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Sull’editoria fantasy in Italia

Pubblicato da Gamberetta il 28 ottobre 2010 @ 00:35 in Fantasy,Insalata di Mare,Italiano,Libri | 169 Comments

Negli ultimi mesi prima della chiusura temporanea del blog, mi ero trovata sempre più in difficoltà a giudicare i manoscritti che mi venivano proposti. Non ho problemi a stabilire se un romanzo edito vale il prezzo di copertina e il tempo da dedicare alla lettura, però gli inediti mi mettono in crisi.
Il problema è che – tranne eccezioni – le persone scrivono con lo scopo di pubblicare, nel senso tradizionale del termine, ovvero il romanzo in libreria. Se si vuole pubblicare, ascoltare le mie critiche o peggio seguire i miei consigli è dannoso. Non lo dico né con amarezza, né per falsa modestia, lo dico perché è la realtà dei fatti.

Se si analizzano i romanzi fantasy italiani pubblicati dal 2000 in poi, appare chiaro come la qualità (qualunque definizione se ne possa dare in termini letterari) non conti niente.[1] Dunque quali sono i criteri?
Li elencherò di seguito, tenendo conto che parlo di fantasy, l’ambito che conosco. In altri contesti la situazione potrebbe essere diversa.

Quattro criteri

Icona di un gamberetto Raccomandazione.
Più è importante la persona che raccomanda, meglio è. Al limite potete scrivere qualunque cosa, non importa quanto oscena, e sarà pubblicata lo stesso. Ma anche senza arrivare a tanto, serve una raccomandazione semplicemente per avere la garanzia di essere letti. Una casa editrice medio-grande riceve migliaia di manoscritti all’anno, manca il tempo materiale per trebbiarli tutti, se qualcuno non mette il vostro manoscritto in cima alla pila sparirà tra la polvere.
Dunque fatevi amico qualcuno che lavora in una casa editrice. Visto che spesso le persone che lavorano in questo ambito sono vanitose, leccare è una buona strategia.

Rendetevi conto che un editor può comportarsi come un postino. Il postino che butta via le lettere da consegnare per andare in vacanza con mezza giornata di anticipo. E nessuno se ne può accorgere.
Cosa c’è di più gratificante di buttare nella spazzatura un testo magari bello, ma di una persona che ci sta antipatica, e invece premiare chi ci lecca il culo, che sia bravo o no? Il piacere del potere è nell’essere ingiusti. E un sacco di gente vive per queste meschinerie. Dubbiosi? Leggete un po’ l’importanza di essere simpatici. I rappresentati delle case editrici si comportano in quella maniera.

Leccate. Leccate sempre, leccate chiunque vi capiti a tiro. Sui dettagli non vi posso aiutare perché non ho esperienza, ma in generale non sembra un compito difficile – le persone più idiote ci riescono a meraviglia -, basta mettersi d’impegno.

Raccomandata
Quella lì è una raccomandata

Icona di un gamberetto Moda.
Al di là della raccomandazione, il criterio numero uno per scegliere quali testi pubblicare è la moda. Non è un criterio solo italiano e non è un criterio solo delle case editrici.
Facciamo un esempio pratico: una casa editrice riceve due manoscritti; il primo è una storia con i maiali mannari volanti verdi – è una storia originale, scritta in maniera impeccabile, divertente e commovente; il secondo manoscritto parla di vampiri innamorati al Liceo – è una storia banale, stupida, scritta in linguaggio sms da una dodicenne che si firma vampirina98.
Quale dei due manoscritti sarà pubblicato? Il secondo. Senza pensarci due volte. Perché? Perché il secondo garantisce le vendite. Le cerebrolese che hanno comprato gli altri romanzi con i vampiri innamorati quasi sicuramente compreranno anche questo. Il primo manoscritto potrebbe anche vendere di più – è oggettivamente bellissimo! – ma non è una certezza, c’è un margine di rischio. Tra rischio e certezza, si sceglie sempre la certezza.

Perciò, specie se non avete una raccomandazione “importante”, scrivete di argomenti alla moda. Guardate la classifica dei romanzi fantasy più venduti e copiate spudoratamente. Più avvicinate il modello originale senza finire nel plagio meglio è. Ogni elemento che si discosta dal modello è rischioso e il rischio non paga.
Non fatevi problemi, scrivete pure l’ennesimo romanzo con una ragazzina che si innamora del compagno di banco che in verità è un vampiro. È la strada migliore per arrivare alla pubblicazione.

Le mode possono essere anche estranee al testo. Per esempio è una moda quella di pubblicare autori fantasy minorenni o thriller scandinavi. Se potete, sfruttate la moda! Se avete sedici anni correte a presentare il vostro manoscritto fantasy, se volete pubblicare. È molto molto molto più vantaggioso avere sedici anni adesso e scrivere da cani che averne ventisei e scrivere benissimo. Se poi oltre a essere molto giovani siete pure storpi, il contratto è assicurato, come si evince da questo articolo.

Non credete ai soliti invidiosoni che dicono che così vi “bruciate”. Sono balle. Prendiamo la Strazzu: ha già pubblicato due (inqualificabili) romanzi con Einaudi. Mettiamo che le mode cambino e non riesca più a pubblicarne un altro. Passano cinque o dieci anni. Scrive un nuovo romanzo. Con alle spalle due pubblicazioni con una grossa casa editrice, come minimo sarà letta quando presenterà il suo manoscritto, voi no. Non c’è niente da “bruciare”, c’è solo da approfittare senza scrupoli della situazione – se ne avete la possibilità.

Raccomandata
Il cast di Katawa Shoujo (da sinistra a destra): Lilly Satou (cieca dalla nascita), Hanako Ikezawa (sfigurata), Rin Tezuka (entrambe le braccia amputate), Shizune Hakamichi (sordomuta) e Emi Ibarazaki (gambe amputate sotto il ginocchio). L’editoria fantasy italiana le aspetta!

Icona di un gamberetto Banalità.
Un editor decide di leggere il vostro manoscritto – perché siete raccomandati o perché la sinossi parla di vampiri innamorati al Liceo -, quale stile lo convince che siete degni di essere pubblicati?
Per capirlo occorre inquadrare la figura dell’editor: laureato in lettere, ignorante come una vacca in fatto di narrativa, non conosce il fantasy – al massimo ha letto Il Signore degli Anelli e ha visto i film di Harry Potter.
Dovete metterlo a suo agio. Così come la trama è scopiazzata, altrettanto devono esserlo le singole scene. Inanellare cliché dopo cliché è il modo giusto di procedere.

Se leggete di un vecchio mago con la barba bianca che consegna un anello magico a un tappetto con i piedi pelosi, pensate: “Che noia, ‘sta storia l’ho già letta!”; l’editor pensa: “È come il Signore degli Anelli. Ottimo! Io di ‘ste robe fantasy non ci capisco un cazzo, ma il Tolkien dicono che sia bravo, e qui è uguale, sarà bravo anche questo autore.”
La parola chiave è sempre la stessa: copiare. Copiare la trama e copiare l’impostazione delle scene. I cliché sono tranquillizzanti; e in più l’editor non si sente in imbarazzo a giudicare un manoscritto che non sa come “prendere”, non avendo la competenza necessaria.

