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Sondaggio su Alice

Pubblicato da Gamberetta il 1 dicembre 2010 @ 00:13 in Fantasy,Italiano,Libri | 177 Comments

Come annunciato nell’articolo sulla riapertura del blog, quest’anno non ci sarà sondaggio natalizio. Non intendo recensire boiate italiane neanche a Natale. Non parlerò neppure del Premio Urania, non comprerò proprio il volume.

Avevo invece idea di recensire intorno a Natale Alice nel Paese della Vaporità di Francesco Dimitri, ma è sorto un problema: mi viene il vomito. Oggi stavo riordinando gli appunti (circa 11.000 parole, più parole della recensione di Nihal della Terra del Vento), quando ho avuto la nausea.
Ok, sono stanca e infreddolita. Ok, sto covando l’influenza.
Ma veramente non ce la faccio più a essere presa per il culo.

Copertina di Alice
Copertina di Alice nel Paese della Vaporità Fuffosità

Perché di altri posso pensare che siano fessi, ma Dimitri non è scemo, non è inesperto e non ha tredici anni. In più il suo romanzo precedente, pur non essendo un capolavoro, era comunque un libro dignitoso, di buon livello assoluto, non solo confrontato con la situazione nostrana.

Quando Dimitri scrive nel suo blog:

Ora. Io, in fase di bozze, sono maniacale. Me ne rendo conto. Ma credo sia necessario. Siete voi a comprare il mio libro – e voglio vendervi quanto di meglio io possa dare in questo momento. Soprattutto con Alice, una storia che in otto anni è passata attraverso centinaia di riletture e decine di riscritture.

E, sapete cosa? Questo lavoro mi piace moltissimo. Calcolare l’equilibrio di una parola, di un punto, di una virgola, conciliare grammatica e ritmo narrativo, sintassi ed effetti sonori: ho il dovere di farlo, verso di voi, ed è un piacere farlo, per me. Le cose che scrivo possono non piacere (tutti i gusti sono gusti), ma nessuno deve poterle accusare di scarsa professionalità, scarsa attenzione. Questo mai.

Voi mi pagate perché pensate che io vi possa raccontare una buona storia, una che vi inchioda e appassiona, e magari che vi cambia un po’. I soldi non sono tutto – ma sono un simbolo importante. E non è il solo: c’è anche il tempo.

Mi date un valore, comprando il mio libro, dedicandoci tempo, tempo che nessuno vi restituirà mai. Leggendomi, mi date un pezzetto delle vostre vite. Ed è una responsabilità enorme.

Meritarla sta a me. E’ compito mio, e non è concessa pigrizia.

Virgole, punti, singole parole – colpi di lima. Sono un falegname e voglio fare la sedia migliore che ci sia, sempre, comunque. Comoda e bella e rifinita. Non solo per voi, non vi mentirò dicendovi questo – anche per me. Per orgoglio, per il mio ego, mettetela come vi pare.

Io sono disposta a credergli. Sono disposta a comprare il romanzo e persino a procurarmi una copia autografata (grazie Duca!). Non è assurdo dire che stimavo Dimitri, nonostante le mie idee siano lontanissime dalle sue – in Pan io tifavo per Greyface.

Autografo di Dimitri
Lo sgorbio al centro è l’autografo di Dimitri. Clicca per ingrandire

• Dopodiché mi tocca leggere:

(pag. 15) [Solomon] Vide il corpo di una ragazzina, nudo, di spalle: la combattente di poco prima. Era incatenata al muro con pesanti anelli di ferro che le stringevano polsi e gambe. Un uomo con la faccia da faina – il suo manager – la stava penetrando da dietro.

Dato che lei è una ragazzina (magrissima e di non più di otto anni) e lui è un uomo, è probabile che lui la copra con il proprio corpo, dunque le spalle della ragazzina non le vedi. Ma anche assumendo che spunti un briciolo di spalla, mi spieghi come la riconosci la faccia da faina? Il personaggio vede la ragazzina di spalle e l’uomo la penetra da dietro, dunque anche lui è di spalle. Ha la faccia sulla nuca?

• Dopodiché mi tocca leggere:

(pag. 16)[...] e comunque basta con questa noiosa storia-prima-della-storia, pensò. Tutto ha importanza, ma niente ne ha troppa. Arriviamo a tempi più recenti. All’inizio dell’ultima parte, quella cruciale. Quella che ci porta a ora e tutto il resto.

Già il narratore onnisciente non è una grande scelta, ma che almeno non prenda per i fondelli, non trovi Francesco? Se la scena precedente (la storia-prima-della-storia) è noiosa – è lo è, oltre a essere scritta con i piedi – tu la riscrivi finché non è più noiosa. Io non ti pago per leggere scene noiose che sai che sono noiose.

• Dopodiché mi tocca leggere:

(pag. 19) Nella nebbia tutti i passanti sembrano passare: la lucetta distingueva quelli in cerca di passaggio a vapore.

Ma stiamo scherzando? Otto anni e decine di riletture e mi scrivi che i fottuti passanti passano? Peggio de “i mercanti mercanteggiavano” di Licia.

• Dopodiché mi tocca leggere:

(pag. 68) «Una botola» osservò Alice, stupita.
«Molto di più» disse Marty. Diede fuoco all’estremità di una torcia di legno e la puntò verso il basso. Lo stupore di Alice s’impennò.
Sotto la botola c’era un muro di metallo, con una scaletta che andava giù.

Sotto la botola c’era un muro di metallo con una scaletta che andava giù? Ma sul serio? Ma che razza di scrittura da mentecatto è? Al massimo sotto la botola c’era un pozzo con le pareti di metallo dalle quali spuntavano i pioli di una scaletta. O no? E lo stupore che si impenna? Devo commentare?

• Dopodiché mi tocca leggere:

(pag. 103) Era vestito come un pilota di mongolfiera – o almeno, così lo vedeva Alice. Occhialoni, giacca di pelle, eccetera.

Eccetera un cazzo. Finisci la descrizione e se ti accorgi che stai scivolando nel cliché del pilota di dirigibili – dirigibili Francesco, non mongolfiere, le mongolfiere vanno dove le porta il vento, non si pilotano – steampunk, ecco fai uno sforzo di immaginazione in più e aggiungi dettagli originali.
In Pan gli eccetera erano brutti ma potevano passare, riferendosi a particolari del nostro mondo. Nella Steamland dove tutto può succedere, fai succedere qualcosa di interessante, altro che “eccetera”.

Dirigibile Giffard
Il dirigibile con motore a vapore costruito nel 1852 da Henri Giffard. È considerato il primo dirigibile funzionante della storia. Per maggiori informazioni si può consultare per esempio: Zeppelin Rigid Airships 1893-1940 di Peter W. Brooks

• Dopodiché mi tocca leggere:

(pag. 157) Zap lanciò un urlo e fu terribile.
No! No!… Sì! Alice morire…
Il ragazzo-castoro si sollevò dal suolo. Le iridi scomparvero. Negli occhi rimase solo il bianco – un bianco enorme, percorso da mille viuzze rosse.
Improvvisa, da lui partì un’esplosione. Era un muro di vento che si abbatteva sul mondo, il muro di vento di un uragano, o di un enorme vuoto che la Natura si affretta a riempire. Decine di corpi furono sollevati e spazzati via, all’improvviso leggerissimi. Vennero scagliati lontano, nella nebbia e nel fragore, e rovinarono per terra, spezzati, distrutti. I cumuli di tecnoimmondizia si scomponevano. I rifiuti vorticavano tra il sangue e i corpi.
Un immenso ground zero si allargava da Zap.

Ora, questa scena è un deus ex machina: i nostri eroi ci stanno lasciando le penne quando il ragazzo-castoro, che mai aveva manifestato poteri del genere, li salva uccidendo i nemici come descritto. Il particolare tristissimo è che la scena è quasi uguale a una scena analoga scritta da Licia:

Nihal chiuse gli occhi. Non voglio morire! Non ancora!
«No!» urlò Laio tra i singhiozzi.
Dietro le palpebre serrate, Nihal percepì un forte bagliore. L’elsa della spada divenne bollente. Aprì gli occhi. Una barriera argentata circondava lei e Laio.
[...]
La vibrazione si fece sempre più forte. Il suolo sembrò scosso da un terremoto e il rombo aumentò di volume fino a diventare intollerabile. Nihal e Laio si portarono le mani alle orecchie. Poi la barriera esplose.
L’onda d’urto si propagò verso l’esterno e investì i fammin con la violenza di un uragano. I mostri furono sbalzati all’indietro per parecchie braccia. Alcuni vennero sbattuti contro i tronchi degli alberi e crollarono a terra in modo scomposto, gli arti piegati in posizioni innaturali, i crani sfondati. Altri sparirono nel buio, travolti dallo spostamento d’aria.

Tra l’altro Licia ha scritto questa scena meglio. Ma ti sei rincitrullito o appunto stai solo prendendo per il culo chi ha speso soldi per il tuo romanzo?

E dopodiché mi fermo qui perché non ho voglia di recensire il romanzo. Non ho voglia di parlare dei buchi logici grandi come una casa, degli strafalcioni informatici, delle spade magggiche, dell’esercito dei morti, del fatto che Alice si dimentichi opportunamente che può volare nella Vaporità o che esiste la sinestesia, dei dialoghi atroci e di tanto altro.
Non ho voglia di recensire il romanzo.
Tuttavia avevo promesso di farlo.
Perciò se mi date una buona ragione perché scriva la recensione potrei mettermi lì comunque e buttarla giù. Ma se non ci sono obiezioni stenderei un velo pietoso e passerei oltre. Tanto è solo una perdita di tempo. Non sono neanche errori originali, è la solita mistura di mancanza di documentazione & sciatteria nello scrivere – anche nelle cose più terra terra: Francesco, “armi corte” è un termine tecnico che indica le armi da fuoco a canna corta, non pugnali o tirapugni e il tuo personaggio punto di vista ha la cultura per saperlo.

* * *

Nota: non apro un sondaggio formale perché tanto i troll lo manderebbero in vacca, come parzialmente successo con il sondaggio natalizio dello scorso anno.


Approfondimenti:

bandiera IT Il sito ufficiale del romanzo
bandiera IT Alice nel Paese della Vaporità Fuffosità su Amazon.it
bandiera IT Il blog di Francesco Dimitri

bandiera EN Zeppelin Rigid Airships 1893-1940 su gigapedia

 


177 Comments (Mostra | Nascondi)

177 Comments To "Sondaggio su Alice"

#1 Comment By lordmax On 1 dicembre 2010 @ 00:33

Grazie!
Stavo per comperarlo ed ora ci penserò su un po… in realtà mi sa che lo comprerò ugualmente perché amo il vapore ma aspetto gennaio quando, spero, rientrerò dalla cassa.
^___^

P.S. non fare la recensione, non farla, è già triste così.

#2 Comment By SDV On 1 dicembre 2010 @ 02:00

Evidentemente ha preso le categorie di armi di D&D per definire un pugnale “arma corta”. :P

#3 Comment By il_Fabri On 1 dicembre 2010 @ 02:04

Insomma, non sembra nemmeno tanto brutto da riderci sopra.
Roba da 3-4 gamberi marci e non di più.

Se davvero ci ha messo 8 anni per scrivere questo libro, se ha soppesato così tanto ogni singola parola, riscrivendo così tanto ogni pezzo, mi viene un dubbio: cosa diamine è andato storto?

#4 Comment By Emile On 1 dicembre 2010 @ 03:17

Voto per “non farla e dedica il tuo tempo a qualcosa di più interessante”.

#5 Comment By Ylunio On 1 dicembre 2010 @ 03:44

Io invece sono curiosa.
Anche perché sono andata a leggere il blog di Dimitri e qualche commento che ho visto lì mi ha incuriosito ancora di più.

E anch’io, leggendo il discorso delle armi corte, per prima cosa ho pensato a D&D..

#6 Comment By Zave On 1 dicembre 2010 @ 04:11

io voterei per la recensione visto che è difficile che salti fuori qualcosa di livello migliore nel panorama italiano e se si rinuncia a questo la recensione salta completamente.
io sono disposto a perdonare alcune saltuarie brutture come i passanti che passano e delle sviste come la descrizione della ragazza che sarebbe tecnicamente coperta dall’uomo che si diverte alle sue spalle (e volendo essere possibilisti non è una situazione completamente irreale visto che basta che l’osservatore veda la scena da una posizione leggermente diagonale perché la ragazza sia ancora di spalle e possa vedere dei particolari della faccia dell’uomo), ma tollero davvero poco deus ex machina e incoerenze logiche.

molto probabile che la nausea che provi, oltre che dalle condizioni di salute sia stata amplificata dalle aspettative tradite del passo citato dal blog di dimitri.

io voto per il sì, ma se la nausea dovesse essere troppo forte lascia stare.

#7 Comment By Lidia On 1 dicembre 2010 @ 06:25

Anch’io, Gamberetta, vorrei leggere la recensione.
La stavo proprio aspettando. Non mi aspettavo invece la tua furia! : D A tal punto sei indignata? E cosa mai ci sarà oltre le poche pagine da te citate? Non è desiderio mio causarti mazzi di capelli bianchi precoci, se il libro ti ha disgustato. Ma il fatto è che quando ribolli così, non fai che attirare ancor più l’attenzione sui tuoi pareri.
Non mi piace ascoltarti solo quando sbraiti, (apprezzo molto le recensioni in cui ti mostri soddisfatta e contenta), ma questo autore, a differenza di Vandermeer e tanti altri che citi spesso, lo conosco. Ho preso Pan in biblioteca dopo aver letto del libro su questo blog, quindi sono molto interessata a leggere di un altro romanzo di Dimitri; bello/brutto, riuscito/o no che sia.
L’ultima parola sta a te, ma come sempre ti dimostri coerente: avevi promesso una recensione e, anche se ora non vuoi più farla, lasci che i lettori esprimano il loro desiderio di vederla o no.
Propongo questo, per venirti incontro. Se deciderai di scrivere e pubblicare la recensione, abbreviala. Specifica fin dall’inizio che sarai più stringata del solito. Affronta proprio i punti che per te sono i peggiori, e accenna solo agli altri.

P.S.
Ho letto il pezzo dello stupro, leggibile gratis in pdf. Per me è stato automatico inquadrare la scena da dietro, ma un po’ di lato. Così si poteva vedere sia la spalla della piccola, che la faccia dell’uomo, magari girata un po’ di lato. Ma sì, forse un: “dalla posizione in cui si trovava, riusciva a scorgere una spalla nuda e scarna della bambina, e l’espressione da faina dell’uomo che la stava montando.” Una cosa così. Un po’ grezza, forse. Ma che suggerisce una visuale in diagonale, e non proprio da dietro. Era questo che intendevi?

#8 Comment By Lidia On 1 dicembre 2010 @ 06:26

Ah, grazie per il consiglio su Fate a New York. La trama della fatina bistrattata mi attira!

#9 Comment By Ste On 1 dicembre 2010 @ 08:13

Se ti dà nausea, se è una perdita di tempo, se hai di meglio da fare, se stai covando l’influenza (mi raccomando riguardati ^^)… non fare la recensione.

#10 Comment By Brownie On 1 dicembre 2010 @ 08:24

Per me puoi tranquillamente evitare. Anche io covavo certe aspettative su questo romanzo, avendo apprezzato Pan, ma sono rimasto deluso.
Non so se è stato solo un mio problema, ma mentre lo leggevo ho avuto l’impressione di leggere il riassunto di quello che poteva essere un bel romanzo… Infatti devo ammettere che alla base della storia c’è un’idea, se non proprio originale, comunque interessante.
L’unico a cui la recensione potrebbe (dovrebbe) interessare è l’autore. Ok, con Alice ha fatto un lavoro pessimo, ma Pan era un bel libro; leggendo il suo blog e varie interviste ho notato che il suo approcio alla narrativa non è troppo diverso dal tuo. Forse (ripeto: forse) gli si può concedere il beneficio del dubbio, e spiegargli in cosa ha sbagliato…

#11 Comment By eugenio On 1 dicembre 2010 @ 09:35

Per me puoi evitare, ho letto il libro e condivido la delusione.
Per me è già una recensione questa che hai scritto, una versione più dettagliata sarebbe ridondante.

#12 Comment By dr Jack On 1 dicembre 2010 @ 09:46

Io voto per “velo pietoso”.
E chiederei se recensiresti (o semplicemente suggeriresti) qualche altro libro degno di essere letto, magari tra le novità uscite quest’anno.
Questo perché ho una marea di libri tecnici da leggere, ma la mia coda di lettura di romanzi si sta pian piano esaurendo.
Magari steampunk, ma vanno bene anche le altre catogorie del famigerato sondaggio.
Ciau.

#13 Comment By ??? On 1 dicembre 2010 @ 10:13

Io sono per la recensione.

Chi passa per il sito deve poter leggere in dettaglio sia quella positiva per Pan che quella negativa per Alice, sennò finisce che rimane solo una buona impressione per il primo e niente per il secondo.

Anche perché non ricordo di aver letto recensioni negative di Alice in giro. Al massimo c’è gente che raccomanda di evitarlo.

Lasciare le cose come stanno potrebbe anche incuriosire, e non va bene!

Inoltre, non credo serva molto di più per completare la recensione. Basterebbe la trama, coi suoi buchi, e i personaggi, con eventuali comportamenti irrazionali. Per il resto che sia scritto male dal punto di vista tecnico si vede già.

Dai, falla: breve, essenziale, anche solo un’aggiunta a questo post, ma falla.

Ciao!

P.s. eccetera WTF?

#14 Comment By kaos On 1 dicembre 2010 @ 10:15

Voto per la recensione.

Dai nel grigiore di una mattinata di ufficio dicembrina mi vorrai concedere un paio di minuti di relax e qualche risata…
O no?

#15 Comment By ??? On 1 dicembre 2010 @ 10:16

Ah, sì, magari si potrebbero nominare anche quei cazzo di grafici insulsi e, per quel che ne so, scollegati dalla trama! Lol

#16 Comment By the4rald On 1 dicembre 2010 @ 10:40

Risparmiati il tempo per la recensione e dedicati a qualcosa di meglio, anche fossero solo nuove segnalazioni per i lettori.

#17 Comment By Eja On 1 dicembre 2010 @ 10:42

Fai la recensione… PERCHE’ SI!

#18 Comment By Maria la Matta On 1 dicembre 2010 @ 10:50

A me Pan non era piaciuto granché proprio a causa della presenza invasiva del narratore onniscente. Non mi stupisce quindi che Dimitri lo abbia utilizzato anche in Alice (che non ho letto).
Premesso questo, dalle tue poche considerazioni sul libro non ne esce tutto lo schifo di cui parli.

I passanti che passano probabilmente è una licenza. Può non piacerti, ma secondo me Dimitri ha scelto questa costruzione volontariamente. I testi delle canzoni sono pieni di questi giochetti. Alcuni sono carini, altri un po’ meno. Non sempre riescono.

La ragazzina di spalle ti crea tutti questi problemi di visualizzazione? Però anche io (come Lidia) ho potuto “vedere” tranquillamente la scena. Forse è solo una questione di elasticità mentale o, lo ammetto, di scarso allenamento a cercare l’errore.

I piloti di mongolfiera esistono eccome. Per poter pilotare una mongolfiera è necessario essere in possesso della Licenza da Pilota di Pallone Libero. La stessa dei dirigibili, appunto, ma non è che cambi qualcosa.
Tuttavia concordo con te sulla scarsa descrizione fornita da Dimitri in merito all’abbigliamento, anche se a me non fregherebbero granché i particolari in questo caso.

Certo se dici che Alice fa schifo, farà schifo. Solo sarei curiosa di capire dove, effettivamente. Per questo sarebbe bello che recensissi il libro.

#19 Comment By 7di9 On 1 dicembre 2010 @ 10:51

Voto “no”. Niente recensione.

7

#20 Comment By AryaSnow On 1 dicembre 2010 @ 10:52

Io sono per la recensione :-P
Sia per divertimento, sia per curiosità (anch’io ho letto Pan e l’ho trovato discreto), sia perchè trovo giusto che su un sito si facciano recensioni con vari tipi di giudizio.

La critica sulla scena di stupro non convince nemmeno a me, tutti gli altri estratti postati invece contengono in effetti degli orrori. Poi bisogna sempre vedere quanto sono diffusi…

#21 Comment By Airon On 1 dicembre 2010 @ 11:10

Ma l’Alice di Dimitri ha 10 anni come quella di Carroll? Se così fosse, mi sembra accettabile che pensi in termini di “muri di metallo” e “occhialoni eccetera…”.

Dopodichè, se ti sei rotta di leggere libri che non ti piacciono, non fare la recensione: rischi che ti esca col dente avvelenato e neanche tanto divertente – dato che non è a livelli fantatrashosi.

PS: solo a me la parola Vaporità fa schifo? Anche se fosse stato un libro carino come Pan, questo titolo mi avrebbe fatto storcere il naso…

#22 Comment By Gamberetta On 1 dicembre 2010 @ 11:19

@Lidia. La scena dello stupro: se uno scrittore mi dice che è un personaggio è di spalle, io lo immagino di spalle, non di profilo. Poi, letta la scena, posso dire: “Ah, ma allora non stava guardando la ragazzina di spalle, la guardava di profilo!”. Ma se devo fare questo lavoro vuol dire che la scrittura non era abbastanza chiara. Vuol dire che era una scrittura sciatta, e la scrittura sciatta non deve essere tollerata. Non quando costa 17 euro.

