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Recensioni :: Romanzo :: Wunderkind

Pubblicato da Gamberetta il 24 maggio 2009 @ 17:21 in Fantasy,Italiano,Libri,Recensioni | 161 Comments

Copertina di Wunderkind Titolo originale: Wunderkind. Una Lucida Moneta d’Argento
Autore: G.L. D’Andrea

Anno: 2009
Nazione: Italia
Lingua: Italiano
Editore: Mondadori

Genere: Urban Fantasy, Orrore
Pagine: 390

Prima di cominciare una premessa. Spesso mi sono lamentata di una brutta abitudine: lo scambio di recensioni. Persone amiche tra loro si fanno reciprocamente i complimenti senza spiegare a chi legge che i pareri si basano più sui rapporti personali che non sull’analisi del testo.
Dunque mi pare giusto chiarire che nel caso specifico non sono neutrale: l’autore del romanzo, G.L. D’Andrea (d’ora in poi G.L.), mi sta antipatico. E questa antipatia, a differenza di quanto accaduto con la signora Troisi, non nasce dalla lettura della sua opera. G.L. mi stava sullo stomaco prima che aprissi Wunderkind.

Il signor G.L. mi ha offesa negli scorsi mesi senza alcuna ragione e la faccenda non mi ha fatto piacere.

Perciò, perché leggere e recensire Wunderkind ?
Per una serie di ragioni:

  • Mi era stato chiesto di farlo più volte, fin dall’uscita in libreria.
  • Le recensioni in giro per la Rete sono così entusiastiche che nasce naturale la voglia di verificare quanto siano corrispondenti al vero.
  • Il genere del romanzo, urban fantasy/orrore, rientra tra i miei gusti.
  • G.L. è arrogante. Il che vuol dire che magari scrive in maniera decente. Mi spiego meglio: si presenta una persona e si vanta di essere Gran Maestro di scacchi. Penso che stia raccontando frottole, ma forse non ha inventato di sana pianta, forse ha solo esagerato, può essere che almeno i pezzi li sappia muovere. Così magari G.L. sa scrivere, almeno un pochino.
  • È disponibile gratis!

Ognuno, letta la recensione, potrà stabilire se il mio astio per l’autore ha influenzato o no il giudizio sul romanzo.

H.G. Wells e i libri potenti

Nell’articolo dedicato allo scrivere recensioni, ho ricordato come l’uso indiscriminato di certi aggettivi sia una moda deleteria. Di quanto sia stupido parlare di romanzi “coraggiosi” o “scomodi” o “profondi” o simili. Nel caso di Wunderkind l’aggettivo più usato dalla “critica” – e dall’autore stesso – è stato “potente”.
Wunderkind sarebbe un romanzo potente. Potentissimo. Così potente che se ti cade in testa ti apre il cranio a metà.

Non so cosa voglia dire che un libro è “potente”. A me suona solo come un complimento sgangherato sempre buono e che tra l’altro può essere appiccicato a qualunque romanzo senza neppure leggerlo. Ma proverò a dare una definizione. I fan dell’aggettivo inutile mi interrompano se sbaglio.
Probabilmente un libro “potente” è un libro che crea particolare impressione nel lettore. Un libro tale da far vacillare per il tempo della lettura le pareti della realtà. Un libro che ti cattura in maniera profonda, che non consente una lettura distaccata, che non concede di credere di star solo leggendo un romanzo. O qualcosa del genere. Circa.
Esistono libri di questo tipo? Forse. Ognuno potrà indicare questo o quel titolo, dubito ci si troverà d’accordo. Tranne che in un caso. C’è stato almeno un caso di un romanzo che ha dimostrato in maniera inequivocabile la propria “potenza”: La Guerra dei Mondi di H.G. Wells.

Copertina de La Guerra dei Mondi
Copertina di un’edizione del 1913 de La Guerra dei Mondi. Per una galleria di copertine si può consultare questo sito

La sera del 30 Ottobre 1938, Orson Welles trasmise un programma radiofonico adattamento del romanzo del suo quasi omonimo. In America si scatenò il panico: un numero incalcolabile di persone[1] pensò che i Marziani stessero sul serio invadendo la Terra.
Vero, non fu merito solo di H.G. Wells, una serie di circostanze favorì l’isteria: era alta la tensione alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale; molti ascoltatori, per via di un concomitante e più seguito programma musicale, si persero l’inizio del radiodramma e l’annuncio che si trattava solo di un adattamento.
Vero, i giornali dell’epoca ingigantirono la notizia, ed è probabile che la reazione popolare non fu così disperata come certe cronache riportano.
Ma resta il fatto che un romanzo di narrativa fantastica, che racconta una storia improbabile (se non considerata impossibile dai più), è riuscito a farsi realtà per un enorme numero di persone. Come detto non so cosa voglia dire che un romanzo è “potente”, ma, qualunque accezione si scelga, a me questa sembra una scintillante dimostrazione di “potenza”.

A una persona che punta a scrivere romanzi “potenti” penso potrebbe interessare sapere perché La Guerra dei Mondi è tanto “potente”. Come sia riuscito H.G. Wells a creare una minaccia così spaventosa da spingere la gente a fuggire sul serio dalle proprie case.
Mr. Wells c’è riuscito perché è stato verosimile, concreto e specifico:

We feel that in spite of the wildness of Mr. Wells’s story it is in no sort of sense a ‘fake.’ He has not written haphazard, but has imagined, and then followed his imagination with the utmost niceness and sincerity. To this niceness and sincerity Mr. Wells adds an ingenuity and inventiveness in the matter of detail which is beyond praise. Any man can be original if he may be also vague and inexpressive. Mr. Wells when he is most giving wings to his imagination is careful to be concrete and specific. Some sleights of chiaroscuro, some tricks of perspective, some hiding of difficult pieces of drawing with convenient shadows, —these there must be in every picture, but Mr. Wells relies as little as possible on such effects. He is not perpetually telling us that such-and-such things could not be described by mortal pen.

Tratto dalla recensione a La Guerra dei Mondi apparsa sulla rivista inglese The Spectator del 29 Gennaio 1898.

Il primo dato interessante è che parliamo appunto del 1898. Più di cent’anni fa. Il recensore non è una ragazza cresciuta con il cinema e gli anime e dunque ignorante della vera letteratura – quale secondo alcuni sarei io –, eppure, guarda caso, dice le stesse cose che dico io, e che dicono i test con la risonanza magnetica (vedi l’articolo sul fantasy italiano).
Sono il concreto e lo specifico che alterano nella mente del lettore la realtà. È il mostrato che emoziona, non il “non detto”. È nei dettagli che si vede l’inventiva.

Le macchine da guerra dei Marziani sono terribili e mai viste prima. Avanzano veloci come un treno seminando distruzione. I raggi di calore lasciano scie di cadaveri carbonizzati e case in fiamme. Il fumo nero che i mostri diffondono si posa ovunque, soffocando e uccidendo.
Durante l’isteria a seguito della trasmissione radiofonica, più di un ascoltatore si sentì soffocare per colpa dell’inesistente veleno marziano. Questo è il livello di paura, emozione e coinvolgimento quando si riescono a mettere assieme dettagli abbastanza concreti; quando l’autore è tanto abile da costringere il cervello di chi sta leggendo a vivere la storia.

Wells non dice che i marziani sono orribili, o meglio lo dice anche, ma quello che li rende davvero orribili è il mostrarli. Come sottolinea il recensore, è facile essere originali rimanendo nel vago. È facile dire che un qualcosa è orribile, osceno, spaventoso. Ben più “potente” è mostrare che quel qualcosa è davvero orribile, osceno, spaventoso.

Wells indica la strada per scrivere libri “potenti”. La critica approva. La ricerca scientifica conferma. E G.L.? G.L. scrive (l’enfasi è mia):

Paulus si mosse a disagio, osservando un affresco il cui soggetto non era solo volgare, ma addirittura sinistro. La vernice con cui era stato disegnato, di un appariscente rosso scarlatto, doveva essere stata di qualità scadente, perché una miriade di gocce e sbavature si dipanavano dalla figura centrale dando allo spettatore un’idea di malsano sadismo.
E quel capolavoro non era certo l’unico, in rue Félix. Tutte le mura erano ricoperte di graffiti simili. Sembrava quasi che gli ignoti artisti avessero avuto intenzione di usare quella via come luogo oscuro in cui sfogare le pulsioni più buie, quelle che si avrebbe pudore a raccontare persino a uno psicanalista. C’era un che di spettrale in quelle oscenità.
Qualcosa che colpiva nel profondo.
Paulus, da amante dei rebus, non poté fare a meno di notare come quella masnada di follie sembrasse voler celare, e allo stesso tempo ostentare, qualcosa di proibito e segreto. Una sorta di grammatica maligna che sussurrava direttamente all’inconscio. Aveva la pelle d’oca.
[...]
Non notò invece, al contrario di suo fratello, come i graffiti attorno all’entrata si facessero particolarmente fitti e ancora più repellenti.

Questo è il tipico modo di narrare di G.L. Abbiamo un qualcosa di volgare, sinistro, malsanamente sadico, spettrale, osceno, ecc. Sì, ma cosa?
Presente Wells? Lui scriveva romanzi “potenti”, romanzi che sono venduti in ogni angolo del mondo da un secolo, romanzi che spingono le persone a scappare in strada terrorizzate… e lui l’orribile e l’osceno lo mostrava. Non credo che nell’intero romanzo de La Guerra dei Mondi ci siano tutti questi aggettivi “orribili”.
Quello di G.L. è un modo di scrivere fiacco, la brutta copia di una brutta copia di Lovecraft. La potenza, l’emozione, il coinvolgimento sono assenti. Al massimo si sorride pensando all’inettitudine dell’autore.
Inoltre qui c’è un problema di punto di vista: sembra il punto di vista di Paulus, ma non può essere lui perché Paulus è un mezzo deficiente e non potrebbe mai esprimersi in questi termini. Ma su questo tornerò dopo.

Punto di Domanda
Volgare, sinistro, malsano, sadico, spettrale, osceno, proibito, segreto, maligno, repellente…

Una nota riguardo la paura dell’ignoto. Non discuto possa essere “potente”, ma non ho mai sentito di nessuno che sia soffocato d’ignoto. Non ho mai sentito di nessuno che affacciatosi a una finestra abbia visto lampi d’ignoto incendiare il paesaggio. Eppure, anche in questo caso, più d’uno giurò di aver visto con i propri occhi le armi dei Marziani all’opera.
È vero che la paura dell’ignoto è più “potente” della paura del noto quando il noto si rivela essere un mostro di cartapesta, o un attore in un costume di gomma. E infatti qui sta l’abilità dello scrittore: non accontentarsi del vago, ma dissipare le tenebre e mostrare l’orrore. Vero orrore, che non possa essere scambiato per un trucco da baraccone.

* * *

Forse sto esagerando, forse non è giusto confrontare G.L. con Wells, è come chiedere a un ragazzino che ha appena imparato a giocare a scacchi di affrontare Kasparov. Magari è più corretto prendere come termine di paragone qualcuno meno noto ma altrettanto geniale. Per esempio, la nostra amata Licia!!!

Scrive Licia Troisi nelle Cronache:

[Nihal] Non aveva coscienza che di sé. Avanzava sul campo passo dopo passo, abbatteva nemico dopo nemico. Era una mischia infernale. Uomini si gettavano su altri uomini, fammin saltavano al collo dei soldati. Quelle bestie non si limitavano a colpire con le spade e le asce: dilaniavano con i denti, laceravano con gli artigli, infierivano persino su chi era già stato abbattuto. A terra centinaia di corpi: uomini, fammin, gnomi. L’erba era rossa e viscida. Fiotti vermigli cadevano sul campo come pioggia. Ma Nihal pensava solo a combattere, a uccidere, a guadagnare la pianura metro dopo metro insieme agli altri soldati, calpestando i caduti e sporcandosi del loro sangue.

Scrive G.L.:

[Caius] Dello scontro colse brandelli disgregati, immagini di breve durata. L’inizio, ma non la fine. La sua mente, d’un tratto, cessò di collaborare con lui. La sua lucidità arrivò al punto di rottura, non resse e si spezzò.
La battaglia fu un caleidoscopio di ossa spezzate e sangue che sgorgava da corpi già morti. Un paio di volte Caius sentì artigli sibilare a pochi centimetri dal proprio corpo, ma Gus e Buliwyf furono di parola e lo protessero.
Fu un turbine di creature disgustose che lanciavano urla belluine e venivano falciate dal piombo della pistola di Gus. Schianti. Urla. Sangue. Rosso, ma anche nero, tumorale. Non fu questo a farlo svenire.
Era stato Buliwyf il primo a uscire dal mausoleo, stringendo due pugnali dalla lama smisurata. Caius lo aveva sentito ringhiare come una belva feroce e poi lo aveva visto gettarsi nella mischia quasi con voluttà.
Aveva staccato arti e squarciato ventri senza mostrare alcuna pietà. Completamente ricoperto dal sangue dei suoi nemici, Buliwyf aveva seminato il panico fra le schiere delle creature. Le creature con gli artigli, quelle che Gus aveva chiamato “Caghoulard”. Ne aveva falciati a decine con quelle sue lame argentate finché quelli, rendendosi conto della propria palese inferiorità, erano arretrati, terrorizzati.

Giuro che mi viene da piangere. Perché devo commentare per l’ennesima volta porcherie di questo genere?

NON SI SCRIVE IN QUESTA MANIERA! PER LA MISERIA!

Sono nervosa
Sì, leggere Wunderkind mi ha un pochino innervosita

Solo i dilettanti più scarsi, solo gli sprovveduti, solo Licia Troisi può pensare che questo sia un buon modo di raccontare una storia. Il bravo scrittore, anzi, non il bravo scrittore, lo scrittore, se così vuole farsi chiamare, non si rifugia dietro l’indistinto. Non butta là urla, sangue, ossa spezzate come semplici parole. Lo scrittore ti fa vedere la furia dello scontro, non te la racconta.

Domanda retorica di rito. So già che non avrò risposta ma correttezza vuole che la faccia: signor G.L., signori Andrea Cotti e signora Silvia Torrealta (i due editor del romanzo), perché leggendo il passaggio di cui sopra ritenete che sia narrativa degna della pubblicazione? Sono sicura che l’argomento non interessa solo la sottoscritta.

Purtroppo non sono i soli esempi: ci sono interi capitoli raccontati e mancanti i dettagli necessari a una narrazione vivida. Compresi passaggi da brividi, del tipo:

[Gus] Non aveva avuto sentore della trappola se non all’ultimo, quando i chili di carta avevano preso a levare fiamme tanto alte che per lui tutto sembrava giunto al termine. Come avesse fatto a uscire dal bunker senza restare ustionato a morte, non sapeva spiegarlo. Ricordava il calore, però.

Che meraviglia quando si racconta di un personaggio che si salva per miracolo e nessuno sa come! Neppure il Narratore. Gegnale!

È un peccato, perché quando G.L. riesce a mostrare, descrivere, dare nitidezza ai particolari, raggiunge almeno un livello di decenza. Certo, è difficile mantenere sempre la necessaria nitidezza, d’altra parte nessuno ha mai sostenuto che scrivere buona narrativa sia facile.

L’imitazione continua

Lo stile di G.L. assomiglia a quello della Troisi anche sotto un altro aspetto: la gestione del punto di vista. Entrambi adottano il punto di vista alla “come capita”. In G.L. buona parte del libro ha il punto di vista del Narratore Onnisciente. Ogni tanto la telecamera indugia sulla spalla o entra nella testa di un personaggio salvo cambiare punto di vista la scena dopo, o addirittura all’interno della scena stessa. È un guazzabuglio che rende la lettura noiosa. Non si riesce mai a condividere appieno le avventure dei personaggi, perché la narrazione è troppo staccata dagli avvenimenti.

Licia Troisi & G.L. D'Andrea
Licia Troisi e G.L. D’Andrea a una presentazione di Wunderkind: separati alla nascita? L’affinità letteraria è sorprendente

E questo è il grosso problema di usare il punto di vista del Narratore: il lettore ha l’impressione di vedere un tizio che sta raccontando una storia, invece di vedere direttamente la storia stessa.
Perciò ci dev’essere una buona ragione per scegliere di usare il Narratore invece del punto di vista di uno dei personaggi. E le buone ragioni sono solo due:

  • Poter raccontare avvenimenti dei quali non è stato testimone nessun personaggio.
  • Poter commentare gli avvenimenti durante il loro sviluppo.

La prima ragione non regge in un fantasy. In un fantasy è accettato senza problemi un punto di vista poco ortodosso. Se devo descrivere l’eruzione di un vulcano su un’isola deserta posso prendere il punto di vista di un piccione di passaggio e il lettore non farà una piega. Posso prendere il punto di vista del vulcano, ed è probabile che ancora il lettore di fantasy non ci troverà nulla da ridire.

La seconda ragione ha senso solo se parliamo di una commedia o di una parodia o comunque di un romanzo dal tono ironico. Infatti gli unici interventi del Narratore che risulteranno sopportabili saranno quelli divertenti. In caso contrario il Narratore suonerà di una pedanteria e di una pesantezza tali da scoraggiare la lettura.
Per esempio, G.L. scrive:

[Caius] Poiché aveva passato la maggior parte della sua vita fra camici sterili e flaconi di sciroppi, lontano dai coetanei e dai loro struggimenti, più amico di Dickens che dei videogiochi, non era uno stupido né uno svagato.

Quanta tristezza in questo brano, con il Narratore che sente il bisogno di farci la predica sulla superiorità dei libri rispetto ai videogiochi.[2]
Senza contare l’altro errore che scaturisce da questo tipo di narrazione: se Caius pensa di essere più furbo del prossimo perché ha preferito Dickens a Grand Theft Auto non necessariamente è così. Non sarà un problema se si comporterà da stupido: vorrà solo dire che il personaggio aveva una sbagliata percezione di sé. Ma se è il Narratore Onnisciente a dirci che Caius non è stupido e svagato, quando poi il personaggio si comporterà come tale (e capiterà) la coerenza della storia sarà incrinata e con essa la sospensione dell’incredulità del lettore.

Un altro brutto uso del Narratore da parte di G.L. è il mettere in testa ai personaggi pensieri che non suonano come i loro:

Aveva paura. Quella nuova, terribile sensazione aveva piantato gli uncini nella sua carne per la prima volta soltanto quattro giorni prima, e ora sembrava essere diventata la sua fedele compagna.

Ancora Caius, il quattordicenne protagonista, quello che ha preferito Dickens a Final Fantasy. Ebbene, a me suona falso. Non sono i pensieri di un ragazzo, sono i pensieri di uno scribacchino (paura fedele compagna? Ma per piacere! E il brivido lungo la schiena, no?).

Il sangue sgorgava e spruzzava, mentre il Chanyde non si ribellava al suo assalto, inerte. Buliwyf poteva avvertire l’afrore del sangue nelle narici, poteva gustarne il sapore (dolce, oh, quanto dolce!) nella bocca e persino vedere giochi d’ombra tra i fumi di vapore che salivano dalle ferite aperte.

Questa volta sarebbero pensieri di Buliwyf, un licantropo. E ancora, com’è falso! E com’è penoso scoprire che una bestia feroce si esprime anche lei come uno scribacchino (dolce, oh, quanto dolce! Sigh).

Un licantropo
Il feroce Buliwyf?

I personaggi non hanno personalità. Hanno la mente occupata dal Narratore, sono solo marionette di quest’ultimo. È una situazione deprimente.
Lo stesso problema, seppur meno evidente, si riscontra nei dialoghi. Al massimo i dialoghi sono funzionali, non sono mai brillanti. I personaggi hanno la stessa voce, e questo rende gli scambi di battute monotoni. L’unica eccezione è rappresentata da Gus van Zant che ogni tot parole ci infila un bel “cazzo!” e questo lo rende un fiko (che fiko, oh, quanto fiko – quasi gnokko).

C’è poi la pessima trovata di cambiare punto di vista durante lo svolgersi di una scena.
Esempio:

Caius non rifletté, e fu una novità per uno come lui.
Dopo quanto accaduto non se la sentiva di restare in classe per le lunghe ore che lo separavano dal suono della campanella. Gli sembravano un’infinità.
Sentiva il respiro mancargli, quasi fosse preda di un attacco di claustrofobia, tutto vorticava davanti ai suoi occhi e mille pensieri litigavano nella sua testa con il risultato di renderlo ancora più confuso e abbattuto.
Quando sentì di non poterne più agì d’impulso, senza riflettere. In tutta fretta scarabocchiò un permesso di uscita anticipata falsificando alla meglio la firma di sua madre, e la porse all’insegnante.
Lo fece senza arrossire né tentennare.

Strano, pensò la signorina Torrance mentre controfirmava il permesso: il nome di Caius sul registro stava sbiadendo. Lo pensò e lo dimenticò quasi subito.
Quindi, senza un commento, gli fece cenno di andare e lasciò che la noia della lezione tornasse ad avere la meglio sulla sua coscienza appannata.

Tornato al posto, Caius infilò alla rinfusa libri e quaderni nello zaino senza badare che le pagine non si rovinassero o che le copertine non si piegassero.
Anche questa era una novità: di solito Caius era un ragazzino molto ordinato, quasi meticoloso.
Poi, mentre uno dei suoi compagni ripeteva con gran fatica il futuro anteriore del verbo “sanguinare”, Caius uscì dalla classe borbottando un saluto.

In rosso il punto di vista di Caius, in verde quello della signorina Torrance.

La scena parte con il punto di vista di Caius, si sposta per poche righe a quello dell’insegnante, torna a Caius. Perché è una pessima trovata? Perché il cambiamento è traumatico. Il lettore si sta “adagiando” nella testa di Caius, quando viene all’improvviso sbalzato in quella della Torrance, per poi tornare indietro. Il brusco movimento di telecamera impedisce una completa immersione. Questo stile costringe il lettore ad aver sempre presente che sta solo leggendo una storia, perché non c’è niente di verosimile nel poter saltellare dalla mente di un personaggio a quella di un altro (personaggi telepatici esclusi).
Tra l’altro neanche le parti di solo Caius sono salde: “Anche questa era una novità: di solito Caius era un ragazzino molto ordinato, quasi meticoloso.”, è un’intrusione del Narratore.
Ma qualcuno potrebbe domandarsi se il fastidio non abbia un compenso: quale vantaggio si guadagna a entrare nella testa della signorina Torrance? NESSUNO. Tale personaggio non comparirà mai più nella storia, e il fatto che il nome di Caius stia sbiadendo non ha la ben che minima conseguenza.
Dunque, un (piccolo) fastidio in cambio di poche righe d’informazioni inutili.
E questo è appunto un esempio. Questi cambi di punto di vista, questa incapacità di maneggiare la telecamera si riscontra dalla prima all’ultima pagina.

La storia

Facciamo un passo indietro e vediamo qual è la trama di Wunderkind. Niente di che: c’è questo tale Caius, un ragazzino, che in realtà non è un semplice ragazzino ma un Wunderkind, che non è mai spiegato bene cosa implichi ma all’atto pratico vuol dire che è in grado di eseguire gli incantesimi di nono livello di Dungeons & Dragons.[3] Il cattivo, Herr Spiegelmann, cerca di mettere le mani sul Wunderkind per i suoi oscuri scopi, la compagnia dei buoni farà di tutto per impedirlo. Fine. Tutto qua, sofisticazione zero, banalità finché se ne vuole.
I buoni sono i soliti: il pistolero tatuato fiko (maledettamente fiko, cazzo!), il licantropo che tiene a bada la sua parte bestiale quando è con gli amici, il vecchio mago versione barbona di Gandalf e infine Rogue degli X-Men, qui con un altro nome per motivi di copyright.

Il Barbuto
Il personaggio del Barbone Barbuto somiglia a Gandalf in versione clochard

La storia non presenta la minima ambiguità morale: i buoni sono da una parte, i cattivi dall’altra. In nessun momento, mai, si ha l’impressione che i ruoli si possano invertire. Da questo punto di vista persino il Ghirardi con quella cosa del Boscoquieto avrebbe da insegnare a G.L., dato che in Boscoquieto sia i buoni sia i cattivi compiono scelte non ovvie. In Wunderkind si segue il copione senza sgarrare: lawful good contro chaotic evil e guai a chi canta fuori dal coro.