Ma attenzione! Copiate da pochi, pochissimi modelli. Infatti la banalità pervasiva si ottiene solo non leggendo. Fantasy in particolare, se volete pubblicare in questo genere. Più accumulate letture più rischiate inconsciamente di combinare elementi diversi e di scivolare nell’originale. Se rimanete vergini di fantasy adotterete tutte le soluzioni più ovvie, quelle che (anche se non lo sapete) già centinaia di autori hanno adottato prima di voi. Questo è il segreto della banalità che arriva sugli scaffali delle librerie.
Non ci credete?
Prendete Alessia Fiorentino, che ha pubblicato qualche mese fa con Flaccovio il romanzo fantasy Sitael. Lei orgogliosa dichiara: “Non avevo mai letto niente di fantasy, non conoscevo neanche questo genere [...]“. La stessa Licia Troisi ha ammesso che al tempo della stesura de Le Cronache del Mondo Emerso aveva letto di fantasy solo Tolkien e poco altro.

Non avevo mai letto niente di fantasy…

Icona di un gamberetto Lo stile non ha importanza.
Non perdete tempo ad affinare lo stile. Se avete copiato la trama da un romanzo di successo e avete infarcito le scene di un cliché dopo l’altro avete le vostre buone chance per pubblicare. Il tempo che vi avanza investitelo nel leccare in cerca di raccomandazione o nello scrivere un altro romanzo (magari un bel romanzo con gli elfi, dopo quello con i vampiri innamorati). Il tipico editor, come dicevo prima, non ne capisce una mazza di narrativa, non è in grado di riconoscere o apprezzare uno stile decente. Anzi… Beccatevi questo celebre incipit:

Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi, a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli, vien, quasi a un tratto, a ristringersi, e a prender corso e figura di fiume, tra un promontorio a destra, e un’ampia costiera dall’altra parte; e il ponte, che ivi congiunge le due rive, par che renda ancor più sensibile all’occhio questa trasformazione, e segni il punto in cui il lago cessa, e l’Adda rincomincia, per ripigliar poi nome di lago dove le rive, allontanandosi di nuovo, lascian l’acqua distendersi e rallentarsi in nuovi golfi e in nuovi seni. La costiera, formata dal deposito di tre grossi torrenti, scende appoggiata a due monti contigui, l’uno detto di san Martino, l’altro, con voce lombarda, il Resegone, dai molti suoi cocuzzoli in fila, che in vero lo fanno somigliare a una sega: talché non è chi, al primo vederlo, purché sia di fronte, come per esempio di su le mura di Milano che guardano a settentrione, non lo discerna tosto, a un tal contrassegno, in quella lunga e vasta giogaia, dagli altri monti di nome più oscuro e di forma più comune. Per un buon pezzo, la costa sale con un pendìo lento e continuo; poi si rompe in poggi e in valloncelli, in erte e in ispianate, secondo l’ossatura de’ due monti, e il lavoro dell’acque. Il lembo estremo, tagliato dalle foci de’ torrenti, è quasi tutto ghiaia e ciottoloni; il resto, campi e vigne, sparse di terre, di ville, di casali; in qualche parte boschi, che si prolungano su per la montagna. Lecco, la principale di quelle terre, e che dà nome al territorio, giace poco discosto dal ponte, alla riva del lago, anzi viene in parte a trovarsi nel lago stesso, quando questo ingrossa: un gran borgo al giorno d’oggi, e che s’incammina a diventar città. Ai tempi in cui accaddero i fatti che prendiamo a raccontare, quel borgo, già considerabile, era anche un castello, e aveva perciò l’onore d’alloggiare un comandante, e il vantaggio di possedere una stabile guarnigione di soldati spagnoli, che insegnavan la modestia alle fanciulle e alle donne del paese, accarezzavan di tempo in tempo le spalle a qualche marito, a qualche padre; e, sul finir dell’estate, non mancavan mai di spandersi nelle vigne, per diradar l’uve, e alleggerire a’ contadini le fatiche della vendemmia. Dall’una all’altra di quelle terre, dall’alture alla riva, da un poggio all’altro, correvano, e corrono tuttavia, strade e stradette, più o men ripide, o piane; ogni tanto affondate, sepolte tra due muri, donde, alzando lo sguardo, non iscoprite che un pezzo di cielo e qualche vetta di monte; ogni tanto elevate su terrapieni aperti: e da qui la vista spazia per prospetti più o meno estesi, ma ricchi sempre e sempre qualcosa nuovi, secondo che i diversi punti piglian più o meno della vasta scena circostante, e secondo che questa o quella parte campeggia o si scorcia, spunta o sparisce a vicenda. Dove un pezzo, dove un altro, dove una lunga distesa di quel vasto e variato specchio dell’acqua; di qua lago, chiuso all’estremità o piùttosto smarrito in un gruppo, in un andirivieni di montagne, e di mano in mano più allargato tra altri monti che si spiegano, a uno a uno, allo sguardo, e che l’acqua riflette capovolti, co’ paesetti posti sulle rive; di là braccio di fiume, poi lago, poi fiume ancora, che va a perdersi in lucido serpeggiamento pur tra’ monti che l’accompagnano, degradando via via, e perdendosi quasi anch’essi nell’orizzonte. Il luogo stesso da dove contemplate que’ vari spettacoli, vi fa spettacolo da ogni parte: il monte di cui passeggiate le falde, vi svolge, al di sopra, d’intorno, le sue cime e le balze, distinte, rilevate, mutabili quasi a ogni passo, aprendosi e contornandosi in gioghi ciò che v’era sembrato prima un sol giogo, e comparendo in vetta ciò che poco innanzi vi si rappresentava sulla costa: e l’ameno, il domestico di quelle falde tempera gradevolmente il selvaggio, e orna vie più il magnifico dell’altre vedute.

Può essere che nel 1840 questa roba fosse passabile, adesso è cacca.[2] Però il nostro editor laureato in lettere pensa ancora che spazzatura del genere sia Letteratura con la L maiuscola, e così ci ritroviamo nel 2010 un fantasy con un incipit del genere, roba da far vomitare i coniglietti:

Era ormai scesa la notte.
Le ultime pennellate rosse del tramonto stavano cedendo il passo alle tenebre, mentre le stelle già punteggiavano l’immensità della volta celeste. La luna illuminava con luce argentea i contrafforti della Catena Divisoria, la più vasta, smisurata e imponente fra le catene montuose.
Il silenzio della sera avvolgeva la vastità di quei monti maestosi, che ben pochi eguali avevano al mondo. Era una lunghissima cordigliera che tagliava Valdar da nord a sud, partendo dal golfo del Balthis, ghiacciato otto mesi all’anno, per arrivare al Sud estremo, ai confini con le terre del Warantu e delle sue sconfinate giungle pluviali.
La Catena Divisoria separava il continente in due tronconi: l’Ovest e l’Est. Una divisione che andava ben oltre quella geografica. Erano due mondi diversi in tutto e per tutto. Diversi per abitanti, cultura, credenze. Diversi e spesso opposti, lacerati da un’ostilità infinita che aveva scosso Valdar per tutta la sua travagliata storia.