@Maria la Matta. Il problema dei piloti di mongolfiera non è burocratico. Il problema è che nel romanzo la città di Londra è circondata da gigantesche ventole per tenere lontana la vaporità, perciò una mongolfiera che partisse da Londra non potrebbe più tornare.
Poi posso immaginarmi – anche se il romanzo non lo dice né lo accenna – che le mongolfiere siano ancorate a lunghissimi (-issimi) cavi che partono dalla cima delle mura, ma perché tutto questo sbattimento quando basta chiamare le mongolfiere dirigibili? I dirigibili si pilotano (nel senso tecnico, si dirigono) e perciò possono andare e tornare senza costringere il lettore a lambiccarsi.

@Airon. L’Alice di Dimitri ha quasi trent’anni ed è laureata.

#23 Comment By AryaSnow On 1 dicembre 2010 @ 11:33

La ragazzina, leggendo, la immagino proprio di spalle anch’io, ma il punto è che quando poi leggo:

uomo con la faccia da faina

Continuo a vedere la scena tutta di spalle (quindi non mi stravolgo la visualizzazione), però immagino che lui abbia solo la testa un po’ voltata di lato, in modo che si vada la faccia.
Non so, questo mi è venuto automatico. Poi magari solo a me…

#24 Comment By Andrea On 1 dicembre 2010 @ 12:01

Niente recensione. Tutto tempo sprecato. Il post ha già ampiamente chiarito il tuo punto di vista.
Passa ad altro.

#25 Comment By zora On 1 dicembre 2010 @ 12:21

Se non c’è nulla di nuovo da imparare, come errori, passa ad altro

#26 Pingback By Tweets that mention Gamberi Fantasy » Blog Archive » Sondaggio su Alice — Topsy.com On 1 dicembre 2010 @ 12:31

[...] This post was mentioned on Twitter by Agata Fisch, Chiara Gamberetta. Chiara Gamberetta said: Mi chiedo se valga la pena sporcarmi le mani con Alice… http://goo.gl/nxKzN [...]

#27 Comment By sommobuta On 1 dicembre 2010 @ 13:32

Finalmente qualcuno che ha capito che Dimitri è tutto fumo e niente arrosto.
Alice è una boiata pazzesca.
Se già in Pan sorvolava sul come si potesse passare da un aspetto all’altro della Realtà pigliandoci per i fondelli (perchè non dare anche una minima spiegazione del “come” fosse possibile il passaggio per me è una presa per il culo), in Alice i tre aspetti rasentano il ridicolo e rappresentano l’apoteosi della vaghezza e dell’indefinibile.

Senza contare che il discorso sulla narrazione come potenza creatrice passa a stento ed è totalmente strampalato.

Se questo è il salvatore della Patria del Fantastico, siamo messi veramente, ma veramente male.

#28 Comment By astrosio On 1 dicembre 2010 @ 13:41

non condivido una parola di quello che hai scritto. ne’ in forma, ne’ in contenuto. la forma e’ veramente odiosa, erede, probabilmente, di un tipo di immagine del critico cattivo che non le manda a dire. bene, mi consolo immaginando la fine che gli fa fare shylaman in lady of the water. venendo ad altro, andare a spulciare e decontestualizzare singole parti per poi distruggerle e’ un’operazione alla travaglio, alla michael moore eccetera. non significa saper leggere. significa fare mettere a sistema le proprie idiosincrasie. e questo e’ male. proprio da un punto di vista etico e creativo. se critica ci deve essere, critica sia. ma questa non e’ critica. e’ sfogo idiosincratico di chissa’ quali turbe intime e complessi di inferiorita’.

#29 Comment By Tapiroulant On 1 dicembre 2010 @ 13:58

Posto che nessuno di noi vuole che ti nausei e soffra, provo a darti io una ragione esistenziale alla recensione di Alice.
Perché l’ambientazione del romanzo aveva del potenziale, dell’ottimo potenziale, ed è stata sprecata. Potresti delineare (aldilà degli errori più marginali) dove Dimitri ha sbagliato nel tratteggiare la Steamland, e come si sarebbe potuto fare per rendere qualcosa di obiettivamente difficile, ossia descrivere un mondo che continua a modificarsi, per di più dal punto di vista di una protagonista che per buona parte del tempo è drogata, stordita, etc.
Vero, perlopiù gli errori di Dimitri sono gli stessi già detti e ripetuti più volte, ma il contesto forse è abbastanza diverso da giustificare un’altra recensione.
Poi, non so se questa motivazione sia sufficiente a farti superare le nausee. Non dovesse esserlo, non mi sarà difficile accettare che non recensirai Alice.

#30 Comment By GSeck On 1 dicembre 2010 @ 14:11

Gamberetta, se preferisci non recensire questo romanzo, non conosco ragioni particolari per cui dovresti farlo. Forse l’amore per la completezza, ma sta a te decidere se è una ragione valida.

Gli errori di questo romanzo mi paiono degli strafalcioni che ben poco si addicono a un autore che ha passato gli ultimi otto anni tra le revisioni, ma non mi sorprendono. A mio avviso, Pan non è scritto meglio.

Sulla scena dello stupro della bambina (ragazzina? A otto anni?), credo che l’autore si sia compiaciuto nella superforza e nella megapotenza della sua scena ipercoraggiosa da trascurare la logica e l’intelligenza. Capita spesso.

#31 Comment By Giobix On 1 dicembre 2010 @ 14:17

andare a spulciare e decontestualizzare singole parti per poi distruggerle e’ un’operazione alla travaglio,

@Astrosio, Travaglio non decontestualizza un bel niente, si documenta e mette le cose in fila, prova a leggere un suo libro. Fa il giornalista come è normale farlo all’estero in paesi liberi.
In italia siamo sempre speciali, i tg decontestualizzano, gli scrittori prendono per il culo, e la gente crede sia diabolico e da invidiosi fare inchieste documentate.

#32 Comment By Gamberetta On 1 dicembre 2010 @ 14:31

@Tapiroulant. Non so. Ci sono problemi legati nello specifico all’ambientazione, ma la gran parte delle stupidaggini è di carattere più generale e rientra nel consueto: “Scrivo come mi capita, tanto il lettore, specie quello che paga, è un povero idiota.”
Non so, come la scena verso la fine nella quale 70 ribelli attaccano la città di Samarcanda e secondo Dimitri “creano un diversivo” per lasciare tempo ad Alice & soci di esplorare il palazzo della Regina. Ma WTF? La Regina non si accorge neanche se 70 persone attaccano la città… ma probabilmente nella visione facilona di Dimitri invece è così preoccupata da inviare pure le sue guardie personali.
Scemenze a livello Troisi.

#33 Comment By astrosio On 1 dicembre 2010 @ 14:39

giobix, e’ un metodo vecchio come il mondo quello di prendere in considerazione solo le prove a favore della tesi che si sostiene scartando quelle che invece vanno a sfavore. e’ un problema estetico. in senso profondo. il malleus maleficarum, per esempio, e’ stato scritto esattamente in quel modo. e cosi’ i libri di travaglio. e cosi’ i film di michael moore. e cosi’ questo post di gamberetta.

#34 Comment By Zave On 1 dicembre 2010 @ 14:51

per quanto riguarda la scena della ragazzina:
sono stato io il primo a buttare lì l’idea che solomon non fosse esattamente dietro ma in diagonale.

ma anche con questa pezza i problemi non si risolvono.
certo, si può tentare il salvataggio dicendo che l’osservatore vede leggermente in diagonale, di modo che la ragazzina è sempre definibile di spalle e puoi vedere il profilo del volto del manager riconoscendone fattezze da faina.
ma è un difficile problema geometrico riuscire a conciliare un diagonale molto leggero che è necesario perché la ragazzina sia vista “di spalle” e un diagonale decisamente più abbondante che è necessario perché possa riconoscere “la faccia da faina” del manager.

che poi come fa a sapere che si tratta del manager?
lo ha riconosciuto perché l’aveva già visto prima? in tal caso non è in quel momento che nota la faccia da faina e non vedendolo di spalle mentre se la spassa.

peccato comunque la ragazzina sia descritta nella sua interezza: corpo nudo, anelli di ferro che le stringevano polsi e gambe…
e la riconosce pure come “la combattente di prima”.

certo, anche su questo si può mettere una pezza: basta dire che da quello che era riuscito a vedere di sbieco del corpo della ragazzina si vedeva che era nuda ed era incoerente pensare che fosse nuda solo da quel lato, e stessa cosa per gli anelli di ferro che se c’erano da un lato c’erano probabilmente anche dall’altro…

ok, si tratta di una pezza molto grossa.

e anche dopo tutti questi sforzi la scena non porta a casa la sufficienza.

la scena è scritta con i piedi perché solomon avrebbe dovuto notare come prima cosa il manager, e solo dopo la bambina coperta del tutto o in parte dal corpo dell’uomo.
invece la scena è dominata dalla bambina incatenata e il manager è un dettaglio buttato lì.

stendiamo un velo pietoso sulla povera bambina…

quello che intendevo dire con il mio commento precedente è che nonostante tutto, se non sono troppo frequenti, questi errori sono perdonabili.
ma che quello che davvero non sopporto sono le incoerenze logiche e i deus ex machina.

@astrosio: a parte il fatto che non c’è nulla di male a segnalare la cosa di per sè, permetti che se un autore fa un discorso del genere su come curi i dettagli in maniera maniacale, fino ai punti e alle virgole, sia perché dice che è un suo dovere nei confronti del lettore (sacrosanto), sia perché gli piace farlo (legittimo) e poi uno si ritrova davanti scene come questa e ad incoerenze logiche ben più gravi uno ci rimanga ancora più colpito?

#35 Comment By astrosio On 1 dicembre 2010 @ 15:01

zave, certo. ovviamente dando per scontato che il tuo giudizio sull’incoerenza logica e la validita’ estetica sia giusto oltre ogni dubbio. proprio abbia i crismi del divino. ma se cosi’ non fosse, e lo prendo in considerazione solo per un attimo, allora le cose cambiano. e scusami se solo per un attimo ho pensato che il tuo giudizio possa essere scalfito dal dubbio; che, visto che si sta parlando di logica, proprio da un punto di vista logico ho pensato per un attimo che il tuo discorso non regga.

#36 Comment By Marco On 1 dicembre 2010 @ 15:23

ahahah Astrosio è completamente andato. “Esprimiti siccome di nutri!”

@Gamberetta: non ho letto ancora niente di Dimitri, ma leggerò Pan prossimamente. Per quanto riguarda Alice, non mi ispirava già di per sé, quindi eviterò di comprarlo.

#37 Comment By astrosio On 1 dicembre 2010 @ 15:25

marco, se c’e’ qualcosa che non hai capito dimmi pure.

#38 Comment By Dvd On 1 dicembre 2010 @ 15:26

A me piacerebbe leggere la recensione non tanto per sapere se vale la pena comprare il libro oppure no (l’ho già capito) ma per vedere un po’ gli errori, gli strafalcioni, o le brutture del libro, per vedere se sono in grado di riconoscerli e ovviamente, evitarli.

#39 Comment By Marco On 1 dicembre 2010 @ 15:27

Evito di perdere il mio tempo con certa gente. Specie se tira in ballo giornalisti veri come Marco Travaglio in una discussione di letteratura fantastica.

#40 Comment By astrosio On 1 dicembre 2010 @ 15:30

ah, ecco… HAHAHAHA!!!

p.s. chiedo comunque scusa a gamberetta. non interverro’ piu’ se non interpellato da lei stessa.

#41 Comment By Mario Falco On 1 dicembre 2010 @ 15:34

@astrosio
Lasciamo perdere i discorsi “politici” (Travaglio & singing company).
Io non ho letto il libro, non esprimerò la mia opinione.
Mi baso solo su quello che scrive l’autrice del post.
Non metto in dubbio che il libro nel suo complesso possa avere un’intrinseca armonia e che abbia il potere di catturare il lettore e traspostarlo nel mondo immaginario, che possa avvincerlo e renderlo spettatore di una storia in grado di competere con i grandi “classici” (e lasciamo perdere il discorso sui “classici”).
Sarà un punto di vista discutibile quanto ti pare, ma la tecnica è fondamentale perché è uno degli strumenti che rendono possibile la sospensione dell’incredulità.
Se io mi soffermo su una cosa che “suona” strana o poco verosimile, se vengo strappato da questo rapimento mistico per via di un “eccetera” allora chi scrive ha fallito, specie se nel suo blog si lascia andare a quegli sproloqui francamente infantili sulla sua tecnica certosina.
E su questo mi dispiace, non ci sono soggettività che tengano.
Perché la tecnica è ben documentata e anche se c’è un margine di interpretabilità certe pochezze sono talmente lampanti che il tuo discorsetto sulla logica e la contrologica e sulle certezze (degli altri) scolpite nella pietra (un po’ senza capo né coda, se proprio la vuoi tutta) perde ogni cerchiobottista validità.

#42 Comment By astrosio On 1 dicembre 2010 @ 15:39

mario, sarebbe troppo facile chiederti tu che ne sai di tecnica. fra l’altro dici anche di non avere letto il libro. quindi la tua e’ una difesa cieca e fideistica. cadi esattamente nella trappolo paranoide tesa da gamberetta. che ha usato la tecnica, per dire, che usano i testimoni di geova e tutte le sette religiose per raccogliere proseliti. e la veemenza con cui tu difendi il post, lo dimostra. senza aver letto il libro e dando per scontato che io, o chi legge in generale, dia per assodato che tu sia un campione della tecnica. io ti dico che uno studio o due sulla tecnica narrativa l’ho fatto. e tu? ma lasciamo perdere. ho fatto una promessa, e intendo rispettarla. bugia.

#43 Comment By Angra On 1 dicembre 2010 @ 15:45

Non parlerò neppure del Premio Urania, non comprerò proprio il volume.

A me invece toccherà leggerlo per capire dove ho sbagliato :)

*****

Sulla recensione voto no, perché mi sembra uno spreco di energie. Quando hai deciso di non recensire più porcherie alla Lenth un po’ mi è dispiaciuto, ma se devo scegliere fra quello e un altro articolo sulla scrittura preferisco senz’altro il secondo.

#44 Comment By Mario Falco On 1 dicembre 2010 @ 16:10

mario, sarebbe troppo facile chiederti tu che ne sai di tecnica.

Oh, nulla. Oppure molto. Tu riesci a determinare quanto io sia esperto di tecnica da quello che ho scritto? Io invece mi fiderò ciecamente di te quando dici che “uno studio o due sulla tecnica narrativa” li hai fatti. Nulla ti vieta di pensare che io non ne capisca niente, che non abbia fatto studi, che non abbia collaborato con case editrici e giornali, che non abbia letto abbastanza libri da formarmi un’idea personale, che non scriva narrativa per diletto (o magari pubblicata, magari anche all’estero), che non abbia vinto alcun premio con i miei racconti, nemmeno in concorsi per dilettanti.

Però – vedi – il punto non era affatto questo.

fra l’altro dici anche di non avere letto il libro.

E infatti dico che non esprimerò un giudizio, sul libro, anzi, gli dò il beneficio del dubbio. Non ho letto nulla di Francesco Dimitri, ho solo criticato il suo “ma quanto so’ bravo, rileggo quello che ho scritto e limo, lucido, aggiusto” che sarà vero, sarà nobile (sarà il minimo? sarà scontato? vendi arte, mica ghiaia e cemento). Dico solo che vantarsi non serve, è anche un po’ infantile. Si parla coi fatti: show, don’t tell.

quindi la tua e’ una difesa cieca e fideistica. cadi esattamente nella trappolo paranoide

“Difesa cieca e fideistica”? “Paranoide? “Sette”? Chiariamoci, io non sono affiliato a questo blog, non conosco di persona gli autori dei post (che – tra l’altro – essendo a casa loro potranno anche un po’ dire quello che vogliono, no?) e non sono fedele di alcuna religione che annoveri tra le sue deità i crostacei.
Addirittura ti dico che le recensioni di gamberetta peccano di maniacalità, secondo me.
Certe cose le può pensare un correttore di bozze, un lettore dovrebbe potersi rilassare.

Sono un po’ saltato in mezzo alla discussione (in modo nemmeno troppo accorato, mi pareva) per dire una cosa semplice: la tecnica è importante. Gli esempi di gamberetta sono avulsi dal contesto? Ok, ripeto: il resto del libro sarà bellissimo (gambere’… a ‘sto punto è una sfida aperta a scriverla, ‘sta rece, tanto così a occhio e croce l’avresti fatto comunque), ma gli esempi sono brutti esempi, e una brutta frase, una cosa poco logica e verosimile mi catapultano fuori dall’atmosfera del libro.

Non trascendiamo, please.

#45 Comment By Alexis On 1 dicembre 2010 @ 16:11

Deluso dal libro e favorevole alla recensione che sarà comunque utile per tutti.

#46 Comment By Mattia On 1 dicembre 2010 @ 16:12

Il libro l’ho letto e non mi è piaciuto. Pan invece mi ha entusiasmato, l’ho trovato persino migliore di American Gods. Ha fatto salire Francesco Dimitri nella classifica dei miei autori preferiti. Anche “La ragazza dei miei sogni” (il suo primo romanzo, edito con nonmiricordochi) l’ho trovato simpatico, seppure acerbo – l’ha scritto a 21 anni. O forse 24, mo’ ora ho i dubbi.
Concordo con Gamberetta. Le sue obiezioni sono valide. “Alice” è stato deludente. Per carità, ha i suoi lati positivi: la ragazza è un’antropologa, ad esempio, e io adoro le antropologhe. Mi piace il vapore e l’ambiente londinese. E’ inserita una parte filosofica (Francesco Dimitri è un discordiano) che si sposa bene con il romanzo, nonostante si prolunghi troppo. Ben, protagonista della storia parallela, ha problemi mentali e sessualità ambigua. E ammetto che l’onniscienza iniziale dell’autore l’ho gradita. Si è creata una curiosa intimità tra me e il narratore. Mi ha accompagnato al teatro della storia, e adoro essere seguito. Ahimè, il romanzo è però scritto male.
Ho una mia teoria a riguardo: Francesco Dimitri aveva scritto un romanzo parecchi anni fa e l’aveva intitolato Alice. Poi è cresciuto, migliorato, parecchio migliorato. A un certo punto della sua carriera, ha provato a riproporre Alice. E’ stato troppo indulgente con sé stesso e la revisione è stata moscia. Doveva riscriverlo, non correggerlo. Si vedono le sbavature create dalla gomma da cancellare, per intenderci.
Mi fido di Francesco Dimitri e sono sicuro leggerò il suo prossimo romanzo. Sono certo sarà migliore.
Mattia

#47 Comment By Andrea On 1 dicembre 2010 @ 16:21

Per me dovresti scriverlo, l’articolo: e non perché l’aspettav(am)o da un po’, o perché sarebbe sicuramente utile, ma perché hai già pronte 11.000 parole di appunti. A questo punto che senso ha lasciar perdere? Il tempo ce l’hai già messo. Se non è tutto da riscrivere, riordina/finisci/rifinisci eccetera (sob) e pubblica.

#48 Comment By astrosio On 1 dicembre 2010 @ 16:29

ah, mario, hai vinto premi con i tuoi racconti? citi anche uno che scrive su internazionale, la rivista radical-chic piu’ becera in circolazione. no, effettivamente non abbiamo niente da dirci.

#49 Comment By Tintaglia On 1 dicembre 2010 @ 17:01

Il fatto che io, mio marito e una mia carissima amica godremmo come istrici a scaraventare la tua recensione – spietata, ti prego, spietata! – sul grugno di chi difende il romanzo più brutto dell’anno vale come motivazione? Sì, è sfacciatamente personale, ma sono un po’ stanca di rispondere a chi mi parla di “archetipi” (e non di stereotipi…) per le squallidissime marionette messe in scena da Dimitri.
E poi, sprecheresti un ottimo barbaro in mutandoni di pelliccia? La fantasmagorica scena dei monaci in bicicletta – guardacaso ritrovati nella torre? Lo spiegone cosmico finale?
E’ tutta robbbba buonissima. Da rivomitare in recensione! Non farti scappare l’occasione!

[No, non riuscirei a vendere una barca a un uomo che annega. No, nemmeno un salvagente in saldo. Lo so. Ma ti preeeeegoooooo!!!!!]

#50 Comment By Mario Falco On 1 dicembre 2010 @ 17:10

@astrosio
Guarda, quando dirai qualcosa allora forse avremo qualcosa da dirci.
No, perché mi pare che pure tu critichi con la ferocia che imputi a Gamberetta, non lesinando il sarcasmo e non mandandole a dire, ma in quanto a contenuto finora non ho visto granché.
Per esempio: tu cosa pensi del libro?

#51 Comment By Sophitia On 1 dicembre 2010 @ 17:53

Questi ultimi commenti delineano uno scenario addirittura più interessante della trama del romanzo! Tesi di complotto, doppie identità (non posso vedere gli indirizzi IP ma gioco un gamberetto che due nick diversi nascondono la stessa persona), diffamazioni e velate promesse di denunce, idee politiche (eh ma siamo vicini alla elezioni?), critiche fantasy che in realtà sono richiami per adepti per formare nuove sette (leggendoli al contrario abbiamo versi satanici?), sondaggi come cure contro turbe esistenziali (alla faccia di Freud!)…
ma qui a Wikileaks facciamo un baffo XD!
Se avete letto il libro e vi è piaciuto ditelo, scrivete la vostra recensione, sono sempre pareri utili a chi come me ne è interessata, senza tirar fuori dogmi o tesi su quella che è (e la dico da lettrice onnivora e fedele) lettura di intrattenimento!

Ah per la recensione io tendenzialmente la vorrei perchè ho letto Pan ed ero indecisa per questo libro; ma dato che è casa tua e non sei IBS con obbligo di informare su ogni uscita, lascio a te la decisione finale, voto nullo.

