzare e richiedono ingegneri del software, non artisti… (e ti assicuro che é gente che vuole la grana non la gloria). Per quanto riguarda la letteratura il signor Dumas non sarebbe cosí d’accordo (parlo di narrativa popolare, se tu mi parli di autori nobili, imbottiti di soldi e che pubblicavano a loro spese quando il popolo era alla fame, il 90% della popolazione era analfabeta e la cultura era pochi, allora le cose sono diverse). Per quanto riguarda il cinema, cito da wikipedia:

Figli dell’imprenditore e fotografo Antoine Lumière, entrambi i fratelli lavorarono a lungo per lui, Louis come fisico e Auguste come direttore. Louis aveva sperimentato alcuni miglioramenti al processo fotografico, il più rilevante era il procedimento del “piatto a secco”, che era un punto importante verso la pellicola.

Fino a che il loro padre non andò in pensione nel 1892 i fratelli lavorarono alacremente per creare la pellicola cinematografica. Brevettarono un numero significativo di procedimenti, tra le quali è da segnalare la creazione del “foro di trascinamento” nella pellicola, come mezzo per trascinarla attraverso la camera e il proiettore.

Produssero un singolo strumento che funzionava sia da camera che da proiettore, il cinématographe che brevettarono il 13 febbraio 1894. La prima pellicola venne girata con questo strumento il 19 marzo 1895; [...]
Il primo spettacolo a pagamento si tenne il 28 dicembre a Parigi al Grand Café sul Boulevard des Capucines. Andarono in tour con il cinématographe nel 1896 visitando Londra e New York

2) Nonostante internet persino in italia si fanno milioni di euro con la vendita di Videogiochi e libri.

Peró siamo quelli che piratano piú videogamein europa e comprano di meno (http://www.theesa.com/about/ESA_2009_AR.pdf) e siamo anche stati messi nella lista 301 Americana. Insieme alla Grecia siamo il Paese Europea dove la pirateria informatica in tutti i campi é piú diffusa. E per quanto riguarda i videogiochi non é neppure una questione di prezzo. Il mercato indie vende prodotti validi con lunghe demo a prezzi stracciati
Es: Time gentelmen,please! penso sia una delle migliori avventure grafiche degli ultimi anni e costa quanto un caffé (2.50 euro). Il primo episodio della serie di Ban&Dan era esilarante e completamente gratuito (avevi un idea di quello che ti aspettava, il gioco ha una durata media di 6-8 ore, circa il triplo dell’episodio precedente). Eppure le copie pirate sono oltre il 70% del totale. Il mondo indie, nonostante le demo estese, i giochi gratuiti, il digital delivery é afflitto dalla pirateria.
http://www.indiegames.com/blog/2009/05/and_yet_it_moves_developer_cla.html

I prezzi di solito sono piú che abbordabili (dai 2 ai 9 euro) ed é sempre possibile provare il gioco prima dell’acquisto (inoltre tutti gli aggiornamenti, le patch eccetera sono gratuite e il “servizio clienti” di solito é buono e rapido). Il prezzo di questi giochi di solito serve solo a ripagare il tempo speso dallo sviluppatore.

Come detto prima, non dico che il diritto d’autore, com’é attualmente, abbia una buona legislazione, ma lasciare tutto all’etica del consumatore ( specialmente in Italia, di Americani e Tedeschi mi fido molto di piú) é stupido. Se ho la possibilitá di scegliere fra qualcosa di completamente gratuito e la stessa cosa a pagamento. Perché dovrei scegliere quella a pagamento, soprattutto visto che é estremamente difficile con il P2P trovare e perseguire chi scarica illegalmente?

Alla fine per essere coerenti e spingere ad un cambiamento, sarebbe giusto leggere solo testi distribuiti sotto licenza CC, giocare e usare solo programmi open source e boicottare le industrie che “blindano” il software o le case editrici e gli autori che si ostinano a pubblicare con il vecchio modello di diritto d’autore.

@ gugan: non é un fatto di moralitá, ma di numeri. Io ho comprato un oggetto e lo uso come voglio. Se compro una sega per tagliare i rami e la presto. Il mio amico puó tagliare i suoi rami, ma io non posso farlo contemporaneamente. Quando avrá finito di usarla me la restituirá e se gli é sembrata utile se ne comprerá una dello stesso modello. Se invece quando tocca la mia sega da una bolla ne escono due, la mia e la sua. Per quale motivo dovrebbe comprarla visto che non me la deve restituire?
L’idea di fondo proposta é affascinante, ma non tiene conto del fattore umano. E specialmente del fattore Italiano medio.

Ultima cosa sul guadagno: per quanto non é detto che l’autore debba guadagnare, l’industria che pubblica il libro vuole e deve guadagnare: deve pagare i lettori, gli editor, i correttori di bozze, la pubblicitá, gli spazi fisici in biblioteca (la maggior parte dei casual reader vedono un libro fisicamente in vetrina) ,i server, gli esperti di digital delivery e, per le opere straniere, anche i traduttori e i diritti d’autore alle case editrici straniere. Come giustamente ha detto qualche tempo fa un dirigente della Rizzoli: “Un libro che non vende é un libro sbagliato”. Questo significa che se un libro straniero (tedesco, russo, polacco o francese, piuttosto che inglese), alla casa editrice non conviene spendere soldi per acquistare la licenza, tradurlo e venderlo.
Riguardo agli ebook.Le copie digitali di un testo sono piú facilmente hackerabili (si scarica un testo e superare i DRM é piuttosto rapido), mentre usare scanner e programmi OCR (per testi di qualche centinaio di pagine) richiede piú tempo e piú sbattimento.Nel primo caso é piú facile essere davanti a copie day0 di un ebook.
Come ha giustamento detto qualcuno, chi scarica copie pirata é qualcuno che comunque non avrebbe comprato il libro/gioco. Ma se queste copie sono disponibili gratuitamente su internet lo stesso giorno della pubblicazione (o prima, come nel caso di alcuni film/giochi), se non é presente nessun valore aggiunto nella copia originale perché dovrei essere cosí cretino da comprare l’originale.
Non sarebbe male raggiungere un compromesso: le case editrici pubblicano testi blindati per un anno, mettendo a disposizione sui loro siti i primi capitoli per dare un assaggio del prodotto; poi rendono il testo disponibile alla fine del periodo come plain text per quelli che comunque non lo avrebbero comprato, ma potrebbero essere interessati a comprare altri libri dello stesso autore in futuro (in modo tale da rientrare dei costi di produzione e non far sentire chi compra un coglione).

La pirateria comunque esiste ed é un dato di fatto che non si puó combattere con la forza (a meno di limitare lo scambio di informazione e spendere una montagna di soldi rischiando di non ottenere risultati definitivi). Per il prodotto cartaceo secondo me l’unica soluzione é sfruttare in modo ottimale il media per rendere impossibile la sua completa fruizione digitale (in un ereader, adesso come adesso, leggere la Storia Infinita non é la stessa cosa che leggerlo in due colori con i capilettera torniti). Un esempio potrebbe essere il Black Dossier di Alan Moore: un pastiche vittoriano, intervallato da articoli fittizi, finte strisce ritagliate e differenti tipi di carta per riprodurre l’effetto dei vari documenti, oltre a una parte in 3D con tanto di occhialini massonici con le due lenti rosse e blu.
Per le copie digitali il valore aggiuntivo potrebbe essere un sito extra con il diario di produzione, i draft, le scene tagliate, le schede dei personaggi scritte dall’autore e tutto il diario di lavorazione, accessibile solo con l’user name e la ricevuta di pagamento.
Oppure ancora altri contenuti piú fisici come le limited edition dei videogiochi oppure i cofanetti dvd coreani o i vecchi giochi scatolati dei primi anni ’90 (quelli con booklet, mappe di stoffa, diari, stendardi, soldatini e chi piú ne ha piú ne metta)

#63 Comment By Tapiroulant On 7 settembre 2009 @ 11:56

@Uriele:

Le proposte che fai nell’ultima parte del post sono ragionevoli e buone (anche se glissano su alcuni problemi attuali della distribuzione denunciati da Gamberetta, per esempio il fatto che libri protetti da copyright che rendono poco e vengono ritirati dal mercato per scarsità dei profitti diventano praticamente irreperibili per vie legali, vedi il caso Swanwick (ma gli autori sono moltissimi). Un articolo da lei riportato – almeno, mi pare fosse stata lei – denunciava che, se non ricordo male, il 90% circa dei libri protetti da copyright era inaccessibile, perché le case editrici proteggevano il loro diritto a farsi pagare per distribuirlo, e tuttavia non li distribuivano più perché andavano in perdita a farlo). Comunque, già il fatto che tutti i libri pubblicati su carta diventino disponibili come e-book a prezzi consoni (1, 2, 3 Euro?) e con brevi estratti scaricabili gratuitamente per farsi un’idea, a me andrebbe benissimo, anche perché risolverebbe il problema summenzionato.

Per quanto riguarda il paragone con le biblioteche. Okay. Diciamo che diventa legale scaricare e leggersi un libro, a patto che poi, a lettura ultimata, si cancelli la copia dal proprio hard disk (processo equivalente alla restituzione del libro alla biblioteca). In questo modo non divento proprietario del libro; è come se lo prendessi a prestito dalla Internet-biblioteca. Così andrebbe bene?

#64 Comment By gugand On 7 settembre 2009 @ 12:53

@Uriele
Ho usato l’espressione “persino in Italia” proprio perche’ so che siamo uno dei paesi che piratano di piu’. Tutta quella pappardella che hai scritto sul discorso delle cifre sono tutti dati di cui me ne sbatto altamente perche’ non si dimostra nulla se non per parlare di “mancati guadagni” che sono solo supposti. I giochi vendono perche’ c’e’ chi sente il dovere di pagare per un gioco che crede apprezzera’ altri che non lo farebbero manco costasse un centesimo. C’e’ tutto un meccanismo nel gratuito che da ai bravi sviluppatori soddisfazioni anche economiche e ai somari li fa morire di fame. Che ci vogliono i mezzi e tempi per programmare lo sanno tutti, ma dove sta scritto che il gioco bisogna farlo in 3 anni? Se viene sviluppato in 6 o 7 o anche 10 cambia qualcosa per il mondo?
Senza tener conto che oggigiorno esistono librarie Open Source come le SDL, l’Ogre, L’IrrLicht Engine che permettono con poco di avere la struttura di base per creare dei videogiochi avendo delle nozioni di programmazione e leggersi la documentazione. I libri sono ancora meno impegnativi, le conoscenze richieste sono solo sapere la propria lingua e avere la pazienza di rileggersi. Si possono fare persino a tempo perso. Quindi tu vorresti che io paghi per vedere il passatempo di un altro? Se me lo fa vedere bene, se vuole farsi pagare puo’ anche morire.
Io per essere fedele a questo discorso ho persino donato soldi a progetti che mi piacciono per sostenerli. Finora ho speso un paio di cento euro distribuiti nel tempo (sono 6 anni dalla mia prima donazione) e su una decina di progetti diversi, oppure compro i videogiochi che mi sono piaciuti dopo averli provati in prestito o scaricati con e-mule. Spesso li compro vecchi di 3 o 4 anni, a volte li compro dopo pochi mesi dall’uscita, ma mai al day-one (a parte un caso e ci sono rimasto pure fregato dalla mia fiducia nei sviluppatori).

Anche il discorso della contemporaneita’: Secondo te l’esclusivita’ dell’opera per se li vale 20 euro (per i libri e i giochi piu’ vecchi) o i 60 dei giochi piu’ nuovi?
Al 99% della gente non frega nulla della disponibilita’. Se il gioco non fosse piratabile o un libro non fotocopiabile semplicemente lo comprerebe in societa’ oppure se lo fa prestare, ma se non lo puo’ rimediare altrimenti non caccia un soldo se non e’ sicuro che non prendera’ una sòla.
Si vuole far passare la condivisione per pirateria. La condivisione che e’ sempre stata considerata una cosa moralmente alta adesso diventa meschina. Se un autore non vuole condividere la sua opera ne impedisse la diffusione a sue spese, quindi lo distribuisse solo a persone fidate, magari vincolate con un contratto da firmare e non lasciato all’accettazione inespressa di chi viene in possesso di una copia dell’opera. Anche perche’ le copie pirata potrebbero anche essere sprovviste di tale contratto.

E poi giusto per distinguere i buoni dai cattivi:
Lo sai che il 99% delle licenze d’uso dei videogiochi vieta persino il prestito? Per non parlare del divieto categorico di rivenderlo.
Basta leggersene alcune. Io le leggevo superficialmente, ma quando qualcuno me lo ha fatto notare ho letto le licenze di tutti i VG che non mi importava tenere e le ho rivendute su e-bay, proprio alla facciazza loro.

#65 Comment By uriele On 7 settembre 2009 @ 12:59

Esiste giá questa normativa per le rom, ma nessuno la rispetta. É un contratto di fiducia con un ignoto.
Se guardi sui siti di rom per Snes, DS, PSP,, N64,PSX, GBA, eccetera. Per tutelarsi da ritorsioni legali i siti scrivevano qualcosa tipo:
questi giochi sono da considerarsi copie di backup per chi sia in possesso di una copia originale, possono essere usati come copia di valutazione ma devono essere cancellati dopo 24 ore da quando sono stati scaricati, il sito non si assume nessuna responsabilitá.
Non mi ricordo le parole esatte, comunque quando giocavo agli Zelda e ai castlevania , e non ho mai avuto un N64 o un gameboy, era sempre presente questa nota in alto.
A dir la veritá la storia delle 24h era uno dei miti di internet (oggi é molto difficile che dei siti ospitino delle rom commerciali direttamente sui solo server, spesso ospitano link esterni per evitare qualsiasi responsabilitá). Qui maggiori informazioni sulle rom e il mito delle 24h:
http://www.derok.net/emulation0/faqs.html

Ma anche cosí non mi sono mai preoccupato di guardare il tempo limite e le copie venivano cancellate solo quando era necessario fare spazio sull’hard disk.

Per quanto riguarda Swanwick, nessuno gli vieta di rendere disponibile il suo libro gratuitamente come ha fatto Mieville… semplicemente non vuole. Per quanto riguarda il libro in lingua originale, oltre ad essere presente su Amazon la vecchia edizione, pare stia per uscire una nuova:
http://www.amazon.com/Iron-Dragons-Daughter-Michael-Swanwick/dp/0380972336

Ho letto l’ebook tradotto in italiano della Fanucci e la versione in inglese dopo le segnalazioni. E devo dire che l’edizione Fanucci fa piuttosto schifo (e non parlo di refusi, ormai mi sono abituato a leggere ebook che ne sono pieni, parlo proprio di errori di traduzione), ad esempio i draghi che vanno a solvente (la Gasolina é un etere di petrolio usato come solvente) invece che a benzina (gasoline in inglese ha entrambi i significati, ma l’incapace ha scelto il piú dubbio) ed erano presenti altri errori non da poco. Era un traduzione approssimativa, spero che qualche altra casa compri i diritti e faccia un lavoro migliore. Il romanzo non mi é piaciuto particolarmente, ma era carino e di certo meritava una traduzione e un edizione migliore di quella Fanucci.

In linea di principio il discorso del leggere e poi comprare qualcosa solo se ci é piaciuto é giusto. E sono convinto che alcune persone (poche) come Gamberetta o il Duca lo facciano veramente. Conosco molta piú gente che scarica un film (o un disco o un libro) lo vede (lo ascolta o lo legge), lo trova bellissimo, ma quando gli chiedi di comprare il prodotto o, nel caso del film, di andarlo a vedere al cinema, ti risponde:”perché? L’ho giá visto e ce l’ho sull’hard disk”.
Un sistema virtuoso puó funzionare solo quando ci sono persone virtuose, ma onestamente ne vedo poche da noi (in America ho visto una situazione molto migliore, ma ho visto anche gente, non secchie studenti medi, che si rifiutava di copiare i compiti perché era imbrogliare, un modo di pensare assurdo per un italiano).
Sul fatto che il copyright attuale sia troppo orientato verso le corporazioni ed ebba essere riformato siamo tutti d’accordo. Ma riformarlo non significa fottersene o abbatterlo e neppure il copyleft o il CC propongono questo, ma propongono la possibilitá di scegliere un sistema di diritto d’autore piú flessibile, meno restrittivo e tenga in conto anche le esigenze del fruitore. L’hanno scorso nell’articolo “sul copyright” é nata una discussione interessante a cui ha partecipato anche J dei Kai Zen che ha ricordato:

Il Copyleft, al di là dei giochi di parole, non è in contrasto con il copyright. le licenze Creative Commons sono modifiche elastiche al più canonico diritto d’autore. Credo che l’autore abbia diritto di scegliere le forme con cui vuole licenziare il suo lavoro. Il CL non toglie soldi a nessuno.

I Kai Zen, per chi non lo sapesse, non sono degli avidi avvoltoi asserviti alle crudeli multinazionali dell’editoria arrrrrrr… ma sono un ensemble narrativo che, come i Wu Ming, ha deciso di pubblicare con Mondadori in modo tradizionale, ma di distribuire il tutto sotto licenza CC e di distribuire gratuitamente in versione digitale la copia del loro lavoro per tutti gli utenti (acquirenti e non):
http://www.lastrategiadellariete.org/download.html

Ma come ho detto é stata una scelta che gli autori hanno imposto alla casa editrice, non dei lettori.

#66 Comment By gugand On 7 settembre 2009 @ 13:21

Veramente nessuno ha manco chiesto agli autori di scrivere un libro.
E’ una loro scelta quello di rendere pubblica un’opera ed accollarsi tutte le spese del controllo della diffusione della stessa.
Non si puo’ delegare la societa’ (le forze di polizia) a fare quello che dovrebbero fare da soli.

#67 Comment By uriele On 7 settembre 2009 @ 13:23

@ Gugand: scusa l’espressione, ma… graziealcazzo che le licenze dei videogiochi vietano di installarli su piú di tot computer (come le licenze per gli antivirus, eccetera). Come detto sopra se un prodotto puó essere fruito in contemporanea e singolarmente da piú persone (e non parlo di mettersi tutti insieme davanti a uno sparatutto e giocare a turni, parlo ognuno a casina propria per i fatti suoi) si ritorna al caso precedente. Una copia con cui giocano in contemporanea mille giocatori. L’uso da parte di un utente non esclude l’altro.
Per quanto riguarda i motori free ce ne sono pochi buoni (ogre e wintermute sono due esempi notevoli, come blender per le animazioni), ma sono nettamente inferiori ai motori commerciali sotto licenza (che sfruttano le ultime librerie directX10) a livello di mercato mainstream, che punta tutto sulla potenzialitá grafica, certi prodotti sono falliti in partenza.
Per quanto riguarda il tempo di realizzazione… sí cambia tutto fra 3, 7 e 10 anni! Piú passa il tempo piú aumentano le spese, le licenze di certi motori e dei loro aggiornamenti sono annuali. Il prodotto in uscita deve mantenersi al passo con lo stato dell’arte se vuole avere mercato. Quelli che programmano i giochi non lo fanno per la gloria, ma per il pane. Qualcuno si ricorda il caso Daikatana di Romero:

La data di pubblicazione fu più volte rimandata: dal 1997 venne progressivamente spostata fino al 2000, un lungo periodo di attesa caratterizzato anche da numerosi licenziamenti, dimissioni di elementi chiave del progetto e fondi sprecati.[4] Nel frattempo, sul mercato erano apparsi titoli dello stesso genere e basati su tecnologie innovative, come Unreal, Unreal Tournament e Quake III Arena. Molte delle caratteristiche di Daikatana che sarebbero state rivoluzionarie nel 1997 risultarono già superate nel 2000.

Ora il mercato dei videogiochi si sta spostando sempre di piú sul multiplayer, usando MMORG a pagamento mensile (perché é piú facile piratare un gioco che un account registrato e non potendo accedere due account identici in contemporanea si limita la pirateria e si continuano a mungere le mucche mensilmente, i server non pirati hanno tutta una serie di eventi ed extra per tenere il giocatore a pagare mensilmente) o i MMORG gratuiti, ma con un livellamento piú semplice, dropping extra a livelli avanzati per gli utenti che pagano (giocando a cabal ho visto questa genere di strozzinaggio, ti facevano assuefare al gioco e quando le cose incominciavano a farsi divertenti, vedevi che le quest non ti facevano piú passare di livello e gli utenti premium avevano tutti i vantaggi).

#68 Comment By gugand On 7 settembre 2009 @ 15:48

@Uriele
Forse non ti sei rendi conto che tutto quello che dici tu e’ tutto conseguenza del copyright. Fra 10 anni e’ disponibile una tecnologia migliore? E allora?
E’ cosi’ vitale che i videogiochi siano al passo coi tempi? Il videogiocatore si demoralizza perche’ non puo’ godere degli ultimi effetti speciali?
Nel mondo della licenza libera si aspetta, nel mercato non si puo’ aspettare perche’ si deve (far finta di) cambiare ed innovarsi e poi rincoglionire con la pubblicita’ i ragazzini che sbavano dietro ad ogni effetto grafico nuovo (l’HDR e’ solo uno delle ultime minchiate che si sono inventati, veramente abusato).
Che fretta c’e’ di far impegnare centinaia di persone nello sviluppo di qualcosa per far passare qualche ora di divertimento?
Tu passa ad ubuntu e poi vedi cosa e’ il mondo opensource. Ci sono molte cose che fanno impallidire i moderni videogiochi e programmi applicativi, non tanto per la grafica, ma le idee.
Il mercato si fossilizza intorno a cio’ che vende, l’innovazione reale non c’e’. Ci sono solo abbellimenti grafici, ma idee 0.

#69 Comment By Roberto On 8 settembre 2009 @ 01:16

@ Annaf:
francamente non ho mai ricorso alle biblioteche.
Ogni volta che volevo un libro me lo sono andato a comprare in libreria.

Della Troisi ho solo il volumone delle Cronache del Mondo Emerso, preso per curiosità (“oh toh, un libro fantasy di un’autrice italiana, pure quasi mia coetanea… proviamolo!”).
Ho letto solo le prime due parti e mi son rifiutato di andare avanti, ma comunque il libro ce l’ho ancora. E’ stato un “rischio” che mi sono preso, comprandolo, e ne pago le conseguenze (aver “buttato” dei soldi). Pazienza.

#70 Comment By gugand On 8 settembre 2009 @ 09:02

@Roberto
Pazienza un corno. C’e’ gente che sfrutta questi errori di ingenuita’ per fare milioni di euro. Se fossimo un mondo serio la chiameremmo truffa.

#71 Comment By Annaf On 8 settembre 2009 @ 10:18

@Roberto
Quoto quanto detto da gugand, visto che anche i soldi per comprare libri non crescono sugli alberi.
Se ci fosse più gente che scarica i capitoli iniziali (che per fortuna nella maggior parte dei casi sono gratuiti… ma poi, le case editrici si danno la zappa sui piedi, visto che molti internauti che provano a leggere schifezze come Troisi e Strazzulla, poi è improbabile che comprino un libro scritto male, ah, ma tanto campano grazie a quelli come te, Roberto) o interi libri e poi se li vanno a comprare in versione cartacea o pagano l’e-book scaricato, è molto probabile che non avremmo gente come la Troisi o la Strazzulla o chiunque altro abbia pubblicato con qualche grande casa editrice e abbia avuto successo anche grazie alle vendite di gente che dice “uh, un’autrice fantasy italiana, finalmente, lo voglio” e spreca i propri soldi (che potrebbero andare ad autori ben più meritevoli).
Ripeto, ci sono le biblioteche da tempi immemori che offrono un servizio di lettura del libro, e ora ci sono anche gli e-book gratuiti. Se poi tu vuoi continuare a buttare via i tuoi soldi, libero di farlo, però non venire a gridare allo scandalo se qualcuno vuole leggere e poi pagare o se ci sono tanti scrittori come la Troisi in giro, perché è anche grazie a quelli come te che prolificano certi autori.

#72 Comment By Mauro On 8 settembre 2009 @ 12:46

Dr Jack

TUTTI i diritti dell’autore rimangono: diritti di rivendicare l’opera, mantenerla integra, impedire sue modifiche, di eseguire, distribuire, commergializzare, tradurre, elaborare, pubblicare in raccolta,
Invece il lettore avrebbe solo il diritto di riproddure l’opera gratuitamente.
E poi se gli piace può comprarla o regalarla

È qui che la vediamo diversamente: per me non è vero che tutti i diritti dell’autore rimangono, in quanto tra questi diritti io comprendo il decidere se l’opera è gratuita o no. Se decide di no, a mio parere è giusto che chi usufruisce dell’opera la paghi.
Come detto, sono d’accordo con il diritto alla prova (scarico, solo se mi piace lo compro), ma stante che piaccia trovo giusto che l’opera venga pagata.
E poi, se l’opera circola liberamente in Internet in che modo si impedirebbe la traduzione? E perché leggerla gratuitamente sarebbe giusto, mentre tradurla per permettere ad altre persone di leggerla non lo sarebbe?
Del resto, il lettore per quanto dici avrebbe anche un altro diritto: di distribuire l’opera gratuitamente; e il problema per me non è tanto la riproduzione (ne faccio mille copie e me le tengo), quanto la distribuzione (ne faccio mille copie e le do gratuitamente in giro). Cosa che, la distribuzione gratuita, dà contro al diritto di distribuzione che tu stesso attribuisci all’autore.
Poi, sono d’accordo che la legislazione attuale andrebbe aggiornata, e che a oggi le case editrici sembrano fare di tutto per spingere la gente a dare contro al diritto d’autore (copie PDF che costano piú di quelle cartacee? DRM diverse e supportabili solo una alla volta? ecc.); ma il concetto che il lettore ha diritto di leggere quello che vuole e di pagare solo se vuole personalmente non mi trova d’accordo. Non vedo perché lui dovrebbe avere quel diritto, e l’autore, che ha prodotto l’opera, non dovrebbe avere quello di decidere a che condizioni renderla fruibile.
Mi trovo però d’accordo sulla copia elettronica per chi ha l’originale: un mio amico avrà almeno trenta copie di un libro, divise tra non so quante lingue; ma gli trovassero un PDF di quel libro, potrebbero fargli grane. Il che mi pare assurdo.

Tapiroulant

le biblioteche. La biblioteca compra il libro, dopodiché chiunque, senza pagare un soldo, può prendere il suddetto libro, leggerselo a casa, e riportarlo in modo tale che un altro dopo di lui possa leggerlo, altrettanto gratuitamente! Cinquecento lettori potrebbero leggere questo libro, tutti senza pagarlo! Si sta anche qui violando il diritto dell’autore a guadagnarci? O questa fruizione gratuita del lavoro di un altro, dato che è fatta via biblioteca e non via Internet, non è ingiusta?

Da parte mia mi trovo d’accordo con quanto detto da altri: nel prenderla in biblioteca io leggo l’opera, ma non ce l’ho; non è detto che la trovi (magari non c’è, o la presa un altro), se volessi rileggerla dovrei andare a riprenderla, idem se mi servisse per citare qualcosa. La differenza con l’averla pronta in casa in ogni momento non mi pare da poco.

