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Le Avventure della Giovane Laura

Pubblicato da Gamberetta il 9 marzo 2009 @ 14:41 in Fantasy,Italiano,Libri,Racconti | 269 Comments

C’è voluto molto più di quanto avessi preventivato, ma, dopo aver passato ogni minuto libero delle ultime settimane a fare l’editing del mio primo romanzo, posso dirlo concluso. Come promesso a suo tempo, è ora disponibile qui sul blog.

* * *

La Giovane Laura è una ragazza come tante: è stupida, ignorante come una capra, ingenua, impacciata, e non è neanche tanto bella. In compenso… niente! Non ha superpoteri, non legge nel futuro, non parla con i morti, non possiede alcuna conoscenza arcana.
Ciò non le impedirà di essere coinvolta in una serie di avventure fantastiche intrecciate fra loro. Laura dovrà affrontare felini diabolici giunti da un’altra dimensione, vedersela con uno psicologo che ha la brutta abitudine di assentarsi in un mondo bislacco abitato da fate assassine, e alla fine scoprirà che tutte le sue disgrazie sono legate a una misteriosa cospirazione d’insospettabili.
Le Avventure della Giovane Laura è un romanzo urban fantasy con una forte componente di bizzarro, anche se forse non tale da farlo scivolare nel new weird. Il tono è spesso umoristico o parodistico, ma non del tutto comico come accade in alcuni romanzi di Douglas Adams o Terry Pratchett. Ho cercato più d’imitare lo stile semiserio di certi anime e light novel giapponesi, o di film come Shaun of the Dead e Hot Fuzz. Un altro esempio abbastanza vicino, in termini di stile, potrebbe essere Blart di Dominic Barker.
Nonostante questo non è un romanzo pensato per un pubblico di ragazzini o bambini. O meglio, credo – spero – che la storia possa essere apprezzata sia da chi ha undici anni sia da chi ne ha il doppio o più. La scrittura semplice non dovrebbe creare ostacolo a nessuno e la vicenda mi auguro possa appassionare chiunque.

Un'illustrazione di Ryohei Hase
Un’illustrazione di Ryohei Hase per creare la giusta atmosfera

Una precisazione per i pochi che avevano seguito il progetto di Laura fin dall’inizio: sì, non è questo il piano originario. Mi sono resa conto che mischiare in un unico romanzo le avventure di Laura adolescente e Laura adulta avrebbe complicato oltremodo la storia senza portare alcun particolare beneficio. Perciò saranno due libri separati e autoconclusivi.

* * *

Ogni commento sarà il benvenuto. Saranno particolarmente apprezzati quei commenti che segnaleranno eventuali errori, incongruenze o semplici refusi. Infatti ho intenzione di proporre il romanzo alle case editrici e vorrei fosse il più curato possibile.
In quest’ottica saranno gradite risposte, anche nette, alla seguente domanda:
“Avresti pagato volentieri 15 euro o quanti potrebbero essere per leggerlo?”

Comunque, al di là di un futuro che spero sia nelle librerie, il romanzo rimarrà disponibile con licenza Creative Commons. In parole povere significa che è possibile copiarlo e ridistribuirlo senza limitazioni. Non solo, la licenza autorizza le opere derivate, perciò se volete tradurre Laura in polacco potete farlo, se volete utilizzare personaggi e ambientazione per delle vostre opere potete farlo, se volete trarne un film o un videogioco potete farlo.

In conclusione voglio ringraziare tutti quanti hanno letto le varie parti in anteprima e mi hanno dato pareri e suggerimenti. E un ringraziamento particolare al Capitano e al Coniglietto Grumo.

Buon divertimento.


EDIT del 16 Marzo 2009
Aggiunto il PDF pensato per lo schermo dell’iLiad. Si ringrazia Anacarnil per la conversione.


EDIT del 14 Marzo 2009
In attesa di valutare modifiche più sostanziali, ho cominciato a correggere i refusi e le imprecisioni che mi sono stati segnalati. Un ringraziamento a tutti quelli che hanno commentato qui o via mail.


 Le Avventure della Giovane Laura in formato PDF A4 (leggibile a video e ideale per la stampa)
 Le Avventure della Giovane Laura In formato PDF per iLiad (ottimizzato per lo schermo del lettore di ebook iRex iLiad)
 Le Avventure della Giovane Laura in formato Mobipocket (per i lettori di ebook e altri dispositivi portatili)
 Le Avventure della Giovane Laura in formato RTF (formato leggibile da Microsoft Word e da praticamente tutti i programmi di elaborazione testi)
 Le Avventure della Giovane Laura in formato OpenDocument (il formato di OpenOffice, la suite per ufficio gratuita e open source. Per chi trova insopportabile Word e ogni formato proprietario)
 Un archivio .zip contenente tutti i file di cui sopra.


Approfondimenti:

bandiera EN Foxit Reader per Windows/Linux, un’ottima alternativa all’Adobe Acrobat Reader
bandiera EN Il sito Mobipocket dal quale scaricare il Reader/Creator
bandiera IT Il sito italiano di OpenOffice.org

bandiera IT Douglas Adams su Wikipedia
bandiera IT Terry Pratchett su Wikipedia
bandiera EN Shaun of the Dead su IMDb
bandiera EN Hot Fuzz su IMDb
bandiera IT La mia vecchia recensione di Blart
bandiera EN light novel su Wikipedia

bandiera EN Il sito di Ryohei Hase

bandiera IT Creative Commons Italia

 


269 Comments (Mostra | Nascondi)

269 Comments To "Le Avventure della Giovane Laura"

#1 Comment By ??? On 9 marzo 2009 @ 16:02

Finalmente, era un po che l’aspettavo.
Ho letto solo uno dei racconti e l’ho apprezzato molto, ma mi ha lasciato un senso di incompiutezza.
Penso che ci saranno un bel po’ di discussioni al riguardo.
Io intanto lo metto in cima alla lista da cose da leggere.

Saluti

Francesco

P.s. Grazie ancora per i consigli.

#2 Comment By vagabond On 9 marzo 2009 @ 16:51

Scarico e inizio a leggere. Sono proprio curioso!

#3 Comment By Vale On 9 marzo 2009 @ 17:25

Lo leggerò, e ti dirò cosa ne penso, ma non aspettarti un giudizio critico: non ho una mente critica.

#4 Comment By Klaus On 9 marzo 2009 @ 18:09

Lo sto leggiucchiando e il fatto che sia l’unico PDF che riesco a leggere al PC per più di dieci minuti promette bene. ;-) Mi sembra, come al solito, molto scorrevole e divertente, anche se forse dovresti descrivere un po’ di più i personaggi: le situazioni e gli eventi, infatti, si immaginano facilmente grazie alla tua ottima capacità narrativa, mentre ci sono pochi appigli per quanto riguarda le persone.
Comunque sia, i soldi per questo li spenderei più che volentieri.

#5 Comment By Rotolina On 9 marzo 2009 @ 18:20

Eccolo finalmente! :D
Dato che mi era piaiuto lo stile nell’anteprima che avevi messo, sono ansiosa di leggere il resto.
Tra l’altro sono una cacciatrice di errori e refusi nel tempo perso, quindi mi metto anche al lavoro!

#6 Comment By Willy Wonka On 9 marzo 2009 @ 20:43

Ahoy. :3 Commento ora, che sono a pagina 15, solo perché ho notato una cosa:

Sangue rappreso incrostava una delle orecchie della bestia, tagliata alla radice.

e dopo:

Il nekomata si protese in avanti, le orecchie tese, le code aderenti al corpo, pronto allo scatto.

Gli rimane abbastanza orecchia da poter ancora parlare al plurale?

#7 Comment By elmastro On 9 marzo 2009 @ 20:49

Ti (lo) amo.

Basta come recensione??

#8 Comment By Gamberetta On 9 marzo 2009 @ 21:29

@Klaus. Uhm, forse. La mia preoccupazione era non uscire dal punto di vista di Laura, e lei non ha né il lessico né la capacità di osservazione per descrivere in maniera decente altre persone. Però può essere che sia stata troppo stringata.

@Willy Wonka. Giusto! In realtà immaginavo l’orecchio tagliato a metà e dunque ancora tendibile, ma c’è un alla radice di troppo. Grazie, me lo segno e correggerò.

#9 Comment By Diego On 9 marzo 2009 @ 22:31

Ciao, ho finito adesso i primi otto capitoli. Mille complimenti, la storia mi piace molto. Divertentissima, incalzante e soprattutto – qualità più unica che rara in autori nostrani, editi e non – i dialoghi sono eccellenti. Danno un ritmo eccezionale a tutta la storia. Magari ti dirò qualcosa di più dopo aver finito, ma per quanto riguarda i 15 euro spesi ti posso rispondere subito: sì, senz’altro. Credo di aver trovato un refuso a pag. 45 verso il fondo, quint’ultima riga, dove c’è un ‘cumoli’ che penso dovrebbe essere ‘cumuli’. Ancora complimenti e alla prossima!

#10 Comment By Doc On 10 marzo 2009 @ 00:22

scaricato il mobipoket , appena finisco ” io sono Helen Driscoll ” lo leggo .

#11 Comment By ??? On 10 marzo 2009 @ 00:48

Finito ora: bello.

Ho solo qualche dubbio, ma ne parlerò domani con calma.

Un “errore” che mi e saltato all’occhio:

“Erano tornati alla piazza centrale di Foltone, dove aveva attraccato la notte prima l’autobus.”

Ora , mi sbaglierò, ma attraccare non è un verbo nautico?

A presto un commento.

Intanto grazie per il libro.

Saluti

#12 Comment By Okamis On 10 marzo 2009 @ 01:23

Intanto complimenti per il raggiungimento del primo obbiettivo, Gamberetta :) Appena finito l’attuale tomone da 800 pagine, passerò in rassegna il tuo romanzo. Ammetto di essere rimasto sorpreso dalla tua decisione di smembrare la storia in base all’età della protagonista, visto che a suo tempo scrissi come proprio le parti della Laura adulta erano state quelle che avevo preferito. Comunque, stai pur tranquillo che mi prodigherò a smembrare la tua opera come tu fai con le mie.
Scherzo… Sarò molto più “kattivo” :P
Ci si sente tramite e-mail per il commento.

#13 Comment By CMT On 10 marzo 2009 @ 08:58

Lo sto leggendo. Ci sono un po’ di refusi e imprecisioni sparse, ma poi ti dico tutto assieme quando ho finito gli altri due terzi.

#14 Comment By Nocoldin On 10 marzo 2009 @ 10:07

Inizio subito a leggerlo!

#15 Comment By r. On 10 marzo 2009 @ 13:24

… arrivato a circa metà, posso dire senz’ombra di dubbio che già solo per la Caciotta Psichedelica (come vista a Teatro!) vale la pena. Per non parlare del resto (beh, “…una musica che sarebbe stata degna colonna sonora al pestaggio di uno scoiattolo…” merita comunque una menzione, visto che mi sono messo a ridere come un cretino in metropolitana). Complimenti vivissimi!

r.

#16 Comment By Davide On 10 marzo 2009 @ 13:41

Sono arrivato più o meno a metà. Per il momento è davvero carino, ma aspetto di avere finito tutto per poter dire di più.

Ho comunque notato dei refusi (qualche “se stessa” con il “se” accentato, per esempio); te li segnalo qui una volta terminata la lettura, procedo in forma privata, c’è già qualcun altro che te li ha segnalati? Dimmi tu.

#17 Comment By Federico Russo “Taotor” On 10 marzo 2009 @ 14:22

Sto ancora all’inizio. Ma mi son procurato, proprio ieri, un Acer N35, un palmare – di babbo -, e visto che non legge le schede SD sto cercando di rimediare. Accetto consigli. :D Il tuo sarà il primo romanzo che leggo su un supporto simile. XD
Lo leggerò e ti farò sapere, come gli altri.

#18 Comment By Gamberetta On 10 marzo 2009 @ 14:33

@Diego. Sì, “cumoli” è sbagliato, grazie per la segnalazione.

@???. Attraccare è un termine nautico, ma rende meglio l’idea rispetto a parcheggiare, dato che il torpedone si ancora al terreno.

@Davide. Vedi tu, commenta di nuovo qui o mandami una mail, come ti è più comodo. Comunque “se stessa” senza accento è giusto, infatti nell’espressione “se stessa” non c’è ambiguità sul significato di quel “se” e dunque non c’è bisogno di scriverlo “sé”.

In conclusione, sebbene negli attuali testi di grammatica per le voci rafforzate se stesso, se stessa e se stessi non sia previsto l’uso dell’accento, è preferibile considerare non censurabili entrambe le scelte, mancando in realtà una regola specifica che ne possa stabilire il maggiore o minore grado di correttezza. Si raccomanda di tener conto di questa “irrilevanza” specialmente in sede di valutazione di elaborati scolastici e affini.

Fonte: Accademia della Crusca

#19 Comment By Vale On 10 marzo 2009 @ 14:42

Io sé stesso, sé stessa li scrivo sempre così…
Più per protesta che altro, in realtà (vedi: maestre e prof che me lo mettevano sempre come errore)

#20 Comment By Rotolina On 10 marzo 2009 @ 14:48

Finito!
Allora, comincio con i refusini trovati in giro. Alcuni te li hann ogià segnalati, come le “orecchie tese” del nekomata e i “cumoli”.

Aggiungo:
pag 45, aggiungerei una virgola così: “Con una voce che era la sua, ma al tempo stesso”, opinione mia

pag 68
gli applausi furono meno intesi

pag 105
triangolo quadrilatero (non sono sicura se fosse una cosa voluta, vista la competenza di Laura con la geometria!)

pag 106
giaceva sopra un pigna di cianfrusaglie
pag 169
allungando una mano verso la pigna dei frutti

Immagino fossero “pila”, in entrambi i casi.

In generale, direi che hai fatto un buon editing, di solito quando rileggo testi, trovo una montagna di correzioni, sopratutto nella punteggiatura, che invece usi bene!

Quanto ai 15 euro… Onestamente lo trovo un pochetto corto per quella cifra.
Ci ho messo più o meno 4 ore a finirlo. Sono una lettrice molto veloce, però penso che mediamente in un paio di giorni si possa finire largamente.

Fosse più lungo, li spenderei volentieri, perchè la storia miè piaciuta, ed è decisamente scorrevole.

#21 Comment By Rotolina On 10 marzo 2009 @ 14:49

Ah si, se stesso l’avevo visto anche io, ma sono andata a cercare.
E’ corretto in entrambi i modi.

#22 Comment By Okamis On 10 marzo 2009 @ 15:26

@ Gamberetta: Davide infatti ha scritto che tu hai accentato alcuni “se” in “se stesso/a”, non il contrario ;)

@ Vale: puoi protestare quanto vuoi, ma sempre errore è ;) “Se stesso/a” non vuole MAI l’accento.

OT: si potrebbe tornare al vecchio sistem dove i commenti partivano dal più vecchio al più recente (anche mantenendo l’attuale suddivisione delle pagine superata una certa soglia?). Così come è ora non è molto utile quando bisogna citare qualcuno ;)

#23 Comment By Gamberetta On 10 marzo 2009 @ 15:39

@Rotolina. Grazie per le segnalazioni. Il triangolo quadrilatero è voluto, mentre “pigna” si può usare nel significato di “grappolo” anche se forse è una sfumatura inutilmente ricercata.
Per i 15 euro hai ragione: 200 pagine a 15 euro sarebbe molto caro, ma era una cifra di esempio. Magari sarà 9 o 10 o 12 o niente, se non lo pubblica nessuno.

@Okamis. Ops, hai ragione, ma come dice l’Accademia della Crusca è irrilevante, si può scrivere in entrambi i modi.
Per i commenti c’è un problema di fondo: dato che certi articoli avevano ormai così tanti commenti da richiedere ore per caricarsi (vedi la recensione di Twilight), ho messo la paginazione, per cui sono visualizzati 100 commenti alla volta.
Gli ultimi 100, perché è più probabile che chi legge voglia vedere gli ultimi commenti che non quelli dell’anno scorso. A questo punto però sembrerebbe strano vedere i commenti da non so, 215 a 315, cliccare sulla pagina precedente e ripartire da 115.
Ma vedrò se è possibile personalizzare la cosa per ogni singolo utente (anche se è probabile l’utente dovrà registrarsi).

#24 Comment By Angra On 10 marzo 2009 @ 16:19

In realtà “cumoli” è corretto, anche se meno usato di “cumuli”.

#25 Comment By Rotolina On 10 marzo 2009 @ 16:21

Ah ok, per pigna non conoscevo questa sfumatura, e del quadrilatero, immaginavo fosse voluto, ma non si sa mai!
Per i 15 euro, allora se era solo una cifra d’esempio, in generale, si sarei soddisfatta di aver pagato questo libro, se la cifra fosse adeguata.

#26 Comment By Lidia On 10 marzo 2009 @ 17:19

Ciao Gamberetta,

ho cercato di leggere il tuo libro (buona idea postarlo e tastare poi il polso ai lettori), ma devo dire che mi sono fermata dopo quattro o cinque pagine. Ero un po’ indecisa in realtà, se scrivere o no questo commento. Però so che l’incipit è fondamentale, quindi mi sono sforzata di capire cosa mi ha allontanato dal tuo libro.
Immaginando di essere in libreria, dove in poche pagine si sceglie o meno il destino delle storie, ho dedotto che non comprerei mai questa. Apprezzo molto la brevità, ma l’inizio non mi ha proprio dato la spinta per andare oltre e scoprire cosa volevi raccontarmi.
Mi piace moltissimo per esempio l’ironia di Pratchett o il grottesco di Barker, o il fiabesco alla Gaiman, che parla di cose un po’ mostruose, ma qui… niente, non mi hai catturata, nemmeno con i piccoli gargoyle ghiotti di cani di vicini. : (
Nella prima pagina mi è piaciuto il modo di “risolvere in pochi minuti i compiti”: basta non farli, no? Carino!
Ma appena dopo è subentrata la noia. Non so, forse avrei preferito che la ragazza si lanciasse in una sessione di scrittura straordinaria, esaltata (più breve, senza quella palla della ricerca delle lettere), per poi scoprire solo dalla lettura del prof, che aveva scritto una montagna di scemenze. Così mi hai mostrato subito il gioco, che la tipa è una fessa, che quel fantasy lei lo crede supremo invece è una ciofeca (e qui ho sentito proprio te, e tutta la solita diatriba sul Fantasy da Cesso e il Fantasy da Libreria, che barba!)
Forse è stato proprio questo a frenarmi. Non so nemmeno se, non avendo mai letto le tue recensioni, avrei reagito diversamente. Non lo saprò mai! Ma il risultato è stato: mi sono annoiata, gli aspetti grotteschi non sono riusciti a tirarmi su il morale, e ho spento il video.

Mi spiace non saperti dire molto di più. Molto spesso condivido le tue posizioni e il tuo entusiasmo per tutto il mondo del fantastico.
Se mi viene in mente qualcosa di meno vago (se ti interessa) magari aggiungerò qualcosa. Per ora taccio, che è meglio.

ciao ciao

#27 Comment By Ghoul On 10 marzo 2009 @ 18:22

Bello, bello, bello.

Una cosa: la prima parte fa molto (troppo?) anime giapponese. Capisco che e’ cosi’ perche’ e’ Laura che racconta e ci ricama su, pero’, visto che e’ la prima parte, puo’ succedere che il lettore si stufi prima di finirla e lasci li’ il libro (vedi Lidia).
Poi butto giu’ due righe dove faccio un’analisi (da lettore) un minimo approfondita e te le mando via mail.

@Lidia: sappi che il romanzo “parte” dalla seconda parte in poi. Io ti consiglio di provare ad andare avanti.

#28 Comment By Lidia On 10 marzo 2009 @ 18:41

Vedremo, magari ci provo!

Ma la prova “sfoglio qualche pagina in libreria per vedere se…” con me avrebbe fallito. Era questo che intendevo dire.

ciao ciao

#29 Comment By Klaus On 10 marzo 2009 @ 19:45

/me odia i commenti in ordine inverso di invio. :-(

Comunque sia, sono arrivato al capitolo 21 e ho notato che la seconda parte, per quanto sempre affascinante, scorre un po’ meno bene rispetto alla prima, forse perché più lunga e più assurda (non vi è intrusione dell’elemento fantastico nel mondo reale, ma un intero mondo fittizio). Io taglierei qualcosina, per alleggerirla.

#30 Comment By Stefano On 10 marzo 2009 @ 20:22

Tempo permettendo, sono anch’io curioso di leggere la tua fatica, poi magari posso proporre di inserire la recensione sulla rivista, in modo che tu possa stroncarmela :-)

#31 Comment By Niky On 10 marzo 2009 @ 20:34

Non è nemmeno che scrivi male (ma neanche particolarmente bene, se è per questo)… secondo me è proprio il genere che non tira.
Idea: perché non provi a scriverne una recensione in salsa di Gamberetta?

#32 Comment By Nocoldin On 10 marzo 2009 @ 20:55

Ho letto i primi capitoli, la storia è divertentissima, sopratutto il “romanzo fantasi” che Laura sta scrivendo.

La Principessa di Magikolandia uccisse 1 trol.
Già, certi romanzi che si vedono in libreria sembrano la versione riveduta e corretta del romanzo che Laura stà scrivendo.

Ti faccio tutti gli auguri e spero che ti pubblichi qualcuno!
Ricorda di non avvicinarti ad una sede Mondadori dopo quello che gli hai combinato con Sandrone Dazieri!

#33 Comment By Gamberetta On 10 marzo 2009 @ 21:13

@Lidia. Ovviamente hai fatto bene a commentare. Se non ti piace fai bene a dirlo.
L’incipit vuole inquadrare il personaggio di Laura che non è semplicemente stupido, è stupido più di quanto sia ragionevole aspettarsi. E penso che il concetto arrivi.
Per quanto riguarda il problema di me nei panni di Laura, ti posso solo dire che, se vorrai provare a continuare a leggere, non troverai altri riferimenti, se non nelle ultimissime pagine.
Ma se la storia non ti “prende” liberissima di lasciarla perdere.

@Niky. Non ho ben capito, cosa non tira? Nel senso, non ti piace il genere in sé (fantasy? new weird? light novel?), o non ti piace come lo scrivo io?

#34 Comment By alice90 On 11 marzo 2009 @ 16:13

lo leggerò appena possibile, ma devo ammettere che il mio senso critico è quasi pari a zero. Esprimerò la mia opinione una volta che lo avrò letto, ma non credo che ti sarà molto utile.
Ciaoo
Alice

#35 Comment By Flash On 11 marzo 2009 @ 16:54

Ho letto fino a pagina 19, poi mi sono fermato per via di una serie di errori più o meno gravi di cui finora non mi sembra si sia parlato e che, secondo me, richiederebbero una bella riscrittura prima della presentazione alle case editrici.

pg. 4:

In storia era stata appena interrogata, andava sul sicuro. Mise un altro
asterisco. Le risposte al questionario su Sciakespir le avrebbe copiate da Lisa nell’ora di storia: terzo asterisco.

Qui c’è un problema piuttosto serio, che si ripresenta anche poi, che confonde chi “guarda” con chi “parla”: due cose che possono assomigliarsi ma sono ben diverse. In questa scena la macchina da presa è ben piantata su Laura, ma non è lei a parlare, bensì la voce narrante. Quello Sciakespir è quindi un errore della voce narrante e non della protagonista (a differenza di quanto accade dopo, quando Laura è sia chi “guarda” che chi “parla”: fa errori, e sono errori del tutto suoi su cui la voce narrante può anche sogghignare.
A riprova che la scena è effettivamente raccontata dalla voce e non da Laura c’è il fatto che, a parte lo Sciakespir, la frase è scritta in italiano corretto, mentre se fosse parto della geniale Laura dovrebbe essere tutto un errore ortografico.

E qui si arriva secondo me al problema 2, cioè l’intromissione dell’autrice nella storia.
Laura è una ragazza stupida e alcolizzata, ma entrambi i temi sono sviluppati in un modo un po’ superficiale.
Il tema dell’alcolismo arriva a pagina 4 con la scena buffa del Cocomerotto, ritorna con un minimo accenno a pagina 11 (dove si ricorda che le due ragazze erano sbronze marce) e poi a pagina 18 dove una Laura successiva (adulta credo, ma poi non ho letto) si fa una vodka. Il tema è presentato in tre punti a sé, che non hanno alcun genere di sviluppo. Sembrano solo voler rappresentare un ulteriore aspetto negativo della protagonista, e sono quindi per il momento inutili senza far presagire che le cose cambino poi. Un tema forte come l’alcolismo giovanile può essere trattato in tanti modi, anche ridendoci su, ma qui sembra superficiale e basta, tanto per fare colore.
Infine, il tema della stupidità di Laura. La stupidità è a tratti esagerata, con una scrittura che forse è più indicata per una terza elementare che per un liceo. A parte quello e l’alcool, però, la ragazza non è così tonta e si permette anche di fare battute di una certa arguzia, come il “è tutta colpa della televisione” a pagina 16. Che poi, se Laura fosse davvero così tonta, come avrebbe fatto ad arrivare al liceo?
L’ortografia sbagliata per denotare ignoranza è un “trucco del mestiere” un po’ usurato e che soprattutto viene usato raramente in modo magistrale (che so, il racconto “Fiori per Algernon” per esempio) mentre di solito alla lunga stanca.
La sensazione – e qui non mi interessa se sia vera o no, cioè se corrisponda al pensiero di Gamberetta. E’ quello che appare dalla voce nel testo e tanto mi basta – è che il modo di pensare dell’autrice e la sua opinione sulle coetanee siano intervenute per guidare il racconto… come gli scrittori che smettono di fumare e ai loro personaggi si trasmette una voglia irresistibile di sigaretta.
Detto questo, la scrittura per il resto è buona, l’idea è originale e secondo me con un altro po’ di lavoro il risultato potrebbe essere buono, perciò in bocca al lupo Gamberetta.

#36 Comment By Gamberetta On 11 marzo 2009 @ 17:38

@Flash.

Qui c’è un problema piuttosto serio, che si ripresenta anche poi, che confonde chi “guarda” con chi “parla”: due cose che possono assomigliarsi ma sono ben diverse. [...]

No, è sempre Laura, non il Narratore (che tra l’altro qui è tecnicamente ancora Laura). Infatti alla tua citazione si potrebbe aggiungere: “pensò Laura”. Ma dato che la telecamera è ben salda nella sua testa, non c’è bisogno di specificare.
In quanto a Sciachespir anch’io nei miei pensieri lo scrivo come capita, senza andare a controllare lo spelling corretto. Non ci sono altri errori di ortografia – oltre le poche righe di Magikolandia – proprio perché, benché nel caso di Laura potrebbero essere realistici, appunto stufano in fretta.

Sul tema dell’alcolismo non ti seguo per niente. Che l’alcolismo giovanile sia un tema forte(sic) non implica che io lo debba trattare in una determinata maniera. Io posso essere superficiale, sarcastica, banale o come mi pare su qualunque argomento, sia la religione, la pedofilia, il riscaldamento globale, o quel che mi pare. È mio diritto in un romanzo usare i temi come credo sia giusto nell’interesse della storia, non in base a quanto possano appassionare o essere importanti nel mondo reale.
Comunque il fatto che Laura sia alcolizzata (e sniffi lo stucco e si spruzzi l’insetticida nel naso) forse non è un caso…

Che poi, se Laura fosse davvero così tonta, come avrebbe fatto ad arrivare al liceo?

Ehm, non so quanti anni hai, ma ti assicuro che di gente come Laura ce n’è a frotte nei licei. E non farmi citare l’ormai celebre dirigente telecom – laureato – che credeva che Napoleone avesse vinto a Waterloo. Ignoranza e stupidità non hanno mai ostacolato la carriera scolastica di nessuno.

#37 Comment By Darlene Alibigie On 11 marzo 2009 @ 17:38

“Che poi, se Laura fosse davvero così tonta, come avrebbe fatto ad arrivare al liceo?”

Conosco gente anche più stupida che è arrivata alla laurea.

#38 Comment By CMT On 11 marzo 2009 @ 18:43

Confermo, al liceo e oltre ci arriva chiunque, ormai, le scuole tendono a non bocciare neanche i casi più disperati, altrimenti poi non si iscrive più nessuno (non sono parole mie) e rischiano di chiudere.
E anche ai miei tempi ho conosciuto gente al quinto superiore che scriveva come Laura e pure peggio.

#39 Comment By ??? On 11 marzo 2009 @ 19:09

Ciao,
rieccomi qua come promesso.

Prima di tutto alcune cose che mi sembrano sbagliate:

“…più di una volta valeva la pena imbalsamare il bambino, deliziosa scultura di carne frollata.”

Dubbio: non ci va un “di” prima di imbalsamare?

In queste frasi, invece, mi pare che ci volessero degli articoli indeterminativi.

“Videro anche (la) seconda fata morta, impalata a un cancello divelto.”
“(Il) manrovescio la buttò per terra”
“Laura si rialzò e si trovò a fianco (la) ragazza con la faccia di criceto”

C’e da dire che era notte quando ho segnato queste frasi.

Per quanto riguarda il resto:

Lo Stile: molto scorrevole. Non mi sono mai dovuto fermare per rileggere nulla. Poche similitudini e metafore, di cui la maggior parte azzeccate. Non m’è piaciuta quella della salsa.

La Caratterizzazione dei Personaggi è buona: mi sono piaciuti soprattutto i personaggi secondari che danno colore al tutto, ma sembrano comunque reali. Due cose però mi hanno fatto storcere il naso, ovvero:

1) “Laura arretrò di un passo. La signora si fece il segno della croce, il barbone rimase impassibile.”

Siamo all’interno di un mondo fantastico. Cosa c’entra il cristianesimo?

2) I Crediti

Crediti sa troppo di videogioco, più che di mondo fantastico. Da lettore ho pesato: “Crediti? Perché crediti?” mi sono allontanato dalla storia per un po’.

Lo stesso lieve fastidio l’ho provato con quel “Tenente Arturo Galli” che “Era vestito di nero, in quella che doveva essere un’uniforme.”
Mi ha fatto pensare a un carabiniere e di nuovo mi sono chiesto: “Perché?” e mi sono allontanato.

Gli spicchi per il tempo, invece, li ho accettati senza battere ciglio.

A parte tutte queste cose, però, che ritengo secondarie, c’è qualcos’altro che mi ha rovinato un po’ l’esperienza.
Sto parlando di 2 aspetti:

1) La trama. Ora, lo so che questo libro si chiama “Le Avventure della Giovane Laura”, ma mi è sembrato troppo un collage. Mi ha fatto pensare a quello che è successo coi Pirati dei Caraibi: tre (due) episodi messi insieme per sembrare un’unica lunga storia. Soprattutto il secondo episodio qui sembra “infilato”.

Esperimento.
Prendete il viaggio nel mondo fantastico con Foltone e le fate.
Fatto?
Ecco, ora toglietelo dal libro.
La storia non ne soffre affatto.

E ciò mi è dispiaciuto, perché anche quella parte l’ho apprezzata molto.

Penso inoltre che una trama più “collegata” aiuterebbe con le case editrici.

2) L’introduzione. E’ interessante, ma dopo un po’ viene interrotta dal presente: Laura con i gargoyles. Io avevo già letto quella parte e non ho avuto problemi con gli stacchi, ma penso che un lettore “non informato” resti confuso. Penso che la versione vecchia, quella con laura che sgattaiolava all’interno del palazzo fosse migliore. Oppure un’altra soluzione sarebbe togliere del tutto la parte all’inizio e alla fine e tenere solo il necessario, ovvero “Le Avventure della Giovane Laura”.

Se hai detto che per Laura adulta scriverai un’altro libro allora forse qui lei non serve.

Detto questo, a mio parere, Le Avventure della Giovane Laura ha qualche difetto, ma al tempo stesso è uno dei migliori libri che ho letto da un bel po’ a questa parte. Una vera prova di fantasia: valga su tutto la quantità di avvenimenti che hanno luogo in appena 190 pagine. (Fantastici i Barboni/Creatori). Un libro diverso dal solito e molto interessante. L’ho letto in poche ore e questo non mi succede spesso coi libri.

In bocca al lupo per la pubblicazione.

#40 Comment By zora On 11 marzo 2009 @ 21:36

Ed eccoci qui dopo la lettura.
Ho sentito alle volte molto marcate le tue fonti di ispirazione, ad esempio leggendo parole scritte con la maiuscola nella mia testa balena subito il pensiero “Pratchett!”. Però non mi è mai parso sgradevole od odorante di scopiazzatura, insomma una buona rielaborazione.
Da nipponista, il vermone-bus mi ha ricordato molto il neko-bus di Totoro.
La prima parte è più scanzonata rispetto alle altre 2, sembra un anime demenzial-splatter. Dalla seconda in poi è un precipizio nel cupo, e gli sprazzi di ironia sollevano solo di poco l’atmosfera greve (c’è da dire che ho l’influenza, non so se questo ha alterato le mie percezioni). Dall’arrivo delle fate in poi si susseguono un mare di situazioni strambe, forse troppe. Questo però è un giudizio dettato dal mio gusto personale: ho bisogno di qualche pagina in più per apprezzare le invenzioni dell’autrice (criceti puntatori, caciotte psichedeliche, innesti sottocutanei di armi…), sono idee divertenti e sarebbe stato bello vederle sfruttare di più, per esempio tra le varie parti della storia.
Il susseguirsi incalzante di avvenimenti sempre più assurdi, però, riesce a comunicare il senso di angoscia della povera Laura. Il paragone più azzeccato che mi viene in mente è “American McGee’s Alice”.

Belle trovate infine:
- gli omaggi al capolavoro di Licia (e addirittura una citazione per lei nella storia!) e al suo animale preferito
- lo sfruttamento di temi tipici e leggende metropolitane (partita a scacchi con la morte, manipolazione menti attraverso internet, servizi segreti malefici…)

@???: se non mi confondo la signora che si fa il segno della croce è dentro un sogno di Laura, la quale proveniendo da una qualche città italiana avrà associato alla signora anziana una fede che a lei era familiare.

Commento finale che prescinde dalla storia. Spezzo una lancia in favore delle povere suore che gestiscono scuole di vario grado. Per fortuna non tutte girano con affilate bacchette e vedono ovunque blasfemie ;-)

Dimenticavo una cosa importante!!!!
I soldi del libro li spenderei volentieri se ci fosse qualche bella e seria illustrazione all’interno (sarò frivola, ma è una storia che chiama immagini!)

#41 Comment By ??? On 11 marzo 2009 @ 23:41

@ zora

Non so se fosse proprio un sogno. Il dottor Testa ne parla come di un dono che ha ricevuto e dice che Laura gliel’ha incasinato.
Quindi Laura non ha propriamente sognato. Ne è prova il barbone che l’aiuta a chiudere il foro.

Perciò la signora a Foltone è cristiana. Il che suona un po’ strano.
Non sarebbe neanche un errore in realtà. E’ solo che, come ho detto, interrompe “l’immersione”.

#42 Comment By ??? On 11 marzo 2009 @ 23:53

@ zora
Pardon. Ho controllato meglio. In effetti il segno della croce era all’interno di un sogno.

C’è da dire, però, che anche prima, a Foltone, si parlava della signora dicendo che andava a trovare il marito e che ricordava quello che lui le diceva da vivo.

Sembrava proprio la comare col rosario in mano.

A parte queste considerazioni rimane il distacco che si può provare.

Forse sono un po’ pignolo.

#43 Comment By Nocoldin On 12 marzo 2009 @ 00:26

Simpaticissima la citazione della povera Licia, (Il Destino della Giovane Laura).
Il libro è molto scorrevole, ma ho dovuto rileggere un paio di volte il capitolo 17.
Ho messo anche un link per il download del tuo libro nel mio blog.

#44 Comment By Gamberetta On 12 marzo 2009 @ 01:12

@???.

Prima di tutto alcune cose che mi sembrano sbagliate: [...]

Domani ricontrollo.

Per il punto 1: in realtà voleva proprio trasmettere l’immagine di una comare con il rosario. Perché? Perché la signora altri non è che la signora Salici, quella a cui i gargoyle hanno mangiato il cagnolino. Laura (adulta) sta raccontando, improvvisando, e dunque le viene naturale usare la signora, con cui ha parlato solo pochi minuti prima. Si dovrebbe capire perché sia la Salici, sia la signora a Foltone, entrambe piangono il marito morto di nome Mario.
Per i crediti non so. Non è che avessi in particolare in mente i videogiochi, ma può essere un’associazione mentale verosimile. Invece il Tenente essendo Tenente è in uniforme, qui non vedo il problema.

Per la suddivisione della storia puoi avere ragione, vedi anche la risposta a zora qui sotto.
L’introduzione: non so. Da un lato è parte della storia che sia Laura adulta a narrare, dall’altro non volevo tenere la vecchia introduzione perché richiamava troppi elementi che poi qui non ci sono. Comunque ci penserò.

@zora.

Il susseguirsi incalzante di avvenimenti sempre più assurdi, però, riesce a comunicare il senso di angoscia della povera Laura. Il paragone più azzeccato che mi viene in mente è “American McGee’s Alice”.

È vero, nel senso che non l’avevo in mente in maniera cosciente mentre scrivevo, ma è un gioco che mi è rimasto impresso. È probabile che ne sia rimasta un po’ influenzata anche senza volerlo.
E hai ragione anche riguardo il passaggio dalla prima alla seconda parte. Mi accorgo che avendo tolto la Giovane Laura dal contesto originario un po’ del significato si è perso; in effetti, la seconda parte, nell’idea di partenza, era narrata dalla Laura adulta mentre era in ospedale.

I soldi del libro li spenderei volentieri se ci fosse qualche bella e seria illustrazione all’interno (sarò frivola, ma è una storia che chiama immagini!)

È una bella idea. Nelle light novel giapponesi spesso ci sono illustrazioni. Però io non so disegnare neppure per sbaglio, perciò se mai capiterà dovrà essere a carico di un eventuale editore.

@Nocoldin. Grazie per il link. Proverò a rileggere il capitolo 17 per vedere di renderlo più chiaro (anche se una parte dell’ambiguità è voluta, dato che Laura non capisce molto bene quel che stia succedendo).

#45 Comment By l89 On 12 marzo 2009 @ 08:40

Innanzitutto ti faccio i miei più vivi complimenti, ho trovato il tuo manoscritto piacevole e fantasioso, e quest’ultimo aggettivo non è affatto banale considerando il panorama letterario (italiano) attuale.
Ho apprezzato soprattutto la parte sulle coscienze che si moltiplicano e sull’intervento quantistico dei dentisti, che è talmente strampalata e divertente che non vale nemmeno la pena di annotare le eventuali imperfezioni.
Vorrei però che chiarissi alcuni miei dubbi.

1) Qual è il ruolo della cornice: vedere Laura adulta che si rovina il fegato può anche essere divertente ma è abbastanza inutile ai fini della storia, introduce elementi di confusione per il lettore e aumenta ulteriormente la già eccessiva ambiguità tra le varie realtà ontologiche.

2) Sempre a proposito di questa ambiguità non è chiaro come le arrivi a casa la multa del torpedone, non escludo di aver trascurato qualche dettaglio avendo letto lo scritto piuttosto
in fretta, ma il dubbio rimane.

3) La psicologia di Laura è abbastanza complessa, e mi viene il dubbio che (“coscienza” a parte) lo sviluppo della stessa sia avvenuto in più fasi.
In particolare, in alcuni momenti Laura sembra una ragazzina cretina e arrapata, fatta apposta per stare sulle palle ai tuoi lettori, in altri momenti per quanto ingenua e pasticciona dimostra delle qualità niente affatto comuni, che è molto difficile trovare nell’adolescente media;
il suo stesso interesse per i manga e gli rpg dimostra in realtà una sensibilità molto più sviluppata di quella di chi guarda “Uomini e donne” (questa è una mia inferenza, non citi nulla del genere) e ascolta i CD di Hilary Duff.
Sempre su questo punto il racconto sulla splendida Principessa mi sembra eccessivamente forzato, avresti raggiunto il tuo scopo anche con una schifezza meno esplicita (bastava ispirarsi a un pezzo particolarmente stupido delle Cronache).

4) Lo scopo ultimo del “Big Bad”. Che cosa vogliono i dentisti? Controllare il mondo in un modo che farebbe invidia alle idiote teorie del complotto su HAARP e le scie chimiche o far sparire la carie?
Si tratta “solo” di una società segreta oppure hanno qualcosa di soprannaturale? Il fatto che fanno paura ai barboni-creatori farebbe propendere la seconda ipotesi ma effettivamente non dimostrano alcuna singolarità se non il possesso di una scienza degna dell’ultimo star trek.
Qui c’è un problema annoso, se il barbone può inventare mondi in cui la “fuffa” sulla MQ funziona significa che egli opera a un livello talmente fondamentale che difficilmente potrebbe essere spaventato dalle azioni della Spectre…pardon…Associazione Dentisti.