La vicenda è piena di buchi. Con il senno del poi, in Wunderkind 2 o Wunderkind 3 – ché questo è solo il primo volume di una progettata trilogia – sono sicura G.L. riuscirà a inventarsi qualche retroscusa più o meno probabile per giustificare la massa di avvenimenti incoerenti. Peccato che io stia leggendo adesso, questo libro, e la mia delusione e il mio fastidio siano ora.
Per esempio, partiamo con un avvenimento chiave che in teoria dovrebbe essere uno spoiler, ma dato che capita a pagina 3 o giù di lì lo possono leggere tutti: perché Spiegelmann non rapisce Caius appunto a pagina 3 quando i due si incontrano? Mistero. Enigma. Significato nascosto. Pessima narrativa.

E che Spiegelmann voglia rapire Caius è dimostrato dalla vicenda della moneta. Solo che la moneta conduce Caius in un orfanotrofio infestato dai fantasmi, fantasmi che poi l’aiuteranno, salvandolo dal “cattivo”. Perché Spiegelmann decide di portare Caius in un luogo potenzialmente ostile? Non poteva farlo arrivare a casa sua? Che senso ha? Mistero. Enigma. Significato nascosto. Pessima narrativa.

La magia, sebbene si basi su principi interessanti, è usata come nel più becero fantasy. I limiti non sono mai definiti, e questo toglie una bella fetta d’interesse. Più volte mi sono chiesta: perché il personaggio tale non usa una magia? E perché non lo fa non si sa. Ogni tanto si può, ogni tanto no. Senza ragione.

Perché van Zant deve scendere nel Sacello? A me non sembra che teletrasportare gli esplosivi direttamente nel sottosuolo sia una Permuta più complessa di far sparire un pezzo di pavimento. E anche ammettendo sia più sofisticata, il rimuovere il pavimento non è costato chissà che, penso che van Zant possa sacrificare ricordi ben più importanti, visto che così eviterebbe di rischiare la vita del Wunderkind.
E ancora: perché deve entrare attraverso “Il Pozzo”? Non può rimuovere il manto stradale e scendere in diagonale da fuori?
E ancora: perché quando si è accorto che i suoi incantesimi non erano efficaci contro il Calibano non ha provato a fare una Permuta per portare in salvo lui e il Wunderkind? O per portare da un’altra parte il mostro? O una qualche trovata architettonica (una bella scala per uscire, una campana di cemento armato per il Calibano)?
E cosi via. Senza confini precisi la magia è una brutta bestia, in grado di ammazzare anche la storia migliore (e qui la storia è già di per sé moribonda).

Il finale è cretino. Finale per modo di dire, dato che molte sottotrame e interrogativi rimangono in sospeso.

Stupidaggine numero 1. G.L. decide di salvare a tutti i costi van Zant, e dunque si inventa la patetica idea che l’ordine per Jena fosse colpire e non tagliare (notare che in verità anche se l’ordine fosse stato di tagliare, niente avrebbe impedito a Jena di intendere tagliare in una delle sue accezioni diverse da amputare).
Ma noi sappiamo che Jena esegue gli ordini di Spiegelmann contro voglia: perché non colpisce invece di tagliare anche gli altri Cambiavalute? A Spiegelmann sarebbe venuto un infarto per la rabbia, vendetta compiuta.
Sì, ha scelto la strada delle mani senzienti, ma io mi chiedo perché scegliere l’arzigogolato e l’incerto quando hai a disposizione il semplice e il sicuro. Perché sei un Re infernale? Forse. Ma forse è solo perché G.L. è un autore scarso.

Stupidaggine numero 2. Al di là di tutto quello che fanno i buoni e gli altri personaggi, l’unico evento significativo per il romanzo è che Spiegelmann chiama Jena “schiavo”. Se non avesse insultato il Re, la storia sarebbe finita in maniera del tutto diversa. Che senso ha? È peggio di un deus ex machina. È una solenne stronzata. Tanto valeva che a un certo punto un pianoforte a coda fosse caduto in testa al Wunderkind per sbaglio e buonanotte.
Il “colpo di scena” si poteva preparare. Si poteva presentare prima Jena. Si poteva fare in modo che i buoni escogitassero un piano per indurre Spiegelmann a dileggiare il Re. Si potevano fare tante cose. Invece c’è solo il consueto cattivo troppo confidente che per un inutile gesto di spregio butta all’aria il piano diabolico.[4] Che infinito squallore. G.L., hai mai pensato che forse ci sono mestieri più confacenti al tuo “talento”?

Stupidaggine numero 3. Il cattivo ha comunque “innescato” il Wunderkind, qualunque cosa significhi. I buoni lo sospettano e, da come ne parlano, non è una bella cosa. Eppure il Wunderkind non l’ammazzano. Perché va bene tutto, ma i bambini non si toccano. Mai! Bene il fantasy, bene l’orrore, ma c’è un limite a tutto e certe scene non si possono scrivere. Complimenti G.L., una scelta da vero scrittore. Sul serio, stavolta non sono ironica: in fondo devi vendere Wunderkind 2 e 3, devi essere commerciale.

Pescando nel sacco nero

Come visto, Wunderkind è pieno di difetti. Non è un bel romanzo, tuttavia non vorrei dare l’impressione che sia un romanzo orribile. Non è Gli Eroi del Crepuscolo o la roba che scrive la Troisi. Siamo un po’ più su lungo il pozzo del fantasy, peccato che la luce della decenza sia ancora solo una macchiolina distante.

Volendo tirare su il sacco nero di Wunderkind dal pozzo, e volendosi sporcare le mani a frugare all’interno, qualcosa di buono si trova.

La magia, qui chiamata Permuta, è basata sull’uso dei ricordi. Il mago, chiamato Cambiavalute, rinuncia a un suo ricordo per piegare alla sua volontà le leggi fisiche. E più è importante il ricordo che decide di sacrificare più potente è l’incantesimo. Non è male come idea, purtroppo è gestita male.
Con una simile regola di fondo, almeno i maghi più potenti dovrebbero essere ridotti come il protagonista di Soldato nella Nebbia di Wolfe o il protagonista del film Memento, ma non è così. Il Barbone Barbuto pare avere un’ottima memoria. E anche quando van Zant compie gli incantesimi più potenti non pare che dopo abbia perso molto.
C’è la buona idea, non ci sono le dovute conseguenze (oltre ai già rilevati problemi nell’utilizzo della magia stessa).

C’è un tentativo di creare un’ambientazione inconsueta. Il Dent de Nuit, il quartiere di Parigi che non è segnato su nessuna mappa, ha degli sprazzi di bizzarria e originalità. Ci sono cadute di stile (che c’entrano i licantropi? Be’, almeno non ci sono i vampiri…), ma nel complesso è un’ambientazione migliore di tante altre – in ambito fantasy italiano. Non ci sono elfi, è un motivo per festeggiare.

Coniglietto alato
Bizzarria e originalità. No, non ci sono coniglietti alati in Wunderkind: un’occasione sprecata

Come accennato, quando G.L. esce dal tunnel degli aggettivi, quando invece di dire che una cosa è orribile, sacrilega, oscena, spaventosa, ecc. dice cos’è, se la cava in maniera passabile. Il Calibano, la morte del Cid, l’esercito di mani e altre scene qui e là sono intorno alla linea della decenza. Peccato che tutto il romanzo dovrebbe essere almeno su quel livello.

Quando il Narratore se ne sta zitto, la scrittura è scorrevole, sebbene sia tutt’altro che pulita.

Non fidatevi di me!

Per carità! G.L. l’ha spiegato: io mi macero nel rancore, sono un vampiro che si nutre delle energie vitali dei poveri scrittori italiani… ehi, G.L., non è che dandomi del vampiro volevi dire che sono una gnokka? Non essere timido, iscriviti pure al Fan Club. Finora tra i miei fan non avevo ancora accolto un diversamente abile, ma per tua fortuna sono una persona democratica che non discrimina nessuno.

Sto divagando, dicevo: non fidatevi di me! Fidatevi dell’opinione dei colleghi scrittori di G.L., in fondo se sono scrittori un motivo ci sarà, o no? O fidatevi di quelli che scrivono sui giornali, che vengono pagati per scrivere, e dunque sono più preparati e onesti.

Icona di un lecchino “Wunderkind è il primo volume d’una trilogia fantasy destinata a cambiare per sempre il volto del genere in Italia. [...] D’Andrea è un narratore di razza, dalla penna feroce, dalla metafora desueta e mai banale e soprattutto dotato di un’innata classe.” Eri partito bene, ma non è sufficiente, il Bonus Lecchino è solo sfiorato.
Icona di un lecchino “Wunderkind [...] Non voglio definirlo, anche perchè starebbe stretto nell’urban fantasy quanto nell’horror. E’ una visione dannata. E’ follia. E’ potenza. E’ orrore. [...] E’ un grande libro, un libro nuovo di forza fin qui mai vista.” Congratulazioni! Bonus Lecchino aggiudicato! Ancora pochi XP e sali di livello!
Icona di un lecchino “Come giustamente riportato nel risvolto di copertina questo romanzo ricorda molto da vicino il miglior Gaiman e il più inquietante dei romanzi di Barker.” Inquietante come Barker! Vicino al miglior Gaiman! Uhm, solo vicino al miglior Gaiman? Mi spiace, niente Bonus Lecchino.
Icona di un lecchino “Una scrittura agile e al contempo fortemente evocativa [...] sostiene perfettamente questa sorta di oscuro romanzo di formazione, a ben guardare denso, come la migliore narrativa di genere contemporanea, di forti riferimenti alla situazione socio-politica attuale.” No, no, troppo poco entusiasmo! Il Bonus Lecchino te lo scordi, anche se sei riuscito a infilarci la situazione socio-politica attuale.

Erano, dall’alto in basso: gli scrittori Simone Sarasso e Lara Manni, la redazione di FantasyMagazine e infine Mauro Trotta per Il Manifesto.
È sconfortante. E questi sono solo alcuni passaggi, il resto segue le stesse impronte. Wunderkind può piacere, non lo metto in dubbio – in fondo pure la Troisi piace –, ma è possibile che non venga rilevato alcun difetto? Niente, è tutto perfettissimo, potentissimo, fantasticissimo, mai visto prima, eccezionale, ultramegasuper, G.L. sei un genio! Che schifo.

Copertina de Il Manuale del Leccaculo
Non rimanete dei dilettanti! Imparate la nobile arte di compiacere con Il Manuale del Leccaculo di Richard Stengel

Non comprate Wunderkind, non vale 17 euro. Se siete curiosi scaricatelo, come da Segnalazione.

* * *

note:
 [1] ^ Richard J. Hand nel libro Terror on the Air!: Horror Radio in America, 1931-1952 stima che il programma di Orson Wells fu seguito da 6 milioni di ascoltatori; 1,7 milioni non capirono che si trattava solo di fantascienza e 1,2 milioni furono terrorizzati. Secondo Robert E. Bartholomew gli spaventati furono “centinaia di migliaia”.
EDIT: Il terrore fu causato dal mezzo o dai contenuti? Non è semplice stabilirlo. Si veda la polemica sollevata nei commenti da “Il Guastatore”, qui, e la mia successiva risposta, qui.

 [2] ^ Questo è un mito: ci sono i buoni libri e i buoni videogiochi, i brutti libri e i brutti videogiochi. Di per sé non vedo alcuna intrinseca superiorità del libro. E devo dire che i videogiochi sono spesso più curati dei romanzi – dei fantasy italiani di sicuro.

 [3] ^ In particolare Implosion incantesimo di nono livello per chierici. Ma gli esperti di D&D mi correggano pure.

 [4] ^ Questo mi ricorda il punto numero 48 della Evil Overlord List:

I will treat any beast which I control through magic or technology with respect and kindness. Thus if the control is ever broken, it will not immediately come after me for revenge.

E in generale il piano “diabolico” di Spiegelmann ha il problema evidenziato al numero 85:

I will not use any plan in which the final step is horribly complicated, e.g. “Align the 12 Stones of Power on the sacred altar then activate the medallion at the moment of total eclipse.” Instead it will be more along the lines of “Push the button.”

Nota per gli aspiranti scrittori e presunti tali: fate leggere al vostro Cattivo la Evil Overlord List. Grazie.


Approfondimenti:

bandiera IT Wunderkind su iBS.it
bandiera IT Il sito ufficiale di Wunderkind
bandiera IT Il blog di G.L. D’Andrea

bandiera IT La recensione di Simone Sarasso
bandiera IT La “recensione” di Lara Manni
bandiera IT La recensione di Mauro Trotta
bandiera IT La notizia/leccata di FantasyMagazine

bandiera EN The War of the Worlds leggibile online presso il Progetto Gutenberg
bandiera EN La recensione completa dello Spectator (PDF)
bandiera IT H.G. Wells su Wikipedia

 

Giudizio:

L’idea alla base del sistema magico era buona. +1 -1 Personaggi blandi, tutti con gli stessi pensieri e la stessa voce.
C’è il tentativo di creare un’ambientazione originale. +1 -1 La trama è evanescente e con un sacco di problemi.
Alcune scene sono fantasiose e scritte in maniera decente. +1 -1 Il finale è pieno di stupidaggini.
-1 Lo stile è costellato da piccoli e grandi errori, la lettura risulta faticosa.
-1 In particolare il punto di vista è gestito malissimo.
-1 Il romanzo non spaventa né emoziona altrimenti.

Tre Gamberi Marci: clicca per maggiori informazioni sui voti


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161 Comments To "Recensioni :: Romanzo :: Wunderkind"

#1 Comment By izzy On 24 maggio 2009 @ 18:53

Personalmente quando avevo visto la tua segnalazione e letto la quarta di copertina avevo già deciso a priori che non lo avrei letto. La banalità della trama generale mi sembrava palese. E che un romanzo debba per forza di cose far parte di una trilogia, mi da letteralmente la nausea. Sei un autore e hai scritto milioni di battute di romanzo e sai che sarà diviso in più parti? E magari sei anche sicuro che saranno 3? Tientelo per te, che a saperlo io mi smonto fin dall’inizio, perchè mi fa sospettare che il romanzo non abbia neppure una fine decente.

#2 Comment By Ayame On 24 maggio 2009 @ 19:18

Quoto Izzy: la trama in sé mi aveva smontato da subito.
Cattivelli i commenti, al di là della recensione, eh? XD
Dove ti ha insultata, qui sul blog?

#3 Comment By Gamberetta On 24 maggio 2009 @ 20:04

@Ayame.

Dove ti ha insultata, qui sul blog?

No, era una discussione su aNobii, non l’ho linkata perché sono già passati alcuni mesi e non è il caso andare a ripescare vecchi flame.
La cosa che mi ha dato più fastidio è che io non sapevo neanche chi fosse ‘sto tizio, e di punto in bianco se l’è presa con me. Fosse almeno bravo a scrivere… va be’, pazienza.

#4 Comment By Angra On 24 maggio 2009 @ 20:48

Temo di sì, che l’astio personale verso l’autore ti abbia condizionata: tre gamberi marci sono un regalo per questa schifezza. Probabilmente lo sforzo di mantenerti obiettiva ti ha spinta a una eccessiva benevolenza. Ora mi leggo la recensione e poi aggiungo qualche mia considerazione sul romanzo.

#5 Comment By Angra On 24 maggio 2009 @ 22:16

D’accordo con la recensione, parola per parola. Avrei dato ancora due o tre gamberi marci per i motivi che seguono.

1) Quando si svolge la storia? Nell’Ottocento, si direbbe. Si capisce che siamo ai giorni nostri solo perché a un certo punto c’è un accenno a Internet. L’autore dice di essere appassionato di Dickens. E si vede. Infatti ha scritto una storia dove se togli quei due o tre riferimenti chiunque giurerebbe che è ambientata due secoli fa. Caius è il tipico orfano Dickensiano. Si capisce che ha dei genitori solo quando Gus (quello che dice sempre “cazzo”) gli dice che sono stati ammazzati un minuto prima. Forse, dico forse, se vuoi far capire il dolore di Caius per la perdita della mamma, sarebbe utile prima mostrarli insieme in una scena da viva, ma queste sono finezze da scrittori veri.

La scuola e i compagni: uno sfondo di cartone anche quello uscito dall’Ottocento. Possibile che uno scrittore venticinquenne o giù di lì non sia in grado di mettere su due righe una scuola credibile? Quella dove andava lui è come quella che descrive? Sì, se invece che col bus ci andava con la macchina del tempo.

Quando Caius passa in corridoio per andare in bagno il Bidello Infame lo brutalizza e lo prende a ceffoni per divertimento. Questo è appunto Dickens. Potrebbe accadere al giorno d’oggi? Se fosse successo a me quando andavo alle medie, mio padre avrebbe tramutato il bidello in gustosi bocconcini di Ciappi, senza nemmeno bisogno di ricorrere alla magia. Anche secondo le vie della giustizia ordinaria credo che uno che picchia un ragazzino malato finirebbe straziato sulla ruota per direttissima.

2) Lo stile è ampolloso. Il romanzo è pieno di cliché tipo “un libro è un amico fedele che non ti tradisce mai” (che è pure ridondante), banalità, ovvietà, ripetizioni, ripetizioni di ovvietà. Non mancano le nefandezze del tipo:

Lentamente, lentissimamente, voltò la testa verso destra, un millimetro alla volta, cercando di non farsi notare.

Non ho capito: com’è che l’ha voltata, la testa? LOL!

3) Una buona metà dell’inchiostro sprecato per questo libro non serve a portare avanti la storia, è solo l’autore che ciurla nel manico sparando stronzate ad effetto del tipo:

Il male echeggia. In eterno. Irride i viventi in modi raffinati e crudeli. E dove ci fosse stato il male, dove la morte avesse portato il suo tocco, lì ci sarebbero state mosche. Ad ammiccare e svelare i segreti dei morti.

Ah, c’è anche un brano sull’inutilità del dentro e fuori d’aria (che sarebbe poi la respirazione). Un omaggio di D’Andrea ad Andrea D’?

Ho apprezzato invece la descrizione del Veditore (nome già sibillino):

La figura piccola, tonda, pingue, con il cappello a cilindro e il naso a becco, minuscolo, quasi inesistente, quella figura che incuteva timore nonostante il sorriso smagliante, una smorfia di lattice e menzogna[...]. La sua presenza costringeva a piegarsi nonostante sembrasse buffa, del tutto innocua.

A parte i dettagli del naso e del cappello a cilindro (lui preferisce le bandane), sembra il ritratto sputato dell’editore di Wunderkind.

#6 Comment By Clio On 24 maggio 2009 @ 23:48

Invidio i buoni dei fantasy: loro hanno sempre una scelta giusta da fare!

Gambertta: Finora tra i miei fan non avevo ancora accolto un diversamente abile
Io sono un’appassionata di Tolkien, un’aspirante scrttrice fantasy e recentemente, con la mia truppa di scherma, ho persino interpretato un Efo Oscuro! Conta? :-P

#7 Comment By Angra On 24 maggio 2009 @ 23:52

Dalla “recensione” di Lara Manni:

Unica notazione, che non è una critica, ma un’esternazione da lettrice: mi manca un poco la “bonaccia”. Ovvero, quel momento di calma apparente, di immersione nel quotidiano, che intervalla l’orrore. Ma è un problema mio, non di D’Andrea.

Peccato, l’unica cosa sensata l’ha rovinata sul finale (in grassetto).

No Lara, è proprio un problema di D’Andrea!

#8 Comment By Esty On 24 maggio 2009 @ 23:56

Angra, da come è descritto il Venditore sembra (anzi… è) il Pinguino di Batman.
L’ha descritto paro paro.

#9 Comment By ilSimo On 25 maggio 2009 @ 00:04

il sistema magico a me ha ricordato molto Niun Who Knew All, il poveretto che Elric incorntra prima di ottenere la Stormbringer…

#10 Comment By Drest On 25 maggio 2009 @ 00:36

Giuro che mi viene da piangere. Perché devo commentare per l’ennesima volta porcherie di questo genere?

ma è chiaro: perchè i tuoi fan te lo chiedono! :P
il prossimo però lo voglio più schifido ;D

Facendo mie le parole di un trailer di spike lee “Gamberetta è tornata grande”!

#11 Comment By Giulio On 25 maggio 2009 @ 01:03

Una precisazione quando affermi:
“La magia, qui chiamata Permuta, è basata sull’uso dei ricordi. Il mago, chiamato Cambiavalute, rinuncia a un suo ricordo per piegare alla sua volontà le leggi fisiche. E più è importante il ricordo che decide di sacrificare più potente è l’incantesimo. Non è male come idea, purtroppo è gestita male.”

Non male come idea? Ovvio che non lo è! E’ la stessa della Storia Infinita di Michael Ende. quando Bastian utilizza i poteri dell’Auryn (= desideri = magia) perde un ricordo. Più grande è il desiderio (magia), più importante è il ricordo che perde.

Cosa c’è di così buono in un’ottima idea presa in prestito?

Giulio

#12 Comment By Angra On 25 maggio 2009 @ 01:06

@Esty: sì, ho pensato anch’io al Pinguino. E’ per l’effetto che fa agli altri che ho pensato al padrone della Mondadori. Ma potrebbe anche essere che SB in realtà sia il Pinguino travestito!

#13 Comment By Gamberetta On 25 maggio 2009 @ 01:17

@Clio.

Gambertta: Finora tra i miei fan non avevo ancora accolto un diversamente abile
Io sono un’appassionata di Tolkien, un’aspirante scrttrice fantasy e recentemente, con la mia truppa di scherma, ho persino interpretato un Efo Oscuro! Conta? :-P

No, anzi, sono contenta che tu sia mia fan. Certo questa cosa di interpretare gli elfi spadaccini è inquientante…

@Giulio. Rimane una buona idea nell’ambito del romanzo, anche se non può andare a merito dell’autore. È come con i robottoni giapponesi: l’idea è di Heinlein ma rimane una buona idea anche per Evangelion.
Comunque grazie per la precisazione: ho ormai solo un vago ricordo de La Storia Infinita, me l’ha letta la mamma quand’ero bambina.
In generale ho paura abbia ragione Angra: per dimostrare di essere equilibrata ho cercato di trovare cose buone anche se non c’erano.

#14 Comment By CMT On 25 maggio 2009 @ 09:48

La scena della battaglia “glissata” a me non pare un gran danno (quanto può davvero essere rilevante per la storia descrivere una battaglia campale punto per punto? Se l’avesse fatto avresti detto che era superfluo, e anche io), ma la faccenda dell’affresco rasenta l’illeggibile, è perfino peggio di “è indescrivibile” è “potrei descriverlo ma non ho la più pallida idea di cosa sia per cui ci butto dentro i peggiori aggettivi che mi vengono in mente e veditela tu”

#15 Comment By koshiatar On 25 maggio 2009 @ 10:04

Onestamente sarei interessata a leggere la discussione tra te e D’andrea… cosa una persona dice su Internet quando si lascia andare può dare parecchi indizi sulla sua intelligenza.

#16 Comment By Vanamonde On 25 maggio 2009 @ 10:51

Che a Sarasso sia piaciuto il libro di D’Andrea non mi sorprende, visti i libri che scrive lui.

#17 Comment By Mariano On 25 maggio 2009 @ 11:17

@Gamberetta

Leggo sempre con attezione (ed entusiasmo) le tue recensioni.
Non nascondo che leggendole (o meglio: leggendo recensioni di romanzi, ahimé, schifosi) mi sento successivamente nauseato, abbattuto e affranto (abbundantis abbundatum con gli aggettivi, com ediceva il Principe De Curtis nella famosa lettera…quello si che è un esempio di grammatica letteraria) da quanto schifio letteario abbiamo in Italia.
Immagino che però queso sia il lato horror del mestiere. Un po’ quando un medico deve intervenire per curare un brutto male…Qui però il danno è già stato fatto. Al limite si può arginarlo segnalando agli sprovveduti a cosa vanno incontro leggendo certa roba.