Scatcat

Sia detto per inciso, la traduzione corretta è “non abbiamo trovato un’autentica correlazione, ma ci sono scarsi indizi per dire che il dowload libero rovini le vendite”

Vero, ero un po’ di fretta e ho letto male; grazie per la nota.

uriele

Una cosa che mi farebbe piacere in Italia per esempio é che togliessero quella cazzo di tassa della SIAE su tutti i supporti di registrazione

La SIAE (sigla che, come tutti sanno, significa Società Italiana Autorizzata Estorsioni) in sé ha un che di assurdo: di fatto, diventa lei la detentrice dei diritti. Se per esempio un cantante vuole dare a un suo amico il permesso di cantare le sue opere in pubblico senza pagare i diritti… a quanto mi risulta, non può.
A fronte di cose simili, la detentrice dei diritti mi pare diventata la SIAE.

mi pare che sia legale fotocopiare il 15-20% di un libro, se avessi a disposizione le prime 100 pagine di un libro potrebbero essere abbastanza per farmi un idea del testo e decidere

Non esattamente: è possibile copiare quota ragionevole di un’opera per scopi di saggistica, insegnamento o critica; il 15% è una percentuale indicativa solitamente considerata, ma nella legge non appare (salvo che sia cambiata da quando mi sono informato).

gugand

Prima nasce l’arte poi c’e’ chi trova il modo di venderla mettendo in giro la bugia che godere dell’opera senza pagarla sia un reato

Ma se un’opera d’arte nasce, per espressa volontà dell’autore, per la rete di vendita, chi gode dell’opera senza pagarla fa, a mio parere, se non un reato comunque un’azione scorretta.

uriele

Il mondo indie, nonostante le demo estese, i giochi gratuiti, il digital delivery é afflitto dalla pirateria

Ci sono giochi di ruolo indipendenti che costano decisamente poco (una decina di dollari, ma se ne trovano anche a uno o due dollari), eppure vengono comunque scaricati; e le copie elettroniche sono vendute dalla stessa casa editrice, a meno di quelle cartacee, ma tuto questo non basta a far sí che chi vuole il gioco (perché gli piace) lo compri.

gugand

I libri sono ancora meno impegnativi, le conoscenze richieste sono solo sapere la propria lingua e avere la pazienza di rileggersi

Direi che serve anche altro: capacità tecniche, conoscenza di vari modi di scrittura, ecc.; se bastasse quello che dici, ci sarebbero tanti piú autori validi (su questo stesso sito mi pare sia stato detto che la Troisi non scrive male; ma non penso che basterebbe togliere gli errori notati per rendere il libro un buon libro agli occhi di chi non lo apprezza).

Veramente nessuno ha manco chiesto agli autori di scrivere un libro.
E’ una loro scelta quello di rendere pubblica un’opera ed accollarsi tutte le spese del controllo della diffusione della stessa.
Non si puo’ delegare la societa’ (le forze di polizia) a fare quello che dovrebbero fare da soli

Quindi… ho scelto io di avere un’auto e di parcheggiarla in un determinato posto, nessuno me lo ha chiesto e devo accollarmi io le spese per difenderla (antifurto, ecc.); non posso delegare alla società il compito di gestire un eventuale furto, di cercare di impedirlo?
È vero che i singoli devono darsi da fare, ma è anche vero che la difesa dei diritti legali è delegata anche alla società; non vedo particolari motivi per cui la difesa dei diritti economici degli autori dovrebbe uscire da questo.

#73 Comment By uriele On 8 settembre 2009 @ 13:31

@ Mauro: perfettamente d’accordo. Anche perché nessuno costringe un autore a siglare un contratto con una casa editrice senza licenza CC. É una scelta dell’autore. Neil Gaiman ha recentemento deciso di distribuire gratuitamente uno dei suoi lavori in formato digitale e ha chiesto ai suoi lettori quale avrebbero voluto. Ha vinto American God’s e le vendite, come afferma Gaiman, sono aumentate. Ma é stata una scelta libera, un regalo ai fan.

PS:grazie per la precisazione. Il 15% é la percentuale di libro che, nelle copisterie, mi dicevano si potesse copiare. Ho dovuto fotocopiare alcuni capitoli per degli esami e il commesso alle volte si assicurava che fosse meno del 15% dell’opera. Sará stata una di quelle leggende metropolitane che giravano, come la storia delle ROM da cancellare entro 24h :)

#74 Comment By Drest On 8 settembre 2009 @ 15:33

scusate, un attimo OT: ma mi nominate sti giochi di ruolo indipendenti a pochi euro?
sarei interessato

#75 Comment By uriele On 8 settembre 2009 @ 15:52

Onestamente di RPG ne conosco pochi, preferisco i platform/avventure grafiche. Comunque fra i piú noti c’é The spirit Engine 2 (vincitore del premio come miglior indie game del 2008) che costa sui 15 dollari (converti in euro). Se ti piace Penny Arcade le avventure/rpg di On the Rain-Slick Precipice of Darkness sono carine, anche se il gioco é tutto sommato lineare
Per approfondire comunque cerca sui siti di:
Tigsource (che ha una tag RPG MMORPG) e ne trovi anche di gratuiti, indiegames blog e rockpapershotgun. Se usi windows su steam trovi molti altri giochi e offerte bundle.
altri giochi notevoli sono Zeno Clash, la serie di Blackwell (3 avventure grafiche oldstyle, veramente ben scritte, ma troppo costose vista la durata), Emerald City Confidential e World of Goo.

PS: se quando parli di Rpg intendi anche i Metroidvania allora ci sono due dei miei indie preferiti:

Acquaria dei Bitblot (vale assolutamente il suo prezzo anche solo per la colonna sonora e il sistema di gioco, nel gioco é compreso un editor di livelli ed é uscito sacrifice, una fan prequel veramente ben fatto):
http://www.youtube.com/watch?v=9TSxXAY4xks

Atztaka: http://www.youtube.com/watch?v=3EJkE7NZwG8

#76 Comment By Dr Jack On 8 settembre 2009 @ 15:55

Come detto, sono d’accordo con il diritto alla prova (scarico, solo se mi piace lo compro), ma stante che piaccia trovo giusto che l’opera venga pagata.

Il discorso è complesso da sviluppare, ma si, mi trovo d’accordo sull’idea in generale.

mmm… non ne sarei cosí convinto. Il copyright é stato ideato per tutelare l’autore E il lavoro della casa editrice (editing, stampa, ecc…).

Se leggi Public Domain lo spiega al secondo capitolo. Il copyright è un incentivo alla creazione, ma la creazione ha come scopo di diventare di tutti (infatti lo diventerà) e aumentare la cultura.

Ci sono artisti che non basano le loro idee sul guadagno e qualcuno ha anche affermato che i publishers ti fanno il lavaggio del cervello.

Le leggi del copyright non sono fisse ma si sono sviluppate insieme ai mezzi di distribuzione.
Queste leggi dovrebbero sostenere i parassiti o sostenere la concorrenza?
Come mai c’è gente che guadagna mettendo tutto a disposizione con la CC mentre in italia l’editoria riceve milioni di euro dallo stato e dalle tasse?

Se un publisher pubblica un prodotto ORRIBILE (o che comunque NON era quello che ti aspettavi), spacciandolo come capolavoro, è giusto scaricarlo e poi NON comprarlo?
Sì secondo me, perchè altrimenti si ricadrebbe nell’ingiusto profitto a seguito di un errore o peggio ancora… inganno (in buona fede o malafede poco importa).
E se poi l’editore fallisce insieme a tutti i suoi editor ecc. ecc. la concorrenza ha fatto il suo corso.

#77 Comment By mhrrr On 8 settembre 2009 @ 16:30

solo tre annotazioni (sono di passaggio).

1: grazie gamberetta, bella segnalazione.

2. dire che i lettori di ebook sono ecologici è, probabilmente, una cazzata: produrne uno inquina un casino (molto più che produrre e distribuire uno o migliaia di libri, probabilmente) e lo smaltimento di un ebookreader non è paragonabile a quello di decine di migliaia di libri, probabilmente. inoltre un ebook consuma energia, per poca che sia.
l’ebook(reader) è pratico, in futuro sarà anche economico, ed è più versatile di un libro tradizionale, ma NON più economico.

3. secondo voi cosa succederebbe se , mettiamo, una associazione di un milione di utenti comprasse insieme un file facendone copie per uso personale?

#78 Comment By Mauro On 8 settembre 2009 @ 17:02

Drest

ma mi nominate sti giochi di ruolo indipendenti a pochi euro?

Io stavo parlando di giochi di ruolo cartacei, per esempio Sexy Deadly costa un dollaro (ma non l’ho giocato, non so come sia); se ti interessano, posso segnalartene altri.

Dr Jack

Se un publisher pubblica un prodotto ORRIBILE (o che comunque NON era quello che ti aspettavi), spacciandolo come capolavoro, è giusto scaricarlo e poi NON comprarlo?

Se non è piaciuto, a mio parere sí; ma contestualmente credo si dovrebbe eliminare il file.

mhrrr

dire che i lettori di ebook sono ecologici è, probabilmente, una cazzata: produrne uno inquina un casino (molto più che produrre e distribuire uno o migliaia di libri, probabilmente) e lo smaltimento di un ebookreader non è paragonabile a quello di decine di migliaia di libri, probabilmente. inoltre un ebook consuma energia, per poca che sia

In base a cosa dici questo? Personalmente non ho dati pratici, ma mi interesserebbe vedere quantificato quel “inquina un casino” e sapere perché dici che è probabile che produrre un lettore inquini molto piú che distribuire migliaia di libri.
Anche perché… nel valutare l’impatto del lettore è giustissimo considerare produzione e smaltimento; ma parlando di libri allora si deve considerare la produzione e lo smaltimento di tutti i macchinari per crearli (stampa, rilegatura, ecc.), dell’inchiostro (e del trasporto, ecc., dei materiali per l’inchiostro), della carta (e del trasporto, ecc., dei materiali per la carta), ecc.
Nonché l’inquinamento per il trasporto dei libri, estrazione del petrolio e produzione del carburante compresi; e volendo fare un discorso veramente completo, che consideri tutto, ci si dovrebbe chiedere anche quanti mezzi non verrebbero prodotti se quei libri non venissero distribuiti. Perché se in mancanza di distribuzione si avrebbero dieci camion in meno, l’inquinamento per produrre quei dieci camion sarebbe da considerare.
Personalmente non so se la produzione di un lettore inquini cosí tanto, ma quei “probabilmente” e quel “un casino” mi lasciano un po’ perplesso; se hai dati in merito, mi interesserebbe vederli.

l’ebook(reader) è pratico, in futuro sarà anche economico, ed è più versatile di un libro tradizionale, ma NON più economico

Di un libro tradizionale, no; di venti libri tradizionali? Iniziamo a discuterne: considerando un prezzo medio di dieci Euro (e temo sia poco), dopo ventotto libri sei in pari.

secondo voi cosa succederebbe se , mettiamo, una associazione di un milione di utenti comprasse insieme un file facendone copie per uso personale?

Cosa succederebbe a che livello?

#79 Comment By uriele On 8 settembre 2009 @ 17:09

Gli aiuti indiretti si riassumono in tre tipologie:

* riduzioni tariffarie (telefoniche e postali)
* agevolazioni fiscali (riduzione della base imponibile per il calcolo dell’IVA)
* finanziamenti agevolati (l. n.62/2001 ), con l’istituzione di un Fondo per le agevolazioni di credito alle imprese editoriali, per progetti di ristrutturazione tecnico-produttiva di durata massima di 10 anni

gli aiuti indiretti sono cosa comune a tutte le industrie italiane. Non c’é nulla di speciale.

Con la citata legge n. 416/1981, invece, è stato limitato questo tipo di aiuti, riservandoli a categorie più specifiche di imprese:

* imprese editrici di particolare valore (morale, politico o linguistico, come indicato all’art. 3 c. 2 della l. n. 250 del 1990)
* stampa italiana all’estero (con periodicità almeno trimestrale)
* pubblicazioni di elevato valore culturale (e le cui pagine pubblicitarie siano state nell’anno precedente inferiori al 50 per cento, art. 25 l. n. 416/1981)

Quelli indiretti… leggi fra le righe e indovina a CHI o a COSA servono (faccio notare che la legge sulle opere di “elevato livello culturale” sotto la Dc e sotto il pentapartito… Sono un modo trasversale di drenare fondi a politici, giornali di partito e cose simili. Opere steam, di fantascienza, fantasy e simili non rientrano in nessuna delle 3 categorie (se sei fortunato ci faranno entrare 1984, Farenheit 451 e il mondo nuovo, ma proprio a spingerli).
Fa schifo come cosa, ma si esce dal campo della narrativa e si entra in quello della politica.

Per quanto riguarda un libro il se é brutto non lo compro é un ragionamento giusto, se leggi quello che ho scritto capirai che sono pienamente d’accordo. Il problema é un altro: se mi piace lo leggo tutto e NON lo compro. Se mettessero a disposizione le prime cento pagine di un romanzo grosso o i primi capitoli io sarei d’accordissimo: hai un anteprima e se ti é piaciuta continui a leggere altrimenti no (e sul sito di Adelphi alle volte li trovi degli assaggi corposi, come nella raccolta di articoli di Richler, un mondo di cospiratori). Capisci il genere, vedi se ti piace lo stile e se ti intriga la storia.
Dico i primi capitoli perché le prime pagine di un libro possono trarre in inganno: il famigerato incipit del Neuromancer a me ha fatto cagare, solo dopo l’arrivo di Armitage e Molly il romanzo mi ha preso per le palle e non ha fatto staccare gli occhi dalle pagine).
Ti faccio un esempio:
Vai sul sito di Einaudi perché vuoi leggere un bel noir. Cerchi per genere e trovi Elmore Leonard.

http://www.einaudi.it/libri/libro/elmore-leonard/killshot/978880618043

La copertina é figa, un bel corvo dagli occhi gialli, ma non conosci l’autore. Come fare se non vogliamo alzare inutilmente il nostro mastodontico culo per andare in libreria o, orrore, in biblioteca? Clicchiamo sul link in basso e scarichiamo il pdf del primo capitolo. Se ci convince lo prendiamo, altrimenti no. Semplice. (secondo me dovrebbero mettere i primi due capitoli, ma un capitolo é giá qualcosa)

Per quanto riguarda il guadagnare con il CC o il distribuire gratuitamente testi fuori edizione ho giá fatto degli esempi italiani prima. Alcuni autori scelgono di distribuire le opere sotto licenza CC. Deo gratia. Adesso sono liberi di distribuire l’opera in quel modo, se vogliono.
Semplicemente molti autori sono legati a un altro tipo di distribuzione e hanno il sacrosanto diritto di decidere come pubblicare. Questa non é una decisione del lettore.

Qui siamo tutti d’accordo che le leggi sul copyright vanno cambiate perché sono ingiuste. L’unica differenza é il come. Lo scarico tutto e poi, magnanimamente, decido di lanciarti un croccantino se mi tira il culo, é sbagliato per me. Peró troverei giusto potere assaggiare le opere prima di prenderle (e assaggiare é molto diverso che mangiarle tutte).

Di solito sono un uomo da libreria e quando chiedo gentilmente a un commesso di togliermi la pellicola dal libro per dare un assaggio, ma senza nessun impegno, generalmente vengo accontentato (altrimenti non rimetto piú piede in quella libreria, ma questa é un altra stroria).
Quando andavo all’estero da adolescente, mi leggevo tutti i manga che seguivo in italia (perdendo giornate in libreria mi sono finito Noritaka e Ken il Guerriero) e poi uscivo soddisfatto senza pagare un cazzo. Tralasciando che ero (sono) uno stronzo. Per te era giusto?

Il lettore ha il sacrosanto diritto di provare un opera, di vedere i primi 15 minuti di un film (come molti siti di streaming legale ti permettono di fare) o la demo di un gioco, prima di acquistare. Sono tutti diritti sacrosanti. Ma se l’autore e l’editore (considera tutto il lavoro che c’é dietro un libro, a partire dalle schede di lettura, fino ai costi dell’immobile e dei macchinari di stampa o dell’affitto e gestione dei server e del servizio clienti, oltre a editor, correttori, traduttori, eccetera…) decidono che vogliono pubblicare un libro con un metodo tradizionale ma ti forniscono un demo, con quale diritto recrimini?

Non sarebbe neppure male che una casa editrice quando decide di non ristampare piú un libro mettesse una copia digitale gratuita a disposizione invece che trasformare il libro in una specie di Santo Graal(ciao cani maledetti della Fanucci).

Considera questo: un autore oggi come oggi non ha necessariamente bisogno di una casa editrice. Potrebbe pubblicare il suo libro online da solo e mettere un banner per donare con paypal. Nessuno glielo impedisce. I mezzi a disposizione li ha (gofreeserve fornisce uno spazio gratuito su cui caricare wordpress gratuitamente e su co.cc.com puoi trovare anche un dominio gratuito con un aspetto simil professionale), sono gratuiti e anche open source se vuole. La domanda allora diventa. Perché nonostante tutto questo la gente continua a spedire i manoscritti alle case editrici per farsi pubblicare? Sono tutti dei fessi?

#80 Comment By Drest On 8 settembre 2009 @ 17:15

Onestamente di RPG ne conosco pochi, preferisco i platform/avventure grafiche. Comunque fra i piú noti c’é The spirit Engine 2 (vincitore del premio come miglior indie game del 2008) che costa sui 15 dollari (converti in euro). Se ti piace Penny Arcade le avventure/rpg di On the Rain-Slick Precipice of Darkness sono carine, anche se il gioco é tutto sommato lineare

Ho appena googlato il primo, carino, magari ci dò un occhio.
il secondo l’ho provato, non mi è piaciuto molto (per quanto sia un grande fan di tycho e gabe)

Tigsource (che ha una tag RPG MMORPG) e ne trovi anche di gratuiti, indiegames blog e rockpapershotgun. Se usi windows su steam trovi molti altri giochi e offerte bundle.

ovviamente parlavo di rpg single player, di mmorpg gratuiti ce ne sono milioni e sono uno più brutto dell’altro

PS: se quando parli di Rpg intendi anche i Metroidvania allora ci sono due dei miei indie preferiti:

Acquaria dei Bitblot (vale assolutamente il suo prezzo anche solo per la colonna sonora e il sistema di gioco, nel gioco é compreso un editor di livelli ed é uscito sacrifice, una fan prequel veramente ben fatto):
http://www.youtube.com/watch?v=9TSxXAY4xks

Atztaka: http://www.youtube.com/watch?v=3EJkE7NZwG8

ho provato il demo del primo, carino ma i platform m’hanno stancato da parecchio.

comunque, consiglio a tutti il magnifico mount&blade, 11 euro su play.com

#81 Comment By Drest On 8 settembre 2009 @ 17:18

Io stavo parlando di giochi di ruolo cartacei, per esempio Sexy Deadly costa un dollaro (ma non l’ho giocato, non so come sia); se ti interessano, posso segnalartene altri.

sure, in effetti l’avevo intesa così.

#82 Comment By Maudh On 8 settembre 2009 @ 17:31

(nota: il commento è rivolto unicamente al settore dei libri)
Mi sembra che si ignori che le persone in possesso di un lettore e-book o disposte a leggere a schermo/stampare centinaia di pagine sono ancora una relativamente piccola minoranza.
Logica conclusione è che se le prime 10-20-50 pp. piacciono il Peppe di turno andrà a comprarsi il libro. Ciò favorirebbe anzitutto un mercato più incentrato sulla bravura degli scrittori, e non è detto che le vendite debbano per forza diminuire, anzi…
Potrà sembrarvi una stupidaggine ma è più facile che ciò aumenti le vendite del cartaceo: esempio lampante è il +1000% di Naomi Novik in seguito alla diffusione di e-book. La gente è andata a comprarsi i libri dopo che ha letto il 1°, o la prima parte del primo, e la signora ha fatto tanti bei soldoni.

Tutta la tiritera è per arrivare a controbattere l’affermazione di Van

Beh, non sempre è possibile spendere i propri soldini solo sui capolavori.
Credi, dispiace anche a me!

Perchè invece di dispiacersi non si può controllare che il libro (o la serie) merita prima dell’acquisto?
Non dovrebbe essere interesse comune che si possano controllare, che dire, le prime 200 pagine di un romanzo/serie prima di acquistare, in modo di essere certi che meritano ed evitare di dare soldi a chi non li merita?

P.S. Sempre che il prossimo mese non ci sia un +1000% dei lettori e-book, altrimenti il ragionamento va allegramente a farsi benedire. xD

#83 Comment By Gamberetta On 8 settembre 2009 @ 20:13

Qui un interessante articolo del Calgary Herald che condivido. In buona sostanza, il problema dell’attuale normativa sul copyright (buona o cattiva che sia) è che non è applicabile, a meno di rinunciare alla privacy e alla riservatezza delle comunicazioni.
Un esempio brutale. Se i bambini rubano le caramelle in pasticceria è sbagliato. Ma se l’unico modo per fermarli è sparare cosa si fa? Si ammazzano i bambini o si cambia la legge sul furto di caramelle?
Con il copyright è lo stesso: le leggi sul diritto d’autore vanno cambiate, perché adesso la loro applicazione mette in crisi diritti considerati fondamentali in una democrazia.

#84 Comment By Mauro On 8 settembre 2009 @ 23:43

Drest: gratuiti ce n’è letteralmente una marea; tra quelli che ho provato, non posso non segnalare Bacchanal (anche se alcuni lo definirebbero “gioco di narrazione”; ma è comunque bello); sempre sui gratuiti (ne segno vari, ma non li ho provati tutti):

Classroom Deathmatch; non l’ho provato, ma me lo hanno descritto come “Il modo piú divertente di uccidere i tuoi amici. Mette in scena cose alla Battle Royal; per giocarci conviene leggere anche la parte gratuita di Panty Explosion, ma non è strettamente necessario.
The Shadow of Yesterday, da cui è stato creato il Solar System (cinque dollari a comprare il PDF, ma il testo è CC; si sta lavorando a una traduzione italiana), un sistema generico, e The World of Near, l’ambientazione di The Shadow of Yesterday ampliata.
Great Ork Gods: è stupido, è rapido, è semplice; ma è decisamente divertente, per passare una serata.
Memories of War: è ancora in fase di sviluppo, ma mi è piaciuto; in pratica: quattro soldati, morti, sono davanti alla Morte; sono stati uccisi a causa di uno di loro, e devono ricordare come e perché.

A pagamento, ne puoi trovare molti nell’Un-store e su IPR (sul primo sito i soldi vanno direttamente agli autori, a quanto ho capito); tra i molti disponibili, segnalerei (perché li ho provati e mi sono piaciuti) Annalise Eternal Tears (storie di vampiri, ma viste dal punto di vista delle potenziali vittime; l’ho usato poco e quindi non posso dire molto, ma mi ha ispirato), Dogs in the Vineyard (che però non so se rientri nei “pochi Euro”: ne costa una decina, in PDF; c’è anche cartaceo in Italiano, ma costa venticinque Euro) e In a Wicked Age (che nel costo comprende anche eventuali futuri aggiornamenti).
Mi hanno parlato molto bene anche di Grey Ranks (8 Euro), ma non l’ho provato.
Un gioco che mi è piaciuto molto è Montsegur 1244 (circa 8 Euro): senza master, si gioca in una serata e richiede giocatori attivi (e preferibilmente seriamente intenzionati a giocarci; temo che un ambiente troppo casinista lo rovinerebbe), ma reputo valga sicuramente la spesa.
Molti di quei giochi sono parecchio diversi da quelli classici (alla D&D e Vampiri, per capirsi), quindi se siete molto abituati a quelli potrebbero lasciarvi un po’ spiazzati; ma ne vale la pena.
In generale, dipende molto da cosa cerchi; personalmente di solito quando vedo un gioco che mi ispira chiedo consigli, prima di comprarlo (posso segnalare un forum sul gioco di ruolo?). Se ti interessa, posso indicarti altro, genericamente o a seconda di quello che ti interessa (magari spostandosi un Fogna, o in privato, o – se posso dare l’indirizzo – su quel forum).

Gamberetta

Qui un interessante articolo del Calgary Herald che condivido.

Personalmente capisco il problema sottolineato nell’articolo, e posso anche essere d’accordo; il problema sta nel cercare un modo di coniugare due cose opposte.
Ma il punto è che non tutti danno contro all’attuale legge per quei motivi, quanto piuttosto semplicemente perché vogliono fruire di un’opera e, che gli sia piaciuta o no, non pagare nulla. Si è arrivati al punto di dire che, se l’autore non voleva che fosse distribuita gratuitamente, aveva solo da non mandarla a un editore; manco fosse colpa sua.
Personalmente posso capire diverse delle critiche fatte, e concordo che si dovrebbe cercare di ammodernare la legge; per esempio, trovo assurdo che ci siano libri introvabili anche se l’autore magari vorrebbe renderli disponibili; il poter leggere un libro elettronico solo sullo specifico dispositivo (non tipo di dispositivo, proprio dispositivo) per cui lo si è comprato mi pare francamente ridicolo. Ma, a fianco di questo, l’idea che la volontà dell’autore sulla modalità di distribuzione (gratuita/a pagamento) non abbia valore, perché il lettore avrebbe il diritto di decidere e di fruire tutto quanto vuole gratuitamente… onestamente, non mi trova d’accordo.
Come nota sull’articolo, commento specificamente una cosa: Such efforts aim to turn what citizens do in the privacy of their homes into criminal offences.
Quanto facciamo nel privato delle nostre case può già essere un crimine, e chiunque può pensare esempi; lo sforzo quindi non è – o non mi pare essere – quello di trasformare quello che i cittadini fanno in casa in un crimine, quanto piuttosto di combattere quello che – a torto o a ragione – viene percepito come un crimine fatto in casa. E penso che si sia d’accordo che, se un crimine viene fatto in casa, sempre un crimine è.
Capisco il punto dell’articolo e posso anche grossomodo condividerlo, ma la differenza di cui sopra non mi pare cosa da poco.
Da notare anche che “È impossibile combatterlo perché richiederebbe di ignorare la privacy” non significa “È giusto che venga fatto”; seppur impossibile da combattere, può sempre rimanere ingiusto.

Sull’inquinamento libri/lettori, faccio un’aggiunta: nel caso dei libri, bisogna anche considerare l’anidride carbonica non assorbita dagli alberi abbattuti per avere carta.

#85 Comment By gugand On 9 settembre 2009 @ 10:22

Come dice Gamberetta il problema piu’ ovvio delle normative sul diritto d’autore e’ che l’autore non puo’ dimostrare in nessun modo che la copia di un’opera che ha una persona non sia autorizzata a meno di non partire dal presupposto di colpevole fino a prova contraria. Cio’ e’ contrario a qualunque diritto. L’assenza del timbro della siae o di qualunque organo non significa nulla perche’ non si puo’ dimostrare come quella persona sia entrata in possesso della copia. Altrimenti per far multare qualcuno che mi sta antipatico basta che scrivo un libro, lo registro alla siae, lo fotocopio e glielo metto nella cassetta della posta. Subito dopo che questo apre il pacco c’e’ la finanza che gli entra in casa per una mia denuncia sul non rispetto del mio diritto d’autore, beccato pure col sorcio in bocca.
Questo e’ meno assurdo di quello che si potrebbe pensare. Ho sentito di robe veramente astruse per far passare guai agli altri.
Percio’ pretendo che un autore debba trovare un modo per tutelarsi da solo e a sue spese per dimostrare chi e’ che ha violato il contratto distribuendo copie fuori del suo controllo.

Come principio ritengo comunque immorale che tutto cio’ che e’ opera dell’intelletto e non ha sostanza fisica venga fatto pagare, a maggior ragione se sono passatempi come videogiochi e romanzi. Le forme d’arte nate perche’ a qualcuno piaceva farle e non perche’ voleva fare qualcosa da vendere.

