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Gli Indiscussi Maestri di Sanctuary

Pubblicato da Gamberetta il 12 giugno 2009 @ 20:07 in Fantasy,Italiano,Libri,Recensioni | 74 Comments

Copertina di Sanctuary Titolo originale: Sanctuary
Autori: Indiscussi Maestri

Anno: 2009
Nazione: Italia
Lingua: Italiano
Editore: Asengard

Genere: Racconti Urban Fantasy
Pagine: 320

Nota: questo articolo sarà infarcito di termini stranieri – oh, yeah! – per adeguarsi allo stile proposto da Alan D. Altieri nell’introduzione del volume[1]. Se lui scrive così, dev’essere giusto!

* * *

Sanctuary è una raccolta di racconti urban fantasy, ambientati nell’immaginaria città di Sanctuary. Gli autori dei racconti sono nomi più o meno noti del fantasy italiano. Il curatore dell’antologia, Luca Azzolini, li definisce “indiscussi maestri della parola scritta”. L’introduzione, come già accennato, è di Alan D. Altieri.
Dovrei aggiungere che in teoria i racconti sono ambientati a Sanctuary. In pratica buona parte potrebbero essere ambientanti ovunque, a Sanctuary come a Cefalù. Se si cerca una consistenza nell’ambientazione passando da racconto a racconto si rimarrà delusi; qui ognuno ha scritto come gli è parso, infischiandosene di quello che avevano scritto gli altri. Il che non è necessariamente un male, basta saperlo.

Il “Santuario” delle sfide di Alan D. Altieri

L’introduzione di Altieri è una sorta di lungo flamebait. Dopo che la storia del fantasy è riassunta, da Gilgamesh a George R.R. Martin, in poco più di una paginetta, Altieri si lancia in ogni sorta di iperbole per esaltare l’antologia e i vari autori. Così si possono leggere passaggi di questo tenore:

I non-parametri della ibridizzazione e dello scavalcamento ragionato dei confini dell’immaginario sono anche le colonne portanti di “Sanctuary”, proposta antologica del tutto ground-breaking, sia nel senso dell’apertura a scenari assolutamente sorprendenti che per le aggregazioni completamente innovative.

A parte un generico “eh?”, mi domando che senso abbia questo genere di sbrodolate. Se tu mi parli di “scavalcamento ragionato dei confini dell’immaginario” o di “scenari assolutamente sorprendenti”, io pongo come pietre di paragone per Sanctuary antologie quali The New Weird o The Bizarro Starter Kit, e Sanctuary appare ancora più misera e triste di quanto in effetti non sia.

Copertina de The Bizarro Starter Kit
I due volumi (arancione e blu) del Bizarro Starter Kit. Ne parlerò prossimamente

Prosegue Altieri:

In “Sanctuary”, tredici autori che più diversi non potrebbero essere, attraverso tredici storie che più temerarie non potrebbero risultare, arrivano a formare una squadra di eccezionale coesione multi-tematica in un unico contenitore narrativo.

“tredici storie che più temerarie non potrebbero risultare”… peccato che abbia smesso a nove anni di credere a Babbo Natale.
E ancora:

Siamo in bilico tra Shangri-La e Settimo Cerchio, megalopoli e necropoli, tempio e simulacro, meta-industria e sub-mondo. “Sanctuary” è simultaneamente tutti i luoghi e nessun luogo, se non il paesaggio evocato nei recessi più estremi della mente.
[...]
Di fronte a un’opera come “Sanctuary”, sociale e magica, politica e gotica, temeraria e inaspettata, sono due le direttive primarie: allacciate le cinture. E non perdetela.

In mezzo a questa parata di complimenti, Altieri pone dodici domande (retoriche), una per ogni racconto, le riporterò via via.

Considerazione generale: se una persona sta leggendo l’introduzione di solito ha già acquistato il volume. Specie in questo caso, dato che Asengard è una piccola casa editrice e dunque è difficile trovare i suoi libri nelle librerie. È raro poterli sfogliare prima di comprarli. Dunque se il fesso lettore fantasy di turno ha già cacciato i soldi c’è bisogno di continuare a blandirlo? Non si potrebbero usare le pagine dell’introduzione per scrivere qualcosa d’interessante? No, eh? Peccato.

L’inizio di ogni fine / La fine di ogni inizio di Luca Azzolini

Azzolini apre e chiude l’antologia fornendo una “cornice” per gli altri racconti. Non mi sembra che l’accoppiata prologo più epilogo di Azzolini possa essere considerata un racconto, dunque non esprimerò alcun giudizio. Comunque l’idea di fondo – originalissima, più che ground-breaking, mind-blowing awesome –, è che ognuno dei racconti che seguirà sia una carta dei tarocchi. UAU.

Il Matto
Tarocchi: Il Matto…


La casa dei millepiedi di Pierdomenico Baccalario

Icona di Altieri domanda La Domanda di Altieri: Che cosa nasconde l’antro iper-meccanizzato chiamato “La Casa dei Millepiedi”, creazione del celebrato autore per ragazzi e young adults Pierdomenico Baccalario?
Icona di Gamberetta risponde La Risposta di Gamberetta: La Casa dei Millepiedi contiene millepiedi. Da non crederci.

Nel racconto di Baccalario si viene trasportati in un mondo a metà fra quello di 1984 e quello del Grande Fratello televisivo. Tutti sono spiati, sempre spiati, il sesso è peccato, la vita è grama, same old same old. Nonostante la banalità dell’ambientazione il racconto scorre bene, e suscita un certo interesse. Il finale, con l’introduzione a forza di una Dea che passava per caso di lì, è tanto repentino quanto stupido. L’occasione sprecata riguarda proprio la Casa dei Millepiedi, ovvero una teca contenente millepiedi che il protagonista tiene in casa. È l’unico elemento inusuale e curioso, sarebbe stato bello se avesse avuto un ruolo nella vicenda, a parte quello di fare da arredamento.
Baccalario scrive con sufficiente competenza, e nel complesso non posso dire che il racconto sia brutto. Orwell bilancia Taricone, i Gamberi freschi sono tanti quanti i Gamberi marci.

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La fabbrica delle leghe perfette di Solomon Troy Cassini

Icona di Altieri domanda La Domanda di Altieri: Quale metallo polimorfo sta venendo forgiato ne “La Fabbrica delle Leghe Perfette”, progettazione termomeccanica di Solomon Troy Cassini, sorprendente autore SF & Fantasy?
Icona di Gamberetta risponde La Risposta di Gamberetta: Si sta forgiando fuffa pura al 100%.

Questo è un disastro, probabilmente il racconto peggiore dell’antologia. Si comincia con quasi quattro pagine di infodump noioso e inutile, scritto in uno stile retorico e pesante. Per dare l’idea, questo è l’incipit:

Ogni luce, per fioca che sia, genera da qualche parte un’ombra, magari a stento visibile. Allo stesso modo una vetta non può troneggiare priva di un pianoro che la circondi, così come una vittoria gloriosa non avrebbe valore alcuno senza i suoi dolenti sconfitti. A dispetto di tutto, perfino del buon senso, ogni paradiso deve avere nei paraggi il suo bravo inferno, e tenerselo anche ben stretto se vuole continuare a illudersi d’essere più virtuoso.

Si continua poi con una lunga “cornice”; il racconto vero e proprio si sviluppa solo nelle ultime tre pagine. Una storiella esile esile e del tutto scontata.
L’ambientazione – un gigantesco complesso metallurgico – è abbastanza curata, ma i particolari sono spesso cliché: i nani operai, i draghi che fondono i metalli con il fiato di fuoco, ecc.

Nano si riposa
Un nano si riposa dopo una giornata in fabbrica

Scritto male, vicenda impalpabile, nessun elemento fantastico degno di nota: Brutto con la B maiuscola.

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Le colpe dei padri di Franco Clun

Icona di Altieri domanda La Domanda di Altieri: In quale baratro tutt’altro che dimenticato ci proietteranno “Le Colpe dei Padri”, mappatura di una delle grandi vergogne del genere umano tracciata dall’ottimo Franco Clun, ex-colonna vertebrale di Delos Books e vate del Fantasy italiano?
Icona di Gamberetta risponde La Risposta di Gamberetta: Qui si finisce del baratro della pessima narrativa. E concordo che la pessima narrativa sia una delle grandi vergogne del genere umano.

Il racconto di Clun è una fan fiction ispirata a Se questo è un uomo di Primo Levi. L’unica operazione che compie Clun è sostituire ebrei e criminali con angeli e nani. Infatti le creature magiche sono “diverse” e vanno sterminate, perché non inquinino il pool genetico della specie umana.
Il lager è Nazi-style, la numerazione dei prigionieri è simile, gli episodi narrati hanno più di un punto in comune con analoghi episodi raccontati da Levi. La differenza è che Primo Levi sapeva scrivere, e il suo libro è pieno di particolari concreti e impressionanti, Clun è molto meno bravo e per descrivere l’orrore troppo spesso si rifugia nel dire che è orribile. L’angelo con le ali nere di nome Lucifero fa alzare gli occhi al cielo per la tristezza.
In un paio di punti credo manchino i caporali di inizio e fine dialogo, e quei passaggi sono difficili da seguire.
Scrittura incerta, trama banalissima, fantastico assente o quasi: un altro Brutto racconto, con la B maiuscola.

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Le storie che nascono in questa città di Francesco Dimitri

Icona di Altieri domanda La Domanda di Altieri: Per quale motivo si è pronti a uccidere per il possesso dell’idolo al centro de “Le Storie che Nascono in Questa Città”, ideato dal multiforme Francesco Dimitri, una tra le voci più significative dell’ultima generazione della saggistica e del fantastico?
Icona di Gamberetta risponde La Risposta di Gamberetta: Si uccide perché così ordina il copione.

Dimitri mette in scena una classica storia di “maledizione”. Il racconto scivola benissimo, il passaggio da un personaggio all’altro è gestito con maestria, dal punto di vista stilistico è forse il testo migliore. Purtroppo non si può dire lo stesso della storia. È cliché, priva o quasi di elementi fantastici, priva dell’ironia che una vicenda così scontata meriterebbe. Il finale “distrugge” anche quel poco di fantastico sopravvissuto fin lì. L’ambientazione è del tutto generica. Nonostante con fin troppa insistenza i personaggi parlino di Sanctuary, la storia potrebbe essere ambientata tanto a Sanctuary quanto a Canicattì.
Valutazione difficile: è il racconto che si legge più volentieri ma lascia un retrogusto amaro. In fondo buono, però si poteva far di meglio.