A parte questo, non sapevo che avessi un fan club! Ti fa molto “japan style” la cosa! Ma non mi dire che è su fecciabook! Tra tanti pessimi motivi per “non” metterlo, questo sarebbe un buon motivo per metterlo.
La faccenda però mi persuade, ma non mi convince. Quindi continuerò a seguirti via blog. Ciao Gamby!

Mariano

#18 Comment By Jonni On 25 maggio 2009 @ 11:26

Sai che credo che tu sia l’unica italiana che conosca ad aver letto Wolfe? E magari sei passata pure da Eddison…
Che ne dici, ci fai una bella rece di qualche libro intradotto, magari dal ciclo del Long Sun? daidaidai!

#19 Comment By Umberto On 25 maggio 2009 @ 11:33

Ottima recensione che condivido (avevo gia’ letto il libro, purtroppo).

Ciao Gamberetta. Continua cosi’.

Un saluto affettuoso.

Umberto

#20 Comment By Davide On 25 maggio 2009 @ 14:01

Chiara, sappi che io d’ora in poi ti immaginerò come Taiga di Toradora.XD

Dopo questa significativa (?) premessa, beh… Mi aspettavo un brutto romanzo e in effetti lo è. Qualche pagina l’ho letta nei giorni scorsi, ed effettivamente non sono riuscito a proseguire molto. Se dovessi dare un giudizio sullo stile di scrittura, direi che è ampolloso; come hai detto anche tu – a ragione – sembra che D’Andrea tenti di imitare Lovecraft senza riuscirci per niente… Ma nessuno ci riuscirebbe, perché Lovecraft è uno ed uno solo e nessuno potrà mai scrivere esattamente come faceva lui.

Trovo comunque che l’idea di usare i ricordi come “scambio” per gli incantesimi sia carina e sufficientemente originale. Sì, anche se ho letto due volte “La storia infinita”… In fondo perché un’idea sia originale, oggi come oggi, non è necessario che sia totalmente inedita… Spesso basta che sia stata usata poco.

In realtà la domanda che mi frulla in testa dopo aver letto il tutto è: ma il pistolero sarebbe lui? —> http://en.wikipedia.org/wiki/Gus_Van_Sant

#21 Comment By Gamberetta On 25 maggio 2009 @ 14:32

@koshiatar. Lasciamo perdere. In fondo non è importante che gli scrittori siano simpatici ma che sappiano scrivere.
Harlan Ellison ha dichiarato che lui a quelli che “rubano” il suo lavoro (ovvero distribuiscono senza scopo di lucro copia dei suoi racconti su Internet) taglierebbe le mani, stile Arabia Saudita. Vista la mia posizione a riguardo posso dire di trovare Ellison una persona sgradevole.
Tuttavia non si può negare che diversi suoi racconti siano affascinanti.
Così l’atteggiamento di G.L. non sarebbe un problema se sapesse scrivere. Il vero guaio qui non è lo scambio d’insulti, il guaio è che viene pubblicato in migliaia di copie da una grossa casa editrice un autore che scrive pagine che non dicono niente piene di aggettivi, come il più scarso dei dilettanti.
Lo so che anch’io sbaglio a farmi prendere dalla rabbia, ma l’accoppiata “personaggio che insulta” + “scrittura pessima” mi manda in bestia. Però, ripeto, la prima parte è insignificante, se G.L. fosse davvero al livello di H.G. Wells alla fin fine ne sarei felice.

@Jonni. Ho in lista di lettura l’ultimo romanzo di Wolfe An Evil Guest. Ora non posso darti dei tempi, però, se si rivelerà bello, lo recensirò.

@Davide. Non so quanto il personaggio sia ispirato al regista, comunque nel romanzo è Gus van Zant, con la Z.

#22 Comment By Jonni On 25 maggio 2009 @ 15:12

@Jonni. Ho in lista di lettura l’ultimo romanzo di Wolfe An Evil Guest. Ora non posso darti dei tempi, però, se si rivelerà bello, lo recensirò.

Roba MOLTO recente! Metti in lista anche il Nuovo Sole, ti prego. In qualche modo preannuncia il movimento cyberpunk (l’ultimo romanzo è dell’84), ha una gestione dei punti di vista magistrale e soddisfa ogni desiderio in fatto di stranezze con la memoria.

#23 Comment By Angra On 25 maggio 2009 @ 15:17

Uno dei commenti su IBS, di Elena, è una chicca.

Insomma, un libro che tutt’ora rileggo per cercare di capirci qualcosa e che consiglio a chiunque cerchi storie nuove, sotto ogni punto di vista.
Voto: 4 / 5

#24 Comment By koshiatar On 25 maggio 2009 @ 16:50

Se lo rilegge per capirci qualcosa forse la chiarezza della scrittura ha qualche aggiustatina da fare… :P

#25 Comment By Okamis On 25 maggio 2009 @ 17:03

Tra l’altro GL non ha aspettato tempo per risponderti… sul suo blog ^^ Tra l’altro, a chi gli fa domande sulla questione, non risponde. Personalmente non lo trovo un comportamento così superiore rispetto a quello di cui accusa Gamberetta. Mah…
Comunque, come avevo già detto al buon Duca in quel di Torino al termine della presentazione di Wunderkind, se già la lettura dei primi capitoli non mi aveva per nulla colpito, sentire le parole dell’autore sul concetto di realismo e di quasi totale inutilità nel documentarsi nella narrativa fantastica mi sono definitivamente cadute le braccia.

(PS: appena risolti un po’ di problemi sparsi carico il video da qualche parte)

#26 Comment By Angra On 25 maggio 2009 @ 17:05

@koshiatar: mi pare che si riferisca alla trama, e che comunque il fatto che non ci si capisce niente lo consideri un pregio. Un problema di scarsa autostima quindi: non è la trama a essere sconclusionata, sono io che fatico a comprendere in pieno la grandezza dell’autore, pensa. Va sulla fiducia.

La mia piccolezza invece sta proprio in questo, mi rendo conto: nel non considerare che ci sono anche tanti lettori contenti di farsi prendere in giro.

#27 Comment By Io =P On 25 maggio 2009 @ 17:12

un’altro libro che non ho letto… Ma dopo questa recensione non credo che lo farò xD

Mi volevo registrare al tuo fan club, ma ho paura che le mie amiche mi uccidono se lo faccio (sono tutte fan di Twilight, della Troisi e di Eragon tranne una che non legge)… avete per caso un servizio di protezione membri? Perchè ho intenzione di farlo lo stesso!

#28 Comment By Davide On 25 maggio 2009 @ 17:41

@Davide. Non so quanto il personaggio sia ispirato al regista, comunque nel romanzo è Gus van Zant, con la Z.

Sì, ho notato la lettera diversa. Ma l’associazione mi è venuta subito spontanea.
E infatti mi chiedo, perché? Per ammirazione nei confronti del regista in questione? Ma allora a che pro dare quel nome ad un pistolero fyko tatuato e sboccato che sospetto che con il povero Van Sant c’entri poco? Voglio dire, se vuoi fare un omaggio ad una personalità per la quale provi stima, che almeno tale omaggio riguardi in qualche modo la persona in questione!
Spero piuttosto si sia trattato di un caso di “Quel nome mi suona bene, buttiamocelo dentro un po’ modificato”.

#29 Comment By Angra On 25 maggio 2009 @ 18:05

@davide: nel romanzo dice che si chiama come un tizio di non mi ricordo quale gruppo musicale, deve essere un omaggio a lui.

#30 Comment By Rotolina On 25 maggio 2009 @ 21:06

Sorvolando i commenti sul romanzo, che da quanto leggo, non mi ispira molto…

Ma sul serio, io ho smesso di leggere le recensioni dei romanzi su riviste specializzate o giornali, eccetera.
NON riesco a trovare una critica degna di questo nome.
Hai perfettamente ragione quando parli di slecchinate senza ritegno, di lodi speriticate che non stanno nè in cielo nè in terra.

anzi, in verità, parlando pacificamente di opionioni su libri in dei forum, son stata aggredita per aver espresso opinioni negative. (opinioni. Ho specificato che erano opinioni. Quindi il mio personale parere)

Pare che si possano esprimere solo opinioni positive oramai.
E’ un po’ come a scuola, che non si può dare il castigo, se no il bambino si traumatizza.
Non puoi criticare un opera, se no l’autore si traumatizza.

Mha.
Io continuerò ad esprimere i miei pareri, e passare di qua a leggere tutte le recensioni.
Che magari non condivido complretamente e da cima a fondo, ma chissenefrega, non vedo perché dovrei sentirmi minacciata dal parere di un’altra persona.
Sopratutto se espresso in modo obiettivo e documentato.

PS: Sarei entrata nel fan-club, ma io e feisbuc non andiamo d’accordo… Oh, bhe, adotterò uno dei bannerini del Duca, è comunque un’opera buona!

#31 Comment By Rotolina On 25 maggio 2009 @ 21:17

Uh, dimenticavo…

Non c’entra molto con questo post, ma lo sfrutto per segnalare due cose:

1) Con gioia e tripudio, che stanno per fare un fumetto sulle Cronache
http://www.fantasymagazine.it/notizie/10381/i-fumetti-del-mondo-emerso/
Bello, eh? Scommetto che i suoi fan sono ansiosi… Più immagini, meno testo!

2) Con grande soddisfazione, che facendo il test Mary Sue ai personaggi della Troisi, vengono fuori tutti Irrimediabilmente Sue
http://radioreiuky.altervista.org/mary/index.html
Perfino Adhara (si scrive così?) di cui abbiamo solo la trama e il primo capitolo.
Basta quello per renderla Mary Sue! (ma dopotutto amnesia + oggetto misterioso del passato, sono tra i cliché peggiori)

Dite che mandiamo il test alla Troisi un esamino di coscienza se lo fa, oppure non c’è speranza?

#32 Comment By MisterRaven On 25 maggio 2009 @ 21:42

Riguardo al nome/omaggio potrebbe essere riferito a Steven Van Zandt della mitica E Street Band.
Se però si chiama “Gus Van Zant” come scritto da Gamberetta, allora è un EPIC FAIL visto che il musicista è Van ZanDt. :)

Devo dire che seguo da un po’ questo sito.
Mi piace molto, complimenti e quant’è brava Gamberetta e bla bla bla.
A volte sono persino tentato di comprare i libri che recensisce per vedere se sono veramente così scadenti…poi però la tentazione sparisce, per fortuna.

#33 Comment By Angra On 25 maggio 2009 @ 22:37

@rotolina: LOL, il test Mary Sue è bellissimo. Ho fatto il test al protagonista del mio romanzo: è Mary Sue ma di poco (38 punti). Contesto invece la parte propositiva, che consiglia di lavorarci sopra per uscire dalla zona Sue. Ma come, coi suoi personaggi Irrimediabilmente Sue la Troisi ha venduto un milione di copie e io dovrei de-Mary-Sue-izzare il mio? Eh no, semmai il contrario, vuol dire che per vendere ci vuole un personaggio che più Mary Sue non si può.

Ho fatto il test al protagonista di Wunderkind: è un Ultra Sue (che è un gradino sotto Irrimediabilmente Sue). No, non venderà mai come la Troisi. Però con un po’ di impegno in Wunderkind 2 potrebbe diventare ancora più Sue.

#34 Comment By Blue On 26 maggio 2009 @ 09:46

Non so se quelle frasi ad effetto debbano essere considerate “recensioni”, insomma, sono semplicemente commenti volutamente entusiastici. Hanno lo stessa funzione delle frasi presenti nei trailer dei film di serie c, e quelle non le definirei certo “recensioni”. “Più spettacolare di.. Più spaventoso di..”
Comunque talvolta mi appari eccessivamente critica, il che è un peccato, perché sono quasi sempre d’accordo con te. A volte vorrei vederti in una veste “professionale”, ma questo non c’entra niente, è una semplice considerazione personale (espressa male, me ne rendo conto).

Il libro non si presenta nelle migliori delle vesti, la trama e i personaggi non mi incuriosiscono per niente, e la tristissima frase sui videogiochi parla da sé.
Però il primo pezzo che hai incollato mi ha fatto un effetto diverso, mi piacerebbe leggerlo in un contesto più ampio, mi sono chiesta se quel riferirsi ad oscenità e squallore per parecchie righe avesse una qualche funzione che non riesco a capire oppure se è proprio buttata lì per impressionare il lettore.

#35 Comment By Andrea On 26 maggio 2009 @ 20:34

Ma Buliwyf non era l’ eroe vichingo del romanzo Mangiatori di Morte di Crichton?

#36 Comment By Gamberetta On 26 maggio 2009 @ 20:50

@Andrea. Sì, ma non credo che c’entri. Buliwyf è solo un altro modo per scrivere Beowulf.

#37 Comment By Andrea On 26 maggio 2009 @ 21:02

Un pochetto inflazionato come nome a questo punto; ma un eroe di nome Peppe no? :)
Colgo l’ occasione per farti i miei complimenti, mi iscriverei anche al fan club se non fosse che odio i social network quasi di più del pessimo fantasy

#38 Comment By Clio On 26 maggio 2009 @ 22:01

Possibile che in questi ultimi anni tutti se la prendano col povero Beowulf? Che tra l’altro non vede nemmeno un lupo per tutto il poema né può essere definito un berseker!

#39 Comment By Esty On 27 maggio 2009 @ 01:36

@Rotolina
Riguardo al fumetto delle cronache, tenendo conto che il fumetto in sè è fatto per vendere e che quindi sarà orientato molto probabilmente a un determinato target che è quello adolescenziale (e quindi con tutti i pro e i contro del caso), sarà interessante vedere quanto della Troisi e quanto di Recchioni (lo sceneggiatore del fumetto) sarà presente nell’opera. Senza contare che comunque ha un potenziale visivo abbastanza alto dato che Giuseppe Ferrario è veramente ma veramente bravo con le matite.
Perdonatemi l’off topic :”P

#40 Comment By curtz On 27 maggio 2009 @ 19:56

Il modo di spiegare la magia non è affatto originale, ma una copiatura bella e buona. Si rifà a Final Fantasy VIII. I protagonisti di questo gioco della Square per aumentare i loro poteri e capacità dovevano connettersi ai GF (Guardian Force) diventando vere e proprie forze della natura. Il contro era che così facendo sacrificavano i propri ricordi, perdendoli uno alla volta, dimenticando parti importanti di sè. Nel gioco i GF, nel libro la magia, ma è la stessa cosa.
Non è una gran novità, ma l’ennesima fuffa e presa in giro della Mondadori. Sempre più scadente. Continui pure con questa spazzatura: prima o poi gli tornerà indietro il prendere in giro le persone con la loro aria fritta.

#41 Comment By Dr Jack On 27 maggio 2009 @ 21:27

Oh beh… se è per questo anche Jhonny Mnemonic (nel film) si toglieva i ricordi per aumentare la memoria hardware :p.

Ma dopotutto non è male in sé: lega il ‘potere’ magia a un qualche genere di sacrificio.

Mi sembra carina come idea :)… poi è chiaro che un mago si deve aspettare un bel ricovero anticipato per morbo di Alzheimer.

“Hai passato tutta l’adolescenza a sparare palle di fuoco? Mò le paghi tutte…” Disse l’infermiera al nuovo paziente.

#42 Comment By Jonni On 28 maggio 2009 @ 00:46

Il modo di spiegare la magia non è affatto originale, ma una copiatura bella e buona. Si rifà a Final Fantasy VIII. I protagonisti di questo gioco della Square per aumentare i loro poteri e capacità dovevano connettersi ai GF (Guardian Force) diventando vere e proprie forze della natura. Il contro era che così facendo sacrificavano i propri ricordi, perdendoli uno alla volta, dimenticando parti importanti di sè. Nel gioco i GF, nel libro la magia, ma è la stessa cosa.

Caius] Poiché aveva passato la maggior parte della sua vita fra camici sterili e flaconi di sciroppi, lontano dai coetanei e dai loro struggimenti, più amico di Dickens che dei videogiochi, non era uno stupido né uno svagato.

sgrunt

#43 Comment By Angra On 28 maggio 2009 @ 13:26

Questa storia della Permuta è stata uno degli aspetti più deludenti. Il nome mi aveva tratto in inganno, facendomi pensare, che so, a qualcosa legato alla Meccanica Quantistica. Invece, nonostante il Barbuto lo neghi, è proprio nient’altro che magia. Anche Cambiavalute non è altro che un nome più fiko per i maghi. Pardon, fruitori di magia.

#44 Comment By Davide On 28 maggio 2009 @ 14:15

@ Angra: In effetti un sistema di magia basato, non so, sull’Interpretazione di Copenhagen sarebbe davvero figo. Bizzarro, ma figo.XD

#45 Comment By Mauro On 28 maggio 2009 @ 20:12

Che meraviglia quando si racconta di un personaggio che si salva per miracolo e nessuno sa come! Neppure il Narratore

Se il personaggio, a causa della confusione, non si riesce a ricordare cos’è successo, come si è salvato, non descriverlo mi pare rendere il suo punto di vista, mette il lettore nella stessa situazione (di là dalla forma usata nel caso specifico).
Comunque, il fatto che il narratore non intervenga non dovrebbe essere positivo? A leggere il tuo commento sembrerebbe che consideri un difetto che nemmeno lui ha detto come si è salvato il personaggio; ma di solito lamenti la sua presenza.

#46 Comment By Gamberetta On 28 maggio 2009 @ 20:40

@Mauro. Hai ragione (sebbene il personaggio che non ricorda come si è salvato sia bruttissimo, è tipo il cliché del personaggio che sviene in mezzo alla battaglia, e quando si risveglia la battaglia è vinta), ma nel romanzo la presenza del Narratore è quasi costante, l’unica volta dove sarebbe utile (narrare qualcosa che i personaggi non sanno), sparisce!

#47 Comment By The Jackal On 28 maggio 2009 @ 20:41

Se il personaggio, a causa della confusione, non si riesce a ricordare cos’è successo, come si è salvato, non descriverlo mi pare rendere il suo punto di vista, mette il lettore nella stessa situazione (di là dalla forma usata nel caso specifico).

A me sembra solo pigrizia dello scrittore, alla stessa stregua delle battaglie “confusionarie” .

#48 Comment By Jonni On 29 maggio 2009 @ 11:53

Che meraviglia quando si racconta di un personaggio che si salva per miracolo e nessuno sa come! Neppure il Narratore

Se il personaggio, a causa della confusione, non si riesce a ricordare cos’è successo, come si è salvato, non descriverlo mi pare rendere il suo punto di vista, mette il lettore nella stessa situazione (di là dalla forma usata nel caso specifico).

Pensa però a Bilbo nella Battaglia dei Cinque Eserciti, alla fine de Lo Hobbit: cade svenuto e si risveglia a battaglia finita (ma lo scontro viene descritto). Al risveglio però fa una serie di considerazione su come si sia potuto salvare, e giunge alla conclusione che a volte “essere invisibile è davvero utile” (o qualche cosa di simile ecco).
Insomma, anche se il personaggio non ricorda o non sa come gli sia potuto accadere di mettersi in salvo, il narratore può trasmettere un’impressione di cura o una di sciatteria, e bastano davvero poche parole. In Tolkien l’oscurità che avvolge la salvezza di Bilbo è un elemento che aumenta la tensione narrativa, piuttosto che allentarla.
Un altro autore che usa questa meccanica (personaggio che si salva da situazioni impossibili e non ha idea di come abbia fatto) è Gene Wolfe, che citavo prima. Ma Severian, nel Libro del Nuovo Sole, rimugina su questi eventi per pagine e pagine :P

#49 Comment By Clio On 29 maggio 2009 @ 14:11

Tolkien aveva una vaga idea di come si sarebbe potuta svolgere la battaglia, e aveva un’idea abbastanza precisa di cosa si poteva provare ad esserci in mezzo, ad una battaglia.
Immagino che l’autore di questo romanzo abbia preferito un più comodo “qui cinquantadue comparse che si fanno massacrare sullo sfondo, dissolvenza… perfetto! Dopotutto ciò non è che una fioritura, quello che conta è il messaggio morale e socio-politico attuale!”

#50 Comment By Devil Dark Slayer On 29 maggio 2009 @ 15:07

A me l’unica cosa che mi ha colpito è Gus Van Zant,che è il nome storpiato di un grandissimo regista e cioè Gus Van Sant.

Che tristezza copiare in questo modo i nomi oh.

#51 Comment By Devil Dark Slayer On 29 maggio 2009 @ 15:19

Scusate se commento a distanza di pochi minuti. Volevo solo dire che il fatto dei ricordi a me ha ricordato tantissimo Final Fantasy VIII (dove usando i Guardian Force perdi la memoria) e Beowulf storpiato..boh,mi sembra allucinante come un romanzo del genere possa aver avuto successo.

Domani fò io una bella storia,il protagonista si chiamerà Mario Rossi

#52 Comment By Selerian On 29 maggio 2009 @ 15:41

Sto leggendo sta roba – sono circa a metà. Mi aggrego ad Angra: veramente, gamberetta, tre gamberi marci sono una valutazione caritatevole e affettuosa per questa roba :S. Le incongruenze logiche si svendono, ma potrei ancora dare una speranza al libro (almeno non ci sono elfi, e c’è qualche briciolo di originalità), se non fosse PER IL NARRATORE. Questo qui invade più gengis khan. Descrive pressoché unicamente con aggettivi generici: tutto è brutto, sadico, minaccioso, inquietante. Inoltre tenta la frase a effetto AD OGNI RIGA. Un paio (in tutte le cento pagine), se fossero ben isolate nel mezzo della narrazione ci starebbero anche bene, ma diventa completamente ridicolo :S! In effetti la parte del graffito sadico e volgare citata da gamberetta è il massimo: non so quante righe che va avanti a spiegarmi quanto sia terribile quel graffito ma MAI che mi dica cosa c’è disegnato :S! Ci sono rimasto di merda – e avevo già letto la recensione! Nei commenti a “Wunderkind” si parla di “atmosfera cupa e apocalittica”, ma per ora non si è visto niente del genere – è solo lui che te lo ripete ogni due righe! Per quel che ha descritto, potremmo essere nel paese dei coniglietti volanti rosa!

E quoto qualcuno (non ricordo chi), sul fatto che la parte del bidello non so se faccia ridere o piangere. è assolutamente RIDICOLA per essere ambientata nei nostri tempi, uno del genere finirebbe in carcere entro la settimana.

Quanto al sistema magico: mah, il fatto che riprenda final fantasy o la storia infinita non mi sembra così grave, i due legami sono piuttosto deboli. Come magia “standard” in un libro non l’ho mai trovata, e in teoria apprezzo. Solo che è inutile creare un buon sistema magico se non se ne vedono gli effetti!

Grazie per la divertente stroncatura. ciao a tutti

#53 Comment By Carraronan On 29 maggio 2009 @ 19:40

A me l’unica cosa che mi ha colpito è Gus Van Zant,che è il nome storpiato di un grandissimo regista e cioè Gus Van Sant.

Se però si chiama “Gus Van Zant” come scritto da Gamberetta, allora è un EPIC FAIL visto che il musicista è Van ZanDt. :)

La “fonte ispiratrice” del cognome Van Zant è dichiarata in modo esplicito a pagina 77. In modo così esplicito che per essere più esplicito si poteva mettere un link a wikipedia (ma i link funzionano male sul cartaceo).

Riporto il pezzo con la dichiarazione, pagina 77, in fondo:

Mi chiamo Gus. Van Zant, come quello dei Lynyrd Skynyrd.

Per chi, come me, non sa niente di musica si può scoprire il nome esatto del cantante usando Wikipedia, pagina sui Lynyrd Skynyrd: Ronnie Van Zant.