Riguardo RPG indie ci sono quelli dela Spiderweb, non li trovo esaltanti, ma comunque piacevoli e c’e’ la possibilita’ di scaricare demo molto grandi per provarli.

#86 Comment By uriele On 9 settembre 2009 @ 12:04

Sono d’accordo con Mauro.
@ Gugand:

Come dice Gamberetta il problema piu’ ovvio delle normative sul diritto d’autore e’ che l’autore non puo’ dimostrare in nessun modo che la copia di un’opera che ha una persona non sia autorizzata a meno di non partire dal presupposto di colpevole fino a prova contraria.

Questa é una cavolata. In Italia, in teoria, sei costretto a tenere gli scontrini, le ricevute fiscali, eccetera… di quello che compri in caso di verifica fiscale. Nel caso di ebook o giochi in digital delivery, tu dovresti avere un email con la fattura di pagamento (o se l’hai cancellata puoi richiederla al distributore tramite email e lui é obbligato a rispedirtela). Se non ce l’hai significa che non l’hai comprato. Se fai la copia di backup di qualcosa devi essere in possesso dell’originale, oppure devi avere le prove dell’avvenuto pagamento dell’oggetto originale (che puó essere bruciato, esploso, disgregato molecolarmente, sciolto nell’acido, usato come arma impropria o combustibile). Nel caso qualcuno ti abbia regalato l’oggetto in questione, quel qualcuno dovrebbe aver le prove dell’avvenuto pagamento.
Se hai comprato qualcosa con postepay o carta di credito i movimenti di denaro sono rintracciabili.
Se ti trovano una copia illegale (vedi ebook venduto con sistemi di protezione, ma sprotetto, giochi masterizzati e crackati, un ebook di un libro di cui NON dovrebbe esistere un ebook o un libro in commercio completamente ) e non hai nessuna prova che sia solo una copia di backup, allora significa che é un oggetto piratato.
Se hai tutti i libri della troisi sull’hard disk, ma in casa non ne hai nessuno, non hai gli scontrini di pagamento (se il libro é stato pagato in contanti), non ci sono movimenti bancari che giustificano l’acquisto (esempio ibs, libro, tot soldi). Allora tocca a te dimostrare che non lo hai scaricato illegalmente.
Certo é molto difficile che un finanziere entri a casa tua sfondando la porta per i libri della Troisi, ma se per qualche motivo fanno una verifica fiscale a casa, controllano i computer e trovano materiale piratato, questa accusa si somma alle precedenti. Inoltre nessuno ti dirá beo per UNO o DUE libri piratati se dici che te li hanno regalati e non ricordi bene chi, ma quando hai tutti i 2000 libri della biblioteca del brivido e te ne mancano mille a casa e non ti ricordi chi ti li ha dati…

Per impedire il P2P bisognerebbe limitare alcuni protocolli di scambio e fare in modo che i gestori rendano inaccessibile l’accesso a molti siti: é una follia, non é detto che funzioni al 100%, alcuni di queste porte di comunicazione possono servire anche per il lavoro. Fare controlli a tappeto sarebbe una spesa di soldi enorme (e probabilmente, anche condannando tutti quelli beccati per direttissima, le spese sarebbero superiori al ritorno economico).
Oggi come oggi la pirateria é un reato accessorio: in casi normali é difficile che ti becchino e non si impegnano neanche tanto per riuscirci (da noi preferiscono sovrapprezzare i supporti di registrazione digitale, in poche parole ti dan del ladro anche se non lo sei), ma quando ti beccano per qualche cosa d’altro, la pirateria diventa l’asso di bastoni. Se uno facesse una soffiata alla guardia di Finanza dicendo di fare un controllo fiscale a tale signor gugand, residente in viale del mondo emerso 5, milano per sospette infrazioni e quelli venissero a casa tua e controllassero il computer, allora ti beccheresti l’asso di bastoni. É probabile? No. Anche con la “terribile” normativa attuale, potresti vivere bello e pasciuto senza comprare mai nessun film, libro, gioco (sempre che tu non voglia giocare online su server legali). Diciamo che finché non commerci le copie piratate, fai il bravo cittadino, paghi le tasse conservando anche gli scontrini del caffé, non superi i limiti di velocitá, non bevi non fumi e non dici parolacce, le possibilitá che qualcuno venga a dirti qualcosa sono inferiori all’uno su un miliardo (il che significa, se non vivi in india, in africa o in cina, che non ti beccheranno mai). Io dico che é ingiusto.
Sia chiaro, non sono un santo, anch’io scarico e non compro molte cose, l’unica differenza é che ritengo sbagliato il mio comportamento e non lo difendo. Anche se scaricare qualcosa che puó piacere, ma non vale il suo prezzo lo ritengo una mia rivendicazione, sono conscio di andare contro delle leggi e se mi beccherano cercheró di farmi ridurre al minimo la multa e contesteró i prezzi irragionevoli del prodotto, ma non rivendicheró un mio fantomatico diritto a prendere tutto quello che voglio gratuitamente e poi decidere se é giusto o sbagliato pagarlo, se chi lo aveva prodotto era contrario.
Secondo me il copyright attuale dovrebbe essere revisionato per permettere ai prodotti puramente commerciali di essere tali solamente fino a quando sono realmente sul mercato ed avere copie di backup di un qualcosa che si puó rovinare é un sacrosanto diritto dell’utente e dovrebbe essere la casa madre a fornire questo servizio ai suoi clienti. Inoltre dovrebbe essere sempre permesso al cliente di provare un demo di valutazione del prodotto per farsi un idea: quando vai dal fruttivendolo puoi prendere un tassello di anguria per assaggiarla e poi decidere o no se comprarla, i gelatai ti fanno sentire con un cucchiano i vari gusti prima di fare il cono. Nulla vieta che l’altra parte del cocomero sia stata siringata con dell’urina o che sotto la vaschetta ci sia un cremoso strato di merda, ma hai assaggiato e ti sei fatto un idea. Se poi sotto c’era urina e merda non tornerai piú da quel gelataio (e chiamerai la polizia).
Altri diritti di copyright alternativi esistono giá e finché sará data la scelta agli autori é giusto rispettare il loro diritto. Un ragionamento del tipo scarico poi decido poteva andare bene (nonostante continuasse ad essere illegale), prima dell’avvento di CC e copyleft. Come provocazione, per spronare il mercato a cambiare. Ma ora questi tipi alternativi di diritti d’autore sono entrati nel mondo del mercato (anche in Italia ed ho fatto l’esempio di liberliber e Einaudi). Ora il passo successivo, per chi crede veramente in questa alternativa é farla conoscere, per gli scrittori emergenti chiedere contratti che permettano di pubblicare sotto licenza creative common, per i lettori leggere solo libri che sono disponibili gratuitamente. E incominciare a comprare solo quelli (ovviamente solo quelli belli in CC), per spingere il mercato.
Io non parlo di fucilare chi scarica cose piratate, dico che é ingiusto se l’autore non é d’accordo, come é giusto che l’autore possa decidere di distribuire con altri tipi di licenza, o senza licenza, il suo lavoro se preferisce cosí e sarebbe giusto, finché il testo/gioco/film é in commercio rispettare la sua volontá e il lavoro che ci sta dietro. Il mio problema non é se tu legge un libro senza pagarlo. Ci sono le biblioteche per questo, si potrebbero fare ebook gratuiti che dopo un mese si cancellano dai lettori e ti tocca riscaricarli di nuovo (come una biblioteca, lo sbattimento é appunto non avere il libro immediatamente a disposizione, la differenza fra il possesso e l’affitto). É una cosa da poco certo, peró in un certo senso fa la differenza.

Un altro modo per rendere disponibile un libro gratis potrebbe essere quello di seguire l’iter della televiose commerciale. Pubblichi un libro a qualche euro e la versione gratuita con al suo interno delle pagine di pubblicitá. La televisione (tralasciamo il canone che BISOGNA pagare alla rai anche se uno non la guarda e il fatto che comunque c’é la pubblicitá a intervallare gli spettacoli e tralasciamo anche tutta la storia del digitale terrestre che sono uno schifo) é gratuita, se guardi un canale commerciale, godi di film, prime visioni e partite senza spendere niente, ma ti tocca sorbirti la pubblicitá. Se vuoi tutti i film in prima visione senza pubblicitá allora paghi il satellite.

Nel settore indie game hanno incomiciato a mettere pubblicitá integrate nei giochi: come riviste realmente esistenti appoggiate sui comodini, pannelli con pubblicitá di profumi reali in cittá, eccetera… addirittura siti come game hell regalano giochi completi come l’ ultimo Rayman della Ubisoft o, se non mi ricordo male, Call of Duty (ovviamente scaricabili solo in alcune nazioni) ma con in mezzo della pubblicitá.

Onestamente questa idea non mi piace troppo, anche perché il passo successivo potrebbe essere inserire la pubblicitá direttamente dentro il libro per venderlo gratis. Potrebbero usare due enormi elenchi, uno con le societá convenzionate e uno con le societá ostili. E allora vedremmo Dante bersi un Ice Tea Nestlé per combattere la calura dell’inferno; Achille che Ingolla Redbull prima dello scontro con Ettore (che invece aveva bevuto un misero Burn ed evidentemente non era cosí efficie); La regina Cersei che prima di andare alle riunioni del consiglio usa un impacco di Alghe Guam, perché per avere un pelle liscia e vellutata nulla é meglio delle alghe guam di Sefora.

OT:
Tu mi hai fatto l’esempio del open source come se non lo conoscessi, ma purtroppo ci lavoro sia con programmi open che close e conosco un po’ limiti e vantaggi: Mono é un buon prodotto per cercare di portare il C# su linux, ma a quel livello dotNet della microsoft é migliore, Flash é gratis, ma é proprietario e molti estremisti dell’open non lo usano, chiudendosi le porte a molti siti di streaming, Octave é un buonissimo programma, ma Matlab é nettamente migliore e quando devi scrivere dei codici di calcolo per le simulazioni, usare processori grafici per il calcolo in parallelo gestire handle e strutture con field variabili con Octave hai dei limiti o addirittura non puoi, d’altra parte programmi come Open Office, Gimp e Blender (oltre ad Ogre) sono fenomenali, alcuni hardware meno noti peró non hanno driver scritti per linux e o non funzionano o funzionano in modo limitato e hanno bisogno di un certo tempo prima che la comunitá scriva driver funzionanti e stabili per sistemi linux. Questo perché il mercato é ancora windows oriented e finché non ci sará un certo grado di penetrazione da parte di un particolare sistema operativo linux (e questo é appunto lo scopo del progetto Ubuntu, un linux user friendly, basato su Debian, che possa diventare il sistema operativo di riferimento per gli utenti linux).

#87 Pingback By AFANEAR » Blog Archive » e-book reader ed ecologia On 9 settembre 2009 @ 13:01

[...] ne faccio un’altra che ritengo riprovevole. bah. è che sul blog di gamberetta c’è un interessantissimo post che dovete leggere assolutamente che parla di gigapedia e che, al solito, ha innescato delle [...]

#88 Comment By mhrrr On 9 settembre 2009 @ 13:10

@mauro:

l’ebook(reader) è pratico, in futuro sarà anche economico, ed è più versatile di un libro tradizionale, ma NON più economico

Di un libro tradizionale, no; di venti libri tradizionali? Iniziamo a discuterne: considerando un prezzo medio di dieci Euro (e temo sia poco), dopo ventotto libri sei in pari.

ok, ho sbagliato, volevo scrivere ecologico al posto dell’ultima parola. sull’economicità degli ebook devi considerare non solo il costo del lettore ma anche quello dei files, il che aumenta drasticamente il numero di libri che devi comprare per rientarre delle spese (in fondo, si gigapedia non c’è tutto).

no, non ho dati certi. si tratta però di ragionevoli dubbi. vedi qui per dettagli ulteriori. salta pure la premnessa.

#89 Comment By Mauro On 10 settembre 2009 @ 00:57

gugand

Cio’ e’ contrario a qualunque diritto. L’assenza del timbro della siae o di qualunque organo non significa nulla perche’ non si puo’ dimostrare come quella persona sia entrata in possesso della copia. Altrimenti per far multare qualcuno che mi sta antipatico basta che scrivo un libro, lo registro alla siae, lo fotocopio e glielo metto nella cassetta della posta. Subito dopo che questo apre il pacco c’e’ la finanza che gli entra in casa per una mia denuncia sul non rispetto del mio diritto d’autore, beccato pure col sorcio in bocca.
Questo e’ meno assurdo di quello che si potrebbe pensare. Ho sentito di robe veramente astruse per far passare guai agli altri.
Percio’ pretendo che un autore debba trovare un modo per tutelarsi da solo e a sue spese per dimostrare chi e’ che ha violato il contratto distribuendo copie fuori del suo controllo

Lo stesso ragionamento si può fare con qualunque cosa: metto droga nella casella della posta; metto qualcosa di dimostrabilmente mio (furto); ecc. Perché dev’essere la polizia a fare indagini? a combattere la droga? Semplicemente perché simili cose nella nostra società sono demandante anche allo Stato.
Non si potrà dimostrare come uno ha avuto la copia, ma se tale copia non esiste in formato elettronico; o esiste, ma con specifici marcatori; o altre cose che possono dimostrarne l’originalità.
Del resto, se mi trovano che l’ho in mano sulla porta di casa si può anche sostenere quanto dici; ma se l’ho archiviato su disco, o l’ho in libreria… il discorso cambia.
Poi, certo, come tutto è soggetto ad abuso: uno potrebbe mettermi in auto abbastanza droga da farmi passare per uno spacciatore; il tecnico del computer potrebbe creare un disco nascosto e caricarlo di materiale pedopornografico per poi denunciarmi; e avanti cosí. Ma se ragioniamo a questo livello, allora facciamo prima a dimenticare una difesa istituzionalizzata dei diritti, in quanto si potrebbe applicare lo stesso ragionamento che fai tu a parecchie altre cose.

Come principio ritengo comunque immorale che tutto cio’ che e’ opera dell’intelletto e non ha sostanza fisica venga fatto pagare, a maggior ragione se sono passatempi come videogiochi e romanzi. Le forme d’arte nate perche’ a qualcuno piaceva farle e non perche’ voleva fare qualcosa da vendere

L’arte sarà anche nata per quello (ci sarebbero comunque discorsi da fare sul mecenatismo), ma questo non vieta in alcun modo che si possa fare anche per venderla; il fatto che sia nata per un motivo non significa che non possa essere fatto per un altro.
E poi, “a maggior ragione se sono passatempi come videogiochi e romanzi”: intanto, se li classifichi come meri passatempi mi viene difficile la contestuale classificazione come arte, da cui tutto il discorso legato cadrebbe.
Inoltre, nessuno ti obbliga a usare quelle cose, che oltretutto non sono nemmeno qualcosa di artistico che ti arricchisce, ma semplici passatempi. Usarli o meno è una tua scelta, e usarli non è in alcun modo vitale; non vedo quindi perché dovresti avere il diritto di usarli senza dare il corrispettivo richiesto dall’autore.
E personalmente non ci vedo nulla di immorale: ho impiegato il mio tempo per fare una cosa, non vedo perché il mio diritto di decidere le condizioni di fruizione dovrebbe essere immorale.

Uriele

Se hai tutti i libri della troisi sull’hard disk, ma in casa non ne hai nessuno, non hai gli scontrini di pagamento (se il libro é stato pagato in contanti), non ci sono movimenti bancari che giustificano l’acquisto (esempio ibs, libro, tot soldi). Allora tocca a te dimostrare che non lo hai scaricato illegalmente

Di per sé, se si danno via i libri credo che si dovrebbero anche dare via o distruggere le copie d’archivio.

Un ragionamento del tipo scarico poi decido poteva andare bene (nonostante continuasse ad essere illegale), prima dell’avvento di CC e copyleft

Anche ora, perché non tutti i libri (anzi) hanno un’anticipazione gratuita.

mhrrr: sicuramente ci sono vari tipi d’inquinamento; il punto è che non sono poi cosí certo che quello dei lettori sia superiore. Per esempio:

- elettricità: certo, un lettore ne usa; ma quanta ne usano tutti i macchinari per stampare libri/giornali, per trasportarli, per tagliare gli alberi e produrre la carta, per produrre l’inchiostro, ecc.? Anche senza contare questo… premetto che io stesso dico che è un esempio estremo, ma se non ci fossero libri stampati non ci sarebbero librerie; quindi non ci sarebbero i consumi energetici delle librerie. Ovviamente, ripeto, è un esempio limite; ma reputo sia una considerazione interessante, in quanto le librerie attualmente sono un obbligo del mercato cartaceo.
- carburante: per trasportare mille libri, devo trasportare mille libri; per trasportare mille lettori devo trasportare mille lettori, ma poi potrà evitare di trasportare infiniti libri.
- macchinari: personalmente reputo vadano considerati, perché se non si stampasse carta non esisterebbero le stampanti; sicuramente vanno considerati anche quelli per produrre il lettore, ma il punto è un altro: anche non considerando i macchinari, con la carta, per produrre mille copie di un libro devo produrre mille copie di un libro; con il lettore, produco mille unità e mille persone potranno leggere infiniti libri senza necessità che vengano stampati (quindi senza necessità che la carta venga prodotta, trasportata, ecc.).

Lo studio che citi mi lascia perplesso proprio per questo: in base a cosa ha calcolato le emissioni? ha considerato tutte le emissioni dovute ai trasporti? Per esempio, dice che About two-thirds of Sweden’s energy, for example, comes from nuclear or hydropower — both of which produce negligible carbon dioxide emissions; ora, se è vero che guardando alla centrale in sé il nucleare quasi non emette anidride carbonica, è anche vero che, guardando all’intero ciclo di produzione e arricchimento del combustibile, ne emette e non poca: la quantità è analoga a quella di una centrale a ciclo combinato (http://snipurl.com/rpsvl). E questo, cito, “Senza entrare nel merito delle operazioni di decommissioning e di trasporto e riprocessamento del combustibile esausto” (e come disporre delle scorie a oggi non è ancora chiaro).
Da quanto detto nello studio, però, mi viene il forte sospetto che quelle emissioni siano state ignorate, nonostante che di fatto appartengano alla filiera energetica nucleare.
Non dico che sicuramente un lettore inquini di meno, si dovrebbe vedere quanto inquina produrlo; ma onestamente non sarei cosí certo che inquini di piú, considerando tutta la filiera che c’è dietro la carta.
Del resto, quest’altro studio dice che i lettori sono un miglioramento, riguardo le emissioni.

Nota sui pannelli: sono ecologici, il pareggio energetico si ha un cinque/dieci anni; e la loro durata va oltre i vent’anni (sono garantiti per venti, ma ne esistono che ne hanno di piú e vanno benissimo).
Almeno, questo è quanto mi risulta dall’ASPO-Italia e da un ricercatore del Politecnico di Torino, la cui attività verte proprio sulle energie rinnovabili.

#90 Comment By ??? On 10 settembre 2009 @ 09:06

@ Gamberetta

Una domanda forse scontata, ma non l’ha fatta nessuno, perciò: da adesso in poi segnalerai anche eventuali libri trovati su gigapedia?

Grazie, Ciaoz

#91 Comment By Uriele On 10 settembre 2009 @ 13:35

Visto che la discussione sul diritto d’autore era abbastanza animata, penso che questo possa interessare a qualcuno. Giusto se qualcuno è dalle parti di Arezzo fra l’11 e il 13:
http://www.copyleftfestival.net/

#92 Comment By mhrrr On 10 settembre 2009 @ 16:10

@mauro: guarda un po’, io non sono sicuro che lo sia l’inquinamento dei libri tradizionali (e viceversa, sia beninteso).

- elettricità: certo, un lettore ne usa; ma quanta ne usano tutti i macchinari per stampare libri/giornali, per trasportarli, per tagliare gli alberi e produrre la carta, per produrre l’inchiostro, ecc.? Anche senza contare questo… premetto che io stesso dico che è un esempio estremo, ma se non ci fossero libri stampati non ci sarebbero librerie; quindi non ci sarebbero i consumi energetici delle librerie. Ovviamente, ripeto, è un esempio limite; ma reputo sia una considerazione interessante, in quanto le librerie attualmente sono un obbligo del mercato cartaceo.

e prosegui su questo tono, come se i lettori di libri elettronici saltassero fuori dal nulla… e anche i libri elettronici!

anche i server di gigapedia consumano elettricità, e il tuo computer, e tutti computer che scambiano libri in peer-to-peer. si tratta di costi che devi considerare. e le macchine per produrre ogni singolo pezzo di un ebookreader, trattare la plastica e il metallo, verniciarlo, assemblarlo… (e qui non intendo solo avvitare, incastrare, incollare, ma anche produrre e portare le viti, i case, le schede madri, i chip, i cavi, i condensatori, per non parlare delle macchine che producono il software). ah, e poi c’è il packaging, assai più oneroso di quello di un libro.

Lo studio che citi mi lascia perplesso proprio per questo: in base a cosa ha calcolato le emissioni?

ma il punto è proprio questo: sulla base di cosa affermi che il libro è più ecologico? in realtà non ci sono (a portata di mano) strumenti o fonti neanche per farsi un’idea.
quello che ho risposto sul mio sito (sul quale troverai anche una risposta che contraddice la tua affermazione riguardo all’ecologicità del fotovoltaico) è che è azzardato affermare una cosa piuttosto che l’altra. o almeno affermarlo dandolo in qualche modo per certo (senza i probabilmente).
ribadisco un punto: è legittimo dire che si vuole un ebook per comodità, economicità, spazio, anche per motivi di status symbol.

ma dire che lo si vuole perché è ecologico significa barare.

#93 Comment By Mauro On 10 settembre 2009 @ 16:57

anche i server di gigapedia consumano elettricità, e il tuo computer, e tutti computer che scambiano libri in peer-to-peer. si tratta di costi che devi considerare

Verissimo, infatti è da considerare; per questo dico che il discorso è complesso (l’esempio delle centrali nucleari è ottimo, in tal senso: fa vedere come considerare solo parte di un ciclo, per quanto possa sembrare logico, possa falsare il risultato).

in realtà non ci sono (a portata di mano) strumenti o fonti neanche per farsi un’idea

Di nuovo: vero, non li ho; ma è proprio per questo che da un lato mi sono limitato a dire che sono dubbio sulla tu affermazione; e dall’altro ti ho chiesto su cosa basi i tuoi “probabilmente”: se non ci sono, come tu stesso dici, strumenti o fonti neanche per farsi un’idea, i tuoi “probabilmente” mi sembrano un azzardo tanto quanto il discorso certo.

sul quale troverai anche una risposta che contraddice la tua affermazione riguardo all’ecologicità del fotovoltaico

Non continuo qui perché sarebbe fuori tema; aggiungo solo che ricercatori del Politecnico di Torino che hanno il loro campo di ricerca nelle fonti rinnovabili, nonché membri dell’ASPO-Italia, mi hanno detto che il recupero energetico si ha in cinque/otto anni, non in venti. Quello non ho chiaro se sia un dato vecchio, una leggenda o una confusione col dato economico, ma a quanto ne so non è realistico.

dire che lo si vuole perché è ecologico significa barare

O che si crede a quegli studi secondo cui inquina di meno.

#94 Comment By gugand On 10 settembre 2009 @ 17:39

@Mauro e Uriele
Riguardo la legge che regola il possesso di oggetti materiali:
1) Se compro qualcosa non devo accettare nessun contratto implicito per la maggior parte dei prodotti a meno di non firmare. Ed ho il diritto del soddisfatti o rimborsati a patto di riportare indietro il prodotto, confezione e scontrino.
2)Nessuno e’ obbligato a tenere lo scontrino per sempre quindi non e’ obbligato a dimostrare niente tranne se chi mi accusa non riesca a dimostrare che quello che ho in mano e’ suo. Senza niente che lo identifichi come di qualcuno io ho il diritto di prenderlo per me.
3)Se quello riesce a dimostrare che cio’ che tengo e’ suo e io non lo riconsegno allora c’e’ il reato di approprazione indebita. Se lo restituisco non mi si puo’ accusare di nulla.
4)Per accusarmi di furto chiunque sia incaricato deve dimostrare che io l’ho rubato. Mi puo’ essere arrivato conto terzi, trovato per strada etc.
5)Se l’oggetto e’ qualcosa di illegale come la droga sono solo obbligato alla consegna e naturalmente devo riuscire a dimostrare che io no ne sapevo nulla o che non sapevo fosse droga (magari la usavo come farina per i dolcetti). Ci saranno indagini e verro’ processato, poi sara’ un giudice a stabilire se sono veramente colpevole.

Mi sembra che cia sia molta garanzia, o no?

Passiamo a quello che succede con le opere intellettuali registrate presso qualunque ente preposto (non c’e’ solo la SIAE a tenere un registro):
1)Devo accettare un contratto implicito con l’autore anche nel caso io l’acquisti e non ho il diritto alla clausola “soddisfatti o rimborsati”.
2)Se vengo beccato con una copia (notare la parola copia) opera d’ingegno in mano senza il marchio di certificazione non e’ chi ha diffuso la copia che viene incriminato, ma io. E devo essere io a giustificare il possesso della copia.
3)Non serve a niente restituire la copia a chicchessia.

Qui dov’e’ la mia garanzia?

#95 Comment By mhrrr On 10 settembre 2009 @ 17:40

poi la smetto (mi fa paura l’idea di finire nella fogna e ho postato altrove apposta per non intasare la barca dei gamberi con le mie menate).

sposto il discorso sul confine tra deontologia ed epistemologia

Di nuovo: vero, non li ho; ma è proprio per questo che da un lato mi sono limitato a dire che sono dubbio sulla tua affermazione; e dall’altro ti ho chiesto su cosa basi i tuoi “probabilmente”: se non ci sono, come tu stesso dici, strumenti o fonti neanche per farsi un’idea, i tuoi “probabilmente” mi sembrano un azzardo tanto quanto il discorso certo.

i miei probabilmente non sono un azzardo, sono dei probabilmente, la cui funzione è quella di dichiarare che i dati riportati non sono supportati da informazioni certe.
il problema non sono i miei probabilmente o il dubbio che viene sollevato da ciò a cui i probabilmente facevano da contorno, ma il discorso certo che hai fatto e menzionato tu.
discorso certo che — parole tue — neppure tu puoi supportare con dati.
mi chiedo allora sulla base di quali considerazioni decidi di credere “a quegli studi secondo cui si inquina di meno”. perché se è una questione di religione io getto la spugna.

ops, in effetti la getto in ogni caso: per i motivi addotti nelle prime linee del presente commento non ti risponderò più in questa sede: a te l’onore di chiudere questa chiacchierata ^___^

#96 Comment By Maudh On 10 settembre 2009 @ 18:13

@ mhrrr

e prosegui su questo tono, come se i lettori di libri elettronici saltassero fuori dal nulla… e anche i libri elettronici!

anche i server di gigapedia consumano elettricità, e il tuo computer, e tutti computer che scambiano libri in peer-to-peer. si tratta di costi che devi considerare. e le macchine per produrre ogni singolo pezzo di un ebookreader, trattare la plastica e il metallo, verniciarlo, assemblarlo… (e qui non intendo solo avvitare, incastrare, incollare, ma anche produrre e portare le viti, i case, le schede madri, i chip, i cavi, i condensatori, per non parlare delle macchine che producono il software). ah, e poi c’è il packaging, assai più oneroso di quello di un libro.