#52 Comment By Merphit Kydillis On 1 dicembre 2010 @ 17:53

@Gamberetta
Direi di no. Nemmeno io perderei tempo a recensire tale romanzo, se ci sono certi passi come tu hai illustrato come esempio. Uno che mi dice Occhialoni, giacca di pelle, eccetera, o mi dice che sotto la botola trova un muro di metallo, diciassette euri se ne stanno belli al portafoglio.

…. Scusa se mi permetto, però, di una cosa che potrebbe colpirti a livello personale. Capisco che tu sei delusa dal fatto che Dimitri, in questo nuovo romanzo, si sia arrugginito rispetto a Pan: però questo sfogo da parte tua non è da te.

Non è una critica o offesa nei tuoi confronti, non equivocare: solo, che io sono abituato a leggere i tuoi articoli che, per quanto inzuppati d’ironia e sarcasmo, hai saputo mantenere calma e sangue freddo. Diciamo che sono rimasto un pò sorpreso di questa uscita, ecco….

#53 Comment By Giobix On 1 dicembre 2010 @ 17:58

@ Gamberetta, direi che può bastare come segnalazione.
Io sarei curioso di sapere cosa ne pensi di Storia di Neve di Mauro Corona, è il fantasy italiano più atipico ed eccessivo che si possa trovare. Se ne frega volutamente di molte regole della buona narrativa, e ha un impatto che difficilmente lascia indifferenti.

#54 Comment By Agata_Fisch On 1 dicembre 2010 @ 18:33

Secondo me dovresti recensirlo perché, come già t’hanno detto, sei già a metà dell’opera e probabilmente Dimitri prenderebbe persino in considerazione le tue critiche. Senza contare che così potrei finalmente riuscire a capire di cosa diamine parla ‘sto libro… XD

Poi immagino che non ci sia bisogno di dirti di non farti del male da sola, ne! ^^

#55 Comment By Gamberetta On 1 dicembre 2010 @ 18:50

@Sophitia.

Tesi di complotto, doppie identità (non posso vedere gli indirizzi IP ma gioco un gamberetto che due nick diversi nascondono la stessa persona)

Indovinato! ^_^
astrosio e cadibal sono la stessa persona. Ho spostato in Fogna i commenti nati dallo sdoppiamento di personalità.

@Merphit Kydillis. Ho deciso di non occuparmi più del fantasy italiano (tranne eccezioni) proprio perché non ho più voglia di essere ironica. Non c’è più niente da ridere.

@Giobix. Era già stato segnalato in altra occasione, se apparirà su emule lo leggerò.

#56 Comment By astrosio On 1 dicembre 2010 @ 19:02

ribadisco che non siamo la stessa persona. poi, credi quello che vuoi.

#57 Comment By astrosio On 1 dicembre 2010 @ 19:07

e comunque ribadisco alcuni concetti che c’erano nei commenti cancellati (ritengo comunque prerogativa di chi gestisce un blog cancellare quelli che ritiene giusto cancellare): mi avevano parlato bene di questo blog, invece lo trovo pessimo. e trovo pessimo l’affronto personale e rancoroso contenuto nel post. trovo inoltre pessime le pretese di tecnicismo. trovo pessimi gli appunti nella sostanza: le mongolfiere eccetera. trovo pessimo il modo, ripeto, paranoide e crestomantico, in cui si critica il libro. e ripeto che non e’ critica ma messa a sistema delle proprie idiosincrasie. e ripeto ancora che la mia veemenza nasce dal fatto che mi avevano parlato bene di questo blog. invece lo trovo pessimo. e lo maledico.

#58 Comment By Gamberetta On 1 dicembre 2010 @ 19:30

@astrosio. Per rispetto alla tua privacy non ho pubblicato screenshot con il tuo IP, uguale a quello di cadibal, ma se mi dici di procedere faccio volentieri. In più non ti ho censurato, ho solo spostato i commenti in un altro articolo perché qui avevano lo scopo di infastidire la conversazione e nient’altro. Se guardi negli Ultimi commenti in Fogna, nella sidebar alla tua destra, vedrai che i tuoi commenti, per chi vuole leggerli, ci sono ancora.
Infine dato che hai maledetto il blog, potresti pure lasciare perdere. Hai già spiegato la tua posizione direi in maniera chiarissima.

#59 Comment By Il Guardiano On 1 dicembre 2010 @ 19:43

Io in casa mia posso anche dire ai miei amorevoli muri che voglio ammazzare il vicino dell’interno 12 senza incorrere in rischiosi provvedimenti da parte di forze dell’ordine.
Se, però, lo scrivo su di un lenzuolo e lo appendo sulla ringhiera del terrazzo, magari apponendo una simpatica inchiesta ai passanti(che non possono non passare, in quanto tali) “vuoi che ammazzi il vicino?sì?no?”, credo che non godrei di immunità di persecuzione. C’è una differenza che mi sento di non reputare tanto sottile tra critica e diffamazione.
Leggendo dello “sgorbio” di autografo mi è parso di assaporare il salmastro delle lacrime della bambina che viene presa in giro a scuola perchè ha gli occhiali.
A me sembrano tentativi alquanto subdoli di depistare l’acqua dal suo convogliare al mulino. La cosa incredibile è che la tecnica adottata è quella di cercare di convincere il fiume che la direzione di scorrimento è “ridicola”.
A me sembra irragionevole e capriccioso bullismo

huwhuehuehue

In caso contrario è come se stessi dicendo che un’insalata di polpo e patate fa sicuramente schifo perchè né il polpo, tantomeno le patate, da crudo è immangiabile. La mia esperienza in cucina mi ha condotto a capire che un piatto cucinato non ha come risultante di sapore la sommatoria degli ingredienti adoperati.

huehuehuehuehuehuehuehuehuehuehuehue

cioe’, questa mi fa ridere davvero. gia’ quella sulla vicinanza era gustosa. ma questa sul fatto che io mi nasconda dietro un altro nick, e’ veramente fenomenale.

ahhh…la coda di paglia hauheuhaueehueehuaehaeeu

perche’ e’ facile intuire il livello di chi legge, scrive e commenta su questo blog. per quello che mi riguarda, e’ la prima e ultima volta. me ne avevano parlato bene, accidenti. e mi ritrovo davanti ad insinuazioni deliranti, attacchi personali, critiche rancorose e gente che vince premi ai concorsi di scrittura.
maledico questo blog.

ma non aveva detto di non parlare più se gamberetta non lo autorizzava?
aeuhhuhheauueahuea
maledico questo blog…
ahhhhahauehuheueahaehuaehaeuhaeuaeheauhaeuaeh

e comunque ribadisco alcuni concetti che c’erano nei commenti cancellati (ritengo comunque prerogativa di chi gestisce un blog cancellare quelli che ritiene giusto cancellare): mi avevano parlato bene di questo blog, invece lo trovo pessimo. e trovo pessimo l’affronto personale e rancoroso contenuto nel post. trovo inoltre pessime le pretese di tecnicismo. trovo pessimi gli appunti nella sostanza: le mongolfiere eccetera. trovo pessimo il modo, ripeto, paranoide e crestomantico, in cui si critica il libro. e ripeto che non e’ critica ma messa a sistema delle proprie idiosincrasie. e ripeto ancora che la mia veemenza nasce dal fatto che mi avevano parlato bene di questo blog. invece lo trovo pessimo. e lo maledico.

è tutto troppo idiosincrotico e crestomantico per essere spostato nella Fogna…ti prego lascia questi commenti idiosincrotici qui come una stele della vergogna crestomantica. aehuheuehueaheuheuheuh

#60 Comment By Willie Pete On 1 dicembre 2010 @ 20:30

Io Alice l’ho già letto.
Quello che hai citato tu è niente, verso la fine lo stile è più o meno lo stesso ma la trama praticamente perde di senso: già prima incoerenze ce n’erano a palate, ma nelle ultime 80 pagine la logica si suicida.

La parte su Carne, Incanto e Sogno a me è sembrata scialba e insensata, ma forse avendo letto Pan risulterebbe più comprensibile.

Evita la recensione, eviterai un’ulcera in più.

Io quoto l’ipotesi “editore pubblica romanzo pseudo-steam per adescare polli con la coppia perfetta autore emergente/genere emergente”

#61 Comment By Tapiroulant On 1 dicembre 2010 @ 21:11

@Tapiroulant. Non so. Ci sono problemi legati nello specifico all’ambientazione, ma la gran parte delle stupidaggini è di carattere più generale e rientra nel consueto: “Scrivo come mi capita, tanto il lettore, specie quello che paga, è un povero idiota.”
Non so, come la scena verso la fine nella quale 70 ribelli attaccano la città di Samarcanda e secondo Dimitri “creano un diversivo” per lasciare tempo ad Alice & soci di esplorare il palazzo della Regina. Ma WTF? La Regina non si accorge neanche se 70 persone attaccano la città… ma probabilmente nella visione facilona di Dimitri invece è così preoccupata da inviare pure le sue guardie personali.
Scemenze a livello Troisi.

Ah beh, a onor del vero ci sono tutti i peggio cliché della narrativa d’azione, tra l’altro tutti gestiti nel modo più mongolo… dal villaggio ridente che viene spazzato via dai Cattivi e di cui la protagonista è (quasi) l’unica superstite, alla safehouse dove vive il Grande Maestro (qui rappresentato da un samurai giapponese (!?)), alla casetta alla fine del mondo dove vive l’Architetto il Profeta.
O si potrebbe parlare del Coniglio, questo terribile essere che si guadagna anche uno spazio in copertina e nei risvolti di copertina e insomma sembra un personaggio chiave, e invece è insignificante.
E via dicendo.
Qualcuno nei commenti si chiedeva come sia stato possibile che dopo 8 anni di lavoro a Dimitri sia uscita ‘sta roba. Io ho un’ipotesi. Io dico che a Dimitri è uscita ‘sta roba proprio perché ci lavora da 8 anni. Questa doveva essere una sua vecchia idea, che magari covava da quando era adolescente. Quando ha provato a riscriverla, non è riuscito a rinunciare (come invece avrebbe dovuto fare) alla storyline originale, ed ecco che ne è venuto fuori un lavoro più immaturo di Pan (che già non mi aveva esaltato) sotto ogni punto di vista.
Ecco: Alice sa di adolescenziale. Qualche buona idea c’è, ma è affogata nell’adolescenziale. E questo, tralasciando i problemi più strettamente tecnici cui hai accennato nel post.

Ciò detto…
Va considerato anche l’aspetto pratico. Se cioè, il tuo lavoro adesso sarebbe soltanto quello di selezionale e risistemare gli appunti (nel qual caso, sarebbe quasi un peccato se dopo la fatica di prendergli gli dessi fuoco), o se tu debba fare un lavoro più lungo.
Io non nego che la leggerei con piacere. Ma mi sembra un motivo futile. Forse potresti fare una recensione più stringata, in cui sorvoli sulle cappelle tecniche (sulla cui esistenza, comunque, farebbe fede questo articolo) o sugli errori già visti altrove, limitandoti a considerare i difetti macroscopici, di struttura, o agli errori peculiari di Dimitri (se ce ne sono, di peculiari). Una recensione che ti impegni meno e con un pizzico di novità.
Certo, il fatto che questa recensione possa attirare (di nuovo) altri dementi come astrolabio farebbe propendere per il No. Ma non credo (spero) che Dimitri abbia un codazzo di mongoloidi come altri autori passati sotto i tuoi ferri.

#62 Comment By Drest On 1 dicembre 2010 @ 21:36

Non lo fare Gamberetta, devi guarire, quando sarai guarita o diventata zen potrai recensire queste cose per il sollazzo di tutti

#63 Comment By Lela On 1 dicembre 2010 @ 21:57

Certo che questo stralcio vale già come recensione eh! Io la aspettavo con ansia (il libro l’ho già comprato e avevo riconosciuto alcuni errori che hai segnalato – che bello, leggerti serve davvero!) ma capisco il tuo rigetto… Tuttavia concordo con chi dice che sarebbe utile farla se possiamo imparare qualcosa. E che comunque hai già preso un sacco di appunti che spiace buttare. E poi, insomma, il classico PERCHE’ SI vale sempre no?

#64 Comment By Marco I On 1 dicembre 2010 @ 22:03

Ti consiglio di non fare la recensione.
Dubito che servirebbe a qualcosa, se non ad attirare qualche altro troll. Scrivi qualcosa che ti piace piuttosto, così ti diverti e l’influenza passa più in fretta!

#65 Comment By Gargaroz On 1 dicembre 2010 @ 22:49

Se dovessi scegliere il divertimento, ti implorerei di recensirlo. C’è poco da fare : le recensioni che stroncano di solito sono molto più divertenti di quelle che incensano (vedi anche il caso Farenz, tanto per dirne uno).
Se però dovessi scegliere l’utile, ovvero scovare nuove robe belle da leggere, ti direi di lasciar perdere e recensire qualcos’altro di più utile, anche perché questo “antipasto” mi è parso sufficiente (8 anni e poi ci sono ancora arrosti del genere, e mi par di capire che non sono nemmeno i soli).
Credo che alla fine propenderò per la seconda ipotesi (perché emani un fetore nauseabondo… No, questa era un’altra cosa) : lascia perdere e recensisci qualcosa che ti è piciuto o ti ha colpito positivamente.

#66 Comment By Blu On 1 dicembre 2010 @ 23:45

Io voto per il passare oltre.
Hai già scritto abbastanza qui per farsi un’idea su come potrebbe essere la recensione; se gli errori sono sempre gli stessi dopo un po’ non fanno neppure più ridere. Anche per le recensioni comiche serve un po’ di materiale nuovo ogni tanto. Certo se ci fossero un paio di “chicce” potresti riportarcele, giusto gli estratti.
Passanti che passano(mi ricorda un po’ anche “prato erboso”) e botole con sotto sia il muro a ostruirle che la scala a pioli, che va giù, fanno cascare le braccia dallo sconforto…

#67 Comment By Elvezio Sciallis On 1 dicembre 2010 @ 23:51

Il mio consiglio è di evitare di scriverne.

Vero, c’è il problema del lavoro che hai già svolto e degli appunti presi, ma pazienza: io mi ero segnato una mole di appunti su quattro romanzi/raccolte di racconti di autori italiani apparsi negli ultimi dodici mesi e ho sofferto a cancellare il tutto ma alla fine, ti assicuro, è liberatorio.

Non è facile smettere di occuparsi di certi autori e argomenti, proprio perchè si ha a cuore una possibile evoluzione della scena, ma è scelta che ripaga in termini di salute psicofisica.

Differiamo su alcune posizioni e la trovo cosa normale e sana ma concordo con te su larga parte delle critiche che muovi (specie e anche quando mosse al sottoscritto: rido ancora per la faccenda delle vecchiette che sorseggiano il tè e si raccontano della tizia trasformatasi in vagina, non so se ricordi…) ma credo che si sia giunti a un punto di non ritorno, nella scena italiana: le critiche negative comportano un dispendio di energie eccessivo e non vi è ritorno né per quanto riguarda eventuale ricezione da parte della sfera editoriale (scrittori, editori, redattori, correttori, grafici ecc ecc) né per quanto concerne le reazioni del pubblico, sempre più spesso polarizzate fra attacchi sbavanti a chi muove critiche o, per contro, attesa frenetica del first blood per entrare in frenzy come piranha e assistere al massacro.

Si tratta di un gioco cupo e a tratti isterico cui, viste le tue capacità, credo non dovresti più partecipare…

#68 Comment By Zino Davidoff On 2 dicembre 2010 @ 00:35

Tralasciando la problematica astrosiana (nonché Travaglio, che ha molto dello sbirro e pochissimo del giornalista), penso che se recensire questa roba (“Vaporità”??? è che roba è? Sembra una bestiale traduzione di “Æther“, termine anglo assai modaiolo. Di sicuro più modaiolo del plebeo vapore) non ti interessa, questa provocatio ad populum sia inutile.

Fai come ritieni di fare, che poi ti sentirai anche meglio.

#69 Comment By lucand On 2 dicembre 2010 @ 00:40

voto per il “velo pietoso”
recensisci solo cose belle
basta coi pomeriggi ombrosi
fammi leggere belle storielle

#70 Comment By Gwenelan On 2 dicembre 2010 @ 01:31

Anche io voto per il velo pietoso. Mi piacerebbe semmai che indicassi, o aggiungessi direttamente a questo articolo, qualche bella idea che c’è nel libro. Anche sfruttata male, magari spiegando come mai è stata sfruttata male o quale poteva essere uno sviluppo migliore. Oppure qualche errore particolare, da cui si può vedere una cosa che non hai già dovuto ripetere mille volte.

Sigh per Dimitri, Pan mi era piaciuto molto…

#71 Comment By Airon On 2 dicembre 2010 @ 08:44

Ho deciso di non occuparmi più del fantasy italiano (tranne eccezioni) proprio perché non ho più voglia di essere ironica. Non c’è più niente da ridere.

ecco, questo taglia la testa al toro direi. Le recensioni negative sono apprezzatissime perchè divertenti; se dev’essere solo un deprimente elenco di errori, orrori e cattive idee, meglio scrivere un articolo che spieghi come evitarli, quegli errori.

#72 Comment By astrosio On 2 dicembre 2010 @ 09:55

Siamo a questo? Minacci di pubblicare il mio ip? Ma a cosa ti stai attaccando? Vabbe’, allora ti dico due cose: primo, se lo pubblichi prendero’ tutti i provvedimenti del caso; secondo, ribadisco che io e cadibal non siamo la stessa persona. E a questo punto non mi tengo: questo post non e’ una critica ma un attacco personale e infame all’autore del libro. In cui si arriva addirittura a metterne alla berlina l’ autografo. In genere dietro questo comportamento ci sono due possibili motivi: i soldi o una lacerante invidia. Se c’e’ qualcuno che ti paga, i soldi li ha spesi male vista la goffaggine con cui hai portato l’attacco: a parte la pletora dei tuoi adulatori, infatti, molti hanno notato il livore eccessivo e senza senso. Se e’ invidia, beh, non ti pubblica nessuno, vero? O sei tu che rifiuti le tante offerte di tutte le case editrici, nazionali e internazionali? E siccome mi sembra che questo blog lo seguano piu’ aspiranti scrittori che lettori veri… si spiegano tante cose. Sono loro che vincono i premi letterari, loro che scrivono manuali di scrittura senza aver scritto una cippa, loro che salveranno il fantasy e la letteratura in genere, in Italia e nel mondo! Guarda, davvero, se l’interpellanza cosmica ha un senso, chiedo che la cosa ti torni indietro con tutta la spietatezza e violenza possibile. Perche’ chiedere di vergognarti credo sia inutile. Anzi, forse no. E lo stai gia’ facendo, anche se non lo ammetterai mai. Ma non e’ sufficiente.

#73 Comment By Mattia On 2 dicembre 2010 @ 11:21

Gamberetta:”Per rispetto alla tua privacy non ho pubblicato screenshot con il tuo IP, uguale a quello di cadibal, ma se mi dici di procedere faccio volentieri.”

Astrosio, la minaccia dov’è? Bah.

Io invece direi a gamberetta di fare la recensione. Non è necessario il sarcasmo, anche se penso sarà inevitabile. Come scrisse King, analizzare gli obbrobri può servire. Di obbrobri ce n’è un’infinità sul mercato, ma stimo Dimitri e vorrei comprendere meglio dove ha sbagliato secondo il tuo punto di vista. Sempre che non ti faccia venire un’ulcera.

#74 Comment By DagoRed On 2 dicembre 2010 @ 12:04

Voto per passare oltre.

Gamberetta, ‘sto troll non è fastidioso tanto di per sè, quanto per il fatto che si trova sempre qualche astro di furbizia che abbocca. Non potresti calciocularlo?

#75 Comment By Jaden On 2 dicembre 2010 @ 12:51

Sono d’accordo con DagoRed, i troll (soprattutto quando privi di fantasia) sono da ignorare.

A me piacerebbe leggere la recensione completa, anche perché ho imparato molto dalle tue recensioni negative. Però non ti paga nessuno per farti del male, se giustamente hai di meglio da fare fallo. Voto nullo.

#76 Comment By Il Guardiano On 2 dicembre 2010 @ 12:55

Guarda, davvero, se l’interpellanza cosmica ha un senso, chiedo che la cosa ti torni indietro con tutta la spietatezza e violenza possibile.

Ahahahahah
Amo questo troll :)

#77 Comment By Ernesto On 2 dicembre 2010 @ 13:03

Non ho capito una cosa, scusate.
Gamberetta dice di non voler parlare più di fantasy italiano. Non mi pare così. In un articolo sì e nell’altro pure appare: troisi, falconi, dimitri, menozzi etc etc…
Si decida.

#78 Comment By Davide On 2 dicembre 2010 @ 14:14

Nah, lascia perdere. Giusto l’altroieri con un amico ero alla FNAC e lui mi fa “Chissà com’è il nuovo di Dimitri”. Al che gli ho risposto “Non so, ma Gamberetta ha detto che lo voleva recensire, vediamo prima che dice lei”.

Beh, devo dire che i frammenti di testo riportati mi hanno fatto passare qualsiasi intenzione di leggermi il romanzo in questione.

Quindi davvero, Chiara, se vuoi recensire qualcosa – dopo che sarai guarita, ovvio – recensisci qualcosa di valido; a me personalmente farebbe molto più piacere.

#79 Comment By Sarastro On 2 dicembre 2010 @ 14:36

Provo a rispondere ad astrosio (che spero non maledica anche me, perché con tutti i regali che ho da fare in questo periodo non vorrei spendere altri soldi per farmi togliere il malocchio!) ma lo faccio più in generale a beneficio di chi altro fosse interessato: visto che qui si contesta l’estrapolazione di singole scene dal loro contesto come parametro del giudizio, dico invece che anche tralasciando un’analisi di questo tipo – che io trovo comunque efficace per una recensione – il mio giudizio di semplice lettore (e non critico), cieco a tutte le incoerenze nelle rappresentazioni e agli errori di scrittura, è fortemente negativo.