Saluti

#46 Comment By Katie On 12 marzo 2009 @ 13:01

Bel libro, complimenti.
La prima e l’ultima parte sono quelle che mi sono piaciute di più, soprattuto grazie a Carlo, che trovo un personaggio interessante. Ottimo finale per la loro “love story”, per un attimo ho avuto paura che Laura ignorasse il tentativo di ucciderla da aprte sua e i due vivessero per sempre felici e contenti.

La parte centrale invece dopo un po’ mi ha stufata, finchè Laura e compagnia non si sono ritrovati prigionieri delle fate. Prima c’era un atmosfera troppo da “Alice nel paese delle meraviglie” malgrado i furetti flambé, i teneri elfi sventrati e l’orco, che mi sta molto simpatico.

I personaggi che ho preferito sono stati il biglietto e Carlo (crudelmente simpatici), ma anche la coscienza, tanto che mi è dispiaciuto quando si è suicidata.

Laura invece ha un personalità diversa durante il libro, a tratti è così scema che non sembra una ragazza normale, ma un caso da manicomio, altre volte è invece simpatica, coraggiosa e però, comunque, diversa da una ragazza normale, anche se in meglio.

#47 Comment By Gamberetta On 12 marzo 2009 @ 13:54

@l89. 1) & 2) Infatti lo scopo è creare ambiguità.
Se vuoi razionalizzare:
- I nekomata, i Cavalieri e i Dentisti esistono davvero.
- Il mondo dentro il foro, la lettera, e l’uomo-pesce che esce dal fiume sono tutte creazioni/deformazioni della realtà dovute alla coscienza.
Ma forse no. E in fondo è sempre tutto un racconto (inventato) della Laura adulta.

3) Tieni conto che ci sono delle “interferenze” da parte della Laura adulta che racconta. Ogni tanto abbellisce la narrazione rendendo ad esempio Laura più coraggiosa di quanto sarebbe – non più intelligente, perché Laura non si rende conto di essere più stupida della media.

4) Lo scopo dei Dentisti è dominare il mondo e plasmarlo come ritengono sia giusto, non a caso combattono la carie sociale. Per questo usano vari mezzi, come ad esempio l’inquinamento degli acquedotti (questo è basato su un fatto vero: in America, in molti stati, negli acquedotti è aggiunto del fluoro, su consiglio dei dentisti. L’idea sarebbe che bevendo si aiuta la prevenzione della carie. Ma i dati sull’efficacia sono discordi e le teorie cospiratorie sostengono che sia tutto il contrario: il fluoro così aggiunto danneggia i denti, la gente deve andare più spesso dal dentista, i dentisti diventano ricchissimi, i dentisti domineranno il mondo!)
I Dentisti non hanno legami soprannaturali però grazie al fatto di poter condurre indisturbati esperimenti su cavie umane in larga scala, sono all’avanguardia in certi rami del sapere (come la bioinformatica o la cibernetica).

I barboni sono solo allucinati/drogati, come spiegato al loro “dio” all’ospedale. Ci si potrebbe domandare se lo sia anche Laura, ed è una possibile risposta: in fondo ha già problemi con l’alcol e lo stucco ed è assuefatta al tanfo del fiume, fiume che è inquinato dagli stessi rifiuti tossici presenti sulla collina dei barboni.

#48 Comment By Lara On 12 marzo 2009 @ 15:15

Ugh.
Scusate l’inizio, ma impallidisco un po’ leggendo i commenti: altro che passare un testo al microscopio.
Ammetto che io non solo non mi ero accorta dei refusi, ma non mi ero posta nessuno dei problemi che vedo esposti.
Per esempio. Sciachespir. A me sembrava evidentissimo che fosse il personaggio di Laura, già inquadrato dalle prime righe, a sbagliare dicitura nei suoi pensieri. Tecnicamente, vero, è il narratore. Ma credo che essere così didascalici nel volere il “pensò Laura” significhi fare torto a chi legge.
Il problema dell’alcolismo non me lo pongo, perdonatemi: ci sta benissimo che una parodia della ragazzina egocentrica e dal basso QI si faccia sorsate di soft drink. Anzi. Ben venga.
Passo alla storia.
Io l’ho trovata deliziosa, cattiva, colta. Mi sono divertita moltissimo a leggerla e penso che un testo così ci voglia. L’unico dubbio, ma davvero poco conta, è che possa essere goduto in pieno solo da chi frequenta il mondo della narrativa fantastica in tutte le sue forme, compresi gli orrori.
Faccio il tifo!

#49 Comment By Molecola On 12 marzo 2009 @ 16:36

Io credo che come prima prova questo romanzo sia interessante: contiene spunti deliziosi (l’appendice con la gara di haiku), alcuni personaggi adorabili (il biglietto! ^_^), avventure rocambolesche e un’eroina molto credibile.
Allo stesso tempo, devo dire che se fossi una casa editrice non ti pubblicherei (non prima di aver rivisto la seconda e la terza parte) e nemmeno pagherei 15 euro per il libro. Insomma, ribadisco, gli spunti ci sono, ma è tutto troppo poco coeso, troppo disorganico. Le avventure cadono sempre nell’improbabile e ogni realtà bizzarra è a sé: in pratica non si fa in tempo ad allinearsi a un mondo assurdo che già si cade in quello successivo. Ho capito che c’era l’intento di creare tensione, ma penso che il soggiorno nelle varie realtà dovrebbe essere un pochino più lungo in modo da permettere al lettore di acclimatarsi e magari affezionarsi…
In ogni caso secondo me rimaneggiandolo può uscire un bel libro; in bocca al lupo!
Ah, quasi dimenticavo… Menzione speciale al furetto flambé: geniale! : )

#50 Comment By Benmot On 12 marzo 2009 @ 20:06

scarico e leggo! Curiosità portami via!

#51 Comment By Mirco On 13 marzo 2009 @ 09:48

Ho letto l’inizio e sembra divertente. Comunque a livello legale per evitare problemi scriverei:
“Ogni riferimento a luoghi, persone e strazzulle è puramente casuale”

#52 Comment By CMT On 13 marzo 2009 @ 12:01

Alors… commento qui, a parte ti segnalo revisioni e annotazioni, anche perché ho il file a casa e sono altrove ^__^;
A livello generale, non mi è piaciuto. L’idea in sé non è malvagia, lo stile è abbastanza scorrevole, ma ci sono troppe cose che non mi prendono.
Innanzitutto: non sono un amante della narrazione in prima persona, tutt’altro, ma in questo caso, essendo Laura voce narrante delle sue stesse avventure, cosa che poi è sottolineata anche dal fatto che si veda solo ciò che lei vive o a cui assiste, che parli di sé stessa in terza persona mi sembra estremamente improbabile.
La cornice con i gargoyle resta troppo sfumata, non si capisce cosa voglia essere, né nell’economia della storia né in generale (perché questa tizia vive con dei gargoyle? Da dove vengono fuori?)
La prima parte, con i nekomata, è quella che si legge meglio, è scorrevole e dinamica, ma è anche abbastanza superficiale, dà l’idea, più che di un racconto, di un buon soggetto per un cartone animato o un fumetto (rigorosamente giapponesi), dove avrebbe il supporto (audio)visivo necessario a compensare una narrazione molto poco evocativa, a tratti quasi didascalica.
La seconda parte è molto fantasiosa, ma anche lenta, mi ha annoiato parecchio, specie prima dell’inizio della “guerra”. Inoltre ricorda decisamente troppo Alice nel Paese delle Meraviglie, in una chiave però meno surreale/nonsense, e quindi inferiore (dato che è fondamentalmente quella a rendere Alice ciò che è in letteratura).
La terza, in conclusione, è quella fatta meglio. La pecca, stavolta, è l’essere tirata via senza un minimo di approfondimento: è una serie di eventi rapidi come sciabolate e quasi sconnessi tra loro.

Il personaggio (e dico il personaggio perché in realtà ce n’è uno solo, gli altri sono macchiette appena abbozzate) è senza dubbio interessante, ma il motivo per cui lo è (essere esattamente il contrario della classica eroina, per quanto riesca a farlo restando una Mary Sue, il che non è poco !___!) è anche qualcosa che rende il tutto ben poco adatto alla pubblicazione: manca la possibilità realistica che il lettore si identifichi con la protagonista (a meno di lettori masochisti), in effetti è più probabile che abbia voglia di ammazzarla di persona dopo le prime due o tre pagine. ^__^;;

#53 Comment By Valberici On 14 marzo 2009 @ 01:00

L’ho scaricato e lo leggerò con calma…comunque per il solo fatto che nel primo capitolo si parla di grappa…i 15 euro sono tuoi. ;)

#54 Comment By Alf On 14 marzo 2009 @ 01:10

Wow non vedo l’ora di leggerlo, pero’ 190 pagine sono troppe per me da leggere su pc.
Fra circa un mese mi arrivera’ in prova il Cybook e credo proprio che usero’ il tuo romanzo per testarlo.

Quindi rimando di un po’ la lettura e’ un eventuale commento sul romanzo.

#55 Comment By CMT On 14 marzo 2009 @ 09:32

@Valberici: e ti pareva! :P

@Gamberetta: avevo dimenticato un’altra discordanza sul problema della voce narrante, ovvero che Laura riesce a inventarsi personaggi più intelligenti di lei, il che dovrebbe essere realisticamente impossibile (non puoi dare, neppure per interposta persona, dimostrazione di un livello di intelligenza che non possiedi)

#56 Comment By Gamberetta On 14 marzo 2009 @ 12:10

@CMT. Davvero? Perciò è “realisticamente impossibile” scrivere un romanzo con protagonista un genio a meno che anche tu non lo sia?

#57 Comment By CMT On 14 marzo 2009 @ 15:25

Eh eh… no, ovviamente no, ho solo scritto una cosa pensandone un’altra, o per meglio dire ho scritto quello che volevo in modo errato ^__^
Ovviamente io posso scrivere un personaggio geniale pur non essendo un genio io stesso, il punto è che o la sua genialità la nomino ma non la descrivo in dettaglio, o se devo renderla all’atto pratico non farà mai nulla di più geniale di quello che io, che genio non sono, riesco a immaginare. Insomma posso dire che ha risolto un’equazione di quinto grado, ma non posso far vedere i passaggi perché dovrei io per primo conoscerli o essere capace di metterli in atto. Ma alcuni personaggi descritti da Laura si comportano in maniera chiaramente più intelligente di lei, quindi o lei non è scema, dopo tutto, e si spaccia per tale, o qualcosa non quadra perché riesce a immaginare che qualcuno si comporti così ma non si rende conto che lei non lo fa.

#58 Comment By Babbollu On 14 marzo 2009 @ 16:03

@CMT
Si può tranquillamente descrivere un personaggio come genio, pur non essendolo noi stessi. la maggior parte della gente non riuscirà comunque a rendersi conto se il personaggio sia realmente geniale o no.
comunque, a parte le battute, non ho ancora letto il romanzo, quindi non so esattamente come sia strutturata la parte in esame, però che un personaggio stupido crei, in una storia nella storia, un personaggio geniale non è impossibile. di fatto, la genialità è eccezionale e, in quanto tale, non comprensibile ai più. sostanzialmente, la differenza fra una supercazzola alla amici miei e la genialità è molto sottile e consiste nella realtà delle cose affermate dal genio rispetto al supercazzolaro. ma se non si nota la differenza, chi può dire quale dei due sia il genio? una questione di apparenza, insomma.
ribadisco che non ho ancora letto il libro, quindi rimando a… quando avrò la testa un po’ più libera dall’esame che sto preparando… una risposta pertinente .__.

@gamberetta
complimenti davvero per aver pubblicato sul tuo blog il romanzo, esponendolo a chiunque voglia usarlo come meglio crede. ti farò avere il mio pensiero appena possibile, ma leggendo i commenti, posso aggiungere una cosa: mentre tutti, riflettendo il tuo stile e quello di questo blog, pensano agli errori, alle contraddizioni e via dicendo, valuta tu in primis un aspetto che io considero fondamentale in un romanzo e cioè l’esprimere una scena come meglio credi e non come “dovrebbe” essere espressa. ho letto un commento in particolare in cui ti si “accusava” di non usare il tono giusto per un determinato argomento (mi pare circa l’alcolismo della protagonista e altri suoi vizi. viva gli spoiler… beh, me la sono cercata). spesso si tende a considerare errore una scelta dell’autore che non si condivide (un errore che mi è sembrato tu faccia in alcune recensioni, peraltro. forse dovuto alla spossatezza di dover leggere una immensa cagata, ma comunque un errore), ma che è e resta una scelta stilistica: se tu decidi di trattare l’argomento dell’alcolismo con noncuranza, evidentemente, dato che il punto di vista utilizzato è quello della protagonista, per lei o è una cosa di secondo piano oppure non vuole pensarci, pur sapendo che in realtà è rilevante.
detto questo, stavolta mi aggiorno davvero a quando l’avrò letto.

#59 Comment By Babbollu On 14 marzo 2009 @ 19:35

… rimando a quando avrò finito di leggere il romanzo (o stasera o domani) una valutazione seria, ma devo dire che, per il momento (sono a pag 29) ho l’impressione che tu voglia vendicarti sadicamente su di noi per aver dovuto leggere tante cagate. poi mi spiegherò meglio.

#60 Comment By Babbollu On 14 marzo 2009 @ 20:30

allora. sono arrivato all’inizio del capitolo 9 e ho bisogno di un chiarimento.
il testo è sostanzialmente corretto, salvo qualche “e” e “o” congiunzione in seguito a delle virgole. sono scemenze, niente di che.
il problema grosso, almeno per quello che ho ravvisato io, è come sia stato strutturato. mi spiego.
la mia impressione è che tu, con questo romanzo, voglia dare un “esempio negativo”, calcare la mano sugli errori comuni nei libri fantasy, sulla pochezza della narrazione, sulla mediocrità dello scrittore comune. mi sta benissimo, ok. è un argomento che ti tocca, quindi vuoi scriverci un romanzo sopra. ora, io sono a pagina 48, quindi un quarto circa di libro, e, salvo due interventi di mezza pagina per volta, non c’è stato una situazione che facesse da contraltare, funzionale a far vedere la differenza al lettore fra un buono scritto e uno scritto pessimo. le due parti in cui laura è più adulta (a quanto mi è sembrato di capire) e parla con i gargoyle sono leggermente più curati del resto. voglio dire, mi sta bene che tu calchi la mano sulla pochezza narrativa di laura, sul fatto che non si ponga, per esempio, neanche il problema che per fare un’iniezione si debba come minimo controllare che non ci sia aria nella siringa, ma poi, quando ti ergi a narratore onniscente, devi dimostrare come si dovrebbe scrivere per davvero. aumentare le descrizioni in quelle parti, per esempio. io non ho idea di come sia davvero laura! non so, magari la descrivi meglio più avanti nel romanzo, ma non c’è una che una descrizione seria degli ambienti. questo può andar bene nella storia nella storia, ma non quando assumi il ruolo di terzo raccontatore.

#61 Comment By Babbollu On 14 marzo 2009 @ 20:40

come seconda cosa (ho iniziato un nuovo post perché l’altro, altrimenti, diventava troppo lungo e mi impallava il pc, non so perché), devi, secondo il mio punto di vista, aumentare le scene in cui ci si stacca dalla storia nella storia e si parla della “vera” laura. la parte che dovrebbe essere l’esempio negativo ha assunto, per come hai impostato tu la storia, un ruolo preponderante scalzando le vicende principali (che dovrebbero essere quelle della laura reale, non quella immaginaria). il risultato lo puoi ben immaginare da te: noianoianoia. è logico che, come tu stessa dici, quella parte è l’esempio negativo, se le dai un ruolo tanto importante il romanzo stesso diventa negativo. non coinvolge il lettore. ho letto 48 pagine di nulla. fumose. personaggi che non vedo, in ambienti che non conosco e con una storia insulsa. che mi starebbe anche bene, perché era quello il tuo intento, ma se non lo intermezzi con spezzoni della vita reale di laura narrati bene, tutto il romanzo diventa così e perde attrattiva.

questa è l’impressione che ho avuto dalle prime 48 pagine. lo finirò comunque di leggere, perché per il resto è ottimo: scorrevole, con qualche battuta ogni tanto davvero divertente (potresti inserirne di più nella parte noiosa per tenere comunque alto l’interesse del lettore, sarebbe un buono stratagemma). aspetto una tua risposta.

#62 Comment By l89 On 14 marzo 2009 @ 22:47

@Babbollu

Non so quali fossero le intenzione dell’autrice ma dubito che Laura sia così sveglia da sapere che cos’è un’embolia gassosa e da mettersi a controllare che non ci siano bolle nella soluzione prima di iniettare, se lo facesse la coerenza del suo personaggio ne risentirebbe parecchio.

#63 Comment By Babbollu On 14 marzo 2009 @ 23:13

… e io che ho detto? ho detto che mi sta bene che laura non sappia queste cose, perché la sua storia deve essere un esempio negativo di come si scriva (comprenda dunque la disinformazione e la pochezza narrativa). il problema è che poi quando il narratore non è più laura, ma gamberetta stessa, allora deve portare delle scene scritte come si deve.
in pratica: le scene raccontate da laura all’interno della storia (per intenderci: nella prima parte, quelle in cui combatte con i gatti) devono essere scritte male; le altre (quelle narrate da gamberetta, cioè quelle in cui laura parla con i gargoyle) devono essere DI PIÙ (soprattutto, per dar ritmo alla narrazione) e scritte meglio di come siano nella prima parte.
ora sto leggendo la seconda e mi ricorda tanto il film “big fish”. non so se ne abbia tratto spunto, è una mia sensazione. più che altro, di questa parte non ho ancora capito il senso, perché laura descrive meglio la storia (nella storia) rispetto alla prima, quindi vengono a mancare i presupposti di una sua mediocrità come narratrice. non so, vediamo come si evolve. vorrei tanto poterne parlare faccia a faccia con l’autrice per capire.

#64 Comment By Babbollu On 14 marzo 2009 @ 23:23

mi correggo. non big fish. alice nel paese delle meraviglie. la seconda parte mi ricorda alla grande quella favola.

#65 Comment By Drest On 15 marzo 2009 @ 00:29

Letto.
No, personalmente non lo comprerei. C’è da dire che l’urban fantasy non mi intriga molto.
Non sono abbastanza competente per farne una disamina tecnica, quindi ti spiegherò brevemente perchè non mi è piaciuto molto.

Il libro è indubbiamente molto fantasy: ci sono diverse trovate divertenti e originali (i criceti mirini su tutti, fantastici, credo li userò in qualche campagna di PnP). Il problema però è che tutti questi elementi non si legano bene con una trama quasi inesistente, troppo, almeno per i miei gusti, “onirica” (non so se il termine calzi…diciamo anche nonsense). Le tre parti sono praticamente slegate e molto diverse tra loro e questo non aiuta di sicuro una pubblicazione; più che un romanzo sembra una raccolta di racconti brevi.
Laura è dipinta come un’idiota (e non un idiota divertente, o almeno non molto, anche se, come fatto notare da altri, non è un’idiota comune), e questo può andar bene avendo altri personaggi a sostegno, ma così, con solo lei durante tutta la storia (gli altri personaggi sono appena abbozzati – anche Carlo – probabilmente perchè volevi tenere la storia stringata), mi sono stufato presto sia di lei che delle sue avventure.
E qui arrivo all’ultimo appunto che mi sento di farti: va bene non avere l’obbligo di scrivere un tomone da 1000 pagine, ma le tue 200 stringate forse sono troppo poche, potrebbero accogliere più dipinti delle aventure di Laura; oltre ai dettagli, molto viene lasciato all’immaginazione del lettore, e questo, almeno a me, ha infastidito.

Comunque, voglio farti i complimenti: la *fantasia* non ti manca.

#66 Comment By Babbollu On 15 marzo 2009 @ 01:05

ragazzi. sono a pagina 85. sono quasi a metà romanzo. rimpiango il manuale di diritto canonico.
mi spiace, davvero. son partito con l’idea di trovare un bel romanzo. se qualcuno mi puntasse una pistola alla tempia e mi dicesse: “leggilo fino in fondo o ti faccio saltare le cervella” gli risponderei: “spara pure: soffrirò di meno.”
non capisco. non so, sarò stupido io. questo pomeriggio scherzavo nella differenza fra supercazzola e genialità. evidentemente non mi sbagliavo più di tanto, perché la parte seconda mi sembra una supercazzola infinita. drest ha perfettamente ragione: non c’è mai un rapporto causa-effetto, è onirico. il senso che avevo faticato a trovare per la prima parte sembra essersi volatilizzato con la seconda o, quantomento, la noia è assurta a livelli tali da farmi passare l’interesse a che abbia un senso. il lettore si trova catapultato in una realtà che deve solo leggere, della quale non capisce le regole e dalla quale si estranea.
chiunque l’abbia letto e lo trovi divertente mi lascia perplesso. nella seconda parte scompaiono persino le battutine acide che nella prima avevano di tanto in tanto ridestato l’attenzione. gli scoiattoli mirino, sinceramente, non li ho trovati per nulla divertenti. sono un vaneggiamento come il resto della storia.
ripeto, vorrei tanto parlare “faccia a faccia” con l’autrice per avere chiarimenti.

#67 Comment By Angra On 15 marzo 2009 @ 01:44

@babbollu

chiunque l’abbia letto e lo trovi divertente mi lascia perplesso

Lieto di perplimerti.

il testo è sostanzialmente corretto, salvo qualche “e” e “o” congiunzione in seguito a delle virgole.

Forse te lo diceva la maestra delle elementari che la virgola non si mette mai davanti alla congiunzione, ma è una solenne stronzata.

#68 Comment By Babbollu On 15 marzo 2009 @ 02:11

mi fa piacere vedere che c’è sempre lo sceriffo di turno ad ergersi paladino della giustizia…

1) pag. 13 – Sbaglio, o i Cinque Spiriti ora non ci sono?
2) pag. 9 – La vita era un tragico balletto che si concludeva tra le lacrime degli
spettatori, e il mondo era una discarica [...]

questi sono errori. in altri casi può essere usato, in questi no. avevo anche detto che fossero errori di poco conto, perché, avendo scritto anche io un romanzo, so quanto sia difficile scegliere una punteggiatura che rispecchi quanto più possibile il parlato e che, al tempo stesso, segua le regole grammaticali. i difetti pesanti del romanzo che ho rimarcato sono ben altri.
detto questo, penso che gamberetta si sappia difendere da sola e non abbia bisogno di qualcuno che faccia lo splendido usando un termine inventato da corrado guzzanti.
quando vorrai discutere costruttivamente, fammi un fischio.

#69 Comment By Babbollu On 15 marzo 2009 @ 04:04

detto questo, poiché non vorrei che gamberetta si offendesse per i miei commenti, ci tengo a sottolineare, come ho detto in altri post, che la ritengo una persona intelligente e divertente. anzi, da quando ho cominciato a leggere questo blog, son davvero curioso di conoscerla per avere scambi di opinioni. semplicemente non trovo il suo romanzo di mio gradimento perché non soddisfa dei requisiti che io ritengo fondamentali. poi può essere un problema tanto mio, di incompatibilità con i miei gusti, quanto del romanzo stesso, di effettiva carenza di ritmo e appeal.
anche io ricevo critiche sul mio romanzo dagli amici a cui l’ho fatto leggere: talvolta le reputo giuste, su cose che non avevo valutato e che richiedono una correzione, talaltra sono loro a non aver capito la mia scelta o a non essere d’accordo.

#70 Comment By Angra On 15 marzo 2009 @ 08:33

@babbollu

Quel “chiunque l’abbia letto e lo trovi divertente mi lascia perplesso” è offensivo. Sei padronissimo di offendere gli altri, niente di grave, ma non nascondere la mano dopo aver lanciato il sasso. Tu non stai affatto cercando il dialogo costruttivo, stai facendo il furbetto.

Venendo al punto,
1) pag. 13 – Sbaglio, o i Cinque Spiriti ora non ci sono?
2) pag. 9 – La vita era un tragico balletto che si concludeva tra le lacrime degli spettatori, e il mondo era una discarica [...]

questi sono errori. in altri casi può essere usato, in questi no.

No, dici una stronzata, e il fatto che lo ritieni un errore di poco conto non la rende una stronzata più lieve: il punto è che vorresti dimostrare competenza e invece esordisci con una stronzata. Nel post precedente ti avevo messo un link al sito dell’Accademia della Crusca dove si parla proprio dell’uso della virgola prima della e, faresti bene a leggerlo.

#71 Comment By Gamberetta On 15 marzo 2009 @ 11:06

@Babbollu. Comprendo il tuo “entusiasmo” nel commentare ogni venti pagine o giù di lì, ma potevi tranquillamente esporre il tuo parere in un commento unico alla fine.
In ogni caso:
- Definisci (con Drest) il romanzo “onirico”. È vero. La differenza è che tu usi questo aggettivo in tono dispregiativo, per me è un complimento. Non è facile ricreare l’atmosfera tipica dei sogni. Io sono contenta di esserci riuscita.
- Il romanzo non è scritto male. Almeno dal punto di vista della tecnica narrativa. Può non piacere, può avere svariati difetti, e avrebbe potuto essere scritto meglio, ma non è scritto male.
- Manca una descrizione fisica di Laura perché è inutile ai fini della storia. Laura non ha nessuna caratteristica fisica saliente, né il suo aspetto cambia nulla nella vicenda. Dunque ognuno può immaginarla come vuole. Inoltre, essendo sempre la telecamera sulla sua spalla o nella sua testa, non c’è mai l’occasione d’inquadrarla.
- Per le descrizioni in generale. Può essere che sia stata troppo stringata, è stata una scelta dovuta a da due esigenze:
* Dare sempre un ritmo molto alto alla storia.
* Mantenere sempre il punto di vista di Laura. Laura è come un animaletto: se le mostri una pallina colorata salta felice e concentra tutta la sua attenzione su quel giocattolo, quando togli la pallina l’attenzione diminuisce e l’ambiente sfuma nel generico.
Laura è colpita dai singoli bizzarri particolari, non ha l’acume per un quadro d’insieme, dunque ci possono essere ben poche descrizioni particolareggiate o “ariose”. Ovviamente ci sono vantaggi e svantaggi: il vantaggio è avere un personaggio (secondo me) simpatico. Lo svantaggio è che il lettore potrebbe appunto essere frustrato da questo punto di vista limitato.
Ma, nota generale, è meglio descrivere poco piuttosto che descrivere troppo.

Per la storia delle virgole:

Senz’altro ci sono casi più rigidi in cui la posizione della virgola risulta più vincolante dal punto di vista logico-sintattico (ad esempio, tra soggetto e verbo, tra verbo e complemento oggetto, tra un nome e un suo aggettivo, ecc.) ma, normalmente, l’uso della virgola resta una scelta stilistica personale, un modo per dare rilievo espressivo a singoli elementi di un testo, una maniera per conferire un particolare ritmo alla narrazione, ma, soprattutto, una scelta che determina significativamente lo stile comunicativo di un autore.

L’Accademia della Crusca, nell’articolo citato da Angra. Come vedi non potresti parlare di errore neppure se la virgola fosse tra soggetto e verbo (“più vincolante”, non in assoluto vincolante).
Dunque è: Sbaglio[breve pausa] o i cinque spiriti ora non ci sono?
La virgola è lì per indicare quella pausa.

#72 Comment By Novek On 15 marzo 2009 @ 11:15

A me è il romanzo breve è piaciuto: una storia divertente e ricca di fantasia, che sconfina nel bizzarro e nel grottesco (geniale il furetto-flambé! XD ) ma che mantiene sempre la sua scorrevolezza, anche nei dialoghi, e la sua coerenza. Fantastiche pure le citazioni, in particolare al “racconto giapponese che inizia con il Kappa…” :D

Non mi vedo d’accordo con certe critiche, per me il punto di forza della trama sta nel suo essere scanzonata, in contrasto anche a certe scene, e personalmente la parte che ho preferito è stata proprio la seconda, quella più onirica e fantasiosa.

Quindi in bocca al lupo per la pubblicazione!

#73 Comment By Babbollu On 15 marzo 2009 @ 11:45

mai detto che sia scritto male. ho detto che la parte in cui è laura a narrare sia scritta volutamente male per scelta narrativa (anche se qui volevo farti notare che mi è sembrato un po’ strano che all’inizio non sapesse scrivere per niente – molie, ecc- e poi azzeccasse tutti i congiuntivi o facesse alcuni citazioni e ragionamenti non proprio mediocri. per carità, non ti devo dire io quanto sia ignorante il tuo personaggio, ma mi ha lasciato un po’ interdetto), ma che, per il resto, lo stile sia molto scorrevole.
beh, il termine onirico assume necessariamente un’accezione negativa, in questo caso: hai chiesto un parere sulla vendibilità del prodotto e per me questo carattere impresso al romanzo è eccessivo. come tu stessa hai detto in altre recensioni, se non ricordo male in quella de “le chiavi del cassonetto”, far estraniare con le proprie scelte stilistiche il lettore non è mai bene e, personalmente, l’effetto che ottieni è quello. ho detto che chi lo trova divertente mi lascia perplesso perché ritengo che, per trovare interessanti quelle parti, si deve necessariamente essere interessati a determinati ambienti culturali: quello manga, quello onirico. dato che sono ambienti che abbracciano, quantomento insieme (io leggevo manga anni, fa, ora non più), una cerchia di lettori piuttosto ristretta, dal punto di vista di una persona che lo debba comprare e di una casa editrice che lo debba pubblicare, è un suicidio.
in sostanza, mi sta benissimo che tu mi dica: “sono scelte narrative; è il mio libro, ci faccio quel che mi pare”, ma se parti dal presupposto di una valutazione per la sua vendibilità, il giudizio è negativo.

#74 Comment By CMT On 15 marzo 2009 @ 11:58

@Babbolu: ribadisco che sì, puoi dire che un personaggio è geniale, ma non riuscirai mai a farlo agire _praticamente_ in maniera più intelligente di quanto faresti tu, perché non ci arrivi (o se ci arrivi non è vero che non sei altrettanto intelligente), tutto qui.

Sulle virgole, spiacente, hai torto, e proprio quei tuoi due esempi sono casi in cui la virgola ci sta benissimo lì dove è stata messa.

@Gamberetta: per me laura è tutto fuorché simpatica !___! È interessante come personaggio, te l’ho già detto, ma come “persona” a me sta decisamente sulle scatole :D

#75 Comment By Darlene Alibigie On 15 marzo 2009 @ 12:41

Qualunque commento sull’uso più o meno corretto delle virgole non ha senso. Contrariamente a quanto possono avervi insegnato a scuola, in italiano non esistono vere e proprie regole riguardanti la punteggiatura; ci sono solo convenzioni, il resto è una questione di gusti.

#76 Comment By zeros On 15 marzo 2009 @ 14:05

Vorrei leggere il romanzo ma proprio non riesco a scaricarlo: del file RTF riesco a scaricare al massimo 180 Kb, del PDF proprio nulla, delle altre versioni solo file incompleti che non funzionano.
Spero che la cosa si possa risolvere perché sono piuttosto curiosa :)
Buon lavoro di revisione|

#77 Comment By Gamberetta On 15 marzo 2009 @ 14:20

@zeros. Non so, può essere che oggi l’hosting abbia dei problemi. Riprova fra un po’, altrimenti, se vuoi, te lo mando via mail.

#78 Comment By Valberici On 15 marzo 2009 @ 14:40

Premetto che ormai rifuggo da ogni tipo di giudizio o considerazione oggettiva.
Quindi ti dirò che a me piace. Potrebbe piacermi maggiormente se ci fossero almeno 100 pagine in più. A volte la storia è troppo “densa” di accadimenti e personaggi. Anche il tempo scorre a tratti un po’ troppo veloce.
Il mio voto soggettivo, da uno a dieci, è sette. :)

#79 Comment By Drest On 16 marzo 2009 @ 20:52

Aggiungo al commento:
Per me Onirico non è negativo nè positivo, di per se. Gaiman ci gioca molto, sull’onirico (e sandman lo amo alla follia), e lo fa bene (anche grazie al mezzo – almeno per sandman), trascinandosi dietro il lettore.
A me il tuo romanzo (beh, la seconda parte, la prima e l’ultima non lo sono) non ha trascinato; più che altro mi sono sentito buttato di peso nella tana del bianconiglio, ma senza poterla vedere appieno, solo attraverso gli occhi (e le descrizioni stringate) di Laura.
Non so, io non sono uno scrittore, però facendo il master di D&D ho imparato che certe volte la narrazione e la coerenza devono passare in secondo piano, se non sono più “godibili” loro stesse, altrimenti si perde l’attenzione dei giocatori.
Per me è stato uguale: narrativamente è corretto che sia fatto così, ma è poco sopportabile e ammazza il resto.
Non ti sei scelta un soggetto tanto facile da riportare in un libro eh? ;)

Detto tutto questo, non vorrei sembrare ostile: adoro questo blog, e stavo per spedirti una mail per sapere se la barca si fosse dispersa in una tempesta!

#80 Comment By Gamberetta On 16 marzo 2009 @ 21:25

@Drest. Non sei ostile, tutt’altro. E poi se il romanzo, o parte di esso, non ti ha “preso”, fai benissimo a dirlo.
Probabilmente il bizzarro filtrato per di più da un punto di vista particolare risulta troppo bizzarro per chi non apprezzi lo strano in sé. O forse potevo far meglio io. Raccolgo pareri apposta per chiarirmi meglio le idee.

#81 Comment By Jessica On 16 marzo 2009 @ 23:12

Ciao, mi chiamo Jessica e sono capitata qui per caso mentre cercavo informazioni su alcune case editrici. Anche io mi sto informando per pubblicare il mio libro Fantasy, ho iniziato a spedire qualche mese fa!
è sempre un piacere scambiare qualche idea con pensone che condividono la stessa passione, quindi ho deciso di lasciare un commento!
Per prima cosa complimenti, ho letto le prime 19 pagine e per ora lo trovo scritto bene ed è molto scorrevole… in compenso (forse è il mio PC) nel formato x testi arriva solo fino a pagina 19, quindi lì mi sono fermata!
Cercherò di scaricare la parte restante…!! ^^
Ah, ti volevo dire… se hai intenzione di pubblicarlo come inedito (che io sappia, ma è possibile che mi sbagli) non dovrebbe essere stato pubblicato in nessun modo. Mi spiego: alcune case editrici definiscono inedito un manoscitto che non sia stato mai pubcliacato, anche per mezzo internet, per almeno la maggior parte (x es: pubblichi 4/10 del manoscritto, ma non i 10/10 totali) altre invece intendono in complesso.
Non ho la certezza di questo, al massimo prova a fare una ricerca, non vorrei che il tuo sogno di pubblicare il tuo lavoro non avvenga per questo.

Scusa se mi sono intromessa così all’improvviso ^^ ma mi sono sentita di dirtelo! Comunque appena terminerò di leggere lascerò il mio commento!

Jessica

#82 Comment By Drest On 17 marzo 2009 @ 00:39

Probabilmente il bizzarro filtrato per di più da un punto di vista particolare risulta troppo bizzarro per chi non apprezzi lo strano in sé.

probabilmente per me è questo: deve essere veramente GENIALE perchè mi prenda il bizzarrobizzarro.

#83 Comment By Paolo S On 19 marzo 2009 @ 17:52

Ciao. 3 cose:
1, quando manderai il manoscritto alle case editrici (e ti consiglio di non spedire i PDF, ma di mandare uno stampato) lasciaci ampi margini e usa un corpo mediogrnade, tipo 14 o 15. Gli editor e i “lettori” non sono tutti giovanissimi e i non più giovani apprezzano corpo grande e ampi margini.
2, ma veramente i “giovani d’oggi” dicono vecchia bacucca? A me fa strano: è un espressione che usava mia nonna, il che è tutto dire. Va bene non usare un linguaggio “giovanileggiante”, ma non simulare nemmeno un linguaggio che non è il tuo. Editor e lettori hanno un sonar per queste cose.
3, mi sono fermato a pagina 7, qui: “Annuì. Posò il gessetto contro la lavagna. Il nero della grafite sembrava volerla inghiottire. Invece non successe niente.” La grafite? Non sono fatte di ardesia, le nostre lavagne (wikipedia IT conferma!)? Ammesso che le lavagne uso oggi non siano quelle verdi e sintetiche ecc ecc. Niente qui nella frase segnala che l’ignoranza sia di Laura, e non dell’autore. Attenzione, perché l’effetto ispira antipatia: questo qui piglia in giro la ragazzina scema e ignora persino che le lavagne sono di ardesia. Sarebbe meglio girare la frase in modo che attribuisca chiaramente l’errore a Laura e non all’autore, se l’intento è questo…
[to be continued...]

#84 Comment By Gamberetta On 19 marzo 2009 @ 18:26

@Paolo S. Sì, probabilmente hai ragione riguardo a “bacucco” (infatti mia nonna lo dice sul serio ^_^), ma questo non vuole essere un romanzo realistico in quel senso. Altrimenti Laura dovrebbe anche sbagliare tutti i congiuntivi e infilare di continuo parolacce.
Il romanzo è ambientato in un generica Città forse negli anni 2000, non a Milano, Roma o Torino nel 2009. Laura non è gggiovane. È stupida ma non in quel senso.

Per le lavagne, ci sono anche in grafite. E mi sembrava un termine più alla portata di Laura. Non di meno forse è da togliere (ma sostituirlo con ardesia non migliora la situazione).

Ora, un piacere: non commentare ogni poche pagine, fai un commento solo alla fine, rende la conversazione più semplice.

#85 Comment By Melaenia On 19 marzo 2009 @ 23:42

una semplice domanda: non è per cattiveria, anzi XD
Sapessi quante risate mi sono fatta con le tue critiche.
Qual’è il tuo libro preferito?

#86 Comment By Gamberetta On 20 marzo 2009 @ 15:07

@Melaenia. In assoluto Don Chisciotte, come fantasy Cuore d’Acciaio di Swanwick.

#87 Comment By elmastro On 21 marzo 2009 @ 01:47

Mannaggia.

Mi sono fermato alla fine della seconda parte… O meglio all’inizio della terza.

La prima parte è semplicemente Ottima. Demente, ignorante, priva di ogni contatto con la realtà (laura intendo).

descrive e sfotte con brillante sarcasmo la lettrice tipo di Twilight… O almeno, la lettrice tipo di Twilight come a me piace immaginarla.
E’ scorrevole, si legge tutta d’un fiato, fà ridere.

La seconda parte cambia completamente registro.
Immagino che il libro di per sè sia una specie di critica del classico fantasy bestseller moderno, che in genere è tutto fuorchè un bel libro.
Percò la mia impressione è che tu ci dia troppo dentro con la “critica” al punto da appesantire inutilmente tutta la storia… Io l’ho letta come una specie di allegoriqa di quello che si trova in libreria, ma nel complesso è così pesante da togliere la voglia di andare avanti.
L’elemento fantastico è così eccessivo da risultare quasi nauseante, la storia và a avanti trascinandosi, un evento insensato dietro l’altro, e sebbene io sia conscio (o almeno io l’ho interpretato così) che si tratta di “satira letteraria”, non riesco a trarne un sorriso od una ghignata.

Laura è stupida, Ok, è in un mondo fantasy stupido, ok, gli incontri e gli avvenimenti sono surreali, ok… Ma poi?
Cosa mi dovrebbe far continuare la lettura?

E’ come leggere un saggio brilante ed arguto, che l’autore ha voluto però allungare inutilmente.

Da quello che ho letto finora, potresti pubblicare come romanzo breve la prima parte, il resto… Stanca.

Ora mi metto a leggere la terza parte. Forse era il sonno, forse gli occhi stanchi.
Vediamo come và a finire.

#88 Comment By Warp On 21 marzo 2009 @ 18:39

Non vedevo l’ora di commentare questo libro.

Comincerò dal principio.

Ho sempre adorato le tue recensioni, così cattive ma al tempo stesso veritiere condite da un sarcasmo pungente. Ogni volta che ne trovavo una nuova la stampavo e la leggevo a chiunque.
E i miei parenti ridevano.
Il fatto più preoccupante è che non avevano mai letto nessuno di quei romanzi, però ridevano (o mi compativano).
“ahah! Ma chi scrive queste recensioni?”
“Una grande alcolizzata” scherzavo io. Ma GRANDE lo pensavo veramente.

Però piano piano un dubbio si insinuava nella mia testa.
Tutti possono scrivere cose cattive: c’è chi lo fa con stile, ma ne è capace il mondo intero di sibilare umilianti frasi su un sito internet.
Un mio amico me lo ripeteva spesso, però non volevo crederci…
Gamberetta? No, lei è una Grande!

Dovevo dimostrarglielo! e finalmente… Ecco il libro!
Quale miglior prova del fatto che una persona non sa solo criticare ma sa anche il fatto suo?
L’ho iniziato subito. Sono circa a pag130. Di seguito alcuni errori che ho trovato in seguito ti invierò la recensione.