La maggior parte di questi “agenti inquinanti” da te elencati sono emessi anche dai libri, credo in dosi molto più massicce. La carta non si fabbrica da sola, la sola energia per costruire gli impianti di produzione e per la stampa? Senza contare l’inquinamento comportato dalla distribuzione: ogni tot libri avrai sempre bisogno di MOLTI camion, navi, treni etc, non solo per il prodotto finito, ma anche per carta, cellulosa, legno.
Le luci della libreria e della biblioteca, perennamente accese tutto il giorno… L’informatica delle grandi distributrici non consuma?
Certo, la distribuzione degli e-book readers c’è, ma rispetto a quella dei libri, in statistica, a quanto può ammontare: 0,001%?
Consideriamo poi che per OGNI libro c’è TANO inquinamento, il lettore, una volta prodotto, arriva a consumi che non mi paiono così esosi.

#97 Comment By Mauro On 10 settembre 2009 @ 18:49

gugand

Ci saranno indagini e verro’ processato, poi sara’ un giudice a stabilire se sono veramente colpevole

Il punto è proprio questo: ci saranno indagini. Ma perché deve farle lo Stato? Paga tu tutto, come vuoi che l’autore paghi tutto per difendere i suoi diritti.
Il mio punto è proprio questo: come nella difesa dei tuoi diritti entrerebbe lo Stato, trovo giusto che rientri anche nella difesa dei diritti degli autori.
Io sono d’accordo che il diritto d’autore andrebbe revisionato; come detto, sono d’accordo anche con l’idea che i libri si dovrebbero poter prima valutare; e posso anche essere d’accordo con l’idea che, se ho la copia cartacea, avere la copia elettronica non dovrebbe essere illegale.
Ma se si arriva a dire che l’autore dovrebbe vigilare da sé… allora no, non sono d’accordo.

1)Devo accettare un contratto implicito con l’autore anche nel caso io l’acquisti e non ho il diritto alla clausola “soddisfatti o rimborsati”.
2)Se vengo beccato con una copia (notare la parola copia) opera d’ingegno in mano senza il marchio di certificazione non e’ chi ha diffuso la copia che viene incriminato, ma io. E devo essere io a giustificare il possesso della copia.
3)Non serve a niente restituire la copia a chicchessia.

1) Io stesso ho detto che è assurdo; comunque, per la mia esperienza un libro viene sempre cambiato, se il cliente lo chiede (salvo che sia passato troppo tempo, ma anche in altri prodotti il “soddisfatti o rimborsati” non è eterno).
2) Il punto è che non dovresti possedere quella copia; ora, sono d’accordo che dovrebbe essere perseguito anche chi la mette in giro, ma se tieni una copia pirata sul disco o in libreria… perché non l’hai buttata?
3) Se le butti, non possono trovartela. E non sono certo che andando dalla polizia a ridare un’opera pirata dicendo di averla trovata si verrebbe perseguiti.

mhrrr

Senza approfondire ulteriormente il discorso, chiarifico solo un paio di punti del mio discorso che sono stati equivocati:

i miei probabilmente non sono un azzardo, sono dei probabilmente, la cui funzione è quella di dichiarare che i dati riportati non sono supportati da informazioni certe

Problema di comprensione, io avevo preso i “probabilmente” nel loro significato proprio di “è probabile, ci sono valide ragioni per crederci”; cosa che, per quanto tu stesso hai detto, non mi pare realistica (almeno, per i dati che abbiamo). “Probabilmente” indica un’opzione come piú probabile dell’altra, da cui le mie risposte.

il problema non sono i miei probabilmente o il dubbio che viene sollevato da ciò a cui i probabilmente facevano da contorno, ma il discorso certo che hai fatto e menzionato tu

Discorso certo? Giusto per citare un paio di cose, ho detto che “Personalmente non so se la produzione di un lettore inquini cosí tanto” e che “il punto è che non sono poi cosí certo che quello dei lettori sia superiore”; non ho mai fatto un discorso certo, anzi ho sempre detto che non sapevo quale dei due inquinasse di piú.

mi chiedo allora sulla base di quali considerazioni decidi di credere “a quegli studi secondo cui si inquina di meno”

Non ho detto che io ci credo (se lo facessi, lo farei sulla base di raffronti tra studi, e ragionamenti analoghi a quelli qui accennati), ma solo che, anche senza barare, uno può credere che un lettore inquini meno.

#98 Comment By Uriele On 10 settembre 2009 @ 18:53

1) Se compro qualcosa non devo accettare nessun contratto implicito per la maggior parte dei prodotti a meno di non firmare. Ed ho il diritto del soddisfatti o rimborsati a patto di riportare indietro il prodotto, confezione e scontrino.

Non è vero, non tutti gli oggetti acquistati hanno il servizio soddisfatti o rimborsati. E comunque il rimborso è entro un certo periodo dall’acquisto

2)Nessuno e’ obbligato a tenere lo scontrino per sempre quindi non e’ obbligato a dimostrare niente tranne se chi mi accusa non riesca a dimostrare che quello che ho in mano e’ suo. Senza niente che lo identifichi come di qualcuno io ho il diritto di prenderlo per me.

In genere per legge si dovrebbero tenere per cinque anni in caso di verifica fiscale. Se per esempio ti trovano un programma pirata sul computer, tu puoi che è una copia di backup e che hai perso il cd, ma loro ti possono chiedere la licenza e se non ce l’hai (o non la puoi richiedere) è rubato

3)Se quello riesce a dimostrare che cio’ che tengo e’ suo e io non lo riconsegno allora c’e’ il reato di approprazione indebita. Se lo restituisco non mi si puo’ accusare di nulla.

Se una copia è pirata pirata il reato non è appropriazione indebita e se hai preso un libro da una libreria vera senza pagarlo il reato è furto non appropriazione indebita.

4)Per accusarmi di furto chiunque sia incaricato deve dimostrare che io l’ho rubato. Mi puo’ essere arrivato conto terzi, trovato per strada etc.

Un ebook che non dovrebbe esistere o una copia sprotetta da DRM, da che terzi ti dovrebbe essere arrivato o un cd pirata di Windows col la crack?

5)Se l’oggetto e’ qualcosa di illegale come la droga sono solo obbligato alla consegna e naturalmente devo riuscire a dimostrare che io no ne sapevo nulla o che non sapevo fosse droga (magari la usavo come farina per i dolcetti). Ci saranno indagini e verro’ processato, poi sara’ un giudice a stabilire se sono veramente colpevole.

E se anche ti condanna puoi fare ricorso. E se sei fortunato alla fine le spese legali sono a carico dell’accusa. Ma in Italia c’è molta tutela, vedi politici con processi eterni in itinere o non condannati per mafia perchè il reato non era prescritto, quindi liberi e con la fedina penale pulita, anche se non dichiarati innocenti. Se è per questo in Italia non rischi di sicuro, il mio era un discorso sul cosa è giusto e cosa invece è ipocrita o sbagliato. Nella costituizione italiana ci sono cose chiamate doveri civici, ma se ci pisci sopra nessuno ti dice beo, perchè un dovere civico è qualcosa che non è punito dalla legge.
Come ho detto, da noi, se non commerci in materiale pirata, la pirateria può essere considerata un reato accessorio. Una cosa per cui magari non paghi in tribunale, ma ti colpisce sotto forma di spese processuali non risarcite.

Passiamo a quello che succede con le opere intellettuali registrate presso qualunque ente preposto (non c’e’ solo la SIAE a tenere un registro):
1)Devo accettare un contratto implicito con l’autore anche nel caso io l’acquisti e non ho il diritto alla clausola “soddisfatti o rimborsati”.

Il mondo è pieno di prodotti che non ti garantiscono la clausola soddisfatto o rimborsato, i lettori Mp3 della Creative Zen hanno una garanzia, ma dopo che li hai acquistati non li puoi restituire (dipende anche dal rivenditore ad essere sincero) e la garanzia non è a copertura totale. Se si rompe il processore o si danneggia il software te lo riparano a spese loro, se si danneggia lo schermo sono tutti cavoli tuoi e lo devi portare in riparazione. Molti negozi di videogiochi accettano di ricomprarti il tuo gioco come usato dopo che l’hai finito, ma non lo riprendono indietro dopo che è stato scartato. Lo stesso con un libro, se vuoi lo puoi rivendere come usato. Anche Feltrinelli e Mel Books se riporti il libro con lo scontrino entro una settimana (non ho mai provato a riportarlo dopo questo periodo) se non è consumato, segnato e consumato te lo riprendono indietro: leggi i primi capitoli, non ti convince vai con lo scontrino e chiedi di cambiarlo perchè “l’amico a cui lo volevi regalare ce lo aveva già” (certo se è tutto consumato, pieno di macchi di sugo, e spiegazzato non te lo riprendono indietro o te lo cambiano con un oggetto dello stesso valore, ma non lo farebbe neanche un bricocenter a cui riporti dopo un giorno una motosega con la cinghia spezzata).

2)Se vengo beccato con una copia (notare la parola copia) opera d’ingegno in mano senza il marchio di certificazione non e’ chi ha diffuso la copia che viene incriminato, ma io. E devo essere io a giustificare il possesso della copia.

Chi deve essere a giustificarla il poliziotto? Se ti fermano con un AK senza porto d’armi (ma probabilmente anche con) in giro per strada stai tranquillo che se la prendono con te. Se guardi la legislazione sulla prostituzione anche il cliente è colpevole, non puoi dire io avevo solo pucciato il biscotto e voi al pappone non dite niente. E mi sa che tu sia colpevole anche se vieni beccato con singarette di contrabbando (pacchetti non siglati con il sigillo del monopolio dello Stato, se il sigillo è contrafatto puoi dire che a te sembrava vero). Poi ripeto, è difficile che ti becchino, può capitare che la cosa salti fuori se sei indagato per qualche altro motivo e si accumuli alle accuse (perché è obbligatorio perseguire tutti i reati)

3)Non serve a niente restituire la copia a chicchessia.

Un originale lo puoi restituire, ma una copia? Una copia a chi la restituisci. La copia è per uso “personale” del possessore dell’ opera originale.

Comunque il discorso non era “quali punizioni medioevali deve subire Gugand e in modo il Bope e la Cia possono entrare in casa sua legarlo e sodomizzarlo per avere scaricato illegalmente un libro di cui non era proprietario”, era, almeno per me, se sia giusto rispettare la volontà dell’ autore di scegliere il metodo di distribuzione della sua opera. Non di tutti i libri è possibile avere un anteprima online, è vero. Ma quei libri spesso non si trovano sotto forma di ebook per molti mesi e se ti interessano puoi andare in libreria (unico posto dove il libro esiste per un certo periodo), leggere i primi capitoli e decidere se vale la pena buttarci 10 euro o è meglio leggere qualcos’altro.

I punti che volevo fare emergere erano:
1)diritto dell’autore a scegliere sotto quale licenza pubblicare (CC, classico o altri diritti alternativi)
2)idee per incentivare e differenziare il prodotto commerciale da quello gratuito o pirata (esite un mido per sfruttare un media in modo da godere a pieno del testo solo nella versione originale? Alan Moore con il suo Black Dossier ci è riuscito, la casa editrice di fumetti The Passenger ci sta provando. Esistono altre strade?)
3) Esiste un modo per rendere più appetibile un ebook a 2 euro, rispetto alla suo controparte piratata? E non parlo di crittografia o DRM, proprio di un plus che uno non può avere se si accontenta della copia pirata (la mia proposta era un sito accessibile solo con un codice personale con tutto il “dietro le quinte” del libro)
4)La pubblicità all’ interno di un libro potrebbe essere una soluzione per fare rientrare gli editori delle spese e distribuire gratuitamente i libri (se uno non vuole la pubblicità paga i 3-4 euro)
5)Cose sicuramente da cambiare nel diritto canonico (ad es. il rendere disponibile l’ebook quando si decide di interrompere la commercializzazione, vedi molti libri della Fanucci)
6)Biblioteche virtuali, libri commerciali a tempo e gratuiti.

Tu, non so per quale motivo, ti se concentrato sul come posso non pagare e mantenere la copia indipendentemente da cosa ne pensa l’autore. E successivamente sei partito con ipotetici discorsi sul come equamente sgusceresti abilmente da ogni accusa nel caso ti beccassero per delle copie pirata (un eventualità così rara che, statisticamente, hai più probabilità di vaporizzarti mentre ti fai la barba mentre asfaltano il tuo pianeta per farci un autostrada galattica). Ora se vuoi continuare con Io Diabolik, abbasso le mani e ti lascio l’alloro. Se invece mi dai degli spunti di riflessione come Dr Jack, Scatcat, Angra, Tapiroulant,ecc… mi fa piacere o discuterne o mettermi in disparte a leggerli perchè devo riflettere o non mi viene nulla da dire

#99 Comment By Gamberetta On 10 settembre 2009 @ 19:54

@???.

Una domanda forse scontata, ma non l’ha fatta nessuno, perciò: da adesso in poi segnalerai anche eventuali libri trovati su gigapedia?

Allora, per quanto riguarda le segnalazioni in campo librario, tendo a limitarmi al fantasy italiano, perché di romanzi di fantasy/fantascienza esteri (in lingua o tradotti) ne vengono scannerizzati centinaia la settimana, dunque sarebbe impossibile starci dietro. Magari in futuro segnalerò qualche cosa che reputo particolarmente interessante (ma saranno casi particolari, tipo quando ho segnalato Anonima Stregoni di Heinlein).
Piuttosto, avevo una mezza idea di preparare una pagina dove elencare tutti i testi di gigapedia che riguardano il fantasy (romanzi esclusi): manuali di stile e di scrittura, saggi sui vari autori o aspetti del genere, saggi sulla storia del fantasy, dizionari ed enciclopedie relative.
Però ci sono alcuni problemi tecnici se si vuole fare una cosa decente (possibilità di elencare i testi per data di inserimento/autore/titolo/categoria, possibilità di cercare), e dunque non so quando o se lo farò.

#100 Comment By Occhi D’Oceano On 11 settembre 2009 @ 19:08

Grazie della segnalazione, è un sito utilissimo!^^

#101 Comment By Giovanni On 15 settembre 2009 @ 14:45

Ti faccio i complimenti per il sito che è veramente utile: ogni post è molto interessante. Riguardo la pirateria: secondo me software e testi verrano duplicati impunemente indipendentemente dalle leggi ed è cose buona e giusta che sia cosi. Gli scrittori o autori di software dovrebbero affidarsi al sistema delle libere donazioni chiedendole esplicitamente e incoraggiandole con ogni mezzo. Ad esempio gli autori di software potrebbero permettere ai donatori più generosi di scegliere quali saranno le funzioni da implementare nella prossima release o trovate simili. Le cose migliorerebbero se fosse possibile movimentare soldi attraverso internet senza usare carte di credito ma avvalendosi di carte prepagate come le ricariche telefoniche. Forse proprio le carte telefoniche: ci sono enti benefici cui puoi mandare soldi tramite sms ad esempio.

#102 Comment By Mauro On 15 settembre 2009 @ 15:08

secondo me software e testi verrano duplicati impunemente indipendentemente dalle leggi ed è cose buona e giusta che sia cosi. Gli scrittori o autori di software dovrebbero affidarsi al sistema delle libere donazioni chiedendole esplicitamente e incoraggiandole con ogni mezzo

Perché? Trovo giustissimo che un autore possa scegliere di affidarsi a quel sistema, ma non vedo perché l’alternativa del scegliere di essere pagati dovrebbe essere sbagliata; o perché il diritto di fare tale scelta dovrebbe essere del fruitore; o perché fregarsene della decisione dell’autore dovrebbe essere cosa positiva.
Un programma, come un libro, richiede lavoro; se l’autore decide che per fruire di tale lavoro si deve pagare, credo che sia un suo diritto farlo.
La scelta di usare il sistema che dici è sicuramente un’opzione valida; ma, appunto, dovrebbe essere una scelta.

#103 Comment By Giovanni On 15 settembre 2009 @ 15:58

Mauro:
certo è giusto che gli autori scelgano liberamente se affidarsi alle donazioni o alla distribuzione attraverso canali convenzionali. C’è da dire che i costi in libreria sono alti e questo può diminuire le vendite. Per ora i canali convenzionali sono quelli economicamente più convenienti ma la situazione in futuro potrebbe cambiare.

#104 Comment By Mauro On 15 settembre 2009 @ 19:01

certo è giusto che gli autori scelgano liberamente se affidarsi alle donazioni o alla distribuzione attraverso canali convenzionali. C’è da dire che i costi in libreria sono alti e questo può diminuire le vendite. Per ora i canali convenzionali sono quelli economicamente più convenienti ma la situazione in futuro potrebbe cambiare

Questo sicuramente, infatti il mio discorso non era limitato ai canali convenzionali; per farti un esempio, diversi autori indipendenti americani di giochi di ruolo si sono aperti il loro sito di vendita, l’indie rpgs un-store. Non è il canale classico, ma è sempre una vendita.
Il mio discorso, piú che andare sui canali, va proprio sulla scelta a monte: gratuito (quale che sia il mezzo di distribuzione), donazioni (idem), vendita (idem). A mio parere, l’unico che ha il diritto di fare questa scelta è l’autore.

#105 Comment By Gamberetta On 15 settembre 2009 @ 19:31

A me sembra che troppi facciano appello alla Giustizia con la G maiuscola senza rendersi conto che lo scopo non è applicare la Giustizia in quanto tale, ma creare una società dove tutti sono felici e istruiti.
Non ci sono valori assoluti. Il mondo cambia e bisogna riconsiderare i valori ogni volta.
Faccio un esempio (con il quale si apre il saggio di Lawrence Lessig Free Culture – il testo di Lessig è per certi versi datato, ma è ancora una lettura molto interessante):
Secondo la legge americana, il proprietario di un terreno non possiede solo la superficie, ma anche tutto quello che c’è nel sottosuolo (fino al centro della Terra) e tutto quello che c’è sopra, fino allo spazio. E pare Giusto: se io scavo sotto casa mia e trovo i diamanti non vedo perché non dovrebbero essere miei.
Poi si sono diffusi gli aerei e negli anni ’40 sono cominciati i guai: se io possiedo non solo la superficie della mia terra, ma anche il cielo fino allo spazio, allora tutti gli aerei che passano sopra casa mia mi devono compensare. E non è forse Giusto? Sì, lo è.
La faccenda finì davanti alla Corte Suprema, che decise che l’interesse pubblico di avere aerei che vanno e vengono senza doversi preoccupare di chi sorvolano è più importante dell’interesse privato dei proprietari terrieri.
Il fatto che una cosa sia Giusta non vuol dire che sia Assolutamente Giusta.
Ora, venendo a noi: è Giusto che gli autori mantengano il controllo sulla distribuzione delle copie delle loro opere dopo che sono state pubblicate? Diciamo di sì.
Ma questo è il loro interesse privato. L’interesse pubblico è la possibilità di offrire, all’intera popolazione, a costo vicino allo zero, un sistema per istruirsi a piacimento. Quale dei due interessi è più importante? Non è forse il secondo? Non è forse meglio se milioni (miliardi) di persone posso accedere a cultura, conoscenza e intrattenimento rispetto al guadagno di pochi? (e parliamo proprio di pochi – tanto per dire gli scrittori professionisti negli Stati Uniti, ovvero quegli scrittori che vivono solo dei diritti sulle loro opere senza arrotondare con altri lavori, sono qualche centinaia, non di più).

#106 Comment By Mauro On 15 settembre 2009 @ 23:12

La faccenda finì davanti alla Corte Suprema, che decise che l’interesse pubblico di avere aerei che vanno e vengono senza doversi preoccupare di chi sorvolano è più importante dell’interesse privato dei proprietari terrieri

Una differenza non da poco, a mio parere: un autore ha scritto un libro, deriva dal suo lavoro, dalle sue competenze e dal suo tempo; un proprietario non si è creato lo spazio sopra il suo terreno.

L’interesse pubblico è la possibilità di offrire, all’intera popolazione, a costo vicino allo zero, un sistema per istruirsi a piacimento

Modi per istruirsi a costo basso ci sono, in quanto il diritto d’autore non è eterno: basta prendere uno dei moltissimi libri su cui tale diritto è scaduto. Cui si uniscono i libri gratuiti, e l’insieme mi pare fare una discreta base culturale anche senza stare a scaricare l’ultimo libro della Troisi (o di Gaiman o quello che è).
Se il problema sono i tempi del diritto d’autore, passiamolo a vent’anni, a dieci; ma non condivido l’idea di toglierlo, l’idea che sia il lettore, a prescindere da quanto vuole l’autore, a decidere se e quanto pagare.
Il discorso inoltre si complica quando si passa dalla cultura all’intrattenimento: anche senza fare paragoni qualitativi, mentre leggere un determinato libro può essere cruciale per capire un contesto culturale, giocare a un determinato gioco non è che sia in qualche modo cruciale: nessuno obbliga, per dire, a giocare a Call of Duty, per intrattenersi; è una scelta, ma ci sono moltissime altre scelte gratuite o comunque meno costose. Se si sceglie proprio quello, allora perché non dovrebbe essere pagato?
Del resto, ci sono lavori il cui testo è in CC (le immagini no, ma ai fini della fruizione sono inutili), eppure la versione commerciale viene comunque scaricata, nonostante costi una manciata di Euro; anche questo va bene?
Oppure, i film: si potrebbero prendere dalla televisione, però li si preferisce scaricare; eppure posso acculturarmi guardando un film anche se c’è qualche pubblicità in mezzo (anzi: registrando posso anche toglierle). Ciononostante c’è gente che non solo scarica, ma che cerca la versione da 1,5 GB se non direttamente l’immagine da circa 4 GB, perché quella da 800 MB non è abbastanza.
E anche il discorso, giustissimo, sul provare prima di acquistare cade, se si sostiene la liceità di non acquistare a prescindere.
C’è stato chi ha detto che si potrebbe pensare a un’edizione gratuita e una con degli extra a pagamento; quanto passerebbe prima di trovare in giro da scaricare anche quella con extra? Il punto ormai non è nemmeno piú avere l’opera gratuitamente, ma averla gratuitamente e nell’edizione piú figa possibile.
È verissimo, come dici, che i valori non sono assoluti e che vanno adeguati; ma, in questo caso, personalmente non credo che “I lettori facciano come vogliono, gli autori si attacchino” sia un adeguamento valido.

#107 Comment By Mauro On 16 settembre 2009 @ 01:36

Anche visto l’esempio della legge sulla proprietà, chiarifico una cosa per evitare fraintendimenti: io non sto dicendo che è giusto che l’autore prenda qualcosa perché lo dice la legge; piuttosto, sto dicendo che a prescindere da quanto dice la legislazione attuale io trovo giusto che l’autore possa chiedere – e ottenere, in caso qualcuno usi e apprezzi l’opera – un corrispettivo.

#108 Comment By dr Jack On 16 settembre 2009 @ 09:58

Dipende tutto dalla scala di valori che vogliamo. Cosa è più importante?
a) Una frazione del diritto di proprietà (possesso dell’aria sopra casa tua)
b) la possibilità per tutti di viaggiare in aereo nella maniera più efficiente
Se avessimo scelto la A tutti ci avrebbero perso… e pochi guadagnato (es. l’industria dei trasporti marittimi). E il progresso sarebbe stato frenato.

Altra situazione:
a) il diritto dei publishers di arricchirsi
b) il diritto dell’autore di arricchirsi
c) il diritto dell’autore a essere goduto :p gratuitamente

Per essere più generale:
A) il profitto di pochi
B) la cultura di tanti

Io dico che il diritto dei publishers di arricchirsi deve scendere sotto a tutto. Quindi c’è da rivoluzionare il sistema. A tutti li effetti bisogna trovare qualcosa per difendere l’autore, ma il sistema attuale non funziona.

Modi per istruirsi a costo basso ci sono, in quanto il diritto d’autore non è eterno

Seh… 70 anni dopo la morte del proprietario dei copyright… certo non è eterno.
Ma dura la vita di 2 esseri umani (longevi). Oggi il copyright è eterno (per la tua vita).

#109 Comment By dr Jack On 16 settembre 2009 @ 10:03

In realtà ero passato per fare una richiesta legata al topic iniziale :p.

@ Gamberetta:
Ho visto che hai inserito qua e là qualche articolo su libri in inglese.
So che Gamberi Fantsy si focalizza su libri italiani, ma volevo chiederti se puoi fare un elenco veloce (specie come quello di questo articolo) di libri di fantasy inglesi che consigli.
O anche qualche segnalazione.
Ho provato a guardare sul tuo profilo di anobii ma non ne ho trovati abbastanza.
Goodbye ;)

#110 Comment By Mauro On 16 settembre 2009 @ 11:25

dr Jack

Io dico che il diritto dei publishers di arricchirsi deve scendere sotto a tutto. Quindi c’è da rivoluzionare il sistema. A tutti li effetti bisogna trovare qualcosa per difendere l’autore, ma il sistema attuale non funziona

Su questo concordo, ho già detto che il sistema attuale andrebbe rivisto; quello su cui non concordo è che la rivoluzione del sistema debba essere fondamentalmente un girare la scelta di se e quanto pagare al lettore, indipendentemente da cosa vuole l’autore.

70 anni dopo la morte del proprietario dei copyright… certo non è eterno.
Ma dura la vita di 2 esseri umani (longevi). Oggi il copyright è eterno (per la tua vita)

Vero, infatti ho detto: “Se il problema sono i tempi del diritto d’autore, passiamolo a vent’anni, a dieci; ma non condivido l’idea di toglierlo, l’idea che sia il lettore, a prescindere da quanto vuole l’autore, a decidere se e quanto pagare”.

#111 Comment By PadreDoomhorn On 16 settembre 2009 @ 12:25

Io mi sto leggendo Satan Burger e devo dire che mi sta piacendo molto. Ci sono alcuni punti nella scrittura di mellick che non mi convincono troppo, anche se lo leggo senza problemi visto che d’istinto trovo piacevole qualsiasi cosa scritta in inglese (mah…)
Data l’abbondanza di elementi sacrileghi e “parafiliaci” consiglierei ai deboli di stomaco (o ai “politically correct”) di starci alla larga ma per i restanti è senza dubbio degno di nota (i fan dell’assurdo come me non potranno che restarne incantati).

Grazie molte Gamberetta per questa segnalazione, ma ti volevo chiedere una cosa. Sto cercando di trovare Cuore d’acciaio in inglese, devo per forza ordinarlo su internet, vero?

@ Mauro: Io Classroom Deathmatch l’ho giocato e quello che ti hanno detto è pienamente vero.
Ho giocato anche a bacchanal ed è carino anche se trovare i dadi giusti è un incubo (devi quasi per forza ordinarli dall’autore, penso)

PS: ma non c’è un topic apposta per le discussioni sui copyright?

#112 Comment By Mauro On 16 settembre 2009 @ 14:08

Classroom Deathmatch l’ho giocato e quello che ti hanno detto è pienamente vero

Avevo iniziato a leggere il manuale, poi non lo avevo finito; mi lasciava un po’ perplesso l’arbitrio nella risoluzione dei conflitti (se chi risolve per me è restio a uccidere gli altri e chi risolve per te lo fa al primo colpo, ovviamente il tuo personaggio sarà piú letale), ma cercherò di provarlo. Sono curioso di vedere come la risoluzione dei conflitti rende in gioco.