Premessa: come molti, ho acquistato questo libro appena uscito, perché “folgorato” da Pan. Ed ho acquistato Pan sulla scia della recensione letta qui. Quindi posso ritenere Gamberetta indirettamente corresponsabile dell’acquisto!

Purtroppo questo Alice si è rivelato una grandissima delusione: in sostanza su tutto quello che ho apprezzato – tanto – in Pan qui il giudizio è stato capovolto.

Prima un paio di note positive: l’ambientazione; per quanto lo spunto di base di trarre da un classico della letteratura come l’Alice di Lewis Carroll una storia “postmoderna”, un fantasy steampunk, non sia eccessivamente originale, l’idea che ne viene tratta funziona: la risposta alla domanda «come sarebbe il Paese delle Meraviglie se potesse essere descritto sulla base di presupposti pseudo-scientifici dotati di verosimiglianza?» ha una risposta soddisfacente. Ancora, altro punto a favore è nel colpo di scena che ad un certo punto scompagina le carte in tavola; in effetti è stato abbastanza inaspettato e sconvolgente, anche se ha come difetto la conseguenza di spostare l’attenzione su un personaggio poco sviluppato, che non riesce per questo a coinvolgere nel modo in cui il suo ruolo esigerebbe.

Fin qui i punti a favore; la principale nota dolente è rappresentata per me da quello che in Pan era il principale punto di forza: i personaggi. Specularmente, in Pan era l’ambientazione a difettare di originalità: una semplice variazione sulla tematica gaimaniana della metropoli contemporanea “animata” dalla magia, dagli spiriti dal sogno, alla quale corrisponde la “Terra del Sogno” che è la versione “reale”, in un’altra dimensione (o “aspetto”) di una storia immaginaria. Un’ambientazione che credo abbia contribuito all’attribuzione di quella semplificatoria etichetta di “Gaiman italiano”, etichetta credo peraltro più che lusinghiera per uno scrittore relativamente giovane. Insomma, l’ambientazione e l’idea di base di Pan non l’ho trovata affatto originale, nemmeno un po’, a differenza di quanto ha sostenuto Gamberetta nella sua recensione. Il debito verso Gaiman è decisamente superiore – a mio avviso – di quello da lei stimato…ma questo dell’originalità è un dettaglio trascurabile. Perché per me la forza di Pan è nei suoi personaggi. I fratelli Cavaterra sono ragazzi come tanti, di età diverse e personalità diversissime, ma del tutto ordinari…eppure, quanto sono coinvolgenti! Come sono riusciti a suscitarmi empatia con le loro storie e a far immedesimare e farmi “vivere” il romanzo! E lo stesso vale per i comprimari: a parte il meraviglioso Temidoro, anche gli altri personaggi sono delineati perfettamente, anche quelli che appaiono o agiscono per poche pagine: da Pan a Tinker Bell, passando per Giada e anche per Stefano Cavaterra, senza dimenticare quell’ottimo cattivo che è Grayface. Seguire le loro vicende è stato un viaggio bellissimo, roba da non riuscire a smettere di leggere e da aver voglia di ricominciare da dove avevo lasciato come non mi succedeva da tanto.

Tutto l’opposto della lettura stanca e trascinata a forza che mi ha condotto a concludere Alice nel Paese della Vaporità. Qui l’ambientazione è abbastanza originale e ben congegnata, ma i personaggi sono di una piattezza che non esito a definire stomachevole. A partire dalla protagonista, via fino all’ultimo degli “stemlanders”. La Alice che dà il titolo al romanzo è la più stereotipata delle eroine dei manga più banali. Un’antropologa accademica ma anche guerriera micidiale, ribelle e insofferente alle convenzioni ma dotata di saldi principi morali, avventurosa ma dotata di alto senso di responsabilità…insomma, una superdonna dalla testa ai piedi. Come da “manuale dell’eroina strafiga”, ha avuto un’infanzia difficile, segnata dalla violenza, che l’ha temprata, finché il nonno saggio di turno non l’ha salvata aprendole le porte della carriera universitaria, nella quale ovviamente eccelle al punto tale da esserne annoiata e non trovare più stimoli. Naturalmente non è proprio tutta-tutta d’un pezzo, perché altrimenti sarebbe un po’ originale: in fondo di eroi del genere non se ne vedono più. No, per essere banale al 100% ogni tanto Alice si fa prendere da qualche dubbio o non si sente all’altezza della situazione, ma alla fine finisce sempre per fare la scelta giusta. Gli altri personaggi non sono da meno. C’è il monaco jedi con le sue perle di saggezza zen mescolate all’abilità combattiva e ai poteri parapsichici (senza dimenticare l’imprescindibile spada magica); il bambino autistico che in realtà è il mutante più potente che per proteggere i suoi amici fa esplodere tutto; il condottiero barbaro, passionale e coraggioso. Un party con il guerriero irruento, il mago misterioso e l’elfo saggio e gentile sarebbe stato meno banale, probabilmente. Anche il deus ex machina che appare alla fine sembra preso da un capitolo qualsiasi di Final Fantasy.

Anche lo spiegone sul funzionamento dell’universo, poi, che a qualcuno è apparso contorto, è qualcosa di abbondantemente già visto. Questo non è un problema in sé, per me, come ho detto: lo diventa però quando dovrebbe essere la luce alla fine del tunnel delle banalità che è la trama del romanzo; l’arrivo al villaggio indigeno con annesso accoglimento caloroso e iniziazione, la fuga, l’addestramento zen, la guerra e lo scontro nel cuore dell’impero del male, il viaggio della scoperta salvifica e le rivelazioni…come ho detto all’inizio il colpo di scena che scombina le carte è efficace, nel senso che ti sveglia dal sonno nel quale stai sprofondando mentre leggi, ma da solo non basta, anche perché avrebbe richiesto un maggior approfondimento con il personaggio che coinvolge, l’unico con il quale sarebbe stato possibile per il lettore immedesimarsi in qualche modo, se avesse avuto spazio a sufficienza.

Inutile cercare una spiegazione nel «siccome ti è piaciuto così tanto Pan, ti aspettavi una cosa simile e quindi qualsiasi storia diversa non ti sarebbe piaciuta». Non è andata così: sapevo benissimo dalla trama che non si trattava di niente di neanche vagamente simile a Pan, ma non era su quello che puntavo: come ho detto, se una storia appare già vista ma è ben raccontata, ben venga! E Pan era raccontato benissimo. Qui invece abbiamo un racconto scialbo, con un guizzo finale che però è sviluppato male, nonostante l’ambientazione originale (ottima per un gioco di ruolo, per il quale infatti è stata usata). Un velo davvero pietoso infine, sulle varie scene truculente e/o di sesso che sembrano messe lì apposta per far dire «eh, si vede che questo non è un libro per “young adults”».

In conclusione il mio giudizio si può riassumere in un «che peccato!»; tanto ispirato e inaspettato (nonostante la recensione letta qui) è stato per me il romanzo del “boom” quanto povero ed estremamente deludente è stato quello che avrebbe dovuto essere quello della consacrazione. Questo libro l’ho acquistato immediatamente, il giorno stesso dell’uscita. Con il prossimo non sarà lo stesso: se mai dovesse avere una chance, dovrà sudarsela.

#80 Comment By Klaus On 2 dicembre 2010 @ 16:49

Io voto per passare oltre: non ha senso che tu, Gamberetta, perda tempo per scrivere una recensione più approfondita di questa, che già dice tutto.

#81 Comment By Mauro On 2 dicembre 2010 @ 17:14

Da un lato sarei curioso di vedere più approfonditamente cosa ti ha tanto infastidito, dall’altro se ti rovina il fegato meglio soprassedere e dedicare quel tempo a qualcosa di più interessante; quindi direi niente recensione.

#82 Comment By Angra On 2 dicembre 2010 @ 17:15

@Gamberetta:

Ho cambiato idea: leggerei volentieri la recensione di Alice ^___^

#83 Comment By AliceCreed On 2 dicembre 2010 @ 18:22

Muah, il libro l’ho comprato e letto, e ne sono rimasta delusa. La recensione puoi anche non farla, ti capisco xD

#84 Comment By Tapiroulant On 2 dicembre 2010 @ 18:26

@Mattia:

Per carità, ha i suoi lati positivi: la ragazza è un’antropologa, ad esempio, e io adoro le antropologhe.

Guarda, siamo onesti: Alice è un’antropologa e una grande studiosa quanto Edward è tormentato e infelice.
Leggendo il romanzo, ho avuto proprio questa impressione: che Dimitri continuasse a scrivere che Alice era un’antropologa quasi a giustificarsi, perché, obiettivamente, Alice non si comporta MAI da antropologa, mai si ha l’impressione che abbia una preparazione accademica. Alice dà l’impressione della ragazza di strada, punto. Solo che Dimitri durante la lettura continua a sussurrarci nelle orecchie il mantra: “Antropologa… antropologa…”.
E in effetti è una caratteristica che può estendersi alla maggior parte degli elementi del romanzo. Le descrizioni sono spesso scarne e vuote, ma ad esse si sovrappone continuamente l’autore che ci informa: guarda che questo qui è così e così, mentre quell’altro invece è cosà e cosà. Anche se poi quei personaggi non si comportano coerentemente con le affermazioni dell’autore.

#85 Comment By Mattia On 2 dicembre 2010 @ 19:08

@Tapiroulant

Sni. Anche perchè lo scopo di Alice presto non è più quello di effettuare una ricerca sul campo. E certo non si comporta da antropologa, ma da una che vuole salvarsi la pelle – anche da mezza deficiente, siamo sinceri. D’altra parte, se lo fosse stata, il romanzo sarebbe diventato un’analisi etnografica del popolo della vaporità – e chinnesefrega.
A me l’idea della studentessa di antropologia l’ha data, francamente. Se Alice non si è dimostrata all’altezza di una Mary Douglas, tant pis.

#86 Comment By le marquis de carabas On 2 dicembre 2010 @ 20:09

la vita è una sola. non forziamoci a spenderla controvoglia in cose che non ci possono piacere.

francamente mi pare di capire che più di una recensione tu abbia bisogno di uno sfogo… se proprio devi fare qualcosa, perchè non ci “mostri” una certa scena del libro riscrivendola da zero, scrivendo esattamente quello che avresti voluto leggere? prendilo come un esperimento, una esemplificazione di quello che ti sarebbe piaciuto trovare, aprendo quel volume, senza aggiungere altri commenti: “mostra” l’abisso, con un improvvisazione creativa, non raccontarcelo con una recensione: forse ci troveresti anche gusto! credo che 2000 battute spese in questo modo risulterebbero più efficaci e gratificanti di 20000 spese per un’avvilente recensione!

#87 Comment By Il Guardiano On 2 dicembre 2010 @ 21:52

Noto che si cerca in tutti i modi di metterti alla prova, Gamberetta.
Onestamente io non ho letto le Avventura della piccola(?) Laura perché non mi ispira; e anche se fosse una emerita cagata, non toglierebbe validità ai tuoi giudizi critici sui libri altrui. A volte sembra che si possa giudicare le cose (pubbliche) degli altri solo se riesce a fare di meglio.
Un politico fa schifo? e che diritto hai per criticarlo, se tu non proponi di meglio? ZITTO!
Un giocatore fa schifo? E che diritto hai per criticarlo, se tu non sai fare di meglio? ZITTO!
Un romanzo fa schifo? E che diritto hai per criticarlo, se tu non sai fare di meglio? ZITTO!

io penso che le marquis de carabas sia in buona fede quando propone una cosa del genere, ma io sono stufo di questo ragionamento.
uffa. :)

#88 Comment By le marquis de carabas On 2 dicembre 2010 @ 22:35

@il guardiano,

si sono in buona fede: voglio solo dire che se gamberetta trova avvilente e duro il compito di fare una recensione su un libro (effettivamente) merdoso, non deve costringersi a farlo, solo perchè glielo chiediamo noi! È come se volessimo essere informati sulle proprietà del fango di scarico di un’industria chimica, e lei, per spiegarci quanto fa male mangiarlo, dovesse mettersi ad assaggiarlo di pozza in pozza per descriverci meglio le qualità organolettiche, o le varie implicazioni per il metabolismo. Alla lunga ci si ammala, no?

dico solo che questo blog deve essere per gamberetta un piacere, non un peso! e un modo per rendersi il compito piacevole, è sceglierne i soggetti e gli argomenti. per cui dico che, se proprio si sente in dovere di fare un nuovo post (giusto per farci felici), può sempre fare un’improvvisazione! Diamine, mi piacerebbe essere informato su qualche perla, oltre che dell’esistenza dello schifo. Desidero solo che lei trovi un modo per divertirsi, e che scriva cose che siano divertenti da scrivere, altrimenti alla lunga perderà motivazione: e ho interesse che il blog continui a vivere!!!!

#89 Comment By Gamberetta On 3 dicembre 2010 @ 00:43

@le marquis de carabas.

[...] se proprio devi fare qualcosa, perchè non ci “mostri” una certa scena del libro riscrivendola da zero, scrivendo esattamente quello che avresti voluto leggere?

Perché non ha senso: al massimo io posso fare del line editing – tipo trasformare il dimitriano “Sotto la botola c’era un muro di metallo, con una scaletta che andava giù.” in, non so, “Sotto la botola si apriva un pozzo con le pareti di metallo, dalle quali spuntavano i pioli di una scaletta” – ma non di più.
Se riscrivessi la scena avrebbe altro punto di vista, altri dettagli, altra terminologia; non avrebbe più nulla a che vedere con l’originale e sarebbe inutile un paragone. Se vuoi leggere la mia di narrativa vai al blog di Silvia e leggi i capitoli di S.M.Q.

Diamine, mi piacerebbe essere informato su qualche perla, oltre che dell’esistenza dello schifo.

Consulta l’indice delle recensioni (vedi sidebar a destra) e leggi le recensioni positive. Di “perle” ne ho segnalate moltissime – e le ultime due recensioni erano due perle: Recettear e Finch.

#90 Comment By Vasilevich On 3 dicembre 2010 @ 03:00

Velo pietRoso su Alice! Non ho nessuna ragione abbastanza valida per chiederti una recensione che non vuoi fare e che non godrebbe nemmeno del sollievo dell’ironia!

#91 Comment By Angra On 3 dicembre 2010 @ 10:47

Non parlerò neppure del Premio Urania, non comprerò proprio il volume.

Io l’ho preso stamattina. A prima vista non sembra un obbrobrio, ma certo non si vede traccia delle superiori qualità stilistiche di cui parla la giuria. Da pagina 1:

Mishima era assurdamente fuori posto con i suoi pantaloni color cioccolata, la camicia di cotone bianca e il giubbotto imbottito dei Tokyo Astros di baseball.

Il dubbio che i giudizi fossero stati formulati a caso, tanto per, mi era già venuto riguardo alla visionarietà di Marstenheim, perché a me che l’ho scritto non sembra poi granché visionario. Non so a che standard siano abituati loro, ma essendo gente che si occupa di fantascienza da decenni dovrebbero avere delle soglie altissime…

#92 Comment By le marquis de carabas On 3 dicembre 2010 @ 14:36

@gamberetta

Se riscrivessi la scena avrebbe altro punto di vista, altri dettagli, altra terminologia; non avrebbe più nulla a che vedere con l’originale e sarebbe inutile un paragone.

Trovo la tua ragione convincente. Vertenza chiusa (se c’è n’è mai stata una). … ad ogni modo, giusto per lanciare un sasso nello stagno, sarebbe bello trovare nelle prossime recensioni anche qualche esperimento di line editing per pochi, brevi estratti selezionati, potrebbe essere un elemento innovativo, quantomeno un modo insolito (e credo più divertente per te) per distinguere efficacemente gli errori a livello di semiotica, dalle incongruenze nel plot e nella caratterizzazione di scenario e personaggi.

per quanto riguarda s.m.q., recettear e finch … sono state tutte esperienze di lettura davvero godibili. attendo pazientemente i prossimi capitoli di s.m.q.

#93 Comment By Malkcontent On 3 dicembre 2010 @ 15:38

Scriva quello che gradisce scrivere.
Di mio poco apprezzo il genere steam-qualcosa. Detesto con tutto il cuore la meccanica a vapore e credo che faccia letteralmente a calci e pugni con il mio immaginario Fantasy. Se non piace a lei quello che ha illustrato, nè piace a me il genere a cui appartiene, non vedo necessità di implorarla di scrivere qualcosa di sgradevole.

Apprezzo il lavoro dell’Osservatorio. Segnalo, all’interno della saga di L.K. Hamilton (che può piacere o meno, su questo non sindaco.. se si potasse il 90% delle inutili scene di sesso sadomaso, sarebbe anche una bella storia), assieme ai fustacchioni fatati di Merry Gentry, le piccole Demy-fey, fatine nel senso vero e proprio del termine, considerate il cuore di Faerie.

#94 Comment By Unoqualunque On 3 dicembre 2010 @ 20:12

Forse eccessivo zelo, che comunque apprezzo, riguardo la scena dello stupro. Quanto al resto, ritengo i giudizi di Gamberetta fin troppo clementi (= poteva secondo me criticare anche molto altro, ma forse si è limitata al “peggio”)

#95 Comment By Charmen On 3 dicembre 2010 @ 20:52

Io vorrei. Mi associo a quanto ha detto Andrew, commento quarantasette.

#96 Comment By Doc.Herbert West M.D. On 3 dicembre 2010 @ 20:53

(pag. 68) «Una botola» osservò Alice, stupita.
«Molto di più» disse Marty. Diede fuoco all’estremità di una torcia di legno e la puntò verso il basso. Lo stupore di Alice s’impennò.
Sotto la botola c’era un muro di metallo, con una scaletta che andava giù.

Mi sa tanto che anche io stia covando l’influenza,perché non c’ho proprio capito nulla che sia nulla…!
°_°’

#97 Comment By Gamberetta On 4 dicembre 2010 @ 22:22

Dopo un centinaio di commenti siamo:
– Vogliamo il sangue di Dimitri: 30,5%
– Velo pietRoso: 47,5%
– Indeciso o troll: 22%
Con un po’ di approssimazione perché certi commenti non erano netti in nessuna direzione e può anche darsi che abbia sbagliato a contare. ^_^

Se rimane così e nessuno fornisce argomentazioni particolari in una direzione o dell’altra, penso che scriverò una brevissima recensione, tanto perché nessuno si sbagli a comprare il romanzo, e terrò degli appunti solo quelli non direttamente legati al libro (per esempio la parte dove parlavo di altri romanzi simili ispirati all’Alice di Carroll).

#98 Comment By Tapiroulant On 5 dicembre 2010 @ 00:30

(per esempio la parte dove parlavo di altri romanzi simili ispirati all’Alice di Carroll)

Ecco, sì, questo sarebbe interessante.

#99 Comment By andrea – lepracauno On 5 dicembre 2010 @ 01:48

Concordo con Andrea(commento 47)
ormai hai 11000 parole, fai un piccolo sforzo e pubblica la recensione anche perchè son mesi che penso di leggerlo/comprarlo e sono fortemente indeciso.
Sei l’ago della mia bilancia!

#100 Pingback By Una merla fantasy (e un discorso serio) « Gumwriters On 5 dicembre 2010 @ 02:07

[...] ritrovate qui a parlare di “Alice nel paese della vaporità” di Francesco Dimitri. Noterete che è [...]

#101 Comment By Lidia On 5 dicembre 2010 @ 07:44

Per me, se hai letto il libro, se hai messo insieme così tanti appunti, speso tempo e, soprattutto, se su questo sito è presente la recensione di un altro romanzo dello stesso autore, molto positiva, la presenza di una recensione altrettanto esaustiva, anche se in questo caso negativa, darebbe alla cosa un senso di “completezza” (almeno questa è la mia percezione della cosa, è ovvio).
A me piace Stephen King. Alcuni suoi libri li adoro, letteralmente. Altri mi hanno fatto schifo. Continuo ad amarlo. Ma ho letto con lo stesso interesse recensioni ottime su di lui, e recensioni pessime. Analisi che ne facevano risaltare i pregi (e ne illustravano i difetti), e anche analisi che invece lo massacravano, altrettanto minuziosamente, (salvando i pochi pregi riconosciuti).
Per me è una questione di equilibrio.
A molti lettori potrebbe interessare, venendo poi qui a confrontare entrambe le recensioni, in quali elementi Dimitri è cambiato fra i suoi due romanzi, l’evoluzione o involuzione che c’è stata.
Avrebbero più elementi per farsi la propria idea. Se dar più fede al Dimitri-Pan, o al Dimitri-Alice. Ecco. Questa è la mia opinione.
Sono per l’equilibrio e l’essere esaustivi.

Ciao!

#102 Comment By Dirigibilist On 5 dicembre 2010 @ 13:06

Solo un piccola correzione. Il bello di questi blog è l’assoluta precisione ;)
Il dirigibile dell’immagine è un Lebaudy, probailmente il La République o il La Patrie.
Il Giffard è ben diverso, e si passano più di 50 anni ;)
http://en.wikipedia.org/wiki/Lebaudy_République
http://en.wikipedia.org/wiki/Giffard_dirigible

Cordialmente un nerd specializzato in dirigibili.

#103 Comment By Gamberetta On 5 dicembre 2010 @ 13:20

@Dirigibilist. Hai ragione, mi sono confusa a leggere la didascalia, l’immagine che avevo messo era del Lebaudy Le Jaune. Grazie di aver segnalato l’errore, ho corretto.

#104 Comment By bobnuke On 5 dicembre 2010 @ 18:33

Ho saltato l’80% dei commenti, anche se di quei pochi che ho letto (eccetto i troll) alcuni sono davvero interessanti.