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Il racconto di Dimitri in poco più di un minuto, grazie agli Happy Tree Friends

Anobium di Francesco Falconi

Icona di Altieri domanda La Domanda di Altieri: È forse una sensuale, letale banscea, erinni erotica della mitologia celtica, la dark lady che si aggira in cerca di preda nello underworld di “Anobium”, sortilegio evocato da Francesco Falconi, autore che ha tramutato l’ingegneria in Fantasy ?
Icona di Gamberetta risponde La Risposta di Gamberetta: Ma cosa va a pensare, signor Altieri? La dark lady sarà certamente una suora!

Falconi scrive un racconto sorprendentemente trash. Non so fino a che punto sia una scelta consapevole, meglio non indagare. Rimane il fatto che la diavolessa protagonista è forse il personaggio che più rimane impresso dell’intera antologia. Non che sia proprio una buona notizia.
La storia è a tratti volgare, a tratti stupida, non molto coerente, il finale è buttato lì come capita – esponendo fatti che il lettore non avrebbe in alcuna maniera potuto prevedere. È un po’ come l’omicidio nella stanza chiusa: se a uccidere il disperato nella stanza chiusa è stato un rospo con poteri telepatici, bisognare illustrare l’esistenza di tale batrace prima della rivelazione, altrimenti il lettore si sentirà gabbato.
Comunque la narrazione condotta in prima persona con buona abilità e la squinternata simpatia che suscita la protagonista rendono il racconto decente.

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Mirror Blues di Fabrizio Furchì

Icona di Altieri domanda La Domanda di Altieri: Quali magiche sonorità saprà invece regalarci il “Mirror Blues” di Fabrizio Furchì, qui al suo esordio?
Icona di Gamberetta risponde La Risposta di Gamberetta: Il suono del silenzio.

Una misteriosa droga dona momentanei poteri magici e, troppo spesso, la morte a chi la consuma. Un chitarrista che ha stretto un patto col Diavolo, indaga…
La trama non brilla per originalità (non riesco a contare quante indagini su nuove droghe mirabolanti ho già seguito), ma l’ambientazione è buona. Questo è forse l’unico racconto che non potrebbe essere ambientato ovunque. Gli elementi fantastici sono diversi e ben integrati nella storia. Non sempre sono elementi interessanti, ma ci sono: è già molto visto l’andazzo.
La scrittura è il punto debole del racconto. Ci sono piccoli errori – qualche aggettivo di troppo, qualche similitudine balorda, infodump evitabile –, ma soprattutto manca il coinvolgimento con il protagonista. La telecamera segue il nostro eroe con sguardo neutro e l’azione non è tale da sola da appassionare. È troppo il distacco del lettore dal chitarrista.
Nel complesso rimane un racconto passabile.

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Il ditirambo di Samarat di Michele Giannone

Icona di Altieri domanda La Domanda di Altieri: Qual è il segreto nel nome del quale ogni crimine, perfino il più efferato, viene commesso così da garantire l’esistenza della società iper-meccanizzata di “Il Ditirambo di Samarat”, struttura del bravo Michele Giannone, voce Fantasy in ascesa?
Icona di Gamberetta risponde La Risposta di Gamberetta: Domanda trabocchetto? Il segreto è il segreto di Pulcinella!!! Ah, signor Altieri, guardi che la roba iper-meccanizzata era la cosa con i millepiedi. Riciclare gli aggettivi non è cool.

Giannone scrive un racconto con stile decente, peccato che la storia sia un miscuglio di scene già viste mille volte (l’hacker più 1337 che ci sia che recupera i dati crittati dalla chiavetta USB…) e si basi su una solenne idiozia di fondo.

Acid Burn e Zero Cool
Angelina Jolie “Acid Burn” e Johnny Lee Miller “Zero Cool”(sic) protagonisti del film Hackers. “1337” in leetspeak significa “elite”

In poche parole: un culto di svitati sta per evocare sulla Terra un Dio (alieno?) che potrebbe portare alla scomparsa del genere umano; il più potente industriale di Sanctuary lo sa e… decide di inviare a fermare gli svitati un solo sicario armato di coltello. Che si può dire? Che almeno la buona volontà ce l’ha messa?
Un racconto che lo stile salva dall’essere illeggibile, ma che rimane very very sad.

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Angeli e uomini di Cecilia Randall

Icona di Altieri domanda La Domanda di Altieri: Sono angeli, demoni o entrambi quelli che si battono all’ultimo sangue per ottenere l’ammissione alla Loggia, famigerata quanto infame società segreta al centro di “Angeli e Uomini”, rivisitazione criminal-religiosa a firma della multiforme Cecilia Randall?
Icona di Gamberetta risponde La Risposta di Gamberetta: Sono a) angeli, b) demoni, c) entrambi, d) quattro. E la risposta è: quattro. Ah, signor Altieri, guardi che multiforme era Dimitri. Riciclare gli aggettivi non è kawaii.

Malgrado dopo poche pagine si possa intuire chi sono in realtà i due protagonisti (indovinate un po’ chi è uno che si chiama Rafael ed è tanto buono da sembrare un angelo…), la Randall conduce bene la storia fino alle sue logiche conseguenze. In mezzo a tanta confusione è piacevole leggere un testo che abbia un inizio e una fine collegati in una maniera non del tutto cretina.
Lo stile è buono, forse l’unico difetto sono le pagine dedicate a Rafael: troppe per il ruolo che in effetti svolge nella vicenda. L’ambientazione è – tanto per cambiare – generica. La storia si sarebbe potuta svolgere ovunque e in qualunque epoca. Anzi, probabilmente la narrazione sarebbe stata più coerente se non fosse stata ambientata ai giorni nostri. Infatti è difficile credere che nel finale non ci siano telecamere di sicurezza o altri strumenti di sorveglianza in grado di testimoniare cosa sia davvero accaduto.
Però rimane un racconto godibile. Lettura gradevole.

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I passi della sera di Fabiana Redivo

Icona di Altieri domanda La Domanda di Altieri: Cosa spinge bande di elfi, vampiri e streghe a sterminarsi a vicenda pur di seguire “I Passi della Sera”, sentiero indicato da Fabiana Redivo, eccellente autrice Nord e non solo?
Icona di Gamberetta risponde La Risposta di Gamberetta: Ho letto il racconto due volte e non l’ho capito.

Racconto sconclusionato. La Redivo schiera ben sette, forse otto, o sono nove? – credo di aver perso il conto – personaggi in una ventina di pagine. Ne esce fuori un guazzabuglio senza capo né coda. Il mood varia dal mortalmente serio al ridicolo che non fa ridere nessuno. E giuro che non sono riuscita a capire che senso avesse la vicenda, pur avendo appunto letto due volte il racconto.
Mi sono persa tra vampiri, goblin, goblin-vampiri, elfi scuri, troll, aracnidi, licantropi, grizzly chikas_pink03.gif , demoni, gente in moto, e un sacco di altre parole a casaccio. Magari è colpa mia, com’è noto io ho l’attention-span of a door-knob.

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Foresta perduta di Egle Rizzo

Icona di Altieri domanda La Domanda di Altieri: Quali presenze al di là del tempo e delle dimensioni vengono percepite nella “Foresta Perduta”, psicoanalisi al di là della psicoanalisi condotta dalla sorprendente Egle Rizzo?
Icona di Gamberetta risponde La Risposta di Gamberetta: Gnokki.

La protagonista del racconto di Egle Rizzo ha la visione di una misteriosa Foresta. In alcuni momenti il mondo intorno a lei sbiadisce e si sente trasportata in questo luogo magico. Per risolvere il problema si rivolge a uno psichiatra, ma non sa che lui nasconde un segreto.
Qui il fantasy c’entra poco o niente: è una classica vicenda in stile Harmony con la paziente che si innamora del bel dottore. E quando lei pensa a lui le si imporporano le gote. Soooo cute!
Il racconto si distingue per la scena più WTF (scusate, non sta bene) WTH dell’intera antologia, che qui riporto:

[Leda, la protagonista] Rimase senza fiato quando vide i due guerrieri. Avevano lunghi mantelli e divise dall’aria militare; uno vestiva di verde, l’altro di un sobrio grigio antracite. Le spade si incontravano in un fulgore furente, i volti erano arrossati, uno dei giovani rise, non una risata malvagia, ma di puro divertimento.
Sono impazzita, pensò Leda. [...] Poi vide l’orologio al polso del guerriero in grigio.
Leda scoppiò a ridere, e sbucò fuori, per osservare più da vicino la scena. Le armi erano di vero metallo, ma non molto affilate, e quelli non erano spadaccini usciti da una leggenda, o dalla sua mente. Rimase lì, al margine della spianata dove i due combattevano, sorridendo come una sciocca. [...]
«Guarda un po’ chi abbiamo lì.»
Uno dei due ragazzi, quello vestito di verde, aveva abbassato la spada.
«Stiamo giocando, non vedi che rovini l’atmosfera?» esclamò l’altro, accorgendosi solo ora della presenza di Leda.
«Scusate, io… disegnavo…»
«Bah, credi di aver trovato un posto senza intrusi e invece…»
«Smettila, Ted» disse il giovane vestito di verde poggiando una mano sul braccio dell’amico. «Il gioco di ruolo può anche aspettare, ci sono anche cose più interessanti, in fondo.»
«Vuoi chiamare gli altri?» domandò Ted, confuso.
«No, non direi…»
Lo spadaccino verde stava osservando Leda con un’aria che la rese inquieta.
«Esistono diversi modi di giocare, sai? E dal modo in cui ci guardavi mentre combattevamo, io penso che anche a te potrebbe piacere giocare in un certo modo.»
[...]
L’avevano accerchiata, e Leda si lasciò sfuggire un gridolino, quando Verde la attirò a sé per la vita.
«Non fare la schizzinosa, avanti: se fai la brava ti divertirai…»
«Lasciami…» protestò la giovane, strappando all’altro solo una risata beffarda.