Basta leggere. I libri tendenzialmente forniscono informazioni in questo modo. ^___^

#54 Comment By Clio On 29 maggio 2009 @ 20:19

A Devil Dark Slayer
Volevo solo dire che il fatto dei ricordi a me ha ricordato tantissimo Final Fantasy VIII (dove usando i Guardian Force perdi la memoria) e Beowulf storpiato
Come mai Beowulf? Non ci sono maghi, che io ricordi…

#55 Comment By zeros On 29 maggio 2009 @ 20:41

Al solito la recensione, anche se scoraggiante, è stata divertente. ^_^
Con la memoria si può giocare molto meglio di così, se l’autore avesse letto qualche manga in più (beh, quello giusto) lo saprebbe! ;)

#56 Comment By Devil Dark Slayer On 29 maggio 2009 @ 20:59

@Clio:

Calma,partiamo dal presupposto che nonostante leggo tanto e adoro leggere ‘sto blog (dove tagliano le palle a chi scrive male) sono sgrammaticato. Probabilmente il mio dna si chiam NDA ahahah

Con quel commento volevo dire che mi sembra strano come un romanzo del genere abbia avuto successo,calcolando che ha scopiazzato idee qua e la (vedi i ricordi,vedi i nomi storipiati e co)

L’unica cosa che posso dire a G.L. che ascolta buona musica e – probabilmente – vede bei film.

@Carraronan:
Mi sembra davvero improbabile che Gus Van Zant sia una coincidenza col nome del regista. Tra l’altro il regista non è mica uno di quelli sconosciuti eh,è famosissimo. Basti pensare che ha diretto Milk che ha vinto una manciata di oscar nell’ultima edizione..

Secondo me ha storpiato il nome. Magari ha preso un pò dal cantante dei Lynyrd e un pò dal regista. Tristezza comunque eh. Almeno nei nomi la fantasia.

#57 Comment By Clio On 29 maggio 2009 @ 21:17

A devil Dark Slayes
Ah, capito :D
Ero già con la testa nel libro e la certzza di essermi buscata l’alzheimer ^_^

#58 Comment By Mauro On 30 maggio 2009 @ 00:30

Hai ragione (sebbene il personaggio che non ricorda come si è salvato sia bruttissimo, è tipo il cliché del personaggio che sviene in mezzo alla battaglia, e quando si risveglia la battaglia è vinta), ma nel romanzo la presenza del Narratore è quasi costante, l’unica volta dove sarebbe utile (narrare qualcosa che i personaggi non sanno), sparisce

Però quella narrazione avrebbe tolto il punto di vista confuso del personaggio; piú che “Visto che lo ha usato dappertutto tanto valeva che lo usasse anche lí”, non sarebbe meglio “Visto che non lo ha usato lí, perché lo ha usato altrove?”.
Voglio dire: se tu considerassi positivo un eventuale intervento esplicativo dell’autore, in quel caso, allora capirei il commento; ma se l’idea ti trova contraria allora non capisco perché criticare la mancanza, quasi a dire che avrebbe fatto meglio a fare peggio… al massimo, dovrebbe essere un motivo per criticare maggiormente i punti dove il narratore è presente.
A parte questo, personalmente non trovo necessariamente bruttissima una simile soluzione: capita che una persona non si renda conto di cosa capiti (come ha mantenuto o perso il controllo della macchina durante un incidente, come ha fatto l’atterraggio durante un atterraggio di fortuna, ecc.); quindi non vedo nulla di male nel fatto che un personaggio si trovi in una simile situazione, e penso che il mantenere il suo punto di vista e non narrare la cosa, portando il lettore a condividere la confusione, possa essere positivo.
Ovvio: dev’essere uno strumento usato bene, non una scappatoia tipo Deus ex machina perché non si sa come descrivere una situazione, o non si ha voglia di farlo.

cade svenuto e si risveglia a battaglia finita (ma lo scontro viene descritto)

Non tenendo il punto di vista di Bilbo, però; lecito, ma se l’autore non vuole cambiare punto di vista e/o vuole mantenere il lettore nella stessa incertezza… perché no? Sono due approcci diversi, ma personalmente non vedo uno in sé bello e l’altro in sé brutto; ovvio, c’è bisogno anche della forma (per esempio io avrei mandato il “Come avesse” a capo, per rendere graficamente lo stacco da quando il personaggio capisce cosa succede a quando, passato il fatto, non si ricorda quanto accaduto).

#59 Comment By Angra On 30 maggio 2009 @ 07:17

@Mauro: Facciamo un passo indietro: non c’è nessuna buona ragione perché il personaggio non debba sapere come si è salvato, nel senso che ai fini della storia non fa differenza. Quel passaggio su Gus che non sa come ha fatto a uscire da lì poteva semplicemente non esserci, oppure andava spiegato dal punto di vista di Gus, tutto lì. Come per il murales, c’è la volontà da parte dell’autore di dire che è stata una cosa tremenda, orribile, disperata, senza la voglia o la capacità di inventarsi cosa è successo.

#60 Comment By fitz On 31 maggio 2009 @ 00:03

La prima recensione viene da Carmilla, che é un sito molto strano. Non commentano mai libri, nè romanzi, ma ‘oggetti letterari mutanti’, o qualcosa dalla definizione altrettanto improbabile. Nomi degni delle mosse speciali da robot giapponese. Con buona pace di Verne di Poe di Salgari e Lovecraft (si, anche lui) che nella loro ingenuità sono morti convinti di aver scritto proprio dei libri.

#61 Comment By Mariano On 31 maggio 2009 @ 12:19

@ Fitz

Hai ragione, ahimé! Sono andato su Carmilla e ho trovato l’entusiasta recensione di Wunderkind….recensione? Beh, elogio e basta, dal momento che non si tratta di una recensione.
Ma la mia delusione si è rivelata doppia. Ero un medio frequentatore del sito, malgrado non approvassi tutti i suoi scritti. Certo la possibilità di non lasciare commenti e non trovare contatti oer gli articoli che vi si scrivono la dice lunga….
D’ora in poi ho deciso. Non frequenterò più quel sito, che tra l’altro mi ha fatto più volte arricciare il naso. Al limite vi darò uno sguardo di tanto in tanto, sebbene più diffidente e distaccato.
Grazie mille per la segnalazione.

#62 Comment By Mauro On 31 maggio 2009 @ 19:09

non c’è nessuna buona ragione perché il personaggio non debba sapere come si è salvato, nel senso che ai fini della storia non fa differenza

Di per sé non penso sia necessariamente un male, nel fare simili cose l’autore potrebbe avere altre motivazioni, per esempio voler trasmettere la concitazione di un’azione attraverso la confusione del personaggio (nota: non sto dicendo che nel caso di Wunderkind sia cosí, solo ci possono essere altre motivazioni per una simile scena).
Ma a parte questo, non mi pare cambiare il senso del mio primo commento: che nemmeno il narratore lo spieghi dovrebbe essere un pregio, non un difetto. Come detto nel mio scorso messaggio, se si considerasse positivo un intervento del narratore, in una simile situazione, capirei la critica; ma se lo si considererebbe negativo… come dire che avrebbe dovuto scrivere peggio (al che ci sarebbe stata una critica per la presenza del narratore?).

#63 Comment By Gamberetta On 31 maggio 2009 @ 22:12

@Mauro. Ricapitoliamo.
In generale, una battaglia nella quale il personaggio punto di vista è coinvolto è un evento importante – il personaggio sta rischiando la vita! Dunque è buona norma mostrare quello che succede. Se il personaggio è confuso, comunque occorre mostrare la confusione. Descrivere le visioni allucinate/vaghe/bizzarre/incomprensibili/febbricitanti.
Raccontare che il personaggio era confuso e non ricorda niente è brutta narrativa.

Ora passiamo al Narratore. A me, e non solo a me, non piace il Narratore, perché allontana il lettore dalla storia. Tuttavia rimane una scelta dello scrittore, e la ragione principale per la quale si sceglie un Narratore è perché si possono narrare fatti che i personaggi non hanno potuto seguire.
Dunque posso avere al contempo il personaggio confuso e che non ricorda niente e lo stesso offrire al lettore la battaglia.
In Wunderkind G.L. ha deciso di usare un Narratore (spero, non ci voglio credere che non si sia posto il problema e abbia davvero scritto come capitava), e a quel punto usalo! L’hai infilato ovunque, e proprio quando sarebbe utile lo togli!
Certo, la soluzione “giusta” sarebbe stata quella di non usare il punto di vista del Narratore. Ma dopo che hai compiuto questa (infausta) scelta, almeno gestiscila bene.

#64 Comment By gy On 1 giugno 2009 @ 21:41

puoi linkare la discussione??

#65 Comment By Mauro On 1 giugno 2009 @ 23:06

Se il personaggio è confuso, comunque occorre mostrare la confusione. Descrivere le visioni allucinate/vaghe/bizzarre/incomprensibili/febbricitanti.
Raccontare che il personaggio era confuso e non ricorda niente è brutta narrativa

Ma se il personaggio proprio non ricorda? Lo chiedo perché capita: conosco gente che, dopo essere uscita di strada, tra quando ha sbandato e quando l’auto ha sbattuto non ricordava nulla. Non ci sono visioni, manca proprio il ricordo.
Se un personaggio si trovasse in una simile situazione come lo gestiresti, anche per mettere il lettore nella stessa situazione di non-ricordo?

la soluzione “giusta” sarebbe stata quella di non usare il punto di vista del Narratore. Ma dopo che hai compiuto questa (infausta) scelta, almeno gestiscila bene

Quindi una volta scelto il narratore diventerebbe impossibile fornire una panoramica incompleta, facendo diventare il narratore di fatto un obbligo? Senza intento critico, sia chiaro; sto cercando di capire la tua visione.

Nel mentre, ti chiedo un’indicazione: potresti dirmi il miglior libro che ti viene in mente con narratore e il migliore senza?

#66 Comment By Fos87 On 2 giugno 2009 @ 08:24

Premetto che scegliere di far svenire il narratore in mezzo alla battiglia mi pare un po’ una cavolata. Detto questo, se il nostro prode protagonista si becca una spadata in testa durante la battaglia, è anche normale che dopo (se ci sarà un dopo) non ricordi nulla : fargli avere visioni improbabili su cosa è o non è accaduto per me sarebbe sbagliato. Al massimo si potrebbe far intervenire un altro personaggio, magari chi l’ha salvato, che riempia il buco narrativo raccontandogli cos’è successo.

#67 Comment By Vincent On 2 giugno 2009 @ 11:03

Per Fitz: a proposito di Edgar Alan Poe
ecco un link in suo omaggio:
: http://www.carmillaonline.com/archives/2009/02/002931.html#002931

Perchè si critica sempre senza essere informati?

Poi una precisazione, come si fà a giudicare ragazzi che scrivono fantasy nel 2009 mettendoli a paragone con autori come Tolkien o wells che scrivevano quando non esistevano: I videogiochi, intrnet, mediaset (ah, Ah), cinema ad alta definizione, e via dicendo?

Poi che bel problema è il finale. vero?
Cribbio perchè l’autore non fa ricordare nulla al protagonista?
Ma è un…

Io penso che Gamberetta abbia tutto il diritto di dire quello che vuole ma atteggiars a padreeterno questo no.
e poi i discepoli che gli vanno dietro, non li capisco.
Non perchè condividoo lo stesso pensiero ma perchè lo accettano come dogma senza neanche aver letto il libro in questione.

#68 Comment By Jonni On 2 giugno 2009 @ 11:55

Poi una precisazione, come si fà a giudicare ragazzi che scrivono fantasy nel 2009 mettendoli a paragone con autori come Tolkien o wells che scrivevano quando non esistevano: I videogiochi, intrnet, mediaset (ah, Ah), cinema ad alta definizione, e via dicendo?

Perchè Wolfe, Pullman e Banks, tanto per dire i primi tre che mi passano per la mente, hanno scritto cose eccellenti nell’era di internet, hd e mediaset. è giusto che il lettore PRETENDA qualità. Essere giovani e vivere in un’era disgraziata non sono giustificazioni per un lavoro pressapochista.
Qui non mi riferisco tanto a D’Andrea, perche W non l’ho ancora letto e credo non lo farò, ma parlo della nuova leva di ragazzini scrittori. Lavori come quelli che ho letto (due delal troisi, spinto da una donan e quello di quella tipa che si chiama Egle e non so se di cognome fa Rizzi o Rizzo) NON vanno pubblicati. L’autore dovrebbe vergognarsene, perchè sono libri scritti senza un progetto, senza competenze specifiche nelle tecniche del raccontare storie, senza rilettura, senza riflessione, senza la minima competenza.
E il primo che dice che neanche Joyce rileggeva vince una visita adomicilio di un t-1000.
Il problema non è “narratore si/narratore no”. è che questa questione, chi scrive, se la deve porre e riporre. Ci sono dei casi, tipicamente le battaglie, in cui un narratore esterno è perfetto per rendere bene le strategie e gli schieramenti delle diverse fazioni. Altri no. Ma ti devi porre il problema. Se non lo fai, il tuo lavoro è fatto male. Punto. E si vede. E fa un po’ girare le scatole. Con o senza gamberetta.

#69 Comment By Vincent On 2 giugno 2009 @ 12:07

Per Jonni

io sono molto pragmatico, caro jonni.
Primo se non hai letto Wunderkind perchè partecipi a una discussione su Wunderkind?

Secondo: se a te non piacciono i libri della troisi, per eempio, questo non vuol dire che fanno schifo universalmente.
Fanno schifo in base ai tuoi parametri.
Si parlava di punto di vista del narratore.
Ma non mi convince la dimostrazione di Gamberetta.
Io ci vedo un discorso libero indiretto.
Nn per forza di cosa quello che non piace a me non deve piacere a te ecc. ecc.

o come sarebbe bello un mondo dove tutti sono come Jonni, o come me, o come gamberetta. Invece di stare io qui, tu li, ecc.
Diventiamo tutti un grande UNO.
Sì, Okay.
Ma non per queste stronzate!
Ancora nel 2009 c’è chi si ostina a dire che cosa è letteratura e cosa non lo è, mi sa di lana caprina.

#70 Comment By Vincent On 2 giugno 2009 @ 12:17

riprendo un pò del discorso eliminato dal mio post,
anzì riporto solo tre righe:

“La recensione di G. è in stile videocamera (ti mostro questo e ti nascondo quest’altro), mi sa di servizio televisivo. Ecco perchè non mi convince. é facile così. si potrebbe fare anche con i classici che amate”

Ma del resto in Italia la recensione è sinonimo di:
1) Esaltazione
2) Distruzione

#71 Comment By Dr Jack On 2 giugno 2009 @ 12:47

@ Vincent:
La scrittura di genere si basa su delle regole, conosciute da più di un secolo.
(immagino molto di più, ma il titolo più vecchio che conosco è Technique of the Drama del 1894, di Gustav Freytag).

La storia “questioni di gusti” è solo uno schermo per nascondersi. Generalmente quelli che si lamentano di Gamberetta sono persone che ignorano completamente queste regole.

Già ti vedo che mi dici: Ma la scrittura è arte! le regole la occludono!!

Certo… un po’ come la prospettiva vero? Ai pittori del rinascimento non servivano regole come la prospettiva… perchè Impararla?

Chiedi anche come mai ascoltiamo una critica…
La risposta è semplice. Se mai deciderò di leggere TUTTI i libri del mondo allora i critici non serviranno più. Se scelgo di leggere solo i migliori mi torna utile chi sa consigliare bene senza essere prezzolato da una casa editrice.

Poi… più che delle recensioni di gamberetta io penso che ci sarebbe da lamentarsi della editoria italiana e dei suoi esperimenti a danno dei lettori.

#72 Comment By Jonni On 2 giugno 2009 @ 13:07

io sono molto pragmatico, caro jonni.
Primo se non hai letto Wunderkind perchè partecipi a una discussione su Wunderkind?

Rispondevo ad una domanda precisa. E in secondo luogo, la discussione non è sul libro ma sulla rece di gamberetta, e col mio intervento credo di avere espresso anche un punto di vista sul suo lavoro.
E non mi chiamare caro, perchè non stai scrivendo una lettera e non ci conosciamo, right?

Secondo: se a te non piacciono i libri della troisi, per esempio, questo non vuol dire che fanno schifo universalmente.
Fanno schifo in base ai tuoi parametri.

Non ho detto che fanno schifo universalmente. Ho detot che oggettivamente nonr sipettano le regole in base alle quali si scrive un buon libro. Non dico “cosa è letteratura e cosa non lo è”, ma cosa rispetta i parametri per essere belal eltteratura e cosa non li rispetta. Non è questione di gusti, è questione di tecnica.
Puù non piacerti Ursula Kroeber Le Guin, ma se dici che la sua tecnica è fallace SBAGLI. Posso elencarti milel mtoivi per cui Wolfe (che amo) potrebbe non paicere a qualcun altro. Ma se mi venissero a dire che Wolfe non è capace dis crivere, avrei altrettanti modi per dimostrare che è falso, che sa scrivere eccome.
Io ad esempio ho provato a leggere China Mièville ma non mi ha preso. la tecnica però c’è, la riconsoco.
Viceversa, puoi dirmi senza problemi che ti piace la Troisi, ma se sostieni che sappia scrivere e scriva bene, ci sono un milione di modi per dimostrarti il contrario. E non è questione di gusti, è questione di (ancora) tecnica.

Ad esempio prendi McDonald. Puoi dire senza problemi che ti piace. Ugualemnte ti si può dimostrare che FA MALE, che non è cibo fatto come si deve. E le tue proteste di gradimento, il tuo dire “però a me piace” non cambiano questo stato di cose.

E già che ci simo son daccordo con Dr Jack che la frase

Già ti vedo che mi dici: Ma la scrittura è arte! le regole la occludono!!

sia una imbecillità madornale. Le regole FORMANO l’arte. L’arte è questione di regole. La libertà artistica non consiste nel fare quello che ci pare e poi pretendere di chiamarlo arte.

#73 Comment By Mariano On 2 giugno 2009 @ 13:19

@ jonni

Sono completamente d’accordo con te Jonni.
Purtroppo questa è una crociata.

Aggiungo:
A un certo punto viene il momento manicheo di dire
“Questa è letteratura. Questa non è letteratura”
La letterartura è necessariamente: non buona, non cattiva (potrebbe essere entrambe le cose allo stesso tempo se pensi a Wilde), ma BELLA, nel senso “CLASSICO” del termine.
Vedi Socrate…

#74 Comment By Vincent On 2 giugno 2009 @ 13:26

Non capisco perchè Gamberetta mi elimina alcuni post con dei link?
Paura di confrontarsi?
Non preoccuparti i discepoli crederanno cmq a te (Berlusconi docet).

Per D. Jack

Mai sentito parlare di commistione di generi?
Mai sentito parlare di progresso?
Non capisco perhè se ad alcuni lettori piace il rispetto delle regole di genere questo debba valere per tutti.
Cos’è immunità per il genere?
E per questo che hanno inventato la parola diversità, sai.
Le regole vanno capite, tudiate e superate, non si può restare al palo.
Qui mi pare che si è restati indietro.

Questione gusto: se ti interesse l’argomento in biblioteca ci sono tomi e tomi sulla questione.
“La storia “questioni di gusti” è solo uno schermo per nascondersi”.
Più che altro mi sa di stereotipo, la tua risposta.
e chi si nasconde?
e poi da cosa?
boh?
Quando scegli un libro, lo scegli per le splendide regole che vedi applicate sulle pagine una volta bianche, per quello straordinario susseguirsi di inchiostro nero ben delineato e tutto in linea sulle righe?
O forse perchè ti piace la storia, lo stile, il modo in cui è raccontata, le parole usate, ecc. ecc.?
Allora se è così, chi ti dice che il modo in cui tu preferisci che sia raccontata la storia debba valere anche per gli altri?
In base a cosa?
a quali parametri?
e gli stessi parametri, sicuri che sino condivisi da tutti?

A proposito della prospettiva hai mai sentito parlre della pittura bidimensionale (gli artisti del 900 la conoscevano ma non la usavano più, superata).

Non si tratta di leggere tutti i libri del mondo.
ma di fidarsi della lettura di qualcun’altro.
ora se io ho una recensione buona e una cattiva, che faccio?
Scelgo queela pessima perchè mi sta simpatico il tizio che la fà?
E come faccio a sapere che il libro in questione poteva piacermi anche se a lui non piace?

#75 Comment By Vincent On 2 giugno 2009 @ 13:37

“Oggettivamente non rispettano le regole in base alle quali si scrive un buon libro”

eh?????

Tipo parla in terza persona e poi in prima e poi in quarta (ops, non esiste).
Ragazzi ma di che state parlando?
Le tecniche narrative esistono, si rispettano, si superano, si aggiornano, ecc.
Mica i libri si fanno con lo stampino!
Ognuno apporta la sua novità a delle regole universalmente conosciute (e sennò neanche il nostro linguaggio evolverebbe mai).
Invece di soffermarvi sui difetti (e per difetti voi intendete il non rispetto di alcune regole) perchè non vi soffermate a capire il perchè della sovversione?
Perchè non scrivete un bel saggio sulla questione?
Neanche Stephen KIng è così, cazzo.

Oh Jonni, scusa per il caro non volevo. Mica discutiamo con le ascia da guerra?

#76 Comment By gugand On 2 giugno 2009 @ 13:52

Vincent

Non capisco perchè Gamberetta mi elimina alcuni post con dei link?
Paura di confrontarsi?
Non preoccuparti i discepoli crederanno cmq a te (Berlusconi docet).

E’ un sistema automatico del server/software usato da gamberetta per gestire il sito. Quando un messaggio contiene troppi link non viene mostrato, ma Gamberetta dovrebbe poter fare in modo che appaia.
Comunque di gente come te se ne e’ vista passare qui dentro e gia’ sappiamo tutti come finira’: o comincerai a sclerare indicando i “fan” di Gamberetta come plagiati acefali oppure te ne andrai convinto che quello che dici e’ la verita’ e che piacere = qualita’.
E’ evidente che non capisci come si valuta qui dentro un libro. Leggiti questo, altrimenti si finisce sempre col ripetere le stesse cose e noi “fan” di gamberetta ci stufiamo a leggere sempre i stessi commenti.

#77 Comment By Mariano On 2 giugno 2009 @ 13:55

Ma vuoi vedere che adesso Wunderkind è un signor capolavoro?
Ma vuoi vedere che leggendo leggendo la Troisi è il futuro Omero?
Ma vuoi vedere che…
Noi pensavamo che questi non rispettassero le regole?
Che sciocchi che siamo stati!
Ci trovavamo di fronte a dei gegni incompresi!!! Poverini!
Eh, ai posteri l’ardua sentenza (poveri quei posteri!)
We, testine, vado a dare un’imbiancata al muro di casa! Hai visto mai mi esce la Cappella Sistina 2?

#78 Comment By Mauro On 2 giugno 2009 @ 13:55

La scrittura di genere si basa su delle regole, conosciute da più di un secolo.
(immagino molto di più, ma il titolo più vecchio che conosco è Technique of the Drama del 1894, di Gustav Freytag)

Non dico “cosa è letteratura e cosa non lo è”, ma cosa rispetta i parametri per essere belal eltteratura e cosa non li rispetta. Non è questione di gusti, è questione di tecnica

Questo però mi fa venire un dubbio: la letteratura deve seguire ancora tutte le regole stabilite (da chi? nessuno che fosse in disaccordo?) oltre un secolo fa? nulla di nuovo, nessuna possibilità di uscirne? non c’è quindi stata evoluzione?
Che ci siano modi migliori di altri di scrivere penso sia innegabile, ma anche le tecniche avranno avuto la loro evoluzione, cosí come in tutti gli altri campi. Non sto dicendo che non si debba guardare a quelle regole, ma una distinzione binaria per cui ciò che le segue è bella letteratura e ciò che non le segue no mi lascia un po’ perplesso.

#79 Comment By Vincent On 2 giugno 2009 @ 14:08

Non preoccuparti gugand non scapperò nè mi dimostrero sacente!
Mi piace discuttere, lo scambio di opinioni è il sale della vita.
Non sapevo il fatto dei link quindi ti ringrazio e aspetto che Gamberetta proveda. Grazie per il link.
Dopo pranzo lo leggerò con attenzione.

Per Mariano
non mi pare che nel mio ultimo discorso citavo la parola “capolavori”, sbaglio? tantomeno alcuni libri in particolare.
era riferita al discorso di Jonni.
Come MAura, giustamente, ha ripreso.
Ma il discorso sul linguaggio resta e lo confermo.
New Italian Epic, docet.

#80 Comment By Mariano On 2 giugno 2009 @ 14:22

Ho letto anch’io il progetto NIE.
Ma per me non docet molto.
Prima che ci spostino in massa verso la fogna dei commenti
sai che ti dico?
Me ne vado al mare.
Ciao.