Ho giocato anche a bacchanal ed è carino anche se trovare i dadi giusti è un incubo (devi quasi per forza ordinarli dall’autore, penso)

In occasioni come Lucca e simili si possono trovare (un mio amico li ha trovati, cercandoseli uno per uno, a Modena); se si vogliono nei colori giusti, sicuramente ordinarli dall’autore conviene (anche economicamente: quasi cinquanta dadi a venti Dollari).
Ora sono curioso di provare Thy Vernal Chieftains.

non c’è un topic apposta per le discussioni sui copyright?

Sí, questo; avevo anche provato a segnalarlo, ma per qualche motivo la discussione si è comunque sviluppata qui.
Nel mentre, domanda: come vedreste una simile struttura?

- esiste il diritto d’autore, e dura cinque/dieci anni dalla data di pubblicazione;
- possibilità di scaricare il primo/i primi capitoli di un libro (o i primi N minuti di un film) per valutare l’acquisto; se non si compra, il file va eliminato;
- i file con DRM non sono legati al singolo lettore: se li ho comprati, devo potermeli portare da un lettore all’altro;
- se ho un libro cartaceo, ho tutto il diritto di averne una copia elettronica (della stessa opera: se ho La Divina Commedia commentata da Tizio in cartaceo, non ho diritto di avere in elettronica quella commentata da Caio, essendo un’opera diversa);
- per i film, si possono scaricare dal momento in cui vengono trasmessi in televisione non a pagamento, per quanto trasmesso dalla televisione (in altri termini: viene trasmesso il film, puoi scaricarti il film, ma non l’immagine del DVD con extra e tutto);
- abolizione o ristrutturazione della SIAE (i diritti devono tornare agli autori, non ha senso che in pratica siano della SIAE).

Per cercare di evitare copie pirata di file con DRM (visto il terzo punto di cui sopra), si potrebbe cercare di fare qualcosa di simile (prima idea che mi viene in mente, ce ne possono essere – e probabilmente ce ne saranno – di migliori):

- il file funziona su uno e un solo lettore;
- se cambio lettore, o ne compro uno nuovo, mando i dati del vecchio, quelli del nuovo e il file, e mi torna indietro il libro convertito;
- si potrebbero aggiungere la necessità di inviare informazioni personali di qualche tipo (per esempio i dati di accesso all’account Bookeen personale), per diminuire il rischio che in rete finisca, invece che il file, il file con il codice del lettore associato (da cui ognuno potrebbe fare la trafila per avere il libro). Se, prendendo l’esempio dell’account Bookeen, in due giorni ci sono venti richieste di conversione da dieci posti sparsi nel mondo… c’è qualcosa che non va.

Stante quanto sopra, scaricare (o cercare di aggirare i DRM, ecc.) al di fuori delle condizioni permesse è illegale (pena da definire, il concetto però è che non si può fare).
Commenti?

#113 Comment By maia On 16 settembre 2009 @ 14:54

Non conoscevo gigapedia, grazie! Per molti, da quanto leggo è più una questione di principio che di soldi. Per me, poter avere accesso a molti libri grazie a questi metodi “illeciti”, e a molti film è come entrare nel paese dei balocchi. Io soldi ne ho pochi e pochi ne avrò per tutta la vita. Potessi vedere solo i film o leggere solo i libri che posso acquistare sarei messa male, mi priverei di molte ore di cultura, divertimento e relax. Certo ci sono le biblioteche e le uso e infatti non ci vedo molta differenza.
La prima volta, da bambina, in cui sono entrata in una biblioteca e mi hanno fatto la mia tesserina ho provato la stessa sensazione di quando ho scoperto che si potevano scaricare da internet determinati file. Davvero esiste qualcosa di così bello?

Ho anche pensato, ma voi siete più avanti, che un autore desideri venir pagato per il suo lavoro. (Dipende anche da che autore, chi vende quelle 1000 copie al massimo e sono taaanti, penso che debba per forza fare un altro lavoro, e a quel punto, perché non distribuire gratuitamente i propri lavori e magari raggiunge più gente?).
Per me dovrebbe esistere una sorta di accordo fra i gestori di internet e le case editrici, discografiche, cinematografiche ecc. Io pago il mio canone di abbonamento ad esempio a Fastweb e in questo è compresa una quota che mi permette di scaricare quello che voglio. Tanto non è controllabile quello che ognuno di noi scarica, quindi fastweb paghi lei una quota di diritti, che tanto un modo di guadagnarci lo trova.

Poi mi chiedo, ma youtube ad esempio come fa? Come può trasmettere video, musica ecc coperti da diritto d’autore? Pagherà la siae immagino. Io quando vado su youtube non pago nulla e non credo prorpio di commettere un reato. Ma esiste e prospera quindi credo che in qualche modo guadagni lo stesso. Cambia tanto se il file invece di guardarlo lo scarico? Per me non cambia nulla. Non è che lo rivendo, non è che posso andare al mercato e pagare un casco di banane con due ebook.

L’autore venga risarcito per il suo lavoro dalla casa editrice che a sua volta prende i soldi dall’equivalente di youtube per scaricare legalmente o dal gestore di internet.
Probabilmente nel mio ragionamento ci sono molte falle.
Giusto per dire cosa mi viene in mente, quando invece di sentirmi una criminale, mi sento felice di poter leggere un libro in più. Avrò problemi di morale?

#114 Comment By Uriele On 16 settembre 2009 @ 15:00

Bella idea, una cosa sola:

possibilità di scaricare il primo/i primi capitoli di un libro (o i primi N minuti di un film) per valutare l’acquisto; se non si compra, il file va eliminato;

Non penso sia necessario eliminare una demo. Per quanto riguarda il DRM ci sono alcuni problemi ad esempio non tutti i lettori hanno la possibilità di collegarsi ad internet e la cosa funzionerebbe bene solo se il territorio fosse coperto da una rete Wifi aperta.

OT: Già che si parla di giochi di ruolo cartacei indipendenti o paraindipendenti. Qualcuno gioca o conosce qualche forum di riferimento per Trails of Chtuluh? (non Call, proprio Trail)

#115 Comment By Gamberetta On 16 settembre 2009 @ 15:04

@dr Jack. aNobii è perennemente non aggiornato, non ho mai tempo di stargli dietro. Comunque un articolo sui libri inglesi mai tradotti che meritano magari lo farò. Il problema è che è difficile parlare in generale, più semplice segnalare in un ambito ristretto (vedi risposta a PadreDoomhorn qui sotto).

@PadreDoomhorn. Felice di essere stata utile. Se ti può interessare, su gigapedia si trovano anche queste altre opere di Bizarro Fiction:
Razor Wire Pubic Hair di Carlton Mellick III.
Some Things Are Better Left Unplugged di Vincent W. Sakowski.
Skimming the Gumbo Nuclear di M. F. Korn.
Shall We Gather at the Garden di Kevin L. Donihe.
Stranger on the Loose di D. Harlan Wilson.
Falling From the Sky (antologia di racconti Bizarri).

Per quanto riguarda Swanwick:
The Iron Dragon’s Daughter (Cuore d’Acciaio).
The Dragons of Babel (l’altro romanzo ambientato nel mondo di Cuore d’Acciaio).

@maia. I video su YouTube di materiale coperto da copyright o sono stati uplodati da chi ne deteneva i diritti, oppure chi ne deteneva i diritti non si è ancora accorto che sono in giro. Quando se ne accorgono segnalano a YouTube che provvede a cancellare i video incriminati.
Nonostante questo, anche YouTube si è beccato la sua fetta di denunce (persino Mediaset ha denunciato YouTube). Il problema è che YouTube è di proprietà di Google, e Google è ormai una delle società più influenti del mondo. La gente ci pensa due volte prima di prendersela con lei.

#116 Comment By PadreDoomhorn On 16 settembre 2009 @ 17:35

Guarda non so cosa dirti, sei stata fin troppo gentile.

Appena trovo il tempo mi butto a capofitto su Swanwick (anche se magari prima mi leggo in velocità Razor Wire Pubic Hair che è cortino).
Ho già scaricato anche gli altri e gli ho messi in coda.

Grazie ancora!

#117 Comment By Mauro On 17 settembre 2009 @ 22:52

maia

Per me, poter avere accesso a molti libri grazie a questi metodi “illeciti”, e a molti film è come entrare nel paese dei balocchi. Io soldi ne ho pochi e pochi ne avrò per tutta la vita. Potessi vedere solo i film o leggere solo i libri che posso acquistare sarei messa male, mi priverei di molte ore di cultura, divertimento e relax. Certo ci sono le biblioteche e le uso e infatti non ci vedo molta differenza

Almeno una differenza c’è: la disponibilità. Sia che la biblioteca lo abbia, sia che non lo abbia già prestato, sia la disponibilità continua dell’opera per il lettore (in altri termini: se lo prendo dalla biblioteca, non l’ho sempre in casa). Non penso siano differenze da poco, e se molti di quanti scaricano non eliminano l’opera dopo averne fruito credo che in effetti non sia trascurabile.
A parte questo, capisco benissimo il discorso sulla possibilità di spesa (anche se c’è chi potrebbe permetterselo, ma o preferisce spendere in altro – come magari spendere cinquanta/sessanta Euro per una cena fuori – o semplicemente non vuole comprare ciò che può scaricare), ma a mio parere l’autore ha il diritto di essere pagato per la sua opera, e il lettore non può, sulla base del “Ma voglio fruirne”, decidere unilateralmente di ignorare questo diritto.
E non si è comunque obbligati a leggere solo ciò che si può comprare: basta aspettare la fine del diritto d’autore (scrivo con in mente un’applicazione simile alla mia idea) o che il libro arrivi in biblioteca.

Dipende anche da che autore, chi vende quelle 1000 copie al massimo e sono taaanti, penso che debba per forza fare un altro lavoro, e a quel punto, perché non distribuire gratuitamente i propri lavori e magari raggiunge più gente?

Personalmente non discuto il ragionamento, ma reputo che la scelta debba essere dell’autore, non del lettore.

Per me dovrebbe esistere una sorta di accordo fra i gestori di internet e le case editrici, discografiche, cinematografiche ecc. Io pago il mio canone di abbonamento ad esempio a Fastweb e in questo è compresa una quota che mi permette di scaricare quello che voglio

Ci sono almeno due problemi: il primo, l’editore come fa a sapere a chi dare soldi? Non c’è un elenco del numero di opere scaricate, e inoltre il canone potrebbe diventare risibile (anche fosse cento Euro al mese, diviso cento opere…).
Inoltre, gli autori indipendenti? Non tutti sono legati a case editrici, e chi non lo è non prenderebbe nulla (e quindi un sistema simile obbligherebbe gli autori a legarsi alle case editrici).

L’autore venga risarcito per il suo lavoro dalla casa editrice che a sua volta prende i soldi dall’equivalente di youtube per scaricare legalmente o dal gestore di internet

Non vedo particolari motivi per cui Tizio decide di fruire un’opera, e il gestore di Tizio deve pagarla…

Uriele

Per quanto riguarda il DRM ci sono alcuni problemi ad esempio non tutti i lettori hanno la possibilità di collegarsi ad internet e la cosa funzionerebbe bene solo se il territorio fosse coperto da una rete Wifi aperta

Vero, ma i libri elettronici si ottengono tramite Internet (che si acquistino o scarichino); se uno ha problemi di connessione per cambiare DRM, li avrebbe anche per ottenere il libro. E, se sfrutta una connessione altrui per avere il libro, può farlo anche per cambiare DRM; operazione che in teoria non dovrebbe essere fatta una volta al giorno, quindi non credo creerebbe particolari problemi.

Qualcuno gioca o conosce qualche forum di riferimento per Trails of Chtuluh?

I prodotti Gumshoe in Italia sono pubblicati da Janus Design; in Italiano, su Gente che Gioca potrebbero saperti dare informazioni.

#118 Comment By Mauro On 17 settembre 2009 @ 22:59

I prodotti Gumshoe in Italia sono pubblicati da Janus Design; in Italiano, su Gente che Gioca potrebbero saperti dare informazioni

Rettifico: The Trail of Cthulhu non dovrebbe venir pubblicato da Janus; se ben ricordo, avevo letto che la Stratelibri ha i diritti.

#119 Comment By Uriele On 18 settembre 2009 @ 00:10

Il punto è: ho cambiato lettore voglio spastare i libri non ho internet (ed è una cosa possibile, io due mesi in francia li ho passati con la linea solo nei weekend e che non andava neppure troppo. Per registrare la saga di MI della telltale sono diventato scemo. Dovevi salvare il codice, ricopiarlo insieme al tuo codice di attivazione e spedire una mail e aspettare la risposta che arrivava dopo due giorni con il codice offline)

I libri di Trails of Chtuluh ce li ho, più che altro cercavo siti o forum di gioco e soprattutto master e giocatori italiani, magari con un po’ di esperienza con questo nuovo sistema di gioco.

#120 Comment By Mauro On 19 settembre 2009 @ 00:40

Uriele

ho cambiato lettore voglio spastare i libri non ho internet

Capisco il problema, però cercare di dare qualche garanzia che il libro elettronico non verrà messo liberamente in giro mi pare sensato; i DRM hanno i problemi che sappiamo, un’idea come la mia almeno permetterebbe di portarti da un lettore a un altro.
Se si trovano modi che non richiedono Internet ben venga, altrimenti credo che proposte simili siano tranquillamente vivibili.

cercavo siti o forum di gioco e soprattutto master e giocatori italiani, magari con un po’ di esperienza con questo nuovo sistema di gioco

Il sistema è il Gumshoe, lo stesso usato da Esoterroristi; su Gente che Gioca scrivono anche i membri dell’associazione che ha pubblicato questo gioco, quindi credo saprebbero risponderti.
Io l’ho usato poco, ma per quanto posso se vuoi posso provare a rispondere (magari in privato o nella Fogna).

#121 Comment By demonio pellegrino On 19 settembre 2009 @ 20:06

Salve, io ho comprato il Kindle 2 piccolo, non il DX. Purtroppo i formati che evidenzi tu non ce li puoi leggere. Con il DX effettivamente puoi leggere pdf, ma con quello piccolo no. Il che e’ una grossa iattura.

A dicembre dovrebbe uscire in America il nuovo Sony Reader con collegamento wireless gratuito, proprio come il Kindle. A quel punto, forse, il Sony potrebbe sfondare. Per il momento l’integrazione ebook/Kindle attraverso Amazon batte tutto il resto, in termini di comodita’.

Sei nel mezzo a un bosco, senza pc, senza collegamenti di sorta, apra il tuo Kindle, e – gratis, perche’ la connesione telefonica la paga Amazon – ti colleghi al book store di amazon e compri il libro che vuoi, che nel giro di 60 secondi ti viene recapitato sul kindle.

Per ilmomento non c’e’ niente che lo batta. Poi vedremo.

#122 Comment By Uriele On 19 settembre 2009 @ 22:57

Visto che oggi è l’International Talk Like a Pirate Day, la Telltale ha deciso di regalare uno dei suoi giochi. L’anno scorso aveva regalato Abe Lincon Must Die, quest’anno l’offerta è a tempo limitato (ancora 10 ore), ma si può scegliere il gioco che si preferisce. La tell tale è una casa onesta, ogni volta dà una demo del gioco e li vende relativamente a poco (si può scegliere fra episodi singoli o serie completa). Ogni episodio ha la durata media di qualche ora.

http://www.telltalegames.com/playlikeapirate

(L’episodio migliore di S&M è il 2×04- Chariot of the dogs)

Questo solo per dire che anche le perfide industrie vidioludiche hanno rispetto dei clienti

#123 Comment By Uriele On 21 settembre 2009 @ 20:06

Ho finalmente trovato un ottimo esempio di libro che non renderebbe su un formato digitale. Ovviamente viene dal Giappone (maledetti nippi siete sempre due passi avanti voi,le vostre tavolette del cesso futuribili e i vostri gundam in scala 1:1)

Koji Suzuki, l’autore di Spiral e Ring, ha pubblicato il suo ultimo racconto in un formato unico che sfrutta in modo egregio il media. Se sapessi il giapponese varrebbe l’acquisto.

#124 Comment By Drest On 22 settembre 2009 @ 01:24

c’è anche da dire che le avventure grafiche ad episodi sono l’ultima malefica invenzione delle malvagie sh.

io neanche le gioco, da quanto mi stanno qua (e sono un patito delle avventure grafiche).

#125 Comment By Uriele On 22 settembre 2009 @ 19:27

C’è anche da dire che se a una persona per un gioco dici 6 euro quello te lo compra, se dici 30 no. (indipendentemente dalla durata del gioco). In questo modo quelli che lo avrebbero giocato senza pagare lo pagano e ci giocano, ma a comode rate (il prezzo della stagione è uguale a quello della somma degli episodi ed è possibile passare da un singolo episodio a comprare tutta la stagione semplicemente pagando la differenza). Come mossa psicologica non è stupida. Inoltre 6 euro al mese se li può permettere quasi chiunque abbia un computer (sono due caffè al bar o una birra al pub), 35 euro tutti di un botto fanno un altro effetto. Inoltre ogni singolo gioco ha una sua conclusione (con cliffhunger è ovvio, come quando guardi BSG o Buffy)
Le seconda stagione di Sam&Max è molto carino e al livello delle vecchie Lucas e il nuovo MI sta procedendo molto bene: hanno cambiato la struttura da episodica a capitoli (compri sempre a pezzi, ma ogni singolo elemento ha una longevità maggiore e la continuità narrativa è più forte e ricorda molto come stile le parti dei vecchi MI)

#126 Comment By Doarcissa On 22 settembre 2009 @ 20:04

Ho dato un’occhiata al sito e mi sono registrata, pero` mi da` ogni item inattivo (ma proprio non ce n’e` uno con link valido, statisticamente strano!). E` un problema solo mio? Posso farci qualcosa?

Sono stupita che un sito del genere non sia piu` conosciuto, tanto che per fare una domanda cosi` tecnica devo chiedere qui. Ma forse e` un bene: ci metteranno un po’ a chiuderlo.

Riguardo al copyright: non credo che lo scenario “lo leggo e se mi piace lo compro per finanziare l’autore” sia credibile, specialmente in Italia, dove il motto e` “prendi i soldi e scappa, che siamo i piu` furbi”. Propendo per il modello: io sito (tipo Google books) rendo disponibili titoli gratis/a basso prezzo, pago un forfettario ai detentori dei diritti e guadagno dalla pubblicita` che ospito. Leggevo sull’Economist che e` piu` o meno quello che gia` sta accadendo negli Stati Uniti.

Quindi noi arriveremo a fare questo semplice ragionamento tra un 10-20 anni.

La pirateria e` praticamente inarrestabile, un giorno un editore, o direttamente un autore si accorgera` che e` meglio guadagnare solo 2 euro a copia per 100 copie piuttosto che guadagnarne 20 per 5 copie e zero per le altre 95, facendosi perdipiu` odiare da quella percentuale di lettori che di cognome non fa Rockfeller.

#127 Comment By Gamberetta On 22 settembre 2009 @ 21:03

@Doarcissa

Ho dato un’occhiata al sito e mi sono registrata, pero` mi da` ogni item inattivo (ma proprio non ce n’e` uno con link valido, statisticamente strano!). E` un problema solo mio? Posso farci qualcosa?

Mi sembra strano, perché c’è un sistema automatico che controlla i link e scrive in rosso “dead item” nella pagina del libro se non ci sono link validi. Può essere che un link muoia subito dopo una verifica e perciò rimanga apparentemente valido ma non funzionante fino alla verifica successiva, ma è un caso raro. Personalmente solo una volta mi è capitato (ovvero che non ci fossero link validi ma il libro non fosse segnato come “dead item”), e avrò già scaricato almeno 200 libri.
Comunque, se provi a dirmi – qui o via mail – i titoli di un paio di libri che ti danno problemi, provo a guardare e ti dico se è un problema tuo o di gigapedia.

#128 Comment By Doarcissa On 22 settembre 2009 @ 21:50

@ Gamberetta
Grazie, sei sempre disponibilissima! Ho osservato che riprovando dopo un’oretta il funzionamento torna perfetto. Dopo un po’ che cerco titoli inizia a darmi come item inattivi non solo titoli che nella descrizione risultano disponibili, ma che addirittura ho acquisito pochi minuti prima. Si comporta cosi` ciclicamente. E` successo questo con i primi quattro titoli della categoria Mathematics, che ho provato a titolo sperimentale. Me ne faro` una ragione e approfittero` dei momenti di pieno funzionamento. Grazie mille, comunque! Chissa` cosa ho combinato…

#129 Comment By Teo On 22 settembre 2009 @ 22:28

Miéville ha sempre dimostrato notevole fantasia, ma in quanto a stile lascia molto a desiderare, tanto che a tratti la lettura dei suoi romanzi diventa faticosa. Però dall’ultima volta magari ha imparato a scrivere!

Holy Jesus fucking Christ, una bestemmia in una cattedrale!

#130 Comment By Mauro On 23 settembre 2009 @ 18:58

Doarcissa

non credo che lo scenario “lo leggo e se mi piace lo compro per finanziare l’autore” sia credibile, specialmente in Italia, dove il motto e` “prendi i soldi e scappa, che siamo i piu` furbi”. Propendo per il modello: io sito (tipo Google books) rendo disponibili titoli gratis/a basso prezzo, pago un forfettario ai detentori dei diritti e guadagno dalla pubblicita` che ospito

La pirateria e` praticamente inarrestabile, un giorno un editore, o direttamente un autore si accorgera` che e` meglio guadagnare solo 2 euro a copia per 100 copie piuttosto che guadagnarne 20 per 5 copie e zero per le altre 95, facendosi perdipiu` odiare da quella percentuale di lettori che di cognome non fa Rockfeller

Personalmente concordo che l’idea “lo leggo e lo compro se mi piace” sia inapplicabile, da parte mia dicevo solo che concordo con un simile atteggiamento.
Per il resto, come metodo potrebbe anche essere valido (ma ho alcuni dubbi, vedi sotto), ma il punto per quanto mi riguarda è un altro: sta all’autore decidere se mettersi sul mercato con quel metodo o un altro, se rischiare di farsi odiare dai lettori, se guadagnare poco su tante opere o rischiare di guadagnare di meno a causa della pirateria, ecc.
Magari il tuo discorso è giusto, magari con quel sistema l’autore guadagnerebbe di più, ma è una scelta che deve fare l’autore.
I dubbi:

- la cifra pagata all’autore sarebbe funzione dei libri scaricati? Se no, non mi convince: come detto, credo che sia giusto che l’autore guadagni, se la sua opera è usufruita e piace; ma proprio per questo tale guadagno dovrebbe essere legato a quanti usufruiscono dell’opera e la apprezzano, non indipendente da questo;
- chi decide la cifra pagata all’autore?
- come ci si regola con i film? In questo caso i guadagni vengono da un circuito ampio (cinema, satellitare, ecc.), e inoltre hanno grosse cifre di cui rientrare, cifre per cui una cifra una tantum non basterebbe; e, se bastasse, non so chi sarebbe disposto a sborsarla;
- come ci si regola con libri/opere non vendute da editori e/o siti come Google? Il già segnalato Un-store è un sito gestito direttamente dagli autori; se i loro giochi diventassero scaricabili liberamente, chi li pagherebbe?

#131 Comment By Doarcissa On 23 settembre 2009 @ 20:07

@ Mauro: ciao!

Magari il tuo discorso è giusto, magari con quel sistema l’autore guadagnerebbe di più, ma è una scelta che deve fare l’autore.

- come ci si regola con libri/opere non vendute da editori e/o siti come Google? Il già segnalato Un-store è un sito gestito direttamente dagli autori; se i loro giochi diventassero scaricabili liberamente, chi li pagherebbe?

Premetto che dal mio punto di vista la figura di editore come intermediario tra lettore e autore e` indispensabile, specialmente ora: l’idea di dovermi aggirare in Internet tra i milioni di persone che si ritengono scrittori senza una qualche scrematura e` una prospettiva horror.

Internet e` troppo democratico (o anarchico) per essere selettivo e meritocratico.

La mia idea e` che gli editori si spostino, almeno parzialmente, su Internet, pubblicando a un prezzo che per il lettore e` minore rispetto al cartaceo, ma che per editore e autore e` molto maggiore. Esempio: se un titolo come ebook costasse 5 euro di cui 2.5 vanno all’autore e 2.5 all’editore, entrambi guadagnerebbero a copia piu` del doppio del solito e io spenderei un terzo.

Se l’editore si finanziasse con la pubblicita` io pagherei zero e lui e l’autore guadagnerebbero comunque, forse anche di piu` (il gratis attira molte visite). Vincono tutti.

Tra l’altro su Internet e` impossibile per le grandi case editrici monopolizzare lo spazio come invece fanno oggi nelle librerie soffocando i piccoli e imponendo prodotti pessimi senza alcuna concorrenza.

- la cifra pagata all’autore sarebbe funzione dei libri scaricati? Se no, non mi convince: come detto, credo che sia giusto che l’autore guadagni, se la sua opera è usufruita e piace; ma proprio per questo tale guadagno dovrebbe essere legato a quanti usufruiscono dell’opera e la apprezzano, non indipendente da questo;
- chi decide la cifra pagata all’autore?
- come ci si regola con i film? In questo caso i guadagni vengono da un circuito ampio (cinema, satellitare, ecc.), e inoltre hanno grosse cifre di cui rientrare, cifre per cui una cifra una tantum non basterebbe; e, se bastasse, non so chi sarebbe disposto a sborsarla;

Non saprei a chi chiederlo, visto che in Italia nessun editore sembra volersene interessare. Secondo quanto dice l’Economist (5-11 sett 2009) la Google e autori/editori si stanno accordando su questo:
“Under the agreement’s terms, Google will be free to digitise most books published in America, including those that are out of print. [...] Google will keep 37% of the resulting revenue and give the rest to a new book-rights registry which will pay copyright holders. [...] Authors and publishers will be able to cash in on a long-neglected works. [...] Google has a big economic incentive to ensure that its online library is widely available: it makes most of its money from search advertising, so the more people that use its services, including the online book archive, the better.”

Nello stesso numero c’e` anche un articolo che riguarda la pirateria, dal titolo: “Keeping pirates at bay. Policing the internet: the music industry has concluded that lawsuit alone are not the way to discourage online piracy” in cui si dice che l’industria musicale si sta volgendo ad un altro modo, piu` efficace: “Services such as Pandora, Spotify and we7 that stream free music, supported by advertising, are becoming popular. Most innovative are the plans to offer unlimited downloads for a flat fee. [...] a monthly bill.”

Per quanto riguarda i film, deve essere ancora piu` semplice, visto che anche in Italia c’e` gia` chi lo fa: Film Review mette a disposizione film in streaming gratuitamente e legalmente.

#132 Comment By Mauro On 24 settembre 2009 @ 19:31

Doarcissa

Premetto che dal mio punto di vista la figura di editore come intermediario tra lettore e autore e` indispensabile, specialmente ora: l’idea di dovermi aggirare in Internet tra i milioni di persone che si ritengono scrittori senza una qualche scrematura e` una prospettiva horror

Ma se uno vuole mettersi in commercio senza editore? Gli esempi si sprecano, almeno nel campo dei giochi; se anche le loro opere fossero liberamente scaricabili, loro da dove prenderebbero ricavi?
Si può credere che l’editore sia indispensabile (anche se attualmente non so quanto si possa parlare di scrematura), ma imporre di averne uno è un altro discorso; e se si lega il guadagno all’averne uno, automaticamente lo si impone (salvo che si voglia dare la propria opera gratuitamente).