Io la recensione vorrei leggerla, giusto per capire quale sia il fondo al quale si può arrivare in taluni casi.

#105 Comment By Sarastro On 5 dicembre 2010 @ 19:36

Uhm…per rispondere ad astrosio alla fine non ho risposto al sondaggio, penso di rientrare nei «commenti che non erano netti in nessuna direzione»!

Beh, a me una bella recensione analitica non dispiacerebbe affatto. Tanto più se si concentrasse, come successo in altre recensioni, su aspetti più generali quale quello degli altri romanzi simili ispirati all’Alice di Carroll.

Una buona motivazione in questa direzione trovo sia quella di Lidia (commento #103): «se hai letto il libro, se hai messo insieme così tanti appunti, speso tempo e, soprattutto, se su questo sito è presente la recensione di un altro romanzo dello stesso autore, molto positiva, la presenza di una recensione altrettanto esaustiva, anche se in questo caso negativa, darebbe alla cosa un senso di “completezza”».

Inoltre direi che Dimitri una recensione completa se la merita, anche per il modo in cui, nel corso di un dibattito lucchese (qui la registrazione completa: http://fantasyonair.improntadigitale.org/2010/11/il-fantasy-italiano-clonazione-o-evoluzione-311010/ ), ha difeso il ruolo della critica «ferocissima e crudelissima, verso se stessi e verso i propri colleghi e ancora di più verso gli esordienti» sia per l’elevazione dell’attuale (basso) livello del fantasy italiano sia come «sistema di sicurezza che i lettori hanno il diritto di esercitare per tutelarsi tra di loro dai prodotti scadenti».

#106 Comment By Gamberetta On 5 dicembre 2010 @ 20:26

@Sarastro.

Inoltre direi che Dimitri una recensione completa se la merita, anche per il modo in cui, nel corso di un dibattito lucchese [...] ha difeso il ruolo della critica «ferocissima e crudelissima, verso se stessi e verso i propri colleghi e ancora di più verso gli esordienti»

Tu sfoglia il blog di Dimitri: non ci troverai mezza critica a un collega. Ci troverai le solite leccate agli amyketti – anche se bisogna dare atto a Dimitri di sapersi contenere – e basta. Le critiche “ferocissime e crudelissime” le riserva a gente che niente a che vedere con la narrativa italiana. Anzi, l’unico a beccarsi dell’imbecille e del coglione è un anonimo lettore estero che in altra sede ha osato dire che per lui Moby Dick è una boiata.

È il solito giochino, già visto mille volte: l’autore X dice che il fantasy italiano è di basso livello, che ci vuole più serietà, ecc. ecc. ovviamente senza farne nomi, tranne per il suo amyketto Y che invece lui sì è di qualità. L’amyketto Y ripete le stesse fregnacce solo che per lui l’eccezione è l’amyketto Z. Z concorda, ma quello bravo è X. Risultato: la media fa schifo, ma guarda caso sono tutti dei gegni (sì, compresa Licia).

In altri termini, è l’ennesima presa per i fondelli. Vale la pena dedicare (altro) tempo a un libro schifoso che in più è scritto da un tizio che si bea di prenderti per il culo? E me lo sto appunto chiedendo con questo articolo e relativi commenti.

#107 Comment By Angra On 5 dicembre 2010 @ 20:56

@Gamberetta:

Forse non vale la pena come recensione, ma come marciume… ^_^

#108 Comment By Lidia On 6 dicembre 2010 @ 07:59

@Gamberetta.
Qui secondo me si dovrebbe parlare di recensire o no un libro, non di quel che dice Dimitri sul suo blog. Stiamo parlando di libri, logica di trama, tecnica narrativa. Non se l’autore lecca, o altro.
Parliamo di Alice, solo Alice. Il contorno, la cornice, lo scrittore… ma chi se ne!
Il libro è bello? Complimentati. Fa schifo? Azzannalo. Comunque, in effetti concordo quasi con Angra. Se ti turba e attorciglia la circolazione del sangue fare una recensione, ma hai tanti appunti e tempo impiegato che nessuno potrà cancellare, forse inserirlo in un altro contesto, il Marciume, per te, magari sarebbe meglio, e fin da subito chiarirebbe la tua posizione sull’argomento e che non si tratta di un articolo che metti al pari della recensione di Pan.
Poi, naturalmente, la scelta è tua. Nessuno ti obbliga.
Solo che… a me interesserebbe sapere del libro, nel bene o nel male, e mi dispiacerebbe non leggere una recensione, perché ci si è soffermati su quel che dice l’autore “al di fuori” del testo, che qui è l’unica cosa che mi interessa conoscere.

#109 Comment By Lidia On 6 dicembre 2010 @ 08:28

Comunque, questo sondaggio è molto, molto più soddisfacente di un semplice clic. Così si possono approfondire i motivi pro o contro un dato argomento. Bene. come sempre, riesci ad attirare l’attenzione dei lettori. Te lo devo proprio dire: tu non sei per niente acida. Sei un bel cucchiaione di miele, che attira chiunque sia a portata di naso! :D
Anche se il risultato fosse una recensione lampo, in versione tascabile, anch’io punto molto sugli appunti relativi ad altri romanzi di ispirazione carrolliana! Era proprio una cosa su cui stavo cercando di documentarmi, perché mi interessa molto.

#110 Comment By mafd3t On 6 dicembre 2010 @ 09:56

Continuo a stimare Dimitri, ma ritengo Alice un’enorme delusione (come ho specificato anche nel blog di Dimitri stesso, tra l’altro); logicamente dopo Pan, che mi ha incantata, mi aspettavo un lavoro all’altezza, ma questa “Alice”… beh non mi avrebbe convinta nemmeno se l’autore fosse stato l’ultimo degli sconosciuti.

Anzi, se devo essere sincera, “Alice” mi ha fatto arrabbiare, non perchè per averlo il giorno stesso dell’uscita mi sono fatta 5 km in bicicletta all’ottavo mese di gravidanza (se fosse stato ciò che poteva essere ne sarebbe valsa la pena), ma perchè questo libro è un trionfo di potenziale mandato in vacca. Ci sono delle idee, degli spunti molto affascinanti, che vengono mutilati da una resa asfittica; anche io sono dell’idea (e qui concordo con Mattia) che Dimitri abbia ripreso alla mano vecchio materiale, a cui era certamente molto affezionato, senza riuscire a essere sufficientemente duro col fu sè stesso, da aggiustare impietosamente laddove c’era bisogno.

Quello che non mi ha proprio convinto non sono le accortezze stilistiche (pur rilevanti, ma non così “terribili” considerando il romanzo nella sua totalità: Anche Pan ne era pieno, ma questo non mi impedisce di considerarlo a di sopra di “American Gods”, non quanto a precisione e pulizia essendo Gaiman un autore certamente più esperto e “scafato”, ma per l’essenza stessa del racconto), sono altri gli aspetti che mi hanno disturbato: personaggi piatti (alice è pure un pò odiosa a dire il vero…), cattivi inesistenti, buchi nella logicità della trama, suggestioni fantastiche abbandonate a sè stesse, sbrigatività e approssimazione nella narrazione e sproloqui para-filosofici decisamente troppo invadenti.

Gradirei che Gamberetta approntasse una recensione che affrontasse maggiormente questi aspetti, piuttosto che concentrarsi su singoli estratti, che, se anche mettono in luce (diciamo…alla berlina) le immaturità dell’autore Dimitri, non aiutano molto a capire i veri “buchi” del romanzo.

Magari con un pò meno acredine: una critica pacata non è necessariamente una leccata di culo e una critica sincera non è necessariamente una valanga d’insulti.

#111 Comment By Airon On 6 dicembre 2010 @ 10:05

Qui secondo me si dovrebbe parlare di recensire o no un libro, non di quel che dice Dimitri sul suo blog. Stiamo parlando di libri, logica di trama, tecnica narrativa. Non se l’autore lecca, o altro.
Parliamo di Alice, solo Alice. Il contorno, la cornice, lo scrittore… ma chi se ne!

questo.

Quando hai recensito D’Andrea, hai detto chiaramente che non importa se un autore è arrogante e sbruffone, conta il libro che scrive.

Analogamente, credo, non conta se uno scende a compromessi con il mondo marcio dell’editoria e mantiene una facciata ipocrita sul suo blog, preferendo la pace e l’adulazione all’onestà della critica.

Se ritieni che dalla recensione si possano ricavare consigli utili;
Se ritieni che ti possa uscire una cosa esilarante come quella su Twilight;
Se ritieni che le buone idee sviluppate male e piene di buchi logici meritino di essere evidenziate;

allora bon, recensisci, fottitene dell’autore.

#112 Comment By Fabrizio Valenza On 7 dicembre 2010 @ 08:49

Mi trovo d’accordo con te, Gamberetta. Per una volta. Tra l’altro, ho smesso di leggere il romanzo prima della scena del castoro esplosivo.

#113 Comment By Strikeiron On 7 dicembre 2010 @ 10:56

Secondo me una breve recensione dovresti scriverla, se non altro perché si capirebbero in toto gli errori/orrori da evitare. Tanto le ire di Dimitri le hai già attirate su di te… ;-P

#114 Comment By Feleset On 7 dicembre 2010 @ 15:04

Io sono pro recensione.
Capisco la poca voglia, ma devo ammettere che se in questo blog non ci fossero più recensioni negative diventerebbe tutta un’altra cosa, e non penso di essere l’unica a pensarla così. Se un libro è “interessante” (e può esserlo per il nome dell’autore, per l’importanza che ha, per il successo, per come è scritto, ecc.) secondo me va recensito. Poi, come hanno detto altri, concordo sulla correttezza dell’equilibrare la recensione di “Pan”, visto che se un autore scrive un libro bello e uno brutto è giusto parlare di entrambi.
Io da parte mia non leggo Dimitri perché non scrive i tipi di fantasy che mi interessano (e poi non sopporto il narratore onnisciente), però leggere le recensioni mi è sempre utile per capire gli errori da evitare e le cose da prendere come buon esempio.

#115 Comment By Cafeine On 8 dicembre 2010 @ 15:32

Questo libro non ha bisogno di recensioni, critiche o altro: basta il titolo. Nessun romanzo dignitoso può contenere la parola VAPORITA’.

#116 Comment By UnoCheLeggeIlFantasy On 8 dicembre 2010 @ 21:54

Non riesco a capire dove fare un commento generale ad una sezione…non ho voglia di mettermi a cercarlo e di perderci altro tempo qui, gamberetta se non ti piace il fantasy perchè lo leggi? leggere fantasy italiano è come andare a correggere tutti gli errori ortografici in un testo scritto in dialetto! Mi chiedo perchè perdi tempo in questo modo…Il fantasy da leggere è un’ altro, i libri non mancano ma pochi meritano, una tua recensione sul “Lo Hobbit” di J.R.R. Tolkien mi farebbe piacere leggerla.
Per il resto…fg…

#117 Comment By Marco Albarello On 8 dicembre 2010 @ 23:05

Tenterò di mostrare, e non raccontare, ciò che ho provato poc’anzi:

“Marco entrò nel salone, ove, su una lunghissima tavolata di amaranto vestita, una carica di cento commensali vi desinavano con immensa ingordigia.
Alle pareti dorate, trenta effigi di dame vi erano incorniciate. Vestite di seta, ammiccavan con malizia, verso colui il quale si dirigeva al banchetto della delizia.
Il soave profumo di cui la stanza era pervasa presto raggiunse il giovine, che inalato il mortal respiro, fu trascinato con dolce spinta verso l’infanzia e diretto al suo posto nell’ora letizia.

L’attesa divenne pressante, spasmodica, la piccola seggiola scricchiolante di radica a malapena conteneva l’euforia armonica.
Ed ecco, d’un tratto, un servitore zoppo, comparire da un pertugio senza particolare intoppo. Egli, camminando come un pinguino e di simil aspetto vestito, reggeva con il braccio sinistro un vassoio coperto da involucro annerito. Si affiancò al ragazzo, che lo osservò stupito, e senza proferir parola, rovesciò nel piatto un intruglio malriuscito.
Marco all’istante squadrò il cameriere sciatto e notò con disgusto uno scarafaggio uscir da sotto il suo panciotto…”

Ci tengo subito a dire che il mio scrivere è per diletto e non per profitto. Sono un operatore socio sanitario e svolgo il mio lavoro presso un reparto di psichiatria, pertanto scrivere mi serve come valvola di sfogo per evitare di scoppiare come pentola esposta ad eccessiva pressione.

Pertanto l’esposizione di cui sopra non pretende d’esser niente più che un esercizio mentale e sono perfettamente cosciente di non essere all’altezza di scrivere narrativa. Ho tentato comunque, seppur goffamente, di esprimere il mio stato d’animo, giunto improvvisamente. Ora racconto e non mostro:

Il salone con le pareti dorate rappresenta questo blog, la tavola rappresenta il post della recensione del libro di Dimitri. I cento commensali, oltre che essere un buffo omaggio alla carica dei cento e uno, rappresentano coloro i quali anno commentato (esclusi i troll). Marco ovviamente sono io, che si trova invischiato nella faccenda. Inizialmente dunque, avevo molte aspettative sul libro in questione e sono rimasto in silenzio in un angolo a leggermi tutti i commenti, fino a quando, volendo approfondire di mio e leggere il primo capitolo (gratuito) ho ordinato l’antipasto (sono andato su questo sito che permette di leggere il primo capitolo gratuitamente: http://www.alice.salani.it/index.php# ).

Il problema è che ancora prima di leggerlo ho notato che in basso in quella pagina la casa editrice recita come motto: “Salani, il sigillo sulla fantasy” (ed eccolo, lo scarafaggio uscente dal panciotto del cameriere/editore). Ci sono due possibilità: O chi ha scritto il motto è convinto che fantasy sia uguale a fantasia e dunque ci voglia la preposizione articolata “sulla” oppure è un semplice orrore grammaticale dettato dalla fretta.

Quale che sia il caso, trovo inaccettabile che sia presente un simile errore nel motto di una casa editrice, piccola o grande che sia. Se già non rileggono (o peggio non conoscono) le loro pagine in “vetrina” come posso aspettarmi che i loro editor correggano il libro che mi appresto a pagare?

Sarò di gusti tremendamente difficili, ma non mi importa se il cuoco è il migliore al mondo, se poi il servizio lascia decisamente a desiderare. Ho comunque letto il primo capitolo e non mi è piaciuto per niente.

Dunque ti chiederei, gentil dama dai trenta volti, se potessi evitare di recensire questo obbrobrio sul menù e passare a qualcosa di più gustoso.

“…fu allora che si alzò inorridito di fronte a quello spettacolo rivoltante. Cominciò a camminare sconfortato e stanco verso l’uscita, dirigendosi alla sua stanza nella quale un soffice letto a baldacchino, di porpora adornato e con ricamate chiavi di violino blu sulle lenzuola, lo attendeva come un fedele compagno di mille avventure.”

#118 Comment By stellina On 8 dicembre 2010 @ 23:49

A me le tue osservazioni sembrano molto interessanti. Brava.

#119 Comment By Gamberetta On 9 dicembre 2010 @ 00:59

@Marco Albarello. Molti usano “fantasy” al femminile. Onestamente non so se sia più “giusto” il fantasy o la fantasy. A me sembra che suoni meglio il fantasy, come il fantastico e il poliziesco. Ma anche la fantasy, come la fantascienza va bene.

#120 Comment By Marco Albarello On 9 dicembre 2010 @ 01:59

@ Gamberetta

La cacofonia in me suscitata dall’usare il femminile sul genere Fantasy, ha annebbiato il mio raziocinio e me lo ha fatto identificare come errore tecnico e non semplice questione di gusto.

Mi prostro umilmente e chiedo venia. Questo non fa che alimentare la certezza che per me non sia mestier scrivere o criticar scrittura, pathos sovrasta logos.

Devo ammettere che il mio interesse verso questo genere è di recente nascita, finora ho seguito per lo più poesie e avventura, ma se un testo, fosse anche una descrizione di medicinale, fosse scritto male, di sicuro mi risulterebbe indigesto.

Allenamento mostrare:

“Frottage arrossì per aver mal eseguito al pianoforte la sinfonia, sbagliando quella nota che pur essendo una in tutta l’opera, risuonò nella sua testa, e tra il pubblico, come un frastuono insopportabile.
Eseguì un inchino imbarazzato, frettoloso e uscì di scena in fretta tremando e arrossendo in viso. La folla non fu indulgente con lui, fischiandolo con veemenza. Ciò che più resterà impresso nel suo cuore di quel momento sarà lo sguardo di disprezzo della sua vecchia insegnante di musica, la signorina Rottermaier.”

Raccontare: Sono un coglione. hahahahahaha

#121 Comment By Mauro On 9 dicembre 2010 @ 08:48

Gamberetta:

non so se sia più “giusto” il fantasy o la fantasy. A me sembra che suoni meglio il fantasy, come il fantastico e il poliziesco. Ma anche la fantasy, come la fantascienza va bene

In teoria dovrebbe essere “la fantasy”; credo però che possano essere considerate giuste entrambe le forme, dove il parlante/scrivente, nel dire: “il fantasy”, comunica la sua percezione di fantasy in quanto genere, sottintendendo quindi “il (genere) fantasy”.

#122 Comment By Maria la Matta On 9 dicembre 2010 @ 09:04

@Gamberetta e @Marco Albarello, per certi dubbi basterebbe usare il dizionario.

fantasy: n.f. invar. genere di narrativa in cui ricorrono ambientazioni e personaggi spiccatamente fantastici, non di rado ispirati alla mitologia, alla fiaba o a un immaginario medioevo pieno di meraviglie e di magia

#123 Comment By Mauro On 9 dicembre 2010 @ 10:46

Maria la Matta:

per certi dubbi basterebbe usare il dizionario.

fantasy: n.f.

Vero (lo riportano così anche Il Treccani e il Sabatini-Coletti, i due su cui ho controllato io), così come basterebbe conoscere la norma linguistica; il problema è che possono entrare in gioco altri fenomeni (vedi per esempio quanto detto qui) che possono rendere la questione più complicata; del resto, per fare un esempio, Il Treccani riporta la dicitura “il whisky”, mentre “l’astratta logica grammaticale” (cit.) vorrebbe la forma “l’whisky” (vedi qui). Quindi la domanda “Il o lo?” meriterebbe una trattazione un po’ più approfondita di: “Il dizionario dice ‘il’”.
Personalmente non sono così netto, nel condannare “il fantasy” (anzi: lo uso), viste le considerazioni fatte.

#124 Comment By Gamberetta On 9 dicembre 2010 @ 11:54

@Maria la Matta. Il dizionario ti dice qual è l’uso corrente di una parola (al momento della stesura del dizionario) e/o qual è l’opinione del compilatore. Nel caso specifico serve a poco.

Il problema del termine “fantasy” in Italia è che, per ragioni che mi sono ignote, tradizionalmente si è fatta una distinzione artificiosa tra “fantasy” e “fantastico”. La fantasy era il fantasy pseudo-medievaleggiante/tolkeniano, il fantastico era tutto il resto del… fantasy.
Poi è scoppiato il boom del fantasy (in Italia si è parlato più di fantasy negli ultimi 5-10 anni che non in tutto il secolo scorso) e si è diffuso l’uso di Internet. Così da un lato editori e autori hanno cominciato ad estendere l’uso di “fantasy” (per poter dire di scrivere quello che è di moda), dall’altro la gente ha cominciato a frequentare anche siti esteri, dove non c’è distinzione tra “fantasy” e “fantastico”, è tutto “fantasy”.
Risultato: c’è chi usa la fantasy nel suo significato tradizionale italico, c’è chi usa la fantasy a indicare “fantasy” + “fantastico”, e c’è chi usa il fantasy nel suo significato di “il fantastico”, fantastico che però, com’è logico, comprende anche la vecchia “fantasy”.
E come detto non solo quale sia più “giusto”, ovvero se più facilmente si comunica quello che si vuole comunicare riguardo al fantasy usando la o il. Il problema è tutto lì, se si capisce. Urban Fantasy o Fantastico Metropolitano vanno bene uguali, se è chiaro per chi parla e per chi ascolta a cosa ci stiamo riferendo.
E per concludere la divagazione linguistica, dopo uno scambio di mail con il Duca, penso che sostituirò il barbaro steampunk con l’autarchico vaporteppa. ^_^

#125 Comment By Maria la Matta On 9 dicembre 2010 @ 12:33

@Gamberetta, invece proprio in questo caso (nello specifico caso indicato da Mauro) con un dizionario a portata di mano la questione si sarebbe risolta. La cacofonia non è un errore, mentre Mauro aveva parlato proprio di errore.
Il dizionario lo avrebbe smentito.

#126 Comment By Mr. Giobblin On 9 dicembre 2010 @ 12:49

@ Gamberetta

Definire il/la fantasy in italiano fa venire il mal di testa. Ho provato a usare “Fantastico”, ma molta gente lo scambia per un aggettivo. (es. “Questo è un libro fantastico!”)

Comunque, lascia perdere Alice… ok, una promessa è una promessa, ma penso sarebbe meglio dedicarsi a qualcosa di più costruttivo!
Per esempio, hai dato un’occhiata a A Madness of Angels di Kate Griffin? Un buon urban fantasy, ironico e senza imbarazzanti plothole. Ne parlerò a breve sul mio blag. Spero .

@sommobuta

Buta! Che piacere vederti da queste parti! :D

#127 Comment By Mauro On 9 dicembre 2010 @ 13:28

Giusto per evitare equivoci:

Maria la Matta:

La cacofonia non è un errore, mentre Mauro aveva parlato proprio di errore

qui ti riferivi a Marco.