#81 Comment By Jonni On 2 giugno 2009 @ 14:22

Questo però mi fa venire un dubbio: la letteratura deve seguire ancora tutte le regole stabilite (da chi? nessuno che fosse in disaccordo?) oltre un secolo fa? nulla di nuovo, nessuna possibilità di uscirne? non c’è quindi stata evoluzione?
Che ci siano modi migliori di altri di scrivere penso sia innegabile, ma anche le tecniche avranno avuto la loro evoluzione, cosí come in tutti gli altri campi. Non sto dicendo che non si debba guardare a quelle regole, ma una distinzione binaria per cui ciò che le segue è bella letteratura e ciò che non le segue no mi lascia un po’ perplesso.

Molto interessante.
Credo esistano tecniche e regole di entrambi i tipi, regole che non possono cambiare e regole che sono soggette ad evolversi.
Un esempio di regola che non può cambiare, in pittura, potrebbe essere “il rosos è un colore caldo” o “un ggetto piccolo vicino ad uno più grande sembra più lontano”.
(questo non sisgnifica che un oggetto piccolo debba sempre essere pensato come lontano. Ad esempio in Rashomon di Kurosawa questa regola è usata con effetto straniante: un oggetto lontano sembra piccolo e e vicno).
In letteratura queste “regole fisse” potrebebro essere: il mutamento repentino di voce narrante o putno di vista risulta fastidioso; una storia dentro un’altra storia crea un effetto straniante; o altre.
Poi ci sono regole circostanziate, relative. Ad esempio: ogni storia ha un inizio, uno sviluppoe un finale. Se leggi le Mille e una Notte, il Signore degli Anelli o Dragonball, vedrai che questa regola non è pienamente applicabile.
Ma ciò che è più importante è che queste regole vanno conosciute e dominate, prima di poterle superare. Non essere in grado di applicare una tecnica per incompetenza non è indice di progresso, ma di incapacità. Le tecniche letterarie vengono fatte evolvere da chi le domina, non da chi le ignora.
Prima scrivevo di Joyce: prima di distruggere ogni regola apparente con Ulisse, scrisse Dubliners, in cui dimostra di dominare in toto lo strumento racconto. E questo ci porta a:

Invece di soffermarvi sui difetti (e per difetti voi intendete il non rispetto di alcune regole) perchè non vi soffermate a capire il perchè della sovversione?

perchè non c’è sovversione, in Egle Rizzo o nella Troisi o, dice Gamberetta, in D’Andrea. La sovversione viene dalla conoscienza delel regole e dalla loro applicazione “diversa”. Qui si parla di gente che ignora l’abc. A quel punto meglio Isabella Santacroce, che non sa scrivere uguale, am almeno parla di popep e di culi, no?

Oh Jonni, scusa per il caro non volevo. Mica discutiamo con le ascia da guerra?

La discussione è un agon, e come tale sta sotto il dominio di Polemos, padre di tutte le cose. Quindi, si, discutiamo con l’ascia. Questo non significa che non si discta, civilmente, asslutamente.
Non c’è bisogno dis cuse, comuqnue, tranquillo.

#82 Comment By Dr Jack On 2 giugno 2009 @ 14:28

@ Vincent
Dire ‘è questione di gusti’ è una frase che sembra nascondere la propria ignoranza sulle regole della fiction.

E poi…
Ahah.
ma vi sembrano cose da dire? :p
E’ OVVIO che le regole si evolvono…
E’ OVVIO che qualcuno suggerisca qualcosa e altri qualcos’altro.

MA LO SHOW DON’T TELL è una regola elementare conosciuta e sottolineata da TUTTI.
E con TUTTI intendo tutte le persone che hanno mai letto anche solo un libro su come scrivere letteratura di genere.

E voi mi direte: e se ci fosse un autore così bravo che per migliorarle non deve neanche conoscerle?

E io vi direi… e se invece bandisci la supponenza e provi a leggere un libro sulla scrittura? Magari perfino di quelli in italiano :p.

Queste non vogliono essere offese ma solo consigli spassionati.

A proposito… Stephen KIng ha scritto un manuale sulla fiction se vuoi leggerne uno molto basico ;), ma non lo condivido appieno.

Sul perché ascoltare una recensione hai finto di non capire :p.
Be’, tanto lo so che hai capito :).

#83 Comment By Mauro On 2 giugno 2009 @ 14:51

Sulla questione delle regole, la risposta è su questo stesso sito: “vorrei chiarire un concetto che credo a diversi sfugga: un romanzo non è brutto perché viola la tal o la tal altra regola, un romanzo è brutto e basta; un romanzo fa schifo, un romanzo è noioso, un romanzo è stupido. Quando però ci si avventura a cercare di capire perché un romanzo fa schifo, ed è noioso e stupido, molto spesso è facile risalire alle regole.
Un romanzo è brutto. Questo è il dato di fatto. Scavando si può scoprire che tale bruttezza ha origine in questo o quell’altro errore dell’autore. Perciò prima c’è l’orrore, lo schifo, il fantasy italiano, poi le regole. I romanzi sono brutti di per sé, le regole sono solo un modo d’interpretare tale bruttezza.
Funziona anche al contrario: più spesso che non un bel romanzo segue le convenzioni”.
A quanto leggo, direi che il significato è che quelle regole aiutano a scrivere un buon libro, ma non sono strettamente necessarie; e un buon libro può anche essere scritto senza seguirle. Si può anche non essere d’accordo con quanto lí scritto (per esempio, che un romanzo usi o no delle tecniche può anche essere oggettivo; che sia brutto… “bello” e “brutto” sono concetti soggettivi, quindi dipende molto dal significato specifico che gli si dà), ma almeno nelle recensioni qui presenti sembra che l’equazione “bella letteratura = aderenza alle regole” non sia necessariamente vera.
Inoltre, vorrei sottolineare una differenza: si è parlato di capolavori; ma tra il libro tra buttare e il capolavoro ci sono tante altre cose.

Come MAura, giustamente, ha ripreso

Mauro.

Un esempio di regola che non può cambiare, in pittura, potrebbe essere “il rosos è un colore caldo” o “un ggetto piccolo vicino ad uno più grande sembra più lontano”

Però quelle non sono regole della pittura stabilita da qualcuno, ma fenomeni fisici esistenti in natura (la questione del rosso a dire il vero è un po’ piú delicata, se ben ricordo); un parallelo in letteratura potrebbe essere “Il testo per essere visibile non deve essere dello stesso colore dello sfondo”: penso che nessuno avrebbe da obiettare, ma proprio perché è un fenomeno fisico.
In definitiva, nel parlare di regole fisse o modificabili penso sia da tenere presente se quella in oggetto è una regola effettiva o un fenomeno fisico: la differenza non è trascurabile.
Concordo sul fatto che comunque converrebbe conoscere quelle regole.
Come poscritto, potreste darmi il titolo di qualche libro sulle tecniche di scrittura? Un approfondimento male non fa.

Comunque, temo che si stia andando eccessivamente fuori argomento; aspetto indicazioni per sapere se continuare qui o nella Fogna.

#84 Comment By Vincent On 2 giugno 2009 @ 15:38

Dr Jack,
ho letto, è molto.
Partecipo anche a laboratori di scrittura.
Quindi.
e ascolto anche la voce di molti lettori fuori dalla mia cerchia.
MA LO SHOW DON’T TELL?
è vero tutti lo conoscono ma, spiacente doverti contraddire, non tutti lo usano.

Sulla recensione mi pare che non riusciamo a capirci, ma fa niente. :)

Per Gugand,
ho letto l’articolo e vedo che anche Mauro (scusa per il maura) ha postato qualcosa.
Vorrei dire innanzitutto che io non ho detto che in toto la G. nelle sue recensioni (non nella sua recensione) non abbia mai ragione, o che io pensi che piacere= qualità (è vero anche, però, il contrario), o che tutto quello che viene pubblicato sia oro colato.
Ma soltanto che, parlando punto di vista, il tutto si riduce ad opinioni, fronti, diversità.
Gamberetta esprime un punto di vista e lo fa adottando dei parametri che sono:
1) Show don’t tell
2) Scrivi di quel che sai
3) Buttare il superfluo
4) scrittura semplice
5) Struttura semplice
6) Evitare l’inforigurgito
7) Saper gestire il punto di vista
8) ecc. ecc.

Ora non sempre questi vengono pienamente rispettati in toto.
Uno dei motivi perchè di capolavori nè girano pochi.
Ma se per esempio un romanzo presenta i punti 1, 4, 5 e non rispetta gli altri, non è detto che per forza sia un cattivo romanzo.
A prescindere da Wunderkind :)
Per esempio il punto n.1 non è sempre rispettato durante l’arco dell’intera narrazione. Può capitare che l’autore possa aver spiegato una cosa invece di averla mostrata. E non fa niente.

#85 Comment By Gamberetta On 2 giugno 2009 @ 17:32

@Mauro.

Ma se il personaggio proprio non ricorda? Lo chiedo perché capita: conosco gente che, dopo essere uscita di strada, tra quando ha sbandato e quando l’auto ha sbattuto non ricordava nulla. Non ci sono visioni, manca proprio il ricordo.
Se un personaggio si trovasse in una simile situazione come lo gestiresti, anche per mettere il lettore nella stessa situazione di non-ricordo?

Qui dipende da cosa vuoi raccontare:
*Il personaggio si alza la mattina, prende la macchina per andare a lavorare, si risveglia la pagina successiva in ospedale in sala rianimazione, senza ricordarsi niente. Così funziona: nel senso che il lettore è felice di scambiare un’ora di traffico con la sala rianimazione, potenzialmente una situazione più emozionante. Non gli pesa di non aver visto l’incidente, perché non si aspettava nessun incidente.
*Il personaggio salta in macchina dopo aver rapinato una banca. In lontananza si sentono già le sirene della polizia. La pagina successiva il personaggio è in ospedale.
Così funziona meno: il lettore stavolta si aspetta l’inseguimento, lo pregusta, e l’inseguimento è più emozionante della sala rianimazione.
Perciò, anche se poi il personaggio non ricorderà niente, finché ricorda (che a tutti gli effetti è fino all’ultimo istante prima di perdere conoscenza, perché non sta “ricordando” se la telecamera è nella sua testa: lui e il lettore stanno vivendo “in diretta” la scena) occorre mostrare l’accaduto.

È ovviamente un discorso generale. Può essere benissimo che, non so, in un romanzo rosa la rapina in banca sia secondaria, e dunque puoi tagliare l’inseguimento senza danno. Però spessissimo nei fantasy lo scontro armato ha un ruolo dall’importante al vitale (e così è in Wunderkind), dunque: mostrare.

Quindi una volta scelto il narratore diventerebbe impossibile fornire una panoramica incompleta, facendo diventare il narratore di fatto un obbligo? Senza intento critico, sia chiaro; sto cercando di capire la tua visione.

Puoi fare tutto. Il punto è, perché hai scelto il Narratore? (supponendo che sia stata una scelta consapevole e non semplice inettitudine) Se l’hai scelto per mostrare al lettore quello che i personaggi non possono mostrare, be’, fallo. Altrimenti il lettore rimane perplesso.

@Vincent. L’estate scorsa è passato da queste parti un troll che ha lasciato quasi cento commenti nell’arco di pochi giorni. Commenti che erano per buona parte solo insulti, o raccomandazioni per la sottoscritta di esaminarsi la merda nelle mutande e amenità simili.
Ho sopportato per appunto cento commenti, poi lui, i suoi siti e i suoi IP sono finiti nel filtro anti-spam, perché appunto non si tratta più di discutere, si tratta di spammare con commenti inutili per pregiudicare il buon funzionamento del sito.
I tuoi commenti che linkavano uno dei siti di quel signore sono finiti anch’essi in automatico nel filtro anti-spam. E lì rimangono: non ho fisicamente il tempo per occuparmi di certa gente. Se la cosa ti sembra ingiusta, mi spiace, ma non posso farci niente.

Dopo di che: se vuoi discutere singoli punti della recensione o del romanzo io sono qui. Se invece vuoi contestare il metodo generale che uso per recensire, o valutare i romanzi, bene questo non è consentito. Come spiegato nell’articolo di presentazione della Fogna dei Commenti, il metodo non è in discussione.
E anche qui non è cattiveria, semplicemente non posso ogni volta ripetere gli stessi lunghi ragionamenti. Il mio consiglio è di leggere i saggi e i manuali indicati al termine dell’articolo Riassunto delle Puntate Precedenti.

Ah, G.L. non è un adolescente, credo abbia trent’anni compiuti. Non è cresciuto con Internet e il cinema ad alta definizione.

#86 Comment By Vincent On 2 giugno 2009 @ 17:56

Per Gamberetta

Primo:
Come si fa a fare una discussione in merito alla letteratura fantastica quando uno si sente dire : il metodo non è in discussione?
Perchè se ti riferisci al fatto che non vuoi avere obiezioni perchè è cosi sia per te che per i manuali e i saggi che hai letto, beh si sta bene lassù sulla torre d’avorio? questo dimostra che ha ragione chi diffida, non noto un atteggiamento diverso da parte tua rispetto a chi critichi.
Se ti rifersici al fatto che non se nè può discutere perchè non sono l’oggetto della discusione in atto, allora, okay, va bene.

Secondo:

Non conoscola storia del troll e quello che ti è successo.
se ti hanno offesa pesantemente, mi dispiace.
Però il link in questione affronto in modo “elegante e pulito” molti punti della sudetta recensione a Wunderkind e della tua nota su Wells.
Ora, siccome, condivido quello che l’autore ha scritto, ma tu non vuoi un link, che faccio copia e incolla?

P.S: Quando in un paese si ha la possibilità di criticare qualcuno e quindi si ha la libertà di esprimere le proprie idee, la stessa libertà dee essere data anche a chi non la pensa allo stesso modo senza scendere di gradino o salire di gradino.

#87 Comment By Il Guastatore On 2 giugno 2009 @ 18:16

In Africa un Masai ingoierebbe una termite viva, piuttosto che mangiarsi un gambero. Ho sempre pensato che fosse un singolare esempio di quanto i gusti possano essere diversi nelle varie culture. Adesso, invece, mi chiedo se i fratelli africani non ne sappiano qualcuna in più di noi.
Ultimamente anche io trovo i gamberi un po’ indigesti. Uno, in particolare, non mi va proprio giù.

Vi avviso: questo post riguarda la Gambera preferita dai lettori di fantasy di un certo livello. (Resta ancora da capire se quel livello sia da attribuire ai lettori o al fantasy… :P )

E’ anche un post lunghetto. Fatevene una ragione… ;)

Il fattaccio

Domenica scorsa la Decapode ha pubblicato una recensione di “Wunderkind” sul suo blog. Non voglio parlare del suo giudizio sul romanzo, che per altro non condivido. Non voglio dibattere su quanto sia arbitrario e miope il suo approccio. Tanto alla fine tutto è relativo, no?
Un libro può non piacere per un sacco di motivi e posso persino capire che la Gambera abbia stroncato “Wunderkind” perchè le sta sulle palle l’autore. E’ poco professionale e disapprovabile, ma crostaceamente comprensibile.
Quello che invece non approvo sono le citazioni, fatte con superficialità, e distorte per portare acqua al proprio mulino. Quando si entra in un ambito culturale definito, penso si debba offrire un po’ più di cura ed esattezza.
I sostenitori della Gambera la ammirano per i riferimenti con cui argomenta le recensioni. Forse questa sarebbe stato meglio argomentarla in modo diverso.

Il caso in questione è quello de “La Guerra dei Mondi”, e dell’adattamento radiofonico fatto da Orson Welles nel 1938.
Due parole di riassunto per chi è stato su un altro pianeta mentre – ehm – gli alieni invadevano il nostro…

Nel 1898 H. G. Wells pubblica un romanzo suggestivo e visionario in cui viene appunto descritta l’invasione della Terra da parte dei Marziani. Quarant’anni dopo, il quasi omonimo Orson Welles realizza insieme ad Howard Koch un adattamento radiofonico del romanzo.
A causa della messa in onda di questo adattamento, più di un milione di ascoltatori credette sul serio all’invasione, portando un milione di americani a reazioni di isteria collettiva.

Il giovane Orson Welles al lavoro…

Per quale motivo accadde tutto ciò?
La Gambera afferma che tutto fu causato delle verosimili e accurate descrizioni contenute nel romanzo. Usa questo esempio per dimostrare come un libro possa davvero essere potente, rispetto al “pessimo” esempio di D’Andrea.
La Decapode aggiunge altre ragioni, che nel post appaiono puramente circostanziali, come se avessero avuto un peso minore rispetto alle parole del romanzo di Wells.
E’ corretto affermare che la capacità descrittiva di H.G. Wells abbia portato alla fuga un milione di americani? No.
Perchè? Perchè non furono le semplici descrizioni a scatenare l’isteria, ma il modo in cui vennero montate e comunicate.
I fattori addotti come circostanziali furono ben più importanti di come vengono citati e ve ne sono altri di cui la Gambera non parla nemmeno.
La “potenza” a cui si accenna nel post è molto più mediatica che narrativa.

Non è un caso se l’episodio viene raccontato e studiato in milioni di università che si occupano di comunicazione e non di storytelling.

30 Ottobre 1938

Per chiarire la questione, bisogna fare un passo indietro e capire il quadro storico in cui viveva il giovane (e quasi omonimo ;) Orson Welles.
Era il 1938. La Decapode ha già accennato all’escalation di ansia nella popolazione americana, ad un passo dalla Seconda Guerra Mondiale. Quello che non ha descritto è l’impatto che la radio aveva nella vita della gente. La radio non fu mai più importante di così.
La gente ascoltava ogni giorno le notizie sul conflitto tra Cina e Giappone. Hitler faceva il suo discorso a Norimberga. Le news sulla crisi di Monaco interrompevano il radio-dramma di Sherlock Holmes.
Potete trovare su questa pagina la cronologia e i link di quella che viene definita come la “Golden Age of Radio”.

Insomma, la gente alla radio ci credeva.

La gente riunita ad ascoltare la radio nel 1938

Ora, date un occhio al testo che andò in onda nella trasmissione di Orson Welles e Howard Koch. Molti dei radioascoltatori “ingannati” si persero l’introduzione che faceva riferimento al romanzo, questo la Gambera l’ha detto.
Ma guardate con attenzione come l’esposizione venne organizzata.

Gli eventi del romanzo vennero raccontati come se si trattasse di un reportage. Un’edizione straordinaria, che ciclicamente interrompeva un programma musicale della CBS.
Pensate al Trebbiatore dell’Alabama o alla Casalinga di Wogera Town che tornano a casa. Accendono la radio a programma iniziato e sentono la musica che si interrompe, mentre un annunciatore parla di uno strano fenomeno astronomico e introduce l’intervista di un esperto in materia. Poi la musica riprende. Poi un’altra volta si interrompe, per dare nuovi dettagli sul fatto.
Di collegamento in collegamento, si arriva a uno dei punti caldi della storia: il momento in cui l’astronave, atterrata da poco, prende vita e incenerisce tutti, uccidendo il giornalista e staccando la linea all’improvviso.
Segue un mortale silenzio.
Poi l’annunciatore si scusa per l’interruzione e passa la parola ad un generale, un nuovo esperto, che rivela i luoghi precisi del New Jersey, messi in stato d’assedio dal Governatore.
Infine, il drammatico comunicato dell’invasione aliena e della distruzione progressiva che scatena la popolazione in fuga.

Alla fine di questa lettura noterete che l’adattamento non presenta delle descrizioni così vivide e complete, come quelle del romanzo. Non si tratta di una lettura dell’opera in stile audio-book, ma di un testo completamente diverso!
La forza maggiore del testo va identificata in ciò che non viene detto. C’è un punto in cui il reporter esclama addirittura “è indescrivibile”.

Il popolo americano non stava ascoltando le parole di H.G. Wells, ma quelle di Howard Koch, che gestì il racconto attraverso l’uso capace della sorpresa e della suspance. Il realismo e la verosimilianza non erano legati alle descrizioni, bensì al tono e alla struttura del testo, tipiche di un reportage in presa diretta.
Sentite qua un pezzo della registrazione e verificate.

Allora, ricapitolando abbiamo:

* il tono realistico del programma
* l’affidabilità della radio come strumento informativo
* l’uso di esperti
* l’uso di località realmente esistenti
* la sintonizzazione a programma già cominciato

Affermare che la potenza della narrazione di H.G. Wells abbia portato un milione di americani all’isteria è una vaccata. Semplicemente perchè non c’era la sua narrazione! Le sue meravigliose idee, di sicuro, ma non il suo testo.

“Tieni quella siringa lontana da me!”

Perchè l’adattamento di Orson Welles è così importante a livello mediatico?
Per i successivi studi sugli effetti persuasivi della comunicazione e il superamento della “Teoria Ipodermica”, secondo cui la popolazione è inerme davanti ai media, che si iniettano come una siringa.
I numeri raccontano che, nonostante ci fosse fiducia verso la radio, gli americani dimostrarono comunque una buona “abilità critica” e, sui 6 milioni di ascoltatori, solo il milione con minore cultura prese il radio-dramma sul serio.
Anche questo fa riflettere.

Se volete approfondire, guardate le slide sull’argomento della prof. Geraldina Roberti, dell’Università di Siena.

Tanto va la Gambera al lardo?!

Un’immagine presa dal webcomic della Guerra dei Mondi.
Tra Tripode e Decapode ci sono sette zampe di differenza…

Insomma, la Decapode era così presa dalla stroncatura di “Wunderkind”, che ha fatto di tutta l’erba un fascio.
Tuttavia, non è la superficialità la cosa peggiore. Gamberetta ha 19 anni, non si può pretendere che padroneggi l’intero scibile umano. Lei vorrebbe, forse, ma non è ancora così.
Crostaceamente, tutti possono sbagliare, anche tanto. Non è quello il problema.
Sono la spocchia e la supponenza che fanno da cassa di risonanza alla boiata.
In ogni singolo post la Gambera non fa altro che tirare fuori queste “verità rivelate”. Lei è quella che sa tutto e capisce tutto. Lei ha la soluzione. Ha in mano la ricetta per sintetizzare il romanzo perfetto. Lei è quella delle ricerche e della dedizione maniacale, fatte scendere dall’alto del suo sapere.
E ci gode a sbatterlo in faccia a chi la contraddice.

Davanti a tanta saccenza, non si può andare leggeri.
Nello stesso modo in cui lei non va leggera sugli autori che recensisce.
E’ una questione di karma. What goes around, comes around.
E’ giusto che venga segnalato, per amore della cultura che c’è intorno alla narrativa di intrattenimento.
E’ una questione di rispetto nei confronti dei lettori, visto che sono in molti a stimarla per le ricerche che fa. Io stesso gliene attribuisco un grande valore, ma non bisogna prendere tutto per oro colato.
Spesso la Gambera non va oltre Wikipedia e, per quanto sia uno strumento eccezionale, non basta.

Se fai continuamente a gara a “chi ne sa di più”, troverai sempre qualcuno più istruito di te. Magari anche solo per un limitato argomento. Non sai mai quando il pesce più grosso sbuca da dietro l’angolo…

Penso a Stephen King e al suo “On Writing”. King non si mette mai in cattedra. Riassume la sua esperienza di scrittore e propone consigli agli aspiranti lettori, senza imporsi, senza mai essere saccente. E stiamo parlando di Stephen King, cazzo.

Tra Wells e Welles
Permettetemi di ritornare alla “Guerra dei Mondi” e al suo adattamento. C’è una questione che non è ancora emersa, nè qui nè dalla Gambera.
Vi siete chiesti come sia nata l’idea dell’adattamento mediatico nella testa di Orson?
Certo, il futuro regista di “Quarto Potere” era un genio, ma l’idea non è sbucata dal nulla. C’è un legame preciso tra il romanzo e il radio-dramma ed è lo “stile giornalistico”.
Anche H.G. Wells aveva progettato il romanzo come un reportage. Addirittura, il protagonista stesso è un giornalista. Si capisce quindi il perchè delle descrizioni così precise e accurate: servono a sostenere una vera e propria dimensione stilistica.