La mia idea e` che gli editori si spostino, almeno parzialmente, su Internet, pubblicando a un prezzo che per il lettore e` minore rispetto al cartaceo, ma che per editore e autore e` molto maggiore. Esempio: se un titolo come ebook costasse 5 euro di cui 2.5 vanno all’autore e 2.5 all’editore, entrambi guadagnerebbero a copia piu` del doppio del solito e io spenderei un terzo.

Se l’editore si finanziasse con la pubblicita` io pagherei zero e lui e l’autore guadagnerebbero comunque, forse anche di piu` (il gratis attira molte visite). Vincono tutti

Sicura che all’editore vada così poco? Su un libro da venti Euro, significa, compreso il compenso all’autore, qualcosa come diciannove Euro di spese (se con due Euro e mezzo guadagnano più del doppio, il guadagno normale è meno della metà; l’ho approssimato a circa un Euro).
Comunque, come detto non contesto il discorso che fai (sarebbe da vedere in pratica la funzionalità, ma di per sé potrebbe funzionare); il punto è che se adottare un simile sistema a mio parere dovrebbe essere una scelta: se uno vuole mantenere il suo libro nel circuito classico, ha il diritto di farlo.
Verissimo che le versioni elettroniche dovrebbero costare sensibilmente meno di quelle cartacee.

Most innovative are the plans to offer unlimited downloads for a flat fee. [...] a monthly bill

I miei dubbi su questo sono i soliti: come si divide la quota mensile (ossia, quali autori ne pigliano, e come si tengono nel conto gli autori indipendenti)? e quanto dev’essere? Se anche fosse cento Euro, se scarico cento opere significa un Euro l’opera…

Per quanto riguarda i film, deve essere ancora piu` semplice, visto che anche in Italia c’e` gia` chi lo fa: Film Review mette a disposizione film in streaming gratuitamente e legalmente

Non so come funzioni, ma mi viene ovvio almeno un commento: almeno tra quelli che ho visto esserci tra i gratuiti, si tratta tutti di film già passati in sala e nel mercato DVD; almeno in parte, forse anche in televisione. Ossia, hanno già avuto tempi e modi per rifarsi dei costi, in quanto c’è stato un periodo congruo tra l’uscita al cinema e la pubblicazione su quel sito.
Ora, non so se hai visto il mio messaggio con qualche idea per un ipotetico nuovo diritto d’autore, ma comprendeva proprio quello: quando il film arriva in televisione gratuita, è liberamente scaricabile per quanto trasmesso (ossia: se trasmettono il film, non puoi scaricare gli exra del DVD).

#133 Comment By Doarcissa On 24 settembre 2009 @ 21:03

@ Mauro

Ma se uno vuole mettersi in commercio senza editore?

Le possibilita` che ha di riuscire sono le stesse che avrebbe in un mondo solo cartaceo, tutto a pagamento e blindato dai diritti d’autore. Circa zero.

Gli esempi si sprecano, almeno nel campo dei giochi

La differenza e` che per costruire un gioco ci vuole professionalita`, e coloro che lo fanno sono quanti? 400? 4000 in tutta Italia? Ci sono piu` di 4 milioni di aspiranti scrittori in Italia. Contando che i forti lettori sono sui 2 milioni, meta` degli scrittori e` prossimo all’analfabetismo. Se Gamberetta si desse alla masochista lettura, cura e selezione di romanzi e li proponesse al pubblico come editore, io a) li acquisterei volentieri, o meglio, b) visiterei il sito migliaia di volte aumentando il valore di un eventuale spazio pubblicitario. Mi interesserei a uno degli stessi romanzi “autopromosso” dallo sconosciuto autore? Mai.

se anche le loro opere fossero liberamente scaricabili, loro da dove prenderebbero ricavi?

Con la pubblicita`. Non vorrei insistere, ma se lo fa Google, YouTube etc., non vedo cosa impedisca ad altri di farlo.

Sicura che all’editore vada così poco? Su un libro da venti Euro, significa, compreso il compenso all’autore, qualcosa come diciannove Euro di spese (se con due Euro e mezzo guadagnano più del doppio, il guadagno normale è meno della metà; l’ho approssimato a circa un Euro).

Non lavoro nel ramo e probabilmente ho esagerato. Pero` leggendo le tabelle di “I mestieri del libro” di Oliviero Ponte di Pino mi sembra di capire che il ricavo (quindi guadagno al netto delle spese) per l’editore e` pari a 0 euro fino alle prime 7531 copie, dopodiche` i costi di struttura e il margine di redditivita` ammontano al 16% del prezzo di copertina, mediamente 2.88 euro. Per l’autore c’e` circa il 7-9%, ponendo 8% ha 1.44 euro a copia.

se uno vuole mantenere il suo libro nel circuito classico, ha il diritto di farlo.

Quello sempre. Se poi uno volesse comprare una macchina da stampa a caratteri mobili, farsi il libro e venderlo porta a porta puo` farlo.

Credo molto nella mano invisibile di Smith. Rendere disponibili i titoli piu` o meno gratuitamente fa si` che ognuno faccia al meglio il proprio interesse migliorando il mondo dell’editoria:
1 – il lettore ha a disposizione un universo di conoscenza e svago a basso prezzo e di qualita` migliore;
2 – ognuno puo` diventare editore (oggi devi essere come minimo ricco), e la tua fortuna come editore dipende esclusivamente dalla qualita` di cio` che promuovi, e non da quanto riesci a monopolizzare lo spazio nelle librerie;
3 – l’autore puo` vedere il proprio libro in commercio praticamente per sempre e guadagnerebbe di piu`. E non avrebbe bisogno di essere ammanicato;
4 – il pubblicitario corona il sogno della propria vita trovandosi a disposizione milioni di cervelli da inquinare senza problemi di spazio.

Negli USA il materiale scolastico nelle scuole pubbliche nei quartieri piu` degradati e` fornito dalla Coca Cola, che stampa la propria pubblicita` sulle copertine, sulle penne, ovunque. I pubblicitari sono fin troppo contenti di fornirci gratis tutto quello che vogliamo, e anche di piu`, se questo significa che avremo i loro marchi sotto gli occhi un’ora, un minuto in piu` al giorno. Perche` non sfruttarli?

#134 Comment By dr Jack On 24 settembre 2009 @ 21:39

@ Doarcissa:

visiterei il sito migliaia di volte aumentando il valore di un eventuale spazio pubblicitario.

Questa teoria di usare gli adwords (pubblicità di google) per valorizzare un’opera è già stata proposta con google books, ma io noto due problemi
- un problema morale: adwords e il suo adsense decide quali siti legare al tuo contenuto… e potrebbe saltare fuori cose come “Il filo editore” che ha avuto singolari precedenti. Non mi andrebbe proprio di spingere un lettore nelle fauci del filo editore. Vorrei essere io a decidere cosa sponsorizzare.
- un problema pratico: non si può continuare a vivere di pubblicità, già le tv si sono saturate di spot… internet è più capiente, ma anche il web si saturerà prima o poi.

Mi interesserei a uno degli stessi romanzi “autopromosso” dallo sconosciuto autore? Mai.

Eppure molti stanno leggendo i libri di gamberetta. E’ evidente che le cose stanno cambiando.
(anche se secondo me un editore “quando” offre valore può aiutare)

Rendere disponibili i titoli piu` o meno gratuitamente fa si` che ognuno faccia al meglio il proprio interesse migliorando il mondo dell’editoria:

Sono d’accordo :), ma a tutti gli effetti io non saprei ancora come tutelare gli autori. Ma sono sicuro che un metodo salterà fuori.

#135 Comment By Doarcissa On 24 settembre 2009 @ 23:02

@ dr. jack
Purtroppo non sono abbastanza informata sul lato pratico, ma cosi` come i quotidiani e le riviste possono scegliersi le pubblicita`, penso sia possibile in linea generale farlo.

Bisogna considerare che Gamberetta si e` distinta, nel tempo, e si e` fatta un nome. Gli altri 3.9 milioni di scrittori esordienti no, e difficilmente molti di loro sarebbero in grado di farlo. Se tutti fossero al livello di Gamberetta, che comunque non e` Umberto Eco, lei non spiccherebbe e io, come altri, non avrei fisicamente il tempo di visitare 3.9 milioni di siti in cerca della perla rara. Questo lo deve fare un editore.

Poi io non ho alcuna competenza nel settore, quindi la mia opinione non ha un gran valore, specialmente pratico. E` che credo sia vantaggioso interessarsi al tipo di economia che il libero accesso e la rete stanno creando. Non dovremmo chiudere le frontiere al progresso e fare come la Cina, che negli anni ’50 scopre che la rivoluzione industriale puo` essere utile.

E si`, in molti casi la pubblicita` fa parte dell’Impero del Male, anche se non sempre. Sono convinta che si possa sfruttare la loro debolezza a nostro vantaggio: loro hanno bisogno della nostra attenzione, non vedo perche` non fargliela pagare a prezzo di mercato.

#136 Comment By Mauro On 24 settembre 2009 @ 23:11

Doarcissa

Le possibilita` che ha di riuscire sono le stesse che avrebbe in un mondo solo cartaceo, tutto a pagamento e blindato dai diritti d’autore. Circa zero

Va bene; ma la scelta deve comunque essere loro, a mio parere: sono loro a dover scegliere se affidarsi o no a un editore, sono loro a dover scegliere cosa reputano massimizzerà la loro diffusione, sono loro a dover decidere se rischiare una diffusione nulla o quasi.
Anche il discorso che fai dicendo che non ti interesseresti a un romanzo promosso dallo stesso autore: va bene; questo dovrebbe in qualche modo significare che l’autore non dovrebbe essere colui col diritto di scegliere se promuoverlo da sé o affidarsi ad altri?
Quello che dici non è sbagliato, ma… non nega in alcun modo che la scelta dovrebbe essere loro.

Sugli autori indipendenti, la mia domanda era un’altra: come gestirli? Essendo appunto indipendenti, già solo un sistema a quote (pago X Euro in più per la connessione e posso scaricare quello che voglio) potenzialmente li taglierebbe fuori, così come un sistema basato sugli editori.
Considera una cosa: Google terrebbe il 37% dei ricavi. Ci sono autori che hanno aperto il proprio sito proprio perché non volevano pagare le a loro parere alte quote che altri siti richiedevano, e il 37% non è poco (è oltre un terzo). Quindi, non credo vorrebbero vedere le loro opere finire su Google, almeno non a quelle condizioni.

Pero` leggendo le tabelle di “I mestieri del libro” di Oliviero Ponte di Pino mi sembra di capire che il ricavo (quindi guadagno al netto delle spese) per l’editore e` pari a 0 euro fino alle prime 7531 copie, dopodiche` i costi di struttura e il margine di redditivita` ammontano al 16% del prezzo di copertina, mediamente 2.88 euro. Per l’autore c’e` circa il 7-9%, ponendo 8% ha 1.44 euro a copia

Dimensioni del libro, qualità della carta, numero di copie, distribuzione, ecc., sono tutti fattori che incidono, così come la fama dell’autore incide sulla sua quota; possibile che i dati siano così delimitati? Chiedo seriamente: non so, ma mi parrebbe strano. Che un editore inizi a guadagnare dopo N copie vendute mi pare ovvio, ma un simile numero, oltretutto preciso all’unità, non mi convince, stante la varietà che si può avere. Ricordi su che basi erano calcolati quei valori, a cosa fanno riferimento?
Tra l’altro: uno dei motivi del mercato indipendente è proprio perché l’autore abbia anche quel 16%.

Comunque, in linea di massima credo che i nostri punti di vista siano abbastanza simili: personalmente, concordo con l’idea che le versioni elettroniche dovrebbero costare meno; l’unica cosa è che i sistemi proposti (compreso il mio, sia chiaro) mi sollevano dei dubbi non indifferenti, non ultimo il considerare nella protezione degli autori anche il mercato indipendente.

#137 Comment By Mauro On 24 settembre 2009 @ 23:14

Parentesi: il ricavo è la somma del guadagno e delle spese; lo dico solo per evitare possibili equivoci, perché nel mio messaggio ho usato i termini in tal senso.

#138 Comment By Uriele On 25 settembre 2009 @ 03:54

Eppure molti stanno leggendo i libri di gamberetta. E’ evidente che le cose stanno cambiando.
(anche se secondo me un editore “quando” offre valore può aiutare)

1) la/o (metti tu l’autore per non creare flame) recensito in questo sito. Se fosse uscito su internet le letture si sarebbero fermate ai primi capitoli => in quel caso l’editoria tradizionale gli ha fatto vendere milioni di copie in più
2) Sito di uno che scrive solo racconti, magari anche belli, ma non ha la capacità mediatica di attirare l’attenzione (io il sito l’ho scoperto perché c’era gente incazzata per le recensioni crudeli). Le letture sarebbero molte meno. Di gente che ha voglia di leggere racconti su internet non ce n’è tantissima, se non ci fosse il “contorno” i lettori dei romanzi sarebbero molti meno (evitando anche alcune recensioni pietose sulla mancanza della capacità di provare Ammmmmore dell’autrice come metro per giudicare un libro)

@ Doarcissa: il numero di copie prima di rientrare penso vari molto dalla qualità della stampa e della rilegatura e dal tipo di libro: un paperback ci si aspetta che venda di più di un hardcover, quindi il numero di copie prima di rientrare dei costi può essere superiore. Comunque per una casa editrice l’importante è il complessivo: un Twilight o un le cronache del mondo emerso (I romanzi hanno riscosso un buon successo: oltre 200.000 copie vendute in Italia ) copre ampiamente le vendite di altri libri di genere, ma meno commerciabili.

#139 Comment By dr Jack On 25 settembre 2009 @ 09:27

Purtroppo non sono abbastanza informata sul lato pratico, ma cosi` come i quotidiani e le riviste possono scegliersi le pubblicita`, penso sia possibile in linea generale farlo.

E’ un po’ più complesso di così, ma effettivamente basterebbe mettersi d’accordo con google e dirgli: guarda io voglio sponsorizzare solo questo, questo e quest’altro.
Potrebbe essere una soluzione (ma in questo caso bisognerebbe anche avere cognizioni di economia e mercato, ci saranno degli errori, ma credo si possa fare).

Se tutti fossero al livello di Gamberetta, che comunque non e` Umberto Eco, lei non spiccherebbe e io, come altri, non avrei fisicamente il tempo di visitare 3.9 milioni di siti in cerca della perla rara. Questo lo deve fare un editore.

Non funziona come ragionamento, se tutti fossero bravi come “inserisci il tuo autore preferito” io sarei più felice. Avrei più cose da leggere e non starei li a preoccuparmi della scelta.
Su internet stanno nascendo siti dove si consigliano libri da leggere. E Gamberi Fantasy è il leader italiano :), quando un libro è bello lo si viene a sapere.
Anzi, gli editori attualmente non riescono quasi a trovare esordienti bravi perché sono sommersi dalle richieste… e non hanno il personale adeguato.
Oggigiorno penso che sia più facile essere riconosciuti sul web che da un editore. Non serve che ciascuno di noi cerchi in 3.9 milioni, basta rimanere su un paio di canali giusti. Le cose eccezionali arriveranno.

#140 Comment By Doarcissa On 25 settembre 2009 @ 10:03

@ Mauro e in generale
[Questo argomento e` interessantissimo e il fatto che lo si affronti e` raro e mi rende felice!]

Il fatto e` che probabilmente partiamo da presupposti diversi. In ogni campo colui che ha il potere di decidere e` il consumatore: lui mette a disposizione soldi e tempo, entrambi limitati. Il lettore crea la domanda. L’editore, la cui figura si rende necessaria perche` gli aspiranti scrittori sono tanti e i gusti del pubblico diversi, si inserisce tra autore e lettore facendo, idealmente, l’interesse di entrambi (l’autore vede il suo libro emergere dalla massa e il lettore non deve leggere un sacco di spazzatura) e il proprio (ha una percentuale).

L’autore ha mostruosi vantaggi ad avere un editore, e non vedo perche` non dovrebbe pagare per questi vantaggi. L’autore e` in compagnia di altri milioni di suoi concorrenti, l’offerta di libri e` mostruosamente superiore della domanda: e` normale che il suo compenso si abbassi. Un autore puo` sempre scegliere: e` maggiorenne e vive in un paese che ha firmato la carta dei diritti umani e puo` fare quello che vuole. Il fatto e` che io parto dal presupposto che lui faccia quello che e` nel proprio interesse.

In ogni cosa bisogna vedere se pro e contro si bilanciano: meglio un sito proprio che ha 10 visite al giorno + 100% del ricavo, o un sito che ha 500 000 visite al giorno + 63% del ricavo? Ognuno decide per se`.

Per quanto riguarda i dati che ho trascritto, ovviamente c’erano dei parametri, ma sia nel libro sia qui voleva essere un esempio, un “mediobook”. In alcune condizioni l’editore rientrera` delle spese in 6000 copie, altre volte in 8000, spesso mai, visto qual e` la media di lettura in Italia. Le cifre variano in base a diversi parametri, ma non si scosteranno al punto da falsare il ragionamento.

Vorrei dire anche che la figura dell’editore emerge comunque spontaneamente. Immaginiamo che non esista e che su internet si trovino 4 milioni di siti di scrittori indipendenti. La prima cosa che nasce e` un altro sito che consiglia e orienta i lettori in quel marasma. I 4 milioni di autori si accorgono che quel sito riceve il 10 000% di visite in piu` rispetto ai loro. Autore: “Posso piazzare il mio libro sul tuo sito, cosi` ho piu` visibilita`? Ti pago una percentuale”. Ma questo sito e` uno e gli autori 4 milioni. Sito: “Certo, se superi la selezione”. E` nato un editore. Ne nasceranno altri e inizieranno a farsi concorrenza tra loro, ecc..

Se adesso l’editore e` una figura cosi` giustamente screditata e incompetente e` perche` nel mondo cartaceo lo spazio e` limitato, pochi editori con grandi mezzi l’hanno monopolizzato e ora possono proporre la schifezza che pare a loro senza che questo si ritorca loro contro: nessun concorrente puo` piu` soppiantarli. In rete e` praticamente impossibile raggiungere una condizione di tale monopolio: dove c’e` FantasyMagazine c’e` subito un GamberiFantasy che lo surclassa.

Per chiudere il cerchio: e` sempre la domanda che plasma l’offerta. Se il lettore vuole titoli facilmente disponibili a prezzo basso o nullo, li avra`. Resta da vedere se qualcuno si accorge che attraverso la pubblicita` puo` accontentare il lettore e nello stesso tempo guadagnarci (e anche parecchio), oppure si vuole restare a guardare il lettore che non e` un pirla e si da` alla pirateria piu` sfrenata lasciando librerie deserte e autori indipendenti con il 100% di 0 euro guadagnati a copia.

#141 Comment By Doarcissa On 25 settembre 2009 @ 10:26

@ dr jack
Credo che abbiamo commentato simultaneamente e quando ho inviato il commento il tuo non c’era ancora: sono d’accordo praticamente su tutto! E` che per me

Non serve che ciascuno di noi cerchi in 3.9 milioni, basta rimanere su un paio di canali giusti

i canali giusti = versione Internet dell’editore.

Ciao!

#142 Comment By Uriele On 25 settembre 2009 @ 15:09

@ Dr Jack: sono d’accordo con Daorcissa. I canali giusti a lungo andare diventano il monopolio anche nella rete. Le grandi realtà editoriali sono tali perché si sono distinte in qualche modo:
Feltrinelli ha portato in italia libri come il dottor Zivago. Mondadori con Urania ci ha portato la fantascienza straniera a palate, anche quella di nicchia. Fanucci (je prendesse un colpo) ha puntato su autori di nicchia (per poi pubblicare due copie di un libro anche bello e smettere quando incomincia a diventare famoso) e su scandali editoriali, riuscendo ad emergere sempre di più. L’editrice nord ci ha portato Dune (non sono certo che fosse la prima edizione, ma la collana cosmo oro fa capolino dai miei scaffali), la Rusconi il Signore degli anelli con le pagine in carta velina e la Longanesi la prima e migliore edizione (la bicolore rosso e verde con i capilettera intortati e le immagini) della Storia infinita . I canali giusti sono diventati i canali ufficiali e le realtà di riferimento. Conquistato il mercato poi si sono anche adagiate sugli allori. Non è che un editore diventa il più importante in circolazione solo perché lo vuole intensamente e stringe forte forte forte gli occhi, battendo i tacchi delle scarpette rosse.

Poi vabbè, io una visione pessimistica della rete, la vedo come un mare di letame con qualche perla rara ben nascosca o stranamente in superficie (non tutti i siti di con molte visite sono altrettanto buoni, molti sono anche sotto la media come qualità dei contenuti, ma biliosi e cattivi). Quando trovo un sito valido tendo a fossilizzarmici

#143 Comment By dr Jack On 25 settembre 2009 @ 15:31

Sono d’accordo con Daorcissa. I canali giusti a lungo andare diventano il monopolio anche nella rete. Le grandi realtà editoriali sono tali perché si sono distinte in qualche modo:

Io invece ho una visione molto positiva della rete :). Amo la tecnologia.
in ogni caso questi canali di cui si parla sono quelli come Gamberi Fantasy che ci suggeriscono cosa leggere.
Poi… appena trovi un sito onesto probabilmente troverai i contatti per un altro sito utile… e un altro ancora. Le persone capaci hanno contatti tra loro. Vedi Gamberetta e Carraronan.
Dite che un editore potrebbe comprarsi questo sito e iniziare a inquinare tutto come fa con i canali tipici?
Io ho due opinioni:
1) Non credo che un editore potrebbe comprare questo sito.
2) Non importa quale sia il canale. Se un editore lo compra e inizia a trattarci in maniera disonesta noi ce ne andiamo da un’altra parte.
E’ internet: non possono abbatterli tutti :p.

Ammetto che un editore sveglio potrebbe iniziare a trattarci onestamente e fornire critiche serie nonché un sito dove potremmo discutere con lui, ma attualmente non esistono.
Preferiscono il vecchio sistema: prodotto mediocre + pubblicità sui mass media. Che attualmente funziona sempre peggio grazie a internet.
Il tempo dei prodotti mediocri è finito. E’ ora di creare cose eccezionali.

#144 Comment By Doarcissa On 25 settembre 2009 @ 15:51

@ dr. jack
Sono d’accordo. Probabilmente sto usando termini in modo improprio e creo confusione. Non credo che un editore comprera` questo sito (e spero proprio che non accada mai!). Per me questo sito fondamentalmente E` GIA` una specie di editore, di una nuova forma di editore versione internet: fa critica e selezione. Se proponesse titoli come intermediario diretto tra autore e lettore sarebbe un editore a tutti gli effetti, per come la vedo io.

Non sto neanche auspicando che, per dire, la Mondadori si posizioni sul web assorbendo gli altri, ma che altri diventino, diciamo, e-editori facendo concorrenza alla Mondadori.

Non sto neanche auspicando che GamberiFantasy diventi qualcosa di diverso da quello che e` gia`,anzi! Ho parlato di questo sito solo per portare un esempio.

Non so perche`, ma riesco a rendere involuto e fraintendibile il discorso piu` semplice. E si` che ho fatto un classico! La mia prof. di italiano sara` contenta…

Ciao!

#145 Comment By Uriele On 25 settembre 2009 @ 17:25

Dite che un editore potrebbe comprarsi questo sito e iniziare a inquinare tutto come fa con i canali tipici?

… no dico che questo sito (più di altri) potrebbe diventare l’editore, monopolizzando il panorama. Ad esempio: agli albori del boom dei giochi indipendenti, i siti di riferimento erano parecchi. Adesso IL sito è indiegame o tigsource (penny arcade promuove il PAX, ma è una fiera, di solito si accontenta di parlare di giochi famosi, non scopre progetti nuovi) e tutti gli altri, al massimo ripostano le stesse cose. Così si conosce solo il mainstream dell’indipendente (che per carità, alcuni sono anche giochi eccellenti), ma si perde in diversificazione. Alle volte mi capita di finire per caso in progetti interessanti che rischiano di perdersi se quei colossi non puntano i fari e piccole case che scompaiono nel marasma della rete, con progetti che si fermano ad esili tech demo.
Lo stesso per il mercato Adventure, se vuoi le avventure vai su AdventureGamer, ma adventure gamer non sempre è al passo (tranne per i progetti commerciali grossi e le case indipendenti già note).

Poi, onestamente, per il fantasy italiano faccio riferimento a quello che viene scritto qui o magari guardo nei siti dei commentatori che mi sembrano intelligenti, giusto per vedere se c’è qualcosa d’altro. Ma per i libri stranieri non in inglese o in francese mi devo rimettere nelle mani delle case editrici e dei traduttori (e se riesco pure per quelli in francese mi rimetto nelle mani del traduttore, senza problemi). Il monopolio “giusto” delle case editrici per me sta appunto nei libri tradotti (che è un bel lavoro che non devo farmi io e le traduzioni sono uno dei motivi per cui mi sta un po’ sulle palle la Fanucci, ma questa è un’altra storia).

#146 Comment By Mauro On 25 settembre 2009 @ 21:18

Doarcissa

In ogni campo colui che ha il potere di decidere e` il consumatore: lui mette a disposizione soldi e tempo, entrambi limitati. Il lettore crea la domanda

E l’autore mette a disposizione la sua (si spera) professionalità e il suo tempo (non è che solo il lettore ne spende, anzi l’autore ne spende molto di più a scrivere di quanto il lettore ne spenda a leggere); per quale motivo quindi il lettore dovrebbe avere il potere di decidere?
E, se è vero che il lettore crea la domanda, l’autore crea l’offerta; quindi, di nuovo, perché dovrebbe prevalere il lettore?
Il lettore ha potere di decidere, ma di decidere se leggere o no, se aspettare un’edizione piuttosto che un’altra, non quello di decidere se e quanto pagare; ed essere il consumatore non gli dà tale diritto (anche perché altrimenti varrebbe potenzialmente in ogni campo che preveda consumatori).
L’autore, essendo colui che ha prodotto l’opera; essendo l’opera un prodotto del suo lavoro; ha il diritto di decidere se e come la gente può fruire della sua opera, e quindi del suo lavoro.

Per l’editore: di nuovo, quanto dici può anche essere giusto; ma non toglie che se avere o no un editore sia una scelta dell’autore, e non vedo il senso di un sistema che impone di averne uno. Il sistema, qualunque sia, dovrebbe difendere anche chi sceglie di non averlo. Io non dico che l’autore non dovrebbe pagare l’editore, se sceglie di averlo; ma che, appunto, se averlo o no – e quindi se pagarlo o no – è e deve essere una sua scelta.
Nota una cosa: io non critico il concetto di editore in sé, dico solo che il sistema non deve imporre agli autori di averne uno.

e` sempre la domanda che plasma l’offerta. Se il lettore uole titoli facilmente disponibili a prezzo basso o nullo, li avra`

Se il mercato si adeguerà in tal senso, ben venga; quello che dico io è che il lettore dovrebbe averli se il mercato (comprendo in “mercato” anche gli autori che rendono disponibile gratuitamente la loro opera) li fornisce, mentre non dovrebbe avere il diritto di decidere se e quanto pagare l’opera (in questo discorso comprendo tutte le osservazioni già fatte e l’ipotetica proposta di riforma del diritto d’autore).
Sottolineo inoltre una cosa: un discorso come quello che fai, ossia che sta all’autore decidere se adottare metodi tipo quello pubblicitario o rischiare di guadagnare meno per la pirateria, potrà essere realistico, ma a mio parere non rende giusta la pirateria: il fatto che esiste, che venga fatta, non la rende automaticamente giusta. E il lettore non sarà un pirla, questo però non lo autorizza a fare quello che vuole; infatti, a mio parere, una volta letto e apprezzato un libro lo si dovrebbe comprare (ovviamente il discorso si inserisce nel più complesso sull’attuale durata del diritto d’autore, ma non sto a ripetere le considerazioni già fatte).