E chi interverrà a salvare la nostra povera eroina? Ma il suo gnokko, of course. How romantic!

Gnokko
Tecnicamente nel racconto della Rizzo non ci sono vampiri. Ho usato il termine gnokko nel suo significato più ampio di creatura sovrannaturale maschile il cui unico scopo nella storia è far innamorare la svampita di turno

Devo dire che quest’idea che due tizi che giocano di ruolo dal vivo di botto decidono di violentare la prima che incontrano sembra una trovata degna del Ghirardi. No, Egle, non è un complimento.

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Redenzione (Serra Madre) di Antonia Romagnoli

Icona di Altieri domanda La Domanda di Altieri: Cosa può giustificare lo sterminio dei diversi nel nome della inconoscibile, oscura “Redenzione” suggerita dalla brava Antonia Romagnoli, narratrice di fanta-thriller senza compromessi?
Icona di Gamberetta risponde La Risposta di Gamberetta: Be’, una buona giustificazione allo sterminio sarebbe se codesti diversi scrivessero tutti come G.L. D’Andrea.

Il racconto scritto peggio. Per buona parte solo raccontato, sembra quasi una scaletta per un futuro racconto, invece di un’opera già completa. Anche l’editing è scadente, rimanendo frasi di questo genere:

Teamu era in seconda linea, pronto a proteggere le spalle ai compagni nel caso in cui qualche bestia si fosse avventata per coglierli di sorpresa, ma era evidente che l’effetto sorpresa aveva funzionato: a parte un paio di coraggiosi, nessun altro ingaggiò con loro battaglia.

Dove la ripetizione sorpresa – sorpresa oltre che brutta in sé, crea confusione, dato che non è subito chiaro trattarsi di due sorprese diverse.
La trama è una serie di non sequitur, il protagonista è amorfo, la Noia regna. È difficile arrivare fino in fondo.
Porcata.

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Saint Vicious di Luca Tarenzi

Icona di Altieri domanda La Domanda di Altieri: Quale battaglia decisiva aspetta l’ultimo dei cavalieri Templari nel momento in cui varca la soglia del night-club sbagliato, nel quale la superstar è tale “Saint Vicious”, punk-rocker from Hell creato dal geniale Luca Tarenzi, l’autore italiano che ha portato in primo piano la variazione di genere nel genere chiamata urban fantasy ?
Icona di Gamberetta risponde La Risposta di Gamberetta: Ehm, signor Altieri, non vorrei dire, ma “Saint Vicious” è il buono, così sembra che lei non abbia letto i racconti che introduce…

Tarenzi si affida alla saggezza popolare: “La musica unisce, non divide!”, “In Italia A Sanctuary finisce sempre tutto a tarallucci e vino.” e ne esce forse il miglior racconto dell’antologia. Magari la sensazione è acuita dal fatto che è anche l’ultimo racconto: fine della pena.
La storia si incentra su un tizio il cui Angelo Custode, invece di aiutare nella lotta contro il Male, decide di dedicarsi alla musica punk, divenendo cantante in un gruppo.
Il racconto è breve, scritto con buon stile e la giusta dose di ironia. Lo sviluppo è cliché, ma Tarenzi sembra averlo presente e non si prende troppo sul serio. Il protagonista e il suo Angelo suscitano immediata simpatia.

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Conclusione

Io inviterei i vari autori presenti nell’antologia a leggere Magic, Inc. di Heinlein, pubblicato la prima volta nel 1940. In pratica ci sono già tutte le idee presenti in questi racconti di Sanctuary, più qualche altra anche più divertente. In altre parole, se Sanctuary fosse stato pubblicato non dieci anni fa, ma settanta anni fa, ancora non sarebbe stato ground-breaking. Aggiungo che per fortuna non è neppure cutting-edge altrimenti mi sarei riempita le dita di tagli!

Copertina di Anonima Stregoni
La disgraziata copertina della prima edizione italiana di Anonima Stregoni (Magic, Inc.)

Quella assente in questi racconti è proprio la componente vitale del fantasy: la fantasia, l’immaginifico, il fantasmagorico. In nessun racconto c’è un minimo di sense of wonder, il feeling è di trovarsi di fronte a un film per la TV: scenari di cartapesta, personaggi che recitano a spanne, sceneggiature scartate persino dai produttori hollywoodiani più beceri.
Manca la vertigine. Si sale sul grattacielo più alto di Sanctuary, si abbassa lo sguardo verso l’immensa metropoli e… guarda che schifo! Ho una macchia di unto sulla gonna. Adesso non verrà più pulita.
Emblematico da questo punto di vista il finale del racconto di Giannone, non tanto perché sia peggio di altri, ma perché dimostra l’incapacità diffusa di affrontare l’elemento fantastico.
Abbiamo l’arrivo di un Dio che potrebbe innescare la Fine del Mondo. Questo è il Dio:

[...] figura possente. Umanoide all’apparenza, alta più di un paio di metri, dalle lunghe braccia terminanti con aculei affilati, pareva ricoperto da una patina argentea che ne rendeva vividi i dettagli del corpo.
La testa era lunga e affilata, sovrastata da corna ricurve; gli occhi, due sfere grigie, sormontavano narici strette e una bocca incurvata verso il basso.

L’inizio della Fine:

La figura sollevò le braccia, distendendole verso l’esterno. Volute di fumo azzurro si staccarono dall’essere e si librarono verso le tre donne vestite di pelli animali.
Quando le circondarono, quelle rovesciarono la testa all’indietro e iniziarono a essere scosse da un tremito.
[...] in quel modo l’essere si stava accoppiando con loro, impiantando in ciascuna delle tre il proprio seme.
[...]
Dal ventre di quelle donne, sarebbe sorta una nuova stirpe. Diversa da quella umana, simile talora ad essa nell’aspetto o dalle fattezze mostruose, avrebbe reclamato ciò che le era stato rubato e provato a riprenderselo grazie ai poteri di cui sarebbe stata dotata.

Le descrizioni, l’azione, il narrato conclusivo: è tutto molto cheap, film per la TV appunto. Non c’è esaltazione, non si chiude il libro mormorando un “UAU” di sincera meraviglia.
Sotto questo aspetto anche il racconto di Dimitri lascia molto a desiderare: è vero, spremere sense of wonder fuori dall’abusata vicenda dell’idolo maledetto non è impresa semplice, ma negare la maledizione è solo un trucco, e neppure un trucco originale. Cheap trick.
E così via. La mancanza di fantasia in Sanctuary è disheartening.

Si può anche vedere il bicchiere mezzo pieno: alcuni degli autori dimostrano di possedere un minimo di bagaglio tecnico, il che, nell’ambito del Fantasy Italian-style, non è per nulla scontato. Perciò, in teoria, in un futuro indeterminato, qualcuno degli autori presenti potrebbe scrivere sul serio un romanzo fantasy ground-breaking. Forse. In fondo abbiamo solo settant’anni da recuperare.

Non vale la pena spendere 15 euro per Sanctuary. Per chi, come la sottoscritta, ha già pagato, c’è almeno la soddisfazione di sapere che i ricavi andranno in beneficienza.

* * *

note:
 [1] ^ Altieri, in meno di cinque pagine, riesce a infilare: fiction, Fast-forward, Welcome to the brave, new, contaminated world!, ground-breaking, Italian-style, mission impossible, underdog, young adults, dark lady, underworld, punk-rocker from Hell, epic più ovviamente (urban) fantasy e tralasciando parole inglesi considerate ormai di uso comune quali mystery o night-club.


Approfondimenti:

bandiera IT Sanctuary su iBS.it
bandiera IT Sanctuary presso il sito dell’editore
bandiera IT Sanctuary su Wikipedia

bandiera EN Sanctuary, quello originale
bandiera EN Magic, Inc. su Wikipedia

 

Giudizio:

Dimitri, Randall, Tarenzi. +4 -9 Cassini, Clun, Giannone, Redivo, Rizzo, Romagnoli.

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74 Comments (Mostra | Nascondi)

74 Comments To "Gli Indiscussi Maestri di Sanctuary"

#1 Comment By Gamberetta On 12 giugno 2009 @ 20:11

Mi autocommento solo per ammettere: sì, questa volta sono stata molto di manica larga. Sarà l’avvicinarsi dell’estate: in estate si è tutti più buoni. O è a Natale? Una delle due.

#2 Comment By Grifis On 12 giugno 2009 @ 20:50

L’idea di fondo non è originale ma accattivante, un po’ come i fumetti di Sin City di Frank Miller. Peccato che certe iniziative fuori dal coro del classico fantasy che si trova solitamente in libreria sia andato sprecato.

Mi ha incuriosito molto, ma spenderò i miei 15 euro altrove. Sono sicuro che la copertina aiuterà le vendite (tante persone scelgono il libro in base alla copertina).

#3 Comment By Elvezio On 12 giugno 2009 @ 22:19

A dispetto di tutto, perfino del buon senso

Direi che riassume il tutto in maniera brillante…

#4 Comment By maudh On 12 giugno 2009 @ 22:31

Mi autocommento solo per ammettere: sì, questa volta sono stata molto di manica larga. Sarà l’avvicinarsi dell’estate: in estate si è tutti più buoni. O è a Natale? Una delle due.

Beh, effettivamente non riuscivo a capire come avessi dato i voti. Se avessi messo il solito box per ogni racconto sarebbe stato tutto di più facile comprensione, anche perchè il “è estate +1″ avrebbe un po’ pareggiato l’impietoso giudizio.
Comunque, negli ultimi mesi tutto cio che è stato segnalato su FM ha fatto irrimediabilmente schifo (a partire da storie di eroi, maghi e cretini).
D’ora in poi, solo idiozie misconosciute, e per chi ama il bizarro “il pianeta degli dei” di zacharia sitchin, quella sì che è fantasia ( e demenza congenita).

#5 Comment By Gamberetta On 12 giugno 2009 @ 22:40

@Elvezio. eh eh. Comunque ti farà piacere(?) sapere che qui a un certo punto c’è una cupola geodetica in acciaio e vetro che “sembra volersi muovere come se fosse la pancia trasparente di un’enorme balena robot.” Non è proprio il topo ubriaco ma non è male.

#6 Comment By Diego On 12 giugno 2009 @ 22:57

Mi sfugge il senso della similitudine che hai citato. Forse perché non ho letto il libro e non conosco il contesto?