Cap1 I gargoyle sono impassibili in troppe frasi.
Cap4 “Un paio di cuscini e delle coperte. Aveva usato le coperte…”
inserirei “Le aveva usate…”
Poi non ho fatto una ricerca approfondita per cui non ti so dire altro però t’invierò presto un’accurata recensione dove ti esporrò l’opera.
Se poi ti piace la potresti pubblicare sul sito ^^

Grazie per l’attenzione,
continua così
Warp

#89 Comment By p.coso On 22 marzo 2009 @ 12:34

@Gamberetta. Se Don Chisciotte è il tuo romanzo preferito, ti consiglio di leggere Gogol’, soprattutto i racconti.

#90 Comment By Conva On 25 marzo 2009 @ 01:17

Devo ammettere che per leggere storie “bizzarre” ho speso molto più di 15 euro,considerando che erano molte meno le pagine…
(Oppure dovrei cambiare libreria…i prezzi di quelli là mi puzzano..XD)

In sostanza hai creato una atmosfera mooooooolto buona ( non perfetta perchè credo che la perfezione sia irraggiungibile da chiunque, ma poco ci manca.) e devo dire che,parlando per me , assiduo lettore di tutto ciò che salta fuori dalle menti più strane del pianeta, mi ha preso veramente.

Concludo con un bel in bocca al lupo, e spero tantissimo che continuerai su questa strada.

Ciau!

P.s: La gara di Haiku in appendice è veramente una chicca!:P Hai sciolto il mio cuore di Nippomane!XD

P.p.s: a proposito di roba strana e nippomani, ti consiglio caldamente
“Sayonara, Gangsters!” di Takahashi Geni’chiro. See ya!

#91 Comment By Gamberetta On 25 marzo 2009 @ 16:17

@Conva. UAU! Grazie! Sono felicissima che qualcuno abbia davvero apprezzato il lato weird del romanzo. E grazie anche per la segnalazione, mi vergogno ad ammettere che non conoscevo tale autore (e invece pare che il Geni’chiro sia tutt’altro che uno sprovveduto).

#92 Comment By the4rald On 26 marzo 2009 @ 10:19

In generale la penso come Drest.
In particolare, Laura ha una doppia valenza nel testo e non mi convince in pieno: è la chiave per accedere alla “demenza onirica” con cui sono dipinte le avventure – che sono qui godibilissime in funzione della narrazione di Laura stessa, più che per i contenuti reali – ma c’è uno scalino esagerato fra la Laura narrante e la Laura agente, specialmente nella parte centrale.
La storia non ha una sua coerenza interna, forse il romanzo unico non rende bene in questo senso. Unito al ritmo molto alto e alla difficoltà di inquadrare il mondo in cui tutto si svolge (e farlo attraverso Laura è faticoso, divertente ma limitante) ciò comporta la nascita di un microcosmo inadatto a qualcosa di così articolato: preferirei storie brevi o brevissime, quasi che Laura sia da “assumere a piccole dosi”.

Detto questo, nonostante sia risultato divertente e abbia invenzioni degne di questo nome, il testo non mi ha preso appieno; complimenti comunque per lo stile e l’ottimo risultato raggiunto all’esordio.

#93 Comment By Serena On 29 marzo 2009 @ 18:16

Ti stimo devotamente!
***Laura è trp karina e simpa!!!*** :D

Per ricambiare le risate condivido con te e con i lettori questa elevatissima parodia che ho trovato oggi navigando qua e là di un noto film tratto da un noto libro…
http://www.cineblog.it/post/15758/twilight-una-divertentissima-parodia-italiana

#94 Comment By Anacarnil On 30 marzo 2009 @ 19:53

Con notevole ritardo, trascrivo le mie impressioni.

Prima di tutto una valutazione generale: carino, ma arrivato a metà ho fatto fatica a finirlo. Troppo splatter che mi pare immotivato, poi una valanga di “stramberie” che, personalmente, non mi hanno dato nulla (se non disorientamento). Probabilmente i tuoi gusti sono questi, ma l’impressione che ho avuto è quella di una fantasia che se ne va per i fatti suoi, senza riuscire a formare un quadro preciso (come diceva quello spot “la potenza non è nulla, senza controllo”).

Devo riconoscere che però fino alla gara di haiku, gridavo al miracolo. Davvero, la prima parte mi è piaciuta, stramba, ironica al punto giusto. L’inizio della seconda mi ha dato un flavour miyazakiesco (non saprei definirlo meglio), con quel serpente-bus, il biglietto animato eccetera. Poi, invece, mi è parso che volessi più che altro torturare la tua protagonista piuttosto che raccontare una storia, spargendo sangue e membra il più possibile nella tua opera di distruzione dei canoni fantasy.

Riguardo allo stile, si vede la tua mano nel romanzo. Però certe cose che trovo adatte ad un post su un blog, trovo che stonino in uno scritto. Mi riferisco a:

- moltissimi corsivi che usi per rafforzare un termine, specie nel parlato. Un po’ vanno bene, così trovo che perdano efficacia;
- molte volte scrivi sostantivi astratti con la maiuscola, come se fossero entità ben precise (l’Ironia, la Rabbia, il Senso di Colpa, la Verità, ecc.);
- commetti un sacco di ripetizioni, a volte davvero troppo ravvicinate per essere giustificabili;

Un’ultima nota sulla verosimiglianza: Laura viene arrestata (per l’omicidio del professor Cosenza) e nel giro di poche ore viene scagionata. Queste sono cose da favoletta, nella realtà un arresto avviene in presenza di gravi indizi o prove, e col cavolo che si esce semplicemente dicendo di non aver fatto nulla. Anche in un altro punto ho notato una scarsa conoscenza giuridica: quando Laura viene arrestata a Foltone lo gnomo dice:

” Mi spiace ma per legge non posso vendere mirini ai pregiudicati.”

ma lei è solamente in arresto… per essere pregiudicati serve una condanna.
Visto che sei una persona piuttosto precisa, queste le dovresti correggere.

#95 Comment By Gamberetta On 30 marzo 2009 @ 21:57

@Anacarnil.

Un’ultima nota sulla verosimiglianza: Laura viene arrestata (per l’omicidio del professor Cosenza) e nel giro di poche ore viene scagionata. Queste sono cose da favoletta, nella realtà un arresto avviene in presenza di gravi indizi o prove, e col cavolo che si esce semplicemente dicendo di non aver fatto nulla.

E chi dice che siano passate poche ore? Non c’è scritto, c’è solo scritto che venne rilasciata quando fu appurato che non era stata lei. Magari ha fatto appello al Tribunale della Libertà ed è passata una settimana, o anche più, non è incoerente con il resto della storia.

“Mi spiace ma per legge non posso vendere mirini ai pregiudicati.”
ma lei è solamente in arresto… per essere pregiudicati serve una condanna.

Secondo il De Mauro, pregiudicato: “persona che ha già subito una o più condanne penali o misure di sicurezza personali”. Direi che essere arrestati è una misura di sicurezza personale. Inoltre è una battuta dell’Alto Gnomo, che (ipocritamente) ci tiene ad apparire zelante con le forze dell’ordine: se ti arrestano è come ti avessero già giudicato, figurati se il nostro sceriffo si sbaglia!

#96 Comment By Diarista incostante On 31 marzo 2009 @ 12:33

Col treno della ghiaia arrivo anche io.
Ho provato a leggerlo, ma alla fine ho desistito, mi dispiace. Ho abbandonato la lettura poco dopo la prima parte.
Il fatto è che non ho trovato un appiglio che mi permettesse di andare avanti: la protagonista non mi piaceva, e la vicenda era così bizzarra che non riuscivo ad appassionarmi.
Però la storia è scritta bene, ottimo ritmo (pure un po’ troppo frenetico alle volte) e dialoghi davvero credibili (ci si sente la tua voce dentro, a tratti pure un po’ troppo, a volte i personaggi finiscono per avere una voce simile). Alcune metafore sono proprio belle (carote = tessere del domino).

In definitiva i casi sono due: o è tutta solo una questione di gusto per lo strampalato che tu hai e a me difetta, o magari potresti riscriverla con una Laura meno idiota (diciamo insopportabile? Diciamolo) e qualche sprazzo di quiete qua e là. Decidi tu.
In ogni caso brava.

#97 Comment By CMT On 31 marzo 2009 @ 17:02

Sull’arresto e la battuta dello gnomo non mi sembra ci sia nessuna necessità di verosimiglianza, considerando che l’intero contesto è di per sé surreale. Se anche fosse stata rilasciata prima ancora dell’arresto non avrei visto alcun problema nella cosa, non ha certo meno senso del bus serpentone o della fiammella parlante… ^__^;

#98 Comment By Gamberetta On 31 marzo 2009 @ 18:19

@Diarista incostante. Il tuo commento mi preoccupa un po’: nel senso che la prima parte è di gran lunga quella meno bizzarra. Poi la storia è molto più stravagante. Ho paura che l’ultimo anno a base di new weird e film giapponesi abbia un attimo falsato la mia prospettiva. Ma forse non è un male.

#99 Comment By Anacarnil On 31 marzo 2009 @ 22:27

@Gamberetta.
Dire che può essere passato molto tempo non mi convince. In tutto il romanzo non ricordo salti temporali apprezzabili, e comunque mai nel mondo realistico in cui vive Laura. Che nel giro di tre righe passino giorni o settimane, senza che nemmeno sia scritto, a me appare una forzatura. E se eliminassi la parte dell’arresto? Non credo che si perderebbe moltissimo.

Sul termine “pregiudicato” ho i miei dubbi. Sul dizionario Garzanti dà la stessa definizione che avevo trovato su un dizionario etimologico: “chi ha riportato in passato condanne penali”. Vedrò se trovo l’esatto significato giuridico.

@CMT.
Non credo che il fatto che si tratti di un romanzo surreale giustifichi eventuali errori. Altrimenti ricadiamo nel classico “è fantasy”, e giù con gli archi lunghi tesi dai bambini e dagli eserciti sconfitti da una manciata di straccioni che ha costruito una flotta in trentadue minuti netti.

#100 Comment By Diarista incostante On 1 aprile 2009 @ 09:36

@Gamberetta
Sì, scusa, mi rendo conto che non mi sono spiegata in dettaglio.
Nella prima parte ho avuto difficoltà con Laura, che come ti ho detto non mi piaceva, poi ho iniziato la seconda parte e lì è saltato fuori anche il bizzarro e nell’insieme per me è stato troppo e ho lasciato perdere.
Come hai detto tu non è per forza un male, potrebbe essere solo una questione di gusti. Di opinioni ne hai sentite e ne sentirai ancora tante, quindi tira le somme e vedi tu.

#101 Comment By CMT On 2 aprile 2009 @ 12:49

@Anacarnil: io non ho detto che il surreale giustifica gli errori. Quello che ho detto è che in un mondo surreale è perfettamente plausibile che la giustizia non segua lo stesso iter del mondo reale. Il problema è che quando tu dici

nella realtà un arresto avviene in presenza di gravi indizi o prove

dovresti aggiungere un bel “nostra” prima di realtà, e non è davvero nella nostra realtà che si situa la scena in questione. In realtà non sarebbe neanche necessario il surreale per giustificare la cosa, semplicemente non si può dare per scontato (o richiedere) che il sistema della giustizia di un mondo X sia identico a quello italiano. Prendi il sistema cardassiano di Star Trek, ad esempio, dove il colpevole viene riconosciuto tale prima di fargli il processo. Non c’è nessun problema di verosimiglianza: lì funziona così, punto.

#102 Comment By izzy On 2 aprile 2009 @ 22:02

Ciao Gamberetta.
Anche se credo sia ovvio, dico subito che non ho letto tutti i 100 e passa commenti, quindi se ripeto cose già dette abbi per favore pazienza.

Ho letto tutto il tuo romanzo, e ci ho messo anche poco. La storia è particolarmente surreale, una letteratura a me estranea, e forse per questo l’ho apprezzata: di certo non è un classico fantasy.

In linea di massima mi piace il tuo stile, lo trovo diretto e scorrevole. Ma allo stesso tempo, sotto alcuni aspetti, mi sembra troppo scarno. Il ritmo a volte mi sembra davvero troppo frenetico, e questo è tutta quesione di come scrivi. Inoltre nei cambi temporali di trama (non ho idea del termine tecnico, ma in pratica quando nella storia si passa da una scena ad un altra divisa da un certo periodo di tempo) mi sono sentito spesso confuso, smarrito. Ti ho visto ammonire romanzi perchè pieni di “fronzoli” stilistici che a tuo avviso distrevano il lettore dalla storia, però il troppo “sintetico” mi ha fatto lo stesso effetto. Sono dovuto tornare indietro a leggere le frasi precedenti per capire cosa stesse succedendo, e se ci fosse o no una pausa temporale in mezzo.
Il disorientamento provato nei cambi di scena mi ha ricordato un romanzo di Stross, giungla di cemento, dove avevo ritrovato la stessa difficoltà, con i protagonisti che passavano di palo in frasca senza che si capisse il perché.

Ho alcuni dubbi sulla storia, particolari che non ho capito. Credo sia “colpa” del mostrare a tutti i costi. Forse in alcuni punti ti aspetti troppo dal lettore, che capisca cose che magari solo per te sono facili da capire, essendo l’autrice.
Per quanto tu possa essere brava, credo che a fare l’editing debba essere sempre una figura staccata dall’autore. Tu conosci troppo bene la storia, l’hai stampata in testa, per poterti rendere conto dove la narrazione potrebbe essere troppo povera, e il lettore abbia la necessità di un aiuto nel comprendere le situazioni.

L’ultima parte l’ho trovata pesante, al punto da pensare che alcune scene narrate fossero parzialmente inutili, superflue. Forse perché mi stavo assuefacendo al minimalismo delle parti precendeti. Un cambio di stile troppo brusco.

Se avrei speso 15 euro per questo romanzo? Nonostante creda abbia la necessità di un editing esterno, sì. Anche se devo ammettere che forse ora non lo farei, avendo già letto il romanzo in formato elettronico. Forse mi sarebbe più facile donarti direttamente 3 euro. In ogni caso lo letto volentieri.

Ciao.

#103 Comment By Simone Pietro Spinozzi On 3 aprile 2009 @ 17:47

Ho iniziato a leggere il tuo romanzo da poco, ma da quello che leggo diversi hanno genericamente avuto la mia reazione.

Carina di base, forse hai ecceduto con due cose.

1) Cambi di scena in stile Illuminatus, in quel libro si voleva creare una sensazione di complotto e angoscia nello stesso lettore. In un fantasy come questo una linea temporale con salti cosi’ veloci e’ un po’ come il prato erboso. E’ difficile che la lettura non diventi basata sull’analisi stilistica piu’ che un godersi la storia.

2) l’anti-marysue della protagonista, e’ leggermente troppo forzato. Voler presentare un personaggio senza redenzione riduce l’immedesimazione e anche in questo caso si tratta di distanziare piuttosto che appassionare, si ridacchia della protagonista, ma non ci si interessa di essa.

Continuando a leggere forse trovero’ una evoluzione della protagonista che mi permettera’ di immedesimarmi di piu’ o una linea temporale meno sballottolante per queste prime pagine sinceramente mi sono dovuto sforzare per continuare dopo il primo capitolo.

Ad occhio e croce sembra che tu l’abbia scritto piu’ per rabbia alla solita storiella preconfezionata con lo stampino che non per prendere il lettore. Motivazione da parte mia condivisibile.

Comunque sto studiando anch’io come diventare uno scrittore decente e non ho ancora finito di leggere la tua storia, quindi prendi i miei consigli con un po’ di sale.

#104 Comment By Anacarnil On 4 aprile 2009 @ 15:43

CMT scrisse:
>dovresti aggiungere un bel “nostra” prima di realtà, e non è davvero nella >nostra realtà che si situa la scena in questione. In realtà non sarebbe neanche >necessario il surreale per giustificare la cosa, semplicemente non si può dare >per scontato (o richiedere) che il sistema della giustizia di un mondo X sia >identico a quello italiano. Prendi il sistema cardassiano di Star Trek, ad >esempio, dove il colpevole viene riconosciuto tale prima di fargli il processo. >Non c’è nessun problema di verosimiglianza: lì funziona così, punto.

Non sono così d’accordo :)
Capisco il tuo punto di vista, visto che comunque parliamo di un romanzo fantasy surreale. Però… voglio far notare alcune cose. Ovviamente per pura discussione accademica.
Uno: Tu dici che così va in Italia e non all’estero. Non sono così ferrato in giurisprudenza internazionale, ciò nonostante, la base comune delle leggi nei paesi occidentali è proprio il diritto romano. E comunque in un paese non dittatoriale non credo che si possa arrestare qualcuno senza validi motivi.
Due: Il primo arresto avviene nel mondo di Laura, che ha tutti i tratti del nostro mondo: scuola, professori, Sailor Moon eccetera. I nomi dei personaggi sono italiani e se non ricordo male, l’arresto lo fanno proprio i carabinieri, forza dell’ordine che non mi risulti esistere all’estero.
Tre: Si potrebbe obiettare che anche se il mondo assomigli al nostro e il paese all’Italia, sia una sua versione fantastica con regole sue. Sì, ma da nessuna parte c’è una descrizione dell’ambientazione che mi faccia pensare che sia un mondo fantastico e non il nostro. In Star Trek è evidente che i fatti non si svolgano nella Bassa Bresciana. Nel Signore degli Anelli (per esempio) l’ambientazione originale è molto ispirata a quella delle campagne inglesi, ma si capisce che non si tratta di un romanzo ambientato là.

Riconosco comunque che è un dettaglio, che peraltro ho notato solo io.

#105 Comment By CMT On 5 aprile 2009 @ 11:45

@Anacarmil: ho capito ora di quale arresto stavi parlando. ^__^
Visto che subito dopo ti riferivi allo gnomo, davo per buono che parlassi dell’arresto avvenuto a Foltone, e non di quello per l’omicidio del professore.

Comunque non ho mai detto che le cose funzionino così in Italia e non all’estero, dove l’hai letto? ?___? Ho scritto “italiano” perché era la cosa più logica a cui fare riferimento, “mondiale” sarebbe stato scorretto, e mica mi metto a fare una lista di paesi di riferimento… al più potevo scrivere “reale”, ma tant’è… ^__^

#106 Comment By CMT On 5 aprile 2009 @ 11:46

Ah, per inciso, il Signore degli Anelli _è_ ambientato nelle campagne inglesi. !____!

#107 Comment By Anacarnil On 6 aprile 2009 @ 23:38

@CMT
Scrivendo “italiano”, mi hai fatto pensare che volessi distinguere tra la nostra patria e l’estero. Dilemma risolto.

Sul fatto che ISDA si ambienti nelle campagne inglesi, non concordo. Vero che soprapponendo l’Europa alla Terra di Mezza la Contea non è troppo lontana dall’Inghilterra, ma se non ricordo male, l’Inghilterra viene fatta coincidere con Tol Eressea. Ad ogni modo si tratta di ere differenti: se fosse corretto dire così, dovrebbe anche dire che Attila arrivava dall’Unione Sovietica o.o

#108 Comment By Il cappellano On 7 aprile 2009 @ 15:02

A pagina 79 c’e’ un errore di battitura:

poi lui le ——>fecce<—– cenno di accomodarsi.

spero che la segnalazione risulti utile.

#109 Comment By Gamberetta On 7 aprile 2009 @ 17:13

@Il cappellano. Grazie della segnalazione. Nella prossima revisione sarà corretto.

#110 Comment By Il cappellano On 7 aprile 2009 @ 18:59

Ho finito di leggere, e’ stata una giornata un po’ pigra in ufficio…
La prima parte mi e’ sembrata un po’ sottotono, un po’ parodia dei manga.
La seconda parte l’ho trovata piu’ bella e fresca, in particolare mi e’ piaciuto il viaggio in quel mondo strano (quello dentro il buco dello studio dello psicologo) che mi ha ricordato Alice nel paese delle meraviglie (ma forse e’ solo una suggestione mia). La mia parte preferita.
La terza parte e’ gradevole, molto teoria del complotto, il barbone dio mi ricorda in parte gli dei di Terry Preachett.

L’appendice sugli Haku e’ una piccola perla.

Ho letto tutto durante orario d’ufficio in circa uhmmm 7 ore o giu’ di li. Quindi significa che il romanzo acchiappa.
Non so se ci spenderei 15 euro (forse 15 no, con questa crisi… 6/7 edizione economica gia’ sarebbe meglio).

Beh che dire, ti auguro di essere “fortunata” come un furetto ;)

#111 Comment By arianna On 11 aprile 2009 @ 22:02

prima di iniziare: “mah. quanto bene potrà mai scrivere un critico/editor?”
primo paragrafo: “ma a questa l’italiano fa schifo?”
professoressa Bocci: la cartuccia di nero sente un tremito nella forza
gargoyle & yorkshire: la cartuccia di nero fa testamento
suppergiù pagina 15: la cartuccia di nero si rende conto che sarà sacrificata per una buona causa.
supperpiùgiù nella pagina 15: la cartuccia di nero accetta la cosa.

#112 Comment By arianna On 12 aprile 2009 @ 23:09

Finito…

Per il commento vero e proprio devo rimuginare un po’ di più.

Una cosa: sembra che tu non voglia concedeti nemmeno per un istante il gusto di credere a quello che scrivi. Ok, sono balle. E allora? Ne avresti comunque il sacrosanto diritto (di godertele, intendo)…

(Secondo me, tra l’altro, è questa la forza di Drancesco Dimitri. Lui se le gode. Talvolta anche troppo.)

Naturalmente hai anche il sacrosanto diritto di non concedertelo. E di non concedercelo, di conseguenza.
Però è un po’ come farsi le canne misurandosi le pulsazioni. (Conosco uno che l’ha fatto davvero.)

#113 Comment By Gamberetta On 13 aprile 2009 @ 00:03

@arianna. Aspetto il tuo commento vero e proprio. Per ora non sono sicura di capire bene quello che intendi. È vero, non ci credo, d’altra parte è Laura che narra di Laura, io cosa c’entro?

#114 Comment By arianna On 16 aprile 2009 @ 16:35

ups… il commento vero e proprio.. ehm…

cambiando argomento…
laura parla di laura e quindi magari tu ne sei fuori, ok, ma io che leggo non ho un bastiano che legga al posto mio. a livello emotivo la situazione non è troppo diversa dal cercare di guardare un film, magari un bel B-movie di quelli da colica di popcorn, con un vicino di poltrona che continua a stuzzicarti con un grissino dicendo: “è un film. l’attore è appeso a una corda. tutto schermo blu…” eccetera.
un pelo frustrante, quantomeno per il genere di lettore che cerca un biglietto aereo. chi cerca quello del circo, magari non se ne lagna.

#115 Comment By arianna On 16 aprile 2009 @ 16:40

o, in modo anche piu bieco:

“non viene l’impulso di scriverci una fanfiction”

non che sia un impulso da assecondare, anzi se venisse represso più spesso il mondo sarebbe migliore, però è un indice di gradimento abbastanza indicativo.

#116 Comment By Gamberetta On 16 aprile 2009 @ 17:00

@arianna.

laura parla di laura e quindi magari tu ne sei fuori, ok, ma io che leggo non ho un bastiano che legga al posto mio. a livello emotivo la situazione non è troppo diversa dal cercare di guardare un film, magari un bel B-movie di quelli da colica di popcorn, con un vicino di poltrona che continua a stuzzicarti con un grissino dicendo: “è un film. l’attore è appeso a una corda. tutto schermo blu…” eccetera.

L’idea era più che tu guardavi il B-movie con i vampiri e accanto a te un lupo mannaro ti assicurava che i vampiri non esistono. Il fatto che siano dei gargoyle a negare l’esistenza dei nekomata dovrebbe essere sufficiente a far dubitare su cosa sia effettivamente vero e cosa no.

Per le fanfiction non saprei: io ho avuto spesso la voglia (per fortuna sempre repressa) di scrivere fanfiction su Sailormoon, non ho mai pensato di scrivere fanfiction sui romanzi di Heinlein o Swanwick, e non per questo Sailormoon mi piace di più, anzi…

#117 Comment By ??? On 16 aprile 2009 @ 18:24

@ Gamberetta

Ho appena finito di leggere Dragons of Babel.
Mi ha ricordato da vicino il tuo libro per il carattere picaresco. Inoltre mi ha convinto del fatto che quello che forse manca al tuo libro sia una connessione più fitta fra le varie avventure.

Voglio dire che sia tu che Swanwick ci fate assistere a una serie di avventure che “capitano” ai vostri protagonisti, ma in Swanwick ogni singolo particolare alla fine ha un suo perchè. Ogni cosa cade al posto giusto e si scopre che ogni evento, per quanto potesse sembrare casuale, faceva parte di un piano.

Tutto ha senso dopo la rivelazione della vera identita di Nat.

Secondo me dovresti lavorare su quell’aspetto. Che ne pensi?

Ciaoz

#118 Comment By Gamberetta On 16 aprile 2009 @ 23:59

@???. Fino a un certo punto, in Swanwick molti episodi rimangono fini a se stessi: vedi Small Room in Koboldtown o tutta la lunga avventura nel sottosuolo di Babele. Poi che sia più bravo di me, sì lo ammetto! ^_^

Poi per Laura se ne riparla fra minimo due anni, dato che non mi sembra il caso di stravolgere questo e il romanzo che sto scrivendo adesso ha tutt’altra struttura.

#119 Comment By Samy On 17 aprile 2009 @ 11:58

Ciao, premetto che non ho letto il romanzo.
Non l’ho fatto per un semplice motivo: non mi piace leggere gli e-book.
Lascio questo commento proprio per dirti una cosa: sbagli, secondo me, a lasciare il libro disponibile gratuitamente qui.
Ti spiego perchè: è difficile per uno scrittore diventare famoso al primo libro e vendere molte copie, questo blog sarebbe stata un’occasione d’oro per pubblicizzarti. Io leggo sempre questo blog, adoro le tue recensioni (soprattutto quelle cattive!) e credo che ci siano molte persone a farlo. Se avessi fatto pubblicare il romanzo senza farlo leggere, sicuramente i lettori del blog l’avrebbero adocchiato, non dico comprato perchè non so con che criteri la gente compri i libri. Non ci vuole un genio per capire, però, alcuni criteri di non-acquisto di un libro: se il tuo libro non è piaciuto (mi riferisco sempre a questa versione digitale) non lo comprano e il motivo mi pare ovvio, se è piaciuto poco/abbastanza non lo comprano perchè ce l’hanno già come e-book e probabilemente non lo rileggeranno, se è piaciuto molto hai qualche possibilità con persone disponibili a comprarlo in una libreria, non sono sicura che però molti tuoi lettori lo comprino se l’hanno già letto e ce l’hanno disponibile gratuitamente. So che posso sembrarti una persona che pensa solo al lato economico delle cose, ma dato che da quel che ho capito hai del talento come scrittrice e potrebbe anche essere il tuo mestiere in futuro, pensare al lato economico mi sembra necessario.
Ormai il danno è fatto, il libro l’hai diffuso gratuitamente, però puoi sempre tentare di alleviare. Metti, ad esempio, le prime 50 pagine disponibili. Mi sembra più sensato, se il libro piace uno se lo va a comprare (anche magari in una versione PDF da 2 o 3 euro, se non da fastidio leggere dal computer), se non piace no. Così è dura vendere, puoi sperare in una pubblicità quasi nulla per gli scrittori esordienti.
Questa è solo la mia opinione, spero che sia un consiglio utile quanto quelli sui dettagli (:

Samy

#120 Comment By ??? On 17 aprile 2009 @ 13:12

@ Gamberetta

In un certo senso anche l’avventura nel sottosuolo serve a qualcosa: ci fa vedere come i nobili si possano stancare della loro vita (quello che e successo anche con Nat) e c’e la scena dell’umiliazione che viene riprese alla fine con Florian.

Comunque capisco che ora come ora sia impossibile rimettere mano a tutto il tuo lavoro. Magari se il prossimo ha in comune l’aspetto picaresco, pensaci.

Ciao

#121 Comment By Tordotardo On 23 aprile 2009 @ 20:33

@ Gamberetta

Ciao, prima di tutto ti voglio ringraziare, sono capitato per caso su questo blog ma, come succede qualche volta, ho paura che ci rimarrò per un bel pò di tempo. Perchè è fantastico. Meraviglioso. Appassionante. Fa bene al cuore.In più, come ciliegina sulla torta, ho avuto la fortuna di trovare il tuo primo romanzo(che scaricherò immanentemente). Cosa chiedere di più dalla vita? Forse un Lucano, (come accompagnamento ad un cocktail di gamberi), e poi, mi vuoi sposare?

#122 Comment By Gabriele N. On 27 aprile 2009 @ 12:18

Ho letto una parte del tuo libro, quella che son riuscito a decifrare. I buoni spunti non mancano, ma sono scritti in maniera abbastanza confusa.
Ti dilunghi davvero troppo in particolari inutili (cosa che rimproveravi tanto ad altri autori!); ci sono diversi strafalcioni, alcuni dei quali ti sono già stati segnalati; Laura è stupida (persino troppo, e questo è poco credibile..sembra da ricovero per ritardo); errori di punteggiatura frequenti, come le virgole prima delle congiunzioni coordinanti etc…
Lo stile alterna passi di estrema semplicità, quasi banali, con pezzi direi alquanto noiosi e inutili (gli esempi della trigonometria etc sono di una pesantezza e ridondanza spaventosa).
Ripeto, spunti interessanti ce ne sono, ma il lavoro di revisione da fare è veramente immenso.
Detto ciò, buona fortuna.
Gabri

#123 Comment By Angra On 27 aprile 2009 @ 13:01

@Gabriele N:

Della virgola prima delle congiunzioni si è già parlato a lungo. Non è un errore. Può avere la funzione di pausa intonativa, L’Infinito di Leopardi ne fa largo uso. Ti rimando a un articolo sul sito dell’Accademia della Crusca.

#124 Comment By Selerian On 30 aprile 2009 @ 16:30

Ciao! Comincio specificando, come altri, che ho letto solo una parte della discussione – penso sia inevitabile. Se ripeto qualcosa di già detto scusami, ma penso che i commenti siano un pò più lunghi del libro ormai.

Ho cercato di leggere il tuo racconto, sono arrivato al capitolo 11 prima di cedere definitivamente. E arrivato qui, posso rispondere con sicurezza alla domanda fondamentale: mi spiace, non darei 15 euro – ma nemmeno 12, o 8 – per comprare questo libro (il fatto che non riesca a finirlo nemmeno gratuitamente temo sia rappresentativo). Di norma se un libro non mi piace lo mollo senza dire altro, ma visto che seguo volentieri e da tempo questo blog penso che mi sforzerò di andare alla fine – intanto però ti do la mia opinione “di lettore”, quella che esprimerei se avessi trovato questo libro senza sapere nulla sull’autrice.

“Le avventure della giovane laura” mi è sembrato troppo frammentario, rapido, e soprattutto privo di particolari spunti interessanti. Il primo impatto negativo è stato proprio quello stilistico: tutto succede troppo in fretta, con scarsissime descrizioni, nessuna pausa riflessiva né per noi né per il personaggio. Non riesco a figurarmi le scene che racconti. O meglio, ci riesco, ma è come un disegno stilizzato più che come un film: SO che c’è un gatto a due code sul tetto di una macchina, ma come immaginarlo? Di che dimensioni, in che atteggiamento? Cosa c’è attorno? Certo, tutto questo ha pochissima rilevanza – ma se mi interessasse solo cosa succede, leggeri direttamente i riassunti e i risvolti di copertina: io voglio IMMAGINARE cosa succede. Vero che posso decidere io come è fatto il nekamata e cosa sta facendo, ma personalmente pretendo che il libro mi aiuti.

Devo anche dire una cosa a tuo vantaggio, però, qui: Swanwick (che avevo iniziato a leggere con un certo entusiasmo dopo una tua recensione, ma ho abbandonato) dal mio punto di vista aveva lo stesso identico problema. So che a te piace molto, quindi se il tuo “stile ideale” è quello penso che tu possa ritenerti abbastanza soddisfatta, una somiglianza fra i due direi che la vedo. Io, del resto, preferisco Mieville, e quale dei due stili narrativi sia il migliore penso sia impossibile a dirsi in modo oggettivo. (M. a volte esagera in complessità, ma su S. ricordo scene del tipo “scoppiò una bomba. Will riprese a camminare”, ci mancava solo “FINE TRASMISSIONE STOP”)

Quanto alla trama in sé, l’ho trovata abbastanza ridicola. Sono abbastanza certo che nel riprendere una trama da fantasy incredibilmente trucido, con tanto di talismano da ricomporre e spiriti elementali, il tuo intento fosse satirico, e si vedeva. Ma c’è un problema fondamentale: cosa me ne frega a me, come lettore, che l’intento sia satirico o no? COMUNQUE mi trovo una storia di talismani e spiriti. Capire che ANCHE L’AUTORE la trova assurda non è di alcuna consolazione, mentre mi trovo costretto a sorbirmela. Qui varrebbe la pena di citare una delle regole fondamentali della satira, che ho sentito esprimere una volta (penso dalla Guzzanti): mostrare le assurdità esattamente come sono NON FA RIDERE. Infatti, fra le altre cose, anche se io adoro la letteratura comica (pratchett, gaiman e stroud mi sono piaciuti molto) non ho praticamente mai riso leggendo il tuo racconto. So che hai un bellissimo humour che apprezzo sempre nelle recensioni, ma trasferirlo in una storia è estremamente difficile. Cercare di farlo sfottendo quegli stessi cliché che però ritroviamo pressoché testualmente non funziona affatto.

Un altro problema è la protagonista, Laura. è stupida, incredibilmente stupida, eppure dotata di uno humour piuttosto brillante – già è un personaggio poco credibile. Inoltre, leggendo il racconto, dà la fortissima sensazioe di essere un’invettiva più che un personaggio, una tua accusa alle ragazze con quoziente intellettivo pari al PIL pro capite del Burundi che sono fin troppo diffuse. Odio individuare fra le righe un giudizio dell’autore sui personaggi: è il motivo per cui ho detestato Dimitri, forse il narratore più impiccione che abbia mai trovato.

C’è un problema, poi, comune a molte storie scritte da dilettanti: tutto succede troppo rapidamente, non hai il tempo di seguire la vicenda. I personaggi non hanno dubbi, non si chiedono “perché?” quando assistono a qualcosa di assurdo, le loro reazioni sembrano compresse in un’area riservata, del tipo “qui dolore disperato, poi non ne riparliamo per il resto del libro”.

Va anche detto che magari il libro diventa meraviglioso dalla prossima pagina in poi. Non è per pigrizia che commento prima di finirlo (lo finirò – fammi sapere se ti interessano le conclusioni finali o ti ho ammorbata abbastanza), ma tenevo a spiegarti perché, se avessi comprato o trovato su internet il tuo libro, l’avrei mollato a questo punto – senza mai a venire a saperlo, nel caso dalla pagina successiva si fosse rivelato il racconto della mia vita.

Spero che questo commento ti sia stato utile, ciao!

#125 Comment By Gamberetta On 30 aprile 2009 @ 17:33

@Selerian. Premessa: non sentirti obbligato a finire di leggere. A me piace ricevere commenti su quello che ho scritto (nel bene o nel male), però non è una “tassa”, se la lettura diventa un obbligo, lascia perdere, è un tuo sacrosanto diritto.

Detto questo ho paura che i nostri gusti siano troppo lontani. Per me Miéville scrive male e Swanwick è tutt’altro che stringato, si può (si deve) essere ancora più “telegrafici” (ma io la chiamo eleganza).
Così come i personaggi che “meditano” (si chiedono il perché degli avvenimenti): a me annoiano. Subito. Dunque ho cercato di evitare o di prenderla con ironia – Laura che di fronte all’assurdo pensa di essere stata rapita dai netturbini.

#126 Comment By Selerian On 30 aprile 2009 @ 23:43

No, se continuo a leggere è per sincera curiosità: il libro – per le ragioni che ti ho detto – lo mollerei, ma visto che seguo volentieri il blog penso che mi sforzerò un pò a vedere come prosegue, mi spiacerebbe avere dato il mio giudizio solo su una parte dell’opera.

Secondo me Swanwick è talmente sintetico che non provo alcuna emozione leggendo il suo libro (come se qualcuno mi dice “un terremoto ha sterminato due milioni di persone”: so che è una cosa terribile, ma non mi tocca in modo emotivo come la morte di qualcuno che conosco anche poco). Comunque non penso che ci siano basi logiche su cui discutere di chi sia “migliore” fra swanwick che dice poco e – diciamo – Erikson che si dilunga su tutto. Se il tuo modello è il primo, penso tu possa considerarti abbastanza soddisfatta, almeno a livello stilistico. Ciao!

P.S.: off topic, ho visto su anobii che dai un punteggio molto alto a fanterie dello spazio: preferisci quello o “la luna è una severa maestra?”

#127 Comment By Gamberetta On 1 maggio 2009 @ 16:46

@Selerian.

P.S.: off topic, ho visto su anobii che dai un punteggio molto alto a fanterie dello spazio: preferisci quello o “la luna è una severa maestra?”

Fanteria. Ci sono parti (come tutte le lezioni “filosofiche”) che andrebbero meglio integrate nella storia, ma per un’appassionata di anime come me, l’invenzione delle Armature Potenziate vale il prezzo del biglietto.
Poi è esemplare come partendo da un’ambientazione con determinate premesse sociali e tecnologiche si crei una storia assolutamente verosimile. Uno tra i migliori romanzi di fantascienza di sempre.

#128 Comment By castelloincantato On 13 maggio 2009 @ 16:38

Qualche mia critica è già stata detta, ma meglio: se più persone criticano uno stesso punto, forse quel punto ha davvero qualcosa che non va.

Dici che Laura è un personaggio che non ha nessuna dote particolare: in realtà è molto peggio: è una sfigata; gente che non la conosce nemmeno le dà dell’idiota, ma che senso ha? Specialmente se consideri che è lei a raccontare, è come se si desse della cretina da sola. E oltretutto lei non reagisce: se tutta la storia è una sua fantasia dovrebbe spaccare la lampada impertinente, dare una testata agli gnomi,… Queste mi sembrano più che altro le avventure della giovane Fantozzi.
Un personaggio così non piace a nessuno, nessuno si identificherà mai con lei, è persino più insulsa di Bella, e non ha neppure un gnokko per riscattarsi: almeno nella sua fantasia lei dovrebbe essere un supereroe.
Questa storia mi sembra più che altro la drammatizzazione dei tuoi desideri di voler insultare e umiliare le inette scrittrici Fantasy. Poteva essere una parodia, forse lo è, ma fa poco ridere, alcune scene più divertenti sono forse nella prima parte, ma tu le hai pure tagliate (mi riferisco a quelle presenti nella vecchia versione che avevi postato).
Rispetto alla versione precedente hai tolto la scena di Rita con la mannaia, perché? A me quel pezzo aveva divertito, inoltre hai tagliato alcune frasi in cui descrivevi i libri di Laura e alcune pagine del diario: mi piaceva di più quella versione perché era uno scorcio della sua vita, aiutava a inquadrare il personaggio, la sua psicologia.
L’intento di farmi “guardare il B-movie con i gargoyle accanto” non ti è riuscito: i gargoyle appaiono troppo poco; forse ti riesce di più nella prima parte, dato che sono + presenti e ogni tanto la narrazione di Laura si interrompe per tornare al presente. Nella seconda e nella terza parte questo non accade mai.
La seconda parte poi non ha alcun contatto con la realtà: si è immaginata tutto? E’ un po’ tutto campato in aria, mancano i collegamenti sia con il presente che anche tra le varie parti del brano. Ad esempio non ho capito il punto in cui subentra la sua coscienza che ammazza l’elfo e Arturo (pagina 102): Laura ha sognato? Da come si conclude la vicenda pare di no, ma allora che posto era quello? Chi ce l’ha portata? Come fa dopo a risvegliarsi in mezzo agli altri visto che di lei non era rimasta nessuna traccia?

Pag 56: Quando il conducente le chiede se lo psicologo è stato rapito da un mostro, non si capisce il senso della frase tra lineette: “eppure le parole della domanda le conosceva tutte!”; tu vuoi dire che nonostante conosca le parole non capisce il senso della frase, in questa circostanza però sembra che lei voglia dire che dato che conosce le parole dovrebbe sapere anche la risposta oppure che sia un commento ironico al fatto che invece non conosce tutte le parole perché non ha la più pallida idea di cosa siano le varie tabelle e appendici.

A pag.83, la frase: “…preso da una tasca della giacca due fogli, in bianco se non per un timbro in un angolo e…”, quel in bianco dopo la virgola stona; secondo me è meglio: “preso da una tasca della giacca due fogli bianchi, tranne che per un timbro…” oppure: “due fogli completamente bianchi eccetto un timbro..” .

pag 93: riferendoti agli gnomi usi la parola zampe: ok, non sono essere umani, ma non sarebbe meglio braccia?
“dove aveva attraccato la notte prima l’autobus”: secondo me suona meglio: dove aveva attraccato l’autobus la notte precedente.