Avete presente l’inizio di “Zombie” di Romero, quando nello studio televisivo si parla del ritorno dei morti su tutto il pianeta? Ecco, quel modo di raccontare deve molto alla “Guerra dei Mondi” di Wells.

Funziona benissimo, quando si vuole mettere in luce le reazioni della popolazione davanti ad un evento fantastico di scala planetaria. Serve ad aumentare il coinvolgimento e lo straniamento dei lettori.
“Tu cosa faresti?” è la domanda implicita dell’autore.

Ma allora che senso ha? Avevo detto che non volevo entrare nel merito della recensione. Lo farò adesso, per introdurre un discorso più ampio e completare la riflessione. Abbiamo visto che:

1. non è vero che il romanzo di Wells abbia “dimostrato in maniera inequivocabile la propria potenza”. Semmai l’ha fatto l’adattamento, con un intelligente uso del media, più che con le descrizioni iper-accurate.
2. lo stile usato nel libro è uno stile particolare. Accrescere il più possibile la parte “documentativa” serve a creare una determinata atmosfera e non un’altra.

Ora io mi chiedo, ma che senso ha?
Che senso ha confondere una potenza mediatica con una potenza evocativa della narrazione?
Che senso ha pretendere da un romanzo una cifra stilistica che non rientra nel progetto dello scrittore?
Wunderkind descritto in modo giornalistico non avrebbe avuto senso.
L’atmosfera che viene evocata è quella di un allucinato viaggio nell’orrore. E’ più vicina ad un bad-trip lisergico che a un reportage giornalistico. Le descrizioni devono portare ad un flusso di emozioni, non ad una documentazione.
Spesso le parole contano più per il significante che per il significato, contano per la musicalità e il ritmo che danno.
Non puoi cazziare David Linch perchè non è Roland Emmerich, è assurdo!
D’Andrea usa una sorta di “giustapposizione” di immagini per evocarne altre che non sono descritte, ma ci sono.
Insomma, “Wunderkind” richiede la partecipazione attiva del lettore, che non è un imbecille.
Non ha bisogno della ricetta del fantasy.
Ha bisogno di fantasia…

Perchè mi arrabbio.

Capite che non basta addurre motivazioni o manipolarle, per confermare una tesi.
I riferimenti devono essere veritieri. Altrimenti ve lo dimostro anche io che le Piramidi le ha costruite mio nonno, tornando indietro nel tempo…
Gamberetta mi fa infuriare perchè le capacità e gli strumenti li avrebbe.
Ma sceglie espressamente un’altra strada, quella dell’ego.
Gamberetta si sente cagata dal mondo intero, quando stronca e, come è già stato detto, “Sparge astio e con l’astio non ci si fa nulla”.
La Decapode non vuole fare del bene al genere che ama, vuole visibilità.
Ed è un peccato, perchè in una direzione diversa “the sky is the limit”.

Provate a pensare a quanti siano i post interessanti sul suo blog e che terreno di confronto potrebbe essere, se perdesse la sua inutile spocchia.
Penso ai consigli sulla scrittura (che dovrebbero essere consigli e non “legge”).
Penso alle tante segnalazioni di libri, film e fumetti, magari poco conosciuti, che grazie a lei trovano nuovo pubblico.
Insomma, una direzione costruttiva molto diversa, più matura ed evoluta.

Per questo mi incazzo, perchè quelli che sprecano il talento sono ancora più detestabili di chi le capacità non le ha e si macera nell’invidia.

#88 Comment By Dr Jack On 2 giugno 2009 @ 18:52

Ohhh :) Un po’ di sana agitazione :p.

@Vincent:
Che vuoi che ti dica? :p
E’ vero, se trascuri alcune regole può uscire qualcosa di vagamente decente. Come l’Acchiapparatti di Tilos.

@Mauro:
Se vuoi iniziare a leggere qualcosa parti da Renato Di Lorenzo.
Costa poco e secondo me è il migliore in Italia.
Tra l’altro ho scoperto che ultimamente Renato Di Lorenzo è diventato un fan di Gamberetta su Facebook :p.

@Guastatore:
Uff… il concetto poteva essere riassunto :p.
Non sono d’accordo con te, ma anche se fosse vero che Gamberetta, quando parla di Welles e la radio confonde una potenza mediatica con una potenza evocativa della narrazione mi sembra che la questione sia solo un piccolo elemento dell’intera recensione, non certo il suo centro.

#89 Comment By Mariano On 2 giugno 2009 @ 19:02

Ho letto tutto il post del Guastatore!
Ma di quale spocchia e di quale ego sta parlando?
Mah! Menomale che c’è Vasco “Sono egoista, certo, e perché no? Quando ho il mal di stomaco, con chi potrei condividerlo? Ce l’ho io, mica te o no? Ce l’ho io mica te o no?”

Ridere, ridere, ridere!

#90 Comment By Gamberetta On 2 giugno 2009 @ 19:09

@Il Guastatore. ???
Onestamente mi sfugge il punto. Come ho chiarito espressamente, io non credo che esistano libri “potenti”, penso sia solo retorica. Dunque è possibilissimo che il “merito” dell’isteria del ’38 sia più da attribuirsi a fattori esterni che non al testo di Wells.
Lo stesso Wells, quando incontrò Orson Welles, espresse un misto di sorpresa e imbarazzo al racconto degli avvenimenti. La sua tesi fu che gli americani fossero strani, e che piacessero loro scherzare un po’ troppo.
Ma, volendo tendere una mano a G.L., ed entrando nell’ottica dei libri “potenti”, mi sembrava, e mi sembra tutt’ora, che la La Guerra dei Mondi sia un ottimo esempio. Se pure le parole di Wells hanno avuto un ruolo minimo nell’isteria, è comunque più “potenza” di quanta abbia mai visto in un libro di narrativa.
Poi si può discutere su quanto le parole di Wells siano state usate letteralmente e quanto siano state solo ispirazione. In momenti critici però a me sembra che la somiglianza sia notevole. Per esempio, quando i Marziani escono dal primo cilindro, la loro descrizione.
H.G. Wells:

A big greyish rounded bulk, the size, perhaps, of a bear, was rising slowly and painfully out of the cylinder. As it bulged up and caught the light, it glistened like wet leather.
Two large dark-coloured eyes were regarding me steadfastly. The mass that framed them, the head of the thing, was rounded, and had, one might say, a face. There was a mouth under the eyes, the lipless brim of which quivered and panted, and dropped saliva. The whole creature heaved and pulsated convulsively. A lank tentacular appendage gripped the edge of the cylinder, another swayed in the air.
Those who have never seen a living Martian can scarcely imagine the strange horror of its appearance. The peculiar V-shaped mouth with its pointed upper lip, the absence of brow ridges, the absence of a chin beneath the wedgelike lower lip, the incessant quivering of this mouth, the Gorgon groups of tentacles, the tumultuous breathing of the lungs in a strange atmosphere, the evident heaviness and painfulness of movement due to the greater gravitational energy of the earth–above all, the extraordinary intensity of the immense eyes–were at once vital, intense, inhuman, crippled and monstrous.

Welles/Koch:

Good heavens, something’s wriggling out of the shadow like a gray snake. Now it’s another one, and another one, and another one. They look like tentacles to me. There, I can see the thing’s body now. It’s large, large as a bear. It glistens like wet leather. But that face, it — it — Ladies and gentlemen, it’s indescribable. I can hardly force myself to keep looking at it — it’s so awful. Its eyes are black and they gleam like a serpent. The mouth is a kind of V-shaped, with saliva dripping from its rimless lips that seem to quiver and pulsate. And the monster or whatever it is can hardly move. It seems weighed down by possibly gravity or something.

È più condensato, anche per ovvie ragioni di tempo, ma mi pare che molti particolari coincidano (la forma della bocca, la saliva, la grandezza, il colore, la difficoltà a muoversi nell’atmosfera terrestre, ecc.). E in entrambe le versioni abbondano appunto i particolari concreti. Non ci sono aggettivi inutili.
Se G.L. sapesse scrivere come H.G. Wells, forse, nonostante le idee balorde e la trama sconclusionata, forse, avrebbe prodotto un romanzo decente.

#91 Comment By Vincent On 2 giugno 2009 @ 19:25

Gamba,
il paragone non regge ha ragione il guastatore o l’autore originale dell’articolo.
Sono mezzi diversi, non possono essere comparati.
e tra l’altro come si può comparare Wells a D’Andrea?
Io ancora non capisco questo attaccamento alle regole.
Le giustapposizioni di immagini “descrivono” l’atmosfera del romanzo.
Fare finta di niente, è incredibile.
Perchè il concetto è: o fai così o sei out.
Meno male che non hanno datto retta al Manzoni, altrimenti staremo tutti a parlare il toscano (non ho niente contro i toscani).

Per Mariano:

Su Vasco lascia calare un velo pietoso!!!!!!!!!

#92 Comment By Mariano On 2 giugno 2009 @ 19:31

Vincent, era per dire che secondo me non rilevo alcuna spocchia o ego nella recensione ben fatta di Gamberetta.
E se anche fosse un pizzico o una tonnellata di egoismo non guastano.
Il velo pietoso lo stendo sul tuo di commento.
Ciao, buona serata.

#93 Comment By Vincent On 2 giugno 2009 @ 19:32

Tra l’altro Wells doveva per forza di cose mostrare nel suo romanzo, a quei tempi esisteva solo la radio.
Ma oggi, che c…. me lo descrivi a fare nei minimi dettagli un alieno, e che so imbecille e privo d’immaginazione?
Vuoi tu caro scrittore lasciare spazio alla mia immaginazione o vuoi tu caro crittore invadermi il cervello con le tue descrizioni minuziose e dettagliate?

O bisogno anche io dei miei spazi.
Sapete che nella tanto citata Inghilterra molti lettori saltano le pagine delle descrizioni?

Certo scrivere: “Lucia è morta” è riduttivo.
Ma anche no.
Vedi Palachniuk (ops, non è di genere)

#94 Comment By Gamberetta On 2 giugno 2009 @ 19:39

@Vincent. Premessa: ultima volta che ti rispondo, te lo dico prima così lo sai e se lo desideri puoi evitare di farmi ulteriori domande.

Le giustapposizioni di immagini “descrivono” l’atmosfera del romanzo

Quali benedette immagini?! Il problema di Wunderkind è proprio che mancano le immagini! Vuoi, per esempio, prendere il lungo estratto del graffito e dirmi dove sono le immagini? È proprio lì il punto, non ce ne sono.
Non si possono giustapporre immagini che non ci sono.

Poi, per piacere, rimani in argomento (il romanzo o punti specifici della recensione). Altrimenti sposto in Fogna.

#95 Comment By Clio On 2 giugno 2009 @ 20:48

Wow, maretta? Mi chiedevo quando si sarebbe scatenata.
A Vincent

Ma oggi, che c…. me lo descrivi a fare nei minimi dettagli un alieno, e che so imbecille e privo d’immaginazione?

E allora che te lo leggi a fare il libro? Non hai abbastanza immaginazione da inventarti una storia? :p
Tra l’altro: guardati i bestiari medievali. All’epoca la gente aveva molta più immaginazione dello scrittore medio fantasy di oggi :D
Francamente, sono d’accordo che dettagliate descrizioni di cose ordinarie siano inutili e noiose, ma visto che gli alieni sulla Terra non esistono, come non esistono gli elefanti-paguro, gli uomini-formica e via dicendo, trovo che una descrizione sia d’obbligo. Se poi, come ella fattiscpecie, un graffito colpisce particolarmente il protagonista, un’occhiata potrò darcela anche io? O facciamo come nei thriller per famiglie, in cui c’è il primo piano del personaggio che urla davanti al morto scempiato ed il morto in questione non si vede?

Un conto è dire: “il cowboy smontò, legò il cavallo davanti al saloon e si accese un sigaro”. Un cowboy è un uomo che fa il vaccaro, posso immaginarmelo, e, se nella storia non è importante che abbia una fisionomia particolare, va benissimo così.
“Il Vattelappescadiunaltromondo smontò dal nonsocosaconmoltezampe e lo legò davanti al saloon”
Allora non regge più: posso farmi una mia immagine del Vattelappescadiunaltromondo, ma a questo punto posso anche fantasticare per conto mio senza spendere 18 euro in un romanzo.

#96 Comment By Angra On 3 giugno 2009 @ 08:59

@Vincent:questa storia delle citazioni estrapolate ad arte e fuori contesto ha rotto le palle, ormai fanno male gli occhi a leggerla. Io il romanzo l’ho letto: le citazioni di Gamberetta portate a supporto dei suoi giudizi sono rappresentative dell’intera opera, che è una lunghissima sequenza di pigrizie narrative, incapacità, banalità, ripetizioni, salti di punti di vista, interventi dell’autore e chi più ne ha più ne metta, il tutto spalmato su una trama inesistente asservita alla vanità dell’autore. Per mostrarle e commentarle tutte Gamberetta avrebbe dovuto pubblicare 330 pagine del romanzo su 390.

#97 Comment By Merphit Kydillis On 3 giugno 2009 @ 21:05

Quando ho visto questo libro in una libreria, sono scoppiato a ridere. Tutti a guardarmi strano! E non so dargli torto…
Gamberetta volevo chiederti una cosa, e forse ti peserà nel darmi una risposta. Il signor G.L. mi ha offesa negli scorsi mesi hai poi scoperto in seguito il motivo per cui questo autore, prima della pubblicazione del libro, ti ha preso a parole? E, se non ti dispiace, potresti dirci le esatte parole che ti ha rivolto il grande maestro dell’horror della fuffa? Se ti ha contattato vuol dire che G.L. ti conosce: e se uno scrittore ti conosce vuol dire che stai cominciando a diventare popolare fra i scrittori e le case editrici, quest’ultime forse conscie delle malefatte degli errori che hanno compiuto, e che danneggiano noi poveri lettori e, forse un giorno, novelli scrittori? “Edizione Gamberetta” non suona male… io mi associo!

#98 Comment By Sakura87 On 4 giugno 2009 @ 11:17

Ho letto buona parte dei vostri post.

Apprezzo sempre le recensioni di Gamberetta, sebbene a volte un po’ supponenti, perchè mi fa ridere spesso (vedi Twilight/Troisi) e perchè si vede che è una persona di buona cultura, ma certo non prendo per verità assoluta ciò che scrive come molti qui dentro fanno, in special modo se il libro in questione non l’ho letto: non mi piace sparare a zero su ciò che non ho letto (a meno che non si tratti di Moccia), e non mi piace chi lo fa.
Quindi quoto in parte Vincent quando afferma che ci sono troppi ‘discepoli’.

Io mi sono sorbita quattro libri della Meyer prima di potermi permettere di dire a pieno titolo: FA CAGARE. Sì, ok, li ho letti anche perchè mi facevano ridere tanto.
Volete sparare a zero su G.L?
Bene, fatelo pure.
Ma dopo averlo letto, il suo libro. Ripetere in giro ciò che dice Gamberetta (per forza di cose, dato che il libro non lo avete letto e non avete un’opinione vostra) non è dare pareri, ma far le capre.

#99 Comment By AngicourtJester On 4 giugno 2009 @ 12:41

Le recensioni di Gamberetta, per quanto non sempre totalmente condivisibili, per quanto talvolta influenzate (ma mai totalmente) da giudizi parziali, sono fra le più serie che possa capitare di leggere.
Di certo più serie di quelle di moltissimi cosiddetti “professionisti”.

E’ vero, spesso è troppo rigida nel giudizio: la letteratura ha molte regole e tutte si possono (e si devono) piegare alla necessità narrativa. Ma questo non vuol dire, come ritiene Vincent, che allora la regola diventi “liberi tutti” in nome dell’innovazione.
Non basta fare il comodo tuo (“tu” scrittore, non “tu” Vincent) per creare l’innovazione. L’innovazione deve essere narrativa efficace. E quella dell’autore non lo è (almeno, non nelle parti riportate da Gamberetta).
Per esempio, la scena di battaglia: diversamente da quanto dice gamberetta, se si vuole trasmettere il senso di smarrimento del protagonista, rimanere vaghi e fornire immagini “lampo” è efficace, perché trasmette il disorientamento al lettore. Ma questo non significa che il pezzo dell’autore riportato nell’esempio sia efficace: manca di incisività. Ti dice un sacco di cose, ma nessuna rimane impressa. Che sensazione trasmette? Nessuna. Ma proprio zero. E’ un passo piatto che scivola via goffamente e zoppicando.
Il punto di vista narrativo di regola non si cambia. Può esserci l’eccezione, ma anche lì deve esserci un senso (in genere il cambio di percezione deve fornirci un’informazione rilevante a cui altrimenti non avremmo avuto accesso). Non si può cambiare punto di vista così, a caso. Non è stile, è imperizia.
E quanto al “tutti lo sanno, ma non tutti lo fanno” non so se ti sei mai accorto che quelli con l’idea di campare imbrattando carta sono tanti, quelli effettivamente bravi a scrivere, sono pochi, pochissimi. Qui in Italia, al momento, nel panorama Fantasy, viene dato spazio agli scribacchini di quart’ordine, perché è il fantasy a essere percepito come un giocattolo senza importanza.

#100 Comment By Angra On 4 giugno 2009 @ 13:20

@Sakura87: premesso che Wunderkind l’ho letto, perché sarebbe consentito sparare a zero su Moccia senza averlo letto e su G.L. no?

#101 Comment By Darlene Alibigie On 4 giugno 2009 @ 13:44

Infatti non è consentito nemmeno su Moccia.

#102 Comment By Gamberetta On 4 giugno 2009 @ 13:55

@Sakura87.
a) Ti ricordo che alludere al fatto che altri commentatori si comportino come capre è contro il regolamento del blog. Mentre offendere l’autore del romanzo recensito – o viceversa la sottoscritta – è consentito.

b) Non mi pare che nessuno se la sia presa in particolare contro G.L., al massimo contro il suo romanzo.

c) Io sono la prima a incoraggiare a verificare di persona quello che dico. Ma via emule/biblioteca/quello-che-vuoi, NON pagando 17 euro. Perché lo scopo ultimo di una recensione è stabilire se un romanzo vale tempo e soldi. Di sicuro Wunderkind non vale 17 euro. Per me non vale la pena neppure perdere tempo a leggerlo, ma avendolo gratis se ne può discutere.

d) Gli estratti che ho fornito sono raccapriccianti. Non è questione di gusti, un tizio che scrive alla maniera di G.L. non dovrebbe essere pubblicato. La Meyer è tecnicamente dieci volte più brava.
In verità sarebbe ben più contestabile la recensione di Twilight che non questa. Twilight è una schifezza per varie ragioni, ma una delle principali è che l’idea centrale del vampiro gnokko è un’idiozia. Valutazione però alla fin fine soggettiva. Qui no, in Wunderkind ci sono una marea di problemi oggettivi.

e) Sono, stanca, stanca, stanca, di discutere sempre il metodo generale. Mi piacerebbe che contestazioni e discussioni fossero su particolari tecnici; su precisi problemi o presunti tali della trama o dello stile.

#103 Comment By barbara On 4 giugno 2009 @ 14:51

Bho sinceramente questo impecoramento dietro Gamberetta io non ce lo vedo, semmai vedo un tifo smisurato quando critica libri che ci hanno fatto schifo, di contro alcuni si risentono subito e quindi Gamberetta non è più il loro idolo se critica libri che sono piaciuti.
Fermo restando che il metodo che utilizza è sempre quello, se critica opere che per me sono valide, tipo Martin, semplicemente espongo il mio punto di vista su quell’autore, non critico il medoto in sè come ormai fanno a random (vedi Vincent) alcuni, diventanto francamente noiosi.

Passando al Wunderkind, il capitolo che ho letto sul sito della monda dori mi ha invogliata a leggere il libro tanto come l’idea di una ceretta inguinale, ma comunque quello che mi ha veramente infastidito, oltre all’arroganza dell’autore, sono stati i paragoni.
In ordine ho sentito: King, Barker, Poe e Gaiman, ovvero i primi sprovveduti scribacchini che passavano di li, ecco paragonare un esordiente a che ne so a un novello King, per quanto altisonante mi può anche star bene, ma a tutti e quattro no.
La recensione di Gamberetta ha solamente confermato quella che era già una mia intenzione, non leggere questo libro, anche perchè sinceramente le trilogie commerciali ormai hanno sfracassato le palle.

#104 Comment By Rotolina On 4 giugno 2009 @ 17:53

Ma oggi, che c…. me lo descrivi a fare nei minimi dettagli un alieno, e che so imbecille e privo d’immaginazione?
Vuoi tu caro scrittore lasciare spazio alla mia immaginazione o vuoi tu caro crittore invadermi il cervello con le tue descrizioni minuziose e dettagliate?

Bella questa.
La mia domanda è qundi perché mai acquistare un libro. Posso tranquillamente sedermi in poltrona, e immaginare. Così non spendo soldi.
Ma in verità ho quotato questo commento per questo:

Vedi Palachniuk (ops, non è di genere)

Palahniuk, è tra i miei scrittori preferiti. Non me lo paragonare allo scempio qua sopra, per favore.
E non mi dire che non ci sono descrizioni, perché se non ci sono lì, non saprei proprio dove altro cercarle.
Solo che ci sono le descrizioni che servono. E comunque è un genere completamente diverso, per nulla paragonabile con questo.

Questo, si presenta come un horror, o comunque qulacosa di pauroso, no? E non lo è. Nel primo capito, la descrizione del ributtante persoanggio, NON è ributtante.
Per usare il tuo paragone, Palahniuk quando descrive, ti lascia intendere alla perfezione lo squallore (Che poi è uno dei punti salienti dei suoi racconti in genere), e NON scrive da nessuna parte “è squallido”, lo pensi te dalle sue precise immagini.
Questo è scrivere. Darmi le immagini necessarie, per farmi capire quello che vuoi trasmettermi.

#105 Comment By Mauro On 4 giugno 2009 @ 20:16

anche se poi il personaggio non ricorderà niente, finché ricorda (che a tutti gli effetti è fino all’ultimo istante prima di perdere conoscenza, perché non sta “ricordando” se la telecamera è nella sua testa: lui e il lettore stanno vivendo “in diretta” la scena) occorre mostrare l’accaduto

Se l’hai scelto per mostrare al lettore quello che i personaggi non possono mostrare, be’, fallo. Altrimenti il lettore rimane perplesso

Però non mette il lettore nella stessa situazione di non-ricordo del personaggio, anzi parte dal presupposto contrario; il che non è un male, ma il mio dubbio era relativo al caso in cui l’autore voglia mettere il lettore in quella stessa situazione.
L’esempio che fai tu ottiene un effetto decisamente diverso; se invece l’autore volesse proprio ottenere altro? Il tutto nell’ipotesi che non lo abbia fatto a caso, ma che abbia consciamente deciso di usare quella forma narrativa per ottenere quell’effetto, ritenendo che in quel momento il lettore dovrebbe essere nella stessa situazione del personaggio; del resto, prendendo il tuo esempio, spostare il momento dello svenimento cambia quanto il lettore sa e quindi quanto condivide della situazione del personaggio.

Nel caso si fosse persa, ripeto la domanda (nessun problema se non hai tempo, solo essere certo che non si sia persa nella marea di messaggi trascorsi tra le tue risposte): potresti consigliarmi i libri che consideri migliori, con e senza narratore?

Se vuoi iniziare a leggere qualcosa parti da Renato Di Lorenzo

Grazie, cercherò di leggerlo quanto prima.

#106 Comment By alicearth On 5 giugno 2009 @ 01:54

Non so se qualcuno l’ha già detto, ma con orrore mi sembra di no…
Questa storia dei ricordi mi ha ricordato la storia infinita!!!
Dove grazie all’Aurin per ogni desiderio espresso su fantasia Bastian perdeva un suo ricordo, prima i più superficiali e poi via via quelli più importanti…e poi scavava e scavava in una miniera per ritrovarli…
…ma questa è un’altra storia e sarà raccontata un’altra volta…
Final Fantasy avrà sicuramente copiato da qui poichè i suoi creatori hanno proprio l’età giusta!!!
Penso che a GAMBERETTA la STORIA INFINITA possa piacere

-anche se chi può dirlo questa ragazza ha idee troppo chiare su cosa le piace e cosa no
e questo la rende delle volte un pò bacchettona…(non ti perdonerò mai le critiche a Tolkien, ehehehe)
spero per la sua salute che legga anche altro oltre l’overdose di fantasy-
poi però penso che anche io sono così sul teatro, mi sono fatta un’idea di cosa mi piace, sentito parlare un addetto ai lavori rimasto a Peter Brook, e da allora se non si seguono quelle regole fondamentali provo proprio una sensazione di schifo-
Ovviamente esorto le nuove generazioni a recuperare i bellissimi libri, di Michel ENDE, anche se gli ho letti a 11 anni mi aspetto che facciano anche da grandi la loro figura.