#7 Comment By Angra On 12 giugno 2009 @ 23:17

Domanda mia per Altieri: ma se gli è piaciuto così tanto, perché non l’ha pubblicato lui? E’ sempre in tempo, non credo che i signori di Asengard avrebbero problemi a vendere i diritti a Mondadori ^_^

Il mio vecchio amico Franco Clun che si confronta nientemeno che con Primo Levi (certo non intendeva scopiazzare sperando di non essere beccato) è una cosa che sfiora il sublime!

#8 Comment By Mariano On 12 giugno 2009 @ 23:50

Okay!
Ammettiamolo.
Ormai ci troviamo di fronte a un nuovo genere: il non-genere, poiché non ha senso.
Il fantasy che (implicitamente? chissà? magari….) nega se stesso.
Oddio! Ma anche la letteratura del non-senso ha fatto il suo tempo (e poi un senso ce l’aveva eccome!).

Ma allora questo è…è….Cos’é? -_-

#9 Comment By Gamberetta On 12 giugno 2009 @ 23:54

@Diego. Il riferimento è a una discussione in altra sede riguardo le similitudini strampalate.
Pare che più di un autore non abbia chiaro il concetto che una similitudine serve a rendere un particolare più comprensibile, non più indecifrabile.
Se io scrivo: “gli artigli del drobodonte tagliarono la corazza del glocosauro come un coltello taglia il burro” sto usando una similitudine banale ma sto aiutando il lettore a capire. Il lettore non sa niente di drobodonti e glocosauri, ma ha ben presente coltelli e burro, dunque può immaginare almeno in parte lo svolgersi dell’azione.
Ma se scrivo: “gli artigli del drobodonte tagliarono la corazza del glocosauro come il fascio antimateria di un disgregatore globulare taglia attraverso lo schermo di energia di un incrociatore spaziale arturiano” il lettore ne sa quanto prima, possibilmente pure meno di prima.
Gli autori devono essere fantasiosi con le similitudini ma avendo ben presente che lo scopo è rendere più chiaro quello che si sta narrando. La similitudine fantasiosa solo per il gusto della similitudine fantasiosa fa ridere. Il che può essere voluto se si sta scrivendo un racconto comico o parodistico, non va bene in un testo serio.
Nel caso specifico – tratto da uno dei racconti – abbiamo una struttura di acciaio e vetro che “sembra volersi muovere”. In effetti è un concetto difficile da figurarsi, perché non si è abituati a opere architettoniche che manifestano volontà di movimento.
La similitudine però tira in ballo “la pancia trasparente di un’enorme balena robot”. E io lettore ne sono quanto prima, perché non ho esperienza di cupole geodetiche che si muovono, ma neppure di enormi balene robot trasparenti.
Inchiostro sprecato e scivolone verso il ridicolo.

#10 Comment By Asher^Kunitz On 13 giugno 2009 @ 00:41

AHAHAHAHAH! Gamberetta, io neppure l’ho preso sto coso. Gridava “pacchianata” a dieci chilometri di distanza! Senza contare che la metà degli autori li ho letti e non mi sono piaciuti. Azzolini, Falconi e la Rizzo poi non li reggo. Altro che Trash, sei stata fin troppo buona. Leggere loro e veri scrittori è come paragonare Charmed a Buffy, l’uno è la versione pacchiana e sbrilluccicosa dell’altro!

#11 Comment By noby On 13 giugno 2009 @ 01:04

la copertina farà indubbiamente il suo dovere. a primo impatto, comunque, a me farebbe pensare ad un classico racconto angeli vs demoni, non proprio urban fantasy, ma se lo dice Altieri :D

#12 Comment By Angra On 13 giugno 2009 @ 08:26

@Gamberetta:

Dunque se il fesso lettore fantasy di turno ha già cacciato i soldi c’è bisogno di continuare a blandirlo?

In realtà sì: si sfrutta il principio di autorità, molto usato in pubblicità. Se il fesso legge il romanzo dopo che Altieri ha già detto che è supermegawow, è più probabile che se lo faccia piacere davvero.

#13 Comment By Dr Jack On 13 giugno 2009 @ 09:34

Io mi pongo delle domande…
Le antologie un tempo tornavano utili… dopotutto pubblicavi molti racconti sprecando meno carta. Sarebbe stato difficile pubblicarne uno solo.

Oggigiorno con internet avrebbero potuto permettermi di prendere un racconto alla volta però… magari pubblicato Creative Commons… almeno avrei potuto leggermi solo i racconti che volevo.

Tra l’altro se voglio comprare questa antologia così ground-breaking sono costretto anche a pagare quelli che hanno scritto racconti orribili… mi sembra scorretto.

Un piccolo appunto… per me Sanctuary era la città dei ladri! Per caso hanno preso spunto o non centra niente?

#14 Comment By Tapiroulant On 13 giugno 2009 @ 09:36

si sfrutta il principio di autorità, molto usato in pubblicità. Se il fesso legge il romanzo dopo che Altieri ha già detto che è supermegawow, è più probabile che se lo faccia piacere davvero.

Sì, penso proprio che tu abbia ragione. Magari uno arriva alla fine della raccolta, che non gli è granché piaciuta, e però incolpa sè stesso (l’ho visto succedere): se solo fossi un lettore navigato e in gamba come Altieri, avrei saputo apprezzare di più questi racconti!!
Oppure, spiegazione alternativa: semplice adeguamento agli standard italiani della prefazione. 9 prefazioni su 10, nell’editoria italiana (dalla letteratura al saggio specialistico) sono pensate per essere inutilmente complicate, faticose da leggere, piene di complimenti colti, e assolutamente nessuno straccio di analisi o spiegazione (molte prefazioni sembrano delle postfazioni: danno per scontato che uno si sia già letto il libro, magari anche due o tre volte). La prefazione è un’occasione per mostrare quanto si è bravi con la penna, e apre la strada ad una curiosa professione non dichiarata: quella del critico-poeta-filosofo-narcisista.

#15 Comment By Elvezio On 13 giugno 2009 @ 10:19

In più, strombazzando la prefazione di un nome noto, si riesce a vendere qualche copia in più.

Più o meno è la stessa meccanica dello strillo in copertina, tipo “Stephen King non se ne separa manco al cesso!” “Neil Gaiman legge solo questa antologia da due anni a questa parte!” e via dicendo…

Altieri non ne azzecca mezza da un bel po’ di tempo… zz zz…

Ripeto il

A dispetto di tutto, perfino del buon senso

che userò come firma in questa discussione.

#16 Comment By Marta Pareti On 13 giugno 2009 @ 10:48

Ho finito l’antologia da qualche giorno e devo dire che anch’io sono rimasta un po’ delusa nel complesso. Concordo con alcune recensioni, il problema di fondo è che molti racconti sono terribilmente…. noiosi. Sono sincera, non sono riuscita a finire Rizzo, Romagnoli e Cassini.
Invece ho trovato molto interessanti e godibili Dimitri, Falconi e Tarenzi. Anche Randall non male, come dici tu, ma niente di che.

#17 Comment By Diego On 13 giugno 2009 @ 13:25

@Gamberetta: Sì, era quello che intendevo. Mi riferivo proprio al brano del racconto, non al ‘topo ubriaco’. Nella frase che hai citato (anche escludendo quel ‘se fosse’ che mi domando perchè non sia stato cancellato) io lettore intendo che l’elemento ‘pancia di una balena robot’ diventi qualificativo del ‘volersi muovere’, il che preso così mi pare abbastanza assurdo. Però non ho letto il racconto. Era per quello che ti chiedevo se magari non avesse una ragion d’essere inserita nel contesto. A quanto mi dici sembra di no.

#18 Comment By izzy On 13 giugno 2009 @ 15:39

L’estate si vede davvero, Gamberetta: avevo quasi l’impressione che a scrivere la recensione fosse qualcun’altro! Troppo tranquilla.
Devi promettere che non prenderai più d’esempio Alteri e il suo italoinglese: ho ancora la nausea. O si parla italiano o si parla inglese: questi ibridi alla “quanto sono fikko” mi danno sui nervi.

#19 Comment By Ayame On 13 giugno 2009 @ 16:30

Avevo scritto un racconto per partecipare all’antologia, ma l’ho terminato mezz’ora dopo la scadenza del bando =.=
Gah, sono mesi che voglio acquistare sto libro.

#20 Comment By Ayame On 13 giugno 2009 @ 18:56

Dimenticavo: l’esordiente in effetti non sapeva nulla di quanto gli altri avevano scritto, è andato alla cieca. Non so se pure per gli altri autori sia stato così o.o

#21 Comment By Gamberetta On 13 giugno 2009 @ 19:14

@Ayame. Dimitri sul suo blog ha scritto di non aver letto gli altri racconti. Penso che anche gli altri autori siano andati avanti da soli.
Anche supponendo che Sanctuary sia una città sterminata (stile Trantor) ci sono troppe contraddizioni fra un racconto e l’altro. Per esempio in nessun modo la società descritta da Baccalario è la stessa del racconto di Falconi. Ma pazienza, in fondo non ha importanza che sia la stessa Sanctuary in ogni racconto. Ha importanza che siano bei racconti – e in gran parte non lo sono.

#22 Comment By Okamis On 13 giugno 2009 @ 19:50

Mi mancano ancora 4 racconti per finire Sanctuary, ma per il momento non mi ha particolarmente colpito. Solo due brani mi sono piaciuti, quello di Baccalario (pur con i difetti da te accennati) e quello di Dimitri (l’ho trovato un piacevole gioco ad incastri). Orribile quello di Cassini (a mio avviso il peggiore finora), mediocre quello di Clun (fantasia zero) e deludente quello di Furchì (mi è sembrato più l’abbozzo di una sceneggiatura che un racconto vero e proprio). Alla fin fine, quindi, su alcuni brani sarei (sarò, visto che vi scriverò due recensioni pure io, una per il mio sito e una per una rivista con cui collaboro) stato più duro, ad altri invece avrei dato un punticino in più.

Riguardo le incongruenze tra i brani, su quelle chiudo un occhio, visto che le diverse interpretazioni di Sanctuary erano già previste al momento del bando. Piuttosto, avrei preferito una struttura dei racconti che attenuasse tale “problema”, invece che ordinarli in ordine alfabetico.