Significa che conviene imitare il Manzoni? No. Solo se lo fate perché è l’unico romanzo che avete letto in vita vostra (lo so, lo so, non volevate leggere nemmeno quello, vi hanno costretto), be’, nessun problema. Così come non è un problema se adottate uno stile da temino di scuola. O scrivete come vi capita. Non solo non pregiudicate le possibilità di pubblicare, ma anzi, rifiutandovi di imparare a scrivere narrativa in maniera decente, aumentate le chance di impressionare un editor gonzo! Come direbbero i giapponesi: sugoi!

Copertina de Il Re Nero
… e alla fine in libreria arriva ciarpame del genere

Il mito della casa editrice “piccola ma seria”

Così funziona la faccenda se volete pubblicare con un editore medio-grande. E se invece puntate a una casa editrice più piccola, di quelle che oltre al guadagno tengono ancora alla qualità?[3]
Prima dovete trovarle, queste fantomatiche case editrici che tengono alla qualità.
Se una casa editrice pubblica in un anno 100 romanzi, c’è la possibilità che possa rischiarne uno. 99 romanzi con gli elfi yaoi o i vampiri innamorati e uno con i maiali volanti. Se il pubblico non apprezza i maiali, la perdita è ammortizzata dagli altri 99 libri.
Ma se una casa editrice pubblica in un anno tre romanzi? Ha molti meno margini di rischio, dunque il romanzo dei maiali non lo pubblica. A meno che non sia una di quelle case editrici che di fatto sono print-on-demand: tiratura iniziale bassissima, e poi nuove copie vengono stampate solo quando qualcuno le chiede.
Bellissimo! Ma questo non è pubblicare, non nel senso che dicevamo all’inizio: il romanzo in libreria. Che senso ha “pubblicare” quando dei libri fisici in libreria non si vede neanche l’ombra? Al massimo queste piccole case editrici spacciano qualche centinaio di copie (quando va bene[4]), tanto vale fare un centinaio di fotocopie della vostra opera e distribuirle agli inquilini del palazzo dove vivete. Stesso grado di “pubblicazione”.

Può essere che con gli ebook la situazione cambi. Che lo scenario tra cinque, dieci o vent’anni sarà del tutto diverso. Ora come ora se volete che qualcuno vi legga dovete avere le pile di romanzi in libreria. Romanzi che magari rimarranno invenduti… ma la vostra occasione l’avete avuta.

Pile di libri
La via della gloria

L’entusiasta aspirante scrittore dice: “Non mi importa se vendo pochissimo e non guadagnerò niente o quasi, pubblicando con la piccola ma seria casa editrice, lavorando con un editor professionista, imparo!”
Cosa impari? A buttare il tempo?
Per capire perché questo è un mito, bisogna chiarire cosa si intende per editing.

L’editing è un processo di revisione del testo che ha lo scopo di migliorarlo. Non sempre questo miglioramento è in senso assoluto, perché una casa editrice vuole vendere, non produrre “arte”. Così l’editing può cambiare un finale realistico ma triste con un lieto fine, se la casa editrice pensa che questo aumenterà le vendite. E ancora: se la casa editrice decide di rifilare il romanzo ai giovani adulti magari farà togliere sesso & violenza, non importa se fondamentali per la storia.
Ma lasciamo stare questi dettagli e assumiamo che l’editing serva a rendere più “bello” un manoscritto.
Cosa fa l’editor?

  • L’editor verifica che ad “alto livello” la storia funzioni. In caso contrario cancella/sposta/impone-all’autore-di-aggiungere altri capitoli. Taglia o suggerisce di inserire personaggi e situazioni.
  • L’editor si assicura che la storia sia coerente. Sia per quanto riguarda la coerenza interna sia per quanto riguarda i riferimenti esterni. Se un personaggio ha gli occhi azzurri a pagina 20 e verdi a pagina 71, l’editor lo segnala all’autore perché intervenga. Se l’autore descrive un inseguimento d’auto per le vie di Mosca, l’editor si collega a google maps e controlla che le strade combacino, se non è così dice all’autore di modificare.
  • L’editor controlla che scena per scena la storia proceda senza intoppi. Nel caso suggerisce le opportune modifiche. Magari la tal scena deve cominciare prima, o si trascina troppo a lungo. È troppo raccontata e andrebbe mostrata. Oppure è mostrato anche quello che forse si può scartare.
  • L’editor aggiusta lo stile, cercando di non stravolgere il modo di scrivere dell’autore. Si cambia l’ordine delle parole nella frase e delle frasi nel paragrafo, si tolgono gli aggettivi e gli avverbi inutili, si verifica che la punteggiatura abbia senso, ecc.
  • Infine c’è la correzione delle bozze per eliminare i refusi accumulati dopo tutto questo lavoro.

Quanto tempo richiede l’editing? È difficile quantificare il primo passaggio, quello dell’editing ad “alto livello”, perché può essere che la struttura della storia sia già solida e non richieda interventi drastici, come può essere richiesta una riscrittura da zero. Per i passaggi successivi, il The Chicago Manual of Style, quindicesima edizione, stima che un editor esperto debba lavorare dalle 85 alle 120 ore per un manoscritto di 100.000 parole (circa 350-400 pagine).

Copertina del The Chicago Manual of Style
Copertina del The Chicago Manual of Style, quindicesima edizione

Non è il tempo totale, a questo va aggiunto il tempo che l’autore impiega per scrivere le eventuali modifiche (se l’editor spiega all’autore che nel 1870 gli aerei a reazione non erano ancora stati inventati, è poi l’autore che deve cambiare la scena da viaggio in jet a viaggio in nave, tale scena non può inventarsela l’editor).
Contiamo che il nostro editor lavori otto ore al giorno, cinque giorni alla settimana. Sono dalle due alle tre settimane + il tempo richiesto per l’editing ad “alto livello”. Assumiamo che il romanzo di partenza non abbia bisogno di grande lavoro e che anche per l’editing ad “alto livello” ci vogliano un paio di settimane. Totale un mese di lavoro – nel senso più gretto del termine: ti alzi la mattina presto e stai lì sul manoscritto dalle 8 alle 5 con un’ora di pausa pranzo. Il giorno dopo ancora. E il successivo anche. Fino a sabato. Il lunedì successivo ricominci. E parliamo di un romanzo già ben impostato e di un editor esperto.
Visto che è un impegno a tempo pieno, il nostro editor o è ricco di famiglia o deve poter sopravvivere facendo l’editor. Un 1.000 euro al mese di stipendio vogliamo darglieli? È pochissimo contando quanto il lavoro sia difficile e specialistico – ovvio che qui parliamo di un editor che conosce il mestiere, non del gonzo laureato in lettere di cui sopra.