116: Si svegliò subito: subito quando? C’è un cambiamento di scena in cui prima Laura spera di addormentarsi, e ora si sveglia subito; in realtà subito non è, dato che il pasto era già stato servito e lei non se n’è nemmeno accorta: al massimo può essersi svegliata di soprassalto; o sennò “subito” dopo cosa? Devi specificare.

123 massa di carne sotto di lei: a che “carne” ti riferisci? Il suo corpo, quello delle altre Laure?

172: in una catapecchia al secondo piano: così sembra che la catapecchia si trovi al secondo piano, meglio: al secondo piano di una catapecchia.

#129 Comment By Lerajies On 13 maggio 2009 @ 17:27

Mah, sono una lettrice di bocca buona, pronta ad ingurgitare qualsiasi pappone, classico o di moda, ma la tua opera non mi convince.
I passaggi non sono chiari, non si capisce cosa succede, direi che è monotono.
Ho capito che a raccontare è la classica ragazzina deficiente convinta di essere un genio, ma forse avresti potuto trovare qualche altro modo per comunicare la sua demenza..

#130 Comment By Samy On 18 maggio 2009 @ 20:57

Ho fatto uno sforzo per leggere il romanzo ma… nulla da fare.
Sinceramente è proprio Laura che non mi convince. La sua demenza è eccessiva, è talmente caricata ed esasperata che non fa ridere. Eppure, nelle tue critiche dai la giusta dose all’ironia e alla caricatura. Qui è eccessivo, banale. Tutti sono capaci di dire che una è stupida facendola scrivere senza le doppie o le regole della terza elementare. Ci vuole qualcosa di più, ci vuole un’ironia più sottile e studiata. Capisco che tu voglia fare una caricatura delle scrittrici incapaci e dementi che ci circondano ma così scivoli solo nella banalità, in ciò che è più scontato ed ovvio. Sono arrivata neanche al terzo capitolo, proprio non mi piace! Cerca di rendere meno ovvio il tutto, l’effetto sarà più divertente. Vedendo gli altri commenti, si direbbe che non sono l’unica a pensarlo.

Bè, in bocca al lupo in ogni caso ;-)

#131 Comment By roberto On 25 maggio 2009 @ 15:49

Avevo scaricato e letto la prima parte del libro un mesetto fa, senza commentare.. dando un’occhiata agli ultimi commenti ho notato che molti lamentano una scarsa immedesimazione con la protagonista. Provo a dire la mia. Nella mia vita mi è capitato di leggere libri con protagonista (\voce narrante, ..) mediocre (il cappotto-Gogol), cattivo & stronzo all’inverosimile (Valerio Evangelisti), noioso e paranoico (Terry Brooks), volgare e ignorante (Irvine Welsh).. e poi pazzi, depressi e idioti di ogni sorta. Insomma, non è il fatto che il protagonista sia stupido (o comuqnue “negativo”) a impedire l’immedesimazione.. il fatto è che, IMHO, Laura non dà niente. A distanza di un mese io ricordo l’omicidio del professore, i gatti a due code, i gargoyle (solo per stare alle primissime pagine).. ma non ricordo nulla di Laura! Puoi rendere Laura stupida quanto vuoi, è una tua scelta, ma dovresti darle qualcosa che la renda un po più interessante. Renderla più “forte” ti consentirebbe di far “digerire” la componente weird anche a chi non è avvezzo a certe derive fantastico-oniriche (io sono uno di quelli..).
Ad ogni modo, proverò prima o poi a rileggere tutto, della curiosità mi è rimasta.
In bocca al lupo per revisione, pubblicazione e per i prossimi romanzi, faccio il tifo!

#132 Comment By Fos87 On 26 maggio 2009 @ 10:25

Concordo con Sami nel giudizio su Laura, mentre riguardo alla storia direi che è un po’ troppo confusa, senza un filo conduttore chiaro e preciso. Non so, forse la cosa è volontaria, al fine di dare un tocco ancora più surreale alla vicenda, però non funziona e dopo un po’ stanca.

#133 Comment By Walter On 26 maggio 2009 @ 14:27

Ho letto con grande entusiasmo e partecipazione (e non poca curiosità) la tua opera, bramoso di vederti finalmente dall’altra parte della barricata…
E devo dire che l’esperienza mi ha lasciato spiacevolmente deluso.
Il racconto non mi è piaciuto (ma questo è questione di gusto personale), ma soprattuto quello che mi resta della lettura è un deciso sentore di occasione sprecata.
Nel senso che la cornice generale della storia è tale da far sorgere grandi aspettative nel lettore (puntualmente ed inesorabilmente disattese), la protagonista potrebbe suscitare empatia ed immedesimazione, l’ambientazione ha il giusto tocco di follia ed esotismo.
MA… dopo un attenta lettura resta solo quel senso di forze non finalizzate, di cose “buttate lì”, senza uno scopo preciso.
In particolare Laura. Sembri troppo concentrata a dipingere la tua protagonista come una bambina ottusa, frivola, gretta e priva di verve, che la privi di spessore, e rendi le sue alzate d’ingegno meno credibili e (soprattutto) meno godibili.
Da cartone animato è anche il rapporto con la madre, e l’approfondimento stesso della protagonista che è spesso incoerente con il suo Q.I. (molte cose che fa, dice o pensa sono decisamente al di là della sua portata per come l’hai delineata).
Le citazione ed i voluti rimandi parodistici sono difficili da cogliere per chi non ha la tua stessa cultura, e molte volte fini a se stessi.
Detto questo, il racconto in se non è male (a mio parere la migliore è la versione “condensed” in pdf), ed alcuni brani della protaginista vlagono da soli la fatica della lettura (imperdibile la scena dell’incontro finale con Carlo).
Ottima anche l’idea della Coscienza (in generale), inparticolare per il brillante (delirante/psichedelico) stratgemma dell’evasione.
In conclusione, si è trattato di una lettura accettabile, ma che mi ha lasciato con l’amaro in bocca, e la sensazione di un capolavoro mancato.

#134 Comment By Gamberetta On 26 maggio 2009 @ 14:58

A chi non piace il personaggio di Laura: ovviamente avete ragione, se un personaggio non è di vostro gradimento, non è di vostro gradimento. Il fatto che a me sia simpatico non è significativo.
Però queste erano le avventure di Laura, come i viaggi di Gulliver. Chiuso il romanzo di Swift tornano in mente i giganti, i lillipuziani o le isole volanti, non quanto era sfaccettato e psicologicamente profondo il personaggio di Gulliver.
Non mi spiace che alla fine rimangano più le bizzarrie che non Laura stessa.
Sarebbe stata una storia migliore se Laura fosse stata “normale”? Non lo so, sarebbe stata una storia diversa, e non era quella che volevo raccontare.

#135 Comment By Fos87 On 27 maggio 2009 @ 11:37

Ma non si tratta di rendere Laura “normale”, o psicologicamente sfaccettata. Il problema è che mentre leggi ci sono degli eccessi che, se all’inizio sono divertenti, alla lunga diventano veramente fastidiosi.

#136 Comment By Landar On 27 maggio 2009 @ 21:57

Ciao Gamberetta, ieri ho finito di leggere il tuo romanzo.
E’ doverosa questa premessa: sono un grande lettore di romanzi fantasy, di fantascienza, e devo dire che preferisco il genere “classico” rispetto all’urban fantasy e al new weird (che non apprezzo particolarmente). Ma alle volte, anche per spezzare la monotonia, non disdegno altri tipi di letture. Detto questo posso solo dire che il tuo romanzo mi è piaciuto, soprattutto la scorrevolezza, l’eleganza e la semplicità di scrittura che hai dimostrato. Ho trovato molto intriganti e divertenti gli innumerevoli richami nipponici (a Miyazaki, La gara di haiku (brava!), la katana (che mi sembra una parodia di Masamune..), e tanti altri) e i richiami “occidentali” (i titoli ‘famosi’ delle tre parti del romanzo (che mi sembra che nessun’altro abbia notato…), Lewis Carroll, D. Adams, io poi ci vedo anche un pò di P.K. Dick in “Follia per sette clan” e di “La matrice spezzata” di Bruce Sterlinge, inoltre nessuno ha riconosciuto la citazione da “Per un pugno di dollari” (o viene da Carlo Lucarelli che cita il suddetto film?!), anche qui ce ne sono troppi per elencarli tutti).
Volevo però evidenziare, per quelli che non hanno ancora letto il romanzo, che è un romanzo originale, e le citazioni sono così lievi da essere quasi impercettibili. Sono più che altro dei cammeo.(Infatti gli eccelenti critici che hanno scritto prima di me non ne fanno parola..)Mi è piaciuta anche la sapiente dose di comicità iniziale che via via diminuisce nella seconda parte (senza mai estinguersi del tutto). E il cambio di stile dal capitolo 13 in poi (bello perchè divide il tono più leggero della prima parte da quello più cupo della seconda).

In conclusione: si, io avrei comprato questo romanzo (magari anche un’altra copia come idea-regalo)

OFF TOPIC: Provo una forte dose di invidia per le capacità di questa scrittrice/blogger, è molto brava, e le invidio anche la capacità di controllarsi di fronte alle evidenti incapacità (fisiche e mentali) di alcuni soggetti che hanno commentato questo romanzo prima di me:
..quelli che ogni 20 pagine di romanzo ritornavano qui a postare commenti inutili e inconsistenti..
..quelli che volevano trovare per forza un errore nel romanzo (che si attaccavano perfino ad una virgola(!))..
..quelli che non sapevano che cosa fosse un romanzo urban fantasy e quindi non hanno capito/apprezzato (ma perchè vi dovete per forza identificare con il personaggio principale di un romanzo? con Tolkien vi siete immedesimati in un tappo di 60 cm obeso e scalzo!? avete mai letto P.K.Dick (che poi non mi piace neanche), vi identificate nei suoi personaggi schizofrenici, post-atomici, drogati? o al modo si scrivere slegato-quasi da “unghie sulla lavagna mentale”- di tantissimi autori, come lo stesso Dick o Douglas Adams o Terry Pratchett? evidentemente no)..
..quelli che sono semplicemente maleducati (che con la scusa dell’anonimato fornito da Internet) postano commenti antipatici, volti a fiaccare lo spirito dell’ Autrice? (stiamo parlando di una ragazza di 19 anni, cri..bbio, è così che vi rivolgete a vostra sorella o alla vostra ragazza?)..

Non ci vuole un genio per capire che nel caso di commenti negativi (a parte quelli che hanno tovato davvero un errore o un refuso) “il movente” non può essere altro che l’invidia, e un impacciato tentativo di emulare un’ottima scrittrice & recensionista. Tentativo miseramente fallito, l’unica penna fornita di talento e carica di vetriolo ce l’ha Gamberetta..

#137 Comment By Gamberetta On 27 maggio 2009 @ 22:49

@Landar. Sono contenta che il romanzo ti sia piaciuto, ma…
non è assolutamente giusto sostenere che chi ha commentato in modo negativo sia invidioso o stupido o quant’altro.
Ognuno ha il sacrosanto diritto di esprimere la sua opinione, qualunque sia. Non voglio in nessuna maniera che si crei un clima per cui una persona non si senta libera di dire quello che pensa. Se qualcuno ha speso tempo con Laura e alla fine l’ha trovato uno schifezza, fa benissimo a venire qui a dirlo. E nessuno deve indagare le motivazioni.
È vero, alcuni commenti sono troppo pignoli, ma altri hanno segnalato veri errori o mi hanno fatta riflettere su alcune cose che avrei potuto scrivere in altra maniera.
Perciò nel complesso l’unico atteggiamento che trovo giusto è ringraziare chi commenta, qualunque sia il commento.

#138 Comment By Angra On 27 maggio 2009 @ 23:33

Sono d’accordo con Landar riguardo al fatto che l’identificazione col personaggio non è obbligatoria. L’identificazione non è l’unico modo possibile per suscitare l’interesse nel lettore, anzi se vogliamo è solo il più comodo e terra terra. Mi spiego meglio: se penso che il mondo sia pieno di impiegati frustrati che sognano di avere i superpoteri, allora gli rifilo Clark Kent-Superman e l’identificazione è assicurata. Un altro modo (banale) è rendere il personaggio attraente: il pubblico di Vampirella più che identificarsi col personaggio è facile che sia arrapato. Venendo a Laura, con lei non mi sono identificato, però mi fa tenerezza e mi ci sono affezionato. Ad altri non avrà fatto lo stesso effetto, e va benissimo. Non credo però che un personaggio più fiko sarebbe stato più utile alla storia, semmai il contrario.

#139 Comment By Diego On 28 maggio 2009 @ 00:31

@Gamberetta: scusa il leggero OT, ma per curiosità stai scrivendo altro? Esistono altri tuoi lavori (ovviamente intendo di narrativa) scaricabili? Magari qualche racconto, che so.

#140 Comment By Fos87 On 28 maggio 2009 @ 10:34

Landar, io non sono mica invidiosa solo perchè faccio delle critiche all’autrice: ho visto dei difetti e li riferisco, tutto qui. Poi sta a Gamberetta tenerne conto oppure no.

#141 Comment By Walter On 28 maggio 2009 @ 15:59

Su Laura: non è che mi stia antipatica, anzi. la protagonista mi è risultata simpatica, ma quando ti è, per così dire, “scappata di mano” e si mette ad agire e pensare motu proprio e non come l’hai originariamente concepita (un esempio su tutti, la scena finale con Carlo, che mi ha fatto morire); L’ho detestata invece nei momenti in cui parodiava una cosplayer, e nelle situazioni da Mary Sue in cui ricade (studente incompreso, professore cattivo, compagni “bulli”)
Sui rimandi nipponici (che tanto hanno entusiasmato Landar): personalmente li trovo inutili e pesanti (un elemento di esotismo in più nella trama, ma fine a se stesso, dopotutto la storia non è ambiantata a Tokyo, ma in una città della Bassa, dove i nekomata, come ogni kami o oni, risultano del tutto O.T.).
Sullo stile: Non commento, anche se personalmente non mi è sembrato questa prosa da Pulitzer, soprattutto all’inizio. La storia si traduce in una collezione di eventi, una sorta di folle ed allucinato delirio/viaggio sulle montagne russe via via sempre più inverosimile (fino al climax dele coscienze multiple, per cui meriti i giusti complimenti), con un momento di stasi (ritorno a casa) prima di ripiombare nel Weird più Weird. Pertanto, il senso di spaesamento che induce è assolutamente voluto?

Sull’ambientazione: ti piace il new weird, e dubito che persino il più sprovveduto dei tuoi lettori non se ne sia accorto. Ma vale la pena di sprecare qualche riga anche sulla città… sai, giusto per aggiugnere un pò di texture al racconto. Ti dilunghi molto sui dettagli weird, e ti lasci indietro molte informazioni preziose sulla Città, su Laura stessa, sui suoi genitori, sulla sua famiglia… Della protagonista ci resta poco o nulla, e questo libro è “le avventure della giovane Laura”, non “I viaggi di Gulliver”

Spero che i miei commenti, che sono opinioni personali ed opinabili possano aiutarti a migliorare un’opera che ha tutte le premesse per essere, se non un capolavoro, quantomeno un buon libro

P.S. la gara di haiku non è male (soprattutto gli gnomi), peccato che con il resto non centri assolutametne un …
(o si tratta di un astuto rimando circolare?)
P.P.S. sulla domanda da 15 euro… In tutta onestà, a questo stato dell’opera assolutamente no.
P.P.P.S. tutte queste critiche nascono dal fatto che il libro non è affatto una troisaggine, ma potenzialmente quacosa di succoso in cui affondare i denti.

#142 Comment By Momoshade On 28 maggio 2009 @ 19:18

Da un po’ non venivo a visitare il tuo blog, e non avevo idea che avessi postato finalmente il tuo romanzo! Sono contenta ;-)
Non so ancora se si tratti dello stesso che ho letto poco tempo fa, ma appena potrò darò un’occhiata.

Riguardo alla domanda sui 15 euro, la mia risposta è ovvio che sia “sì, sarei stata soddisfatta dell’acquisto” (i miei complimenti te li avevo già fatti in privato, sempre che si tratti dello stesso romanzo…). Però non credo che lo regalerei a un bambino di 11 anni…lo dico riguardo all’ “idea regalo” e a un tuo precedente commento. Secondo me per le scene un pochino crude (sempre che sia lo stesso! Sto commentando a vuoto, che cretina) andremmo dai 14 in su. Ma forse sono solo buonista.
Ci sentiamo presto, un bacione!

#143 Comment By Gamberetta On 28 maggio 2009 @ 20:43

@Walter. Sono considerazioni legittime. È voluto che la storia diventasse sempre più assurda, e volutamente non ci sono particolari “texture” sulla Città: non era essenziale, o meglio, non mi sembrava essenziale.
Ciò non vuol dire che abbia fatto bene. Può essere che il romanzo con un ritmo diverso e una diversa distribuzione/descrizione del “normale” rispetto al weird avrebbe potuto essere migliore. Ma il tentativo era appunto di creare spaesamento nel lettore, di metterlo di fronte a una serie di situazioni/immagini strampalate e bizzarre, e senza essere guidato da un personaggio in grado di razionalizzarle (che comunque non è di per sé strano: non a caso Alice, Coraline o Chihiro sono bambine, non professori di fisica – si possono mettere anche i professori di fisica, ma viene un altro tipo di storia).

#144 Comment By Walter On 29 maggio 2009 @ 12:18

Chiara, scusami, ma non ho capito l’accenno ai professori di fisica che hai fatto nell’ultimo commento.
Sull’ambientazione, e poi ti giuro smetto, suggerisco la lettura di “La notte che bruciammo Chrome” di William Gibson.
Non si tratta di urban fantasy strictu dictu, ma è scrittura con stile, capacità e di rara efficacia nel trattare e rendere credibile il mondo che crea con le sue visioni.
OT: Complimenti ancora per la pazienza che dimostri nei confronti di chi ti commenta, soprattutto se nel farlo non ti copre di miele e non smussa le critiche.

#145 Comment By Gamberetta On 29 maggio 2009 @ 14:44

@Diego. Sì, sto scrivendo un nuovo romanzo, ma prima che sia finito ci vorranno ancora mesi. Ho poi diverse avventure di Laura adulta, ma andrebbero risistemate e in questo periodo non sono in vena di occuparmi di nuovo di lei.
Forse, se quest’estate trovo il tempo, metterò sul blog qualche altro racconto non lauresco.

@Walter. Ripeto: hai ragione. La Città o altri aspetti della vita di Laura mancano di texture. Ma è appunto una scelta voluta perché non mi sembravano essenziali per la storia. Quello che è importante della Città è che ci vivono sottoterra i leprecauni, non molto altro.
Poi non è detto che la mia sia stata la scelta migliore, però non sono pentita. Io sono per narrare solo l’essenziale, i tomi da 1.000 pagine dove ogni particolare è esplorato fino alla nausea mi annoiano e basta. Il mio ideale sono opere come Il Dottor Jekyll e Mr. Hyde o La Macchina del Tempo.
Preferisco spendere un paragrafo per descrivere una bizzarria che non per parlare della mamma di Laura. Perché nel primo caso è vitale per quello che voglio raccontare, perché il weird è il cuore della vicenda, nel secondo caso è solo un particolare in più che non ha importanza.

I professori di fisica. Perché Laura è stupida? In parte perché mi divertiva descriverla così, in parte è un’esigenza narrativa. Volevo poter affastellare le bizzarrie senza dover dare spiegazioni. Se Laura fosse una persona normale si sarebbe chiesta il perché di questo e quello, avrebbe cercato spiegazioni, avrebbe fatto continue deduzioni. Non volevo, non volevo diluire il weird, non volevo che il lettore potesse sfuggire al bizzarro attraverso la logica del personaggio (in realtà nel corso della storia Laura fa delle deduzione, ma quei pezzi sono una parodia del comportamento di personaggi “normali” in situazioni analoghe e non spiegano niente al lettore).
Anche qui, ho sbagliato? Può essere. Secondo diversi che hanno commentato, se il weird fosse stato meno continuo, il ritmo più lento, la storia nel complesso sarebbe risultata migliore. Forse sì. Vedrò con il prossimo romanzo! ^_^

#146 Comment By igorilla On 3 giugno 2009 @ 13:23

il quesito nasce spontaneo: cosa ti hanno fatto i furetti? perche ti osessionano?

la parte iniziale i gattoni e la spada subito non mi ha fato impazzire, la spada è una schifezza da bancarella tipo katana kobra http://i3.iofferphoto.com/img/item/414/743/36/o_PHARAOH-S-COBRA-KATANA-SWORD-103640.jpg

si vede che prima di descrivere il combattimento ti sei informata (hai un amico kendoka?) ma nel complesso è bruttino. Ma.. poi con lo svogere della trama si capisce o rimane il sospetto che sia tutta una proiezione di quella promessa ai psicofarmaci che è laura, (sopratutto quando è riuscita ad andare a raccoglere la pistola?)

mi hanno spassato:
gli scoiattoli a infrarossi
il torpedone
le fate scacchiste cyborg
l’underworld leprecano
lo scienziato dentista con la testa di cane e i cassetti da tipografo nel petto

sui barboni onnipotenti leggo trai commenti che sono comuni barboni strafatti di fluoro, un po mi spiace mi ero intagliato che fossero realmente degli dei, dei sconfitti dai dentisti che si sono rintanati in una bidonville tollerati dagli odontoiatri perchè ormai incapaci di nuocergli

#147 Comment By Gamberetta On 3 giugno 2009 @ 15:48

@igorilla. All’inizio del duello un nekomata prende la pistola di Laura e la butta via. Poi alla fine Laura per caso la ritrova. E sì, è una fantasia della Laura adulta.

Per quanto riguarda i barboni è volutamente ambiguo. Credo che una buona ipotesi sia considerarli falliti esperimenti dei Dentisti. I barboni sono Dei, ma non hanno il potere di modificare in maniera radicale la realtà come può la coscienza.

#148 Comment By Tapiroulant On 15 giugno 2009 @ 17:16

Dunque; ho appena finito di leggere il romanzo. Premetto che mi è piaciuto, e l’ho trovato estremamente soddisfacente sotto il profilo del sense of wonder. Ma viste le parole spese dai commentatori che mi hanno preceduto, per il momento volevo soffermarmi su qualcosa che mi sembra sia stato trascurato. Ora, il romanzo sarebbe stato più o meno generalmente interpretato, o comunque sentito, come qualcosa che sta tra la messa alla berlina del modo buonista e ‘poco fantasy’ di scrivere fantasy, e il viaggio allucinatorio in stile David Lynch – ma in ogni caso, come un romanzo che frapponeva una barriera di incredulità e distacco tra il lettore e la protagonista (troppo stupida, troppo assurda, etc.). Qualcuno ha anche detto che era impossibile identificarsi in Laura. Ora, può darsi che questo fosse esattamente nelle tue intenzioni – ma a me è successo qualcosa di diverso. Io mi sono identificato. E non nel senso che mi sembri di assomigliare a Laura (non è decisamente il caso); ma nel senso che sentivo sulla mia pelle quello che Laura provava sulla sua. Ed è terribile. Nessun romanzo mi ha mai provocato tanto disagio psicologico, e tanto estremo e prolungato, quanto questo. Sono stato male mentre lo leggevo, e dovevo fare delle pause per riuscire a digerire gli ultimi capitoli. Pensiamoci un attimo: Laura viene vessata, picchiata, derisa, insultata, minacciata di morte, umiliata, taglieggiata, perseguitata, torturata, e poi di nuovo picchiata, soffocata, stordita, sfottuta, tradita, e poi di nuovo ancora, e così via. E’ allucinante. Ed è particolarmente allucinante perché gratuito e immotivato (a meno che non consideriamo come motivo il fatto che ci provavano gusto). Infatti, tranne rare occasioni, il personaggio di Laura non ha alcuna colpa in quello che le succede. Semplicemente, tutti la perseguitano. Senza alcuna ragione plausibile, tutti la odiano, tutti sentono il bisogno di farle del male (o nella migliore delle ipotesi, sono semplicemente indifferenti al suo destino). Né si tratta di una crudeltà che si può confinare: perché caratterizza tanto i ‘mondi alternativi’ (il buco nello studio e il mondo sotterraneo dei Dentisti) quanto il mondo reale (lo schiaffo della mamma nel finale, da un punto di vista etico, è assolutamente inaccettabile e ingiustificabile). Leggendolo, sembrava quasi una versione più weird, e ancora più crudele, del Processo di Kafka. E il modo di fare di Laura accentua questa sensazione ancora di più; perché il suo accettare tutto, il suo non interrogarsi mai su quello che le sta succedendo, fa ricadere tutto il peso dell’assurdo e della crudeltà sul lettore (e infatti una delle tecniche più comuni per trasmettere l’assurdo è proprio quella di farlo accettare su due piedi al protagonista). Laura non sembra, semplicemente, una ragazza stupida: sembra un’eroinomane a cui si sta bruciando il cervello; una creatura completamente alienata e paranoide, talmente abituata alla violenza da non sorprendersi più di nulla. Non sto scherzando: sembra precisamente un’eroinomane! Tant’è vero che nell’ultimo capitolo della gente dà a Laura della tossica e la scaccia. Ora, tutta questo malloppo di commento non è una critica: perché io ho apprezzato tutto questo. Come dicevo, non avevo mai letto qualcosa che mi facesse stare tanto male.
Ma a questo punto avrei due domande: 1. Era questo l’effetto ricercato? O il mio caso è un imprevisto? 2. Alla fine, qual’è il senso del romanzo? Solo questo? Trasmettere straniamento, disagio psicologico, ribaltare i cliché? O c’è dell’altro? Perché se è solo questo, è sicuramente molto ben riuscito – però mi pare un po’ poco, come ragion d’essere di un romanzo. Se invece c’è dell’altro, ti chiedo di illuminarmi perché non l’ho capito^^”
Il romanzo comunque è molto ben scritto, e il tuo stile, conciso e preciso (molto fedele all’idea che trasmetti nelle tue recensioni) è estremamente piacevole da seguire. Forse abusi nell’uso di similitudini e metafore (soprattutto nei primi capitoli ambientati nel mondo del buco dello psicologo), ma visto che sono quasi sempre immagini molto belle, l’effetto complessivo rimane positivo. Poi avrei anche altre cose da dire, ma le rimando a un commento successivo quando questi nodi – se hai tempo e voglia di rispondermi – saranno risolti.

#149 Comment By Gamberetta On 15 giugno 2009 @ 23:52

@Tapiroulant. Il “senso” del romanzo era scrivere una storia di avventura in un “luogo” allucinante che a tratti si interseca o si sovrappone alla realtà che conosciamo. Lo scopo era offrire al lettore visioni weird, affascinanti (si spera), curiose, bizzarre. Tipo appunto I Viaggi di Gulliver ma con uno stile più vicino a registi quali Tsukamoto o Miike invece di Swift.

Laura è “drogata”? In pratica sì. È un’alcolizzata. Sniffa la colla. Si spruzza l’insetticida nel naso. Il suo luogo di meditazione preferito è vicino a un fiume inquinato da materiale radioattivo.
Tuttavia quello che le succede è in buona parte “vero” (ma il lettore è libero di dubitarne).

Per quanto riguarda le similitudini hai ragione. Mi sono trovata in difficoltà a descrivere il mondo con il punto di vista (molto limitato) di Laura, e così ho probabilmente esagerato con le figure retoriche – ma sono contenta che nonostante ciò la lettura rimanga scorrevole.

#150 Comment By Tapiroulant On 16 giugno 2009 @ 09:06

Limitare il punto di vista a quello di Laura rimane secondo me una scelta vincente in toto, perché pur non sacrificando niente alla chiarezza e alla scorrevolezza, ti permette di avere uno stile piuttosto personalizzato, che si sente che è diverso dal solito. Quindi bene. Comunque, riflettendoci, credo di aver individuato due problemi di fondo. Sono problemi sui quali si sono soffermati anche gli altri, quindi fondamentalmente non ti dico nulla di granché nuovo; ma spero di poterli esprimere in termini più precisi di quanto gli altri abbiano fatto finora:
1. Quello che gli scrittori americani di letteratura di genere chiamano ‘patto con il lettore’ o ‘promessa al lettore’, cioè il fatto che fin dalle prime pagine di un romanzo al lettore è data un’idea della struttura del romanzo, e delle cose e dei tempi che vi verranno sviluppati, per essere poi risolti e chiusi nel finale. La promessa è essenziale al lettore per trovare dei punti di riferimento nella lettura e sapere, più o meno, che cosa sta leggendo. Io in questo momento sto leggendo La fine dell’eternità di Asimov; non è certo il libro più semplice o più scorrevole del mondo, e tuttavia ti trasmette un po’ di ‘sicurezza’ e sicuramente ti invoglia ad andare avanti, perché fin dal primo capitolo ti promette due cose essenziali: di spiegarti come funziona l’Eternità, ossia la gestione del viaggio nel tempo da parte di un pugno di uomini eletti, e come il protagonista, un tempo ligio ai suoi doveri di Eterno, finirà per distruggerla per amore. E anche se nei primi capitoli ti trovi completamente spaesato, perché Asimov ti sta raccontando qualcosa di veramente weird – una società sospesa nell’eternità, che gestisce la linea del Tempo ordinario – pure ti senti invogliato ad andare avanti, perché sai già che alla fine ogni mattoncino (o almeno quelli essenziali) andranno tutti al loro posto. Ma nelle Avventure di Laura questo non succede. Leggendo le prime pagine, si pensa che tema del romanzo sia la stupidità di una specie di Strazzulla che crede di scrivere un grande romanzo fantasy; ma poi la storia accantona completamente quell’aspetto, prendendo tutt’altra direzione! Un’altra promessa che il lettore si sente rivolto è quella che fa la Laura adulta ai gargoyle: una storia di amore e violenza con una scena di sesso. Okay. Ma poi finisce la prima parte, e il lettore si chiede: “Okay. E adesso? Vado avanti a leggere… perché? Qual’è il tema? Dove si vuole arrivare? Cosa mi si sta promettendo?”. Niente! Poi io vado avanti lo stesso, perché sono curioso. Ma l’elemento di traino diventa per l’appunto la curiosità per la prossima stranezza, l’attesa che succeda qualcosa di strambo – non c’è più alcun progetto a lungo termine che si possa seguire. E quando si arriva alla fine del romanzo e si scopre che l’autrice non ha nessuna intenzione di dare una giustificazione in trama del perché quello che è successo è successo, la mia reazione è stata la stessa che di fronte ad Inland Empire di Lynch: sì, okay, sei bravo, hai realizzato ottime scenografie e un’atmosfera molto suggestiva – ma perché? A cosa è servito? Qual’è il senso di Inland Empire? E come dice Nancy Kress in Beginnings, Middles & Ends (che, pensa, ho letto perché tu lo consigliavi! xD), il lettore finisce col sentirsi un po’ tradito rispetto alle proprie aspettative.
2. Questa è una critica meno generale e più del dettaglio. Prendo di nuovo ad esempio Inland Empire (sperando che tu l’abbia visto): perché i conigli? Okay, sono strani, e sono uno spasso, e questo film ci perderebbe molto senza i conigli. Ma: perché i conigli? Lo spettatore desidererebbe capire le scelte del regista. Con te è la stessa cosa. Anche chiarito – sulla base di una propria interpretazione del personaggio di Laura – il senso generale dei suoi viaggi allucinatori, i singoli passaggi rimangono indecifrabili (e quindi sembrano ‘gratuiti’, messi così tanto per). Come faceva il dottor Testa ad andare e venire dal mondo strano? E soprattutto come diamine faceva ad arricchirsi? Perché quando il mondo viene sommerso di coscienze di Laura, lei si risveglia nello studio? (è un po’ come quando Nihal sviene, e poi quando si riprende è tutto già finito e risolto, senza che si sappia come!). Perché proprio la sua coscienza, e non quella di altre ragazze che siano andate dal dentista, è speciale? Eccetera. Poiché non viene offerto uno straccio di soluzione, molti di questi passaggi vengono percepiti o come deus ex machina, o come cose messe un po’ a caso, per puro gusto estetico. Il che non significa che tutto debba essere messo nero su bianco: io per esempio adoro Silent Hill 2, che è un gioco che lascia molte ambiguità nella trama, e richiede molte partite e una buona dose di immaginazione per essere spiegato. Ma in Silent Hill 2 il giocatore avverte un’unità di fondo, e quindi sente che tutto può essere spiegato sulla base di un minimo comune denominatore. Nelle Avventure di Laura, invece, tutto scappa in tutte le direzione, e poiché non si ha l’impressione di un ‘tutto’ interpretabile, ma di una serie di elementi giustapposti, uno non ci si prova nemmeno a spiegarseli.
Ora, io mi rendo conto che probabilmente l’intenzione nello scrivere il romanzo era esattamente questa – quello di lasciare il lettore senza terreno solido sotto i piedi, di proiettarli in un mondo assurdo e fantasioso, eccetera – ma questo non risolve il problema; lo sposta soltanto alla radice.

#151 Comment By Gamberetta On 16 giugno 2009 @ 15:05

@Tapiroulant.

Come faceva il dottor Testa ad andare e venire dal mondo strano?

Il dottor Testa (e tutto il mondo strano) sono creazioni della coscienza. Il vero dotto Testa, quello che telefona a casa, Laura non lo incontra mai. Il dottor Testa si sposta tra i mondi attraverso opportuni fori.

E soprattutto come diamine faceva ad arricchirsi?

Hai interpretato male il dialogo (o io non ho scelto le parole migliori). Il dottor Testa non si arricchisce in soldi. Il dottor Testa equipara la sua capacità di viaggiare e manipolare il mondo strano all’essere ricchi. Ma solo se lui rimane l’unico. Se altri individui possedessero la stessa abilità, non sarebbe più “ricco”.

Perché quando il mondo viene sommerso di coscienze di Laura, lei si risveglia nello studio?

La coscienza a quel punto non pensa al suicidio, dunque salva se stessa e Laura. La coscienza ha solo un controllo intuitivo del proprio potere e lei stessa non sa quanto dipenda da lei e quanto da Laura.

Perché proprio la sua coscienza, e non quella di altre ragazze che siano andate dal dentista, è speciale?

I Dentisti hanno inoculato una coscienza a migliaia di persone. Apparentemente l’unica coscienza a essersi sviluppata è stata quella di Laura. Ciò non esclude ce ne siano altre, che magari non hanno ancora manifestato il proprio potere. Comunque è speciale la coscienza, non Laura.

Infine tieni conto che l’intera vicenda è raccontata da Laura adulta. Perché la signora a cui Laura adulta ha rubato il cagnolino è presente nel mondo strano? Appunto come indizio del fatto che forse non tutti i particolari sono veri.

Il romanzo è fatto apposta – compresa la scelta della protagonista – perché non possa essere “razionalizzato”. Prendi appunto neanche “Inland Empire”, ma direttamente “Rabbits” sempre di Lynch: ci puoi perdere le ore a cercare (invano) di cavarne un senso. Però a me piace, è “bello” in sé.

#152 Comment By CMT On 16 giugno 2009 @ 15:09

@Tapiroulant: la coscienza di Laura non è speciale e non è neppure la coscienza di Laura, sebbene si spacci per tale, questo è molto chiaro nel testo.
In quanto alla promessa al lettore… che gli dei della letteratura ce ne scampino e liberino, io non lo voglio un libro che mi indirizza dall’inizio a quello che accadrà dopo, ben vengano i cambi di rotta ^__^

#153 Comment By Tapiroulant On 16 giugno 2009 @ 15:35

@CMT: Quel punto sulla coscienza mi era chiaro x°D Chiedevo solamente perché i Dentisti dessero la caccia proprio a quella di Laura e non anche a quella di altre ‘vittime’, ma comunque lei ha risposto su questo punto, quindi sono a posto. Per quanto riguarda la promessa al lettore, non la trovo affatto una brutta cosa; né la ritengo un meccanismo opprimente. E’ semplicemente un meccanismo che permette al lettore di sapere di cosa il libro parlerà, e che c’è un percorso tracciato che il libro segue. Alcune sono più esplicite e dirette (nel Signore degli Anelli la promessa è un viaggio che dovrà concludersi con la distruzione dell’anello o con il trionfo di Sauron), altre meno (in 1984 o ne Il Mondo Nuovo, la promessa è che il protagonista e il Sistema arriveranno ad un conflitto che si risolverà con la vittoria di uno dei due). Né è un sistema particolarmente castrante per la creatività, perché una promessa può essere anche disattesa o cambiata di significata (tre quarti dei romanzi di Philip K. Dick fanno così, e in questo sta anche parte del loro bello). Si tratta semplicemente di un sistema che non rende il lettore completamente spaesato rispetto a, come potremmo chiamarlo, il ‘piano’ dell’opera (una ragione per cui non mi piacciono molti romanzi di Hemingway ad esempio, aldilà del fatto che sono noiosi, è che non c’è modo di immaginare dove diamine andranno mai a parare, potrebbero finire in un punto qualsiasi e non farebbe differenza). E poi, come chiariscono molti libri del tipo ‘How to write…’, la promessa al lettore è una delle prime cose che gli editor vanno a guardare quando vagliano i candidati alla pubblicazione.

@Gamberetta: Grazie per avermi risolto i punti spinosi^^ Sì, la cosa della signora l’avevo intuita. Comunque ho capito il tuo punto di vista, anche se personalmente, sarò onesto, non lo condivido; mi sembra che l’architettura generale dell’opera sia più importante della bellezza o stranezza dei singoli tasselli. E infatti Lynch mi piaceva fino a Mulholland Drive (che anteponeva ancora l’architettura ai singoli elementi), ma Inland Empire mi ha un po’ nauseato (Rabbits invece non l’ho visto).

#154 Comment By Fabio On 20 giugno 2009 @ 10:44

Io l’ho letto e alla fine ho scritto questo:

http://magiediomnia.blogspot.com/2009/06/chi-la-fa-laspetti.html

;-)

#155 Comment By Fos87 On 3 luglio 2009 @ 16:59

A grandi linee concordo con quanto scritto da Fabio, anche se non mi pronuncio sugli eventuali stati d’animo di Gamberetta: ad esempio mio fratello ha l’abitudine di creare personaggi dal passato drammatico, destinati ad una fine ancora più drammatica e con il brutto vizio di seminare ovunque morte e distruzione, eppure non mi pare propriamente sull’orlo del suicidio…

#156 Comment By Angra On 3 luglio 2009 @ 18:03

@Fabio:

la tua “psicanalisi” su Gamberetta povera infelice mi sembra, oltre che del tutto inutile ai fini della recensione, anche parecchio ingenua. Se è vero che lo scrittore tende a mettere se stesso in quello che scrive, è altrettanto vero che:

1) Gamberetta lo sa benissimo
2) è una delle persone più lucide che conosca.

Con queste premesse, ti sembra verosimile che si metta così a nudo scrivendo un romanzo, come tu hai voluto credere?

#157 Comment By Fabio On 4 luglio 2009 @ 15:46

Allora, Gamberetta è lucidissima, ma come ti ho già detto sul blog, scrivendo ci mettiamo comunque a nudo, perché quello che scriviamo fa parte di noi, e se, come dice Gamberetta, scriviamo di ciò che sappiamo, allora scrivere delle nostre emozioni ci fa dire cosa abbiamo provato, altrimenti è mentire al lettore.

Io, personalmente, amo scrutate l’anima di chi scrive, la sua scala di valori, il modo in cui si relaziona con i suoi personaggi. Ammaniti è molto “fascista” con i suoi personaggi, li maltratta, gli da macigni emotivi da portare per tutto il romanzo, ma questo non li rende meno umani, anzi!

Forse mi sono spiegato male nella recensione, non è il male che fai ai personaggi che ti rende un sadico, ci sta, è la vita, sono storie. Quello che ti rende un sadico è non indugiare mai sul dolore del tuo personaggio e quindi su quello che provo io lettore a leggerne. L’identificazione fa parte del patto col lettore, un personaggio può essere un killer, un sadico, un cannibale, ma chi interagisce con lui DEVE mostrare un minimo di umanità, perché noi siamo umani e disprezziamo le torture, soprattutto ai bambini.

Io non ho letto questa umanità nel romanzo di Gamberetta, lei disprezza il suo personaggio esattamente quanto la fata pungolatrice o chiunque altro.
Io penso questo.

Hai detto che la mia è vendetta, puerile, vigliacca e presuntuosa. Ok, non posso dirlo certo io. So di non essere un tipo vendicativo (della serie mi offendi ti metto tra gli indirizzi spam… se questo è accettare le critiche…) né tanto meno ingenuo.
Ma non esiste solo la logica nella scrittura. Presto o tardi, forse, lo capirete.