#23 Comment By maudh On 13 giugno 2009 @ 21:08

Domandina innocente: se uno volesse leggersi una buona antologia simile a sanctuary (non per qualità) in italiano, ha speranze?
Bizarro è stato tradotto?
Ma sopratutto, chi è il vampiro lo gnokko vecchio e brutto che illustra gli innovativi contenuti e per nulla scontati contenuti del racconto della rizzo?

P.S. Al nominare il racconto suddetto, il tarlo del dubbio si insinua nella mia testa. Gamberetta, per una scena del genere un tempo avresti dato -9, per tanto, pur sconvolgendo i miei punti fermi nell’universo, sono portato a credere che tu stia diventando, ahime si, buona!!! Sob Sob…

#24 Comment By Gamberetta On 13 giugno 2009 @ 22:14

@Dr Jack. A parte il nome della città e il fatto che l’ambientazione è unica per autori diversi, non credo ci siano punti in comune.

@maudh. Come segnalava Dr Jack (e anch’io nei link a fine articolo), puoi leggere i racconti dell’originale Sanctuary quando era “Racconti del mondo dei ladri”. Gli autori ovviamente sono stranieri.
In italiano dovrebbe essere apparsi:
“La Saga del Mondo dei Ladri” (1987)
“Racconti del Mondo dei Ladri” (1988)
“Avventure nel Mondo dei Ladri” (1988)
L’editore è Fanucci.

Non so quanto sia semplice procurarseli. Però il primo volume si trova anche su emule:
eBook.ITA.3227.Robert.L.Asprin.La.Saga.Del.Mondo.Dei.Ladri.(doc.lit.pdf.rtf).[Hyps].rar (2.492.017 bytes)
Oltre ad Asprin questa raccolta contiene racconti di Haldeman, Marion Zimmer Bradley, Poul Anderson, John Brunner e altri. In appendice all’edizione italiana ci sono due racconti di Adalberto Cersosimo.

Se invece intendevi racconti fantasy in italiano scritti da italiani, non c’è molto. L’anno scorso è uscita un’antologia per Mondadori, Ai Confini della Realtà, ma pare sia una gran boiata (d’altra parte quando fai un’antologia di narrativa fantastica e l’autore più esperto nel ramo che coinvolgi è Licia Troisi…)

Parlando di stranieri, oltre ai ladri di cui sopra, c’è di tutto di più. Se non hai problemi con emule, due release da prendere assolutamente sono:
eBook.ITA.PULP.01.Marzo.2008.(htm+pdf.doc).[Hyps].rar (181.848.809 bytes)
e
eBook.ITA.PULP.02.Aprile.2008.(htm+pdf.doc).[Hyps].rar (99.645.267 bytes)
Ognuna contiene 500 racconti (tradotti in italiano) apparsi sulle riviste popolari americane di fantasy e fantascienza nel periodo 1920-1960. Ci sono tutti gli autori più celebri: Lovecraft, Howard, Van Vogt, Bloch, Sturgeon, Bradbury, Kuttner, Frederic Brown, Simak, Clark Ashton Smith, Kornbluth, Derleth, Bester, Campbell Jr., e moltissimi altri.
Con qualche ora di download si può portare a casa una bella fetta di storia del fantastico. Gratis. E i racconti sono pure belli.

P.S. Il Bizarro non è stato tradotto. Lo gnokko non è Edward Cullen? Forse mi confondo…

#25 Comment By Ayame On 14 giugno 2009 @ 02:03

@Gamberetta: ciò è male. In un’antologia ci dev’essere omogeneità, ogni racconto deve avere un suo posto… Condivido la filosofia di Ian Delacroix, insomma ;)

#26 Comment By maudh On 14 giugno 2009 @ 10:32

Parlando di stranieri, oltre ai ladri di cui sopra, c’è di tutto di più. Se non hai problemi con emule, due release da prendere assolutamente sono:
eBook.ITA.PULP.01.Marzo.2008.(htm+pdf.doc).[Hyps].rar (181.848.809 bytes)
e
eBook.ITA.PULP.02.Aprile.2008.(htm+pdf.doc).[Hyps].rar (99.645.267 bytes)
Ognuna contiene 500 racconti (tradotti in italiano) apparsi sulle riviste popolari americane di fantasy e fantascienza

Ora di farsi Emule, ormai è impossibile leggere solo quel che passa il convento (o lord Mondador).
Mille Grazie, intanto tento di farlo scaricare allo zio smanettone XD.

#27 Comment By Okamis On 14 giugno 2009 @ 12:48

@ Ayame: riguardo l’omogeneità non sono d’accordo. A livello teorico lasciare carta bianca agli autori chiedendo loro d’interpretare a loro modo il pianeta-città di Sanctuary poteva dare buoni risultati. Il problema è un altro: a suo tempo furono date regole precise da rispettare (come ad esempio non inserire riferimento espliciti alla terra, così da mantenere alta la sospensione d’incredulità), in buona parte disattese. E’ il caso del racconto di Baccalario (che pure, come ho scritto, mi è piaciuto) il quale cita apertamente un filosofo greco. Insomma, sarebbe bastato un briciolo di attenzione in più da parte di chi ha curato l’antologia (e dei suoi autori, ovviamente) per creare un prodotto davvero interessante.

#28 Comment By maudh On 14 giugno 2009 @ 14:46

okamis: ma l’ipotesi cha sanctuary fosse delle dimensioni di TRantor non era di origine gamberosa? O è esplicitamente citata nel libro?

#29 Comment By Giulia On 14 giugno 2009 @ 14:53

mi sono fatta fregare!
ebbene sì, io l’ho comprato (e pure convinta di avere tra le mani una lettura interessante).
posso solo dire di aver retto fino a “mirror blues” prima di desistere e abbandonare il libro.
soldi sprecati.
sono del parere che il tuo giudizio, gamberetta, sia in effetti fin troppo buono, ma ammetto che anche io per disperazione sono arrivata ad apprezzare alcune delle storie semplicemente perchè erano meno oscene delle altre.

#30 Comment By Ayame On 14 giugno 2009 @ 15:14

@Okamis, è una questione di gusti. Io preferisco l’omogeneità, ma apprezzerei anche un’antologia eterogenea con dei buoni racconti.

#31 Comment By Carraronan On 14 giugno 2009 @ 15:25

@Maudh:
No, Gamberetta non parla di “dimensioni” (io nemmeno mi ricordavo se Trantor era grande come la Terra o come Marte o come Giove… Wikipedia mi dice che aveva una superficie pari al 130% di quella terrestre), ma di “stile” di ambientazione-città:

Anche supponendo che Sanctuary sia una città sterminata (stile Trantor)

E comunque non è una sua idea. Fin dall’inizio si era parlato del mondo di Sanctuary come di una enorme città, attirando i dubbi di coerenza di vari altri (tra cui Davide Mana, che si era domandato come si possa campare in un mondo solo urbanizzato).

Cito Mana:

Mah, se come dice Wikipedia l’urbanizzazione è il movimento di popolazione dalle campagne verso le città, allora una città completamente urbanizzata potrebbe essere una in cui TUTTI i contadini si sono trasferiti, lasciando le campagne completamente derelitte.
Mi domando di cosa campino, quegli inurbati.
Dieta ipovitaminica per la scarsità di verdure?
Avranno delle serre per produrre verdure – a prezzi salatissimi, ovviamente – magari come monopolio delle classi superiori?
E per i poveri?
Scorbuto?
Soylent Green?

Cito da FM e dalla descrizione del libro:

Sanctuary è una città totalmente urbanizzata, capace di ospitare le più svariate accezioni culturali e sociali
[...]
Sanctuary è una città sterminata, una megalopoli dai mille volti, un luogo dove si intrecciano storie di persone “normali” ed esseri soprannaturali, dei “diversi”, dei reietti. È una città che ha visto centinaia di epoche intervallarsi l’una dopo l’altra, un centro totalmente urbanizzato, capace di ospitare le più svariate accezioni culturali e sociali: dai quartieri alti dove si giocano i destini dell’umanità, alle zone degradate, ai ghetti, ai quartieri residenziali e industriali, alle bidonville nell’estrema e fatiscente periferia.

Cito dal documento sanctuary_progetto.doc, reperibile a questo indirizzo e contenente suggerimenti e direttive:

Il progetto SANCTUARY è ancora più ambizioso, e racchiude in sé (grazie alle potenzialità dell’ambientazione urban-fantasy) un intero “globo” totalmente urbanizzato, capace di ospitare in sé le più svariate accezioni culturali e sociali: dai quartieri alti, dove si giocano i destini dell’umanità, alle zone degradate, ai ghetti, ai quartieri residenziali e industriali, alle bidonville di periferia, ecc.

Un intero globo totalmente urbanizzato. Mi pare esplicito. E pure io a pensarci, beh, mi viene in mente solo Trantor come paragone, pur con tutta la sua diversità, se proprio devo indicare un “globo totalmente urbanizzato”.

Aggiungo anche un pezzo tratto sempre dal .doc per la questione “riferimenti” sollevata da Okamis:

E’ già stato chiesto se sono possibili richiami alla nostra realtà, al nostro mondo: è bene “limarli” il più possibile. Ovviamente ognuno è libero di realizzarli, ma sta all’Autore l’abilità di farli percepire senza dare precise indicazioni geografiche, fare nomi o altro (così che non si possa rompere l’illusione Sanctuary). Ovviamente si è pensata una location “vaga” come Sanctuary per evitare certe incongruenze che possono mettere in difficoltà la coesione tra i racconti, e soprattutto le parti del Prologo e dell’Epilogo che racchiuderanno i lavori che perverranno al Premio. Insomma, libertà di far intuire ciò che si vuole al lettore, ma cercando di non dire: qui una volta era Tokio, qui una volta era New York.

Beh, se davvero hanno fatto il nome di un filosofo greco allora i nomi sono stati fatti e quindi il suggerimento (vincolo?) è stato violato.