Editor al lavoro
Editor al lavoro fin dal primo mattino

Bene, 1.000 euro – minimo minimo – per l’editing. Una piccola casa editrice non li ha. E anche se li ha ci pensa dieci volte prima di spenderli così.
Una grossa casa editrice, se lo ritiene opportuno – l’editing non è obbligatorio, viene fatto solo perché si pensa che un romanzo pieno di errori possa vendere meno – ha i mezzi per affiancare a un autore un editor competente, una piccola no, anche volendo.

Perciò esistono case editrici “piccole ma serie”? Non voglio negarlo in maniera assoluta, certo se sei piccola non hai i mezzi materiali per offrire due dei servizi più importanti nell’editoria: editing e distribuzione. E non dico niente riguardo la promozione: nessuno si aspetta che la casa editrice “piccola ma seria” faccia pubblicità in televisione.

Le case editrici a pagamento

Sono quelle case editrici che richiedono un contributo all’autore. Direttamente in denaro o costringendolo all’acquisto di copie del suo stesso libro o facendo pagare cifre astronomiche per servizi che le normali case editrici offrono gratis (per esempio l’assegnazione dell’ISBN).
Le case editrici a pagamento non svolgono attività illegali, ma sono sullo stesso piano degli astrologi, dei guaritori, dei sensitivi e di altri ciarlatani simili. Chiedono soldi e in cambio non danno niente. Le case editrici a pagamento non fanno editing, non distribuiscono, non fanno promozione – se dichiarano il contrario mentono. Il loro business consiste solo nello spennare gli aspiranti scrittori.

Non esistono case editrici a pagamento serie. Per definizione. Così come il cartomante serio non esiste (dato che sono tutte balle), allo stesso modo un editore che chiede soldi ai suoi autori invece di darglieli non può essere definito serio. Non ci sono né se, né ma. Se chiedi soldi ai tuoi autori non sei un editore serio.

Aggiungo: se paghi per pubblicare sei scemo. Ed è questa la ragione per la quale io non leggo più romanzi pubblicati a pagamento. Se l’autore è scemo, che possibilità ci sono che abbia scritto un buon libro? Nessuna.
Perché è scemo? Perché gli stessi servizi che offre la casa editrice a pagamento si possono ottenere a prezzi molto più bassi o gratuitamente sfruttando Internet e il print-on-demand.
Se butti via 500, 1.000, 3.000 euro (e ci sono case editrici a pagamento che chiedono anche di più) per un servizio che altrove è gratuito sei scemo – o hai i soldi che ti escono dalle orecchie, perché non li doni in beneficienza?
In ogni caso le case editrici a pagamento non pubblicano nel senso che abbiamo considerato all’inizio (i romanzi in libreria), perciò è inutile insistere. Se volete pubblicare cercate altre vie.

Banconote
Le case editrici con contributo sono sempre interessate al vostro talento

Agenti e agenzie letterarie

Un agente è un tizio che piazza il vostro romanzo presso le case editrici e cerca di spuntare il contratto più vantaggioso per voi. Può essere utile avere un agente – le case editrici tendono a privilegiare i manoscritti proposti da un agente – ma attenzione ai truffatori.

Gli agenti seri non chiedono tasse di lettura. Voi presentate il manoscritto e l’agente decide se rappresentarlo o no. Se sceglie di rappresentarlo e riesce a venderlo a una casa editrice intascherà una percentuale (10-15%) sui vostri futuri guadagni. Una percentuale sui futuri guadagni. In altre parole se voi non guadagnate niente, neanche l’agente vede un euro.
Qual è il problema della tassa di lettura? Lo stesso delle case editrici a pagamento. Se l’agente guadagna già con gli autori, che interesse ha a darsi da fare per piazzare i manoscritti presso le case editrici? Peggio, che interesse ha a leggere i manoscritti? Può intascare le tasse di lettura e girarsi i pollici. O fare un secondo lavoro.
Perdere tempo dietro a montagne di manoscritti-spazzatura è il “rischio d’impresa” dell’agente. Se voi pagate in anticipo, l’agente non ha più alcun stimolo a lavorare.
Al massimo un agente può richiedere il rimborso delle spese (documentate), se per esempio ha dovuto fare un fantastilione di fotocopie per inviare il romanzo a cento case editrici. Ma questo rimborso spese sarà sempre dedotto dai vostri futuri guadagni. Se nessuna casa editrice pubblica il romanzo, l’agente si tiene le spese.

Agenti e agenzie letterarie oltre alla rappresentanza spesso offrono vari servizi, i due più comuni sono:

Icona di un gamberetto Editing. A prezzi altissimi – d’altra parte, come visto prima, meno di 1.000 euro è irrealistico – e più spesso che no il lavoro è tutt’altro che professionale.
Per esempio una volta ho trovato un link alla pagina di un tizio che si dichiara “editor professionista”, avendo lavorato per diverse case editrici. Per un “editing professionale” vuole 8 euro a cartella (2.000 caratteri spazi inclusi) + IVA. In altre parole l’editing del romanzo da 100.000 parole (500-600.000 caratteri) vi costerebbe 2.000-2.400 euro + IVA.
Il sedicente editor propone la seguente perla, per dimostrare la propria competenza.
Prima:

Peppino entrò in casa di corsa in preda a un raccapricciante terrore aprendo la porta, poi la chiuse con violenza dando tutte le mandate a tutte le serrature. Si tolse frettolosamente il cappotto firmato e la sciarpa di seta e li appese all’appendiabiti, si sfilò velocemente i guanti di cachemire e li poggiò sul tavolo di legno bruno. Poi si diresse a larghi passi verso il grande divano e vi si sedette; il pericolo incombente sembrava essersi dileguato e finalmente si concesse un po’ di respiro.

Dopo il suo brillante intervento:

Peppino corse in casa e si serrò dietro la porta. In pochi attimi si era liberato dei suoi lussuosi abiti per abbandonarsi sul divano. Solo allora, sentendosi al sicuro, iniziò a calmarsi.

Il “prima” è brutto, ma il “dopo” è peggio. Il nostro editor deve aver sentito da qualche parte che bisogna eliminare i particolari inutili e imperterrito procede. Non ha capito però che questo non vuol dire passare dal mostrare al raccontare. Non si deve “riassumere”. La storia dovrà sempre essere basata su particolari, su dettagli concreti, solo occorrerà sceglierli con oculatezza.

Pensateci sopra cento volte prima di pagare per l’editing. Perché, sempre che otteniate un servizio buono, sarà solo soddisfazione personale. Il piacere vostro di avere un manoscritto migliore. Ribadisco: dal punto di vista delle possibilità di pubblicazione lo stile è ininfluente. Se spendete 2.000 euro sperando così di avere più chance di pubblicare, be’, scordatevelo, non funziona in questa maniera.
Infine tenete presente che un editing serio richiede la vostra collaborazione. Oltre a spendere i 2.000 euro dovete anche investire un certo numero di ore per revisionare il testo secondo le indicazioni dell’editor.