#158 Comment By Gamberetta On 4 luglio 2009 @ 16:11

@Fabio. Allora Fabio, la verità è molto semplice: tu pretendevi che io ti aiutassi con il tuo romanzo e in fretta ché per settembre dev’essere pronto. E questo dopo che io già due volte ho perso il mio tempo per darti una mano e ho ottenuto in cambio più insulti che ringraziamenti.
Il bello è che non ho mai espresso giudizi su di te, non mi sono mai allontanata dal testo. Tu stesso hai ammesso che le mie critiche erano fondate e i suggerimenti sensati:

Concludo – e torno alla quarta stesura – col ringraziare la persona che più di tutti mi ha aperto gli occhi, con freddezza e pugno di ferro, schiaffeggiandomi e prendendosi anche degli insulti. E’ l’editor migliore che io abbia mai incontrato, sincera, competente, preparata e diretta. Ha molti detrattori ma garantisco una onestà intellettuale di questa persona al di sopra di ogni parzialità. Si fa chiamare Gamberetta ed è il recensore più temuto del sito Gamberi Fantasy. Per quanto fior fior di editor o pseudo-tali, colleghi, amici e conoscenti, esperti e non, si siano prodigati in consigli e dritte, lei è stata l’unica che ha saputo farmi un’analisi dettagliata, accurata, minuziosa, torrenziale dei difetti del romanzo. E non le sarò mai grato abbastanza.

Sto citando dal tuo blog.
Ora, se io ti dico che non ho più tempo o voglia di aiutarti, tu te lo tieni e stai zitto.
Ti ho aiutato una volta.
Ti ho aiutato una seconda volta.
Alla terza ti ho detto che preferivo andare in vacanza.
È il risultato è che sono una sadica serial killer infelice (senza contare le mail precedenti).
Dopodiché continua pure a parlar male della sottoscritta, se ti fa piacere. Ognuno si diverte come può.

#159 Comment By Fabio On 4 luglio 2009 @ 17:49

Cara Gamberetta, io sottoscrivo e ribadisco tutto quello che ho scritto nel blog che hai citato, non ho problemi e non è una cosa che ho MAI negato.
Anche tu la vedi come una vendetta? Peggio per te, i sentimenti negativi sono per persone negative, quelle che invece di dire “ho investito il mio tempo per aiutarti” dicono “ho perso il mio tempo per aiutarti”.
Ci siamo intesi?

Inoltre, il mio tono della mail era cortese e pacato. Mi hai risposto con tono acido e supponente, che ti appartiene visto che è lo stesso che usi nelle tue recensioni. Però ti invito a fare distinzione dalle persone che nutrono una sincera stima nei tuoi confronti e che “osano” comunque muoverti delle critiche a livello umano perchè non ti idolatrano, da quelle che si divertono a leggere le tue invezioni da ribelle spaccatutto, e poi se ne fregano di sapere se tu sei una brava persona o meno.
A me interessa. E mi sono interrogato.
Quello che ho letto nel tuo libro era infelicità, e allora?
Dimostrami di essere una persona felice e in pace col mondo, invece di stare a inveire contro una critica.
Hai delle grandi qualità intellettuali, ma io penso che come persona devi crescere e capire che spesso lo scontro non è l’unica forma di confronto, anche quello virtuale. E posso citare migliaia di esempi nei quali hai scelto lo scontro come forma di confronto.

Ma credo che sia inutile stare a discutere di cose che non vuoi capire e che i tuoi colleghi qui non vogliono prendere agli atti, per cui, se mi lasci il tuo numero di telefono lo scrivo nei cessi delle stazioni così sarete tutti contenti del mio gesto infantile, il cerchio si chiuderà e potrete tornare al vostro schema naturale delle cose.

#160 Comment By Angra On 4 luglio 2009 @ 18:02

@Fabio:

L’ho già scritto sul tuo blog: non ti sembra ridicolo sostenere di non essere vendicativo dopo che hai intitolato la tua “recensione” Chi la fa l’aspetti? E’ una domanda retorica, non serve che rispondi.

#161 Comment By Fabio On 4 luglio 2009 @ 18:06

Infatti, non serve, perchè è fin troppo “retorico” che la mia critica non vale niente visto che mossa dal risentimento di non essere stato accontentato, no? E’ così che funziona da queste parti, se non sei d’accordo, c’è per forza qualcosa che non va in te, non in quello che hai criticato.
Strano, mi sa di critica a livello umano… ma ne fate anche voi?

#162 Comment By Gamberetta On 4 luglio 2009 @ 18:14

@Fabio.

Inoltre, il mio tono della mail era cortese e pacato.

Fabio, ma scherziamo? Tu mi hai detto che dovevo lavorare gratis sul tuo romanzo, in tempi strettissimi, e con il beneplacito dell’editore. Gentile sì, scema no. Questa non è più una collaborazione “amichevole” (e non siamo mai stati amici – per fortuna!), questo è sfruttare la gente.
Non lo capisci? Problemi tuoi.

Ora, se mi stimi davvero, lasciami in pace. Io sono la sadica infelice serial killer, lasciami nel mio brodo e occupati d’altro. Grazie.
In ogni caso io non ti risponderò più, neppure qui.

#163 Comment By Fabio On 4 luglio 2009 @ 18:46

Bene, anche io chiudo sull’argomento. A scanso di tutto, cara Gamberetta, pubblicherò qui le due mail, io non ho niente da nascondere.

Edit di Gamberetta. Non si pubblica la corrispondenza privata.

Non aggiungo altro, la risposta non inizia neanche con un saluto. Già qui la cortesia va alle ortiche. Il resto, lo leggete. Niente di nuovo, è la solita Gamberetta. Ma non venitemi a dire che io non sono stato cortese, almeno non essere ipocriti, grazie.

E qui chiudo. Sono stanco delle polemiche e dei confronti/scontri. Tutti noi, Gamberetta compresa, abbiamo di meglio da fare.

#164 Comment By Fabio On 4 luglio 2009 @ 19:09

Bhe… in ogni caso le mail dimostravano quello che ho detto, a scanso di equivoci: cortesia vs acidità.
Siamo inequivocabilmente due persone diverse (“e per fortuna!” pensò Fabio con sarcasmo, ripensando alla battutina acida della ragazza)

#165 Comment By aealith On 5 luglio 2009 @ 18:46

Ho letto il libro.
Come scrittura mi sembra fatta bene: mi pare molto rapida, persino troppo per i miei gusti, di norma preferisco testi più “prolissi” ma appunto gusti miei, poi una scrittura pesante mal fatta è veramente illeggibile.
Ho apprezzato la bizzarria (e la follia) della storia , sopratutto nella seconda parte: mi ricorda Abarat (che a sua volta ricorda Alice) con questo mondo allucinato e popolato da personaggi ancora più allucinanti:particolarmente la notte degli haiku e personaggi come Biglietto ,i dentisti e le fate. Simpatiche le citazioni(Leone!) e i cameo (capelli blu?).
Il continuo susseguirsi di scene però mi ha lasciato un po’ confuso: i passaggi tra i vari pezzi mi spiazzavano eccessivamente come la scena del dagherrotipo o il ritorno allo studio dello Psic. Non mi convincono molto , forse scorrono troppo rapidi , mi sembrano un po’ come i passaggi di scena nella Guida Galattica , solo che questi ultimi per qualche ragione mi convincono di più(e parecchi sono anche più assurdi).

#166 Comment By Walter On 6 luglio 2009 @ 10:09

Di quanto scritto da Fabio nella sua recensione, quoto in pieno questo

Questo era il mio maggiore cruccio sul romanzo di Gamberetta: il bizzarro gratuito. Nel libro della Signorina non c’è morale, non c’è scopo, non c’è una struttura che si radichi nella realtà a cui tutti possiamo appigliarci. Io non metto in discussione l’utilizzo del bizzarro e dell’assurdo, ma deve avere una finalità, un intento a cui anche il lettore meno smaliziato può appigliarsi per entrare nella storia, vivendola e non vedendola soltanto. Le avventure della giovane Laura, si vedono chiaramente, nitide e abbacinanti restano impresse nella mente, ma non toccano il cuore, perchè l’anima di questo romanzo non viene fuori.

Le altre considerazioni, quali esse siano, lasciano il tempo che trovano… Si è qui per discutere del libro, non dello stato psicologico-affettivo della signorina Gamberetta.
Per il resto, a quando la pubblicazione della nuova opera (aka il famoso progetto che con Laura non centra nulla)?

#167 Comment By Angra On 6 luglio 2009 @ 10:33

La discussione sul messaggio e la morale non è nuova. Personalmente non sono cose che vedo di buon occhio, perché è tipico degli autori scarsi, un po’ ignoranti e faciloni pensare che il lettore debba sorbirsi contento il romanzo non perché scritto bene, non per la trama, non per i personaggi ma per l’originalissimo (secondo lui) insegnamento morale che ci sta dietro. E’ una mentalità da scuole superiori, dove non si capisce mai se nel tema di italiano ti valutano la forma, le nozioni o le idee personali. Non ne faccio una regola assoluta del tipo “se dietro c’è una morale allora è una schifezza”, ma è probabile che sia così.

#168 Comment By Fos87 On 6 luglio 2009 @ 10:45

@Angra

Con queste premesse, ti sembra verosimile che si metta così a nudo scrivendo un romanzo, come tu hai voluto credere?

Angra, penso che mettersi a nudo sia inevitabile quando nello scrivere ci metti il cuore: qualcosa di te emerge sempre, che tu lo voglia o no, al di là dell’intelligenza, della lucidità o quant’altro.
Il problema piuttosto è: è così facile psicanalizzare una persona esclusivamente a partire da un libro? Secondo me no, al più possono emergere i tratti del carattere più vistosi.

Quanto al romanzo in sé, io concordo con questa affermazione riguardo il personaggio di Laura:

Sì perchè tutto quello che succede a questa poveretta, le accade come deus ex machina, lei non lo vorrebbe, non lo cerca. Le capita.
Diciamocelo: Laura è una poveretta.
Il romanzo in cui è finita non è una storia, un mondo, è un lager e la sua perfida aguzzina non è un ufficiale delle SS, bensì Gamberetta in persona, tramutata, via via in orchi, barboni, fate assassine, Dentisti, gatti-mostro giapponesi etc…

In effetti nel romanzo sembra che una qualche divinità ce l’abbia a morte con la protagonista, considerando che gliene capitano di cotte e di crude e non si capisce neanche perchè gliene capitano di cotte e di crude. La prima parte mi è piaciuta: c’è una trama, per quanto delirante, e non si sente particolarmente il bisogno di capire perchè stia capitando tutto proprio a Laura. Insomma, alcuni vincono alla lotteria, altri finiscono sotto un tram, altri ancora si trovano coinvolti in una guerra contro il male che prevede spiriti, spade e gatti demoniaci.
Il problema arriva dopo, quando Laura continua a trovarsi invischiata in una marea di situazioni paradossali apparentemente senza motivo: le hanno lanciato una maledizione vodoo? I marziani ce l’hanno con lei? Ha assistito involontariamente ad un rito pagano, trascinandosi addosso l’ira divina (chi mi indovina la citazione vince un premio :p)?
Certo, visto il genere la spiegazione sarebbe dovuta essere paradossale quanto tutto il resto, ma questo non toglie che ci dovesse essere.

#169 Comment By Fos87 On 6 luglio 2009 @ 10:48

è tipico degli autori scarsi, un po’ ignoranti e faciloni pensare che il lettore debba sorbirsi contento il romanzo non perché scritto bene, non per la trama, non per i personaggi ma per l’originalissimo (secondo lui) insegnamento morale che ci sta dietro

Cielo, che cattivo! Dai, di tanto in tanto la morale ci sta bene (anche se nel libro di Gamberetta ci sarebbe stata come i cavoli a merenda) :p

#170 Comment By Angra On 6 luglio 2009 @ 11:49

@Fos87:

Angra, penso che mettersi a nudo sia inevitabile quando nello scrivere ci metti il cuore

Cito Gamberetta :)

Perciò: l’amore per il fidanzato, l’anima per Dio, il cuore trifolato per il sugo del risotto, nello scrivere, per piacere, tecnica e fantasia!

In sostanza: un conto è dire che l’autrice si è divertita a maltrattare il suo personaggio, un conto è dedurne che è una povera infelice: l’essere spietati con i propri personaggi è fondamentale nelle storie di avventura.

Poi, francamente, stare qui a discutere della personalità di Gamberetta mi sembra inelegante e fuori luogo. Il mio intervento era per dire che l’analisi di Fabio era tanto inutile quanto ingenua, pretestuosa e ineducata. D’altra parte, è stato lui a venire qui bello fiero a mettere il link al suo blog, io ci ho solo cliccato sopra.

#171 Comment By Tapiroulant On 6 luglio 2009 @ 13:24

Non sono naturalmente d’accordo con le derive da psicologia spicciola di Fabio, però vorrei riprendere un nodo essenziale evidenziato da lui, da Walter e da Fos: il fatto che manchi completamente un ‘fulcro’, un messaggio, un quid che sottenda all’opera e alle innumerevoli peripezie di Laura. Cito Angra:

La discussione sul messaggio e la morale non è nuova. Personalmente non sono cose che vedo di buon occhio, perché è tipico degli autori scarsi, un po’ ignoranti e faciloni pensare che il lettore debba sorbirsi contento il romanzo non perché scritto bene, non per la trama, non per i personaggi ma per l’originalissimo (secondo lui) insegnamento morale che ci sta dietro. E’ una mentalità da scuole superiori, dove non si capisce mai se nel tema di italiano ti valutano la forma, le nozioni o le idee personali. Non ne faccio una regola assoluta del tipo “se dietro c’è una morale allora è una schifezza”, ma è probabile che sia così.

Questo è un discorso abbastanza stupido, perché sembra implicare che il romanzo scritto bene sia una giustapposizione di scene che tra di loro non hanno alcun ‘senso’ in comune (molto simile in effetti a quanto accade in Laura). Al contrario, tutta la letteratura mondiale – o almeno, tutta quella che conosco! – contiene un messaggio morale. Il che non significa che ogni romanzo esistente sia un romanzo di Dickens: c’è differenza tra morale e moralismo (per evitare confusioni, al posto di ‘morale’ utilizzerò termini connotati in modo più neutro, come ‘messaggio’, ‘idea’, ‘tema’, ‘questione’). Il messaggio esiste anche quando è implicito, o discreto, o messo in dubbio dallo stesso autore. Delitto e castigo ne ha uno; Il richiamo di Chtulhu ne ha uno; la Trilogia della Fondazione ne ha uno; I viaggi di Gulliver ne ha uno. Ciò che spesso distingue un grande romanzo da uno mediocre è che vengono intrecciate più idee, più messaggi (talvolta anche contraddittori), e il fatto che suddetti messaggi non vengono espressi in modo retorico e tronfio ma con una certa eleganza, lasciando che sia la stessa storia a suggerirla. Perciò possiamo dire che molti romanzi di Dickens sono insopportabili, perché ti spiattellano davanti alla faccia un messaggio morale – quello sì – da tema delle medie. Ma il punto è: un ‘senso’ centrale che raccoglie in sé tutto quanto il romanzo e le sue parti c’è sempre. Forse è proprio questo il problema di Laura: dov’è questo centro concettuale? Dov’è il messaggio? Alla fine, in mancanza di meglio, viene appunto da pensare che il centro sia soltanto “contraddiciamo tutte le regole del fantasy tradizionale! Facciamo che il protagonista è sfigato invece che figo, viene picchiato e punito invece che premiato, non fa attivamente una quest ma subisce passivamente il sadismo degli altri”. Che non è molto.

#172 Comment By Angra On 6 luglio 2009 @ 13:41

Tapiroulant:

A me questo sembra abbastanza stupido, nel senso che si mette la logica sotto i piedi:

Questo è un discorso abbastanza stupido, perché sembra implicare che il romanzo scritto bene sia una giustapposizione di scene che tra di loro non hanno alcun ’senso’ in comune (molto simile in effetti a quanto accade in Laura).

Ti pare che io abbia detto questo?

#173 Comment By Angra On 6 luglio 2009 @ 13:51

@Tapiroulant: per essere più chiaro, è come se io avessi detto che i salmoni fanno le uova e tu mi rispondessi che ho detto una stupidata, perché secondo il mio ragionamento siccome la gallina fa le uova allora per me la gallina è un salmone. Non si possono rovesciare le implicazioni, è un errore logico.

Quel mio è “probabile che sia così” è lì proprio per escludere dal discorso i capolavori della letteratura, infatti se entri in una libreria e prendi in mano un romanzo a caso è molto probabile che non sia un capolavoro.

#174 Comment By Merphit Kydillis On 6 luglio 2009 @ 13:53

Sto cominciando a leggere Le avventure della giovane Laura (mi siono fermato ai gattoni che hanno rapito Carlo). Devo dire che è carino. Per quanto riguarda lo stile narrativo: facile e intuitivo, non certo come i giochi di parole di Strazzu o G.L. D’Andrea >.>

Gamberetta, io mi chiedevo: se e quando ci sarà una sezione per noi tuoi fans (Angra, Maudh e compagnia) possiamo postare i nostri racconti (tipo parodie dei celebri romanzi fantasy italiani)?
Una sezione tipo “Fan Fiction” non sarebbe male… e poi, chissà, potresti darci qualche dritta, recensendo i racconti e dare i tuoi giudizi tramite gamberi o stivali (così, se mai mi venisse in mente di scrivere un romanzo, sarebbe già un bell’inizio averti come insegnante xP)

#175 Comment By Tapiroulant On 6 luglio 2009 @ 13:53

@Angra: Mi pareva che dal tuo intervento si potesse desumere una conseguenza di quel tipo. Recupero il passaggio chiave della citazione:

Personalmente non sono cose che vedo di buon occhio, perché è tipico degli autori scarsi, un po’ ignoranti e faciloni pensare che il lettore debba sorbirsi contento il romanzo non perché scritto bene, non per la trama, non per i personaggi ma per l’originalissimo (secondo lui) insegnamento morale che ci sta dietro.

In sostanza credo di poter dire, che tu ritenga valido un romanzo se è scritto bene, ha una buona trama, e dei buoni personaggi. Che un testo sia scritto bene è condizione necessaria (ma non sufficiente) per la presentabilità di qualsiasi tipo di produzione letteraria, non è costitutivo del romanzo. Quindi sono d’accordo con te che ci vuole, ma tu lo sarai con me nel dire che non è l’elemento principale che determini la bellezza del romanzo in quanto romanzo. Quindi: trama e personaggi. Ma una trama in cui manchi un senso generale (e questo è il ruolo del messaggio, o idea, o etc. che tu sembri squalificare), è appunto solo una giustapposizione di situazioni: e tale è appunto (o sembra essere) Laura, e di qui le critiche. Per quanto riguarda i personaggi, si è in genere d’accordo che ciò che distingue personaggi complessi da quelli bidimensionali è il conflitto morale (e tali conflitti sono interessanti quando non sono fini a sé stessi – vedi la Rocca del Silenzio, dove invece lo sono – ma quando si incastrano con il problema morale proposto dal romanzo).

#176 Comment By Tapiroulant On 6 luglio 2009 @ 14:00

@Angra: Preciso che il mio post l’ho scritto prima di leggere il tuo secondo messaggio. La deduzione implicita che ho fatto dal tuo messaggio mi sembra discendere in modo coerente da quel che ho detto, ma cambierò idea se riuscirai a convincermi che ho male interpretato il senso del tuo messaggio.
Contesto la tua affermazione sui “capolavori della letteratura”. Ho richiamato un po’ di capolavori da differenti secoli per farti capire come tutto il romanzo moderno (1500+) sia animato dall’idea del messaggio come elemento centrale e più importante di ogni romanzo. Ma l’ho fatto per comodità: potrei dirti che anche gli Harmony hanno un messaggio morale (debole e consolatorio), e anche la letteratura decente seppure non superlativa (es. la saga della Spada della Verità di Terry Goodkind – i primi volumi almeno, dopo diventa unammerda – o Gomorra di Saviano o i libri più brutti di Stephen King). Ciò che distingue letteratura orribile, decente e stupenda non è la presenza o meno di tale messaggio, ma la capacità dell’autore di presentarlo in modo convincente e naturale.

#177 Comment By Angra On 6 luglio 2009 @ 14:09

@Tapiroulant:

@Angra: Mi pareva che dal tuo intervento si potesse desumere una conseguenza di quel tipo.

No, non si poteva ^__^

Possiamo girare il discorso così: se prendiamo in mano un romanzo in libreria è più probabile che sia più brutto che bello, specialmente se parliamo dei fantasy che vengono spacciati per capolavori di questi tempi. Uno dei motivi che possono rendere brutto un brutto romanzo è che l’autore fosse preoccupato, più che di scrivere con la dovuta competenza una storia avvincente, di propinarci invece le sue idee da salvatore del mondo. C’è anche un piccolo ricatto (per l’appunto) morale che si ottiene facilmente confondendo i piani del discorso: se non ti è piaciuto il tal romanzo allora sei un criminale perché non hai a cuore il tema dei pericoli della manipolazione genetica.

#178 Comment By Angra On 6 luglio 2009 @ 14:16

@Tapiroulant:

Ciò che distingue letteratura orribile, decente e stupenda non è la presenza o meno di tale messaggio, ma la capacità dell’autore di presentarlo in modo convincente e naturale.

Sono d’accordo con te, ma questo non è in contrasto con quello che ho detto io. Se prendi Il Piccolo Popolo dei Grandi Magazzini di Pratchett, io ci vedo una gigantesca presa per il culo di tutte le religioni e la cosa mi diverte un sacco. La differenza la fa tutta il fatto che il tutto viene mostrato senza pedanteria né interventi dell’autore. Nel suo genere posso considerarlo un piccolo capolavoro. Ma, ripeto, stiamo dicendo due cose diverse non in contrasto fra loro.

#179 Comment By ??? On 6 luglio 2009 @ 14:26

@ Tapiroulant

Per me un messaggio o tema è solo qualcosa in più. Se c’è meglio, sennò amen.

Penso si debba scrivere il proprio libro senza averne uno in mente o si rischia di basare tutto su quello.

Se non sbaglio King stesso in “On Writing” diceva che non era dispensabile, ma che se c’era, andava individuato solo a libro scritto e fatto risaltare nella seconda stesura.

#180 Comment By Angra On 6 luglio 2009 @ 14:39

Si possono trovare esempi di messaggi morali che con il passare del tempo possono assumere connotazioni negative proprio nei classici. Se prendiamo Pinocchio, il libro continua a divertirci per la fantasia che caratterizza l’ambientazione e i personaggi, ma il messaggio pedagogico di cui è impregnato diventa fastidioso per il carattere di continuo ricatto morale nell’educazione del burattino. C’è da scommettere che un messaggio ideologico del tipo “aver fame non è un buon motivo per rubare” abbia contribuito a decretarne il successo nella società dell’epoca, dove gli affamati la fame se la dovevano tenere, ma oggi ci fa storcere il naso.

#181 Comment By Tapiroulant On 6 luglio 2009 @ 15:01

@Angra: Posso essere d’accordo con te allora, ma a patto di una precisazione. All’aspirante scrittore non bisogna dire di accantonare completamente qualsiasi pretesa morale e concentrarsi solamente sullo scrivere bene e sulla coerenza; ma piuttosto di coniugare le due cose, puntualizzando che il messaggio sarà meglio veicolato, più efficace e più convincente laddove il mondo del libro è coerente e interessante, naturale e non forzato. Il che fa differenza.

@???: Io vorrei avvertire tutti coloro che considerano On Writing la bibbia dello scrittore, che King per lo più non dà poi ‘sti gran consigli. E dice anche delle cose deleterie, quale appunto quella da te citata. Con questo metodo, di scrivere la propria storia inseguendo solo uno spunto di trama tralasciando qualsiasi messaggio di fondo, il buon vecchio Stephen King ha scritto un macello di libri di merda. Ogni libro buono, King ne scrive due o tre che vanno dall’insignificante (La zona morta, La metà oscura) al veramente orrendo (Cell). E guardacaso, i suoi libri più famosi o più belli sono sempre quelli con le più alte implicazioni etiche (Shining, Stagioni diverse, It, Misery. Non ho mai letto L’ombra dello scorpione, quindi di quello non parlo). A proposito di Misery, se non ricordo male proprio in On Writing, King spiegava che è nato dallo sviluppo imprevisto di una sua idea per un racconto senza lieto fine: bene, che se ne renda conto o meno (forse no), quello sviluppo imprevisto è stato ciò che ha caricato il racconto originale di ‘messaggi’ esistenziali che trascendevano la pura trama. Sicché da un racconto probabilmente mediocre o tutt’al più carino, è venuto fuori un gran bel romanzo.

#182 Comment By ??? On 6 luglio 2009 @ 15:47

@ Tapiroulant

Non ritengo che King sia un dio sceso in terra. Dico solo che trovo l’affermazione corretta.

Ho letto anche altri manuali: alcuni in italiano; molti di più in inglese (Es. la serie Write Great Fiction) e tutti quelli che trattano questo argomento dicono che la morale va presa con le pinze e quando si inizia a scrivere un romanzo non bisogna partire solo con una morale in testa.

Non denigravo la morale, ma come ho detto: se c’è è un più, sennò amen. (Si potrebbe anche dire: se è palese o se non è palese).

Per curiosità (e per andare avanti nel discorso): secondo te quali sono i messaggi morali nei libri di King che hai citato?

#183 Comment By Gamberetta On 6 luglio 2009 @ 16:31

@Walter. La nuova opera quando è pronta, ci vorranno ancora molti mesi.

@Merphit Kydillis. È piena la rete di siti di fan fiction. Io onestamente non ho il tempo materiale per occuparmene.

@Tapiroulant. Per quanto riguarda i “messaggi” insiti in Laura. Non ci sono o sono tantissimi. Come preferisci.

Per esempio: sì, Laura è tormentata dall’inizio alla fine, l’Universo si accanisce contro di lei. È una situazione angosciosa.
Ed è apposta così: il significato è che non esiste consolazione, non esiste redenzione, non c’è niente di bello al fondo dell’avventura. Laura è stupida e ignorante, soffre e si rifugia in un mondo fantastico (o vi è trascinata – non ha importanza). E lì continua a soffrire. Non c’è salvezza nella fantasia. Non esistono sogni, solo incubi. E quando poi ti svegli, il mondo è brutto quant’era prima.
Nel finale di Kiki’s Delivery Service, Kiki diventa una “strega adulta”, guadagna il controllo sui suoi poteri ma per esempio perde la possibilità di parlare con il gatto. Laura perde la propria coscienza, e non ci guadagna niente. Non c’è il sollievo di dire: be’, ha sofferto tanto ma almeno è diventata Sailormoon. No, non c’è soddisfazione, c’è solo dolore.

Quello che ho appena scritto è vero? falso? ha importanza?
Ognuno decida.

Quello che interessava a me era offrire al lettore un tour de force di bizzarrie, con ritmo allucinato e senza che ci fosse la possibilità di razionalizzare. Pensa al Tetsuo di Tsukamoto.

Altro esempio sull’imponderabilità dei “messaggi”. Nel romanzo c’è un personaggio che si chiama Bryukhonenko. Perché gli ho dato questo nome? Perché mi piaceva il riferimento al vero Sergei Bryukhonenko, uno scienziato sovietico noto per i suoi famosi (famigerati?) esperimenti con gli animali (per esempio stacca la testa dei cani dal corpo e cerca di mantenerla in vita con respirazione e circolazione artificiali. Vedi filmato).
Più avanti Bryukhonenko tenta di uccidere la coscienza di Laura e dunque…
Messaggio Morale Profondo™
La scienza senza etica uccide le coscienze!!!
È vero? No. Me lo sono inventato adesso. Lo scopo di mettere un personaggio con la testa di cane e un fonografo Edison nella pancia è far esclamare: “guarda lì!!! C’è un personaggio con la testa di cane e un fonografo Edison nella pancia!!!”
Ma vogliamo negare il Messaggio Morale Profondo?

Detto questo se al lettore Laura non piace, la mia unica reazione dev’essere quella di chiedere scusa perché gli ho fatto perdere tempo con qualcosa che non ha gradito. Però se non ha gradito perché non ha trovato messaggi, morale o significato, be’, ce ne sono finché ne vuole!!!

#184 Comment By gugand On 6 luglio 2009 @ 20:04

Per dire la mia: e’ ovvio che in ogni storia ci sia un messaggio. E’ forzato perche’ una storia fara’ perno su alcuni argomenti che se si vuole possono esser visti come messaggi. Se invece l’autore si preoccupa piu’ del messaggio che della trama e dei personaggi allora le probabilita’ che verra’ fuori una schifezza sono altissime.

#185 Comment By Diarista incostante On 7 luglio 2009 @ 09:42

@tapiroulant
Precisazioni.

La metà oscura non è insignificante, a me è piaciuto parecchio.

Inoltre King scrive solo la prima stesura in modo “libero” poi recupera il messaggio di fondo della storia, quello che si è creato liberamente nel corso della sua creazione, e lo rafforza durante la seconda stesura.

Misery è diventato un libro perchè mentre scriveva si è accorto che il protagonista aveva una gran voglia di vivere e mille risorse, non riusciva a farlo schiattare. Si è reso conto che dopo un tot di parole avrebbe dovuto per forza fargliela far franca, perchè sarebbe stato ingiusto nei confronti del lettore ucciderlo a quel punto della storia.

Infine, il messaggio morale in un libro dà sicuramente profondità alla storia, ma ficcarcelo a forza rovina tutto. Se quando il libro è finito c’è, tanto meglio, altrimenti è inutile intestardirsi, si crea solo pesantezza. Quindi no, agli scrittori esordienti non va detto di fare niente in tal senso, ma solo di fare buone storie. Se sono persone con un minimo di profondità interiore, introspezione, capacità analitica della realtà, qualcosa filtrerà automaticamente. In caso contrario avremo almeno una buona storia senza zavorre.

#186 Comment By Drest On 7 luglio 2009 @ 13:08

Per esempio: sì, Laura è tormentata dall’inizio alla fine, l’Universo si accanisce contro di lei. È una situazione angosciosa.
Ed è apposta così: il significato è che non esiste consolazione, non esiste redenzione, non c’è niente di bello al fondo dell’avventura. Laura è stupida e ignorante, soffre e si rifugia in un mondo fantastico (o vi è trascinata – non ha importanza). E lì continua a soffrire. Non c’è salvezza nella fantasia. Non esistono sogni, solo incubi. E quando poi ti svegli, il mondo è brutto quant’era prima.

mah, si, ok, però a me lettore che mi frega? laura non è nè abbastanza orribile da essere odiata (è solo una disgraziata mentalmente limitata) nè ha sufficienti doti da legarcisi (come sopra). Non me ne sarebbe fregato nulla se fosse morta o se avesse trovato l’ammore con Carlo.
Mi viene da dire che un libro come le avventure della giovane Laura ha come unico target i cultori del bizarro in quanto tale, o sbaglio?

#187 Comment By Gamberetta On 7 luglio 2009 @ 15:11

@Drest. Neanche a me frega, ma apparentemente ci sono dei lettori che sentono il bisogno di trovare nei libri messaggi, una morale, un qualche tipo di significato che vada al di là del testo esplicito.
Il target del romanzo… uhm… direi che il target è i lettori a cui piace.

#188 Comment By Fos87 On 7 luglio 2009 @ 17:02

Non si tratta di cercare chissà quale significato esistenziale, ma un semplice filo rosso che colleghi tutti gli episodi in maniera coerente più comunemente chiamato “trama”.

#189 Comment By Drest On 8 luglio 2009 @ 15:31

Sono d’accordo.

#190 Comment By Tapiroulant On 17 luglio 2009 @ 17:43

@Diarista incostante:
@Diarista incostante:

Misery è diventato un libro perché mentre scriveva si è accorto che il protagonista aveva una gran voglia di vivere e mille risorse, non riusciva a farlo schiattare. Si è reso conto che dopo un tot di parole avrebbe dovuto per forza fargliela far franca, perchè sarebbe stato ingiusto nei confronti del lettore ucciderlo a quel punto della storia.

Sì, ricordo quelle affermazioni. Ora, può darsi anche che quella fosse la spiegazione cosciente che King si è dato: ma se ci pensi un attimo, fa acqua da tutte le parti, è una spiegazione stupida. 1. Il protagonista poteva avere tutte le risorse che voleva; ma data la sua situazione, la situazione più probabile e verosimile era sempre e comunque la sua morte, non la sua sopravvivenza, che va intesa piuttosto come una cosa straordinaria. 2. Un’esigenza narrativa, appunto: data la lunghezza del romanzo, deve finire bene! …eh? Forse nella testa di King. Ma ci sono romanzi anche più lunghi che finiscono male. Il libro poteva concludersi con un bad ending senza che King dovesse sentirsi in colpa.

Infine, il messaggio morale in un libro dà sicuramente profondità alla storia, ma ficcarcelo a forza rovina tutto. Se quando il libro è finito c’è, tanto meglio, altrimenti è inutile intestardirsi, si crea solo pesantezza. Quindi no, agli scrittori esordienti non va detto di fare niente in tal senso, ma solo di fare buone storie. Se sono persone con un minimo di profondità interiore, introspezione, capacità analitica della realtà, qualcosa filtrerà automaticamente. In caso contrario avremo almeno una buona storia senza zavorre

Ma su questo punto ho già fatto le dovute precisazioni che dici tu: un messaggio è tanto meno retorico, e tanto più riuscito, quanto più emerge con naturalezza dalla narrazione. Se un romanzo è fatto bene, non c’è neanche bisogno di esplicitare il messaggio: il lettore lo capisce e lo assorbe da solo mentre legge! Se invece l’autore deve salire in cattedra (in modo onnisciente o attraverso il protagonista) per spiegarti qual’è il suo messaggio, allora è un incapace: il messaggio suona forzato, inverosimile, retorico, propagandistico. Credo che insegnare all’aspirante scrittore il modo corretto attraverso il quale veicolare le sue idee, sia più salutare che lasciarlo del tutto al buio su questo punto.

@Gamberetta:

Messaggio Morale Profondo™
La scienza senza etica uccide le coscienze!!!
È vero? No. Me lo sono inventato adesso. Lo scopo di mettere un personaggio con la testa di cane e un fonografo Edison nella pancia è far esclamare: “guarda lì!!! C’è un personaggio con la testa di cane e un fonografo Edison nella pancia!!!”
Ma vogliamo negare il Messaggio Morale Profondo?

Ovviamente una cosa del genere non la prendo neanche in considerazione. Quando un lettore, chiuso un libro, si chiede: “ma l’autore che intenzioni aveva quando ha scritto questo libro? Che voleva dirmi / farmi vivere?”, quello è il messaggio. Questa sparata moraleggiante, oltre che banale e del tutto laterale al plot del libro, è assolutamente inesistente nel romanzo, come tu stesso riconosci. Non è vero che in un’opera di messaggi se ne trovano finché uno ne vuole: solo una cosa è messaggio, ossia il fulcro dell’opera, che l’autore aveva sempre in mente mentre scriveva. Gli altri al limite (al limite!) sono spunti, o appunto, trovate laterali: è assolutamente evidente che tu hai messo il cane che parla col fonografo in pancia per incuriosire e stupire, e non per altro! Non c’è maniera di equivocare su questo.

sì, Laura è tormentata dall’inizio alla fine, l’Universo si accanisce contro di lei. È una situazione angosciosa.
Ed è apposta così: il significato è che non esiste consolazione, non esiste redenzione, non c’è niente di bello al fondo dell’avventura. Laura è stupida e ignorante, soffre e si rifugia in un mondo fantastico (o vi è trascinata – non ha importanza). E lì continua a soffrire. Non c’è salvezza nella fantasia. Non esistono sogni, solo incubi. E quando poi ti svegli, il mondo è brutto quant’era prima.
Nel finale di Kiki’s Delivery Service, Kiki diventa una “strega adulta”, guadagna il controllo sui suoi poteri ma per esempio perde la possibilità di parlare con il gatto. Laura perde la propria coscienza, e non ci guadagna niente. Non c’è il sollievo di dire: be’, ha sofferto tanto ma almeno è diventata Sailormoon. No, non c’è soddisfazione, c’è solo dolore.

QUESTO è ciò che io intendo per messaggio, invece. Questo è il fulcro del romanzo, questo è ciò che volevi dire e pensavi mentre lo scrivevi (probabilmente): che tu lo voglia o no, questo è il messaggio di Laura. Dunque la tua opera ha un messaggio: non tanti potenziali, ma essenzialmente uno, che è quello. Ora, tu subito sotto dici:

Quello che ho appena scritto è vero? falso? ha importanza?
Ognuno decida.

Ma il punto non è questo. Che un messaggio sia ‘vero’ o ‘falso’, sta ad ognuno deciderselo nel suo privato, sempre che gli importi. Questo è relativo. Si può discutere invece, come dicevo a Diarista, su come è veicolato il messaggio: se in modo naturale, convincente, allora è un buon messaggio, che io lettore posso introiettare senza problemi.
E’ su queste basi che posso chiedermi: Laura veicola bene la sua idea fondamentale? E dopo alcuni giorni che ci ho pensato, la mia risposta è stata: no. Perché no? Perché, come molti altri hanno fatto notare, tutto giunge non come naturale, ma come un’imposizione dell’Autrice, come un suo capriccio. Ciò che pensa il lettore leggendo, non è: il mondo può essere crudele, è assolutamente normale che una scema disadattata come Laura cada nelle maglie di psicotici che vogliono abusare di lei; ma: l’Autore è crudele, vuole a tutti i costi farci vedere che i protagonisti dei fantasy possono soffrire senza fine e senza scopo. Questo romanzo, mantenendolo del tutto intatto nei contenuti e nel messaggio, poteva essere scritto in modo tale da far sembrare naturali (non nel senso di non-weird o non-fantastiche, ma nel senso di plausibili pur nella stranezza) tutte le disgrazie della protagonista. Così com’è, sembra molto un gigantesco deus ex machina.
Tu lamenti giustamente quando in un romanzo la presenza dell’Autore arriva a sovrastare la trama e i personaggi del romanzo. Ecco: in questo romanzo, sembra che l’Autore voglia ingozzarti a forza della sua idea.

Una precisazione: probabilmente non c’è bisogno di specificarlo, ma ci tengo comunque a puntualizzare che questo mio intervento ha scopi assolutamente NON polemici! Volevo soltanto precisare il mio punto di vista, sperando di chiarirlo anche gli altri.

#191 Comment By Gamberetta On 17 luglio 2009 @ 19:47

@Tapiroulant. Anch’io senza fare polemica, ma deciditi. Qualche tempo fa scrivevi:

Ma il punto è: un ’senso’ centrale che raccoglie in sé tutto quanto il romanzo e le sue parti c’è sempre. Forse è proprio questo il problema di Laura: dov’è questo centro concettuale? Dov’è il messaggio?

Adesso scrivi:

QUESTO è ciò che io intendo per messaggio, invece. Questo è il fulcro del romanzo, questo è ciò che volevi dire e pensavi mentre lo scrivevi (probabilmente)
[...]
Tu lamenti giustamente quando in un romanzo la presenza dell’Autore arriva a sovrastare la trama e i personaggi del romanzo. Ecco: in questo romanzo, sembra che l’Autore voglia ingozzarti a forza della sua idea.

Dunque prima il messaggio non c’era e adesso è invece così evidente da soffocare la narrazione?

Comunque, che tu ci creda o no, anche il discorso che ho fatto sull’Universo che si accanisce, la mancanza di speranza, il dolore continuo, ecc. è campato per aria. L’ho inventato al momento come la storia di Bryukhonenko. Il finale è così perché volevo farlo ironico e verosimile: non sarebbe stato credibile che qualcuno (la Coscienza, Carlo) davvero affidasse delle responsabilità gravi a una svampita come Laura. Tutto qui.

Ciò detto però quello del messaggio o non messaggio è un “problema” del lettore. Sei tu che devi trovare i messaggi o no. Io più che dirti che ce ne sono finché ne vuoi, compreso nessuno, non saprei cos’altro aggiungere.

#192 Comment By Tapiroulant On 17 luglio 2009 @ 20:21

@Gamberetta: Possibile che mi sia spiegato male; in effetti è passato un po’ di tempo e dall’ultima visita e non sono in grado di riprendere il discorso negli esatti termini in cui l’avevo cominciato. Ma in realtà il succo rimane quello e non c’è contraddizione. Riprendo la citazione che tu riporti dal mio intervento più vecchio e la integro con quel che avevo scritto dopo:

Forse è proprio questo il problema di Laura: dov’è questo centro concettuale? Dov’è il messaggio? Alla fine, in mancanza di meglio, viene appunto da pensare che il centro sia soltanto “contraddiciamo tutte le regole del fantasy tradizionale! Facciamo che il protagonista è sfigato invece che figo, viene picchiato e punito invece che premiato, non fa attivamente una quest ma subisce passivamente il sadismo degli altri”

Io non sto affermando che in Laura non ci sia un messaggio (caso in cui mi contraddirrei); ma che, o non c’è un messaggio, oppure c’è ed è quello. Delle due, l’una, m’ero detto. Poi ho letto il tuo intervento e mi sono risolto per la seconda ipotesi: il messaggio c’è ed è quello (la confusione può essere stata generata dal fatto che sostituisco il termine ‘messaggio’ con ‘centro’, ma in realtà mi riferivo alla stessa cosa, dato che ritengo il ‘messaggio’ essere il centro dell’opera).
Risolto il mistero dell’apparente contraddizione, torniamo a noi.