#32 Comment By Okamis On 14 giugno 2009 @ 15:33

@ Maudh:
Nel bando e tra le informazioni date da Azzolini al tempo del concorso (Estate 2008 circa, quindi), fu detto che Sanctuary poteva essere interpretata come meglio si credeva, o quasi. La si poteva descrivere come agli albori della sua vita, quando era ancora una “piccola” megalopoli o come un’intero pianeta urbanizzato. L’importante era non inserire riferimenti espliciti alla nostra realtà (ma di questo particolare molti autori se ne sono belle che fregati ^_^).
Tale scelta, buona dal mio punto di vista, almeno sulla carta, dava due vantaggi: il primo era appunto di lasciare quanta più libertà d’interpretazione da parte degli autori; il secondo di annullare l’effetto “incongruenza” tra i brani, visto che nulla impedisce di pensare che le diverse vicende siano ambientate a secoli e secoli di distanza gli uni dagli altri, con conseguente ribaltamente della situazione politica e/o culturale del pianeta-città.

Comunque, riporto qui di seguito quanto scritto sul bando originale riguardo le “dimensioni” di Sanctuary:

Il progetto SANCTUARY è ancora più ambizioso, e racchiude in sé (grazie alle potenzialità dell’ambientazione urban-fantasy) un intero “globo” totalmente urbanizzato, capace di ospitare in sé le più svariate accezioni culturali e sociali: dai quartieri alti, dove si giocano i destini dell’umanità, alle zone degradate, ai ghetti, ai quartieri residenziali e industriali, alle bidonville di periferia, ecc. È una megalopoli che si situa nel solco di altre grandi creazioni del cinema e della letteratura, come la Metropolis capolavoro del regista Fritz Lang, o l’altrettanto famosa Gotham City dei fumetti creati da Bob Kane e Bill Finger, senza citare le versioni cinematografiche.

Luoghi dove, a discrezione di ogni Autore, e per venire incontro alle esigenze di questi ultimi, si potranno ambientare vicende per la presente antologia, così che tutti gli interessanti – sebbene all’interno della megalopoli SANCTUARY, collante dell’antologia (così da rendere il progetto più vicino al romanzo che alla fredda esposizione antologica) –, possano muoversi in completa libertà e raccontare la propria storia nello scenario che più li aggrada per tematiche, intenti e sentire personale di ognuno.

Ecco, qua torna quanto scritto nei miei messaggi precedenti: la sequenza dei racconti in mero ordine alfabetico per autore ha di fatto annullato qualsiasi “effetto romanzo” all’antologia. Sotto questo aspetto, a prescindere dalla qualità dei singoli brani, Sanctuary è un’occasione sprecata.

#33 Comment By Okamis On 14 giugno 2009 @ 15:34

LOL

Il buon duca mi ha anticipato di un soffio ^_^

#34 Comment By Zora On 14 giugno 2009 @ 18:37

@ Duca: un altro globo totalmente urbanizzato è il pianeta-città Coruscant nella saga di Star Wars…li almeno il problema alimentare poteva essere risolto coltivando il cibo in altri pianeti!
In generale l’idea dell’enorme città-pianeta mi sembra più una scusa per dare carta più che bianca agli autori. Fattore secondario se i racconti fossero stati tutti di alta qualità, ma così… Leggerò quelli che si salvano in caso di uscita su emule

#35 Comment By Benmot On 14 giugno 2009 @ 21:14

Visto che avevo partecipato al bando (e ovviamente non vinto, ma non sono ironico) volevo prenderlo quantomeno per curiosità.. con tutto che buona metà degli autori chiamati a raccolta non mi piacevano.. l’altra metà invece si.. però boh..citando Maccio Capatonda “Sossoldi”, inoltre se non è così esaltante a parte due racconti..7.5 euro a racconto..mmh… naaaa..

#36 Comment By Maudh On 14 giugno 2009 @ 21:43

o come un’intero pianeta urbanizzato.

Naturalmente nei racconti non credo siano citati metodi per cui i ca. 500 miliardi di abitanti di una simile città possano mangiare, o anche solo respirare, dato che dall’idea che mi sono fatto del livello tecnologico di questo “mondo” non credo abbiano astronavi che possano importare cibo da una ventina di sistemi solari adibiti a ciò (Trantor, n.d.a.).
Vabbè, dopotutto ci stanno due role player che tentano di violentare Tizia e Caio gnokko la salva… Poteva andare peggio (anche se non so come).

#37 Comment By Alex Frost On 15 giugno 2009 @ 08:06

@Maudh : poteva piovere… :)

però dev’essere interessante trovare la periferia in un unica immensa città XD

#38 Comment By maudh On 15 giugno 2009 @ 09:16

Comunicazione di servizio: FM ha recensito (3 stelle) e ne parla piuttosto bene. Bah…

#39 Comment By An0n On 15 giugno 2009 @ 11:44

Volevo citare Coruscant ma sono stato anticipato..però come globo completamente urbanizzato c’è anche la Ravnica dei romanzi di Magic : The Gathering ( e nemmeno lì viene spiegato di cosa campano i derelitti abitanti..) ^^

Comunque peccato, considero questo libro un’idea decente sfruttata male ( leggasi : Italia.)

#40 Comment By Davide On 15 giugno 2009 @ 12:01

Più che altro non ho capito: a quale tarocco si abbinerebbe ogni racconto? Nel senso, viene mai detto o è lasciato tutto all’immaginazione del lettore?XD

Io comunque manco sapevo dell’esistenza di questa roba fino a stamattina e me ne terrò ben lontano. Tanto mi è appena arrivata dall’Irlanda “Strange Wine” di Ellison per ben 3 Euro, così almeno potrò finalmente leggermi “Le donne sole sono i vascelli del tempo”, “Hitler dipingeva rose” e “Dalla A alla Z nell’alfabeto della cioccolata”.

(e mi procurerò anche Pulp, sempre che ci siano fonti… E’ da tipo due settimane che cerco di scaricare “Artigli sul domani” di Algis Budrys ma ancora niente, sigh)

#41 Comment By Angra On 15 giugno 2009 @ 12:03

@Maudh:

tre stelle per FM è il minimo, corrisponde grossomodo a “scadente”. Qualche tempo fa il buon Silvio Sosio di sua sponte ha pubblicato un articolo dal titolo retorico FantasyMagazine è buonista? (Excusatio non petita, accusatio manifesta sarebbe stato più appropriato), dimostrando l’esatto contrario di quanto era nelle intenzioni. La distribuzione di stelle su un campione di recensioni di FM è risultata infatti:

una stella: 14 libri
due stelle: 32 libri
tre stelle: 89 libri
quattro stelle: 83 libri
cinque stelle: 13 libri

cioè l’80% dei libri recensiti prende 3 stelle o più.

Io lì sopra ci vedo uno sbilanciamento mostruoso verso le 4 stelle, che in un insieme di recensioni equlibrato non dovrebbe esserci. Il buon Sosio, con un personalissimo concetto di media del tutto avulso dalla scienza statistica, lo spiega col fatto che “FM recensisce in media più libri belli che libri brutti”. E’ un po’ come dire che “gli abitanti del pianeta Terra sono mediamente alti”: mediamente alti rispetto a chi? Senza contare che un libro per decidere se è bello o brutto devi prima leggerlo: decidere di recensire in prevalenza quelli che hai giudicato positivamente è già un atto di buonismo in sé, che rende la decisione di pubblicare una recensione negativa un arbitrio.

#42 Comment By Davide On 15 giugno 2009 @ 12:13

@ Angra: di certo per loro la Legge di Sturgeon non vale.XD

#43 Comment By Gamberetta On 15 giugno 2009 @ 12:23

@maudh. La recensione di FM è la tipica recensione (non solo di FM): quarta di copertina più o meno rielaborata + paragrafetto finale di “giudizio”.

Nel caso specifico, c’è da sorridere:

Ognuno di questi racconti meriterebbe un’analisi profonda, perché temi e caratteristiche sono molteplici e tutti degni d’interesse.

Ma ovviamente il recensore non si sogna neppure di tentare un’analisi, approfondita o meno.

Volendo esprimere una panoramica generale di giudizio, si può dire che Sanctuary offre la possibilità di leggere opere di diverso livello, chicche di genere accanto a storie non perfettamente riuscite.

Ma ovviamente il recensore non si sogna neppure di specificare quali racconti sono chicche e quali meno riusciti.

Il tutto si coagula comunque in un libro sicuramente interessante, capace di far riflettere.

E quando mai un libro recensito da FM non è interessante e non fa riflettere?

Insomma, solita fuffa. D’altra parte trattasi di “rivista” il cui scopo è racimolare soldi con la pubblicità via banner o via vendita diretta dei libri attraverso Delos Store. Sarebbe strano se si comportassero in altra maniera.

Per quanto riguarda la grandezza di Sanctuary, in diversi racconti è accennato al fatto che esiste altro oltre la città, dunque di sicuro non copre l’intero globo. È anche vero che è fantasy, non fantascienza: si può senza problemi ideare una città con estensione virtualmente infinita ma che occupi uno spazio tridimensionale limitato.

@Davide. L’abbinamento con i tarocchi è così come capita, non c’è nessuna corrispondenza specifica tra il tal tarocco e il tale racconto.

#44 Comment By Davide On 15 giugno 2009 @ 12:33

@ Gamberetta: ah. Davvero patetico, allora (sarò l’epitome del banale ma da quando King disse nell’intro di “Tutto è fatidico” che aveva avuto la mezza idea di comporre un’antologia basandosi sui tarocchi che aspetto che qualcuno lo faccia. Certo, se lo fa qualcuno bravo, e non le persone di cui sopra, è decisamente meglio).

In ogni caso mi ero dimenticato di farti i complimenti per i riquadretti domanda/risposta. Ogni volta che vedevo Altieri abbinato al Maestro Muten mi prendeva un attacco di risate tale da far sobbalzare il cane.XD

#45 Comment By Tapiroulant On 15 giugno 2009 @ 12:47

@Davide: In realtà un esperimento di quel genere esiste già, ed è “Il castello dei destini incrociati” di Calvino. Io non l’ho letto, ma ne ho sentito parlare bene. Calvino non è uno scrittore né di fantasy né di fantascienza, però di fantastico nei suoi libri ce n’è parecchio.

@Gamberetta: Io mi domando come possa la gente fidarsi di recensioni gestite da qualcuno che, manifestamente, ha degli accordi con le case editrici di chi si trova a recensire, e più in generale un proprio tornaconto. Ma, visti e considerati i dati di vendita di questi libri, forse in effetti non si fida proprio nessuno (checché ne dicano).