#128 Comment By tasso barbasso On 9 dicembre 2010 @ 14:45

Il termine “vaporteppa” lo trovo molto carino e adatto allo spirito originario (spiegatomi dal Duca) del suo inventore. Peraltro il sinonimo “vaporfeccia” potrebbe avere il vantaggio di indicare sia gli individui interessati (scrittori, personaggi, lettori, gente che si identifica nel “concetto”) che il genere letterario; il fatto che in questo modo si carichi la parola di una connotazione più materiale e anche più radicalmente negativa – perché tra l’altro potrebbe far pensare ad un giudizio sulla qualità dell’opera letteraria in sé -, lo trovo confacente al “registro” e alle generiche (ipotizzabili) finalità espressive del genere. D’altra parte la “teppa” si adatta meglio della “feccia” alle connotazioni sociali del termine. Forse si potrebbe anche pensare di sostituire la parola “vapore” con qualcosa che abbia un riferimento più diretto con il puro concetto di tecnologia ottocentesca (sostanzialmente tutto ciò che di più avanzato è stato prodotto, o era ipoteticamente producibile, prima dell’elettronica?), ma dubito che si possa dire questa cosa con una sola parola.
Per quanto riguarda la parola “fantasy”, premesso che la questione mi sembra una pignoleria di scarso interesse (che tuttavia mostra una complessità talmente sorprendente da ritornare interessante solo per questo), voglio proporre un punto di vista che forse potrebbe tagliare la testa al povero toro. Secondo me il problema deriva dal fatto che nell’inserire una parola all’interno di un vocabolario straniero, è generalmente necessario fare un certo adattamento grammaticale (di per sé, sempre piuttosto arbitrario e opinabile): nel nostro caso, per tradurre in italiano la parola inglese di genere neutro “fantasy” (“imagination or something made by the imagination”), siamo costretti (per ragioni puramente pratiche) ad associarle un genere maschile o femminile. Partendo dal presupposto che la parola è già stata assimilata al genere italiano femminile (suppongo per similitudine con il concetto di materia: la storia, la matematica, la biologia, la narrativa), in contrasto con il dizionario io potrei comunque attribuire alla parola uno qualsiasi dei due generi (soluzione 1), così come potrei fare del tutto a meno di attribuirle un genere (soluzione 2). Nel primo caso basterà che io associ sempre alla parola fantasy un sostantivo supplementare espresso in italiano, implicito o esplicito che sia, di genere maschile o femminile; di conseguenza potrò utilizzare l’articolo in concordanza con il suddetto sostantivo (la letteratura fantasy, il romanzo fantasy, la saga fantasy, il genere fantasy, l’atmosfera fantasy, ecc.). In questo modo sarò costretto a intendere la parola “fantasy” come un attributo (aggettivo) del nome supplementare italiano (eventualmente implicito) ma la cosa è sicuramente lecita, in quanto rientra in quella serie di adattamenti che logicamente ogni buona traduzione comporta. Quindi “Salani, il sigillo sulla fantasy” potrebbe diventare “Salani, il sigillo sulla (letteratura) fantasy”, oppure “Salani, il sigillo sul (genere) fantasy”. Nel secondo caso (soluzione 2), mi basterà non utilizzare l’articolo: alla domanda “cosa ti piace leggere?” o “cosa stai leggendo?”, posso rispondere semplicemente “fantasy”. Certamente questa seconda soluzione non si adatta perfettamente a tutti i casi, a volte potrebbe risultare un po’ forzata – nel caso del pay-off di Salani, bisognerebbe dire “Salani, il sigillo fantasy”, per esempio -, ma in quelle poche occasioni in cui si dovesse preferire l’uso dell’articolo, si potrebbe ricorrere al primo espediente.
In alternativa, ognuno potrebbe fare un po’ come gli pare. Quello che personalmente non riesco proprio a digerire (ognuno ha le proprie idiosincrasie) è la parola “vaporità”!

#129 Comment By Mauro On 9 dicembre 2010 @ 16:49

Il motivo per cui “fantasy” è segnato come femminile è relativamente semplice: «La questione del genere dei nomi stranieri che entrano nella nostra comunicazione corrente segue una regola apparentemente semplice: attribuire il genere che ha la parola corrispondente in italiano, per cui, ad esempio “la hall” (in italiano “sala”), “la mail” (in italiano “la posta”), “il manager” (in italiano “l’uomo d’affari”), ecc. o che ha originariamente nella lingua d’origine (per le lingue come l’italiano che attribuiscono il genere ai sostantivi)» (da qui). Da cui il passaggio la fantasy/fantasia.
Poi la questione si complica, come detto in quello stesso articolo (a memoria, purtroppo non potrò controllare per almeno un paio di settimane, c’è almeno un linguista che si pone diversamente; cerco di controllare appena posso), ma di base l’idea è di seguire un genere già esistente (il computer/calcolatore, la star/stella, l’ebook reader/lettore di ebook, ecc.).

#130 Comment By tasso barbasso On 9 dicembre 2010 @ 21:13

@Mauro.

Eh, d’accordo, però così tu fai un passo indietro rispetto ai ragionamenti già svolti. Si era già detto che la questione di fondo è molto semplice ma a volte si complica perché (come si dice anche nell’articolo che citi), nel caso di parole come “fantasy” non esiste un’unica traduzione possibile. Fantasy può essere tradotto in italiano con “fantasia” (di genere femminile) ma anche con “prodotto della fantasia” (genere letterario, romanzo, racconto, ambito, ecc.). D’altra parte in inglese si dice “fantasy” anche nel senso di “something made by the imagination”, che a rigor di logica dovrebbe corrispondere a ciò che noi italiani chiamiamo “storia” o “letteratura” o “narrativa” o “opera fantastica con caratteri x,y e z” (tutti sostantivi femminili), ma anche “racconto” o “genere” o “ambito”, ecc. (cioè sostantivi di genere maschile). Proprio per questo motivo (e mi sembrava implicito) i due espedienti che proponevo potrebbero lecitamente tagliare la testa al toro, integrando così le (insufficienti) convenzioni delle “conversioni” linguistiche. Naturalmente un’alternativa (ma un po’ cervellotica, mi sembra) potrebbe essere quella di cui si parla nel prosecuzione di quello stesso articolo che citavi: calcolare (sebbene non sia possibile fare un computo esatto) la frequenza di utilizzo di tutti i possibili sostantivi che si adattano alla traduzione, per poi attribuire alla parola straniera il genere prevalente. Ma a quel punto mi pare più ragionevole NON usare l’articolo o la preposizione, laddove questi siano effettivamente superflui, oppure aggiungere (anche solo implicitamente) un sostantivo italiano con cui concordare il genere dell’articolo (o della preposizione). Comunque sono curioso di leggere anche l’altro articolo di cui parlavi!
Però adesso tu mi devi dire cosa ne pensi della “vaporità”.

#131 Comment By Mauro On 9 dicembre 2010 @ 21:49

Prima di continuare, chiedo a Gamberetta se possiamo farlo qui o se è meglio spostarsi nella Fogna; qui rispondo solo alla questione strettamente legata al libro, ossia la vaporità: cosa penso del termine… premessa dovuta: non ho letto il libro e quindi non mi è possibile considerare tutto; per esempio, quanto detto da Gamberetta (“Alice si [dimentica] opportunamente che può volare nella Vaporità”) mi fa venire il dubbio che il titolo che avrei scelto io – Alice nel Paese del Vapore – potrebbe non andare bene; mentre il fatto che il Paese sia chiamato anche Steamland mi fa pensare il contrario.

Detto questo: in linea generale lo trovo inutile: “nel Paese del Vapore” non andava bene? “Nel Paese della Vaporosità”, termine che esiste?
Coniare neologismi va bene, ma ci dev’essere un senso logico, un motivo, per farlo (quando ho sentito uno che andava a smokare una sigaretta mentre l’amico printava una pagina…), e idealmente si dovrebbero seguire le convenzioni della lingua; in questo caso, come detto esiste già “vaporosità”, quindi coniare “vaporità” mi pare un po’ sovrabbondante.
Magari c’era un motivo per farlo; per esempio, avere un titolo piú agile (“nel Paese della Vaporità” è sicuramente piú immediato di “nel Paese della Vaporosità”), ma qui si dovrebbe sentire Dimitri o l’editore.
Personalmente credo che avrei usato “nel Paese del Vapore” (o “dei Vapori”, se ha senso), anche perché mantiene il filo conduttore con l’opera di Carrol (che non è in un ipotetico “Paese della Meravigliosità”).
In definitiva, trovo che il termine sia sovrabbondante e quindi evitabile, e credo ci fossero titoli migliori; vorrei però sapere se c’è un motivo sensato dietro la scelta (se scelta è stata: magari non conoscevano “vaporosità” e hanno deciso di fare loro il termine, senza nemmeno interrogarsi – almeno non abbastanza – su come farlo).

#132 Comment By tasso barbasso On 9 dicembre 2010 @ 22:25

@Mauro.

Si, sono d’accordo con te. Anche a me è venuto spontaneo pensare al termine “vaporosità” come possibile sostituto di “vaporità”, ma bisogna considerare che “vaporosità” suscita anche associazioni mentali che sono molto lontane dal tema del romanzo. Secondo me qualcuno (autore, editor, editore, passante) ha pensato che fosse necessario ricalcare il titolo di Carrol e che, non andando bene “vaporosità”, si dovesse usare una parola “nuova”, che non consentisse collegamenti mentali usuali. In questi termini la cosa si può anche capire, ma secondo me ne risulta comunque una sensazione di goffaggine che sovrasta qualunque altra considerazione. Io preferirei il semplice “Alice nel paese del vapore”.
Per quanto riguarda i dubbi suscitati dalla parola “fantasy”, hai ragione tu: siamo finiti OT (anche se forse ci salva la vaga connessione con il tema dell’accurata scelta delle parole: vedi “vaporosità”). Attendo comunque una tua risposta, qui o dove verremo eventualmente ricollocati.

#133 Comment By Marco Albarello On 10 dicembre 2010 @ 00:10

@Maria la Matta

La cacofonia non è un errore, mentre Mauro aveva parlato proprio di errore.
Il dizionario lo avrebbe smentito.

@tasso barbasso

premesso che la questione mi sembra una pignoleria di scarso interesse

Vediamo se riesco a rimediare a tutto ciò:

“Una giornata afosa opprimeva la città, perfino le lumache di terra chiedevano asilo ai paguri per trovare un po’ di frescura. Il celebre procuratore Orazio Logos si svegliò quella mattina con il cuore sereno, in vista di uno dei processi più controversi che gli fosse mai capitato di dover affrontare.
Spense la sveglia, regolata con precisione maniacale, si diresse in bagno quasi contando i passi e, dopo aver preparato il materiale occorrente, iniziò a radersi di fronte allo specchio.
-Odio la barba- pensò –Dona un aspetto così trasandato al viso, fosse per me la renderei illegale!-

Curiazio Pathos, avvocato difensore, dall’altro capo della città spalancò gli occhi in quel momento. La sveglia non aveva suonato per lui, dato che dimenticava a volte di settarla. Preso d’agitazione per il ritardo e preoccupato dal fatto che l’ufficio legale per cui lavora l’aveva minacciato di licenziamento in caso di ennesimo fallimento in aula, inciampò in un lembo del lenzuolo rimasto penzoloni a fondo letto. Cadde in avanti e si trascinò in bagno con smorfie di dolore.

Non era la prima volta che i due uomini si trovavano professionalmente avversari, in diversi casi passati Curiazio tentò di difendere suoi clienti da accuse portate in campo da Orazio ma, puntualmente, la giuria emetteva un verdetto in favore di quest’ultimo.
Nonostante il ritardo dell’avvocato difensore, arrivarono contemporaneamente in tribunale, ove ad attenderli sulle scalinate d’ingresso, vi era l’imputato.

«Buongiorno signori» disse con voce calda e pacata Prepuzio Nocebo, il povero menestrello invischiato nel processo.
«Buongiorno a lei, mio caro Prepuzio!» replicò Curiazio al suo assistito, sfoggiando in seguito il suo sorriso migliore.
«’giorno» bofonchiò Orazio inarcando il sopracciglio e squadrando dall’alto in basso il musico.

L’uomo indossava il berretto a sonagli di un colore arancio acceso, una blusa attillata blu elettrico con maniche fino ai gomiti, dei pantaloni a pinocchietto verdi smeraldo puntellati di pois giallo limone e scarpette a punta cremisi.

«Allora, che mi dice avvocato? Ci sono speranze per un’assoluzione?»
«Stia tranquillo, ho passato l’intera nottata a preparare la nostra arringa finale, si fidi di me!» Mentì spudoratamente, dato che per colpa del caldo aveva trascorso le ore di tenebra a fissare il soffitto e rigirarsi nel letto fino ad addormentarsi all’ultimo.
«Non vedo l’ora di sentire anche questa, caro collega, sono anni ormai che non riesce più a stupirmi di nulla.» Replicò sprezzante il procuratore.
«Ed ora scusatemi, signori, ho un processo da vincere che mi aspetta» Disse congedandosi e avviandosi verso l’aula di giustizia.
«Non gli dia retta, signor Nocebo, è solo un pallone gonfiato che vive da solo e bisognoso d’affetto»
«Spero sia vero avvocato, non ci tengo particolarmente a perdere la testa»

I due infine si diressero all’aula del destino, il luogo della città di Atene ove la sorte di ogni disputa pubblica veniva decisa in seguito ad esposizione e a regolare processo, dalla giuria popolare. Il giudice Cassandra Ethos era la matrona di questo posto e nessuno ha mai avuto occasione di contrariarla senza per questo venir decapitato.
La sala d’udienza era in pratica un piccolo anfiteatro al chiuso, pavimento e mura in marmo, rifiniture dei più pregiati legni componevano panche, sedie, colonne portanti. Al centro si ergeva dal terreno stesso l’altare tribuno, lavorato a mano dal miglior falegname del paese direttamente sull’albero secolare che lì era nato. Vi erano diversi intagli, sul lato davanti una bilancia, sul lato destro una lancia, sul lato sinistro uno scudo, su ogni spigolo una foglia d’edera velenosa. Il fatto che nessuno potesse spostare il luogo del banco del giudice, radicato nel terreno, simboleggiava per i cittadini l’incorruttibilità del sistema, dato che nessuno aveva mezzi necessari per muovere la giustizia a suo profitto.

«Inchinatevi, il giudice Ethos ci onora della sua presenza» Tuonò il capo delle guardie. Immediatamente tutti i presenti, contadini e commercianti, principi e mendicanti, chinarono il capo.
Cassandra con passo solenne prese posto all’altare tribuno.
«Seduti comodi, l’udienza riprende. Discutiamo oggi il caso del signor Nocebo Prepuzio, accusato di omicidio colposo nei confronti della defunta concittadina Amanda Fantasy, come si dichiara l’imputato?»
«Innocente, vostro onore» Replicò l’avvocato Pathos.
«Sia messo a verbale, ed ora la parola all’accusa, procuratore Logos»
«Grazie, vostro onore»
Orazio bevve un bicchiere d’acqua, si schiarì la voce con un colpo di tosse artificiale e poi iniziò a declamare rivolgendosi al pubblico.
«Signori della giuria, esporrò semplicemente i fatti, né più, né meno. La sera del 4 luglio del corrente anno, l’imputato qui presente ha cantato e suonato, con l’ausilio di una cetra, sotto casa della defunta signora Fantasy. La melodia provocata da questa fusione sonora ha innescato una reazione a catena nel sistema nervoso della vittima, inducendola al suicidio. Pertanto chiedo che venga riconosciuto colpevole e subisca la pena prevista dal nostro codice penale, decapitazione»
Dopo di che si sedette al suo posto.
«Che ora parli l’avvocato difensore»
«Grazie, vostro onore»
Curiazio tremava come una foglia, ripensò ai suoi genitori che tanto penarono per fargli studiare giurisprudenza, mentre lui avrebbe voluto dedicarsi alla cucina. Con voce emozionata prese a parlare alla folla.
«Signori della corte, è vero che il mio cliente ha suonato e cantato per la signora Fantasy ed è vero che ella si è suicidata. Ma dobbiamo tener presente due fattori non insignificanti, il primo è che Amanda già soffriva di forte depressione nell’ultimo periodo causata da delusioni amorose, in secondo luogo il mio assistito era lì proprio per dedicarle una serenata che le portasse pace nel cuore, pertanto chiedo la piena assoluzione»
Infine si accomodò.
«Che l’accusa faccia entrare il suo primo teste» Dichiarò il giudice.
«Chiamo a deporre il dottor Patrick David Wall» Replicò il procuratore.
«Dottor Wall, dica alla giuria quale è la sua professione per favore»
«Volentieri, ho studiato medicina all’università di Oxford e sono considerato il maggior esperto mondiale sul dolore e le sue implicazioni neurologiche, in pratica sono un neuroscienziato»
«Bene, secondo la sua opinione è possibile che una persona venga spinta al suicidio a seguito di un suono tremendo, classificabile come cacofonia?»
«Dunque, una compressa colorata e squadrata è più efficace di una bianca e rotonda. I colori sono stati studiati a fondo: il rosso è associato alla potenza, il verde e l’azzurro alla calma. Le capsule che contengono granuli colorati sono superiori a qualsiasi compressa. Come tutti sanno, quando i medici fanno sul serio prescrivono iniezioni. Una siringa di soluzione fisiologica è meglio di qualsiasi pillola. Quando i medici fanno molto sul serio, prescrivono iniezioni endovenose, e un’endovenosa di soluzione fisiologica batte un’intramuscolare. Un celebre docente di medicina diceva ai suoi studenti di dare ai pazienti una compressa tenendola con le pinze e di spiegare che era troppo potente per essere presa con le dita. Questo effetto illusorio è riscontrato come funzionante a livello biochimico. Il meccanismo alla base dell’effetto è “psicosomatico” nel senso che il sistema nervoso, in risposta al significato pieno di attese dato alla terapia prescrittagli, induce modificazioni neurovegetative e produce una serie numerosa di endorfine, ormoni, mediatori, capaci di modificare la sua percezione del dolore, i suoi equilibri ormonali, la sua risposta cardiovascolare e la sua reazione immunitaria. In una certa misura possono confondersi con l’effetto positivo anche la guarigione spontanea di un sintomo o di una malattia, così come pure il fenomeno della regressione verso la media. In altre parole il paziente si rivolge al medico quando proprio non ne può più e poi i suoi disturbi rientrerebbero comunque nella media.»
«Questo concetto può dunque essere esteso ad influenze di tipo non terapico ed agire negativamente?»
«Il concetto oggi viene esteso anche agli effetti negativi derivati da autosuggestione a seguito di qualsiasi evento percepito erroneamente come dannoso»
«Non ho altre domande, vostro onore»
«La parola alla difesa»
«Dottor Wall, lei sa che la signora Fantasy soffriva di forte depressione, vero?»
«Ne sono a conoscenza»
«Ho qui una pagina del suo diario personale, ritrovato sul luogo della morte, la leggerò per voi. »

«Non ce la faccio più a sopportare tutto questo … aspiranti scrittori che mi dedicano intere opere e scrivono in maniera pessima … ricordo quando ancora ero giovane e fior di artisti mi dedicavano il loro tempo e la loro meravigliosa arte … sto male, troppo male … credo sia giunto il momento per me di farla finita … »

«Che sia messo a verbale» Dichiarò il giudice.
«Dunque, dottor Wall, non crede possibile che Amanda volesse farla finita a prescindere dalla melodia suonata malamente dall’imputato?»
«Possibile, ma come scienziato non posso provarlo o negarlo con certezza, l’eventualità di entrambe le ipotesi sono corrette»
«La difesa ha finito con il teste»…”

Posso concordare che la cacofonia non sia un errore tecnico, ma per colpa sua in altri luoghi e in altri tempi un povero menestrello perse la testa, forse, ma questa è un’altra storia. Per esempio per la grammatica italiana è previsto l’uso di “Lo pneumatico” e “Gli pneumatici” ma è talmente poco orecchiabile che io uso consciamente “Il pneumatico” e “I pneumatici”. Stesso discorso per l’orrido termine di “Vaporità”. Più che un neologismo mi sembra la pessima trovata di un pubblicitario per il nuovo profumo della Chanel. Già mi vedo lo spot:

“Alice cade nel buco terreno precipitando mentre insegue il bianconiglio. Giunge nella famosa stanza con il tavolo su cui si trova una boccetta con scritto -Squeeze me-. La bambina innocente e vestita se lo spruzza sul collo e comincia a crescere diventando una gnocca spaziale con il vestito stracciato da prostituta con giubilo da parte dei feticisti dell’age progression, dei pedofili, e dei maniaci sessuali in genere. A quel punto lo slogan pronunciato da voce roca e calda: Vaporità, pour femme!”

E non pensiate che sia impossibile, basta vedere cosa fecero a cappuccetto rosso: Pubblicità

Mi scuso umilmente se la parte narrata inizialmente fa schifo a livello qualitativo e quantitativo, ma ho scritto tutto di getto e ho tagliato un po’ corto per non rubare eccessivo spazio nel commento, senza contare il fatto che io sono un lettore e non uno scrittore. Spero di esser riuscito almeno a farvi fare due risate, che fa bene, come disse sempre il dottor Wall. Biografia

#134 Comment By Simon Dean On 10 dicembre 2010 @ 11:26

io ti consiglio di recensire La Stirpe del Vento di Matthias Graziani. E’ in assoluto il peggior libro fantasy che abbia mai letto. I possibili acquirenti devono essere messi in guardia prima di buttare via i soldi come ho fatto io.

#135 Comment By Angra On 10 dicembre 2010 @ 11:40

@Simon Dean:

LOL, dal sito dell’editore Armenia:

Un fantasy nuovo e originale, l’opera capostipite di un nuovo genere

Quarte di copertina e comunicati stampa vanno sempre presi al contrario, perché non fanno altro che mettere le mani avanti sulle magagne del romanzo.