Comunque, che tu ci creda o no, anche il discorso che ho fatto sull’Universo che si accanisce, la mancanza di speranza, il dolore continuo, ecc. è campato per aria. L’ho inventato al momento come la storia di Bryukhonenko. Il finale è così perché volevo farlo ironico e verosimile: non sarebbe stato credibile che qualcuno (la Coscienza, Carlo) davvero affidasse delle responsabilità gravi a una svampita come Laura. Tutto qui.

Quello che dici potrebbe essere vero. Come tu stessa hai detto, il tuo interesse principale era creare un tour de force del weird, di esperienze allucinate e compagnia bella. Si potrebbe considerare che il ‘centro’, l’interesse principale del romanzo, è solo quello. Okay. Ma ci sono dei punti che non mi convincono, quindi mi provo a insistere.
Se tuo unico interesse fosse il tour de force di cui sopra, avresti potuto imbastire chissà quante migliaia di storie differenti. Di tutte queste, tu scegli quella di una sfigata deficiente che vorrebbe scrivere un fantasy, poi si trova a vivere lei stessa da eroina fantasy, e di colpo precipita in un baratro di persecuzioni immotivate e gratuite. Perché proprio un plot del genere, se non eri interessata ad altro che allo weird? E non si può dire che la tua sia una scelta come un’altra: perché sul tasto della persecuzione e dell’assurdo ai danni di Laura insisti tantissimo (pure in modo un po’ forzoso, dicevo prima). L’elemento della persecuzione è sottolineato e ripetuto a tal punto che diventa per il lettore un elemento di primo piano, un centro focale dell’attenzione, in misura pari allo weird. Weird e persecuzione diventano così i due fuochi complementari attorno a cui sembra concentrarsi il romanzo: e non si può dire veramente che il primo sovrasti il secondo. Se poi vogliamo mettere il finale sul piano della verosimiglianza, quello che tu dici è corretto, ma allora che senso ha insistere ancora una volta sulla violenza insensibile della madre e poi delle suore del collegio? La madre può anche essere severa e inflessibile, ma nel vedere la figlia ridotta al lumicino forse chiamerebbe l’ambulanza piuttosto che menarla ulteriormente. Forse la manderebbe in un centro sociale o in una clinica, piuttosto che comunque dalle suore. Quella ulteriore violenza non è la cosa più verosimile in quel contesto. Quindi, in sintesi: l’elemento della persecuzione ai danni di Laura è un elemento non sono importante, ma centrale, quindi perché ha tanta importanza, se l’Autrice non nutre nessun interesse particolare in quella direzione? Al lettore verrà naturale ritenere o che l’Autrice è una sadica e non voleva dirgli niente, o che l’Autrice vuole dirgli qualcosa, attraverso quelle persecuzioni, e penserà quel messaggio di cui parlavo nell’intervento precedente: per l’appunto, una delle due possibilità da me prefigurate prima. E io dico che appare coerente e sensato, se non giusto, che una di queste due ipotesi sia corretta (ma continuo a propendere per la prima).

Ciò detto però quello del messaggio o non messaggio è un “problema” del lettore. Sei tu che devi trovare i messaggi o no. Io più che dirti che ce ne sono finché ne vuoi, compreso nessuno, non saprei cos’altro aggiungere.

E’ quello che sto facendo: parlando con te, mi sforzo di mettere in luce quali fossero i messaggi o fulcri del romanzo, posto che ce ne siano. Ma rimango della mia idea, affermando che di messaggio vero e proprio ce ne può essere uno (oppure più d’uno, ma complementari tra loro), che costituisce il fulcro dell’opera; e quell’uno, o quei pochi, sono in una certa misura oggettivi, dati, non ‘a ciascuno il suo’. Se ogni opera contenesse tutti i messaggi possibili, tutte le opere sarebbero uguali, e sarebbe perfettamente inutile scriverle.

#193 Comment By Merphit Kydillis On 17 luglio 2009 @ 22:07

Scusate se interrompo questa discussione…
A me, francamente, non importa se un romanzo debba o meno trasmettere dei messaggi (come Valerio Evangelisti e il suo Nicolas Eymerich). Io i romanzi li leggo principalmente perché mi piace leggere. Punto. Mica dobbiamo fare come la Strazzulla, che già all’intro de I Debosciati del Crepuscolo, appaiono (in maniera inforigurgita) messaggi morali. Un esempio di romanzo senza messaggi è Il Signore dei Tranelli, una brillante parodia del SdA… giuro, mi sono venuti i dolori alla mascella per le troppe risate.
Secondo me, è vero che i contenuti siano importanti… ma un romanzo viene pubblicato perché viene letto, non perché deve per forza avere dei messaggi nascosti.

… Mi sembra un pò fuori luogo, ma parlando di messaggi “nascosti” mi è venuto in mente il CCSG. Gamberetta, ringraziamo il cielo che gli editor delle case editrici non siano come questi qua, altrimenti oggi libri come Cuore d’Acciaio verrebbero buttati nel rogo.

#194 Comment By Tapiroulant On 18 luglio 2009 @ 09:21

@Merphit: Io credo che te, e altre persone come te, continuiate a fraintendere le mie parole. Nonostante le mie ripetute precisazioni: ossia, che quando parlo di messaggio morale, o più genericamente di messaggio, idea, fulcro dell’opera, non intendo una sbrodolata moralista in stile Dickens, del tipo ‘bisogna fare del bene’ oppure ‘come si stava bene ai bei tempi di una volta’. Intendo semplicemente ciò che l’Autore vuole dire e trasmettere al lettore quando dice: ‘oh, adesso mi metto a scrivere un libro’ e lo scrive. E io credo – credo!! – che proprio questo messaggio, o idea, o fulcro, sia uno degli elementi fondamentali che determinano nel lettore il piacere della lettura (durante) e la soddisfazione nell’aver letto (alla fine). Facciamo un esempio pratico: Shining, che credo quasi tutti qui avremo letto.
Di cosa parla Shining? Di un uomo disperato e frustrato che si lascia corrompere dal male e tenta di ammazzare la famiglia per ritrovare una serenità perduta, di un bambino che ha conosciuto prematuramente la violenza e l’instabilità familiare, e del conflitto fra quello e questo. Sarebbe lo stesso se l’Overlook fosse abitato semplicemente da un fantasma assassino, da un serial killer, o da un mostro della progenie di Chtulhu? No: Shining è interessante precisamente perché c’è un padre che, plagiato dal Male, tenta di ammazzare la moglie e il figlio. Ed è forse interessante perché leggendolo mi viene da dire “uuh, ma com’è trasgressivo, il padre assassino!, questo è meglio di Freddy Krueger e di Jason messi insieme!!!”? O forse perché questo libro riflette, e fa riflettere (non in chiave etica!!! In chiave di mera analisi delle possibilità!), sul fatto che un padre normalmente buono, può arrivare ad odiare a tal punto la sua famiglia da volerla uccidere? E sulle risorse, normali e paranormali, che un bambino può tirare fuori per difendersi dal suo stesso padre? Dunque in Shining, che è decisamente un gran bel libro, abbiamo: una trama solida che ruota attorno ad una struttura centrale, non una semplice giustapposizione di scene; personaggi complessi che portano avanti con sé grandi conflitti morali; un’idea – messaggio di fondo molto forte e affascinante (un padre che desidera la morte della propria famiglia e si dispone a metterla in pratica, la famiglia che scopre l’orrore di questa decisione e tenta di difendersene).
Ecco, ora dimmi se ti sembro una di quelle persone che con un largo sorriso fanno i roghi dei libri ‘immorali’. -.-’

Aggiungo una cosa: ho visto Hostel e non mi è dispiaciuto. Ho letto La filosofia nel boudoir e Justine di De Sade con un certo divertimento (pur riconoscendo che Sade, a livello tecnico, non è ‘sto gran scrittore).Ho difeso la persona di Ezra Pound, che pure era un fascista e un antisemita di quelli duri e puri. Non sono il tipo di persona o di lettore che evidentemente tu credi che io sia.

#195 Comment By Merphit Kydillis On 18 luglio 2009 @ 11:00

@ Tapiroulant
Ehi, ehi, ehi, non ho detto che sei un piromane, credo che hai frainteso :)

Il commento che ho lasciato non era finalizzato ad offendere nessuno (né te, né Gamberetta né chiunque altro). Semmai il suo fine è (a parer mio) dell’inutilità di inserire o intravedere PER FORZA in un romanzo dei messaggi morali.
Prendiamo, ad esempio, Lo Hobbit (di cui ho portato come argomento della tesina x gli Esami di Stato :P). Il romanzo è trattato principalemnte come una fiaba per bambini, eppure alcuni lo vedono come una metafora riguardo la Prima Guerra mondiale. Ovvero che persone umili come contadini sono costretti a partire (vuoi per l’amore della famiglia, vuoi per la difesa del proprio paese) per compiere gesta eroiche. Del resto, Tolkien andò in guerra come Fuciliere di Locashire, partecipando alla Battaglia delle Somme (gli eserciti britannici e francesi dovevano arrestare l’avanzata tedesca sul fronte francese). Si ricorda che, verso la fine del del romanzo, vi è la Battaglia dei 5 Eserciti (umani, nani, elfi, orchi e mannari selvaggi), forse per ricordare appunto dell’ultima guerra (il romanzo venne pubblicato negli Anni 30).

Credo che su Shiring ti sia scordato degli altri messaggi introdotti dal King, tra cui l’alcolismo (Stephen King è un ex-alcolista, e credo che abbia scritto un libro in proposito). Jack Torrance era un professore universitario e provetto scrittore, ma poi finì di essere dipendente dopo un largo abuso di alcolici. Questo gli provocò l’indebolimento dei freni inibitori, il quale gli causò la perdita del posto di lavoro dopo aver aggredito in maniera quasi mortale un suo studente. L’alcolismo, inoltre, comportò delle “crepe” nella sua famiglia, arrivando al punto di rompere il braccio a suo figlio.
Ecco, riguardo la follia credo che, dopo Lovecraft, il King sia un vero e proprio tessitore: Shining tratta principalmente di una famigliola non proprio felice che deve fare da guardia in un hotel, scoprendo in seguito che nella struttura vi è un’entità malvagia (forse Nyarlathotep?) che provoca una furia omicida nei suoi occupanti.
Ma King, del resto, non dice esplicitamente che la causa principale della follia omicida che possederà Jack sia dovuta all’entità in questione. No: potrebbe anche significare le conseguenze del disagio familiare (Jack alcolista e disoccupato, la moglie insicura e sospettosa e un figlio colto da crisi epilettiche dovute dal suo “amico immaginario”), e che forse il malvagio di turno non è altri che un capro espriatorio immaginario degli occupanti, i quali anzinché riconoscere ed affrontare le loro paure preferiscono rifuggere da esse, dando vita a un essere a cui addossare le proprie colpe (la quale potrebbe indurre a vere e proprie allucinazioni, l’ultima delle quali, appunto, la furia omicida di Jack).

Una cosa simile si può riscontrare ne L’Occhio del Male, sempre del King: la trama “dovrebbe” essere che uno zingaro lancia una maledizione al protagonista perché questi gli ha ammazzato la figlia investendola con la macchina, facendolo “scomparire” lentamente con la perdita di peso fino a ridursi in uno stuzzicadenti. Tuttavia, la maledizione potrebbe non essere dovuta all’intervento di forze occulte, ma dallo stress eccessivo causato dal timore del zingaro e dal rimorso di coscienza, e la paura potrebbe indurre alla perdita dei chili. Insomma, King riesce a far riflettere l’autore riguardo alla vera trama di ogni suo romanzo, se i suoi personaggi s’imbattono in mostri lovecreftiani oppure nella rapprestenzaioni delle loro paure. Ecco, questo è l’approcio che preferisco se si vuole introdurre dei messaggi, non come la Strazzu che c’è l’infila in un maniera esplicita e che banale sarebbe apprezzamento.

Poi, per quanto rigardua il CCSG: questi sono un gruppo di “cristiani” che vedono in QUALUNQUE cosa messaggi subiliminali di carattere sessuale/satanista/massonica e che a loro detta il mondo va a rotoli per colpa degli ebrei. Il fatto che mi fa arrovellare i miei BeyBlade sono la serietà con cui espongono i loro argomenti a dir poco assurdi, affermando con arroganza di avere ragione (ad esempio l’accusa della canzone Asereje e la difesa mossa nella canzone processata: ma il CCSG dice che la difesa “si arrampica sugli specchi” anziché riconoscere di aver preso una fuffa). Questi ti vedono i messaggi subilimanli perfino sui Puffi, come una propaganda del comunismo sovietico LOL
Se noi, anziché avere come editor dei pagliacci che non sanno fare il loro lavoro seriamente, avessimo dei veri e propri membri dell’Inquisizione questi non giudicherebbero i romanzi per la struttra narrativa o altre elementi: no, questi vedrebbero quelo che vogliono, dicendo cose del tipo “Questo libro nasconde messaggi di carattere sessuale (Boscoquieto)” o “Questo romanzo ha come basi messaggi satanici (Cuore d’Acciaio)” non solo brucierebbero i libri ma accuseranno i scrittori di eresia! Infatti Nicolas Eymerich (inquisitore catalano del XIV secolo, romanzato in seguito da Valerio Evangelisti) fra i libri inceneriti ha “aggiunto” un trattato sulla tolleranza religiosa tra cristiani, ebrei e musulmani di Raimondo Lullo, un filosofo spagnolo ma definito da Eymirch eretico e stregone.

Quello che volevo dire era questo: lungi da me l’intenzione di mancarti di rispetto… ma dopo aver navigato su quel sito, di “messaggi nascosti” campati per aria (ad esempio, su Gamveri Fantasy i gamberetti potrebbero essere dei 666 mentre i conigli hanno le teste a forme falliche) ne ho abbastanza.

#196 Comment By Flavour On 18 luglio 2009 @ 11:04

Sto leggendo Le Avventure della Giovane Laura, ma non voglio darne un giudizio complessivo, anche perché sono un lettore soprattutto di fantasy tradizionale (quello tutto gamberi, senza anguille, polipi o vongole…). Posso comunque dire che, al di là del genere o della trama, trovo la lettura scorrevole e divertente.
Mi permetto di segnalare due (piccoli) errori di forma trovati nel testo:

1) a pag. 21 la frase “In quarant’anni di peregrinazioni ne trovò mille di tali valorosi” è pesante, credo sia meglio togliere il ne o mettere una virgola dopo mille.

2) a pag. 26 la frase “Non ho assolutamente idea di cosa stiate parlando” andrebbe corretta con non ho assolutamente idea di ciò di cui stiate parlando, che però risulta pesante; quindi ancora meglio non ho assolutamente idea di ciò di cui parlate o di cosa stiate dicendo/chiedendo.
E’ un errore comune: parlare è verbo intransitivo che regge di, ma il di cosa è retto da idea e non può valere anche per parlare, quindi di non va omesso. Spero di essere stato chiaro e non troppo pedante.

#197 Comment By Tapiroulant On 18 luglio 2009 @ 11:33

@Merphit: Okay, lieto che si sia chiarito l’equivoco^^
Ad ogni modo, io comprendo la tua costernazione; rimane il fatto che così facendo si confondono tre campi concettuali del tutto diversi, ossia il messaggio dell’opera, i messaggi subliminali, e le interpretazioni metaletterarie. I messaggi subliminali non ci riguardano, e li metto da parte (ma faccio osservare l’insensatezza di accusare d’essere un messaggio subliminale alle scritte ‘sex’ o a tutti gli oggetti allungati, quando piuttosto il vero messaggio subliminale è la donna nuda nella pubblicità dell’orologio o della macchina; e in questo sono d’accordo con te circa la demenza di certi personaggi inclini all’inquisizione facile).
Ma quando tu dici, riportando un’opinione corrente, che Lo Hobbit è metafora della Prima Guerra Mondiale (come il fatto che Mordor nel SDA ricalchi le dimensioni della Germania nazista), non stai riportando quello che era il messaggio dell’opera; ma un’interpretazione metaletteraria. Ossia, un tentativo di risalire alla preistoria dell’opera (le esperienze che hanno indotto Tolkien a scriverla) o di darle una declinazione differente. La classica ‘interpretazione psicanalitica’ di un’opera d’arte, interpretazione alla Freud per intenderci, è un classico esempio di interpretazione metaletteraria. Ma questo ambito si discosta dal messaggio.
Io non ho letto ancora Lo Hobbit, anche se ce l’ho in libreria e mi ripropongo di farlo in futuro, quindi vado per ipotesi; forse, il messaggio di fondo del romanzo è soltanto creare una favola ambientata in un mondo ancestrale, che trae il suo humus dal folklore e della mitologia tradizionale, e che può essere fruibile tanto dai bambini quanto dagli adulti. Già questo sarebbe un messaggio. Probabilmente le cose sono più complicate e forse c’è dell’altro, ma non avendolo letto non posso appunto pronunciarmi. Già così, però, ho messo in chiaro cosa può essere un messaggio, e la differenza tra quello e: a. il moralismo sciatto; b. le interpretazioni metaletterarie. Ora, volendo Gamberetta potrebbe dire che, come Tolkien vuole solo raccontare una fiaba folkloristica, così lei vuole solo mostrarci un viaggio nel weird; ma come già detto nel vecchio intervento, in questo caso non tutti gli elementi tornano – e così ho rimesso le carte in tavola (ti rimando a quell’intervento per ulteriori specificazioni!).
Su Shining ci intendiamo: la questione dell’alcolismo etc. servono a dare sostanza e background alle frustrazioni del protagonista, oltre che a permettere a King l’identificazione catartica con lui, ma venendo al sodo, alla pura idea, credo si possa ridurre a quello che avevo detto prima: padre frustrato, insoddisfatto e violento che porta a piena coscienza l’odio verso la sua famiglia e decide di ucciderla. Ma in ogni caso, gli elementi che citi tu ruotano attorno allo stesso fulcro, e fanno parte dello stesso messaggio o idea, che è uno, ed è quello. Il fatto che non si capisca mai quali siano effettivamente le responsabilità delle forze del Male nella decisione di Jack, e se non siano forse tutte di Jack, non fa che accentuare la potenza di quel messaggio. Quindi, di nuovo, è il messaggio centrale dell’opera e la bravura nel renderlo a determinare in buona parte la bellezza dell’opera stessa (accanto, naturalmente, alle solite cose: stile piacevole, profondità dei personaggi, gestione coerente nel plot, capacità di avvincere, etc.).

#198 Comment By Diarista incostante On 18 luglio 2009 @ 12:27

@tapiroulant

se ci pensi un attimo, fa acqua da tutte le parti, è una spiegazione stupida. 1. Il protagonista poteva avere tutte le risorse che voleva; ma data la sua situazione, la situazione più probabile e verosimile era sempre e comunque la sua morte, non la sua sopravvivenza, che va intesa piuttosto come una cosa straordinaria.

Per questo il romanzo è avvincente. Sai che dovrebbe crepare da un momento all’altro, ma se la cava sempre e alla fine sopravvive

2. Un’esigenza narrativa, appunto: data la lunghezza del romanzo, deve finire bene! …eh? Forse nella testa di King. Ma ci sono romanzi anche più lunghi che finiscono male.

Non sono romanzi di suspence, thriller, azione. In questo tipo di romanzi dopo 300 pagine di equilibrismo tra la vita e la morte, se l’eroe muore t’incazzi a morte. King lo sa, in quanto lettore oltre che autore.

Il libro poteva concludersi con un bad ending senza che King dovesse sentirsi in colpa.

Non c’entrano i sensi di colpa, c’entrano le storie. Tu continui a ragionare come se la storia la decidesse a priori l’autore. Le storie fatte veramente bene si scrivono da sole. Puoi fare di tutto per convincere il personaggio X a comportarsi come ti piacerebbe, ma se sei onesto spesso e volentieri non ci riesci, e alla fine i personaggi fanno solo quel che vogliono loro, a partire dalle premesse che hai gettato tu autore.

#199 Comment By Tapiroulant On 20 luglio 2009 @ 10:31

@Diarista incostante:

Per questo il romanzo è avvincente. Sai che dovrebbe crepare da un momento all’altro, ma se la cava sempre e alla fine sopravvive

Ma certamente; purché non me lo spacci come l’esito naturale di quel plot.

Non sono romanzi di suspence, thriller, azione. In questo tipo di romanzi dopo 300 pagine di equilibrismo tra la vita e la morte, se l’eroe muore t’incazzi a morte. King lo sa, in quanto lettore oltre che autore.

A parte il fatto che non è vero. Io, personalmente, avrei preferito un finale molto più negativo; e non perché odiassi il protagonista o cose del genere, ma semplicemente perché mi sembrava più credibile, più coerente con il resto, e in effetti anche più interessante (il good ending di Misery è abbastanza banale e aggiunge poco al romanzo, come capita spesso con i good endings). Ma ammettiamo pure che il ‘lettore di massa’, che è poi quello che fa vendere tanto un libro, voglia che Misery finisca bene. Uhm… e chissenefrega? Lo scrittore deve sottomettere ogni sua scelta di contenuto ai gusti dei lettori? King non era costretto a seguire la consuetudine.

Non c’entrano i sensi di colpa, c’entrano le storie. Tu continui a ragionare come se la storia la decidesse a priori l’autore. Le storie fatte veramente bene si scrivono da sole. Puoi fare di tutto per convincere il personaggio X a comportarsi come ti piacerebbe, ma se sei onesto spesso e volentieri non ci riesci, e alla fine i personaggi fanno solo quel che vogliono loro, a partire dalle premesse che hai gettato tu autore.

E su questo punto vorrei spendere due parole, dato che più o meno ormai questa idea demente delle storie che si scrivono da sole la condividono tutti. Ora… le storie NON si scrivono da sole, e i personaggi di un libro NON sono vivi! Perché dico questo? Consideriamo il caso che nomini: all’inizio pensavi di far comportare X in un modo, ma poi ti accorgi che tale comportamento non sarebbe coerente con il modo in cui X è ‘venuto fuori’ dalla pena e per onestà ti tocca cambiare le tue intenzioni e adeguarti alla personalità di X. Ora, qui non c’è una storia che si è scritta da sola. Qui c’è un autore che partiva con delle intenzioni, ma che mentre le scriveva le ha cambiate. X non è ‘vivo’, X è solo verosimile: ossia, l’autore è stato in grado di costruire una personalità coerente che segue un preciso schema comportamentale. Nel momento in cui l’autore si rende conto che ha creato (che LUI autore ha creato) una contraddizione tra personalità di X e comportamento che avrebbe voluto fare assumere a X, ha due possibilità davanti a sé, per mantenersi coerente: 1. Adeguarsi alla personalità di X e quindi cambiare il seguito del libro; 2. Mantenere uguale la trama del libro e, tornando indietro, cambiare la personalità di X. Se allo stato attuale non è coerente e onesto che X si comporti in modo Y, posso sempre tornare a pagina 15 e successive e cambiare X, in modo tale che poi possa fare Y. Posso fare una delle due cose, a seconda di cosa ritengo più importante, se il personaggio così com’è venuto, o la trama come l’avevo pensata – ma in ogni caso la responsabilità è interamente mia. Il che significa che: a. Le storie non si scrivono da sole, semplicemente ci sono autori che, per deresponsabilizzarsi un po’, o perché sono stupidi, preferiscono pensarla così. b. Scrivere una storia non è un processo a senso unico: posso tornare indietro quanto voglio e modificare tutti gli elementi che voglio in modo che la trama vada a parare esattamente dove voglio IO.

#200 Comment By Diarista incostante On 20 luglio 2009 @ 12:11

E su questo punto vorrei spendere due parole, dato che più o meno ormai questa idea demente delle storie che si scrivono da sole la condividono tutti. Ora… le storie NON si scrivono da sole, e i personaggi di un libro NON sono vivi!

E il premio per la scoperta dell’acqua calda 2009 va a… rullo di tamburi…. indovina un po’.
Ma certo che le storie non si scrivono fisicamente da sole, è ovvio che sia tutto un gioco di intenzioni iniziali e sviluppi successivi.
Ora tutto sta nel capire bene cosa sia meglio. Creare personaggi talmente sfaccettati e complessi che “prendono vita” (le virgolette le hai viste? Virgolette. Virgolette. Non sono davvero vivi!!!!!!! Avvertenza per i più piccoli: non sono vivi, capito? Non innamoratevene! Ok, ci siamo tutti?) o storie elaborate in partenza che filino via come una macchina ben oliata.
Scegli tu. Ognuno scelga. Io preferisco personaggi credibili che mi rendano difficile la vita e che mi obblighino a dar fondo a tutte le mie risorse e che mi divertano mentre ne scrivo.
Dire “le storie si scrivono da sole” riassume tutto questo in 6 comode parole. Anche perchè le trame monumentali e granitiche, non scalfibili da nulla perchè l’autore ha cristallizzato in testa dove vuole andare a parare, sono pesanti da non dirsi, e spesso condite da personaggi artefatti, legnosi, niente più che burattini (Ah, Twilight!). Autore decide, personaggio x esegue, storia procede, parola fine sopraggiunge, lettore chiude libro, lettore spegne luce, lettore dorme.
Leggere e scrivere sono azioni senzienti, volontarie, faticose, ma comunque piene di sorpresa e scoperta, non di check list di eventi successivi da spuntare.

a. Le storie non si scrivono da sole, semplicemente ci sono autori che, per deresponsabilizzarsi un po’, o perché sono stupidi, preferiscono pensarla così. b. Scrivere una storia non è un processo a senso unico: posso tornare indietro quanto voglio e modificare tutti gli elementi che voglio in modo che la trama vada a parare esattamente dove voglio IO.

Deresponsabilizzazione-> Quello che metti sulla carta è ovviamente solo farina del tuo sacco. Chi scrive sei tu, sia che ti aggrappi alla tua trama di granito sia che usi dei personaggi problematici, quindi se il risultato è buono lode al merito, se fa cagare merda a carrettate, ma su di te non certo sulla storia in sè. Chi ha mai sostenuto il contrario? Qui hai mai sentito nessuno lamentarsi della “storia del mondo emerso”? No. Ma le invettive contro la troisi si sprecano. Secondo te come mai?

Tornare indietro-> Certo che si può. Si deve. Ma se per far andare una storia dove voglio io devo continuamente stravolgere gli attori che la “recitano” la credibilità sarà ottimale? La spontaneità del comportamento dei personaggi sarà genuina? Quando hai riscritto il carattere del tuo protagonista 20 volte e ti ha cambiato personalità come se fosse infestato da un poltergeist, che risultato speri di ottenere? Perchè alla fine conta che il risultato sia buono, non la storia che potevi aver concepito tu in una notte buia e tempestosa.
Acidità-> Trovo che una punta di bicarbonato sia l’ideale. Prova e magari fammi sapere.

#201 Comment By Tapiroulant On 20 luglio 2009 @ 13:24

@Diarista incostante: Io non scrivo in modo acido, io scrivo in modo limpido e chiaro in modo tale che le mie intenzioni non possano essere fraintese. Ma a quanto pare non sono bravo abbastanza, perché sono stato frainteso (o non capito) comunque. E vabbé. Andiamo con ordine.

E il premio per la scoperta dell’acqua calda 2009 va a… rullo di tamburi…. indovina un po’.
Ma certo che le storie non si scrivono fisicamente da sole, è ovvio che sia tutto un gioco di intenzioni iniziali e sviluppi successivi.

Ma non solo fisicamente: non si scrivono da sole nemmeno in senso figurato. Ed è una scoperta così banale, così scontata, così alla portata di tutti, che decine di autori là fuori si servono della scusa della storia che si scrive da sola e dei personaggi che non si lasciano scrivere in modo diverso, per deresponsabilizzarsi e giustificarsi a chi lamenta dei loro difetti. Guarda che l’affermazione della Strazzulla che scrivere è come uno starnuto, una cosa che ti viene naturale, così com’è, etc., è direttamente figlia di quest’affermazione che tu difendi, cioè che le storie è come se si scrivessero da soli. Ed è una scoperta così banale, che tu stesso affermi:

Tu continui a ragionare come se la storia la decidesse a priori l’autore. Le storie fatte veramente bene si scrivono da sole. Puoi fare di tutto per convincere il personaggio X a comportarsi come ti piacerebbe, ma se sei onesto spesso e volentieri non ci riesci, e alla fine i personaggi fanno solo quel che vogliono loro, a partire dalle premesse che hai gettato tu autore.

Ora, ho capito che stai parlando in linguaggo figurato; non è quello il punto. Il punto è che tu, come moltissimi fanno, utilizzi questo leit motiv della storia che si scrive da sola per dire ‘questo era l’unico modo naturale e onesto per scrivere Misery!’, e ‘King sarebbe stato disonesto se l’avesse scritto diversamente’. Ora, è per evitare affermazioni deteriori come questa che io condanno in blocco l’idea delle storie che si scrivono da sole.

Scegli tu. Ognuno scelga. Io preferisco personaggi credibili che mi rendano difficile la vita e che mi obblighino a dar fondo a tutte le mie risorse e che mi divertano mentre ne scrivo.
Dire “le storie si scrivono da sole” riassume tutto questo in 6 comode parole. Anche perchè le trame monumentali e granitiche, non scalfibili da nulla perchè l’autore ha cristallizzato in testa dove vuole andare a parare, sono pesanti da non dirsi, e spesso condite da personaggi artefatti, legnosi, niente più che burattini (Ah, Twilight!). Autore decide, personaggio x esegue, storia procede, parola fine sopraggiunge, lettore chiude libro, lettore spegne luce, lettore dorme.
Leggere e scrivere sono azioni senzienti, volontarie, faticose, ma comunque piene di sorpresa e scoperta, non di check list di eventi successivi da spuntare.

E anche qui, puoi anche dire che le mie affermazioni sono banali, ma risulta che non hai capito ciò che ho detto. Pertanto, cercherò ora di risolvere le ambiguità del mio discorso. Io non ho mai posto la scelta nei termini di: o fai dei personaggi complessi e coerenti, e ti adegui a quelli, oppure fai una storia granitica, che segua i tuoi intenti iniziali, e sfanculi la complessità dei personaggi. Anzi, mi sembra di aver detto proprio il contrario. Ossia che, se vuoi fare un lavoro fatto bene, e vuoi mantenere la trama così come la volevi, allora devi compiere lo sforzo di ridisegnare i tuoi personaggi, in maniera altrettanto complessa, ma in modo tale che ora la loro personalità vada nella direzione voluta dalla tua idea di trama. La ‘complessità’ di un personaggio non va in una direzione sola: se sono riuscito a creare un personaggio complesso che fa certe scelte, posso rifarlo altrettanto complesso anche se fa scelte radicalmente opposte. Quindi non devo sacrificare proprio un bel nulla a quella che tu chiami ‘trama granitica’. E a proposito di quest’ultima: io non ho mai detto che quando un romanzo sottomette i suoi personaggi alla trama che ha in mente, poi questa trama debba essere granitica. Può andare incontro anche lei a trasformazioni, come spesso accade, e anche rivolgimenti totali; senza però che questo sia dettato da personaggi che crescono in modo inaspettato. Quindi di fatto il tuo aut aut è semplificatorio ed errato.

Ma se per far andare una storia dove voglio io devo continuamente stravolgere gli attori che la “recitano” la credibilità sarà ottimale? La spontaneità del comportamento dei personaggi sarà genuina? Quando hai riscritto il carattere del tuo protagonista 20 volte e ti ha cambiato personalità come se fosse infestato da un poltergeist, che risultato speri di ottenere?

Ora, se per adeguare il comportamento dei personaggi alla trama che ha in testta, l’autore deve riscrivere la loro psicologia 20 volte, significa che c’è qualcosa che non va in lui, decisamente. Forse a livello inconscio rigetta quella trama, dato che continua a costrire e ricostruire personaggi che non funzionano. O forse semplicemente non è capace di costruire dei personaggi in armonia con quella trama. Allora, davvero, è meglio che cambi trama o che cambi mestiere. Ma è assurdo anche solo prendere in considerazione un caso del genere come fosse la norma. In realtà, è sufficiente che uno scrittore a un certo punto si accorga che personaggi e sviluppo della trama non vanno più d’accordo, e fare UN cambiamento maggiore (in una direzione o nell’altra) oppure più cambiamenti minori, e poi riprendere da dov’era rimasto. Fine.

#202 Comment By Diarista incostante On 20 luglio 2009 @ 15:12

Guarda che l’affermazione della Strazzulla che scrivere è come uno starnuto, una cosa che ti viene naturale, così com’è, etc., è direttamente figlia di quest’affermazione che tu difendi, cioè che le storie è come se si scrivessero da soli. Ed è una scoperta così banale, che tu stesso affermi:

Falso. Questo è come dire che siccome i mammiferi discendono dai rettili allora mio nonno era un tirannosauro. Si chiama forzatura.
La strazzulla dice che le piace starnutire, e che facendolo scrive, io dico che mi piace scrivere e facendolo a modo mio preferisco privilegiare prima lo sviluppo dei personaggi e poi quello della trama, quindi subordinare la seconda ai primi, perchè così mi diverto. Sono cose diverse e di quel bel po’.

‘questo era l’unico modo naturale e onesto per scrivere Misery!’, e ‘King sarebbe stato disonesto se l’avesse scritto diversamente’. Ora, è per evitare affermazioni deteriori come questa che io condanno in blocco l’idea delle storie che si scrivono da sole.

(Cosa volevi scrivere quando hai battuto “deteriori”?)
Non ho mai detto che quello lì fosse l’unico modo in assoluto di scrivere misery, ho detto che king commenta lo svolgimento del suo romanzo attribuendo alle risorse del protagonista il motivo per cui il racconto è diventato un libro, e che capisco perchè come autore abbia deciso di lasciarsi sopraffare dal suo personaggio facendo diventare misery un libro invece che incaponirsi a farne un racconto. L’atteggiamento di fondo che l’ha spinto in quella direzione mi trova d’accordo, se non il risultato finale, cioè il libro così come lo vendono in libreria.
Condannare la storia che si scrive da sola perchè misery non ti piace è esagerare. Se domani scoprissi che il tuo romanzo preferito “s’è scritto da solo” cosa faresti? Lo bruceresti? Andresti a lamentartene dall’autore? Ci sono storie che si scrivono da sole orribili ma ce ne sono altrettante di valide, è un fatto.
Il metodo in sè non ti piace, s’è capito. Beh, ma non usarlo. Condannalo pure quando ti capita davanti un autore che ha scritto in quel modo un libro orrendo. Ma abbi l’onestà di riconoscere che può funzionare quando ti avrai davanti una storia scritta in quel modo e allo stesso tempo valida.

se vuoi fare un lavoro fatto bene, e vuoi mantenere la trama così come la volevi, allora devi compiere lo sforzo di ridisegnare i tuoi personaggi, in maniera altrettanto complessa, ma in modo tale che ora la loro personalità vada nella direzione voluta dalla tua idea di trama. La ‘complessità’ di un personaggio non va in una direzione sola: se sono riuscito a creare un personaggio complesso che fa certe scelte, posso rifarlo altrettanto complesso anche se fa scelte radicalmente opposte. Quindi non devo sacrificare proprio un bel nulla a quella che tu chiami ‘trama granitica’.

Non ho mai parlato di complessità. Un personaggio non deve essere per forza complesso per essere buono, e viceversa, non tutti i personaggi complessi sono credibili.
Se sei sinceramente convinto di quanto scrivi e cioè che creare personaggi veri che si incastrino alla perfezione con la trama precostruita che hai in testa sia possibile (alla prima o alla decima stesura, tornando indietro una o venti volte, non ha importanza) e ti trovi bene facendolo e riesci ad attuare tutto questo, tanto di cappello.
Io non scriverei mai così, non ci sarebbero sorprese, niente batticuori, niente mistero per me che scrivo, solo artigianato trascrittivo della grandiosa idea che potrei aver in testa. Per carità: grande abilità nel costruirsi quel quadro complessivo in testa, genio addirittura. Ma a scrivere così mi annoierei e basta, è un limite mio.

Adesso spero sia tutto più chiaro perchè questi papiri iniziano a prendermi un po’ troppo tempo.

#203 Comment By Tapiroulant On 21 luglio 2009 @ 13:46

@Diarista incostante: Non capisco perché devi sempre rapportare tutto quello che dico a come scrivi te, io facevo un discorso di portata generale, sui modi di scrivere, e francamente non trovo molto probante che a te piaccia lasciarti prendere dal batticuore e dall’inaspettato quando ti metti a sviluppare la tua storia, mentre le trame granitiche ti annoiano. Il problema è tuo, appunto: non vedo cosa c’entri con ciò di cui stavamo parlando. Senza offesa.
Per quanto riguarda le questioni di carattere generale:
- Misery in linea generale mi piace. E’ il finale che non mi piace.
- Io non condanno la linea di chi decide di farsi ‘stregare’ dai propri personaggi e di assecondarli: anzi, l’ho evidenziata come una delle due valide scelte possibili. Quindi non ho nulla contro questo atteggiamento. Ciò che condanno è chi sostiene: “Poiché i miei personaggi sembravano andare in questa direzione, io dovevo assecondarli o non sarei stato onesto!”, affermando così una sorta di dittatura del personaggio e ponendo questa possibilità narrativa come l’unica legittiima. Mia impressione è che King tenda spesso ad affermazioni del genere.
- Il mito della ‘storia che si scrive da sola’ non ha nulla di sbagliato finché resta ciò che è, ossia una simpatica metafora, un’immagine letteraria dal sapore un po’ new age: insomma, un modo di dire. Ma come ho già detto, il problema è che molti supposti autori ormai non la intendono più così, ma come un fatto, una verità dello scrivere. E qui si torna al problema che ho evidenziato nel passaggio precedente.

#204 Comment By Angra On 21 luglio 2009 @ 14:25

Diarista Incostante ha scritto:

a modo mio preferisco privilegiare prima lo sviluppo dei personaggi e poi quello della trama, quindi subordinare la seconda ai primi,

Anch’io credo sia un’ottima cosa quando i personaggi cominciano ad “agire da soli”: è probabile che siano stati ben costruiti, con una vera personalità, e che lo scrittore sia in uno stato di grazia mentre scrive. Questo non vuol dire che la trama vada a casaccio, anche perché poi c’è il lavoro di revisione.

#205 Comment By Diarista incostante On 21 luglio 2009 @ 15:40

Oh tapirulant, mi stai sfrucugliando quello che non dovrei anatomicamente possedere, e anche io te lo dico senza offesa!

Io mi riferisco principalmente alla mia esperienza e a quello che ho letto perchè (a scelta)
1) non ho la pretesa/abilità/voglia di fare un discorso sulle meccaniche dei massimi sistemi universali

2) perchè tu stai parlando con me e non con 1000 persone in una volta

3) perchè non immaginavo che la cosa ti potesse stare sulla punta, dato che non c’era intento da parte mia di sviare l’argomento da un contesto a te gradito a uno a te sgradito

4) perchè sono egocentrica compulsiva con la tendenza a voler risultare il centro dell’universo e la voglia di ridurre la gravità planetaria a un punto geometrico coincidente con il punto nero che ho in mezzo alla fronte (scegli questa, ti darà soddisfazione pensarlo)

Ho scritto che le storie si scrivono da sole (con licenza poetica da simpatica metafora new age e concedimela almeno stavolta, non essere asfissiante), e continuo a crederlo, perchè so cosa intendo quando lo dico e so che è vero in molti casi. Ma dato che fai le pulci alle virgole ritratto tutto.
Quello che intendevo scrivere è questo:
le storie che piacciono a me si scrivono da sole.

E per renderti ebbro e felice dirò che sì, King si autogiustifica, è un debole e un pigro e un ex tossicomane che tra le varie cose ha trasferito nel protagonista di misery la sua voglia di uscire dalla dipendenza. D’altronde non ci sono più gli scrittori di una volta.

Non sto cercando di sminuire nè te nè le tue opinioni, intendiamoci bene, ma avendo seguito alcune tue precedenti discussioni con gamberetta so cosa dico quando affermo che voglio chiudere qui adesso.
Non penso tu abbia scritto cazzate: è vero che ci sono diversi modi di scrivere, è vero che farsi trasportare dai personaggi è solo uno di essi, è vero che la deboscia attuale è tale che alcuni scribacchini si autogiustificano come King e danno ai personaggi la colpa della loro inettitudine.
Prendo atto di questa cosa e ne faccio tesoro. Però adesso basta, stiamo abusando di questo spazio, chiudiamo qui. Per piacere.