#46 Comment By Angra On 15 giugno 2009 @ 12:50

C’è anche un’altra chicca nell’articolo che ho citato:

Andando a fare i conti salta fuori che i libri Delos Books recensiti sono solo otto sui ventuno libri fantasy editi dalla nostra casa editrice. Tre hanno preso quattro stelle, e cinque hanno preso tre stelle.

La domanda nasce spontanea: perché quelli di Delos non cercano di pubblicare dei libri che piacciano perlomeno a loro stessi?

#47 Comment By Davide On 15 giugno 2009 @ 13:01

@ Tapiroulant: Sì, conosco “Il castello dei destini incrociati”, e prima o poi ho intenzione di leggerlo.U_U Comunque, per quanto apprezzi Calvino, cercavo appunto qualcosa di più propriamente fantasy/sf/horror costruito sugli Arcani Maggiori.

@ Angra: in effetti… Sarei curioso di vedere cos’hanno datto a Brian di Stupramarta, alla Strazzu e a Teneramente Licia, giusto per avere termini di paragone.

#48 Comment By maudh On 15 giugno 2009 @ 13:23

@ Angra: in effetti… Sarei curioso di vedere cos’hanno datto a Brian di Stupramarta, alla Strazzu e a Teneramente Licia, giusto per avere termini di paragone.

Bryan di stupramarta 2 stelline, alla strazzu 2 stelline, al tenero mondo dei sentimenti tra i 3 ed i quattro cheerios (o era un voto?)

#49 Comment By Angra On 15 giugno 2009 @ 13:26

@Davide: vieni, spostiamoci in Fogna (qui saremmo decisamente OT), così te ne racconto un paio divertenti.

#50 Comment By Matteo On 15 giugno 2009 @ 13:36

Scusate, mi intrometto senza commentare la (fantastica) recensione di questa raccolta, per segnalare questo evento:

Il 28 Giugno in Liguria, si terrà una tavola rotonda sul fantasy in Italia. Interverranno fra i relatori anche Gianfranco Viviani e Franco Clun.

Magari Gamberetta pensava di intervenire e dire la sua… immaginate la scena?

#51 Comment By Angra On 15 giugno 2009 @ 13:49

@Matteo: è a una manciata di chilometri da casa mia!!!!!! Ke kulo!!!!!!!!!!

Qualcuno sa dove posso comprare del gas nervino con consegna in meno di due settimane? ^__^

#52 Comment By maudh On 15 giugno 2009 @ 14:32

Qualcuno sa dove posso comprare del gas nervino con consegna in meno di due settimane? ^__^

Come manchi d’immaginazione!
Mi sembra ovvio andare lì ed iniziare a tempestarli con i dardi a propulsione nucleare o magnetica o magica (non s’è mai capito) della strazzu: tra un clun esanime ed un clun con la freccia che entra da un’orecchio ed esce dall’altro, meglio la freccia! Poi serve anche poca forza e poco addestramento e potrai colpirli da un chilometro di distanza!!!

P.S. Per la parte scientifica del commento si ringrazia Chiara Strazzulla.

#53 Comment By Angra On 15 giugno 2009 @ 15:02

@Maudh: appunto, l’arco è un’arma da ragazzine leziose ed elfi effemminati, mentre io sono un maschio nerboruto e villoso. I miei antenati si vergognerebbero di me, e Crom mi scaccerebbe ridendo dal Valhalla.

#54 Comment By maudh On 15 giugno 2009 @ 15:43

Angra: Imploro perdono, ma un tempo nel Valhalla non erano più permissivi? In questo caso, consiglio un’ascia di 36 tonnellate manovrata tramite apposita gru.

#55 Comment By Devil Dark Slayer On 17 giugno 2009 @ 21:56

Angra,ti voglio bene però NO. Odino ti scaccia dal valhalla. :D

Lo so che Crom è il dio nell’ambientazione di Conan ma io sono un appassionato di mitologia nordica,quindi non mi riesce proprio di leggere che crom ha potere nel valhalla ahah

#56 Comment By giuseppe On 18 giugno 2009 @ 05:28

ciao Gamberetta,scusa l’off topic, sapevi che le cronache del mondo emerso è diventato un fumetto?

http://prontoallaresa.blogspot.com/search/label/Cronache%20del%20Mondo%20Emerso

mi farebbe piacere leggere una tua recensione sul fumetto!

#57 Comment By Angra On 18 giugno 2009 @ 07:55

@Devil Dark Slayer: lo so ^_^

Citavo Conan il Barbaro nell’omonimo film, quando dice che se al momento della morte si fosse presentato di fronte a Crom senza aver scoperto il segreto dell’acciaio, questi lo avrebbe scacciato dal Valhalla ridendo di lui.

#58 Comment By Glorelen On 18 giugno 2009 @ 14:05

Devo dire che leggere la recensione del racconto di Clun mi ha fatto più che sorridere: che rottura di balle con ‘ste storie da Olocausto trite e ritrite! Proprio vista la gravità dell’argomento il solo accostarcisi ti pone inevitabilmente a confronto con pietre miliari della letteratura, per cui: o proponi un capolavoro o fai la figura del banale.
Da uno che mi aveva consigliato di darmi all’ippica invece di scrivere mi sarei aspettata qualcosa di meglio, ma io un editore l’ho trovato e lui ha scritto una cagata… lol
Comunque se questi sono i mostri sacri del fantasy italiano stiamo freschi! Mancavano davvero la Troisi, la Strazzu e il vate del sesso Ghirardi poi la rosa era davvero al completo!
La copertina è carina, sicuramente al di sopra della media di Asengard e oggigiorno purtroppo è di fondamentale importanza per attirare lettori, non a caso hanno chiamato Barbieri le cui copertine per Licia Troisi hanno riscontrato più apprezzamenti di ciò che racchiudevano.

#59 Comment By Tharkùn On 18 giugno 2009 @ 18:30

Sostanzialmente concordo con la recensione. Il panorama degli scrittori nostrani è piuttosto desolante e questa prova sui cento piani, li ha messi alla berlina praticamente tutti.

Però, a molte delle voci che qui fanno da coro alla voce solista della padrona di casa e che pure si gonfiano il petto con la ‘gloria’ della sconfitta altrui ma di nessuna vittoria propria, dico: almeno non trascinatevi dietro gli indirizzi dei vostri rispettivi blog che poi uno ci crede e va anche a leggerci i vostri racconti(?)/romanzi(???) e rischia alla fine di rivalutare Sanctuary!

#60 Comment By Tapiroulant On 18 giugno 2009 @ 19:34

Uao addirittura?

#61 Comment By Devil Dark Slayer On 18 giugno 2009 @ 20:36

ehy tharkun,io spammo il mio gruppo musicale,va bene lo stesso?

#62 Comment By Angra On 18 giugno 2009 @ 20:40

@Tharkùn: magari potresti fare delle recensioni comparative.

#63 Comment By Glorelen On 19 giugno 2009 @ 09:35

@Tharkùn
Il mio sito è linkato al mio nickname ma al momento è in fase di restyling per cui alcune sezioni non sono ancora pronte. Nei prossimi giorni comunque ci potrai trovare tre racconti, mentre per il romanzo siamo in fase di editing.
Magari poi i miei racconti ti faranno schifo e rivaluterai Sanctuary: no problem, scrivimi pure le tue impressioni e io accetterò volentieri le critiche (del resto non è con le lodi sperticate che uno migliora se stesso)
Ciao

#64 Comment By Tharkùn On 19 giugno 2009 @ 10:09

E’ stato cancellato un commento – non mio – dai contenuti tutt’altro che volgari ma abbastanaza sarcastici. Ma sei stata tu, Gamberetta? Come mai? Non era vero? Non c’è gente pubblicata a pagamento qui? E’ solo per farmi un’idea della ‘mission’ di questo blog…

ciao

#65 Comment By Angra On 19 giugno 2009 @ 10:24

Tharkùn:

Il commento a cui ti riferisci non è stato cancellato, ma spostato nella sezione apposita dedicata ai commenti OT e ai troll:

http://fantasy.gamberi.org/2008/05/24/la-fogna-dei-commenti/#comment-11332

***

Vedi, tu confondi lo scrivere con il leggere. Per esprimere un parere negativo su un racconto, non è necessario averne scritto uno migliore, è sufficiente averne letto uno migliore.

Per farti un’idea della mission di questo blog dovresti innanzitutto vincere la pigrizia e darti un’occhiata in giro. Posso dirti intanto che non è quella di promuovere quelli che lo frequentano, pubblicati o non pubblicati, a pagamento o no. Non è neanche quella, ovviamente, di dare spazio ai troll.

#66 Comment By Glorelen On 19 giugno 2009 @ 10:52

Grazie Angra per il link! Non avevo avuto modo di leggere e di farmi una risatina.

La mission di questo blog non mi pare sia difficile da indovinare: promuovere il fantasy di qualità. Peccato che in giro ce ne sia davvero poco per cui le recensioni sono spesso caustiche…

p.s. il fatto che un commento sia stato rimosso non c’entra nulla con il pubblicare a pagamento o meno: semplicemente era un commento inutile, fuori luogo e molto triste (uno per pubblicare deve per forza pagare? A me se mi rivolti a testa in giù non esce neanche un euro dalle tasche… figurati!)

#67 Comment By Tharkùn On 19 giugno 2009 @ 10:58

Grazie per la dritta.

Non sono uno che confonde concetti così semplici. Il detto ‘per non saper né leggere né scrivere’ ricorre piuttosto frequentemente nei miei interventi.

Sono comunque dalla tua parte in merito all’acquisizione di ‘competenze’ con cui connotare e approfondire i propri gusti letterari in funzione dei quali poi esprimenre il proprio gradimento o meno nei confronti di un’opera. Ci sono delle ‘competenze’ oggettivamente superiori ad altre, gusti più finemente educati ed approfonditi, palati e ‘nasi’ cui non sfuggono gli aromi nascosti e il loro risultato d’isieme… ma fa niente.