#147 Comment By Doarcissa On 26 settembre 2009 @ 10:58

@ Mauro
Ho tutti i libri di Travaglio, ho il blog di Grillo tra i preferiti, sono abbonata al Fatto quotidiano, guardo Annozero, Report e Presa diretta, ho visto tutti i documentari di Michael Moore. Nonostante questo mi renda una farabutta rossa, anarcoinsurrezionalista e cattocomunista, ho le regole base del capitalismo che mi scorrono nelle vene :).

In tutti i tipi di mercato, in qualunque campo, il consumatore rules, yo. Sempre.

Funziona come nelle aste: propongo un prodotto a 100, se nessuno vuole il mio prodotto devo scendere di prezzo. Se nessuno lo vuole comunque, io produttore prendo l’energia che ho impiegato a creare il prodotto e tutta la mia professionalita` e torno a casa senza un soldo.

Funziona come gli snack di aringa secca: non li commercializzano in Europa perche` non c’e` domanda. Li commercializzano in Corea perche` laggiu` hanno un pessimo gusto :P.

Funziona come la pubblicita`: se un produttore si accorge di aver creato una cosa inutile, un esempio A CASO, un cellulare che ha tra le funzioni: la livella, inonda i consumatori di pubblicita`, dimodoche` migliaia di persone che hanno raggiunto la maggiore eta` senza problemi, improvvisamente si rendono conto di non poter vivere senza iPhone. Il produttore ha intelligentemente creato la domanda perche` gli serviva. Se no cosa se ne fa di 50k di cellulari che fungono da livella?

(anche perché altrimenti varrebbe potenzialmente in ogni campo che preveda consumatori).

Infatti e` cosi`. Infatti laddove il monopolio e il cartello sono meno diffusi “il cliente ha sempre ragione”, e se non ti adegui a quello che vuole il cliente il tuo negozio, con tutta la tua professionalita` e il tuo tempo, chiude e vai a vivere sotto un ponte.

Poi per chiarire un punto che continua a tornare:
non voglio imporre un editore agli autori. Il sistema non impone un editore agli autori. Il sistema e` lo stesso che c’e` ora nel cartaceo. L’autore puo` evitare un editore. Nello stesso modo in cui le galline non sono obbligate a evolversi in un bipede intelligente. Per loro andra` tutto bene finche` le scimmie non si evolvono in un bipede intelligente e situano le galline tra le patate al forno.

E` la competitivita`: o lo fai tu per primo, o qualcun altro lo fa e ti cancella dalla faccia della terra. In questo senso si`, l’autore puo` scegliere di assumere una posizione nel mercato svantaggiosa per se`.

Sottolineo inoltre una cosa: un discorso come quello che fai, ossia che sta all’autore decidere se adottare metodi tipo quello pubblicitario o rischiare di guadagnare meno per la pirateria, potrà essere realistico, ma a mio parere non rende giusta la pirateria: il fatto che esiste, che venga fatta, non la rende automaticamente giusta. E il lettore non sarà un pirla, questo però non lo autorizza a fare quello che vuole;

Tre cose:

1) il fatto che una cosa sia ingiusta non significa che non accada. L’idea: “La pirateria e` ILLEGALE, per cui non adottiamo misure che la prendano in considerazione” e` come il principe Maya che dice “Eh, ma il colonialismo e` ILLEGALE!”: i Conquistadores non si sono fatti impressionare.

2) il protezionismo non e` solo un’idiozia: e` anche un metodo inefficiente. Io sono completamente astemia e ritengo che, come dici tu, il fatto che la gente beva non lo rende giusto. Pero` vietare di bere alcolici fa solo si` che la gente beva (di piu` per ripicca) + finanzio i contrabbandieri QUANDO QUEI SOLDI POTREI AVERLI IO!!! Dovrei guardarmi allo specchio e dirmi: Babba!
3) non sono convinta che precludere a tutti coloro che vivono sotto un certo reddito l’accesso ad ogni forma di cultura sia, come dici, “piu` giusto”.

Tutto questo quando, come ho gia detto, e` possibile fare l’interesse di tutti, AUTORE COMPRESO (e soprattutto lui, in realta`, visto la sua attuale condizione), senza spennare il lettore. Quindi, perche` non farlo?

Ciao!

P.S. E si`, purtroppo non riesco a scrivere commenti <= 2 pagine.

#148 Comment By dr Jack On 26 settembre 2009 @ 12:26

@ Doarcissa:
Sono d’accordo su tutto… tranne sui conquistadores :p.
Quelli erano dei bastardi.

Ma vorrei ricordare che le leggi sulla proprietà intellettuale non colpiscono solo i libri. Ci sono situazioni incredibili, come quella del CSS.
Il sistema che divide il mondo dei DVD in 6 regioni per poter aver prezzi diversi. A me sembra una violazione bella e buona della concorrenza.
E non è carino che se compro in America un DVD quando torno in Italia non posso vederlo. Perchè la pirateria dovrebbe essere illegale e il CSS no? Non è una palese violazione di un nostro diritto di proprietà?

Per non parlare delle scoperte mediche e tecnologiche, non sono propriamente copyright ma sono sempre proprietà intellettuali. Finché si parla di cultura e guadagno dell’autore qualcuno storce il naso.
Ma quando passiamo alla salute? E’ più importante la salute di tutti gli uomini o il guadagno di uno che ha inventato la medicina? Perché impedire agli altri di sviluppare le sue ricerche?

Questo per avere una visione d’insieme. Le leggi sulla proprietà intellettuale non devono essere risolte solo con il concetto di concorrenza. Qua serve del buon senso.

#149 Comment By Mauro On 26 settembre 2009 @ 13:01

Doarcissa

In tutti i tipi di mercato, in qualunque campo, il consumatore rules

Dipende cosa intendi: il consumatore comanda, è vero; ma questo significa che, se decide di non comprare un bene, quel bene sparisce dal mercato.
Se invece intendi che può scegliere se e quanto pagare i libri, a prescindere dal fatto che gli siano piaciuti o no, non mi trovo d’accordo. Anche l’autore ha dei diritti, e visto che l’opera è frutto del suo tempo e del suo lavoro non ha senso ignorare la sua volontà in merito alle modalità di fruizione (gratuita/a pagamento). E il discorso “Ma il lettore ci spende tempo” non ha senso, se non altro visto che l’autore ne spende di più.

Funziona come nelle aste: propongo un prodotto a 100, se nessuno vuole il mio prodotto devo scendere di prezzo. Se nessuno lo vuole comunque, io produttore prendo l’energia che ho impiegato a creare il prodotto e tutta la mia professionalita` e torno a casa senza un soldo

Ottimo, non lo nego; il punto è che deve essere l’autore a scegliere se abbassare il prezzo o tornare a casa senza un soldo, non il lettore a decidere che quell’oggetto se lo porta a casa senza pagarlo. Appunto: funziona come nelle aste.

A parte questo, tu dici che il consumatore avrebbe quel potere in ogni campo; non è così: se io voglio un computer, lo pago, materiali e lavoro, non posso decidere di portarmelo a casa senza pagare il lavoro per montarlo; mentre invece per i libri stai dicendo proprio questo: che sarebbe il consumatore a poter decidere se e quanto pagare.

non voglio imporre un editore agli autori. Il sistema non impone un editore agli autori

Il sistema attuale, no; se si passa a un sistema tramite cui agli autori serve un editore per essere pagato (per esempio: gli editori intascano quote annuali da chi scarica e le distribuiscono agli autori), allora sarebbe praticamente imposto, perché se un autore non avesse un editore non vedrebbe soldi nemmeno se il suo libro fosse scaricato.

1) il fatto che una cosa sia ingiusta non significa che non accada. L’idea: “La pirateria e` ILLEGALE, per cui non adottiamo misure che la prendano in considerazione” e` come il principe Maya che dice “Eh, ma il colonialismo e` ILLEGALE!”: i Conquistadores non si sono fatti impressionare.
2) il protezionismo non e` solo un’idiozia: e` anche un metodo inefficiente. Io sono completamente astemia e ritengo che, come dici tu, il fatto che la gente beva non lo rende giusto. Pero` vietare di bere alcolici fa solo si` che la gente beva (di piu` per ripicca) + finanzio i contrabbandieri QUANDO QUEI SOLDI POTREI AVERLI IO!!! Dovrei guardarmi allo specchio e dirmi: Babba!
3) non sono convinta che precludere a tutti coloro che vivono sotto un certo reddito l’accesso ad ogni forma di cultura sia, come dici, “piu` giusto”

1) Mai detto il contrario, e se leggi la mia ipotetica proposta di riforma del diritto d’autore vedrai che infatti tiene in considerazione la pirateria; il punto è che “Tanto capita lo stesso” non è motivo per dire “Allora rendiamola legale”.
2) Io non parlo di protezionismo, ma di diritti degli autori; l’esempio degli alcolici è fuori luogo per diversi motivi: perché nel caso dei libri si sta parlando del fruitore che decide se e quanto pagare un’opera a prescindere di cosa vuole l’autore; perché tu parli di soldi dati ai contrabbandieri, mentre avrei potuto averli io, mentre nei libri si parla proprio di non pagare; perché per gli alcolici ipotizzi di vietare la vendita, mentre nei libri il discorso è totalmente diverso.
3) Infatti non ho mai detto una cosa simile, e basta che, di nuovo, leggi la mia ipotetica proposta (e i miei messaggi passati) per vedere che non sostengo in alcun modo una simile cosa. Ma la volontà del lettore di leggere non deve negare il diritto dell’autore di decidere se la sua opera è fruibile gratuitamente o dietro un determinato compenso.
Aggiungo inoltre che non solo chi non può permettersi le opere le scarica.

Nota inoltre una cosa: se non ci fossero gli editori, gli autori potrebbero avere un guadagno maggiore facendo pagare meno ai lettori; ossia, avere gli editori aiuta il tuo terzo punto: rende più difficile, per chi ha redditi bassi, accedere alle opere.
Per completezza ti segnalo il messaggio in cui appare la mia ipotetica proposta; leggendola, noterai che cerca di considerare sia la pirateria (inserendola nel sistema cercando nel contempo di tutelare gli autori), sia la possibilità di avere le opere gratuitamente, per chi vuole farlo. Sicuramente ci sarà di meglio, ma personalmente non mi pare da buttare.

Tutto questo quando, come ho gia detto, e` possibile fare l’interesse di tutti, AUTORE COMPRESO (e soprattutto lui, in realta`, visto la sua attuale condizione), senza spennare il lettore. Quindi, perche` non farlo?

Si può benissimo farlo: se il sistema è veramente così vantaggioso, ci si sposterà naturalmente su quello; ma a scegliere dev’essere l’autore. Se preferisce non vendere, è libero di farlo; il problema è che al “non vendere” non dovrebbe affiancarsi il “però tre milioni di persone hanno fruito e apprezzato la sua opera”.

Vorrei solo sottolineare che non sono uno strenuo difensore del diritto d’autore, infatti per esempio la mia idea sarebbe di passarlo, per i film, da due vite (quella dell’autore, più settant’anni dopo) al periodo che intercorre tra l’uscita al cinema e la trasmissione in televisione; semplicemente, reputo che l’autore abbia il diritto di guadagnare dalla sua opera, se vuole farlo, e che il desiderio del lettore di leggere gratuitamente non possa prevaricare tale diritto.

dr Jack

Perchè la pirateria dovrebbe essere illegale e il CSS no? Non è una palese violazione di un nostro diritto di proprietà?

Sì, infatti personalente lo trovo assurdo, così come trovo assurdo che i DRM siano legati allo specifico dispositivo.

Ma quando passiamo alla salute? E’ più importante la salute di tutti gli uomini o il guadagno di uno che ha inventato la medicina? Perché impedire agli altri di sviluppare le sue ricerche?

Qua c’è – purtroppo – una contrapposizione di necessità: se da un lato è giustissimo quello che dici, dall’altro sviluppare una medicina ha costi enormi, e anche produrle costa; se le case farmaceutiche non potessero rientrare di quei costi, non svilupperebbero medicine.
Il discorso, in questo caso, sicuramente si allarga e diventa più complesso (e forse anche fuori tema).

P.S.: cosa ne pensi della mia ipotetica proposta per il diritto d’autore?

#150 Comment By Mauro On 26 settembre 2009 @ 13:06

Sulle case farmaceutiche: ovviamente (spero), mi stavo riferendo all’analogo dei libri (visto che da lì si è partiti); parlando in generale della situazione attuale e degli enormi guadagni delle case farmaceutiche, sicuramente fare qualcosa in merito non sarebbe male: hanno il diritto di rientrare dei costi e di guadagnare (chi ci lavora deve pur vivere, del resto), ma anche a fronte della vita dei malati c’è (ci dovrebbe essere) un limite.

#151 Comment By Uriele On 26 settembre 2009 @ 13:36

In tutti i tipi di mercato, in qualunque campo, il consumatore rules, yo. Sempre.

Vale solo per i beni di uso comune (cellulari, macchine, computer, vestiario) o quando è possobile trovare alternative, come nel mercato automobilistico. Il mercato dell’energia ad esempio (vedi la borsa dell’energia, non solo italiana, ma anche francese, inglese, tedesca) è in mano ai produttori (per l’esattezza ai produttori capaci di produrre l’energia di picco, cioè i sistemi di potenza “veloci”, sono loro alla fin fine che decidono dove si posizionerà il prezzo. Le aziende hanno bisogno dell’energia per produrre). Lo stesso può valere per alcuni beni di prima necessità, come il cibo durante periodi di carestia.

3) non sono convinta che precludere a tutti coloro che vivono sotto un certo reddito l’accesso ad ogni forma di cultura sia, come dici, “piu` giusto”

Un modo semplice: biblioteche, potere consultare e leggere, ma senza possedere (come ho detto per la versione ebook si potrebbe pensare a libri a tempo che devi riscaricare ogni volta).

Il possesso di un libro come di un dvd è un lusso non una necessità. A medicina spesso si studia anatomia sui libri della biblioteca o alcuni esami di meccanica e scienze delle costruzioni o sulla fisica del trasporto. Nessuno te li fa pagare, ma devi restituirli una volta finiti. Se sarai un professionista probabilmente spenderai 100 euro e te li comprerai. Lo stesso vale per i brevetti: sui vari siti come EEE, non è possibile vedere altro che l’abstract se non paghi, ma gli studenti e professori possono vederli gratuitamente. Come? L’università paga per noi. Nella biblioteca di ingegneria a Bologna ti spiegano come impostare internet in modo da accederci e potere scaricare gli articoli come materiale bibliografico per la tesi o per lavorare in laboratorio, l’unica cosa che serve è il numero di matricola e la password del tuo account.

@ Dr. Jack: come sempre il mondo del porno e dei videogiochi è sempre più avanti. I giochi delle nuove console hanno deciso di abbandonare lo stupido blocco regionale e lo stesso fanno i dvd porno.

#152 Comment By dr Jack On 26 settembre 2009 @ 13:37

@ Mauro:
Premetto che è vero, inserire anche i brevetti nel discorso può far uscire dal topic.
Ma è anche difficile discutere SOLO di libri trascurando tutte le altre opere intellettuali (soprattutto quelle coperte da copyright).
Sto seguendo le tue proposte, ma finora non vedo superato il problema di base.
Il concetto biblioteca universale.
Le biblioteche esistono -> le biblioteche aiutano la società?
Io qua dico di sì e questo è uno dei presupposti dei miei ragionamenti, se lo si negasse chiaramente il discorso sarebbe molto più complesso.
Dato questo presupposto, una biblioteca universale sarebbe ancora più utile perché si manterrebbe a costo zero (quasi:p) e offrirebbe un vantaggio abnorme. Quindi la ritengo un diritto per i consumatori.
Qualsiasi decisione si prenderà dovrà soddisfare questa biblioteca universale. NON solo per giudicare l’opera prima dell’aquisto ma perché reputo la cultura e gli interessi dei consumatori più importati di quelli degli autori.
Però effettivamente vorrei difendere anche gli autori.
Avere un’agenzia centrale che paga gli autori in base all’utenza mi convince poche perché i monopoli sono CATTIVI :p.
Il concetto di Adwords e di pagare sulla pubblicità invece potrebbe essere un’inizio, ma siamo ancora indietro.
Ma come potete notare, su molti degli ultimi argomenti su cui state discutendo ho già espresso un’opinione :p.

#153 Comment By Doarcissa On 26 settembre 2009 @ 15:00

@ Mauro
Anche io ho molto a cuore la situazione dell’autore. Attualmente la situazione dell’autore e` drammatica: non ha alcun potere contrattuale, viene pagato una miseria e a volte deve pure pagare lui, per farsi pubblicare.

Quello che forse non emerge dalle logorroiche pappardelle che scrivo e` che il metodo di cui parlo, diciamo il “metodo Google”, anche se non e` il solo a usarlo, da` un potere molto maggiore all’autore e aumenta il suo profitto in modo molto, molto significativo. E questo e` uno dei grandi vantaggi di questo metodo.

Avevo letto il tuo messaggio sul copyright. Il fatto e` che il copyright come concetto e` obsoleto e non e` sufficientemente flessibile per potersi adattare al web. Modificarlo nei particolari e` come interrogarsi su quale tipo di cavallo sia meglio attaccare a un’auto. L’auto va a motore, e non c’e` verso che si riesca ad attaccarci un cavallo, comunque ci si sforzi, e` proprio un altra cosa. Pensandola dal punto di vista del web, cosa significa “copia”? Cosa significa “proprieta` intellettuale”? Come adattare il copyright al “free access”, al sistema Wiki?

Non c’e` modo. Secondo me si deve proprio fare tabula rasa e raggiungere un altro tipo di tutela che parta dalla prospettiva di Internet, e segua le sue regole.

E comunque a me la soluzione sembra essere sempre quella di accesso libero + autore pagato dalla pubblicita` etc.

E, sempre e comunque: abbasso al monopolio e viva la libera concorrenza!

#154 Comment By Mauro On 26 settembre 2009 @ 16:16

dr Jack

è anche difficile discutere SOLO di libri trascurando tutte le altre opere intellettuali (soprattutto quelle coperte da copyright)

Vero, infatti sto parlando considerando tutte le opere protette da diritto d’autore (la mia ipotetica proposta comprende infatti anche film); se c’è qualcosa di non coperto fatemelo notare. Quello che rischia di andare fuori tema e incasinare ulteriormente il discorso sono i brevetti.
Comunque, di norma quando in questa discussione scrivo “libri” prendetelo come indicativo di ogni opera protetta da diritto d’autore (quindi film, ecc.); è semplicemente un modo per non dover ripetere ogni volta “ogni opera protetta da diritto d’autore” (motivo analogo per cui cerco di usare “fruitore” e non “lettore”).

Dato questo presupposto, una biblioteca universale sarebbe ancora più utile perché si manterrebbe a costo zero (quasi:p) e offrirebbe un vantaggio abnorme. Quindi la ritengo un diritto per i consumatori.
Qualsiasi decisione si prenderà dovrà soddisfare questa biblioteca universale. NON solo per giudicare l’opera prima dell’aquisto ma perché reputo la cultura e gli interessi dei consumatori più importati di quelli degli autori

Ho già detto perché vedo in modo decisamente differente una classica biblioteca e un’ipotetica biblioteca da cui poter scaricare ogni opera, quindi non torno sul discorso; per il resto: io non sto dicendo che i diritti degli autori sono sempre e comunque più importanti di quelli dei consumatori, altrimenti sosterrei come minimo il diritto a vita, mentre ho parlato di cinque/dieci anni. Ma per quanto possa essere d’accordo sui diritti del lettore, reputo che non debbano prevaricare quelli dell’autore, che ha impiegato il suo tempo e la sua (si spera) professionalità nel produrre l’opera. L’opera è prodotta da lui, è un frutto del suo lavoro, quindi perché non dovrebbe venir pagato?
Ora, la mia proposta non porta al “Se vuoi leggere, paga”, quanto piuttosto al “Se non vuoi pagare, leggi con cinque/dieci anni di ritardo o aspetti che la biblioteca prenda il libro”; è tanto assurdo? Personalmente direi di no, garantire all’autore cinque/dieci anni di tempo in cui potrà guadagnare dalla sua opera non mi pare nulla di improponibile; e nel contempo permette a chi non vuole pagare di leggerlo comunque gratuitamente.
Anche decidendo che una biblioteca universale sia diritto dei lettori, questa di fatto esisterebbe, solo avrebbe uno spostamento di cinque/dieci anni; quindi il punto diventa non avere una simile cosa, ma averla aggiornata istantaneamente. Da parte mia, penso che averla, ma con un po’ di ritardo, sia un compromesso più che accettabile: se l’autore rinuncia a decenni di diritti, il lettore può ritardare la sua lettura – se la vuole gratuitamente – per qualche anno, o finché non troverà il libro in biblitoeca.
Certo: chi non paga si troverebbe in una situazione più scomoda; ma non essere in quella situazione, l’avere l’opera da subito e a prescindere da bibioteche, sarebe parte di quanto l’acquirente pagherebbe nel comprare il libro.

Doarcissa

Il fatto e` che il copyright come concetto e` obsoleto e non e` sufficientemente flessibile per potersi adattare al web. Modificarlo nei particolari e` come interrogarsi su quale tipo di cavallo sia meglio attaccare a un’auto. [...] Pensandola dal punto di vista del web, cosa significa “copia”? Cosa significa “proprieta` intellettuale”? Come adattare il copyright al “free access”, al sistema Wiki?

Adattare il diritto d’autore ai sistemi wiki è relativamente facile: l’autore avrebbe sempre la possibilità di mettere la sua opera a disposizione gratuitamente, e va da sé che quanto da me detto si applicherebbe a chi non scegliesse tale opzione. Forse non è chiaro, ma alla mia proposta ovviamente si affiancherebbero tutte le licenze CC, GPL, ecc., per chi volesse fare in altro modo.
Il fatto non è la difficoltà di adattare il diritto d’autore, ma l’esistenza stessa di tale diritto: nel momento in cui io autore decido di rendere disponibile la mia opera a pagamento, è giusto che almeno per qualche tempo venga pagato; quanto tempo si può discutere (cinque/dieci anni mi parrebbe fattibile), ma reputo che sia giusto che ci sia.
Ora, stante una proposta come la mia, il punto si sposta: non è più “Voglio fruire dell’opera senza pagare”, quanto piuttosto “Voglio fruire subito dell’opera senza pagare”; si vuole tutto senza pagare nulla, non si è disposti nemmeno ad aspettare che l’opera diventi libera o che una biblioteca la prenda. A questo punto, diventa un voler ignorare totalmente il diritto che, almeno per me, l’autore ha di decidere di rendere disponibile a pagamento la sua opera.
Anche ripartendo da zero, soprattutto personalmente inserirei quel lasso di tempo.
Lo stesso sito che tu hai segnalato per i film non mette a disposizione quelli appena usciti: queli che ho visto sono vecchi di cinque/sei anni. Ossia, si dà un lasso di tempo per rientrare delle spese e guadagnare, poi la cosa diventa fruibile liberamente; a me non pare un sistema sbagliato, ma a questo punto, cambiata la mentalità di chi dà l’opera (da “Paga sempre” a “Paga nei primi cinque anni”), bisogna cambiare anche quella di chi la prende (da “La prendo come e quando voglio” a “Rispetto le condizioni per averla gratuitamente”).

Su cosa significhi “copia” e “proprietà intellettuale” su Internet: per la seconda, da un lato significa che l’autore va riconosciuto come tale, dall’altro che, se decide di rendere fruibile a pagamento la sua opera, per almeno un po’ di tempo questa sua volontà deve essere rispettata.
Per la prima, non a caso io parlo di “opera” e non di “copia”.

#155 Comment By Mauro On 29 settembre 2009 @ 20:28

Stavo pensando… forse, la prima cosa da fare, in quanto sta alla base di tutto (almeno, del mio discorso e forse delle divergenze), è rispondere a una domanda: secondo voi è giusto che ci sia un periodo di tempo in cui il romanzo non è scaricabile gratuitamente e l’autore detiene i diritti economici (ossia, stante che voglia così, una cosa tipo la situazione attuale, ma fortemente limitata nel tempo).
La lunghezza di tale periodo è un passo successivo (basta che sia seria: dieci minuti mi parrebbe palesemente ridicolo).

#156 Comment By Uriele On 22 ottobre 2009 @ 15:40

Il nuovo ebook di B&N sembra abbastanza interessante. La nuova feature Lend-me potrebbe essere quello che aspettavo per il lettori ebook:

Another unique nook feature that drew much interest at the publishing-industry-and-press event held at New York City's Chelsea Piers: a "lend-me" function that allows one e-book owner to pass a favorite title along to a nook-owning friend for 14 days. After that, the e-book automatically reverts to the owner. (During the loan period, the original owner has no access to the book.)

Il libro in quel periodo non è visionabile dal proprietario. E dipendendo tutto da un contatore interno non è necessario essere collegati ad internet. Sarebbe bello poter definire il periodo del prestito. Una cosa del genere apre le porte alle librerie online

http://www.barnesandnoble.com/nook/compare/

Lo schermino LCD con le copertine dei libri è una trovata carina, ma mi sa che riduce brutalmente la durata della batteria durante la lettura (c’è scritto che dura 10 giorni rispetto ai 14 del Kindle, mah… ).

#157 Comment By Mauro On 25 ottobre 2009 @ 16:12

qui ci sono un po’ di libri gratuiti.

#158 Comment By Anacarnil On 28 ottobre 2009 @ 23:42

Ho sentito del Nook, tecnologicamente lo trovo interessante, lo schermo LCD per avere una maggiore interattività nel menu è una buona cosa, lo dico da amante dell’iLiad. Ciò che mi rende perplesso, se non del tutto contrario, è il fatto che si tratta dell’ennesimo scatolotto closed, zeppo di DRM e legato a doppio filo con un negozio on-line.
Possibile che nell’era attuale si debba avere il binario unico tra player e store? Amazon-Kindle, iPod-iTunes, adesso pure questo?