Icona di un gamberetto Valutazioni. Pagate e loro “valutano” il vostro romanzo. Sono soldi buttati. Perché? Perché per pubblicare bisogna attenersi ai quattro criteri di cui sopra, e siete capaci da soli di capire se il vostro romanzo parla di vampiri innamorati o no; sapete benissimo da soli se siete raccomandati o no. Nessun giudizio sulle capacità letterarie ha importanza. Vi dicono che il romanzo è brutto? E allora? Vi dicono che è bello? E con ciò?
Stiamo parlando di pubblicazione, in ambito fantasy, in Italia: chissenefrega se il romanzo è bello o brutto?

Tra l’altro, anche nell’ambito valutazioni, è difficile trovare persone competenti. Quella che segue è la “valutazione” di un’agenzia letteraria. Ho cambiato il nome del romanzo in oggetto su richiesta dell’autore.

L’impiccato

Contenuto e trama

Un romanzo contemporaneo che narra una storia ai limiti della realtà, che attraverso un percorso di morale dubbia giunge a una soluzione inaspettata.
Tra queste pagine si ha la rappresentazione di una gioventù che ormai trova difficoltà nello stupirsi, e che mostra un cinismo caratteristico sempre più prepotente della nostra epoca.
La forza de L’impiccato, è proprio nella caratterizzazione dei personaggi, soggetti provenienti dalle più differenti estrazioni sociali, intesa come nuova distinzione fatta in base alle passioni che si coltivano, che condividono un’esistenza che per essere considerata accettabile deve passare attraverso determinati passaggi psicologici.
La costruzione del romanzo, dei dialoghi, degli attori e della stessa trama ricorda molto lo stile di Ammanniti, in particolare nella raccolta Fango.

Stile e padronanza della lingua

L’autore ha sufficiente padronanza del linguaggio, che è appropriato alla materia del romanzo. Anche la sintassi e la grammatica sono curate e non presentano errori.
Il problema principale del romanzo è la non sempre cura riservata al lessico, il sintomo è da ritrovarsi nelle molte ripetizioni che si incontrano, che hanno anche lo svantaggio di appesantire la lettura e distrarre il lettore dal significato che si intende esprimere.
Alcuni esempi:

[Estratto di 4 righe entro pagina 6 (su 170) del romanzo]

[Estratto di 6 righe entro pagina 6 (su 170) del romanzo]

[Estratto di 5 righe entro pagina 6 (su 170) del romanzo]

In ultimo andrebbero rivisti i segni grafici e uniformarli, per evitare soprattutto la confusione nell’utilizzo dei corsivi, che non sempre sono utilizzati secondo le principali norme redazionali vigenti.

Rapporto con il mercato editoriale

L’impiccato è un romanzo contemporaneo che ha buone possibilità di diventare un prodotto editoriale apprezzato da un pubblico di lettori appartenenti a una fascia di età compresa dai quindici ai trent’anni.
La sua forza dell’opera è nell’analisi di alcune manie moderne, ormai così permeate nella nostra cultura da passare inosservate.

Conclusioni

In conclusione, si tratta di un lavoro abbastanza valido e ben concepito che, con le dovute revisioni alla struttura e allo stile del testo, in riferimento soprattutto alla problematica legata alle ripetizioni, potrebbe avere discrete possibilità di essere accolto all’interno del mercato editoriale.

Voi pagate è il risultato sono poche parole a vanvera, con l’unico suggerimento concreto di evitare le ripetizioni – tra l’altro suggerimento da prendere sempre con le pinze, perché spesso una ripetizione è meglio di un brutto sinonimo.

Ultimi consigli

Questa è la situazione. Se volete pubblicare, se volete avere la soddisfazione di vedere il vostro romanzo sugli scaffali delle librerie, seguite le indicazioni dei quattro criteri. È la via più semplice, se non proprio l’unica via.

Se invece la pubblicazione non è la vostra priorità, i criteri per scrivere opere decenti sono arcinoti, ma li riassumo per l’ennesima volta:

Icona di un gamberetto Studiate la tecnica narrativa. Prendete un manuale, studiatevelo, spulciate la bibliografia, procuratevi i titoli citati, ricominciate. Incapperete in testi che parlano di narrativa in maniera quasi scientifica, altri che sono più reminiscenze o esperienze personali dell’autore, testi che sconfinano nella linguistica o nella semiologia. Tutto fa brodo. Ed è anche divertente. Sarà una perversione mia, ma a me piace leggere testi che parlano di narrativa; imparare trucchi nuovi e scoprire tecniche che non conoscevo.
Siate umili. Se siete alle prime armi – e non è assurdo considerarsi tali fino al decimo romanzo – anche Scrivere Narrativa per Gonzi sarà d’aiuto. Dirò di più: se gli autori di fantasy italiani si studiassero il manuale più terra terra e ne seguissero alla lettera i consigli, scriverebbero dieci volte meglio di come scrivono adesso.

Icona di un gamberetto Leggete tanto. Dovete conoscere molto bene il vostro genere preferito e magari non guastano i generi limitrofi. Almeno. Leggere tanto significa cinquanta, cento o anche più romanzi all’anno. Senza contare i libri di scuola o i libri che leggerete per documentarvi. È probabile che prima o poi sarete costretti a imparare l’inglese, perché altrimenti vi tagliate fuori da troppo materiale interessante, sia come narrativa sia come saggistica.
Approfittate dei lettori di ebook e della pirateria. Lo scopo adesso è scrivere bene, non rinunciate a quel classico o a quell’altro manuale solo perché sono fuori catalogo e non si trovano in biblioteca.

Divorate tanti libri, come il coniglietto! (nota bene: il filmato ha solo valore dimostrativo, non ritrae il Coniglietto Grumo)

Icona di un gamberetto Fate esercizio. Cercate di scrivere narrativa tutti i giorni. Conta solo la narrativa. Gli articoli per il blog, i compiti per l’università, la lista della spesa non servono a niente – parlo per esperienza personale. Per imparare a scrivere narrativa, dovete scrivere narrativa.

Icona di un gamberetto Non frignate. Spesso gli scrittori (aspiranti e pubblicati) nostrani frignano. Frignano che nessuno li pubblica, frignano che se sono pubblicati non vendono, frignano che la critica li massacra e così via.
Uno dei pianti più frequenti riguarda il fatto che gli italiani leggono poco. Ah, se fossimo in America! Con il pubblico che divora un libro dopo l’altro! Ci sarebbero molte più possibilità per tutti!
Jim C. Hines, autore fantasy americano, ha condotto un’inchiesta tra i suoi colleghi riguardo la prima pubblicazione. Ha interpellato 247 autori, la buona parte dei quali autori di fantasy o fantascienza.
Cosa si evince? Per esempio che la prima pubblicazione avviene in media all’età di 36,2 anni (mediana 36), e questo dopo 11,6 anni di pratica (mediana 10).
Lasciamo un attimo da parte l’età che può essere influenzata da tanti fattori (una persona voleva studiare, o era impegnata con il lavoro e ha cominciato a scrivere solo in pensione o altro), l’altro dato mi pare significativo: 11 anni di pratica. Non sei mesi, non: “Ho scritto un romanzo l’estate scorsa e adesso me lo devono pubblicare!!!”
La verità è che praticamente tutti gli autori fantasy nostrani e la gran parte degli aspiranti devono ringraziare i Santi del Paradiso di essere nati in Italia. Perché forse solo in Italia hanno una possibilità di pubblicare e vendere senza la minima preparazione e senza il minimo impegno.