Qui c’è gente però che si è posta in chiaro confronto sul medesimo terreno – la scrittura – e non si è limitata al commento, pur caustico, da mero – non vuole essere denigratorio, è ciò che sono io – lettore. Perché non verificarne quindil’attendibilità nel ruolo di competitor?

adesso me lo giro il blog.

ciao

#68 Comment By Syrdon On 20 giugno 2009 @ 10:42

Salve, sono Luca Tarenzi, ho scritto uno dei racconti di Sanctuary. Vorrei spendere un commento sull’argomento del sense of wonder sollevato da Gamberetta, che mi sembra di grande importanza. Premetto che il mio non è un commento particolarmente intelligente, e nemmeno particolarmente originale, ma lasciatemelo fare lo stesso.
Il punto, a mio avviso, è che la capacità di creare sense of wonder, di suscitare la vertigine dell’inatteso, è una dote rara. Io personalmente non ce l’ho. Non l’ho mai avuta, ed è chiaro che un po’ mi rosica… Ok, a dirla tutta mi rosica un casino: venderei entrambi i reni e un polmone ai Funghi di Yuggoth in cambio dell’immaginazione di Swanwick, della profondità di Gene Wolfe o della lucida follia di Hal Duncan. Ma non si può comprare il genio, ed è per questo che nel mio raccontino non c’è alcun sense of wonder: non avrei potuto mettercelo nemmeno volendo. E’ una storiella che vuol far sorridere, e oltre non avrei saputo andare.

Smettendo di parlare da scrittore (gli scrittori parlano sempre troppo di se stessi) e facendolo invece da lettore e da traduttore-consulente editoriale (che è poi il mio lavoro) ribadisco lo stesso concetto: nella fantasy come negli altri generi è sempre una scoperta – spesso fortuita – localizzare qualcosa che faccia scattare la scintilla della meraviglia sincera, e questo vale logicamente per la produzione italiana come per quella straniera. Con questo non voglio giustificare l’esistenza dei brutti libri, ma semplicemente – e banalmente – prendere atto del fatto che sono una realtà molto comune. Contemporaneamente è vero che almeno nella fantasy la ricerca della scintilla da parte degli autori dovrebbe essere una delle massime priorità: dunque il non farlo è, in questo campo, meno scusabile che in qualunque altro.
Nella mia esperienza – che beninteso è limitata – esistono tre generi di scrittori mediocri (sempre restando nell’ambito del sense of wonder): quelli che ci provano e non ci riescono, a loro volta suddivisi in quelli che se ne accorgono e quelli che non se ne accorgono, e quelli che non ci provano proprio. La prima è la categoria degli autori senza infamia e senza lode, o nel caso migliore degli onesti artigiani della parola scritta; la seconda è la categoria dei “geni incompresi”, pesante da leggere e ancor più da conoscere di persona; la terza è la categoria degli imperdonabili, soprattutto se alla loro pigrizia si aggiunge una buona dose di presunzione (e succede anche troppo spesso…)
A fronte di tutto ciò sono costretto ad ammettere che io non leggo fantasy italiana, con la sola eccezione di due libri di Dimitri, quindi tutte le mie informazioni in merito sono di seconda mano (a volte sul lavoro mi capitano manoscritti fantasy da valutare per la pubblicazione: non ne ho mai promosso uno). Non ho mai letto né ho intenzione di leggere un autore italiano pubblicato da Mondadori, e verosimilmente non leggerei nemmeno i libri che ho scritto io (allora perché li ho scritti? risposta breve: avevo meno di trent’anni e credevo di avere qualcosa da dire; da allora sono cresciuto).
Tirando le somme, visto che mi accorgo di aver divagato: se il sense of wonder non si trova è perché è dannatamente raro. Ciò non toglie, chiaramente, che dove non c’è è giusto e sacrosanto dire “Ehi ragazzi, qui non c’è!”
OK, fine della tirata. Torno a pensare alle salamandre giganti, che è più divertente ^_^

#69 Comment By Jonni On 20 giugno 2009 @ 19:52

Il punto, a mio avviso, è che la capacità di creare sense of wonder, di suscitare la vertigine dell’inatteso, è una dote rara. [...] venderei entrambi i reni e un polmone ai Funghi di Yuggoth in cambio dell’immaginazione di Swanwick, della profondità di Gene Wolfe o della lucida follia di Hal Duncan. [...] se il sense of wonder non si trova è perché è dannatamente raro. Ciò non toglie, chiaramente, che dove non c’è è giusto e sacrosanto dire “Ehi ragazzi, qui non c’è!”

Permettimi una donmanda, Luca: non trovi che la capacità di creare sense of wonder possa essere appresa? Esistono tecniche, mettiamo, per creare tensione, o dubbio nel lettore. Non è solo una questione di talento puro, ma l’esercizio e lo studio dovrebbero poter fare qualcosa.
Ovviamente senza l’aiuto del genio non arrivi al massimo: a me potrebbe volerci una vita a scrivere uan raccolta ripo “Su Altri Piani”, a Ursula Kroeber Le Guin mezza giornata, magari. E nemmeno una vita di studio ed esercizio potrebbero portarmi al livello di Wolfe.
Ma.
Vendere reni, polmoni e frattaglie varie non serve a nulla: se ci si vuole migliorare è questione di pazienza e pratica. Dire altrimenti significa diffondere una certa emntalità che blocca sul nascere qualunque impulso creativo, perchè instilla un senso di inferiorità nei confronti dei “grandi”. Ma solo per fare due esempi, Iain Menzies Banks e Ursula Kroeber Le Guin hanno entrambi dichiarato di vergognarsi dei loro primi lavori.
Insomma: il fatto che la capacità di creare tension eo meraviglia sia una dote rara non giustifica a) l’atteggiamento di chi si rassegna a non averla e b) la cecità nei confronti delle proprie mancanze.
La capacità di creare sense of wonder, come qualunque altra tecnica, può essere acquisita. Quasi di certo non si arriverà al livello di Swanwick o Wolfe, ma motlo probabilmente ci si eleverà un po’ sorpa Antonia Romagnoli (per fare un nome a caso).

#70 Comment By Syrdon On 21 giugno 2009 @ 13:16

Permettimi una donmanda, Luca: non trovi che la capacità di creare sense of wonder possa essere appresa? Esistono tecniche, mettiamo, per creare tensione, o dubbio nel lettore. Non è solo una questione di talento puro, ma l’esercizio e lo studio dovrebbero poter fare qualcosa.

Non solo ti permetto la domanda, ma ti rispondo che hai ragione da vendere. Quel che intendevo dire col mio commento – e se non ci sono riuscito mea culpa – non è che la rarità del sense of wonder sia giusta o inevitabile, ma che è un fatto concreto col quale, almeno personalmente, mi scontro tutti i giorni nel mio lavoro. Sul punto che “geni si nasce” ma buoni praticanti si diventa, ribadisco che hai tutte le ragioni.

Insomma: il fatto che la capacità di creare tensione o meraviglia sia una dote rara non giustifica a) l’atteggiamento di chi si rassegna a non averla e b) la cecità nei confronti delle proprie mancanze.

Sul fatto che non giustifichi la cecità verso le proprie mancanze sono assolutamente d’accordo: è quanto ho scritto a proposito dei “geni incompresi”. Ma concordo anche sul punto del rassegnarsi a non averla, e di questo parlavo quando ho scritto degli autori che “non ci provano nemmeno” e poi magari pensano di aver scritto un capolavoro.
D’altro canto, però, non credo che esista concretamente il rischio di diffondere tra gli scrittori o gli aspiranti tali una mentalità che uccide in culla l’impulso creativo: frasi come “Io posso fare meglio del tal scrittore famoso!” o “Sto scrivendo un libro, ed è molto meglio della media delle porcate che si trovano in giro” le ho sentite più volte di quante ne potrei contare; la frase “Ho pensato di scrivere un libro, ma ho lasciato perdere perché so di non esserne in grado” l’ho sentita esattamente due volte in tutta la vita (poi è chiaro che questa è solo la mia esperienza: magari a te o ad altri è capitato di sentire il contrario).
In sostanza penso che quello di cui hanno bisogno gli scrittori del nostro tempo non sia un’iniezione di fiducia in se stessi, ma un’iniezione di umiltà: sia l’umiltà del sapersi confrontare obiettivamente coi “colleghi” grandi e meno grandi, sia quella dell’accettare la lezione della “pazienza e pratica” che hai ben sintetizzato. Lezione che ovviamente tocca anche me insieme a tutti gli altri: io non sono un genio e non lo sarò mai, ma nel momento in cui do alle stampe uno scritto che porta il mio nome, mi carico della responsabilità di averlo fatto. Se potevo fare di meglio studiando di più, allenandomi di più, ponendoci più attenzione, o semplicemente riscrivendolo dieci volte anziché nove, ma non ho fatto nessuna di queste cose, il sentirmi dire che sono un autore pigro, trascurato e poco originale è sacrosantamente giusto e – spero – inevitabile.

#71 Comment By Quarantine On 29 giugno 2009 @ 10:56

E’ un caso che uno dei pochi scrittori promossi da Gamberetta si presenti con due post che traspirano competenza, umiltà ed estrema simpatia?

Secondo me no.

Gamberetta a buon fiuto e Tarenzi ci mostra come si comporta un’autore di razza. Gli altri autori inferociti che hanno imperversato su questi lidi prendano esempio.

Io, personalmente sono appena diventato fan di Luca Tarenzi.

#72 Comment By Clio On 30 giugno 2009 @ 00:45

Altieri è il “gegno” d Magdeburg? Gamberetta, per una volta la tua recensione è stata superflua: visto il luminare che curava la prefazione, questo mattone non l’avrei comprato comunque.
Sì, sono prevenuta. Finquando Altieri non mi renderà i diciotto (18) euro che mi ha fregato resterà un “non-autore”.

#73 Comment By DelemnO On 8 luglio 2009 @ 19:44

Se a qualcuno può interessare, FM ha pubblicato un intervista ai vari autori, leggibile qui.

#74 Comment By dunseny On 15 aprile 2011 @ 18:57

Non ho ancora capito che relazione c’è tra questo Sanctuary e Thieves World, è un seguito italiano, si ispira a quell’idea, non ha nulla a che vedere?


URL dell'articolo: http://fantasy.gamberi.org/2009/06/12/gli-indiscussi-maestri-di-sanctuary/

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