La Stirpe del Vento si colloca a un livello «alto» del genere fantasy, che va oltre i prodotti dozzinali, fatti di spade, guerrieri e magia.

Sì, tutta la loro produzione fantasy ^___^

#136 Comment By Diego On 10 dicembre 2010 @ 12:28

@ Angra:

Sì, tutta la loro produzione fantasy ^___^

Però invece che nei bidoni dell’immondizia sotto casa, vanno a rovistare in quelli crucchi. Questo denota una certa classe, riconosciamolo. ^__^

#137 Comment By Simon Dean On 10 dicembre 2010 @ 13:35

non credo che questo libro sia stato pubblicato in Germania… anche se è nella collana del fantasy tedesco

#138 Comment By Fedasile On 10 dicembre 2010 @ 17:40

Stavo per regalarlo a un amico… dovrò rifletterci meglio!

#139 Comment By Simon Dean On 10 dicembre 2010 @ 19:00

regalalo solo se vuoi perdere l’amicizia. :-D
in ogni caso secondo me è una schifezza ma vorrei un parere “più esperto” per cui mi farebbe piacere leggere in questo blog una bella recensione… sempre che abbiate voglia di leggere un tomo del genere

#140 Comment By Lidia On 11 dicembre 2010 @ 08:30

A me la parola “vaporità” piace un sacco. :P
Forse era la cosa che più mi attirava.

#141 Comment By le marquis de carabas On 11 dicembre 2010 @ 10:44

@lidia,
“vaporità” … dici sul serio che ti piace? :(

@gamberetta
Il passaggio:

Siete morti” disse la faina “Assolutamente, fottutamente morti!”

mi ha ricordato gli estratti più esilaranti dei peggior film di S.Seagal, o ancora, del genere Deep Rising, Machete, Mean Guns, Maaghara ecc.,

proprio a questo proposito, mi domandavo, non sarebbe interessante creare una sezione dedicata ai casi di “fantasy” trash (magari potenziando il Marciume che per ora mi sembra una rubrica di malcostume)? Oltre a essere una sezione in cui mettere in vista il “cosa non si dovrebbe fare quando si scrive” potrebbe essere una specie di luogo del collezionismo delle ciofeche… il trash ha i suoi estimatori dopotutto, e ha un umorismo tutto suo che ricorda il teatro dell’assurdo.

… ritornando a Alice NPdV, sono solo io ad averne fastidio, o l’autore fa un uso immoderato e gratuito del corsivo?

#142 Comment By cafeine On 11 dicembre 2010 @ 10:49

La terribile parola vaporità è stata coniata per rimedio, suppongo. “Alice in Steamland” avrebbe fatto tutt’altra figura, ma a quanto ne so in Italia l’autore non ha molta voce in capitolo riguardo al titolo del romanzo…

#143 Comment By Lidia On 11 dicembre 2010 @ 16:30

@Le marquis de carabas.
Sì, mi piace molto. Anzi, mi sorprendo del polverone che si è fatto su una semplice parola. Manco fosse un delitto inventarsene una. Che non piaccia va bene, ma tante storie così. Mah.

#144 Comment By Marco Albarello On 11 dicembre 2010 @ 18:28

@Lidia
La verità è che siamo tutti invidiosi di Dimitri che l’ha inventata e ci ha guadagnato sopra i dindini. :P

Scherzi a parte, io ho “drammatizzato” esagerando il fatto perchè mi diverte sempre spingere all’eccesso situazioni banali fino a farle risultare gravi. Sono un feticista della tragedia. xD

Tipo: “Una goccia di latte cadde per terra.” Che sarà mai? Potresti pensare.

La mia visione: No, è un dramma! Quella goccia di latte era l’unica che poteva salvare il re Uber di Groviera da una malattia che colpì il suo sistema nervoso centrale una settimana prima, in quanto gli abitanti di questo mondo non hanno liquor(1), ma latte puro, introvabile per l’iniezione data la costosissima lavorazione che il procedimento richiede. Ed ora il posto di regnante vacilla, non c’è un erede legittimo e ci sono famiglie rivali, interessi, intrighi, una guerra incombente e mille altre storie, insomma un disastro epocale e tutto per una dannatissima goccia di latte lasciata cadere da un servitore distratto dalle arti seduttrici di una Putana(2)!

*Sono già in ansia e nemmeno ho pensato a come andrà a finire! xD*

Poi io sono giunto da pochissimo nel mondo fantasy, finora ho letto solo libri d’avventura “tradizionali” (tutti quelli di Clive Eric Cussler, tanto per fare almeno un nome ^_^) e mi piace molto la poesia in tutte le sue forme (dall’Albatros del maledetto Charles Pierre Baudelaire, alla poesia dedicata ai pidocchi della sua donna del marinista Anton Maria Narducci), pertanto ho conoscenze del fantasy relativamente nulle (se non per aver letto Pan e Finch consigliatimi da una mia amica invece appassionata e che mi ha consigliato di leggere questo blog per farmi una cultura sul genere).
Pertanto è mio limite aver gli occhi abituati a rime ed a eufonie, per questo se qualcosa “suona male” automaticamente il mio cervello lo segnala come cosa dannosa per l’organismo e mi esce la bava alla bocca. xD

Devo riabituarmi a livelli di sonorità normali, ce la metterò tutta, giuro, a leggere il/la fantasy, senza pregiudizi sull’armonia sillabica.

Chiedo scusa se qualcuno si è sentito offeso dai miei “deliri”, non prendetemi mai troppo sul serio quando scrivo, non sono attendibile. xD

#145 Comment By le marquis de carabas On 11 dicembre 2010 @ 19:40

@Lidia
sui gusti non si discute ovviamente: e hai il sacrosanto diritto di esprimerli. personalmente, come Marco, sono assuefatto a certi tipi di sonorità, e di scelte linguistiche al di fuori delle quali una parola inventata non ha l’effetto di suggestionarmi ma di farmi dubitare del “cuoco” che l’ha “cucinata”. è un po’ come la maionese: io sono uno di quelli che la detestano!
pace :)

#146 Comment By Lidia On 13 dicembre 2010 @ 07:18

@Le marquis de carabas.
Non preoccuparti. I tuoi non sono affatto deliri. E io non mi sono offesa (e perché avrei dovuto?) Ero solo sorpresa che una sola parola suscitasse cotanto orrore. : )
Invece ho trovato molto interessanti alcuni commenti in cui qualcuno dava un’opinione su “potenziali mancati”, oppure ipotizzava il rimaneggiamento di una storia scritta anni fa, e a cui Dimitri non si sarebbe sentito di dare il colpo di spugna fatale, per riscriverlo daccapo. Questa opinione mi ha intrigato, ma anche quella del potenziale mancato (l’ha espressa la signora che si è fatta una corsa in bici, e poi è rimasta delusa.)
Avete qualche altro dettaglio da condividere? Qualche altra ipotesi o chicca sul contenuto del libro?
Curiosa sono!

#147 Comment By Mario Falco On 13 dicembre 2010 @ 12:38

Magari è stata già citata, ma…
Vignetta di XKCD sulle parole coniate dagli autori

#148 Comment By Marco Albarello On 13 dicembre 2010 @ 19:37

@Lidia

@Le marquis de carabas.
Non preoccuparti. I tuoi non sono affatto deliri. E io non mi sono offesa (e perché avrei dovuto?) Ero solo sorpresa che una sola parola suscitasse cotanto orrore. : )

Ora piango, prima Maria la Matta mi ha scambiato con Mauro, ora tu mi hai scambiato con Le marquis de carabas.

“Il folletto si rese conto che la sua statura, ed il fatto di chiamarsi Omonimo Anonimo, non lo aiutava granchè nella radura. Forse era anche colpa del vestito che indossava, una camicetta marrone con calzamaglia verde fava. Ciò garantiva si il mimetismo nella foresta, ma anche l’esser ignorato dalle persone ad ogni festa. Una lacrima solcò il suo viso piccino, fin quando non si addormentò accanto ad un lumicino.” ç__ç

Piacere, MARCO. xD

@Mario Falco
Ottima la vignetta, concordo in pieno.

“Che significa Montecchi? Nulla: non una mano, non un piede, non un braccio, non la faccia, né un’altra parte qualunque del corpo di un uomo. Che cosa c’è in un nome? Ciò che noi chiamiamo con il nome rosa, anche se lo chiamassimo con un altro nome, serberebbe pur sempre lo stesso dolce profumo.”
(Romeo e Giulietta, Shakeaspeare)

Io credo dunque che sia inutile inventare termini per identificare qualcosa che già esiste sperando di dargli un sapore esotico o “fantastico”, e se ancora non esiste, piuttosto che dargli un nome specifico, mostra come è fatto e quali sono le sue proprietà.

Esempio:
“Gioanna si bloccò all’improvviso alla vista di quello strano aggeggio, aprendo la bocca e sgranando gli occhi. Una piccola sfera con ali meccaniche svolazzava per la stanza ronzando e cercando una via di fuga da quell’ambiente considerato ostile, sbattendo più volte contro il vetro. Ad ogni battito cambiava colore, fornendo uno spettacolo cromatico sbalorditivo.”

Ora, se io chiamo questo semplicemente “insetto robot” oppure “ronziatore” a te sinceramente cambia qualcosa per come l’hai visualizzato nella tua mente? A me no. Ed io preferisco cento volte che lo scrittore usi la sua “sconfinata fantasia” per descrivermi l’oggetto piuttosto che perdere il sonno per inventare nomi astrusi e il più delle volte ridicoli.

Questo è il mio punto di vista, questione di gusti. ^_^

#149 Comment By Cocca On 13 dicembre 2010 @ 19:54

Cara Gamberetta,
vorrei avvicinarmi alla letteratura steampunk, ma non saprei da che romanzo partire. Me ne sapresti consigliare qualcuno che ti è piaciuto particolarmente?

Grazie. ^-^

#150 Comment By Lidia On 14 dicembre 2010 @ 06:16

@Marco.
Invece a me piace proprio che lo scrittore si sbatta anche ad inventare nuovi termini, soprattutto quando, come in questo caso, non si può parlare né di vapore né di “vaporosità”, perché la vaporità è altro. E a me ha trasmesso proprio questo, il fatto che si tratta d’altro, fin dalla copertina. Ma hai ragione, sono i gusti, in questo caso, a farla da padrone.
Ciao!

#151 Comment By Mauro On 14 dicembre 2010 @ 17:28

Lidia:

non si può parlare né di vapore né di “vaporosità”, perché la vaporità è altro. E a me ha trasmesso proprio questo, il fatto che si tratta d’altro, fin dalla copertina

Se davvero Alice in Steamland era l’ipotesi per il titolo, non ho chiaro perché non si possa parlare di vapore.

#152 Comment By Gamberetta On 14 dicembre 2010 @ 21:42

@Cocca. Devo dire che i romanzi steampunk che mi sono piaciuti di più sono quelli della prima ora, più bizzarri degli attuali. Perciò direi:
Le Porte di Anubis di Tim Powers
e
Le Macchine Infernali di K. W. Jeter.
Entrambi si trovano facilmente sia in italiano sia in inglese anche su emule.

Invece lo steampunk attuale non mi entusiasma. Prova a leggere Leviathan, ma più che un bel romanzo, è un romanzo meno peggio.
Se leggi in inglese, l’antologia Steampunk curata da Ann & Jeff VanderMeer offre una panoramica sul genere. Il livello dei racconti però è altalenante. Si va dall’inconsistente (Moorcock), al penoso (Blaylock), al buono (Chiang), all’apposta-scritto-male-che-è-quasi-bello (Lansdale) con tutte le vie di mezzo.

#153 Comment By Lidia On 15 dicembre 2010 @ 06:40

@Mauro.
Uff, perché il vapore non ha proprietà allucinatorie. O mi sono persa qualcosa sul nostro mondo? In più, la Vaporità si può cavalcare, mentre non mi pare che il vapore abbia tali caratteristiche. Vapore era impreciso. Vaporità, (almeno a me, è ovvio), dà subito l’idea di: “qualcosa simile al vapore, ma diverso.”
Tutto qui.

#154 Comment By Mauro On 15 dicembre 2010 @ 08:28

Lidia:

il vapore non ha proprietà allucinatorie. O mi sono persa qualcosa sul nostro mondo? In più, la Vaporità si può cavalcare, mentre non mi pare che il vapore abbia tali caratteristiche

Se sto creando un mondo altro, posso decidere che il vapore abbia tali caratteristiche; ma la mia domanda era un’altra: se Alice in Steamland sarebbe andato bene (ipotizzando che sia così), perché Alice nel Paese del Vapore no? Steamland è “Paese del Vapore”, non “della Vaporità”.

#155 Comment By Lidia On 15 dicembre 2010 @ 16:13

@Mauro.
Se alla fine l’autore ha deciso di cambiare titolo, può anche essere che una piccola sfumatura diversa il termine Vaporità lo dava, no? : D
Altrimenti l’avrebbe chiamato Alice in Steamland.
Dimitri non ha inventato un termine “vaporeschico” anche in inglese, che è rimasto dunque steam. Ma, dato che la storia l’ha scritta in italiano, ha inventato una parola che esprimesse questa diversità del vapore in questione.
Comunque, non credo sia così utile fermarsi alla copertina, no? Meglio sentir parlare di trama, logica o stile. Una parola inventata è una scelta dell’autore. Può piacere, può far storcere il naso. Ma le cose più ghiotte dovrebbero essere altrove. Questa è solo questione di gusti. Una volta espressi bon, si passa al piatto forte.
Grazie per aver chiacchierato con me.
Ciao ciao!

#156 Comment By Mauro On 15 dicembre 2010 @ 17:28

Lidia:

Se alla fine l’autore ha deciso di cambiare titolo, può anche essere che una piccola sfumatura diversa il termine Vaporità lo dava, no?

Non a caso ho concluso il mio intervento: “vorrei però sapere se c’è un motivo sensato dietro la scelta”, invece che con un definitivo: “È assurdo, fa schifo”. Però proprio in forza di quel “può anche essere che” non parto dal presupposto che “vapore” sicuramente non andasse bene.

Dimitri non ha inventato un termine “vaporeschico” anche in inglese, che è rimasto dunque steam. Ma, dato che la storia l’ha scritta in italiano, ha inventato una parola che esprimesse questa diversità del vapore in questione

Il mio punto è che, se steam va bene, allora non capisco perché non va bene “vapore”; se “vapore” va bene, allora non capisco perché non vada bene steam.
Magari c’è un motivo, ma non sapendolo non do per assunto che ci sia e resto aperto ad entrambe le possibilità.

#157 Comment By Cocca On 16 dicembre 2010 @ 18:16

@Gamberetta
Grazie, penso che mi affiderò proprio ai tuoi consigli e userò emule per i primi due libri che mi hai consigliato. E penso che darò una lettura anche a Leviathan, sono sicura che un mio amico me lo può prestare, così non spendo soldi e mantengo il piacere di sfogliare.

#158 Comment By Mauro On 18 dicembre 2010 @ 00:03

Ho sottomano il testo che dicevo sul genere dei forestierismi; posso mandare qui o vado in Fogna?

#159 Comment By Gamberetta On 18 dicembre 2010 @ 12:25

@Mauro. Posta pure qui, se poi la discussione degenera troppo nell’OT sposto io.

#160 Comment By Mauro On 19 dicembre 2010 @ 12:22

Una breve risposta a tasso barbasso:

Fantasy può essere tradotto in italiano con “fantasia” (di genere femminile) ma anche con “prodotto della fantasia” (genere letterario, romanzo, racconto, ambito, ecc.). D’altra parte in inglese si dice “fantasy” anche nel senso di “something made by the imagination”

Attento a non confondere “traduzione” con “definizione”: something made by the imagination è una delle definizioni di “fantasy”, ma dubito che rientri tra le sue traduzioni (un po’ come dog si traduce “cane”, non a domesticated canid).
Inoltre bisogna vedere l’ambito: “fantasy” tradotto come “prodotto dell’immaginazione” è possibile; ma a parte che quel prodotto in Italiano si rende tranquillamente con “fantasia”, almeno certi vocabolari la danno come traduzione della psicologia, mentre qui siamo in ambito narrativo.

Sul non usare gli articoli, il problema è che è una soluzione artificiosa e che richiede l’inserimento di altri termini; difficile che prenda piede e comunque scomoda.

A parte quelle note, il testo che dicevo: «Per quanto riguarda l’inglese, i nomi in italiano vengono usati come maschili o come femminili quando indicano esseri animati e, quindi, possono essere ricondotti al loro genere naturale: il boy-friend, il cameraman, il ganster, la star, le girls. Nel caso di nomi indicanti cose, oggetti, concetti o azioni, di solito il genere è maschile: il flipper, lo smoking, il gap, il rally. Talvolta, però, il parlante “sente” un nome come femminile, perché femminile è, in italiano, il genere della parola corrispondente: la subway (‘la metropolitana’), la gang (‘la banda’), la disco-music, la privacy» (La Grammatica della Lingua Italiana, Marcello Sensini, CDE).

#161 Comment By Lidia On 19 dicembre 2010 @ 18:05

@Mauro.
Scusa il ritardo della risposta. Vedo che il discorso si è leggermente spostato, ma mi pareva giusto rispondere.
Sì, lo so anch’io che se uno inventa un mondo può far sì che il “vapore” abbia caratteristiche a se stanti, e quindi lasciare quel nome. Un po’ come La Forza di Guerre stellari poteva benissimo essere chiamata “plancton Interstellare”, dato che non è altro che un infinito ammasso di bestioline microscopiche (quando l’ho sentito, ammetto che mi sono cadute braccia, gambe e sono rimasta di pietra come un troll al sole). Ma dato che Dimitri ha avuto voglia di usare un termine apposta, forse è per lui che Vapore era impreciso, o avrebbe scelto altrimenti. Io l’ho interpretato così.
Come c’è scritto nel suo blog: la Steamland è tutto ciò che sta fuori Londra. Un mondo mutante, reso tale da questa sostanza scoria. Quindi il termine Steam indica un mondo legato a questa roba “vaporosa” come è stato detto, ma poi, nello specifico, la sostanza ha un nome preciso.
Spero di essermi spiegata in modo esauriente.
Che poi, a me va bene Vapore, Steam, o Vaporità. Non è che mi cambia nulla. Come avevo già scritto, ero solo sorpresa che a qualcuno avesse proprio fatto schifo la parola. Ecco.
Ciao :D

#162 Comment By Mauro On 19 dicembre 2010 @ 21:28

Premesso che non ho detto che la parola mi abbia fatto schifo, sembra che non riesca a spiegarmi: non sto dicendo che Dimitri non avesse motivi per inventare un nuovo termine (anzi, io stesso ho ipotizzato che sia cosí), sto semplicemente dicendo che steam significa “vapore”, e quindi non riesco a capire perché Steamland andrebbe bene e “Terra del Vapore”, che ne è la traduzione, no.
Ora non sto parlando del termine “Vaporità” in sé, ma delle due versioni del titolo – inglese e italiana – a confronto: se in Italiano ha avuto bisogno di una parola specifica, che non fosse “vapore”, non capisco perché in Inglese la parola comune vada bene.
Per spiegarmi col tuo esempio, sarebbe come se Lucas avesse deciso che Interstellar Plankton come nome va bene, ma che in Italiano non può essere usato “Plancton Interstellare” e qundi si deve creare un neologismo; come minimo, mi viene da chiedermi il perché.

#163 Comment By tasso barbasso On 20 dicembre 2010 @ 20:22

@Mauro.

Grazie per la citazione e per la nota bibliografica!

Attento a non confondere “traduzione” con “definizione”: something made by the imagination è una delle definizioni di “fantasy”, ma dubito che rientri tra le sue traduzioni

Mi sfugge il senso della tua osservazione. Ovviamente la frase “something made by the imagination” non è una traduzione ma è una delle definizioni del vocabolo inglese fantasy, così come riportata da un moderno dizionario inglese (inglese/inglese). È evidente che la definizione inglese ci serve per comprendere il significato attribuito alla parola, e per individuare quei vocaboli italiani la cui definizione si avvicini maggiormente alla definizione (ossia al senso) del vocabolo inglese. Ma in questo specifico caso noi non vogliamo veramente tradurre, quindi ci limiteremo a individuare i generi dei vocaboli italiani corrispondenti al vocabolo inglese, per poi ricavarne gli articoli o le preposizioni eventualmente utilizzabili. Tutto qui.
Va da sé che la definizione italiana di un’eventuale (ideale) traduzione in italiano del vocabolo inglese considerato, dovrebbe essere in grado di rendere il senso della definizione inglese dello stesso vocabolo.

Se poi, per curiosità, volessimo andare a guardare anche un dizionario italiano/inglese, vedremmo che sotto la voce fantasia si legge: “(immaginazione) imagination; fancy; (cose immaginate) fantasy; phantasy: sono tutte fantasie, they are all fantasies”. Dal ché si deduce che volendo parlare di ciò che in italiano si rende con immaginazione o fantasia, in inglese si userebbero le parole imagination (le tales of mistery and imagination di Poe) o fancy, mentre con fantasy ci si riferirebbe soprattutto (e forse più propriamente) al prodotto della fantasia: i pensieri e tutto ciò che può essere inteso come il risultato dell’immaginare o del fantasticare.
Ma il vero nocciolo della questione è che diversi vocaboli italiani (sia maschili che femminili) possono essere obiettivamente considerati una soddisfacente traduzione per del vocabolo inglese fantasy.