* * *

note:
 [1] ^ Questa affermazione non è basata sul sentito dire. Non è basata sul fare di tutta un’erba un fascio. È basata sulla lettura di decine di romanzi. Pubblicati dalle grosse case editrici, dalle medie, dalle piccole.
Quando mi riferisco al fantasy italiano in termini di spazzatura, non è una generalizzazione: ho rivoltato il cassonetto e ho esaminato i rifiuti. Uno per uno. Anche quelli sudici di vomito di gatto.

 [2] ^ Prima che i troll vengano a rompere le scatole: non sto giudicando “cacca” I Promessi Sposi nel suo complesso, sto giudicando “cacca” lo stile dell’incipit, questo nauseante wall of text infarcito di stucchevoli e inutili descrizioni geografiche.

 [3] ^ Supporre che le piccole case editrici privilegino la qualità è un discorso teorico. Si basa sull’assunto che essendoci in gioco meno soldi e meno prestigio ci sia anche meno corruzione.
Però, passando in rassegna i cataloghi di molte piccole case editrici, emergono scelte discutibili. Non sembra proprio che la qualità sia stata messa al primo posto.

 [4] ^ Esempio: le Edizioni Della Vigna, una piccola casa editrice non a pagamento che spesso pubblica autori italiani di narrativa fantastica. Nel documento guida per l’invio dei manoscritti di luglio 2010 si può leggere (enfasi mia):

Va bene, ma quante copie ne venderete? È un dato molto variabile; di solito per la versione stampata dalle 50 alle 300 copie, con eccezioni sia verso alto sia verso il basso. Per la versione elettronica, il mercato è ancora troppo giovane per poter fornire delle statistiche; comunque, attualmente meno delle cartacee.


Approfondimenti:

bandiera IT Intervista con uno “scrittore”. “Hai avuto difficoltà a trovare un editore?” “Per questo devo ringraziare Pierdomenico.”
bandiera IT Sitael presso il sito dell’editore. Godetevi l’estratto
bandiera IT Il testo integrale de I Promessi Sposi
bandiera EN The Chicago Manual of Style, quindicesima edizione su gigapedia
bandiera EN I coniglietti disapprovano


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169 Comments To "Sull’editoria fantasy in Italia"

#1 Comment By Doc.Herbert West,M.D. On 28 ottobre 2010 @ 01:24

Millemila pile di libri copia-incolla di questo,quest’altro e quest’altro ancora aspettano al varco in libreria chi pensi che il discorso possa esaurirsi solo col genere che ha avuto come propria madrina in Italia Licia Troisi(sic!).
Quello che vuol dire pubblicare in Italia da figli di NN lo aveva già messo nero su bianco Umberto Eco in ” Il Pendolo di Focault “,e sono pagine ormai di vent’anni fa ed oltre.
Credo quindi che non resti altro che sperare nella rivoluzione degli e-books,sempre che,citando Longanesi, non sia la solita rivoluzione all’italiana fatta d’accordo coi carabinieri…

#2 Comment By Joseph On 28 ottobre 2010 @ 01:27

Ottimo articolo, come al solito.
Richiesta su consigli utili, punto primo: hai qualche titolo di manuale da suggerirmi? In italiano per ora?
Non riesco a trovarne uno.
:)

#3 Comment By GSeck On 28 ottobre 2010 @ 02:05

La dura realtà.
L’unica consolazione che rimane è quella di confrontare la situazione degli aspiranti scrittori con quella degli altri tipi di artista. Chi oggi desidera fare il cantante, il regista (Gamberetta, sbaglio o anni fa avevi in progetto di diventarlo? Sei ancora di quell’idea?) o lo sceneggiatore, non ha alcuna possibilità di emergere. Nel caso decida di vendersi e di accodarsi alle mode, ha qualche patetica, sparuta possibilità. Almeno le case editrici un indirizzo a cui spedire i manoscritti lo mettono.

Ho letto disgustato il caso di Amanda/Angra. Non mi ha schifato l’agente in questione, ma la realtà editoriale: ci sono molti lettori disposti a comprare un libro perché scritto da un disabile. Come se questo rendesse il ibro diverso dagli altri, come se il rapporto con un cieco fosse una cosa fuori dal mondo comune. Sinceramente, rimango un po’ perplesso anche di fronte alla crescente usanza dei blogger letterari di usare handicap vari per insultare, ma forse è una mancanza del mio senso dell’ironia, e taccio.

Per uno scrittore, pagare per avere una scheda di valutazione come quella riportata è decisamente scriteriato. Tra l’altro, che un lavoratore del settore sbagli il cognome di uno scrittore importante come Ammaniti mi pare dimostri bene in cosa consista la professionalità di certi soggetti.

Piccola correzione: nella terza nota c’è scritto “editirci”.

#4 Comment By Rickyricoh On 28 ottobre 2010 @ 03:11

Certo che sentire autori dichiarare di non aver mai letto fantasy, anzi di non saperne proprio niente, è raccapricciante.
Però secondo me Gamberetta tu sopravvaluti troppo le capacità narrative standard delle persone. Non ti credere infatti che il primo scemo che passa sappia scrivere come i vari autorucoli di cui ci canti sapientemente le doti col tuo blog. No, infatti, scriverebbe immensamente peggio.
Ho motivo di pensare che tra i manoscritti arrivati alle case editrici quelli pubblicati siano, purtroppo, anche fra i migliori. Non credo che chiunque intenzionato a seguire i tuoi consigli sopraccitati, benchè proposti con evidente intento sarcastico, riesca a produrre un testo che le case editrici accettino di pubblicare.
Io da poco mi interesso di narrativa, e come tutti ho anche provato a scrivere qualcosa per diletto. Bene ammetto che i miei primi lavori non si discostavano tanto dal livello degli esempi che tu citi, almeno dal punto di vista stilistico. Però, ed è forse questo che mi salva, io per primo mi sono accorto che c’era qualcosa che non funzionava, anche se non sapevo cosa. Allora ho cominciato a “studiare”: i primi manuali, una lettura più analitica dei romanzi e blog come il tuo sono davvero d’aiuto.
Adesso comincio a capire cosa sbagliavo, e sebbene ancora non possa dire di aver raggiunto un livello per me soddisfacente, almeno so che direzione prendere per migliorare.
Questo forse è il vero problema degli autori italiani, fantasy o meno: non vogliono migliorare. Non leggono, non si informano, nessuno glielo dice e loro stessi non cercano nemmeno qualcuno che glielo dica, forse già convinti di essere “arrivati”. In parole povere non hanno un atteggiamento professionale in quello che fanno, ed è un problema di gran parte del mondo editoriale.
Come ho detto io riconosco di aver ancora dei grossi limiti nello scrivere, eppure ti assicuro che rispetto al 90% delle persone che conosco, molti dei quali anche dotati di cultura medio alta, io so scrivere meglio. Ed è un livello che tu giudicheresti sicuramente di basso profilo; ecco pensa gli altri come stanno.
Insomma, stante questa miserabile situazione credo che i vari Strazzulla, Fiorentino, Ghirardi e simili abbiano comunque un’abilità innata sopra la media, e se solo si applicassero di più riuscirebbero a produrre testi almeno leggibili se non piacevoli.
Invece il tipico sedicente aspirante scrittore sta ben sotto la media e non ha nemmeno questa minima dote naturale; ne ho visti anche alcuni perfino incapaci di esprimersi in italiano base, roba proprio da “un calippo e ‘na bira”.