#107 Comment By Mariano On 5 giugno 2009 @ 10:49

@alicearth

ERRATA CORRIGE:

Ovviamente esorto le nuove generazioni a recuperare i bellissimi libri, di Michel ENDE, anche se gli ho letti a 11 anni mi aspetto che facciano anche da grandi la loro figura

“Anche se “li” ho letti. Non se “gli” ho letti.
Ognuno sceglie quel che più gli piace alla fine. Per esempio, in questo periodo sto iniziando un’overdose di letteratura americana.
Ho letto Tolkien.
Ci ho messo tre anni. Leggevo e andavo al cinema, leggevo e andavo al cinema…Diciamo pure che la Tolkien-mania è esplosa grazie a Peter Jackson.

#108 Comment By Gamberetta On 5 giugno 2009 @ 12:40

@Mauro. Onestamente sul personaggio senza memoria non capisco cosa mi chiedi. Ci sono una marea di romanzi che cominciano con il protagonista in ospedale con le ossa rotte senza memoria dell’incidente.
E va bene, perché l’evento è fuori dalla narrazione. Ma non ha molto senso inserire un evento che nessuno si ricorda nel bel mezzo di un romanzo. Ovvio, puoi farlo lo stesso, magari in situazioni particolari può essere funzionale alla trama, ma sarebbero appunto eccezioni.

potresti consigliarmi i libri che consideri migliori, con e senza narratore?

Non saprei. Non mi è mai capitato di leggere un libro e apprezzarlo in particolare per la presenza di un Narratore Onnisciente. Per come la vedo io, in ambito fantasy/fantascienza al massimo è un buon romanzo nonostante il Narratore.

#109 Comment By AngicourtJester On 5 giugno 2009 @ 13:21

L’amnesia è sempre uno strumento da usare con parsimonia, perché è potente. Stiamo creando un vuoto nelle percezioni del nostro lettore, un vuoto che lo disorienta, quindi dobbiamo stare attentissimi a due cose: a) quel vuoto andrà riempito più avanti nella trama (è ciò che il lettore si aspetta e ciò che lo spinge a continuare a leggere), b) quel vuoto deve avere un senso. Non possiamo omettere una fetta di narrazione per comodità o per incuriosire gratuitamente il lettore.
La potenza deriva dalla capacità di suscitare la curiosità, per cui la parte mancante deve essere importante (non a caso è un meccanismo frequentemente usato nel noir: il protagonista si sveglia e si ritrova con le mani insanguinate accanto a un cadavere; che è successo?).
Può accadere in mezzo ad altri eventi (cioè a storia iniziata)? Ni.
Cioè: può accadere, ma ci devono essere ottime ragioni per farlo e, soprattutto, non deve mai notarsi che è un espediente narrativo usato ad hoc, per esempio, per non farci scoprire il colpevole in anticipo. Siccome questo è molto difficile da ottenere, di regola è meglio non usarlo mai in mezzo alla vicenda: il trucco magico è più facile da nascondere a inizio spettacolo che quando hai gli occhi della platea piantati addosso.

#110 Comment By Vincent On 5 giugno 2009 @ 22:24

Per Rotolina,
Il tuo autore preferito usa sapientemente tutte due i metodi, descrive e non descrive.
A volte capita anche l’aggettivo orribile.
Leggi bene.
Cmq Wunderkind non è un romanzo Horror.

#111 Comment By Vincent On 5 giugno 2009 @ 22:27

Angra sono curioso di leggere altri parti del racconto a dimostrazione della tesi di Gamberetta.
Magari puoi farlo tu nel tuo blog.
Sempre se hai letto il libro.
(Non vale l’anteprima, come esempio)

#112 Comment By Angra On 5 giugno 2009 @ 23:42

@Vincent: io il libro l’ho letto. Come da segnalazione su questo sito, lo trovi su emule cercando:

ITABOOK_0231_-_D’Andrea,_Giuseppe_Luca_-_Wunderkind_-_Una_lucida_moneta_d’argento.rar

#113 Comment By Mauro On 6 giugno 2009 @ 00:30

Non saprei. Non mi è mai capitato di leggere un libro e apprezzarlo in particolare per la presenza di un Narratore Onnisciente. Per come la vedo io, in ambito fantasy/fantascienza al massimo è un buon romanzo nonostante il Narratore

Non chiedevo un libro che ti sia piaciuto per la presenza del narratore, ma uno (o piú) di quelli che consideri i migliori tra quelli che lo hanno; lo chiedo perché vorrei leggerli: leggere il migliore (per te) con narratore e quello senza credo mi permetterebbe di capire meglio i discorsi che fai.

Sul discorso amnesia: capito cosa intendi.

#114 Comment By alicearth On 6 giugno 2009 @ 01:33

per @Mariano…
quanta puntigliosità!!!
ma hai visto l’ora del post!!!eheheh
io non sono mai molto lucida quando scrivo….
…e si vede!!!

#115 Comment By Mariano On 6 giugno 2009 @ 01:42

@alicearth

Infatti è pura puntigliosità la mia.
Nei commenti bado perlopiù al contenuto ;)

#116 Comment By Gamberetta On 7 giugno 2009 @ 23:20

@Mauro.

Non chiedevo un libro che ti sia piaciuto per la presenza del narratore, ma uno (o piú) di quelli che consideri i migliori tra quelli che lo hanno; lo chiedo perché vorrei leggerli: leggere il migliore (per te) con narratore e quello senza credo mi permetterebbe di capire meglio i discorsi che fai.

Ripeto, non saprei. Non ho catalogati i romanzi rispetto al punto di vista adottato (anche perché non necessariamente un romanzo ha sempre lo stesso punto di vista). Di romanzi relativamente recenti con Narratore Onnisciente in campo fantasy/fantascienza non mi viene in mente niente di significativo (almeno che ricordi). Devi tornare ai tempi di Dickens o simile.

#117 Comment By Vincent Law On 8 giugno 2009 @ 06:43

eilà gamberetta :3

Bella recensione, ho letto il libro e ti appoggio. Anzi, sarei stato pure più cattivo sul finale, una boiata pazzesca.

…. Ma dai? Non dirmi che quando ti arrabbi assomigli a Taiga :) Tsundere tsundere… bisogna importare questo concetto nella cultura italiana :3

#118 Comment By Asher^Kunitz On 8 giugno 2009 @ 11:58

Ciao Gamberetta! Non immagini quanto ho riso leggendo la tua recensione. Non tanto per gli strafalcioni che hai evidenziato, quanto per la serietà dell’autore. Da quanto ho letto sul suo blog sembra proprio uno convinto, tronfio, illuso. Che bello quando un Recensore, con la Re maiuscola, fa notare le cose come stanno davvero! Complimenti vivissimi!

PiEsse: Scusa se ti uso come “biblioteca”, ma volevo chiederti qualche informazione sui nuovi romanzi editi da Piemme, “Il silenzio di Lenth” e “la scacchiera nera”. Pensi che valga la pena comprarli? Conta che costicchiano assai, mica cavoli, anche se su ibs ora sono scontati e pensavo di approfittarne.

PiEsse2: A quanto una nuova recensione di Troisiana memoria? Conta che ci sono molti suoi eredi in giro ;)

#119 Comment By Gamberetta On 8 giugno 2009 @ 23:11

@Asher^Kunitz.

PiEsse: Scusa se ti uso come “biblioteca”, ma volevo chiederti qualche informazione sui nuovi romanzi editi da Piemme, “Il silenzio di Lenth” e “la scacchiera nera”. Pensi che valga la pena comprarli? Conta che costicchiano assai, mica cavoli, anche se su ibs ora sono scontati e pensavo di approfittarne.

De “Il silenzio di Lenth” non so niente, se non la quarta di copertina come riportata dai vari siti. Non so molto di più neanche riguardo “La Scacchiera Nera”, se non che, a differenza dei precedenti romanzi dell’autrice, questo non è un romanzo per bambini. Inoltre, sempre a detta dell’autrice, il disegno in copertina e la quarta di copertina non sono in verità particolarmente attinenti al contenuto dell’opera.

PiEsse2: A quanto una nuova recensione di Troisiana memoria? Conta che ci sono molti suoi eredi in giro ;)

Della Troisi, lei in persona, non credo che mi occuperò più in tempi brevi. Per un nuovo romanzo “fantasi itagliano” che parta con premesse di immensa boiata, se ne riparlerà il prossimo Natale, quando farò un nuovo sondaggio. Sperando – ma so già che mi toccherà – che non vinca il nuovo romanzo della Strazzu o Bryan di Boscocoso Volume 2.

#120 Comment By Asher^Kunitz On 8 giugno 2009 @ 23:45

La Strazzu ancora pubblica? Stiamo messi proprio bene…
Resto allora in attesa di nuove recensioni! In caso i due titoli che ho citato provo prima a recuperarli in maniera “alternativa”. Spero ne valga la pena!

#121 Comment By mhrrr On 10 giugno 2009 @ 13:51

letto, apprezzato. non sono d’accordo su tutto ma aggiungere un commento alla montagna di quelli presenti mi scoraggia.
comunque grazie
e a presto.

#122 Comment By Mariano On 10 giugno 2009 @ 15:44

letto, apprezzato. non sono d’accordo su tutto ma aggiungere un commento alla montagna di quelli presenti mi scoraggia.
comunque grazie
e a presto.

Il bello è che lo ha appena aggiunto!!!

:D

#123 Comment By Edo On 11 giugno 2009 @ 11:25

Un bombardamento chirurgico, esecuzione impeccabile! Stavo giusto cercando un faro per navigare nel mare di… gamberi senza che le eliche rimangano bloccate a furia di tritare merdazza.
Nonostante la copertina di questo Wunderkind (WONDERBOY? http://it.wikipedia.org/wiki/Wonder_Boy) avesse catturato la mia attenzione per una sorta di attrazione alle W di colore rosso-oro, avevo fiutato odore di pacco. Ora ho la conferma. Grazie!
Adesso spulcerò il sito cercando titoli leggibili. Dopo aver divorato Tolkien anni orsono, non ho trovato più nulla di degno e la parola “Fantasy” ha senso solo se metto Final davanti (sempre meno senso, visti gli ultimi polpettoni,ma questa è decisamente un altra storia).
Qualche consiglio?

#124 Comment By Edo On 11 giugno 2009 @ 11:30

Per WONDERBOY intendevo il secondo capitolo di ambientazione Fantasy RPG non il platform cavernicolo.

#125 Comment By Mariano On 11 giugno 2009 @ 14:45

@Edo

Prova con il gdr. Magari, se ben fatto, ha molto più senso di tanto c.d. fantasy in Italia!

#126 Comment By Hellfire On 11 giugno 2009 @ 15:13

questo?
http://en.wikipedia.org/wiki/Wonder_Boy_in_Monster_Land
uno dei più bei giochi di sempre, soprattutto considerata la sua presenza in sala giochi

#127 Comment By Edo On 11 giugno 2009 @ 15:37

@Mariano
Grazie del consiglio, ma purtroppo ho già avuto esperienze di gdr piuttosto deludenti, che nei casi più fortunati(ovvero quando non finiva in “trova il cavillo nel manuale”) terminavano con “E ALLORA USO IL BAZOOKA NUCLEARE TELETRASPORTATO QUI DAL FUTUROOOOOO!!!!” seguiti da urla alcoliche quali “A MONTEEEE A MONTEEEEE HAR HAR HAR!” tra monsoni di dadi segnalini e carte di riferimento..
Proverò a sfruttare la riedizione economica di Neverwhere per sgranchirmi!

#128 Comment By Mariano On 11 giugno 2009 @ 16:48

@Edo

Eh, lo so! Quando non si gioca di ruolo, finisce così. Cmq potevate fare a meno di segnalini e compagnia bella. Noi giocavamo con dadi, foglio e matita (e manuali ovviamente). Poi ultimamente c’avevano la fissa del plastico ma questa è un’altra storia ;) Se vai in fogna ho linkato nei miei ultimi commenti un interessante post sui gdr. Ciao!

#129 Comment By Mauro On 11 giugno 2009 @ 21:37

#130 Comment By Angra On 13 giugno 2009 @ 09:07

Ieri sono andato sul blog di Sandrone Dazieri. Dato che chiedeva pareri su Wunderkind da parte di qualcuno che l’avesse letto, gli ho lasciato il mio. Non è stato pubblicato, e immagino che non lo sarà. Stamattina gli ho riscritto. Se a qualcuno può interessare, ho riportato tutto sul mio blog.

#131 Comment By Elvezio On 13 giugno 2009 @ 15:57

Ho completato solo oggi, (finalmente ho avuto tempo, ho dato da mangiare ai gerbilli e la mia lady è via per il week end) la lettura di tutti i commenti, e non posso che rallegrami ancora di più di aver smesso, con La Sete, di criticare e recensire opere italiane perché non ne vale davvero la pena, vuoi per il livello medio, vuoi per l’onda d’odio ignorante che ti becchi dopo in fase di commento.
E, come ho scritto nel post seguente a quello della recensione, non so davvero come faccia la persona dietro il nick Gamberetta a sopportare i vari G.L. e accozzaglia varia di turno, avete più resistenza del sottoscritto.

Wunderkind è ancora più penoso della media della narrativa di genere fantastico italiana perché, oltre per tutti i motivi elencati da Gamberetta, parte con pretese più alte, ben più alte della Licia Troisi di turno.
I plausi ricevuti addirittura su Carmilla (che, sarebbe bene chiarire una volta per tutte, ha una modalità di critica ondeggiante fra il penoso e il marchettaro intra-kompagni) strappano più di un sorriso e speriamo che non avvenga quel che Sarasso predice

Wunderkind è il primo volume d’una trilogia fantasy destinata a cambiare per sempre il volto del genere in Italia

altrimenti stiamo freschi…

A me chi più diverte sono gli utenti come Il Guastatore (ovvero Fabrizio Furchi) che cominciano a razzo una pappardella a tratti interessante ma da sottoporre a intensa Cura-Carver, per poi finire a muovere le solite accuse trite e ritrite, fra l’altro con un stile faticoso, alla Emilio Fede di sinistra, con tutti quei continui richiami ai gamberi, decapodi e bla bla bla che, fatti una volta, intrattengono, ripetuti venti volte sanno tanto di one trick pony.

Dice, per esempio (uso lui, ma molti altri tizi andrebbero bene):

Sono la spocchia e la supponenza che fanno da cassa di risonanza alla boiata.

Quale spocchia? Quale supponenza?
Gamberetta dimostra sempre con chiarezza ogni sua affermazione.
Tu invece spari accuse di spocchia e supponenza che dovresti dimostrarci, altrimenti rimaniamo di nuovo al tell don’t show e la discussione non procede.

In ogni singolo post la Gambera non fa altro che tirare fuori queste “verità rivelate”.

Di nuovo, quando? Come? A me par proprio il contrario, difficilmente Gamberetta muove un pedone senza saperlo coperto prima da mille esempi e spiegazioni, non si riduce mai al ite missa est come fai tu.

Lei è quella che sa tutto e capisce tutto. Lei ha la soluzione. Ha in mano la ricetta per sintetizzare il romanzo perfetto.
Lei è quella delle ricerche e della dedizione maniacale, fatte scendere dall’alto del suo sapere.

Di nuovo, sempre a girare la stessa merda nei tubi. Ma quando mai lo ha fatto? Ma chi? Si limita a dimostrare chiari esempi di cattiva letteratura, guasti, difetti, di nuovo motivando fin troppo, incrociando ricerche fatte sia sul campo della linguistica che in quello delle neuroprogrammazione, addirittura, dati oggettivi e dimostrati a fronte delle tue accuse soggettive e non dimostrate.

Spesso la Gambera non va oltre Wikipedia.

Ah madonna, ma hai riletto il commento prima di postare? Questa è una cazzata madornale che, nuovamente, non dimostri.
Ci provo io per te, vuoi?
Prendiamo anche solo, come parametro di valutazione, i link che Gamberetta mette a completamento di ogni articolo.
Ti prego, non dirmi che bisogna valutare anche titoli ed esempi citati dentro gli articoli perché ti metteresti ancora più in merda, te lo assicuro.
E prendiamo, come campione casuale, le recensioni e articoli che appaiono in home oggi. Non il migliore dei metodi statistici, ne avessi usato altri leggermente più faticosi i numeri mi avrebbero dato ancora più ragione, ma pazienza.

Sanctuary: 5 link di cui uno solo wikipedia
Wunderkind: 10 link, di nuovo solo 1 wikipedia
Cuore d’acciaio: zero link
The year of our war: 5 link, zero wikipedia
Il punto sul fantasy italiano: 5 link, 3 wikipedia
L’acchiapparatti di Talos: 4 link, zero wikipedia
Le avventure della giovane Laura: 11 link, 3 wikipedia
Alcune note sullo scrivere recensioni: 4 link, zero wikipedia
Boscoquieto. 9 link, 1 wikipedia
Lo specchio d’Atlante: 0 link

53 link, 9 wikipedia. Il 16,9%. E nel campo che più è amico alla tua tesi, quindi molto biased verso la tua affermazione, se andiamo a fare analisi dentro ai vari testi si scende BEN sotto il 5%.
Non mi pare quindi che sia come dici tu, ma sono “solo numeri”, magari contano di più le tue sensazioni.
Vatti a leggere i commenti del post sulla situazione del Fantasy e i testi di manualistica che cita Gamberetta ( Jeffrey M. Zacks, William Strunk ) , poi torniamo a parlare di wikipedia.

E ci gode a sbatterlo in faccia a chi la contraddice.

Che ne sai? La conosci? Ci vivi insieme? Sei forse lei?

Io lascerei anche perdere Stephen King e On Writing, il primo sono 20 anni che scrive maluccio, il secondo è un manualetto mediocre, ma non avendo tempo per dimostrartelo accettiamolo, dai. E si tratta di nuovo di un paragone alla cazzo e che non mi dice nulla, visto che è di nuovo basato su tue impressioni (non dimostrate) sul fatto che King non si mette in cattedra mentre Gamberetta sì ecc ecc.
Sai, le percezioni, le impressioni, le simpatie e antipatie in una discussione servono a ben poco, di sicuro non a darti ragione…

Gamberetta si sente cagata dal mondo intero, quando stronca e, come è già stato detto, “Sparge astio e con l’astio non ci si fa nulla”.
La Decapode non vuole fare del bene al genere che ama, vuole visibilità.

Capisci che sei pieno di sparate a cazzo come questa, che non servono a nulla e non portano da nessuna parte?
Che ne sai tu di come si sente? Dimostramelo.
Che ne sai tu che una attività critica molto dettagliata e negativa non fa del bene a un genere?
Dimostramelo.

Siamo sempre alle solite, per questi signori chi stronca è un danno, un invidioso, un egocentrico, un fallito ecc ecc peccato che, mi ripeto perché è il succo della faccenda, si tratti sempre di accuse generiche mai supportate da esempi che possano chiarire quanto si afferma…
E mai una volta, mai, che uno di loro scenda nel contesto e vada a controcriticare un passaggio di qualche romanzo asfaltato da Gamberetta e riescano a dimostrare che quel passaggio invece funziona, è buona letteratura, evocativo ecc ecc. Mai.

E no, non sono uno del fan club, su alcune cose non sono d’accordo con Gamberetta (Twilight, per esempio, pur trovandolo odioso sia io che lei, ne facciamo analisi diverse) e a me piacciono le over 30 quindi non ho mire da manga sporcaccioni.
Né ho, leggendo i vari commenti, la sensazione che ci siano dei pecoroni pronti a seguire Gamberetta giù dal dirupo. Angra e parecchi altri mi paiono in grado di decidere autonomamente sempre, senza leccaculare.

Cthulhu mi è testimone, non sono mai stato un ottimista, ma la sensazione (dimostrabile, Guastatore, se vuoi ti fornisco link e cifre) , per fortuna, è che le cose stiano per cambiare, che il rafforzamento dell’e-book e della Rete intera darà una grossa spallata ai vari camerata e compagnucci di Segrate et similia, basta avere ancora un po’ di pazienza e lavorare seriamente, con competizione, come sta facendo Gamberetta.

#132 Comment By Gamberetta On 13 giugno 2009 @ 16:36

A proposito de “con l’astio non ci si fa nulla”, cito David Gerrold:

He [un insegnate di scrittura] looked me straight in the eye and said, “Stop wasting my time. You’re no good. You’ll never be any good. You have no talent. You’ll never be a writer!
His words angered me so much that I made a promise to myself. It was very simple. I’ll show you, you stupid old bastard!
That was in 1963.
Within four years I’d sold a script to television – “The Trouble With Tribbles” episode of Star Trek. Within ten years I’d published eight novels, two anthologies, two nonfiction books about television production, and a short story collection. I’d written four more television scripts. And I’d won three Hugo and three Nebula nominations.
Boy, I showed him.
And yes, rage is an excellent fuel.
Later on, when the rage faded out, I discovered that rage isn’t enough. A writer also needs technique.

Nel caso di G.L. (e di molti altri) la tecnica non c’è, forse un po’ di astio farebbe bene.

#133 Comment By Angra On 13 giugno 2009 @ 16:51

@Elvezio: hai dimenticato il tormentone brutta bestia l’invidia. Pare lo insegni l’avvocato Ghedini nei corsi per Leccaculi Mercenari Sotto Copertura in Mondadori. In realtà se tu, criticando un romanzo, dici “questo paragrafo non significa nulla” e ti rispondono “brutta bestia l’invidia”, vuol dire che sanno che hai ragione. Che poi invidia di cosa? Sono capace anch’io di scrivere cose senza senso.

#134 Comment By Merphit Kydillis On 17 giugno 2009 @ 11:21

Probabilmente questo commento verrà cancellato mentre FM e Gielle mi considereranno un troll della peggior specie.

Stavo navigando sul sito di FM con la sua presentazione di Wunderkind… bene, guardando i commenti un certo kinnall che cita Okamis (lo stesso Okamis che conosciamo qui?) . Ora: come la democariza, Internet può essere usato per la liberta di pensiero e di parola (entro certi limiti, ovviamente). Come molti sanno, FM non si dimostra neutrale nella recensione dei libri fantasy (a parer mio questi manco li leggono) e non me ne stupisco; ma quello che dice…

Spero che Okamis legga il commento. Qui siamo di fronte ad un’autentica rivelazione, uno stile innovativo e visionario qualcosa di travolgente ed immenso. Non voglio creare un eccesso d’aspettative, ma chiunque ama l’horror, ed ha divorato i libri di Clive Barker, Lovecraft ed il miglior Stephen King non potrà che amarlo. Scrive in un italiano superlativo ed ha un talento visionario straordinario. Pieno di citazioni che un amante del genere non potrà che riconoscere. Leggetelo, leggetelo, ed ancora leggetelo, magari con un pò di sano e robusto metallo in sottofondo…

Da quanto ho visto sulla recensione di Gamberetta, Gielle si dimostra l’esatto contrario… E quando qualcuno ribatte che 17 euri non sono pochi (e non ha torto), risponde:

Quando sarà conosciutissimo in tutto il mondo non dite che non vi avevano avvisato.

Vabbè, i gusti son gusti… ma a parer mio questo Wunderkind manco l’ha letto, e ripete a pappagallo quello che dice FM: Wunderkind è un best-seller, Wunderkind porterà la rivoluzione nel genere fantasy… Giuro, mi viene la tentazione di comprare Gielle e leggerlo, per vedere se Wunderkind è bello oppure no. Poi vediamo.

Un’altra cosa.