#206 Comment By Tapiroulant On 21 luglio 2009 @ 15:59

@Diarista incostante: Sono d’accordo, e chiedo scusa a Gamberetta per aver insistito su di una discussione ormai andata pesantemente OT. Chiedo scusa anche a te: non volevo risultare pedante, d’altronde ho finito per esserlo perché nelle discussioni preferisco essere troppo preciso (e puntiglioso) piuttosto che troppo poco. Non penso che tu sia una psicopatica egocentrica, e se ho detto ‘senza offesa’ è proprio perché il fatto che tu parlassi delle tue esperienze non mi aveva dato fastidio o altro. Semplicemente, ritenevo un errore logico parlare della tua esperienza quando il discorso principale partiva dalle possibilità generali di base dello scrittore (e prima ancora, da King). Tutto qui. Non c’è bisogno che ritratti nulla.

#207 Comment By Venzo On 21 luglio 2009 @ 19:37

ciao a tutti.. ho finito ieri di leggere le avventure della giovane laura e volevo lasciare un commento (spero costruttivo) sull’impressione che mi ha fatto

delle 3 parti l’unika ke aveva un senso per me e’ la prima c’era una costruzione preimpostata bene e un filo logico che mi e’ piaciuto, c’e’ un po’ di tutto problemi che affliggono la protagonista, amore, uno scopo (difendere la spada) l’unika cosa ke nn mi e’ piaciuta e’ la scelta del nemico… i nekomata… (capisco ke sarebbe stato scontato scegliere elfi o orchi o nani… etc.)

per il resto devo dire che mi ha annoiato, la seconda e terza parte e’ come un alice nel paese delle meraviglie che va avanti tanto per andare avanti allo sbando… ad esempio ci mette troppo per arrivare alle fate (strano poi l’uso delle fate come antagoniste… e strano che gnomi, elfi e gli altri abitanti del paese si comportano allo stesso modo (cioe’ mi spiego meglio: potrebbero essere benissimo tutti umani o tutti broccoli o qualsiasi altra cosa, nn ce distinzione.. come dire.. razziale)

seconda e terza parte sono come un disegno in cui laura e’ ben definita e colorata (per come la si vuol intendere problematica e.. frivola????) mentre il resto e’ tutto scarabokki…
ti confesso gamberetta che ho finito di leggere solo xk’ mi piace il modo in cui recensi i libri.. se no nn avrei nemmeno finito…

questo sulle scelte di soggetto/ambientazione…

sulla scrittura mi piace come scrivi.. lo show don’t tell c’era se voliamo dirla cosi’

ti faccio un enorme in bocca al lupo sulle tue prossime creazioni

#208 Comment By Non Ti Dico Il Mio Nome Gné Gné Gné On 21 luglio 2009 @ 20:01

Venzo, se vuoi ti presto la mia Grammatica.
Vedrai, sarà una lettura tanto interessante e piacevole… + dll troisi!!!!!!!!!!!!111

#209 Comment By Vincent Law On 23 luglio 2009 @ 01:29

@ Non Ti Dico Il Mio Nome Gné Gné Gné
Va bene che ormai prendere per il culo gente che scrive con la “k” è diventata una moda nel mondo di internet, rimane il fatto che il commento di Venzo è sensato. Ok, è sgrammaticato, ma ha scritto un suo parere in modo abbastanza coerente e costruttivo, perchè denigrare? Persone come te mi fanno venire l’appendicite

#210 Comment By cafeine On 25 luglio 2009 @ 17:22

Bhè, e adesso che si fa?

Dopo una vita passata a sbranare letteratura altrui con insolita ferocia, ecco che si fa l’errore di esibire al pubblico il proprio romanzo.

Che, rispondendo a una delle domande, se ci avessi speso 17 euro per (non) leggerlo, mi sarei sparata in un occhio.

Sai scrivere molto bene. Il problema è che con il chiodo fisso di essere originale e di distinguerti da Licie e Strazzulle, commetti l’errore opposto: cadi nel demenziale più puro.

Per prima cosa, infrangi una delle regole-cardine della letteratura: come si fa a provare un minimo di simpatia o perlomeno di vicinanza emotiva per un personaggio stupido, ignorante e incapace?

In realtà tutti i difetti di questo romanzo sembrano gli effetti collaterali di troppi anime e manga: l’umorismo che non fa ridere, l’incapacità di creare uno sfondo più che un semplice contorno, i personaggi campati in aria eccetera.

Per quanto riguarda i nekomata…mi vengono i brividi soltanto a leggere una parola del genere in un libro! Il giappone ai giapponesi!

Anch’io scrivo, e leggo, ed ho capito una cosa: ci sono storie che sono state raccontate all’infinito, ma sono le storie che noi VOGLIAMO ascoltare. A undici anni, tutti noi aspettiamo una lettera che ci inviti alla scuola di magia, e tutti noi abbiamo sognato di essere gli eroi di un’altra dimensione, o i guerrieri prescelti, o i protagonisti di una storia d’amore immortale. E’ sempre stato così e sempre lo sarà: continueremo ad avere signori oscuri e spade fatate, draghi e principesse, e non ne avremo mai abbastanza.

Guarda caso, c’è una versione di Cenerentola per ogni angolo del mondo.

Scrivere un fantasy senza Signori delle Tenebre e guerriere piagnone non significa necessariamente scrivere un buon fantasy.

E il grandissimo Terry Pratchett non ha mai letto manga.

Dunque, metterei la Giovane Laura a far compagnia a Bryan di Boscoquieto. Potrebbe nascere un amore, chissà.

#211 Comment By Angra On 25 luglio 2009 @ 19:00

@cafeine:

continueremo ad avere signori oscuri e spade fatate, draghi e principesse, e non ne avremo mai abbastanza.

Io ci andrei piano coi plurali…

#212 Comment By cafeine On 26 luglio 2009 @ 01:48

@Angra:
è un dato di fatto. I migliori libri fantasy, ed anche i peggiori, alla fin fine parlano di questo. Quello che fa la differenza è COME ne parli: è questo a creare un abisso tra Tolkien e la Strazzulla, o tra Le Avventure Del Mondo Disco e le Avventure della Giovane Laura.
Si può scrivere un bel romanzo anche sfruttando il vecchio copione Eroe Prescelto con Spada Magica contro Oscuro Signore.
Ma creare un intero mondo e dar vita a personaggi veri, non a stereotipi telecomandati, bhè…è lì che sta la vera arte, la vera originalità.

A parte questo, considera Star Wars, il Signore degli Anelli ed Harry Potter, delle saghe entrate ormai a far parte dell’immaginario collettivo: di cosa parlano?
Di eroi un po’ sprovveduti e molto umani che si ritrovano ad essere paladini del Bene e della luce contro l’Oscurità.
Considerato il successo immenso che hanno avuto nel tempo e nel mondo, non ti sembra che raccontino la storia che tutti vogliono ascoltare?

#213 Comment By Angra On 26 luglio 2009 @ 08:08

@cafeine:

Considerato il successo immenso che hanno avuto nel tempo e nel mondo, non ti sembra che raccontino la storia che tutti vogliono ascoltare?

Sì. Però ora che l’ho ascoltata vorrei ascoltarne delle altre.

#214 Comment By crawling chaos On 26 luglio 2009 @ 10:35

Però non basta il “famolo strano” a rendere avvincente un romanzo.
La quantità di bizzarria e “originalità” non è direttamente proporzionale all’interesse suscitato.
Io per esempio sono di quelli che “Le Avventure della Giovane Laura” non è neanche riuscito a finirlo. Sì, il personaggio voleva essere la rappresentazione di una ragazzina imbecille, ma è talmente stupido da suscitare repulsione (e la conseguente mancanza di interesse per quello che le succede). Tra l’altro, nonostante non conosca neanche la grammatica base, se ne esce di tanto in tanto con battute brillanti (primo incontro con Carlo, scena del taxi) completamente fuori dallo spirito del personaggio.
Sì, succedono tante cose (pure troppe), ma sono così gratuite e fini a se stesse da diventare un susseguirsi di scenette senza capo né coda. E senza divertimento. E non parlo -come è già stato detto- di un fantomatico messaggio da dover ricercare, ma di pura e semplice trama.

Per il resto, Gamberetta, penso che tu scriva bene e abbia delle potenzialità. Ti auguro sinceramente un buon lavoro per i tuoi prossimi racconti e ti ringrazio per le tue recensioni, divertenti quanto utili =)

#215 Comment By cafeine On 26 luglio 2009 @ 13:17

@Angra

E’ raro, ma volte succede =)
Per fortuna esistono scrittori come Neil Gaiman o Terry Pratchett!
Io parlavo del fantasy tradizionale: lì ormai è difficile tirar fuori qualcosa di nuovo, dato che gli ingredienti alla fin fine sono sempre gli stessi. Però si può cercare di scrivere qualcosa di bello e ben fatto.

Anch’io sono molto critica e poco amante degli stereotipi: infatti il mio scrittore preferito è Stefano Benni, che fantasy non è sicuramente, eppure infarcisce i suoi libri di una buona dose di assurdità, spiritelli, demoni, fantasmi, guerrieri, dei e stregoni…

Ma come lui ce ne sono pochi.

Chi vuol scrivere un fantasy originale a tutti i costi, nel 99 per cento dei casi farebbe meglio a non iniziare per niente.

#216 Comment By Tapiroulant On 26 luglio 2009 @ 20:11

@Cafeine: Il tuo criterio di valutazione del valore letterario dei bestseller mi sembra sbagliato. Ora mi spiego meglio.
Tu affermi:

A parte questo, considera Star Wars, il Signore degli Anelli ed Harry Potter, delle saghe entrate ormai a far parte dell’immaginario collettivo: di cosa parlano?
Di eroi un po’ sprovveduti e molto umani che si ritrovano ad essere paladini del Bene e della luce contro l’Oscurità.
Considerato il successo immenso che hanno avuto nel tempo e nel mondo, non ti sembra che raccontino la storia che tutti vogliono ascoltare?

E anche dai discorsi precedenti, mi lasci intuire che per te i romanzi fantasy più belli sono quelli che hanno avuto più successo.
Ma in questo ragionamento c’è un presupposto erroneo. A decretare il mega-successo di un’opera è, per una questione semplicemente numerica, di massa, il pubblico dei non appassionati, dei non esperti. Nella maggioranza dei casi, chi legge Harry Potter e Licia Troisi, magari anche trovandoli bellissimi, nella sua vita non ha letto, di fantasy, nient’altro che Harry Potter e Licia Troisi. E quindi, in mancanza di altre pietre di paragone, questi libri gli sembreranno originalissimi, pieni di inventiva e di immaginazione. Se soltanto avesse avuto quattro o cinque anni di letture di fantasy alle spalle, probabilmente nel leggere Harry Potter o la Troisi si troverebbe a sbadigliare di noia. Coloro che sono meglio in grado di valutare la bellezza di un fantasy, è il caso di dirlo, non è la massa, ma potremmo chiamarli gli ‘esperti di settore’: coloro che hanno letto tanto fantasy e conoscono il panorama letterario, che insomma hanno esperienza alle spalle. Il mio non è un attacco di boria intellettuale o di elitismo. Basta pensare ad alcuni paralleli: come solo i fisici sono competenti di giudicare l’esito di un esperimento fisico, come solo i giuristi sono in grado di valutare correttamente il peso legale delle azioni dei cittadini nella comunità, etc., così solo chi ha letto molti fantasy può giudicare in maniera obiettiva se un tal libro fantasy è più degno di altri di esistere (il che non significa che chiunque non possa farsi un’opinione personale su ciò che legge, così come ognuno può studiare per conto suo fisica e trarne le conseguenze che preferisce).
Io non ho letto moltissimi fantasy, ma comunque abbastanza per poter dire: le storie tradizionali, con l’eroe della luce, la lunga quest e il Signore del Male le aborro profondamente, le reputo uno spreco di inchiostro. E a chiunque voglia scrivere di fantasy, non posso che pregarlo di essere originale, creativo e insolito: che preferisco cento libri senza senso come quello di Gamberetta ad un solo altro capitolo della sensatissima saga di Shannara.

#217 Comment By Fos87 On 27 luglio 2009 @ 09:13

Eppure Cafeine in un certo senso ha ragione: alla fin fine abbiamo bisogno ANCHE di storie classiche, con il buono, il cattivo e il lieto fino. Ci tranquillizzano e permettono di spegnere il cervello per qualche ora, di rilassarci con una lettura piacevole ma non impegnativa.
Poi è ovvio che quelli che concorrono per entrare nella storia della letteratura sono altri.

#218 Comment By Tapiroulant On 27 luglio 2009 @ 10:30

@Fos: Sì, sono d’accordo, c’è bisogno anche di quelle storie. Ma il punto è: di quelle storie, ce ne sono già in abbondanza. Ce ne sono talmente tante che probabilmente uno potrebbe leggerne per tutta la vita e morire senza averle esaurite tutte. Quindi, che motivo c’è di scriverne ancora? Scriviamo di altro, invece – di quell’altro di cui, di roba in circolazione ce n’è davvero poca. Tanto più che nel fantasy, genere per definizione molto più statico e conservatore rispetto ad altri reami del fantastico, un romanzo scritto oggi non è molto diverso per temi, ambientazioni e idee rispetto ad uno scritto cinquant’anni fa, per cui non si può nemmeno dire che scrivere oggi un nuovo Earthsea darebbe al genere una prospettiva del tutto diversa.

#219 Comment By cafeine On 27 luglio 2009 @ 12:40

@tapisroulant:

Io ho letto veramente di tutto, ed ho una discreta cultura anche riguardo il fantasy. Nonostante ciò, ho tutta la saga della Troisi ed ho apprezzato molto Harry Potter, pur non avendo mai avuto i poster di Sennar ed Harry in camera.
In fondo noi stiamo parlando di personalissimi e insindacabili gusti.
Ed i gusti sono incoerenti.
Vai a sapere cosa ho trovato negli imperfettissimi libri del Mondo Emerso: probabilmente la stessa passione che mettevo io, ragazzina, nei miei tentativi di romanzo. A volte sono rimasta stupita dalla somiglianza assurda tra i miei racconti da adolescente e i suoi libri Mondadori.
La cosa che in questo blog nessuno riesce a capire o ad ammettere è che leggere un libro non significa fare una scelta di vita.
D’accordo, a volte ti rode spendere 18 euro per una schifezza, ma basta documentarsi e ponderare bene gli acquisti, o comprare i Tascabili per ridurre il danno!
Tra lo schifo assoluto del tipo Bryan di Boscoquieto all’eccellenza di Good Omens ci sono taaaaaaaaaaanti gradini, tantissime sfumature di bruttino, bruttarello, carino, caruccio, simpatico, piacevole, leggibile, eccetera.
Per quanto mi riguarda, leggere un libro ben scritto, anche se non originalissimo, è comunque un passatempo piacevole.
Se voglio avere le palpitazioni, leggo Nabokov.
Se voglio poltrire sotto l’ombrellone o sul divano, prendo Licia o la Rowling.
Se non voglio leggere, non leggo.
Se sono stanca di Luce contro Oscurità, leggo la Rice che è tutta tenebra.
Se sono stanca del fantasy in generale, leggo altro.
Tutto sta nello scegliere il libro giusto al momento giusto. E neanche il libro sbagliato lascia ferite inguaribili: basta chiuderlo e mandarlo a quel paese.
Evidentemente tu non hai abbastanza esperienza, perchè dopo aver letto schifezze e capolavori, impari a riconoscere a prima vista il libro che può piacerti, e ad evitare quelli che ti spingono al suicidio!

#220 Comment By Volpina On 27 luglio 2009 @ 18:45

Allora, ho appena finito di leggere e, anche se mi è piaciuto molto, la parte più legata all’azione mi ha lasciata leggermente interdetta.
La cosa che mi ha colpita di più è stata questa frase:

Sciocca, stupida, ragazzina dilettante! Dovresti sapere, miao! Che mai si deve parare con il filo della lama, miao!

La katana è un’arma molto affilata e sottile, e questo ne fa un’arma estremamente fragile. Solo che la sua conformazione è fatta in modo da avere un punto di equilibrio in cui è estremamente resistente. Quel punto di equilibrio è ovviamente il filo, e l’unico modo per parare con una katana senza romperla è appunto parare con il filo. (Non so poi se questo valga anche per altri stili di combattimento, ma mi sembra logico pensare che tre centimetri di acciaio siano più resistenti di mezzo.) Per questo motivo la katana è un’arma incredibilmente difficile da usare, al punto da rischiare di spezzarsi in mano ad un dilettante.
Non quanto conoscia Mishima, ma la sua morte è un buon esempio di questo: si uccise nel 1970 con il seppuku. Il seppuku è un rituale complicato che richiede, oltre allo sventrarsi la pancia, anche la decapitazione. Ma l’uomo che doveva decapitare Mishima, con una katana, appunto, pure essendo addestrato ad usarla, non era ai livelli di un samurai e non ci riuscì al primo colpo (condannandolo tra l’altro a un orribile agonia, mentre con più e più colpi tentata disperatamente di staccargli la dannata testa). In altre parole, il fatto che una ragazzina, tra l’altro stupida, che prima di allora non aveva mai preso in mano una katana riesca in quattro e quattr’otto a menare fendenti furibondi, che sbudellabano, staccavano teste e trafiggevano cuori, mi sembra un pochino eccessivo.
Questo vale anche per la pistola. Qualche tempo fa un mio amico, parlando dei tempi del militare, mi raccontava quanto fosse difficile sparare. Diceva che, anche se erano fisicamente prestanti, e anche se erano stati avvertiti, quasi tutti quando hanno sparato la prima volta hanno subito perso il controllo dell’arma per via del rinculo. Non che le cose migliorino molto col tempo, lui alla fine dell’addestramento, con una beretta non riusciva a mettere a segno più della metà dei colpi. Invece Laura, che sicuramente non è forte come un militare, che visto che è stupida sicuramente non sa del rinculo, riesce comunque a centrare Lord Ryuneko con tutto il caricatore. E non è l’unica occasione, Laura non manca mai nessuno quando spara, in tutto il libro. Al contrario, quando sono gli altri a sparare a lei, la mancano quasi sempre.
Questi errori non possono essere giustificati dal fatto che la narrazione vuole assomigliare ad un manga, in quanto i giapponesi il kendo lo conoscono ed è raro che in un manga ci siano strafalcioni su come si usa una katana, lo stile manga giustifica tuttalpiù lo spostamento d’aria che taglia a metà le poltroncine.
E risolvere la situazione con un “sta narrando Laura e Laura è scema” è accettabile solo per elementi minori, come il già citato spostamento d’aria, e non per cose che influenzano fortemente la trama. Altrimenti questa diventa una scusa buona per giustificare qualsiasi tipo di errore o superficialità, in una maniera non molto diversa dal “ma in fondo è fantasy!!!”.

#221 Comment By Gamberetta On 27 luglio 2009 @ 19:16

@Volpina. La rottura della katana con la nodachi è inverosimile, lo so, ho sacrificato un po’ di verosimiglianza per l’effetto scenico (come anche le scintille).

In altre parole, il fatto che una ragazzina, tra l’altro stupida, che prima di allora non aveva mai preso in mano una katana riesca in quattro e quattr’otto a menare fendenti furibondi, che sbudellabano, staccavano teste e trafiggevano cuori, mi sembra un pochino eccessivo.

Tieni conto che quando ci sono gli Spiriti parliamo di un’arma magica infinitamente affilata, in grado di tagliare la Realtà stessa. Se Laura solo appoggia la spada contro qualunque cosa che non sia un’altra spada magica, lo taglia.

La pistola: lì è realistico. Infatti:
a) Ryuneko è un mostro enorme.
b) Laura spara a bruciapelo.
c) Laura è seduta, non in piedi.
d) Il rinculo è tenuto in considerazione: fa alzare la mira a Laura dopo ogni colpo (i proiettili colpiscono dall’inguine al collo). Ma contando la grandezza del mostro, la vicinanza e il fatto che Laura non è in piedi, non è improbabile che tutti i colpi vadano a segno.

Comunque sono molto felice che nel complesso ti sia piaciuto. ^_^

#222 Comment By Tapiroulant On 28 luglio 2009 @ 18:57

@Cafeine: Sono d’accordo con quello che dici in linea generale. Ma se persone come Gamberetta fanno di questo problema un crociata, è per un’ottima ragione: che come quest’ultima sottolineava, ogni nuovo libro che viene pubblicato (e specialmente se da una grande casa editrice) occupa spazio – molto spazio (in termini di spazio fisico nelle librerie, e in termini di destinazione di spese da parte delle case editrici). Spazio che avrebbe potuto essere utilizzato per promuovere libri migliori. E quando un libro non è che l’inutile ripetizione di tanti libri uguali già scritti dieci e venti e trent’anni prima, di sicuro lo spazio che occupa è uno spreco immane, e un danno per tutti quei libri originali e meglio scritti che ‘non ce l’hanno fatta’. Ne parlava proprio Gamberetta in uno dei suoi vecchi post – purtroppo non ricordo quale, ma era molto interessante.
Per quanto riguarda le mie scelte personali, non c’è problema: sono sempre riuscito ad evitare di leggere i libri della Troisi e di Brooks (ci ho dato una rapida occhiata, e tanto m’è bastato), e se ho letto tutti e sette gli Harry Potter, è solo perché avevo cominciato a seguire la saga a 12 anni e mi sentivo in dovere di chiuderla. Insomma quando scelgo che libri comprare e leggere vado abbastanza a colpo sicuro x°D

#223 Comment By AryaSnow On 7 agosto 2009 @ 12:11

Ho letto 1/4 del libro circa…
Sono d’accordo sul fatto che in diversi punti la stupidità di Laura sia eccessiva.
- Troppo poco credibile, e non diverte nemmeno (esempio: il suo tentativo di scrivere la storia sulla principessa).
- Incoerente con altri ragionamenti abbastanza acuti (esempio: quello che fa per capire al volo dov’è l’antidoto).

In generale non mi sembra così male, una lettura scorrevole e piacevole. Ma da qui a spenderci 15 euro… =P
Forse però andrò avanti.

Mettersi a fare deduzioni sulla psicologia di Gamberetta a partire da questo libro mi sembra un’assurdità. Inoltre non me ne frega proprio nulla se l’autrice è buona o cattiva, triste o felice. Mah, poi ognuno è libero di scrivere ciò che gli pare…

#224 Comment By Elys On 17 agosto 2009 @ 12:40

Oh no. Avete dato la pappa ai troisiani per vendicarsi :°.

#225 Comment By eLLe On 18 agosto 2009 @ 16:55

Finalmente ho letto anche io le avventure della giovane Laura, certo non sono una commentatrice assidua e quindi il mio parere conta poco… comunque dirò quello che ho da dire.
Premetto che il genere un po’ “visionario” (non conosco la giusta terminologia fantasy), non mi attira molto tranne qualche raro caso come Alice nel paese delle meraviglie di cui ho letto anche il libro.
Alloraaa XD La protagonista è stupida, tanto stupida e anche drogata-alcolizzata. Ho capito che l’intento era parodico quindi non ho niente da dire a riguardo. Si può scrivere un romanzo usando la tecnica dell’antitesi tanto cara a Parini (dire una cosa ma pensarne un’altra) e sono sicura che tu volevi appunto far notare quanto stupide siano certe ragazzine che leggono fantasy e che si credono ginius della letteratura.
La seconda parte è un po’ troppo veloce. Nel senso che non riesco a capire per bene certi passaggi e nemmeno a capire cosa frulla in testa alla protagonista. Insomma, questa Laura non riflette per niente. Va bene essere stupidi ma anche le persone stupide riflettono. Pensano cretinate ma lo fanno. Non amo la scrittura troppo veloce. Bisogna ponderare bene scene veloci con scene lente. In questo caso le scene d’azionee i dialoghi sono le scene veloci, con più punti e meno virgole. Le scene contemplative o riflessive, sono quelle ricche di descrizioni, pensieri ecc.
Il problema è che non vedo riflessioni nè da parte di Laura nè da parte del narratore. Voglio ammettere che Laura sia stupida però questa sua stupidità non viene abbastanza derisa dal narratore. Non so spiegarmi bene forse XD

comunque l’idea di base mi piace, solo bisogna rallentare un po’ il ritmo, secondo me. Il colpo di scena avviene quando in una situazione di calma apparente subentra il pericolo improvviso. Se non c’è la situazione di calma iniziale non riesci a fare il classico “salto dalla sedia”.

ciao^^

#226 Comment By Marzolino On 19 agosto 2009 @ 13:40

Ho letto il romanzo e l’ho apprezzato molto.
Lo avrei sicuramente acquistato se fosse uscito in libreria…il problema probabilmente è che probabilmente lo avrei acquistato solo a posteriori!
Se lo avessi semplicemente visto in libreria non credo che la trama o la lettura di poche pagine sarebbero state sufficienti ad indurmi ad acquistarlo, se non conoscessi questo blog, se è questo che interessa all’autrice quando ci chiede se lo acquisteremmo.

Beh, problema risolto dato che conosco il blog…almeno per me! Se le avventure della Laura adulta di cui ho letto tra questi commenti dovessero uscire solo in libreria lo prenderei senz’altro.

Il romanzo è divertente, ben scritto e scorrevole. La prima parte fa ridere e incurioscisce, invogliando a proseguire nella lettura anche nella parte onirica, più pesante, ma altrettanto stimolante. Il senso di angoscia e claustrofobica rassegnazione che la pervade è sapientemente accostato a elementi bizzarri e originali, ricchi del sense of wonder che cercano gli amanti del genere. Una sorta di Alice di Carroll postmoderna, che mi ha ricordato anche lo scrittore di fumetti Grant Morrison (@ Gamberetta: conosci Flex Mentallo e Seaguy?), oltre che il suo collega, già citato, Gaiman.

Il presunto bisogno di “umanità”, di razionalità o di buoni sentimenti che denunciano alcuni commentatori ai fini della godibilità dell’opera sia tale per loro, io ne ho già lette (e spesso apprezzate) tante di opere ricche di questi elementi, fa piacere leggere qualcosa di diverso.

In bocca al lupo!

#227 Comment By Gamberetta On 19 agosto 2009 @ 17:51

@Marzolino. Sono molto contenta che il romanzo ti sia piaciuto.

conosci Flex Mentallo e Seaguy?

Purtroppo no. Sono piuttosto ignorante in fatto di fumetti occidentali.

#228 Comment By Artemis On 6 settembre 2009 @ 12:42

Salve.
Io, come ho ribadito in diversi altri commenti che ho postato, non sono amante del fantasy, ma ho ugualmente scaricato l’opera di Gamberetta.
Per il fatto stesso che non sono appassionata del genere, tutto quello che scriverò in questa mia piccola recensione riguarderà perlopiù lo stile e l’originalità, la costruzione dei personaggi, insomma tutto tranne ciò che riguarda strettamente il genere.
Ho voluto vedere se, dopo tutte queste recensioni negative a diversi autori considerati genii, Gamberetta si sarebbe mostrata all’altezza di ciò che ha criticato. Perché ci vuole davvero coraggio ad esporsi in questo modo, dopo essere stata criticata, insultata per aver espresso un parere su opere (a pagamento), senza peli sulla lingua, a offrire così un braccio ai piranha. Immagino che io avrei preso i commenti negativi con le pinze: non si sa mai che dietro all’anonimato non ci sia qualche fangirl delusa dalla recensione su Twilight. Neanche un capolavoro immortale avrebbe preservato Gamberetta dalle critiche.
Quanto a me, per farmi un’idea, è bastato leggere questo:

L’intera classe scoppiò a ridere. Laura si portò le mani a coprirsi il viso. La vergogna era diventata una sostanza concreta, palpabile, una salsa al gusto di peperoncino. Era immersa nella salsa dalla testa ai piedi.

Solo questo, per capire che tutti i consigli dispensati da Gamberetta agli autori brutalmente e giustamente criticati, erano in prima persona applicati.
Questo minuscolo pezzettino del primo capitolo. Io non mi ritrovo in Laura, ma non è assolutamente importante. In quel momento, sebbene provassi antipatia per la protagonista e godessi nel vederla soffrire, i miei sensi riflettevano quel che leggevo. La mia pelle bruciava come se provassi vergogna, come se fossi, realmente, immersa nella salsa al peperoncino. L’ho sentita addosso, l’ho sentita pizzicarmi e bruciarmi, e poi entrarmi negli occhi facendomeli chiudere, ed in bocca, a soffocarmi come lava liquida.
Che volevo di più?
Che volevo di più da un romanzo, se non il provare quello che provano i protagonisti? Meglio del cinema, meglio dei generatori di realtà virtuale, come dice Zio King, la scrittura è una forma di telepatia. E Gamberetta mi ha trasmesso il suo messaggio in modo così puntuale e definito da lasciarmi quasi in lacrime.
Badate, far provare un sentimento empatico come la vergogna, ad un lettore che per la protagonista prova disgusto e non è dispiaciuto dai suoi dolori, è una bella impresa, perché è facile far breccia nel cuore di qualcuno, se questi è debole.
Quando ami una persona, ed a questa accade una disgrazia, provi dolore anche per lei. Ma come puoi sentirti male fisicamente perché quella deficiente della tua compagna di classe ha preso tre? Chi può farmelo provare, tutto il batticuore, l’ansia, la vergogna… chi?
Solo un bravo scrittore, non certo Pinco Pallo qualsiasi.

Inoltre, chi avrebbe il coraggio di adottare come protagonista una persona così detestabile, così priva di talento, così crudelmente e grottescamente vera da essere negata anche da chi è veramente come lei? Laura è l’antitesi di Gamberetta, è la sua immagine allo specchio con tutti gli elementi cambiati da destra a sinistra.
Ciò è meraviglioso.
Ho letto in una critica che l’autore dovrebbe mettere di sé nell’opera, altrimenti è come mentire al lettore.
Ciò è folle.
Mai letto Wilde? Wilde afferma che oramai ogni scrittore è convinto di star scrivendo la propria autobiografia e mette troppo di sé in ciò che scrive, quando dovrebbe invece scrivere di sentimenti che non prova, per guardarli con freddezza, come parere super partes, per arrivare all’ Idea più pura, originale. Io ci credo. Sono anni che scrivo poesie d’amore per una persona che non esiste, sono anni che scrivo di relazioni ma non m’innamoro in prima persona Forse quando smetterò di scrivere d’amore, l’amore entrerà in me.
Il vero scrittore scrive delle emozioni che non ha il coraggio di vivere [Wilde]
Ho voluto solo esprimere un giudizio personale da “collega” a “collega”, dato che anche io sto scrivendo un romanzo (e non è un rosa, anche se l’idea che io stia scrivendo d’amore può farlo pensare) e Gamberetta mi aiuta molto con le critiche che rivolge agli altri autori. Sento di doverle qualcosa.
A presto.

#229 Pingback By Capitan Gamberetta « EUQNULAUQ On 8 settembre 2009 @ 14:23

[...] Le Avventure della Giovane Laura. Se siete curiosi di sapere di cosa parla il libro, andate qui. Personalmente non è proprio il genere che preferisco, ma penso che potrei anche scrivere una [...]

#230 Comment By claps On 21 settembre 2009 @ 16:26

brutto, come l’illustrazione di (?)copertina.

#231 Comment By Ste On 13 ottobre 2009 @ 08:36

@ claps
Perchè brutto? Scusa ma l’unico giudizio che secondo me non necesista spiegazioni è “a me non è piaciuto”; ma un secco è brutto senza spiegazioni sa più di ripicca.

@gamberetta
Al momento sono solo a pagina 54. E c’è una cosa che non mi torna, una frase detta da Laura che non mi sembra che possa dire:
“quando un gatto con la spada incontra un ragazza con la pistola…” (scusa ma sto citando a memoria) frase carina anche se non originale (“quando un uomo col fucile incotnra un uomo con al pistola…” o, quella che preferisco da “the untachable” “uno dei suoi tira fuori il coltello, uno dei tuoi la pistola, uno dei tuoi all’ospedale, uno dei loro all’orbitorio”) ma derivata da film che una ragazzina la cui base delel consocenze è Sailor Moon difficilmente tirerebbe fuori, ma però nel contesto della scena ci sta bene.
Ti confesso anche che ad un certo punto ho pensato “critica i pianti di Nihal, ma questa arrossisce una pagina si e l’altra pure” lo so è un esagerazioen e ho visto è valido solo per le prime pagine però mi sembra un po’ un contrasto una ragazza apparentemente così fragile ed emotiva che poi si comporta con coraggio nel cinema, ma forse mi è solo sfuggito il passaggio intermedio (ripeto sono solo a pagina 54… e credo che il emglio debba ancora venire)
Comunque è carino e con un buon sense of humor messo nei punti giusti.
Quando avrò finito ti dirò di più!
Pe ril momento… buona giornata

#232 Comment By Giovanni On 12 dicembre 2009 @ 20:44

Non sono un esperto ma…mi è piaciuta molto la prima parte. Nella seconda, in alcune scene, forse perchè la descrizione è troppo sintetica e le situazioni concitate non si riesce bene a visualizzare cosa succede e la lettura diventa un pò faticosa. Strano perchè è uno dei difetti che critichi più di frequente nelle tue recensioni.

#233 Comment By Geki On 15 gennaio 2010 @ 02:40

Gamberetta, leggerò il libro, anche se ne temo le contaminazioni fumettistiche ventilate in molti tuoi commenti.

Una sola nota sul blog e su questo argomento in particolare: a volte sembra che tu sia un capo gang. Alcune difese da parte di alcuni personaggi sembrano motivate da una inconscia fenomenologia del branco. A parte la controversia con quel Fabio, che sembra alludere a un discorso più ampio, spesso quelli che appaiono come tuoi guardiaspalle o sgherri cercano letteralmente di mettere a tacere le voci critiche.

Infine: credi veramente che esista lo stile “giusto”? Lo deduco da una tua frase “Questo romanzo, oggettivamente, non è scritto male”. Sai che alcuni dei suggerimenti che dai, in particolare quelli sullo stile ultra-stringato e sulla secchezza narrativa, sono messi in atto dai peggiori tra i ragazzini delle superiori, cui al contrario io e altri tentiamo di comunicare la ricchezza della lingua e della letteratura? Per carità, considero il fantasy un mio hobby (per quanto alacremente perseguito) e non un dovere civico, ma credo che un ritorno alle fonti della letteratura a volte sia più fruttuoso e stimolante di molti manuali (peraltro di per sé una spesso ottima opera).

Tutto ciò detto col mio stile, se vogliamo ridondante, non stringato e quant’altro si voglia sostenere, ma non per questo “sbagliato” o “a-letterario”. Ti auguro di confrontarti fruttuosamente con il mondo editoriale, con o senza successo, e magari anche con quello delle Scienze Umanistiche accademiche, non solo italiche.

Felix qui potuit bonum fontem visere lucidum.

#234 Comment By Angra On 15 gennaio 2010 @ 10:30

@Geki:

in riferimento alla questione di Fabio, è stato lui a venire qui a segnalare la sua “recensione” e a chiedere pareri. Io sono una persona disponibile, e se qualcuno mi chiede un parere, tempo permettendo, glielo do ^__^

Gli attacchi a Gamberetta su questo blog in buona parte dei casi non sono diretti a lei e basta, ma usano il plurale (siete patetici, ridicoli, ecc). Se mi dici che rispondere è una perdita di tempo sono d’accordo con te, ma a parte questo non ci trovo niente di strano.

Chiudo qui, perché siamo parecchio OT.

#235 Comment By Fabio Cicolani On 16 gennaio 2010 @ 12:42

Leggo con rammarico che la discussione incendiata dalla mia recensione riscalda ancora questo articolo, per cui farò quello che avrei dovuto fare già tempo fa. Mi scuso. Mi scuso con Gamberetta in primis, per essere stato volutamente cattivo, e dico volutamente, ammettendo ulteriormente il mio torto, perchè ho basato la recensione su considerazioni soggettive che indagavano nella sfera personale di una ragazza che purtroppo non conosco. Mi è dispiaciuto sferrare un attacco così ignobile, soprattutto perchè non sono una persona cattiva. Lo giuro.

E mi scuso anche con li utenti di questo forum per le risposte irritate e a volte saccenti che ho dato. Posso solo dire che quando si è convinti di avere ragione, si vive in una dimensione parallela dove tutti gli attacchi sono inutili e ingiustificati. Per fortuna c’è anche il treno di ritorno da questo “strano posto”.

Ribadisco però che la recensione non era stata dettata dal risentimento per l’aiuto che mi era stato negato. Il risentimento, e c’era, era per i modi sgarbati che mi erano stati rivolti. Capisco che forse la mia richiesta poteva essere piovuta in mezzo a tante altre, che odorava di sfruttamento.
Come al solito, Gamberetta aveva le sue ragioni.

Ho scritto la recensione da “animale ferito”, perchè questo sono quando una persona che stimo e ammiro sinceramente mi sbatte la porta in faccia.

Di Nuovo, mi scuso. Ammiro ora più che mai l’autrice di questo forum, e per questo l’ho ringraziata nelle note del mio libro.
Entrambi – e altri di questo forum – abbiamo l’obiettivo di migliorare la qualità del fantasy italiano, è un’impresa ardua, ma non dovremmo mai demordere.
E soprattutto sostenerci.

#236 Comment By Dorian Gray On 27 ottobre 2010 @ 18:05

Finalmente ho letto il libro e devo ammettere che complessivamente mi è piaciuto ^_^
Scorre bene, solo peccato per le descrizioni un po’ sterili e assenti. Poi anche se certe trovate sono buone (le fate che sanguinano miele, la “coscienza”) altre lo sono di meno (i nekomata, i dentisti), ma nel complesso non ho trovato niente di veramente originale, con qualche Bizzarria (con la B maiuscola) in più forse sarebbe stato anche più emozionante calarsi nelle vicende di Laura. Non che non sia fitta o intricata o piena di avvenimenti, solo che forse avresti dovuto spendere qualche parola in più per le bizzarrie, anche per la descrizione dei luoghi.

Spenderei soldi per comprarlo? Sì, ma non più di dieci euro.

#237 Comment By Nessuno On 2 dicembre 2010 @ 20:08

Salve Gamberetta ho quasi finito di leggere il romanzo e devo dire che l’ho trovato molto entusiasmante. Lo stile è ottimo,rapido e concitato e si adatta bene alle situazioni e all’evolversi incalzante della trama del romanzo. Appena finito ti farò una recensione più approfondita e commento ora solo per dirti dell’errore a pagina 101. Hai scritto obbiettivo anzichè obiettivo ma non è una critica,te l’ho segnalato solo per darti una mano con l’editing.

#238 Comment By Gamberetta On 3 dicembre 2010 @ 00:43

@Nessuno. Ob(b)iettivo si può scrivere sia con una “b” sia con due. Vedi per esempio, qui.
Detto questo ti ringrazio per la lettura e sono felice che Laura ti piaccia. Però lo stile va ancora limato, sono la prima ad ammettere che sia necessaria un’altra revisione.

#239 Comment By Mauro On 3 dicembre 2010 @ 10:48

“Obbiettivo” appare anche nella quinta edizione del Vocabolario della Crusca.

#240 Comment By Nessuno On 3 dicembre 2010 @ 15:22

Salve Gamberetta ho appena finito di leggere l’appendice dedicata alla gara di Haiku ed ora sono pronto per la recensione. Ti dirò innanzitutto cosa mi ha stupito maggiormente:la delineazione dei personaggi e l’assenza di quell’eccessivo buonismo presente non soltanto nei fantasy ma anche in molti libri d’avventura. I personaggi hanno un carattere multiforme e non sono mai piatti,persino quelli secondari come lo gnomo,l’orco o l’uomo pesce. Ognuno pensa a sé stesso e la protagonista non trova conforto né nelle persone che incontra né nella sua coscienza che l’aveva aiutata solo per fini personali e nemmeno in quello che riteneva l’amore della sua vita. In un certo senso mi ricorda quei racconti horror dove ciascuno pensa solo a sé stesso per trarsi fuori da una situazione pericolosa. Spenderei anche più di quindici euro per averlo tuttavia fossi in te arricchirei un po’ l’ultima parte del romanzo perché gli eventi si susseguono in maniera talmente rapida che diventano difficile da seguire. Un solo commento:bello e innovativo sotto certi punti di vista.

#241 Comment By Nessuno On 6 dicembre 2010 @ 13:46

Gamberetta scusa stavo pensando alla trama e c’e’ unancosanche
non mi torna con la prima parte. Laura ottiene il potere della spada ma il comandante supremo dei nekomata gliela distrugge tuttavia lo fa intenzionalmente e non ha molto senso visto tutti gli sforzi che avevano fatto i nekomata per ottenerla.Non avrebbe avuto piu’ senso disarmare Laura visto che sarebbe stato facile per uno spadaccino versato.Potrei aver fatto un po di errori ma sto scrivendo con l’iPhone che per mandare i messaggi e’ uno strumento atroce

#242 Comment By Gamberetta On 6 dicembre 2010 @ 17:53

@Nessuno. Hai ragione. Infatti in una prima revisione c’era uno scambio di battute nel quale il gatto e Laura si accusavano a vicenda di aver rotto la spada – il gatto non ha fatto apposta, è tutta colpa di Laura! Poi ho tolto quel pezzo e mi sono dimenticata di correggere l’incongruenza. Nella prossima revisione sarà sistemata.