#5 Comment By Sian On 28 ottobre 2010 @ 04:18

Suona un po’ OT, ma sono le quattro del mattino e quest’osservazione mi tormenta da… Uhm… Credo cinque minuti: io ero convinta che Sitael fosse un Angelo, infatti pare sia un Serafino posto sotto il Dominio di Metatron – ignoro cosa implichi, ho fatto copia/incolla- e non un “una potente arma che ha la forma di una sfera bianca e incarna la luce allo stato puro” qualsiasi cosa significhi tale definizione.
Signorina Fiorentino, grazie a lei ho ritrovato la fede. L’avevo smarrita con sollievo, ma ho la rinnovata certezza che esista un’emanazione del pensiero divino chiamata Sitael. Io sono sicura che Sitael, affaccendato in mistici impegni, non sappia ancora di aver dato titolo alla sua opera. Io prego affinché gli Angeli tutti si radunino attorno a Sitael e lo illuminino: «Uè, la sai l’ultima, Coso?» e Sitael, con amorevole pazienza, ripeta il glorioso spettacolo di Sodoma e Gomorra.
Io voglio crederci.

Sì, mi hanno regalato ‘sto libro. È una tragedia che voglio vivere con dignità.

#6 Comment By Emile On 28 ottobre 2010 @ 05:38

I Promessi Sposi non saranno “cacca allo stato puro”, ma rappresentano uno dei romanzi italiani più sopravvalutati di tutti i tempi. Inoltre sono “invecchiati” DECISAMENTE male, un pò come Il Signore degli Anelli.
E, sì, quell’incipit è un palo nel culo.

#7 Comment By biopresto On 28 ottobre 2010 @ 09:15

Quando si definisce cacca l’incipit dei Promessi Sposi mi si chiarisce improvvisamente la ragione per cui in Italia ha tanto successo il fantasy, quello pessimo giustamente criticato qui e pure quello cosiddetto di buona qualità che questo blog vorrebbe promuovere.
Secondo me non bisogna scrivere qualsiasi cosa, bisogna scrivere qualcosa di rilevante e intelligente. Poi c’è lo stile, che può piacere e non piacere, che può essere moderno o datato. Ma la cacca è nella testa di chi legge, non certo nei Promessi Sposi.
Ma se il mondo attorno a te ha smesso di fondarsi su ciò che è rilevante e si fonda sulla cazzata, come fai a rapportarti con esso?
Se il mondo non riconosce a priori rilevanza a chi è ontologicamente portatore di rilevanza che si può fare?
Io ho deciso: me ne fotto dei fantasy e mi leggo i classici (fra cui ci metto anche la cara vecchia buona fantascenza di Ray Bradbury). Spero che questo non faccia di me un Troll.

#8 Comment By Mauro On 28 ottobre 2010 @ 09:26

Magari le case editrici leggono anche i manoscritti inviati, il problema è quando e chi li lo fa: un mio conoscente mi raccontava che un suo manoscritto è finito in lettura – dopo che lui ormai nemmeno ci pensava più – qualcosa come uno o due anni dopo l’invio, e a leggerlo era stato un tirocinante (laureando o neo-laureato).

#9 Comment By tasso barbasso On 28 ottobre 2010 @ 09:48

@Emile.

L’arte non invecchia: è il mondo che cambia. Ma questo, per fortuna, non ci impedisce di tenere Omero (e tutti gli altri) accanto a un manga concepito il mese scorso. ;)

#10 Comment By Ste On 28 ottobre 2010 @ 10:38

@Rickyricoh
Purtroppo ben pochi fanno come te e ancor meno sono dotati di autocritica. Gamebretta non dice che il primo che passa è un buon scrittore ma che può diventarlo con la pratica e con lo studio.

@biopresto.
In base cosa giudichi letteratura di classe A e letteratura di classe B?
Ah già l’argomento “intelligente”. Domanda cosa vuol dire, o cosa intendi, per intelligente? E se te en fotti del fantasy perchè sei giunto qui?
Calvino disse (in sintesi) il mondo è brutto e triste perchè non c’è letteratrua fantastica.

#11 Comment By Emile On 28 ottobre 2010 @ 12:57

@Tassp: l’Arte con l’a maiuscola forse no, infatti concordo con te sul fatto che Omero sia ancora godibilissimo.
Evidentemente però I Promessi Sposi non fanno parte di quella categoria, perché letti ora mostrano il fianco ad una serie di critiche più che legittime.
Intendiamoci: quel libro ha i suoi momenti, e Don Abbondio è un signor personaggio. Ma accanto a lui si trovano anche figure patetiche come Borromeo o Lucia, accanto a passaggi in effetti molto belli se ne trovano altri dimenticabilissimi, tutte cose che molti si rifiutano semplicemente di vedere perché “ommioddio parliamo dei PROMESSI SPOSI, come OSATE metterli in discussione, OMMIODDIO sacrilegio”, un pò lo stesso spirito con cui si parte quando si tocca Il Signore degli Anelli.
E’ questo è ridicolo, punto.

#12 Comment By Solvente On 28 ottobre 2010 @ 13:51

Bene. Dopo aver letto questo articolo, ho finalmente trovato l’ispirazione per il mio primo romanzo.
Sarà la storia dell’umile Gambret, sedicenne con gli occhialoni e l’apparecchio (ma in realtà bellissima senza quei due aggetti addosso), tampinata da due belloccioni cotti di lei: un tenebroso poco sveglio (che si rivelerà un vampiro vegetariano che si nutre di linfa delle piante – che azzanna in ogni dove -), e un effemminato fighetto che gira sempre con un cappello da pescatore in testa (che si rivelerà un elfo venuto da un mondo sconosciuto -il cappello è per coprire le orecchie a punta! -).
Diventerò ricco e famoso.
Corro a scrivereeeeee!