Gielle, nel suo blog, ammette di aver avuto la “discussione” con Gamberetta (e pure di avere un caratteraccio), ma dice che la nostra non ha capito il motivo del suo astio… Non so cosa abbia detto il “maestro” per far arrabbiare Gamberetta (Il signor G.L. mi ha offesa negli scorsi mesi senza alcuna ragione e la faccenda non mi ha fatto piacere.): ma a me, uno che se si comporta in questa maniera e, in seguito, non solo non mi spiega il perché se l’è presa con una ragazza, ma se ne vanta pure… gente del genere mi stanno sul quel posto. E poi dice di non voler attirare orde di troll.
Anzi: un certo Tommasso cerca di difendere Gamberetta:

Non credo che l’intento di gamberetta sia di spargere astio.
Credo voglia infomarci sulla qualità dei libri, e , di conseguenza, consigliarci cosa leggere.

Dimostrando una maturità degna di un bimbomim****a, Gielle ha preso la cosa come un’offesa (forse pensa che il suo libro non è di qualità?), e ha risposto in malomodo a Tommaso, dandogli pure del troll!
Caro Gielle; il giorno in cui commenterò sul tuo blog (sezione Gamberetta) sarà il giorno in cui avrò finito di leggere il tuo libro. Così non verrai a dirmi”Certo, questo qua spara sentenze e crede di essere chissa chi, ma di sicuro il mio bellissmo e rivoluzionario libro non l’ha manco letto: quindi è un troll!”

#135 Comment By Okamis On 17 giugno 2009 @ 11:45

Sì, sono lo stesso Okamis. Solo su IBS c’è uno che a volte si firma con il mio stesso nickname, ma in quel caso io non ho nulla a che farci.
Riguardo G.L., se t’interessa su Youtube e sul mio sito ho caricato la presentazione fatta a Torino del Wunderkind, alla quale era presente anche Licia Troisi. Dura quasi una mezz’ora, ma c’è da sganasciarsi dalle risate per la marea d’idiozie dette, molte delle quali denotano una grave ignoranza in campo letterario da parte di entrambi i “padroni di casa”.

#136 Comment By Fos87 On 17 giugno 2009 @ 17:32

non posso che rallegrami ancora di più di aver smesso, con La Sete, di criticare e recensire opere italiane perché non ne vale davvero la pena, vuoi per il livello medio, vuoi per l’onda d’odio ignorante che ti becchi dopo in fase di commento.

Sinceramente leggere certe cose mi rattrista, perchè sono convinta che in Italia i veri talenti esistano da qualche parte, se non altro perchè un paese dove nessuno sa scrivere sarebbe una cosa veramente triste.
Quanto all’utilità o meno delle critiche di Gamberetta, secondo me tutte le critiche sono utili, in quanto spingono a riflettere e mettersi in discussione, se però lo scopo della nostra cara “stroncatrice” è buttare nell’oblio alcuni autori, non credo che serva: insomma, le sue recensioni sono ironiche, divertenti, incisive.
Rimangono.
E con esse rimangono anche coloro che stroncano.

#137 Comment By Darlene Alibigie On 4 luglio 2009 @ 13:39

Lo sto leggendo.

Per ora posso dire che questo G.L. D’Andrea scrive esattamente come Faletti. Decidete voi se è un bene o un male (per me, un male).

#138 Comment By Elle On 1 agosto 2009 @ 20:42

Come sempre le tue recensioni sono affilate e audaci al punto giusto. Solo su una cosa mi permetto di dissentire: la prima persona. Io amo l’uso della prima persona e non è assolutamente vero che non ti lascia immaginare gli eventi___ anzi tutt’altro. Vedo con gli occhi del personaggio quello che succede e lascio i miei abiti per entrare in quelli di un altro. Secondo me l’immedesimazione è massima. Certo per un fantasy è molto complicato usarla. Diciamo che se si preferisce l’introspezione personale va benissimo___ se si preferiscono le azioni allora meglio la III.

#139 Comment By Gamberetta On 1 agosto 2009 @ 20:57

@Elle.

Come sempre le tue recensioni sono affilate e audaci al punto giusto. Solo su una cosa mi permetto di dissentire: la prima persona.

Ehm, dov’è che ho parlato di prima persona? Qui ho criticato l’uso del Narratore Onnisciente, non della prima persona. Usare la prima persona va benissimo, se l’autore è in grado di gestirla al meglio.

#140 Comment By eLLe On 18 agosto 2009 @ 11:11

Ehm, dov’è che ho parlato di prima persona? Qui ho criticato l’uso del Narratore Onnisciente, non della prima persona. Usare la prima persona va benissimo, se l’autore è in grado di gestirla al meglio.

Ho letto in molte recensioni che non ami molto l’uso della prima persona (anche se poi ne fai uso come in SMQ), forse ho preso un granchio [o un gambero XD] oppure ho interpretato male le tue parole. Fatto sta che forse nel fantasy la 3 persona rende una visione più globale della storia mentre la 1 si basa più sulle sensazioni del protagonista, quindi diventa un romanzo più introspettivo.

Comunque ho letto la recensione dell’autore. Dice che le tue recensioni portano insesorabilmente al successo del romanzo recensito, soprattutto se in negative!! XD beh……. se è così, attenta all’invasione degli autori stile meyer-troisi che vorranno tutti una tua recensione pur di far soldi.

bye bye

#141 Comment By Angra On 5 settembre 2009 @ 08:18

Ragazzi! Gamberetta! Abbiamo sbagliato tutto. Tanto per cominciare la recensione di Wunderkind non dovrebbe stare su questo sito. D’Andrea lo spiega chiaramente sul suo blog: i francesi distinguono fra letteratura di genere e letteratura bianca. Abbiamo scambiato Wunderkind per letteratura di genere? Fantasy, o magari horror? LOL! Poveri minchioni! Per forza ci è sembrato una schifezza. Salti di POV, raccontato e non mostrato, ambientazione quasi nulla, personaggi piatti, cose che succedono perché sì, dialoghi inverosimili, tutti sanno che sono errori da dilettanti nella letteratura di genere, mentre nella Letteratura con la “L” maiuscola sono il segno distintivo dei Grandi Artisti. O no?

Farò ora mentre scrivo un esperimento per voi. Grazie a una potente tecnica di meditazione tibetana, rivivrò l’esperienza della lettura di Wunderkind ma senza più essere condizionato dall’idea della letteratura di genere.

3
2
1
Fatto.

Wow! Un romanzo da almeno 12 gamberi freschi. Purtroppo, non trattandosi di letteratura di genere, deve andare a farseli dare da qualcun altro. Peccato!

C’è un doloroso però (eh sì). D’Andrea dimentica il problema di una classificazione ortogonale a quella di cui parla lui, il fatto cioè che Wunderkind sia stato pubblicato in una collana per ragazzi. Sandrone Dazieri, sul suo blog, dice di Wunderkind:

Decisamente per adulti (diciamo dai sedici in su), anche se pubblicato nella collana per ragazzi.

Eh? Aspetta aspetta aspetta! Se le parole sono pietre, qui non parliamo di un romanzo per adulti, ma di un romanzo decisamente per adulti. Sono intervenuto sul blog di Dazieri chiedendo:

Come mai un romanzo decisamente per adulti viene pubblicato nella collana per ragazzi? Forse in Mondadori si fanno le cose a caso?

Curioso poi che nessuno abbia consultato l’editor, visto che aveva un’idea molto precisa in merito.

Il cacciatore di aquiloni? C’è un posto libero ne I Grandi Manuali Pratici. Sodomie in corpo 11? Non saprei… mettilo ne I Classici Disney. Dazieri, molto corretto nel pubblicare la domanda, non ha risposto (ma posso capirlo). Poco male, perché tanto mi ero già risposto da solo ^_^: è stato pubblicato nella collana per ragazzi perché è scritto da schifo.

#142 Comment By Lorenzo On 5 settembre 2009 @ 13:26

Carissimi tutti, carissima Gamberetta (chiunque tu sia, mi incuriosisci),

questa è la prima volta che scrivo su questo blog. Avessi letto la tua recensione prima avrei risparmiato 17 sudatissimi euri. Invece, spinto dalle recensioni dei vari giornali, e in particolare di Carmilla, ho comprato il libro e finito di leggerlo oggi.
Condivido appieno tutte le critiche da te mosse. Ho trascinato per tutte le 400 pagine della lettura un senso di profondo fastidio al quale non sapevo dare un nome, e che riassumerei con la seguente frase: “ma a me, del Caius, o Wunderkind, o chessoio, che me frega?”.
Cioè, con tutti i difetti di Harry Potter, ci si immedesima così bene in Harry (almeno nei primi libri) che bene o male ce ne frega di quel che succede a lui e ai suoi amici, e i luoghi e le situazioni descritti appaiono paradossalmente realistici malgrado il loro essere grotteschi.
Ma in questo mitico “Dent de nuit” non succede niente, e dico niente, che non sia almeno dejà-vu, e comunque vago, indistinto, mal descritto, e tutto sommato privo di qualsiasi interesse o capacità di coinvolgere.
Ho letto descrizioni di personaggi, creature fantastiche e luoghi immaginari dei quali, a fine lettura, non avevo ancora ben chiare le fattezze e le caratteristiche. Atmosfera zero, coinvolgimento minimo.
Non sono mai stato tanto deluso da un libro, di recente.
E questo non ha nulla a che fare con classificazioni di alta o bassa letteratura, o letteratura di genere o noir o bianca. Il libro non coinvolge, non colpisce, non intriga. È fiacco, è stanco fin dalla prima pagina.
Sa di compito finale di una scuola di scrittura, però mal guidato e malconsigliato dai docenti.
La parte sui graffiti di Rue Felix è veramente un brano da antologia di ciò che NON si dovrebbe fare in un libro se lo si vuole coinvolgente.
E lasciam perdere i personaggi: tutti fiacchi, in primis il mitico Wunderkind, le cui intenzioni e scelte vanno al di là del condivisibile e comprensibile per il comune lettore, dal momento che il personaggio non ha il minimo spessore o credibilità. Altro che Harry Potter …

#143 Comment By Merphit Kydillis On 5 settembre 2009 @ 14:28

Il romanzo ancora lo leggo (sto ancora aspettando mia sorella che mi da il permesso di usare EMule), ma ne ho date delle scorze in libreria… la frase in cui Caius non è stupido perché amico di Dickens che di Resident Evil l’ho trovata proprio nel primo capitolo. Mon dieu, Je suis choqué par ce blasphème (studiare il francese è utile). Inoltre quella è una delle -poche- frasi in cui si capisce se la storia è ambientata nel mondo attuale o nel XIX secolo.

La cosa che mi lascia perplesso sono le stronzate cretinate che dice Dazieri. Un conto è che spalleggia Licia dicendo che, fra i vari fantasy che ha letto, Nihal è stata l’unica che non l’ha annoiato. E poi questo, che Gielle scrive horror per adulti.
O il sig. Dazieri i romanzi non li legge bene, oppure lo fa apposta dire cretinate.

@ Angra: Nei tuoi commenti riguardo Wunderkind noto un astio ben concetrato: rispetto agli altri romanzi sei sempre sarcastico, ma qui percepisco odio vero e proprio. Sarà una mia impressione, e scusa se te lo chiedo, ma… come mai? Mica avrai litigato con Gielle come è successo con Gamberetta?

#144 Comment By Angra On 5 settembre 2009 @ 17:02

@Merphit Kydillis:

Buona domanda. No, con D’Andrea non ho mai avuto a che fare. E’ vero, di romanzi altrettanto inutili e mal scritti, ad andarseli a cercare, se ne trovano quanti se ne vuole. Ad andarseli a cercare, appunto. Questo invece, per il fatto di essere pubblicato da Mondadori coi suoi potenti mezzi, è lui a venirti a morsicare i calcagni. Quello che mi infastidisce non è tanto la schifezza del prodotto in sé, quanto lo spettacolo di malafede, ruffianeria e meretricio che lo precede e che si tira dietro.

Due parole su Dazieri: vista la sua posizione, quando dice che Wunderkind è un romanzo che rispetta il patto col lettore non riesco a trovarlo più colpevole di uno che lavora in Microsoft e gli tocca dire in pubblico che Vista è meglio di Xp.

Premessa: quanto sto per dire non è supportato da nessun genere di prova se non delle indimostrabili facoltà ESP.

Ho scritto a Dazieri sul suo blog: “Tu sei un bravo scrittore, non posso credere che ti sia piaciuto davvero”. Anche questo, come tutto il resto che ho scritto su Wunderkind, me l’ha pubblicato senza replicare. L’idea che mi sono fatto è che me l’ha pubblicato perché è quello che sarebbe tanto piaciuto dire a lui, ma non può. Ripeto: idea mia.

#145 Comment By Gamberetta On 5 settembre 2009 @ 17:11

@Angra. Ti sei dimenticato di ricordare quando la editor de Gli Eroi del Crepuscolo disse che il romanzo non si poteva giudicare quale fantasy, perché in realtà era epica(sic). Nihal della Terra del Vento, prima di diventare fantasy per ragazzi (scemi), era uscito nella collana I Massimi della Fantascienza.
È tutto un arrampicarsi sugli specchi, a tratti patetico, a tratti divertente.
Nel caso di G.L. si tira la zappa sui piedi da solo: giudicato come romanzo fantasy/horror è tra il brutto e il molto brutto, giudicato come literary fiction, Letteratura con la L maiuscola, Arte che trascende i generi, ecc. è una schifezza immonda. Persino la Strazzu ha una capacità di uso del linguaggio superiore a quella di G.L.
Poi anche G.L. ogni tanto è simpatico: per esempio la “recensione” al suo romanzo che ha messo sul suo blog oggi è uno spasso, con frasi di questo genere: (G.L. con Wunderkind) stana l’essenza lugubre degli oggetti come solo gli incubi più disperati riescono a fare.

È il mio sogno fin da quando ero bambina stanare l’essenza lugubre degli oggetti…

#146 Comment By Merphit Kydillis On 5 settembre 2009 @ 19:40

@ Gamberetta:
Oddio, no! Mi hai fatto ricordare Rosella Postorino! Perdonami se è off topic, ma te la sei andata a cercare^^
Cioè, io mi chiedo com’è possibile che l’editor non solo abbia dato l’okay per la pubblicazione di codesto nephandum, ma addirittura dire …tutt’altro che gli eroi stereotipici cui la letteratura fantasy, e non solo, ci ha abituati.

Ma te lo giuro, io a questa se mi capita a tiro glielo faccio vedere io il vero fantasy. A capo del mio reggimento hobgoblin con le scimitarre infuocate e cavalcando cinghiali dopati, intonando Goblin’s Song dei Spellblast. Così, mentre mettono fuoco l’Einaudi, io, sul mio nero destriero, tra i raggi morenti del tramonto e le urla dei morenti, assaporerò la mia vittoria.
E infine, con i miei fidi, deprederò la tesoreria della casa editrice, ovvero i soldi di noi poveri allocchi, e la nera armata fuggirà nella notte di luna piena, aggiungendo l’ennesimo massacro nella loro ennesima vittoria.

Spero di aver reso l’idea^^ (sì, sono un malato dei Spellblast e dei Rhapsody of Fire, che ci posso fare…)

#147 Comment By Mauro On 9 settembre 2009 @ 10:27

Intervista all’autore: http://www.fantasymagazine.it/interviste/10844/1/faccia-a-faccia-con-g-l-d-andrea/. Non l’ho ancora letta, ma mi è saltato all’occhio quello che pensa di Gaiman: sopravvalutato.

#148 Comment By Angra On 9 settembre 2009 @ 21:27

@Gamberetta: a proposito di zappe sui piedi, questa è un capolavoro. Scrive GL:

C’è da dire però che ogni volta che ricevo una mail da un aspirante scrittore – e ne ricevo parecchie – la domanda è “come hai fatto a pubblicare Mondadori?”, mi fa uscire dai gangheri. Sarebbe molto più intelligente e utile, secondo me, chiedere “in quel punto lì, a pagina X, hai creato un effetto che mi ha fatto venire i brividi/vomitare/saltare sulla sedia, puoi spiegarmi come hai fatto? Mi consigli qualche autore che mi racconti storie così?”. Questo significherebbe, a mio parere, avere la giusta mentalità, che in Italia ancora latita. Perchè? Perchè se rispondo “vado in palestra con Confalonieri e un giorno mi ha chiesto se avevo voglia di scrivere un libro”, ci sono quelli che mi credono. Non scherzo. E’ successo.

Domandina facile facile: come mai alla gente viene da chiedersi “chi ti ha raccomandato?” molto più che “come fai a essere così bravo?” Forse hanno letto il romanzo? ^_____^

#149 Comment By francy On 21 settembre 2009 @ 19:10

Premetto che non ho letto wunderkind e non ho intenzione di farlo (la storia non mi intriga granchè e ho già il patto di mezzanotte da leggere che invece mi sembra molto promettente) ma ho comunque notato un’inquietante, macabra e malsanamente sadica somiglianza del personaggio Gus von quellarobalì con un personaggio di andrea & andrea di domenica luciani (a&a non è un fantasy, è un libro scritto come altri della luciani con l’unico scopo di far ridere, scopo in cui riesce in modo potente!) il personaggio in questione è Klaus Scheisse, così soprannominato perchè infila la parola scheisse, merda, praticamente in ogni frase. un po’ come il “cazzo” di Gus. una coincidenza? uhm uhm, io credo di no…=) ( So che sembra che sono andata a pescare il pelo nell’uovo, ma l’ho notato subito e volevo farlo presente)

P.S. scusatemi se le parentesi rendono fastidiosa la lettura del commento, eh eh… ^^”
P.P.S. se vi interessano i libri della luciani, anche se non sono fantasy, ecco qui la breve lista di quelli che ho letto. vi assicuro che sono una lettura piacevolissima, le storie sono una più strampalata dell’altra e soprattutto…fanno scompisciare dalle risate!!! XD

Vacanze al cimitero; Cinema segreto; Andrea & Andrea; Solido, liqido o gassoso?; La scuola infernale (quest’ultimo potrebbe essere un fantasy, visto che ci sono di mezzo diavoli griffati e angeli semplicemente idioti…)

#150 Pingback By Leggere W. 2. « Palanmelen's Blog On 9 novembre 2009 @ 22:27

[...] Insomma, non così a caso. Avevo detto (a GL?) che non ero propriamente d’accordo con la sua recensione, a cui ero arrivata in un modo arzigogolatissimo (del tipo: blog di GL – blog di Fabrizio – [...]

#151 Comment By skorpio On 25 novembre 2009 @ 17:52

dopo aver letto questa recensione l’ho scaricato e ho iniziato a leggerlo: tutto sommato non mi sembra così male, più che altro una sorta di epigono di Clive Barker (il Venditore viene dritto dritto da Weaveworld) con qualche idea discreta e una scrittura decente. Insomma, non un capolavoro ma neanche una tavanata galattica…
Aggiornerò l’opinione quando finirò di leggerlo…

#152 Comment By Melmoth On 20 gennaio 2010 @ 11:07

Caius non rifletté, e fu una novità per uno come lui.

La frase più bella della storia della letteratura italiana degli ultimi trent’anni.

#153 Pingback By E Ora… MAZZATE! » L’Accademia della Fuffa » Il Serpente Ouroboros On 11 marzo 2011 @ 07:59

[...] per cui, andiamo con ordine. La cosa è andata più o meno così. Ho finito il 2010 leggendo «Wunderkind – una lucida moneta d’argento» di GL d’Andrea. Visto come si è concluso l’anno [...]

#154 Comment By Eosforo On 5 luglio 2011 @ 18:34

@Angra:
La Mondadori pubblica solo fantasy per ragazzi. Punto.
Allora come mai Gielle è stato pubblicato lo stesso dalla Mondadori? Semplice, è rappresentato dal più potente e influente agente letterario in Italia: Nicolazzini.

Mi domando, semmai, come mai Nicolazzini abbia deciso di rappresentare un autore così scarso.
Originalità? Certo che no.
Moda? Gielle h più di vent’anni e non scrive fantasy con elfi e/o vampiri.
Scandalo? No, non c’è nulla che possa creare scandalo. Il Codice da Vinci è molto lontano da Gielle.
Target? Se me lo classifichi come horror, non credo abbia un target così ampio.
Quindi? Boh!

#155 Comment By binex69 On 17 luglio 2011 @ 23:44

Condivido sostanzialmente tutto!

Poi in particolare sulla descrizione delle battaglie insisto con un mio pallino: abbiamo nella migliore letteratura italiana esempi fulgidi di come si descrivano battaglie e duelli all’arma bianca! Basterebbe (ri)leggersi molti passi non solo dei poemi dell’Ariosto o del Tasso ma anche dei minori come il Boiardo e il Pulci. E non lo dico soltanto perché amo quella letteratura ma anche perché allora si usavano veramente le spade, gli spadoni e le lance per combattere, per cui le descrizioni di battaglie, soprattutto delle lotte uno vs uno o uno vs gruppo o gruppo vs gruppo, hanno origini realistiche e pratiche (così come l’uso dei cavalli ad esempio), anche se naturalmente, per ragioni “retoriche”, viene perlopiù esagerata la resistenza e la forza dei vari paladini (soprattutto nelle parti ironiche e/o parodistiche, come nel Morgante del Pulci oppure nel Baldus del Folengo).

Sommo scorno di tanti giovani autori di “fantasy” italico aver passato le scuole superiori e magari l’università senza prendere in considerazioni quegli esempi, che sono anche esempi di vera “arte del mostrare”, come vorrebbe Gamberetta!

Che siano poemi, scritti perlopiù in ottava rima, non significa nulla riguardo a questo punto poiché si tratta sempre di un racconto.

#156 Comment By Angra On 18 luglio 2011 @ 12:06

@Eosforo:

Be’, quello di GL è horror per bambini che non spaventa nemmeno per sbaglio, e pubblicarlo in una delle collane per ragazzi Mondadori è quindi la scelta più logica subito dopo quella di buttarlo nella spazzatura.

Riguardo ai criteri di scelta, ricordo un numero di Rat Man in cui i responsabili di una rete televisiva sceglievano i programmi per bambini spargendo le cassette su un tavolo, e mandavano poi in onda quelle su cui defecava una scimmietta che lasciavano libera per lo studio.

Il fiuto editoriale è una legganda. Vanno a caso, poi se uno ha una botta di sedere gli altri lo copiano fino a che la moda non si esaurisce.

#157 Comment By Franek Miller On 27 settembre 2011 @ 17:09

Per quanto il sistema di gestione degli MP (LOL) sia promettente non si può dire sia originale. E’ un plagio bello e buono: in FFVIII il team di personaggi si rende conto (nell’orfanotrofio della strega Edea tra l’altro) che per evocare i Guardian Force devono sacrificare i propri ricordi. Son passati 10 anni, ma è uno dei Final Fantasy più famosi: è un plagio sfacciato.

#158 Comment By Randall Fall On 15 ottobre 2011 @ 16:12

Questa è una recensione kazzo!!!
Gamberatte, tu fai recensioni, e come tu ben sai le recensioni sono neutrali, allora cosa MINKIA fai una recensione che NON è OGGETTIVA!!!

#159 Pingback By Invasione: prime reazioni – il ragazzo prodigio | Fondazione Elia Spallanzani On 2 aprile 2012 @ 22:17

[...] e quindi spesso estremi nelle idee e nei giudizi. Per Wunderkind, il giudizio è quasi sempre negativo: la rete si ribella alle fumisterie dello sguardo obliquo, del linguaggio insolito, e alle sparate [...]

#160 Pingback By Recensione: I Regni di Nashira 1- Il Sogno di Talitha | Cal the Pal On 3 ottobre 2013 @ 09:17

[…] la caratterizzazione dei personaggi, e incredibile dictu esiste di peggio (ad esempio qui, qui e qui, per rifarmi alla vecchia guardia che dice mèrde ma non si arrende. Anche se forse dovremmo dirlo […]

#161 Comment By Andrea Alessandrini On 25 aprile 2014 @ 10:07

«Ognuno, letta la recensione, potrà stabilire se il mio astio per l’autore ha influenzato o no il giudizio sul romanzo.»

Il tuo astio verso l’autore ha certamente influenzato il tuo giudizio, ma questo non vuol dire che scriva bene :D

Andrea


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