#243 Comment By Ari On 7 dicembre 2010 @ 21:23

Ho finito oggi pomeriggio di leggere Laura e mi farebbe piacere dare un’opinione e chiedere alcuni chiarimenti. :) Non sono né una editor, né una esperta di fantasy, quindi le mie sono considerazioni da semplice lettrice. Premetto che ho letto i commenti solo qua e là, quindi chiedo scusa se qualcosa è già stata detta.
Cosa mi è piaciuto:
Innanzitutto è scorrevole e divertente (alcune battute fanno morire). È fantasioso e, se dovessi descriverlo con un solo aggettivo, è colorato. Mi è piaciuta la storia delle fate, il Bardo (peccato compaia solo nell’appendice, però in effetti ci mancava solo lui ad aggiungere carne sul fuoco ^_^), la scena del fiume in piena delle Laura e i libri che conversano tra loro (che carini!). Tanto per fare qualche esempio, eh.
Non ho trovato Laura antipatica, anche se è un po’ sciocca, anzi mi ha fatto tenerezza e pena –in senso buono– nel finale. L’ho letto in poco tempo e tutto al computer, anche se era stancante per gli occhi, perché volevo sapere come andava a finire, ed è sicuramente positivo (non tanto per me ^_^’).
Cosa non mi è piaciuto:
Come hanno detto altri prima di me, mi è sembrato troppo concitato: uno non fa in tempo a “digerire” certe scoperte, che Laura si trova già in un altro pasticcio. Ma come dici tu, nel commento 183:

Quello che interessava a me era offrire al lettore un tour de force di bizzarrie, con ritmo allucinato e senza che ci fosse la possibilità di razionalizzare.

Quindi se era questo il tuo intento ci sei riuscita, forse allora è il genere che non fa per me. Preferisco che vengano diluite le cose, per apprezzarle meglio. Le tre parti (“Nekomata”, “Fate” e “Dentisti” per intenderci) mi sono sembrate troppo “divise”, come tre blocchi a parte, e così diverse che non riuscivo a metterle tutte in un quadro… ma appunto, era quello che volevi, no? ^_^’
Come tu stessa dici nel commento 149,

Per quanto riguarda le similitudini hai ragione. Mi sono trovata in difficoltà a descrivere il mondo con il punto di vista (molto limitato) di Laura, e così ho probabilmente esagerato con le figure retoriche – ma sono contenta che nonostante ciò la lettura rimanga scorrevole

penso che ce ne siano troppe, più che altro perché a volte davano fastidio… anche se certe erano ben riuscite.
Alcune cose divertenti (come i furetti flambé ^_^) credo facciano ridere di più chi frequenta il tuo blog… ma al contempo viene in mente subito Gamberetta e ti si vede fare l’occhiolino ai lettori abituali di Gamberi Fantasy… però in fondo ci rimettiamo solo noi, quindi non è un vero problema. ^_^
E per finire: ma questa ragazza si sfracella ogni tre pagine, poveretta! XD

Cosa non ho capito:
Laura non è poi così ignorante e povera di linguaggio, perché usa parole come

carapace, frame, tubo catodico,
Una volta le era parso perfino di riconoscere i resti di un motore a reazione.

Non dico che siano strane in sé, ma parliamo della stessa Laura che concepisce i “triangoli quadrilateri”! Com’è possibile?

“Corri!” gridò la coscienza.
Laura si lanciò oltre le porte a vetri. Una rosa di pallini disintegrò il battente di destra. La Mercedes intanto aveva quasi compiuto il giro e accelerava verso di lei. Un frastuono di passi. Laura lanciò un’occhiata alle spalle: i dentisti sciamavano nella hall, stavano arrivando! La Mercedes le sfilò accanto, poi inchiodò di colpo, mettendosi fra lei e l’hotel.

Non ho ben capito la dinamica della scena: Laura esce dall’albergo, attraversa la strada e la macchina si mette tra lei e il portone? Quindi lei sale dal “lato autista” e si siede dietro? Non è più pratico salire dal lato passeggero, invece di girare intorno all’auto? Scusa, c’è qualcosa che mi sfugge. ^_^’

Ti arresto per l’omicidio di Alluin.

Alluin in teoria è un’elfa, quindi non sarebbe meglio parlare di “elficidio” o “assassinio”? ^_^

— Se non compri anche un controllore adeguato… — così dicendo il primo gnomo aveva afferrato con entrambe le zampe un’escrescenza carnosa che spuntava dalla nuca della fata.

Però sia prima che dopo si dice che gli gnomi hanno proprio delle mani:

— Questo è interessante. — Il secondo gnomo aveva tra le piccole mani uno schermo LCD per metà guasto.

Come sapete, la Rete rappresenta una grandissima opportunità per spiare sui nostri nemici ma offre anche a ogni qual genere di squilibrato la possibilità di diffondere idee malsane.

Non dovrebbe essere “spiare i nostri nemici”?

Scrosciarono gli applausi, e Laura, per non sembrare una burina, imitò gli altri.

“Burina” non è un termine troppo dialettale? In fondo, come tu stessa dici nel commento 84, la Città è una generica città, non Milano, Torino o Roma. Eppure “burino” richiama proprio il dialetto romanesco, a mio avviso, e fa strano. Un più blando “maleducata” non sarebbe meglio?

Ho scritto un papiro ma, nonostante mi sia dilungata di più sulle cose che ho apprezzato meno o che non ho capito, non penso di aver sprecato il mio tempo a leggere Laura, quindi ti ringrazio.

#244 Comment By Gamberetta On 7 dicembre 2010 @ 23:46

@Ari.

Ho scritto un papiro ma, nonostante mi sia dilungata di più sulle cose che ho apprezzato meno o che non ho capito, non penso di aver sprecato il mio tempo a leggere Laura, quindi ti ringrazio.

Ti ringrazio io per aver letto e commentato.

Partendo dal fondo:
– Sì, “burina” è dialettale. Lo cambierò.
– Si può usare sia “spiare i”, sia “spiare sui”. Nell’occasione però hai ragione, probabilmente “spiare i” suona meglio.
– Laura usa indifferentemente mani o zampe per le creature non umane. Magari le farò adottare una terminologia più consistente. E toglierò le parole più “difficili”.
– La scena con la Mercedes: Laura sale davanti, basta che ti immagini la Mercedes che gira nella direzione opposta a quella che ti sei immaginata. Ma ovviamente se non si è capito alla prima lettura ho sbagliato a descrivere la situazione. Correggerò.

Poi, come detto in altri commenti, c’è bisogno di una revisione generale. Non credo sia scritto male, ma non è scritto al meglio. Il punto di vista era difficile da gestire e non sempre la narrazione scorre come vorrei.

#245 Comment By Emanuele On 31 dicembre 2010 @ 15:23

Ciao.

Intanto due considerazioni lampo, per dare un’idea a chi non voglia leggere il commento, visto che già so che mi dilungherò.

1- Il romanzo l’ho letto in una sera, che è cosa positiva.
2- Spenderei i soldi di un paperback. O 4.99€ per l’ebook. Ma devo dire che per pochi libri spenderei più di quello attualmente (e tipicamente più per libri cult che per libri belli)

In generale l’atmosfea mi è piaciuta molto, non vedo tra gli autori che citi come riferimento Miyazaki, che io avrei messo come riferimento principale. Citerei anche il Guillermo del Toro dei film Franchisti (La spina del Diavolo e Il labirinto del Fauno).

Non è un caso che mi siano venuti in mente autori di media “visivi” e non letterari: il romanzo è decisamente visuale. Sembra quasi una sceneggiatura, e ne verrebbe un ottimo Anime.

E qui inizia il problema. Un’ottima storia per un Anime, non necessariamente è un’ottima storia per un libro. Questa non è un’ottima storia per un libro.

A livello di micro-organizzazione della trama, i singoli capitoli sono perfettamente organizzati, coerenti, le scene descritte, con pochissime eccezioni correggibili in fase di editing, sono facilmente trasmesse al lettore. Anche ad un livello “meso”, le tre parti in cui è diviso, sono buone. Vi è un crescendo di tensione, vi è il climax di ogni sezione (il cinema, il nido delle fate, il dialogo finale con la coscienza dopo il combattimento con i Dentisti), e lo scioglimento. Ma è a livello macro-organizzativo che fa acqua.

Sembra un insieme di esercizi di stile, di prove. Un insieme di tre racconti e non un romanzo. La trama verticale non evolve tra una storia e l’altra. Si esce dal libro insoddisfatti. Non perché si vuole avere una spiegazione a ogni domanda, ma perché non si è capito quale sia la domanda, quale sia il motivo per cui quei tre racconti stanno nello stesso libro.

Più schiettamente, l’impressione che ho avuto, è che siano racconti che avevi più o meno pronti e hai provato a unire in un romanzo, in una storia che avevi più o meno in mente mentre scrivevi i racconti.

Nell’introduzione al libro scrivi:

Mi sono resa conto che mischiare in un unico romanzo le avventure di Laura adolescente e Laura adulta avrebbe complicato oltremodo la storia senza portare alcun particolare beneficio.

Ecco, forse non è così, o forse non li hai separati abbastanza. Nel libro “Laura grande” c’è, e ha uno scopo fondamentale: serve a spiegare e a ricordare al lettore che il racconto sia una favola (in modo spesso intelligente come l’apparizione della vedova di Mario nella storia e nella realtà). Lascia però i gargoyle a ricordare che qualcosa di strano ci sia. Ma la trama scorre allora in modo accidentato nel nostro cervello: se qualcosa di strano c’è, perché questa Laura mi sta raccontando una storia inventata invece della storia reale? O è inventata anche quella? Tutto il libro perde d’Urgenza.

Come dicevo, sarebbe un ottimo Anime in 13 puntate, una storia a puntata, alla fine e all’inizio una breve scena nel presente. All’inizio racconti fantastici con pochi particolari reali svelati, poi sempre più dettagli, verso il cambiamento completo di punto di vista e il reale fantastico come protagonista. A patto che poi l’affresco generale mi dia un motivo per cui mi son dovuto vedere le storie, qualche particolare della trama che viene spiegato solo dall’affresco complessivo, invisibile dall’osservazione dei particolari. Lo vedrei, dimmi se vendi i diritti a qualche Nippo :)

#246 Comment By Unoqualunque On 26 gennaio 2011 @ 20:33

Ciao Gamberetta, ho letto il tuo libro e sono intervenuto in più punti con osservazioni e suggerimenti. Siccome è uscita fuori una pagina molto lunga, ho pensato di inviarti il tutto in due parti.
Di seguito riporto la prima. Buona lettura.

LE AVVENTURE DELLA GIOVANE LAURA (prima parte).

Premessa: ti sei concessa l’utilizzo di molti più avverbi rispetto a quanti ne consigli nei commenti agli esercizi.
Ma non lo ritengo certo un male.
Togliendoli avresti “seccato” troppo la narrazione, ottenendo quegli effetti spiacevoli di cui ti parlavo in alcuni precedenti commenti.
Perciò, come vedi, sono necessari ben più di “un avverbio ogni 500 pagine” per scrivere un libro.

E ora iniziamo con gli appunti.

“devi farlo a voce alta” puntualizzò lo Spirito del Fuoco.
“Mi vergogno.”

-capisco che Laura sia stupida e superficiale, ma in questa situazione c’è in ballo la sua vita.
Portarla a pensare “mi vergogno” forse è eccessivo.

crepe frastagliate spuntarono sulle pareti

-toglierei “frastagliate”

pareva che i raggi di luce argentea cercassero di mescolarsi alla pioggia

- non mi sembra ben scritta….io direi: i raggi di luce si mescolavano alla pioggia.

lui se ne accorse e prese a sbaciucchiarle il pancino, per farle passare la bua

-ho la netta impressione che stia parlando Gamberetta, e non Laura. A meno che a Laura non abbia una forte autoironia (ne dubito).

come gli artigli di un’aquila attorno a un furetto

-la forza dell’immagine di un aquila che piomba sopra un furetto, non sembra, a mio avviso, trovare giustificazione nel sig. Salici che stringe il corrimano.

le rondelle si erano adagiate sul tagliere, come i pezzi caduti del domino.

-qui non è molto chiaro dove si trovi Laura. Come può cogliere questi particolari se era ancora in soggiorno? Forse sta solo ascoltando e, quindi, immaginando?
Non è grave…ma potrebbe essere più chiaro.

una cascata arcobaleno

-non mi sembra il momento né il contesto adatto perchè Laura visualizzi una “poetica” cascata arcobaleno di ortaggi che finiscono per terra.

bussò e il battente si aprì

-qui non ci capisce se il battente si apre da solo oppure no.

una scrivania di metallo, tre curiose poltrone tondeggianti simili a enormi frollini, due pareti occupate da librerie piene di volumi e riviste impilate, una terza adorna di poster psichedelici. Del dottore nessuna traccia. Non vi erano altre uscite, neanche una finestra.
Abbassò lo sguardo: tra le poltrone, davanti alla scrivania, c’era un foro.

-questa scena ha qualcosa di innaturale. Se lei guarda le poltrone tondeggianti, dovrebbe accorgersi subito che fra esse c’è un foro. Non parliamo di una manciata di matite cadute per terra: parliamo di un foro aperto nel pavimento, così grande che può contenere una persona. Dunque mi pare strano che lei guardi prima le poltrone, poi le librerie etc., quindi torni a guardare le poltrone, e solo allora si accorga del foro. Cercherei di sistemare questo dettaglio.

il Sole stava scendendo, era una crostata d’arance azzannata dalle punte degli alberi, tese verso l’alto come i denti di un castoro

-le similitudini non dovrebbero servire a rendere il concetto piu chiaro? O sono così assurde appunto perché è Laura a pensarle?

l’esercito degli alberi

-perché tirar fuori questa figura così forte (esercito)?

le ombre si erano staccate dagli alberi

-non mi sembra elegante affermare che le ombre si “stacchino” da qualcosa…direi magari che le ombre erano scese sul prato, senza precisare nulla riguardo gli alberi.

si contorcevano come scarafaggi torturati

-similitudine da rivedere, il contesto non mi pare adatto

i fili d’erba danzavano scalmanati

-io direi: si agitavano scalmanati

carro armato che devasta una cristalleria

-non credo sia necessario scomodare un carro armato per devastare una cristalleria…ma visto che lo ha pensato Laura, forse è passabile.

Laura era in un bagno di sudore. Era immobile

-meglio: “laura era in un bagno di sudore, immobile”. Si evita anche il doppio “era”.

il finestrino tondo incorniciava un disco di completa oscurità. Il Sole era tramontato

-forse non serve ribadire che il sole è tramontato.

un lampo bianco accese l’oblò, seguito da una seconda luce e da una terza: gli alberi erano sfumati, per lasciar posto a un filare di lampioni

-ma fino a poche righe fa non c’era solo completa oscurità? I lampioni dovrebbero emergere dall’oscurità, non dagli alberi

una coppia di creature volanti si era avvicinata. Erano mostri schifosi, con il corpo di gamberoni, ali da calabrone e un muso che ricordava quello di un pipistrello…:

-qui magari evita il doppio “era-erano” e metti due punti. “Si era avvicinata: mostri schifosi…”

Arturo profumava come un frutto esotico, un profumo inebriante

-ripetizione evitabile: profumava-profumo. Magari usa “fragranza” al posto di “profumo”.

raccolse quei granelli di Coraggio che
ancora le erano rimasti invischiati addosso

- meglio senza “invischiati addosso”

il boato la svegliò

-non sarebbe meglio “un boato”?

Goccioline di pioggia
luccicavano intorno a due chiazze slabbrate rosso fuoco, degne degli occhi di un Demone

-non si capisce bene dove si trovano le chiazze, anche perché le chiazze sono due e le ali invece sono quattro

La fata, di schiena, poteva essere scambiata per il muso di una creatura infernale

-…e questo non aiuta di certo a capire, anzi il muso di una creatura infernale è molto vago.
Inoltre, quando la fata si volta, che faccia ha? Com’è?
Ritengo poi che le dimensioni della fata non siano molto ben definite…ok, tiene in mano un fucile a canne mozze e risce qausi a soffocare un essere umano, però…non so…qualche riferimento in più non guasterebbe…
Altri dettagli sono invece fin troppo precisi, e sembrano mettere in luce una sorta di tuo piacere
personale, come autrice e non come Laura,nel soffermarti su certi particolari disgustosi, impressione che ho avuto spesso in varie parti del racconto.

così parlano gli eori nei cartoni animati

-ancora una volta, non mi sembra un pensiero naturale di Laura, occorso in quell’istante, bensì un tuo commento esterno

Laura assaggiò il coniglietto e le sembrò gelato alla vaniglia

-ricordiamoci che la guancia di Laura è stata appena masticata…sicuro che avrà la disinvoltura di assaggiare e testare il gusto di una caramella, senza prima aver fatto qualcosa per la sua guancia (non so, cercare in giro un fazzoletto..)?
Lo stesso vale per le successive azioni di Laura, sembra che la guancia masticata se la sia proprio scordata.

una nebbia grigia, formata da
vapore e fuliggine, invadeva le strade

-meglio: una nebbia formata da vapore e fuliggine…

adesso frugavano tra i corpi anche con le zampe

-ma prima non dicevi che avevano mani (anzi, manine)?

come le braccia dei bambini moribondi nei documentari sull’Africa

-ancora una smilitudine a mio parere fuori contesto, e soprattutto fuori misura

anche senza vedere, immaginò la carne gonfia e il bianco del dente sparire in un paciugo di sangue, saliva e dolore…

-nella scena, è ovvio che non può vederlo. Io cancellerei “anche senza vedere”

le pieghe nere delle Realtà

-della o delle?

il manrovescio la buttò per terra

-perché non “un manrovescio”?

i due svanirono dietro un velo di acqua nera

-quest’acqua nera forse confonde le idee riguardo quello che sta realmente avvenendo.

Fine prima parte, domani mando la seconda

#247 Comment By Unoqualunque On 27 gennaio 2011 @ 20:00

SECONDA PARTE

…quindi girò il polso e tagliò in orizzontale

-mi riesce difficile pensare che Laura si sia messa a considerare nel dettaglio il modo in cui la sua spalla veniva squarciata (tagli orizzontali, verticali…).
In una situazione del genere, una persona chiude gli occhi e urla. Specie una come Laura. La cosa avrebbe funzionato meglio se il punto di vista fosse stato di Arturo.

Arturo spinse al centro della croce di sangue il capo di un tubicino trasparente

-tornando a prima, io scriverei, più semplicemente: fece penetrare nella ferita un tubicino

Laura sentì mille spilli farsi largo sotto la pelle e strisciare paralleli ai nervi.

-ehm, direi che gli spilli già rendevano abbastanza…io metterei un punto dopo “strisciare”, anche perché “paralleli ai nervi” non mi sembra il massimo
come espressione

Lo stormo s’infranse contro le guglie della cattedrale come la marea contro i chioschi
che vendono gelati sulla spiaggia. Poi gli uccelli scomparvero alla vista, nascosti dalla mole del tempio

-non mi sembra chiaro. Sembrerebbe che gli uccelli vadano a schiantarsi contro le guglie..la similitudine (a mio parere inappropriata) dei chioschi di gelato non aiuta molto…e l’ultima frase confonde ancor di più : in che senso “nascosti?” Sono passati oltre? Sono morti?

triangolo quadrilatero

-a malapena ricordo io che cos’è un triangolo quadrilatero, vuoi che lo sappia quella
scienziata di Laura (che fra l’altro non mi sembra proprio una brava scolaretta)?
Direi che la parola triangolo, da sola, è più che sufficiente.

La fata pilota aveva finito di sbocconcellare il bordo del dolcetto e ora stava affondando i dentini nel morbido cuore di ricotta

-se la fata si trova in alto, nella cabina di pilotaggio, come fa Laura a cogliere dettagli così minuti?
Inoltre, toglierei l’aggettivo “morbido”.

Era un mondo immerso in una quiete cristallina, senza fruscii, senza versi di animali, senza il sussurrare del vento

-come fa a dire questo se si trova all’interno della cisterna, da cui non può nemmeno aprire una finestra?

La misura era quella, la tenebra era allo stesso modo compatta…

-non si può togliere il secondo “era”?

Spumeggiando la marea umana travolse ogni ostacolo e, in pochi secondi, si riversò nella radura

-”spumeggiando” non mi pare appropriato

Il movimento sfaldava il pavimento, rendendolo simile a un lenzuolo [...] Il pennarello si tese e lacerò il pavimento. Il barbone afferrò un lembo di piastrelle e muratura, stirandolo come tessuto. Mentre precipitava in un groviglio di ali, miele e piume, si portò dietro una bella fetta di pavimento

-non c’è modo di scrivere più chiaramente questa scena? Secondo me è abbastanza confusa…

palmo aperto

-considerando la scena, è meglio togliere “aperto”

sportello con tonfo

-”un” tonfo

Petali di fumo si dischiusero attorno a un lampo rosso, davanti alla canna della pistola. Laura abbassò la testa, schegge di cemento le caddero sugli
occhi, il frastuono dello sparo la rintronò. Rotolò via dalla lastra di calcestruzzo e ci si buttò dietro, mettendola fra lei e Carlo. Un secondo colpo
si portò via un pugno di frammenti dal fianco della lastra

-questa scena non mi pare molto realistica, a meno che Laura non abbia i riflessi di Sonic, oppure
Carlo sia un cretino patentato che vede il mondo al rallentatore (e non mi sembra questo il caso visto come si è comportato fino a questo punto della storia)

sguazzando

-”s” maiuscola

Si volse a guardare dietro di sé: una marea di capsule aveva formato una strozzatura, sfasciando il tubo, come se qualcuno avesse ingoiato un riccio.
L’onda d’urto aveva sgangherato anche condotte più piccole, che ora gettavano fiotti di vapore e aria compressa nel vuoto. Lo stesso tunnel si era
incrinato: dalla volta filtrava un ventaglio di luce

-non ho capito cosa sia successo esattamente in questa scena. L’ho intuito, ma non capito.

Due barboni tenevano le braccia tese sopra il bidone, le mani aperte, i palmi rivolti verso il fuoco

-io direi: due barboni tenevano le braccia tese sopra il bidone, i palmi della mani rivolti verso il fuoco

Perciò la Città non era in quella direzione… Laura si voltò nella direzione opposta

-per evitare la ripetizione, io scriverei “Laura si voltò dalla parte opposta”

Laura sbirciò da una feritoia slabbrata nel laminato

-meglio senza “slabbrata”

Il cielo brontolò adirato e iniziò a piovere

-quell’ “adirato” non è necessario, io lo toglierei

Si spostò appena appena appena

-direi che un solo “appena” è sufficiente

Quando si accese, la baracca esplose di bianco e la notte venne cancellata dalle migliaia di candele di quel forno di luce.

-forse toglierei “dalle migliaia di candele di quel forno di luce”

Breve commento finale.
Ho avuto l’impressione, soprattutto nella prima parte, che Laura “subisca” gli eventi…è come se la sua presenza fosse pretestuale allo svolgimento della trama, piuttosto che l’elemento chiave della trama stessa.
Le tre parti sono troppo scollegate, sono in effetti tre storie indipendenti, tanto è vero che il finale sembra riguardare quasi esclusivamente la terza parte.
A volte ho avuto poi l’impressione che i generi cui ti sei rifatta abbiano in qualche modo vincolato le tue scelte narrative, e non il contrario. Comunque sono sfumature…
Concordo sul fatto che il romanzo è molto “visuale”, come ha suggerito qualcuno, e come tu stessa hai ribadito in questi termini:
“il tentativo era appunto di creare spaesamento nel lettore, di metterlo di fronte a una serie di situazioni/immagini strampalate e bizzarre,
e senza essere guidato da un personaggio in grado di razionalizzarle (che comunque non è di per sé strano: non a caso Alice, Coraline o Chihiro sono bambine, non professori di fisica – si possono mettere anche i professori di fisica, ma viene un altro tipo di storia).”
Riguardo l’effetto finale di questo mondo “weird” possiamo parlare all’infinito. Mi limito a constatare che sei riuscita nell’intento dichiarato: la storia è un continuo susseguirsi di situazioni bizzarre,divertenti, dal ritmo (forse troppo) serrato. Ecco, magari si sarebbe potuto diluire meglio qualche argomento, rimuovendone in tronco altri, così da rendere più fluida e piacevole
la narrazione nel suo complesso.
Tutto qua. Se devo dare la mia personale opinione, questa narrativa non mi fa impazzire, in quanto nella memoria non lascia nulla se non, appunto, immagini statiche.
Con questo non voglio riaprire la polemica riguardo “la morale dei romanzi” o cose del genere. Ho solo espresso un mio punto di vista.
Per il resto: il romanzo è mostrato in modo eccellente (in questo sei una maestra)
Originale il fatto di aver dato connotati negativi a tutte le creature che in genere sono “positive” (elfi&company)

Se avessi speso 10 euro per comprarlo, non avrei rimpianto i soldi. Ho letto di peggio, venduto a prezzi più alti, da autori blasonati quali Gaiman.

Un saluto,
Ric

#248 Comment By Unoqualunque On 28 gennaio 2011 @ 21:18

Ho trovato un errore nel mio articolo:

si spostò appena appena appena…

ho scritto un appena di troppo, nel racconto ve n’erano “solo” due di appena ;)

stessa cosa ho trovato poi in un altra parte:

aprì appena appena la finestra

a me non piace il doppio “appena”, ma forse è solo questione di gusti personali

#249 Comment By Clio On 28 gennaio 2011 @ 23:09

Scusate per l’OT, ma…

-a malapena ricordo io che cos’è un triangolo quadrilatero, vuoi che lo sappia quella
scienziata di Laura (che fra l’altro non mi sembra proprio una brava scolaretta)?

Non sono mai stata una cima in matematica, ma esistono trangoli quadrilateri? o_O

#250 Comment By Gamberetta On 28 gennaio 2011 @ 23:44

@Clio. / @Unoqualunque. I triangoli quadrilateri non esistono (a parte un vecchio romanzo di fantascienza con questo titolo, che comunque non ho letto), infatti i triangoli hanno tre lati e non quattro… qui Laura sta confondendo quadrilatero con equilatero.

@Unoqualunque. Ti ringrazio per la lettura e il commento. Molte della annotazione di editing sono giuste, d’altra parte, come ho spiegato in altri commenti, i difetti sono tali da richiedere un’altra completa revisione più che semplici correzioni. Non penso che Laura sia scritto male, ma ho scelto un punto di vista molto difficile e lo si deve gestire meglio. Cosa che farò: intendo scrivere la versione 2.0 di Laura e un secondo volume con le avventure di Laura adulta. Ovviamente non dico niente riguardo ai tempi. Succederà prima o poi in futuro.

Premessa: ti sei concessa l’utilizzo di molti più avverbi rispetto a quanti ne consigli nei commenti agli esercizi.
Ma non lo ritengo certo un male.
Togliendoli avresti “seccato” troppo la narrazione, ottenendo quegli effetti spiacevoli di cui ti parlavo in alcuni precedenti commenti.

In Laura ci sono 16 avverbi (esclusi quelli nei dialoghi che non “contano”, dato che le persone quando parlano usano gli avverbi regolarmente).
In S.M.Q. finora c’è 1 solo avverbio (sempre esclusi i dialoghi).
Anche per questa ragione, S.M.Q. è scritto meglio. Non c’è difesa per gli avverbi: in Laura c’è solo la mia scarsa esperienza alle prese con un punto di vista complicato.

Comunque, grazie ancora per il tempo che hai dedicato a Laura.

#251 Comment By Alberello On 29 gennaio 2011 @ 01:07

intendo scrivere la versione 2.0 di Laura

Come lettore feticista dei manuali per lavatrici, non posso che gioire nel leggere ciò.

Attenderò dunque questa nuova stesura di panni, prima di esporti le mie impressioni sulla qualità di lavaggio.

Ossequi al divino Grumo.

#252 Comment By Clio On 29 gennaio 2011 @ 01:18

Mi pareva una contraddizione in termini, ma sempre meglio chiedere ^_^

#253 Comment By Unoqualunque On 29 gennaio 2011 @ 13:04

I triangoli quadrilateri non esistono (a parte un vecchio romanzo di fantascienza con questo titolo, che comunque non ho letto), infatti i triangoli hanno tre lati e non quattro… qui Laura sta confondendo quadrilatero con equilatero

Cavolo, è vero! Solo ora mi accorgo di aver letto quadrilatero…ero convinto di aver letto equilatero!

In ogni caso lo toglierei…è una simpatica finezza che però può trarre in inganno (mi sembra che anche un’altra persona nei commenti era caduta nella stessa trappola).

Riguardo gli avverbi…non capisco perché il tuo accanimento. Se una persona muove il braccio “lentamente”, che male c’è a dirlo? Magari si può mostrare meglio, sono d’accordo…è chiaro che si può sempre far meglio, in tutto ciò che si fa. Ma una decina di avverbi nell’arco di 100 pagine non mi sembrano un pugno in un occhio….

#254 Comment By Il Guardiano On 29 gennaio 2011 @ 14:12

In effetti gli avverbi sono quelle cose che mi danno meno fastidio durante una lettura. Naturalmente non si deve esagerare.
“Alzò un braccio lentamente” mi va bene, anche in ogni pagine.
improvvisamente venne colpito al volto” invece mi irrita parecchio. E’ come se lo dessero a me il colpo al volto tanto mi sbatte fuori dalla storia.

#255 Comment By Unoqualunque On 30 gennaio 2011 @ 17:22

A proposito, hai proposto Laura per la pubblicazione? Se sì, come ti sei mossa?
O aspetti di realizzare la versione 2.0?

#256 Comment By Gamberetta On 31 gennaio 2011 @ 16:59

@Unoqualunque.

A proposito, hai proposto Laura per la pubblicazione? Se sì, come ti sei mossa?

Vedi FAQ: questa domanda e risposta e le due seguenti.

#257 Comment By Unoqualunque On 1 febbraio 2011 @ 19:58

Ho letto…in parte condivido il tuo punto di vista.
Ma non pensi anche che, proprio perché in libreria c’è molta immondizia, sarebbe compito di qualcuno (come te) diffondere qualcosa che possa rialzare la media?
Isolarsi non è forse peggio? Certo, mendicare una pubblicazione a un editore che manda in giro Licia Troisi è umiliante…Ma se non ti rivolgi al pubblico di massa, non potrai condividere i tuoi scritti… Questo, oltre ad essere secondo me sbagliato in linea di principio per uno scrittore, non farà che peggiorare il panorama editoriale. Ovvero = sempre più immondizia in giro.
Che ne pensi?

#258 Comment By Alberello On 1 febbraio 2011 @ 22:25

Adoro le metafore, non resisto!
Poniamo come esempio assurdo che esista una città in cui, per colpa della malsana gestione comunale, della corruzione e della mancata educazione al bene pubblico, l’immondizia ricopra tutto.
Poniamo ora che una ragazza si svegli un giorno e decida di cominciare a far notare il problema e che dimostri con motivazioni di impeccabile logica che il problema è l’incapacità di chi gestisce il servizio di nettezza urbana (gli editori), gli inciuci di palazzo in cui la mafia allunga le mani per avere appalti vantaggiosi per i propri traffici (la cupola letteraria) e la mancata informazione al cittadino delle corrette norme per lo smaltimento a raccolta differenziata (nessuno legge i manuali di narrativa perché “tanto a che serve?” ci sono le comode librerie/discariche!).
Di per se non è un problema grosso per chi ha il potere di decidere, in fin dei conti lei è una sola, loro sono tanti. Mettiamo però che, per assurdo, qualcuno cominci a darle retta, sia perché apre gli occhi, sia perché già li aveva aperti ma non aveva modo di applicare la “lettura differenziata”. Allora la cosa diventa un problema. Allora si comincia a intravedere una soluzione.
La ragazza in questione già diffonde il suo messaggio, ma di certo non è “pulendo lei la merda” da sola che può contrastare l’incuria di altri milioni di cittadini. Può invece continuare a dimostrare che vivere in un mondo pulito sia meglio che vivere in un mondo di merda (concetto difficile è!).
Lei già condivide i suoi scritti, chiunque può scaricarli e leggerli. Nessuna violazione di etica riscontrata. E di certo non è non pubblicando lei che il panorama letterario peggiorerà. Se grazie ai suoi articoli e alle sue recensioni ci saranno in futuro due autori pubblicati che scriveranno meglio dello standard attuale già avremo guadagnato 2 libri al posto di 1. Semplice moltiplicazione.
Anzi, se la pubblicassero per me perderebbe del tutto la credibilità e la voglia di combattere che la contraddistingue ora. Come potrebbe rivoltarsi contro un sistema che la mantiene? Ci sarebbe della notevole ipocrisia di fondo. Cosa che potrebbe tranquillamente capitare, non ci metto la mano sul fuoco.

“Il miglior sedativo per le smanie rivoluzionarie consiste in una poltrona ministeriale, che trasforma un insorto in un burocrate.” (Giovanni Giolitti)

Just my €0.02.

#259 Comment By Tapiroulant On 2 febbraio 2011 @ 00:07

“Il miglior sedativo per le smanie rivoluzionarie consiste in una poltrona ministeriale, che trasforma un insorto in un burocrate.” (Giovanni Giolitti)

Assolutamente vero!
Donde il fenomeno che Lenin chiamava “aristocrazia proletaria”, come strumento antirivoluzionario.

In realtà penso che, anche se pubblicata, Gamberetta non avrebbe difficoltà a mantenere la sua coerenza. Lei non è contraria al mercato editoriale in generale, è contraria al fatto che suddetto mercato pubblichi merda: posto che il suo libro non è merda, il fatto che venga pubblicata non crea contraddizione con le sue posizioni. Dunque non ci sarebbe ipocrisia.
Il problema semmai è un altro: vale forse la pena di sottoporre il libro al vaglio e all’eventuale pubblicazione su carta delle summenzionate case editrici? Io credo di no, e credo che Gamberetta pensi tendenzialmente lo stesso. Con le politiche cretine delle case editrici, il fatto che spesso la pubblicazione significhi soltanto un passaggio dagli scaffali al macero senza passare dal via, e la diffusione che comincia ad avere il libro digitale autoprodotto, forse è meglio distribuire il libro su Internet e lasciare che il passaparola e la propria fama faccia il resto.
Il pubblico più “colto”, il lettore non casuale, insoddisfatto della qualità media del nuovo fantasy cartaceo, è tendenzialmente lo stesso che naviga su Internet e scopre l’esistenza dei libri digitali autoprodotti. Le persone che possono recepire il discorso di Gamberetta già sono state raggiunte.

#260 Comment By Gamberetta On 2 febbraio 2011 @ 13:18

@Unoqualunque.

Ma non pensi anche che, proprio perché in libreria c’è molta immondizia, sarebbe compito di qualcuno (come te) diffondere qualcosa che possa rialzare la media?

No. Ho capito che il sistema attuale è bacato alla radice, non c’è modo di evitare che le librerie si riempiano di schifezze. È come la TV: è inutile protestare sulla qualità dei programmi, la colpa è solo marginalmente dei singoli autori o conduttori, la colpa è del mezzo stesso che cerca di far vedere la stessa cosa a tutti indifferentemente e con lo scopo di far sorbire la pubblicità. La qualità può variare entro certi limiti, ma tende per sua natura al peggio. La soluzione non è battersi per una TV migliore, la soluzione è spegnere la TV e affidarsi ad altre forme di intrattenimento/informazione. Così il sistema editori – distributori – librai: è un sistema che per sua natura porta all’emergere della spazzatura. Inutile combattere, specie adesso che le alternative ci sono. Io sono più di due anni che non entro in una libreria e non ho mai letto tanti libri in vita mia come in questi due anni. E come me chiunque può fare lo stesso.

Comunque, per chiudere la questione: so per certo che il blog è frequentato da rappresentati a vario titolo delle case editrici di mezza Italia, da Quattro Gatti Edizioni fino a Rizzoli e Mondadori. Se vogliono pubblicarmi bene, se no non me può fregare di meno.

#261 Comment By Anexiarebel On 16 febbraio 2011 @ 23:20

Premesso che sono un lettore di lunga data della cara Gamberetta, pur non avendone mai commentato le intelligenti recensioni e gli interessanti articoli/manuali.*
Sto leggendo “Le avventure della giovane Laura”, e vorrei condividere le mie impressioni.
Decisamente sei in grado di scrivere, il romanzo scorre, non ci si annoia mai etc, insomma una scrittura tutt’altro che ostica.
Però, madonna, mi aspettavo qualcosa di più. E’ legittimo, visto l’acume che dimostri in questo blog.
Descrizioni approssimative, situazioni da anime idiota, personaggi stereotipati e via dicendo.
Continuerò a leggere (adesso sono a metà) però io cose di questo tipo non mi aspettavo di leggerle:

Di punto in bianco, lui le diede uno schiaffo. La guancia le divenne
rubizza, e questa volta non era per la vergogna.
— Sei solo una stupida bambina! — le urlò contro Carlo. — E ora
vattene! Vattene subito!

La mano che le teneva chiusa la bocca era impiastricciata
di sangue e di peli bianchi e arancioni, come se quella mano avesse appena
scuoiato un gatto.

*grazie per avermi fatto conoscere Word painting.

#262 Comment By Ilmale On 29 maggio 2011 @ 18:27

Ho letto nei vostri commenti che ci sono diciassette avverbi, sicuri che ne siano diciassette? Se contiamo gli avverbi di tempo, il numero degli avverbi cresce. Comunque non ce l’ho fatta a leggere tutto il romanzo. Mi sono fermato all’inizio siccome non mi piace il genere e lo sviluppo iniziale in cui il lettore viene coinvolto un po’.
Ho letto in un altro commento che un utente è infastidito nel leggere “immediatamente venne colpito al volto” mentre invece quando legge “alzò un braccio lentamente” non è infastidito. Mi potrebbe spiegare il perché di questo fastidio?

#263 Comment By ilmale On 6 giugno 2011 @ 00:58

Poi un’ultima cosa.
Perché nei manuali consigli di non scrivere avverbi come accuratamente o con cura mentre tu scrivi: ” Calcò con troppa foga”.

#264 Comment By Gamberetta On 6 giugno 2011 @ 11:00

@ilmale. Perché da Laura all’ultimo Manuale ci sono più di due anni distanza. Nel frattempo ho imparato. Non che al tempo di Laura certe cose non le sapessi, ma non avevo la stessa convinzione di adesso. Certe costruzioni mi sembravano ancora intuitivamente giuste. Ma non è così.

#265 Comment By Lidia On 7 giugno 2011 @ 08:01

Gamberetta,
forse sarebbe meglio che tu aggiungessi un ulteriore EDIT all’articolo. L’ho riletto proprio adesso, e sono rimasta stupita. Non ricordavo che avessi intenzione di proporre Laura agli editori. L’ottimismo che traspare dalle righe dell’articolo mi pare non corrisponda più molto alle tue attuali opinioni. Magari potresti specificare che al momento non sei intenzionata a spedire alcun testo alle case editrici.
Dato che non tutti rileggono sempre tutti i commenti, a qualcuno potrebbe sfuggire il cambiamento, ecco. Si potrebbe trovare strana la cosa.

#266 Pingback By Limitless Fantasy. « Prisca's Lab- On 21 agosto 2011 @ 18:29

[...] un piccolo angolino per essa – al contrario del suo ultimo lavoro. Il romanzo in questione è “Le Avventure della Giovane Laura” e, ormai l’avrete capito, l’acclamata ideatrice è proprio Gamberetta, responsabile del [...]

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[...] e l’ho abbandonato, insoddisfatta e infastidita. Ho provato a leggere il libro di Gamberetta, “Le avventure della Giovane Laura”, e ho abbandonato anche quello, insoddisfatta e [...]

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#269 Comment By animale di Seth On 1 marzo 2016 @ 17:25

Gentile Gamberetta, ho letto Le Avventure della Giovane Laura e anche se non hai intenzione di proporlo alle case editrici voglio rispondere alla domanda che fai nell’ articolo:

Ebbene, No, non spenderei quindici euro o quanti potrebbero essere per leggerlo.

Rispetto ad Assault Fairies, il tuo capolavoro, sembra che manchi qualcosa.
Lo stile è sempre semplice, chiaro e legato ai fatti. Tuttavia la storia in sé non mi dice nulla. La trama generale è un pò flebile e le tre parti in cui è diviso il romanzo non sembrano avere molto a che fare con essa (tranne ovviamente la terza parte).
Nonostante ciò mi è piaciuto molto il clima di suspense e preoccupazione che riesci a creare nella parte ambientata a Foltone.
Infine aggiungo che vorrei tanto poter leggere l’altro racconto di Laura, Laura e i Demoni dell’Editoria, peccato che non sia disponibile.


URL dell'articolo: http://fantasy.gamberi.org/2009/03/09/le-avventure-della-giovane-laura/

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