“fantasy” tradotto come “prodotto dell’immaginazione” è possibile; ma a parte che quel prodotto in Italiano si rende tranquillamente con “fantasia”…

Così come quello stesso “prodotto” può tradursi, altrettanto tranquillamente, con l’aggettivo sostantivato fantastico (il fantastico; ciò che è fantastico), o con il termine fantasioso, oppure con le tante altre espressioni di genere maschile già citate.

certi vocabolari la danno come traduzione della psicologia, mentre qui siamo in ambito narrativo

Sono convinto che il vocabolo inglese fantasy esistesse ben prima di essere utilizzato per indicare un genere narrativo o un determinato approccio alla letteratura; quindi quello che era un vocabolo applicato ad un ambito genericamente psicologico è stato poi utilizzato, in un altro ambito, per indicare anche un diverso oggetto. Ma questo cosa c’entra?

Sul non usare gli articoli, il problema è che è una soluzione artificiosa e che richiede l’inserimento di altri termini

Su questo non sono d’accordo. Non usare gli articoli, laddove questi non siano obiettivamente necessari, mi sembra perfettamente sensato. In ogni caso non lo percepisco certamente come un espediente artificioso. Inoltre se pure lo si volesse a tutti i costi definire “espediente artificioso”, la cosa non mi disturberebbe affatto (del resto il linguaggio verbale non è altro che un codice, e dei più “artificiosi” che siano mai stati escogitati; in questo caso, poi, parliamo addirittura di comparazioni di codici!). Anche l’inserimento di termini aggiuntivi non mi appare artificioso o “faticoso” in sé, anzi mi sembra che nelle buone traduzioni le aggiunte, le sottrazioni o le trasformazioni di vocaboli siano operazioni frequenti e necessarie. Esempi con articolo e oggetto implicito o esplicito: “il genere fantasy è quello che…” (oggetto maschile esplicito); “il fantasy è quello che…” (stesso oggetto maschile implicito); “ho letto un buon romanzo fantasy” (altro oggetto maschile esplicito); “ho letto un buon fantasy” (stesso oggetto maschile implicito). Esempi senza articolo: “quanti fantasy hai letto?” (senza articolo ma con oggetto implicito di genere maschile); “quante fantasy hai letto?” (senza articolo ma con oggetto implicito di genere femminile).

difficile che prenda piede e comunque scomoda.

In verità io lo faccio da sempre e la scomodità non la percepisco. Inoltre mi sembra che la cosa abbia già “preso piede”, come dimostrato dal fatto che la parola fantasy (insieme a tutte le altre parole analoghe) viene già comunemente utilizzata, nell’ambito del discorso italiano, nei vari modi suddetti: con o senza articolo; con oggetto implicito o esplicito; con articolo e/o con oggetto (implicito o esplicito) sia di genere maschile che femminile.

Per quanto riguarda l’inglese, i nomi in italiano vengono usati come maschili o come femminili quando indicano esseri animati e, quindi, possono essere ricondotti al loro genere naturale: il boy-friend, il cameraman, il ganster, la star, le girls.

E qui ricadiamo nella considerazione generale (ovvia) che, potendo idealmente tradurre il vocabolo inglese con un corrispondente e appropriato vocabolo italiano, tenderemo ad attribuire alla parola inglese il genere della corrispondente parola italiana. Inoltre mi sembra interessante osservare che: il genere di boy-friend, cameraman e girls è scontato, in quanto queste espressioni contengono vocaboli di genere inequivocabile (ragazzo, uomo e ragazza); la parola star viene comunemente usata anche per gli uomini ma le viene sempre attribuito l’articolo la, in quanto inequivocabilmente traducibile con il vocabolo italiano femminile stella (nota bene: riferito a oggetto inanimato), oltretutto nell’ambito di un’espressione italiana identica a quella inglese (es.: “quel pianista è una vera stella”); la parola gangster viene considerata maschile anche perché riferita a un’attività generalmente svolta da uomini (inoltre può essere tradotta con bandito), ma è pensabile che ci si possa riferire a gangster donne e che si possa naturalmente dire la gangster (alcuni dicono la banditessa).

Nel caso di nomi indicanti cose, oggetti, concetti o azioni, di solito il genere è maschile: il flipper, lo smoking, il gap, il rally.

Questa è una convenzione molto usata – in sé è chiaramente arbitraria ma è pur sempre un modo comunemente accettato per risolvere la questione (non è proprio la stessa cosa ma mi sembra interessante notare che, in senso antropologico, si dice perfino l’uomo per intendere l’essere umano) – ma che si sovrappone a tante altre motivazioni e considerazioni. Il vocabolo flipper, per esempio, è connesso al verbo to flip (1 to send (something) spinning into the air with a light quick blow: to flip a coin 2 to turn over: to flip the pages over 3 to become angry, excited, etc.: I knew you’d flip when you saw my new car) e dal vocabolo flip (a quick light blow that sends something spinning into the air); inoltre la prima definizione di flipper è “limb” (pinna; arto; membro). È chiaro che questa massa si suggestioni, traslati e sottintesi non può essere inequivocabilmente riferita a un unico vocabolo italiano implicito (sarebbe più semplice tradurre dicendo “facciamo una partita a pinnette”, per esempio), e quindi appare più ragionevole appoggiarsi alla regola generale per cui un genere neutro di natura “problematica” si può pur sempre considerare convenzionalmente di genere maschile, senza complicare inutilmente la questione. Inoltre il flipper può essere visto come un particolare tipo di piccolo biliardo o come un biliardino: maschile, dunque.

Talvolta, però, il parlante “sente” un nome come femminile, perché femminile è, in italiano, il genere della parola corrispondente: la subway (‘la metropolitana’), la gang (‘la banda’), la disco-music, la privacy» (La Grammatica della Lingua Italiana, Marcello Sensini, CDE).

E anche qui ricadiamo nella considerazione generale (ovvia) che, potendo idealmente tradurre il vocabolo inglese con un corrispondente e appropriato vocabolo italiano, tenderemo ad attribuire alla parola inglese il genere della parola italiana.

#164 Comment By Mauro On 20 dicembre 2010 @ 22:19

tasso barbasso:

Ovviamente la frase “something made by the imagination” non è una traduzione ma è una delle definizioni del vocabolo inglese fantasy, così come riportata da un moderno dizionario inglese (inglese/inglese)

Il senso della mia osservazione era legato a quanto da te detto: «si dice “fantasy” anche nel senso di “something made by the imagination”, che a rigor di logica dovrebbe corrispondere a ciò che noi italiani chiamiamo “storia” o “letteratura” o “narrativa” o “opera fantastica con caratteri x,y e z” (tutti sostantivi femminili), ma anche “racconto” o “genere” o “ambito”, ecc. (cioè sostantivi di genere maschile)»; leggere quel pezzo mi aveva dato l’impressione che tu, passando attraverso la definizione inglese del termine, stessi sostenendo che il genere di “fantasy” si potesse vedere anche attraverso “narrativa” e “romanzo”, sebbene non siano traduzioni.

Se poi, per curiosità, volessimo andare a guardare anche un dizionario italiano/inglese, vedremmo che sotto la voce fantasia si legge: “(immaginazione) imagination; fancy; (cose immaginate) fantasy; phantasy: sono tutte fantasie, they are all fantasies”. Dal ché si deduce che volendo parlare di ciò che in italiano si rende con immaginazione o fantasia, in inglese si userebbero le parole imagination (le tales of mistery and imagination di Poe) o fancy, mentre con fantasy ci si riferirebbe soprattutto (e forse più propriamente) al prodotto della fantasia: i pensieri e tutto ciò che può essere inteso come il risultato dell’immaginare o del fantasticare

Dipende dal dizionario; WordReference per esempio riporta:

fantasy /?fænt?s?/nome

1. fantasia f. , immaginazione f.;
(untruth) fantasia f. , illusione f.;
psic. prodotto m. dell’immaginazione

In ogni caso, ho definito “artificioso” il non usare articoli e inserire altri termini perché, nella mia esperienza, la versione con termini esplicitati (romanzo fantasy, ecc.) è rara, parecchio meno usata dell’altra possibilità; l’ipotetica proposta di usarla normalmente va contro all’uso che di norma viene naturale – almeno nella mia esperienza – ai parlanti, da cui il termine “artificioso”.
“Scomodo” perché allunga inutilmente le frasi: se posso dire “Il fantasy che sto leggendo è italiano”, dire “Il romanzo fantasy che sto leggendo è italiano” aggiunge termini senza, di norma, aggiungere reale informazione.

A parte quello, gli esempi che fai dell’uso senza articolo (“Quanti fantasy hai letto?”) mi sembrano poco indicativi: anche in una frase con solo termini di origine latina non si userebbe l’articolo: quanti romanzi hai letto?
L’assenza dell’articolo deriva quindi non dalla presenza di “fantasy” e dal modo in cui viene usato, quanto piuttosto dalla struttura stessa della frase.
Togliere, invece, l’articolo in frasi che lo richiedano può cambiarne il significato; se, per esempio, alla domanda: “Cosa stai leggendo?” mi rispondessi: “Fantasy”, il significato che mi arriva è diverso da quello comunicato da: “Un fantasy”. Il secondo indica che stai leggendo un fantasy; il primo, nella sua genericità, potrebbe significare che vuoi stare sul vago; che in quel periodo stai leggendo fantasy, quindi riferito non alla singola opera, ma a un periodo temporale; che stai leggendo piú libri fantasy.

Sono convinto che il vocabolo inglese fantasy esistesse ben prima di essere utilizzato per indicare un genere narrativo o un determinato approccio alla letteratura; quindi quello che era un vocabolo applicato ad un ambito genericamente psicologico è stato poi utilizzato, in un altro ambito, per indicare anche un diverso oggetto. Ma questo cosa c’entra?

Semplicemente, nel valutare il genere di un termine guardando alla traduzione credo vada considerato anche l’ambito: se un termine ha piú traduzioni, alcune maschili e altre femminili, le prime cui guardare sono quelle relative all’ambito in cui si sta usando il termine.

alcuni dicono la banditessa

Mentre sarebbe piú giusto “la bandita”.

#165 Comment By Lidia On 21 dicembre 2010 @ 09:51

@Mauro.
:D
Credo che Dimitri non abbia inventato una parola in inglese al posto di steam per un motivo piuttosto ovvio: per rifarsi al termine steampunk. Una strizzatina d’occhio, sebbene poi, come dice Gamberetta, di steampunk non ce n’è. Io credo che non abbia inventato un termine fanstastico per “steam” proprio per rendere immediata l’associazione.

Se avesse usato un’altra parola, l’associazione sarebbe andata in fumo. In italiano invece (dato che anche noi usiamo la parola steampunk inglese), ha voluto inventarne una.
Non c’è altro da dire. E’ un discorso inutile, dopo i primi due o tre commenti. Davvero. L’avevo già scritto post fa. Una questione marginale, di poco conto, che comincia a diventare stantia e noiosa. Quindi passo e chiudo. Ciao.
Buon Natale.

#166 Comment By tasso barbasso On 21 dicembre 2010 @ 11:23

@Mauro.

“Scomodo” perché allunga inutilmente le frasi: se posso dire “Il fantasy che sto leggendo è italiano”, dire “Il romanzo fantasy che sto leggendo è italiano” aggiunge termini senza, di norma, aggiungere reale informazione.

Dire “Il romanzo fantasy che sto leggendo è italiano” è una delle possibilità che la lingua italiana mi offre per dire, in sostanza, che sto leggendo un testo di determinate caratteristiche. Potrei anche dire “Il fantasy che sto leggendo è italiano” (cosa che tra l’altro ho già preso in considerazione più volte, spiegandone anche le motivazioni in maniera dettagliata) ma se volessi specificare (perché lo voglio dire, perché lo ritengo soggettivamente rilevante) che si tratta proprio di un romanzo, dirò, per l’appunto e senza per questo sentirmi “scomodo” o logorroico: “Il romanzo fantasy che sto leggendo è italiano”.

Dipende dal dizionario; WordReference per esempio riporta:
fantasy /?fænt?s?/nome
1. fantasia f. , immaginazione f.;
(untruth) fantasia f. , illusione f.;
psic. prodotto m. dell’immaginazione

???
Non ci capiamo. Dopo aver riportato la definizione, in inglese, del vocabolo “fantasy” (tratta da un dizionario inglese (intendo inglese/inglese), ho anche riportato, per motivi esplicativi che mi sembrano evidenti, la definizione di “fantasia” (vocabolo italiano) tratta da un dizionario italiano/inglese (intendo italiano/inglese, NON inglese/italiano). Se avessi citato anche la voce “fantasy”, tratta da un dizionario inglese/italiano, avrei senz’altro riportato (più o meno) la tua stessa citazione ma la cosa sarebbe stata ininfluente per le mie considerazioni.

In ogni caso, ho definito “artificioso” il non usare articoli e inserire altri termini perché, nella mia esperienza, la versione con termini esplicitati (romanzo fantasy, ecc.) è rara…

Ti credo. Tuttavia ti assicuro che nella mia esperienza, invece, quel modo di parlare non è raro.
In ogni caso continuo a non vedere il nesso tra artificiosità e rarità. E in ultima analisi, anche se si potesse affermare che questo nesso esiste, non vedo come potrebbe esserne inficiata la tesi principale che ho esposto fin dall’inizio: ossia la ragionevolezza della varia attribuzione di genere maschile o femminile (con o senza articolo, con o senza aggiunta di termine italiano specificativo, implicito o esplicito che sia), nell’ambito del discorso in italiano, al vocabolo inglese fantasy o a eventuali vocaboli “integrativi”. L’espediente di non usare (laddove possibile, ragionevole e in linea con l’intento comunicativo) articoli o preposizioni concordate al genere, ovvero l’espediente di aggiungere nomi italiani “specificativi” o “integrativi”, mi sembrano logicamente una delle tante, lecite possibilità che la nostra (elastica e ricca) lingua ci offre.

A parte quello, gli esempi che fai dell’uso senza articolo (“Quanti fantasy hai letto?”) mi sembrano poco indicativi: anche in una frase con solo termini di origine latina non si userebbe l’articolo: quanti romanzi hai letto?

Quello specifico esempio serviva solo per chiarire che una parola straniera può essere tranquillamente inserita anche (oltre che in tante altre strutture verbali) in frasi senza articolo e senza oggetto italiano “integrativo”, conservando comunque il genere assegnatogli sulla base dei tanti possibili ragionamenti già spiegati (in quel caso il genere viene “svelato” dal termine concordato quanti).

L’assenza dell’articolo deriva quindi non dalla presenza di “fantasy” e dal modo in cui viene usato, quanto piuttosto dalla struttura stessa della frase.

Infatti intendevo dire che in determinate frasi, data la loro struttura, non siamo costretti a “denunciare” il genere di una specifica parola (in questo caso fantasy), utilizzando “marcatori” come articoli o preposizioni. Un esempio (ma un po’ forzato, come ho già detto, visto che implica un uso particolarmente evocativo del linguaggio) potrebbe essere: “Salani, il sigillo fantasy”. In questo caso l’articolo è riferito a sigillo (vocabolo italiano di genere maschile) e non a fantasy. Ovviamente il senso di questa frase è diverso da quello del pay-off originale (fantasy diventa un attributo di sigillo), ma l’esempio serve solo per indicare la possibilità concreta di utilizzare la parola fantasy in strutture che non implicano una “marcatura” di genere.

Togliere, invece, l’articolo in frasi che lo richiedano può cambiarne il significato.

E infatti (lo ripeto per l’ennesima volta) ho sempre detto che l’articolo o la preposizione in alcuni casi (nota bene: in alcuni casi) potrebbero essere omessi “laddove ragionevole e in linea con l’intento comunicativo”.

Sono convinto che il vocabolo inglese fantasy esistesse ben prima di essere utilizzato per indicare un genere narrativo o un determinato approccio alla letteratura; quindi quello che era un vocabolo applicato ad un ambito genericamente psicologico è stato poi utilizzato, in un altro ambito, per indicare anche un diverso oggetto. Ma questo cosa c’entra?

Semplicemente, nel valutare il genere di un termine guardando alla traduzione credo vada considerato anche l’ambito: se un termine ha più traduzioni, alcune maschili e altre femminili, le prime cui guardare sono quelle relative all’ambito in cui si sta usando il termine.

E infatti prima di arrivare a una conclusione (che poi, ti prego di notarlo, rimane aperta a molte ragionevoli possibilità) ho letto tutte le traduzioni e definizioni in mio possesso, dando anche parzialmente conto di quelle che mi apparivano significative.

Mentre sarebbe più giusto “la bandita”.

E vada per la bandita!

#167 Comment By Marco Albarello On 21 dicembre 2010 @ 15:59

@Mauro @tasso
Se sapevo di scatenare una tal diatriba giuro che non mi azzardavo a far notare il femminile sul termine fantasy. xD
La cosa in un certo senso mi diverte perchè mi ricorda davvero l’aula di un tribunale ove si deve decidere la sorte di qualcuno. Questione di vita o di morte!
Comunque mi rincuoro perchè pensavo di essere l’unico logorroico sulle questioni considerate superflue (vengo spesso accusato di ciò nella vita), pertanto qui mi sento a casa. :D

@Lidia
Che la vaporità sia con te. xD

#168 Comment By tasso barbasso On 21 dicembre 2010 @ 16:32

@Marco Albarello.

No, per quanto mi riguarda non si tratta di una diatriba (perlomeno nella sua accezione più usuale e diffusa) ma di una discussione, magari poco interessante per i più e inopinatamente ripetitiva, su uno degli infiniti temi che rischiano di appassionare chi si interessi di linguaggio, letteratura e cultura in genere. La lunghezza di certe discussioni (non è questione di logorrea) dipende anche dal fatto che due persone “educate” tendono a rispondersi finché continuano a sentirsi, in un modo o nell’altro, interrogate. Comunque niente che abbia a che vedere con i tribunali o con la morte! Per carità!

#169 Comment By Marco Albarello On 21 dicembre 2010 @ 17:45

@tasso barbasso
Tranquillo, scherzavo. :) Anche a me ha appasionato la vicenda e la seguo silente dagli spalti del pubblico, già intervenni tempo addietro sul fatto.
Comunque con diatriba volevo intendere proprio il significato storico e non quello attuale, mi ricordate due filosofi che discutono di un argomento per il pubblico in ascolto. :)
E se ho parlato di tribunali e questione di vita o di morte è solo perchè mi piace spargere tragedia anche dove non c’è!

«Il dramma è la vita con le parti noiose tagliate.» (Alfred Hitchcock)

Pertanto non so dove arriverete, ma fate almeno spuntare un morto sul finale. xD

#170 Comment By Lidia On 22 dicembre 2010 @ 06:45

@Marco Albarello.
Eh, eh, eh. Grazie. :D
E che un buon Natale scorra potente nelle nostre famiglie.

#171 Pingback By Libri per i mesi a venire « Il Sociopatico On 27 dicembre 2010 @ 18:21

[...] scorso. C’è l’Alice di Dimitri, comprato e mai letto anche per “colpa” di una stroncatura ricevuta su Gamberi Fantasy, c’è il weird steampunk Fuoco nella polvere di Lansdale, alcune [...]

#172 Comment By AndreaFurlan On 10 gennaio 2011 @ 20:11

Avevo intenzione di comprarlo, mi stai facendo ricredere :-|

Però ho ancora voglia di comprarlo… e se mi trovo una merda noiosissima?

Andrea di ilgiovanescrittore.wordpress.com

#173 Comment By caesar On 14 gennaio 2011 @ 14:55

Avevo adorato “Pan”.Su Anobii gli ho dato 4 stelle e avevo pensato di dargliene 5.”Alice…” non sono riuscito a finirlo.Mi chiedo ancora come sia possibile scrivere 2 romanzi tanto diversi qualitativamente.Che mi dite de “La ragazza dei suoi sogni?”.

#174 Comment By queenseptienna On 20 gennaio 2011 @ 22:05

Ciao Gamberetta, io sono pro recensione (e ho intenzione di recensirlo per il WD non appena avrò digerito la lettura).
Ho letto Alice nel paese della Vaporità in due giorni e ne sono francamente disgustata, perché l’idea buona di base è andata a quel paese nel giro di poche pagine.
La Vaporità in sé non è una cretinata, la Steamland è carina, solo che… questo non è steampunk. A parte il fatto che mi sento deficiente perché non ho capito in che anni è ambientata la storia, in quanto “trench & cigarettes” mi hanno sviata abbastanza.
Vogliamo parlare poi del mettere la parola “steam” attaccata a qualunque cosa? Ma per favore…
Dimitri aveva un bel soggetto fra le mani e lo ha rovinato senza mezzi termini. L’unico che mi è piaciuto è Chesy e tenendo conte volte appare, la cosa è inquietante.

#175 Comment By Anthony Strange On 21 febbraio 2011 @ 21:18

Che tristezza.
Pensare che la Salani ha rimbalzato opere ben più valorose

#176 Comment By madtora On 6 aprile 2011 @ 01:35

….un libro veramente ORRIBILE. Concordo nel non recensirlo, e sono contenta di averlo letto dal mio ragazzo cui è stato regalato, così nessuno di noi ha speso soldi inutili.
La storia di per sè è carina, ma è stata scritta con i piedi. E la cosa peggiore è la pubblicità che l’autore tenta di fare al suo libro precedente, facendolo trovare ad Alice insieme alla bibbia e al Signore degli anelli -.-
….e preferisco tacere per quanto riguarda i vampiri……..

#177 Pingback By Recensione – “Alice nel paese della Vaporità” di Francesco Dimitri | Il Sociopatico On 22 ottobre 2011 @ 22:42

[...] mio piccolo sono entrato in possesso del libro prima della celebre non-recensione/rant-natalizio su Gamberi Fantasy, quando ancora il romanzo era marketizzato come uno dei primi tentativi di [...]


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Gamberi Fantasy