#159 Comment By Vincent On 6 novembre 2009 @ 15:47

Ciao ,

Condivido le opinioni di Dottor Jack, Uriele, Tapirulant, Mauro e Van, nei punti in cui convergono.
Però non capisco altri ragionamenti.
E di certo che in Italia (da sempre quartierino dei furbetti) determinati atteggiamenti la fanno da padrone.
Qualcuno pretende la cultura come un “servizio” fruibile gratuitamente senza nessun contributo per chi questa cultura la produce.
Perché?
Si dice che la cultura deve essere gratuita perché è un diritto del popolo, in quanto tutti dobbiamo avere la possibilità di poterci istruire liberamente.
Veramente vogliamo tutti istruirci?
Secondo me non è scientificamente dimostrabile che tutti bramino dal desiderio di istruirsi (specie in Italia, dove nelle Università che sono diventate praticamente accessibili alla maggioranza della popolazione, tranne quelle ovviamente a numero chiuso, regna il fancazzismo generale e lo studio svogliato).
Ma ammesso che sia così, il lavoro dell’autore chi lo paga?
Gamberetta sostiene, giustamente, che bisogna imparare a leggere in Inglese ne vale anche della nostra cultura perché ti puoi permettere di leggere saggi importanti e via discorrendo (Ah ma perché bisogna pagare una madrelingua? In fondo lei l’inglese lo sa perché è inglese?). Questi autori, però, guadagnano sulle opere che fanno (anche in prestigio presso i loro pari, soprattutto se sono professori) ma se tutti scaricassero le loro ricerche (che sono il frutto del loro lavoro: ricerca, documentazione, stesura, correzione, riscrittura, correzione, nuova documentazione, riscrittura, ecc.) mi sa proprio che Gamberetta dal 2011 in poi non avrebbe poi cosi tante novità da gustarsi.
Nessuno e dico nessuno inventa, crea, ricerca per il puro piacere e la passione (anche e soprattutto, guai se non ci fossero questi elementi). Gli scienziati durante il loro lavoro hanno bisogno di denaro per vivere e continuare gli studi serenamente (a questo proposito vi consiglio la lettura de “Lo Spirito Creativo” di Goleman, Kaufman e Ray).
Chiunque nella società attuale ha bisogno di introiti per “sopravvivere”. Il capitalismo non è morto. Qualcuno sta invece tentando di arricchirsi sfruttando l’arte. Poche persone hanno captato l’esigenza di una moltitudine: la propria espressione e la libera condivisione. Voi scaricate illegalmente le opere di artisti (e parlo di quelli che voi stimate, non della Licia Troisi dietro alla quale nascondete il vostro vero interrese: NON PAGARE) e ne limitate la libertà (prima di fare un nuovo libro ci penseranno due volte, visto che, non ricevendo più integrazioni dovranno dedicarsi interamente al loro primo lavoro per mantenersi, o addirittura cambiarlo). Voi state facendo arricchire, invece, chi vi offre il servizio (andate a vedere il capitale di certi social network) che non è vero che non chiede niente in cambio, perché funziona come la tv, solo che non ha limiti fisici, è immensa.
Poi si è passati a parlare di INTRATTENIMENTO e non più di cultura.
Tanto per essere chiari, solo in Italia si pensa ancora che quello dell’artista non sia un lavoro. Però a quanto leggo sul blog di Gamberetta, lei si sforza di far comprendere che lo scrivere è una cosa seria non una cosa così semplice (salvo poi dichiarare che è utile scaricare GRATIS dissacrando quanto fatto di buono).
Quindi se parliamo d’intrattenimento, se da lettore pretendi un lavoro adeguato devi pagare la somma adeguata per lo sforzo che l’autore ha fatto. (Oggi si parla di denaro ma prima erano pere, mele, assistenzialismo di corte, do you know mecenatismo?). Addirittura c’è chi ha detto: ma a te autore chi te lo dice di scrivere!!!!!!
E a te lettore chi te lo dice di leggermi!!!!!!! Io non sono cultura sono intrattenimento!!!!!!!! (Chissà se smettessero veramente di produrre sia cultura che intrattenimento che accadrebbe?).
Questi slogan pretendono una sorta di comunismo velleitario, senza conoscere il significato fondamentale di collettività. In una vera comunità dove il fattore fondamentale è la collettività ciascuno è funzionale all’altro, ciascuno lavora per il bene comune senza bisogno di avere denaro in cambio per vivere. Quindi io scrivo, tu coltivi la terra, un altro cura la gente mentre qualcuno altro produce i vestiti e via discorrendo. E i ruoli si possono anche scambiare. Non c’è dislivello di ricchezza, nessuno è povero, nessuno viene abbandonato. Perché la comunità è un organismo dove le parti hanno uguale valore. Non mi sembra che viviamo in questo sistema.
Anzi.
Questo argomentare è l’atteggiamento di chi non è disposto a riconoscere e comprendere il lavoro altrui (valutandolo solo in senso monetario) e tenta in tutti i modi di FOTTERE l’altro. Vogliamo l’anarchia, tutto ci è dovuto ma noi non dobbiamo dare e fare niente. Come a dire io mi sbatto contro il sistema facendomi le pippe mentali senza mai proporre una soluzione perché è così e basta, e TU TA STARE MUTO perché IO TRAVVAGGHIU E TO BABBII. Un tipico esempio può essere quello di chi sogna la rivoluzione mentre studia all’università, facendosi manomettere il cervello da idee oramai superate, protesta e fa bordello perché la vita deve essere una fiesta però quando la fiesta finisce, vanno al supermercato ad acquistare prodotti che qualcun altro ha lavorato per loro mentre facevano la rivoluzione sule loro palle. (Forse un sistema così esisteva in Grecia dove gli schiavi lavoravano e gli altri argomentavano).
Lo scrittore e gli operatori culturali sono fannulloni per la mentalità comune e non meritano mentre invece Kakà e Valentino Rossi, sono dei professionisti e dei gran lavoratori.
Ma io però a loro non li pago mica, dirà qualcuno.
Si convinciti di questo e non ti domandare da dove prende i soldi Moratti (per fare un esempio), di come farai a vedere le partite tra due anni, perché la benzina aumenta, a che cosa serve il digitale terrestre, a cosa serve facciadilibro, ecc.
È facile dare addosso ai lavoratori che non sono riconosciuti tali dal sistema, chissà che cosa accadrebbe se andassi a dire ad un calciatore: “Tu sei solo intrattenimento, tu sei un burattino per il mio svago e io devo vedere le tue partite allo stadio GRATIS, avere la riproduzione della tua maglietta GRATIS, il Dvd con i tuoi gol GRATIS. Non te l’ho chiesto mica io di fare il calciatore. E non mi venire a raccontare che fai esercizi fisici ogni giorno, che devi migliorarti, perché tanto non ci credo, tu vai solo a puttane”.

Mi trovo d’accordo, invece, con chi ha sostenuto la causa del “lo provo, mi piace, ti pago”. Stimo chi cerca di capire il problema del copyright e cerca di proporre soluzioni che non trascurino gli interessi di nessuno.
Uriele ha fatto l’esempio dei Wu ming e dei Kai Zen.
Ho in mano il libro di Wu Ming 2 “Guerra agli umani” pubblicato con Einaudi, cito:
“L’autore difende la gratuità del prestito bibliotecario ed è contrario a norme direttive che, monetizzando tale servizio, limitino l’accesso alla cultura. L’autore e l’editore rinunciano a riscuotere eventuali royalties derivanti dal prestito bibliotecario di quest’opera. Si consentono la riproduzione parziale o totale dell’opera e la sua diffusione per via telematica, purchè non a scopi commerciali e a condizione che questa dicitura sia riprodotta”. (N.B chi ha detto che l’autore non guadagna, anche una minima parte, dal prestito bibliotecario?).
Sopra questa dicitura ci sono il marchio del copyright dell’agenzia letteraria Roberto Santachiara e dell’editore Einaudi.
Copyleft e copyright convivono, non si escludono.
Questo perché i Wu Ming (in questo caso Wu Ming 2) credono nella collettività e nel riconoscimento del proprio lavoro da parte di questa collettività. Perché i veri lettori dei Wu Ming li comprano i loro libri. Magari li leggono grazie al download (che si può fare dal loro sito, dove si può anche lasciare una donazione libera) ma una volta che hanno approvato la loro storia, comprano, sostengono, aiutano i propri scrittori perché lo meritano e affinché possano regalargli nuove storie.
Non li FOTTONO.
Adesso non mi uscite il discorso di Licia Troisi perché è banale.
Perché la Troisi ha un suo pubblico che la sostiene come lo hanno i Wu Ming, come lo ha la Swanwick, come lo ha Danilo Arona, ecc.
Ora che questo pubblico per voi è cerebroleso è evidente ma non si può obbligarli a non comprare le storie del “Mondo Emerso” solo perché per qualcuno fanno cagare.
Ciascuno di noi ha il mito che si merita, in sacrosanta libertà.
Se non ti piace non lo compri e così torniamo al discorso fondamentale del “lo leggo, mi piace, lo compro”.

Bisogna acquisire una coscienza etica del lavoro. Una comprensione del lavoro degli altri, quando merita, e non liquidare il tutto per una nostra e non loro svagatezza.
Se noi vivessimo in un paese dove tutti pagano le tasse, dove se truffi lo Stato hai truffato il popolo italiano (Italiano?) e meriti la galera (come accade nella tanto amata U.S.A. e dove è per questo che veramente funziona il sistema alla Wu Ming), dove ciascuno rispetta il lavoro dell’altro (quando lo merita, questo è chiaro), allora le soluzioni da voi trovate sarebbero naturali e condivise.
Invece qui, la paura regna perché siamo un popolo di furbi e ladri, dove non esiste la democrazia, perché ciascuno tira acqua al proprio mulino e la filosofia di vita è fottere il prossimo, perché il prossimo non può essere migliore, perché il prossimo è sempre peggiore di noi. Perché siamo noi i soli numeri uno.
La meglio gioventù.

In America quelli che parlano di un avvento del comunismo lo fanno solo perché giocano sulle paure della popolazione che quando sente COMUNISMO si caga addosso. La realtà è che molte case editrici hanno paura di perdere guadagni notevoli a favore di Amazon. com. e nessuno parla di non pagare l’autore. Leggetevi il saggio “La coda lunga -da un mercato di massa ad una massa di mercati” di Chris Anderson. Ci sono molti autori che mettono on-line i propri lavori perché sanno che se ai propri fan piace il romanzo, lo comprano per onestà (parola mai di moda in Italia).

Infine un frecciatina la lancio:
ma perché qui in Italia non si capisce che la letteratura è un insieme vasto e infinito? Perché ci sono le schiere: o solo Fantasy, o solo Science-fiction o solo realismo, ecc. ecc.
Perché ci sono le opposizione in un campo come la vita che è vario?
Io da essere umano affamato di sapere e d’informazione non mi limito a fare barriere, io qua tu là. Mi godo una storia fantastica di Gaiman e allo stesso tempo ringrazio Saviano per aver scritto Gomorra. Leggo l’uno e l’altro. Nella vita cerco di divertirmi e di capire e combattere certe mostruosità.
Perché non ammettere che entrambi servono alla nostra esistenza?
Forse perché ciascuno è chiuso nel proprio mondo e da lì non vuole uscire.
E allora come si fa a parlare di collettività????
Infatti se ne discute solo per le cose che ci premono, per i nostri piccoli e futili interessi.

N.B.
Perché un romanzo non può costare 5 euro invece di 14 0 18?

#160 Comment By Uriele On 6 novembre 2009 @ 19:47

Ci sono molti autori che mettono on-line i propri lavori perché sanno che se ai propri fan piace il romanzo, lo comprano per onestà (parola mai di moda in Italia).

Bell’intervento,ma questa parte è quella che mi piace di più :D

#161 Comment By Uriele On 8 novembre 2009 @ 23:39

Uno dei difensori più accaniti del copyright è Harlan Ellison. Il suo punto è semplice: la storia è MIA. E’ un mio lavoro, se voglio distribuirlo gratuitamente in rete è un mio diritto e devo poterlo fare, ma se non voglio dovete pagarmi/andare in biblioteca/farvi prestare il libro/andare a culo:

http://www.youtube.com/watch?v=x-ozWI-Ls9Y

Altra cosa, in accordo da quanto detto con Gamberetta nell’altro post: se io lavoro per te VOGLIO essere pagato se tu guadagni. Una pacca sulla spalla non basta:

http://www.youtube.com/watch?v=mj5IV23g-fE

E’ un punto di vista pragmatico e onesto sul copyright da uno che lo scrittore lo fa per vivere da molti anni (l’ultima volta che ho controllato era l’uomo che aveva vinto più premi Hugo al mondo, oltre ad aver vinto qualche Nebula, qualche Bram Stoker, il premio Bradbury e il Grand Master Award per la fantascienza). Magari potrebbe essere uno spunto di riflessione per chi vede tutto o bianco o nero

#162 Comment By Uriele On 2 dicembre 2009 @ 14:54

Una bellissima risposta dei WM a proposito della distribuzione dell’ebook in CC di Altai:

Jonatha: Altai sarà disponibile gratuitamente in pdf sul sito? oppure sarà venduto in formato ebook?
WM: Ciao Jonatha, sì, come tutti i nostri libri, sarà gratuitamente disponibile sul sito, in pdf, rtf e altri formati (compreso in note testo per iPod e iPhone). Ci sarà la possibilità di fare una donazione via PayPal, non per “pagare” il download, che è gratis, ma per sostenere il nostro lavoro in rete.
Questo però, come è sempre stata la nostra politica, avverrà più avanti. C’è sempre uno scarto di tempo tra l’uscita in libreria e l’upload del file su wumingfoundation.com, perché noi le consideriamo due uscite distinte di due prodotti distinti (un oggetto-libro in un caso, una storia “smaterializzata” nell’altro), con due lanci distinti. Abbiamo sempre pensato che chi è disposto a spendere denaro per acquistare l’oggetto-libro (con tutto il valore-lavoro che contiene, la cura, le idee, le conquiste che incarna, dalla carta riciclata al copyleft) abbia diritto a una sorta di “pole position”, un piccolo vantaggio temporale, una sorta di premio per la dedizione, la fiducia, il sacrificio di una parte del proprio reddito. Senza queste persone che rispondono alla chiamata (l’uscita di un libro è una chiamata) già nei primi giorni, noi non riusciremmo a mandare un segnale chiaro all’editoria, ai media, alla comunità intorno a noi: tutto sarebbe “sfasato”, incerto, a ripresa lenta, e l’industria culturale avrebbe buon gioco a divorarci, a far sembrare l’uscita un flop. Molti non aspettano altro che questo. Invece, grazie a chi ha comprato il libro la settimana scorsa, siamo entrati nella classifica dei libri subito al quinto posto. Non è la classifica di per sé a contare, ma il messaggio che arriva dai nostri lettori. E noi li ringraziamo con la “pole position”, con lo ius primae lectionis. Chi non ritiene di dover acquistare il libro, potrà averlo gratis, ma con calma. Un po’ di pazienza, che fretta c’è?

In poche parole loro pubblicano in CC, ma quelli che comprano il libro in cartaceo hanno un diritto di prelazione di qualche settimana o mese sulla lettura. Si sono fidati ed hanno il diritto di non far la figura dei coglioni

#163 Comment By francesca On 16 dicembre 2009 @ 15:35

Sulla questione meramente filosofica. Io non sono fissata col copyright, ma davvero un punto non mi è chiaro. Se ogni prodotto dell’intelletto e della creatività fosse disponibile gratuitamente, di che vivrebbero gli artisti? E’ pensabile che un grande scrittore spenda tempo e denaro per scrivere, per ricerca, documentazione, editing…e sia d’accordo poi di lasciare il frutto della sua fatica a disposizione gratuitamente su internet? Non mi è chiaro se si auspica una produzione creativa interamente “dilettantesca” oppure dove l’industria editoriale dovrebbe cercare i suoi utili se non dalla vendita dei libri stessi… E soprattutto quale sarebbe il compenso per uno scrittore che con la sua capacità, fantasia e perizia è riuscito a farci sognare? Dovrebbe andare a lavorare al call-center per mantenersi, e scriverer gratis di notte così noi possiamo godere leggendo i suoi libri senza pagare? Non lo dico come polemica, questo punto non mi è chiaro.

#164 Comment By francesca On 16 dicembre 2009 @ 23:08

Inoltre (mi riferisco a quello che dice Gamberetta nel post), secondo me il discorso: le case editrici italiane non pubblicano i libri che mi piacciono dunque io li scarico gratis in modo pirata, non ha senso. Se ti piace un libro di un editore straniero, puoi sempre comprarlo online invece di scaricarlo gratis illegalmente. Se no, invece di premiare gli autori che ti piacciono, e le case editrici che li pubblicano e fanno un buon lavoro investendo in opere di qualità, le danneggi “rubando” e/o diffondendo quello che loro hanno contribuito a creare. Non tutti gli editori sono avidi acchiappagonzi…

Per gli autori, è interessante l’esempio dei Wu Ming…

#165 Comment By francesca On 17 dicembre 2009 @ 10:23

Scusate in anticipo la logorrea, mi sto appassionando all’argomento.
Pensavo: alcuni dicono, sono i portali che dovrebbero pagare gli editori-autori (rifacendosi con la pubblicità) e gli utenti dovrebbero scaricarli gratis. Ma non sarebbe proprio come la tanto odiata TV commerciale? Questi grandi portali (che non sono circoli di bibliofili illuminati, bensì società quotate in borsa, dunque devono solo generare profitto per i propri azionisti), con chi stringerebbero accordi commeciali? Con le piccole interessanti case editrici di nicchia? Oppure coi grandi colossi dell’editoria (musica, film)? E che titoli proporrebero gratuitamente, tutti indistintamente o quelli che generano più contatti e dunque ritorni pubblicitari? I libri che poi generano pochi contatti pubblicitari sarebbero una perdita, quindi perchè il portale dovrebbe “comprarli” e renderli disponibili? Sì magari qualcuno per attirare un pubblico più vasto, ma non sarebbero certo la loro prima preoccupazione. Mai visto un film di Truffaut su Canale 5. Metto tutto sottoforma di domanda non per retorica, ma perchè si tartta di miei ragionamenti estemporanei, non supportati da una conoscenza profonda del tema. Ma a me pare che sarebbero solo una versione online delle librerie mainstream di adesso, piene di Dan Brown e Licia Troisi però gratis.

Infine sulle librerie: non voglio fare l’apologo della libreria, ottimo anche comprare online, o gli ebook, ecc. ma a fianco delle infrequentabili fnac, feltrinelli mondadori c’è un vasto e interessante mondo di librerie indipendenti che fanno un ottimo lavoro. Dove vado io i libri della Troisi non entrano neanche come carta igienica; se non trovo quello che voglio lo ordino ( o mando liste via mail poi quando arrivano passo a ritirare); i gestori mi consigliano titoli interessanti, organizzano mostre, reading, incontri, piccole feste o eventi culturali, diventando anche un luogo dove si incontrano persone a cui piace leggere. Forse ci sono anche librerie indipendenti dedicate al fantasy, fantascienza, manga…?

#166 Comment By Gamberetta On 17 dicembre 2009 @ 12:01

@francesca. Tutto il discorso ebook/copyright/futuro-dell’editoria è lungo e complesso. Troppo lungo e complesso per essere portato avanti decentemente nei commenti di un blog. Se ti interessa l’argomento suggerisco:
Cultura Libera di Lawrence Lessig (Apogeo, 2005). L’edizione inglese può essere scaricata gratis dal sito dell’autore, qui.
Remix di Lawrence Lessig (Etas, 2009). L’edizione inglese può essere scaricata gratis qui.
Ebook: ovvero né E né book di Cory Doctorow. Lo trovi gratis qui.
Content di Cory Doctorow. Comprende la versione inglese di quanto sopra e altri saggi. Puoi comprarlo o scaricarlo gratis dal sito dell’autore, qui.
The Public Domain di James Boyle. Vedi la mia segnalazione qui.
Infine c’è il mio vecchio articolo sul copyright, qui.

#167 Comment By Cubear On 18 dicembre 2009 @ 16:57

Se posso permettermi suggerirei anche questo libro (che non tratta direttamente il tema dell’editoria online ma può essere utile ad inquadrare il problema) :
“Gratis” diChris Anderson

Per quanto mi riguarda è possibile, e più concreto di quanto si possa pensare, realizzare un modello economico nel quale tutti ci guadagnino: da una parte i lettori, i quali accederanno alle opere che desiderano GRATUITAMENTE, dall’altra gli autori che giustamente, investendo tempo ed energie nella creazione dell’opera, vorrebbero avere un ritorno economico. Come? Semplicemente scaricando il prezzo dell’opera non sul lettore, bensì su altri attori che hanno interesse affinchè l’opera si dffonda.
Fantascienza? No. E’ la stessa cosa che fa Ryanair ogni giorno, e tante altre aziende.

A Francesca: non so quanto la mia esperienza personale possa essere esemplificativa, ma da quando scarico i libri online leggendoli sul mio Bebook, i miei acquisti in libri cartacei sono aumentati, e direi di molto.
Perchè finalmente ho la possibilità di giudicare un’opera prima di comprarla, e questo “abbatte” le mie (già piuttosto basse) remore a spendere soldi in libri.

#168 Comment By francesca On 19 dicembre 2009 @ 14:05

@Cubear, non dico che il free download è il demonio. In certi ambiti è buona cosa. Come te mio marito, che possiede migliaia di CD, ora approfitta del P2P per preascoltare la musica, e decidere se vale la pena poi comprare il CD. Ma io non condivido chi dice che il copyright è una gabella capitalista e poi propone che siano proprio le grandi concentrazioni di capitale a “regalargli” i libri.
Far gestire la diffusione dei libri a multinazionali dell’informatica-informazione-intrattenimento (concentrazioni di interessi economici infinitamente maggiori delle semplici case editrici) per poterli avere gratis non mi sembra un gran passo avanti, se si ha a cuore la diffusione maggiore di opere di qualità.
Dico solo di stare attenti a pensare che sia più libero un mondo dove si può scaricare tutto gratis, perchè non sarà tutto, ci sarà sempre chi decide e orienta. Cito un articolo dalla rivista musicale Blow up sui destini della musica dopo l’avvento del P2P e la crisi del CD: “semplicemente il governo della musica e i soldi degli ascoltatori stanno passando di mano da EMI, Warner ecc. a Apple, IBM e Microsoft ( e musiche, giochi, abbigliamento )” intendendo le multinazionali che promuovono mega eventi musicali come Coca Cola.

#169 Comment By Mauro On 19 dicembre 2009 @ 16:01

Cubear

non so quanto la mia esperienza personale possa essere esemplificativa, ma da quando scarico i libri online leggendoli sul mio Bebook, i miei acquisti in libri cartacei sono aumentati, e direi di molto

Io invece conosco diverse persone il cui approccio è: “L’ho già letto e l’ho già su computer, perché dovrei comprarlo?”; come fai tu, scaricare gratuitamente per valutare e acquistare in caso l’opera sia valida, mi trova d’accordo. Ma molti invece si comportano altrimenti.

#170 Comment By Mauro On 25 dicembre 2009 @ 12:54

Quando si parla di prese in giro… Tempo fa si era accennato al fatto che chi vende libri fa di tutto per incentivare la pirateria; avendo letto The Graveyard Book da un mio amico e avendolo apprezzato, sono andato a vedere se esiste in versione elettronica. L’ho trovato; costo: 17,99 Dollari, scontato a 15,78.
Su Amazon la versione cartacea costa 8,87 Dollari, 17,61 con spese di spedizione.
Sconto a parte, spenderei di meno a prenderlo cartaceo e farmelo spedire dall’Inghilterra, rispetto al prenderlo elettronico. E spedizione a parte la versione elettronica scontata costa circa il doppio di quella cartacea.
Da notare inoltre che il costo cambia in funzione del formato:

- Mobi: 17,99 (scontato a 15,78).
- Adobe: 9,99 (7,96).
- Microsoft Reader: 9,99 (8,03).
- Palm: 9,99 (7,76).

Senza sconto costa sempre più di quella cartacea, e scontato siamo lì (Mobi a parte, che costa circa il doppio).
E poi si chiedono perché c’è la pirateria…

#171 Comment By Anacarnil On 26 dicembre 2009 @ 00:13

Sapessi, Mauro…
quando tempo fa ho saputo che Amazon vendeva “1984″ per Kindle per una decina di dollari sono rimasto basito. Stiamo parlando di un’opera per il quale in parecchi paesi (credo anche il paese natio di Orwell) il copyright è già scaduto.
Perché c’è gente disposta a pagare, e pure caro, un libro reperibile legalmente gratis? La risposta è che molti preferiscano la pappa pronta, anzichè quella economicamente conveniente. E all’editoria sta bene spennare i polli.

#172 Comment By Mauro On 26 dicembre 2009 @ 13:39

Anacarnil

Perché c’è gente disposta a pagare, e pure caro, un libro reperibile legalmente gratis?

I motivi possono essere mille: quello che dici tu, il non sapere come reperirli (può sembrare strano, ma capita), ecc. Il punto è un altro: a me va bene che una casa editrice venda un testo che non è piú protetto da diritto d’autore; e mi va bene anche che qualcuno lo compri: per qualcuno averlo già impaginato e corretto, invece di doverlo fare, varrà quei Dollari.
L’assurdo è che un libro elettronico costi piú della copia cartacea spese di spedizione incluse; carta, inchiostro, colla, carburante, ecc. Con quello elettronico che spese hai? Certo: banda, server, ecc., ma dubito che possano giustificare un simile prezzo.
Se uno mi viene a dire che scarica e poi non compra nemmeno se il libro gli è piaciuto “perché tanto ce l’ho già/non mi va di pagarlo/non voglio spendere/ecc.”, non mi trovo d’accordo; ma quando uno non compra perché è una presa in giro pagare l’edizione elettronica il doppio di quella cartacea… onestamente non mi sento di dargli torto.

#173 Comment By Vincent On 26 dicembre 2009 @ 15:47

Per Mauro:

è vero, ci sono lettori che leggono e poi non comprano.
Questo è un problema italiano perché manca il senso di civiltà e onestà.
Però come dimostrano i Wu ming c’è anche della gente onestà in giro.
A questo punto la domanda è: ma chi scarica illegalmente che tipo di lettore è?
Oppure alcuni autori dovrebbero iniziare a domandarsi che razza di lettori hanno.
I Wu Ming non hanno di questi problemi.

Che ti dicevo Uriele?
Chi semina raccoglie. (parlando dei Wu Ming)

#174 Comment By Zweilawyer On 26 dicembre 2009 @ 16:37

@Vincent
“è vero, ci sono lettori che leggono e poi non comprano.
Questo è un problema italiano perché manca il senso di civiltà e onestà.”

Direi che questo problema riguarda anche tutti gli altri paesi. Non mi sembra proprio che Spagna, Germania o Regno Unito siano baluardi dell’onestà.
Per rimanere più vicini basta prendere la Francia, dove il P2P ha subito una gravissima mutilazione con la legge dello scorso maggio. A prescindere dalla stortura giuridica introdotta, vorrei farvi riflettere su cosa sarebbe accaduto se un simile provvedimento avesse visto la luce qui in Italia (“solo qui poteva accadere!”; “paese di merda!”).

Zweilawyer

#175 Comment By Clio On 25 gennaio 2011 @ 18:43

Ultimamente quando scarico un libro mi dà file crittografato. E’ un problema solo mio? Gomenne, ma io e l’informatica siamo due rette parallele @_@

#176 Comment By Gamberetta On 25 gennaio 2011 @ 21:45

@Clio. Molti dei libri sono dentro archivi protetti con password. Ma di solito la password è segnata ben in chiaro dove c’è il link. Comunque se mi dai qualche titolo provo a controllare se c’è qualche problema.

#177 Comment By Clio On 25 gennaio 2011 @ 22:18

Risolto :) E’ che da brava talpa abitudinaria non avevo notao la password segnata accanto.
Grazie mille comunque.

#178 Comment By Ettore On 9 gennaio 2012 @ 20:19

Perciò, come si può ragionevolmente credere di poter vietare alle persone di comunicarsi numeri ? Si imporranno delle regole per vietare che l’aritmetica si occupi di numeri troppo grandi, numeri che potrebbero – oh Dio, no! – rappresentare il testo di un libro?

Invece c’hanno già pensato.


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