#13 Comment By Ste On 28 ottobre 2010 @ 14:03

…. potresti aggiungere anche un elfo-vampiro? Tipregotipregotipregotipregotipregotiprego

#14 Comment By Okamis On 28 ottobre 2010 @ 14:27

Accade raramente, ma questa è una di quelle volte: condivido dalla prima all’ultima parola, interlinee compresi ;)

#15 Comment By Okamis On 28 ottobre 2010 @ 14:28

* interlinee compresE

Ho bisogno già di un altro caffé -_-

#16 Comment By tasso barbasso On 28 ottobre 2010 @ 14:33

@Emile.

Sono d’accordo con te sul fatto che tutto si puó criticare… compresa la critica stessa. ;)

#17 Comment By Ekidna On 28 ottobre 2010 @ 14:55

Purtroppo l’articolo rappresenta in maniera lucida la situazione dell’editoria italiana…Io parlo principalmente da lettore, e devo ammettere che effettivamente i pochi romanzi fantasy degni di questo nome sono veri e propri “parti” miracolosi..
Gia mi viene difficile farmi venire in mente buoni romanzi italiani, ma quando ne trovo uno mi accorgo che l’ho scoperto quasi per caso da bravo topo di libreria.
Per fare un esempio “Il mangianomi” di De Feo e la trilogia della De Mari, sono ottimi libri a mio parere, pero vengono relegati in piccoli spazietti delle librerie.
Nel primo caso parliamo di un romanzo prima pubblicato parzialmente, e solo ultimamente pubblicato in modo completo da salani (e finito nella sezione narrativa da bambini, vicino a Gaiman .-.); il secondo caso e quello di una psicologa che ha deciso di scrivere dei romanzi “seri”, magari non originalissimi nel complesso, ma capaci di emozionare e coinvolgenti.
Da notare che sono due persone (uno sceneggiatore e una psicologa) che sicuramente hanno studiato come scrivere, eppure hanno avuto pochissimo successo..

P.S. Mi scuso per eventuali errori ma scrivo con una tastiera inglese e non sono abituato

#18 Comment By Emile On 28 ottobre 2010 @ 15:02

@Tasso: vero.
Vero anche che una critica sensata andrebbe argomentata e che limitarsi a dire “aahahahha chi pensa che il SdA/I Promessi Sposi/quelchetipare non sia un capolavoro è scemo!1!!1″ non è un buon segno.

#19 Comment By Mr. Giobblin On 28 ottobre 2010 @ 15:23

10 e lode per l’articolo, hai colpito nel segno. L’incompetenza e la superficialità di molti dei cosiddetti “esperti del settore” italiani sono innegabili.
A quanto pare il metodo migliore per farsi pubblicare è uguale alle tre regole degli gnomi rubamutande di South Park;

Punto 1: Scrivi un fantasy scadente.
Punto 2: ?
Punto 3: Profitto!

#20 Comment By tasso barbasso On 28 ottobre 2010 @ 15:30

@Emile.

Perfettamente d’accordo!

#21 Comment By Gamberetta On 28 ottobre 2010 @ 15:41

@GSeck. Grazie per la segnalazione del refuso, adesso correggo.

@Joseph. Guarda l’articolo e i commenti a Manuali su Gigapedia. Sono segnate le edizioni italiane di vari manuali. Però non mi prendo responsabilità per i soldi spesi: non ho idea se le traduzioni siano all’altezza.
Oltre a quelli qui segnati puoi anche dare un’occhiata a:
Smettetela di piangervi addosso. Scrivete un best seller di Renato Di Lorenzo, Gribaudo, 2006 (titolo orribile, ma pazienza, e costa poco).

#22 Comment By Uljanka On 28 ottobre 2010 @ 16:07

Condivido tutto quanto anch’io, parola per parola.
Ho una postilla da fare riguardo alla pratica quotidiana. Io scrivo un brano di narrativa fantastica ogni giorno da più di 16 anni ma per almeno due lustri ho scritto pagine affette da aggettivite acuta, aulicismi dannunziani e instabilità di POV.
Leggere molto non basta, e scrivere ogni giorno in quel modo non basta. Anzi, è deleterio. Consultate i manuali, e, se potete, interessatevi di poetica, storia della letteratura, semiotica.

#23 Comment By Mauro On 28 ottobre 2010 @ 16:28

Ekidna:

la trilogia della De Mari

Quadrilogia, è uscito da poco L’Ultima Profezia del Mondo degli Uomini (che a mio parere gioverebbe parecchio di un’ulteriore revisione: sono presenti ancora parecchi refusi). Fin dal principio era pensata su quattro libri, quindi come serie ora dovrebbe essere finita (“come serie” perché l’autrice sta valutando se scrivere qualche racconto per chiudere le storie di altri personaggi).

Non so quanto successo abbia avuto in Italia, ma è stata tradotta parecchio.

#24 Comment By dr Jack On 28 ottobre 2010 @ 17:26

Una casa editrice medio-grande riceve migliaia di manoscritti all’anno, manca il tempo materiale per trebbiarli tutti, se qualcuno non mette il vostro manoscritto in cima alla pila sparirà tra la polvere.

Già. Il problema sono le persone che mettono i manoscritti in cima alla lista, e consigliano quelli sbagliati.

Suggerire un libro piuttosto che un altro può essere un buon consiglio che permette di risparmiare tempo.

La questione è che questi “consigli” attualmente non si basano sul merito o sul valore dell’opera, come dovrebbe essere.
Ora il problema è o l’incapacità di questi suggeritori che non hanno la più pallida idea di come scegliere una storia oppure è palese malafede, ad esempio quando suggeriscono il loro ragazzo solo per nepotismo.

Altrimenti per me sarebbe accettabile. Tutti hanno il diritto di raccomandare una persona meritevole e di proporla (funziona anche sul web quando mettiamo un link).
Quelli che presentano incapaci dovrebbero perdere la propria credibilità, quelli che invece sanno individuare talenti dovrebbero guadagnarla.

Così funzionerebbe. Anzi, così sul web direi che già adesso funziona.
Le case editrici, continuando con il loro metodo oscurantista, non si stanno dimostrando furbe.

#25 Comment By DagoRed On 28 ottobre 2010 @ 17:26

@Uljanka: posso chiederti, giusto a titolo di curiosità, cosa hai prodotto finora?

#26 Comment By Giorgio On 28 ottobre 2010 @ 17:28

@ Emilie
Spero che per “critica argomentata” non intendi “quell’incipit è un palo nel culo”. ;-)

I Promessi Sposi sono senz’altro figli del loro tempo, ma credo che i classici godano di un certo, meritato, vantaggio. Quello appunto di essere sopravvissuti ai secoli e di essere stati studiati, analizzati, sezionati da innumerevoli autori e di esserne usciti indenni o rafforzati.

Ovviamente si può criticare Manzoni, come tra l’altro è stato fatto da gente anche assai competente (nelle note alla mia edizione, quella del Sapegno, c’erano critiche feroci a certi passaggi), ma comunque non è come criticare l’ultimo libro della Troisi o di Centi. Insomma, se proprio vuoi stroncare Manzoni devi armarti un po’ meglio del solito, ma certo nessuno t’impedisce di farlo.

Io odiai il romanzo quando me lo imposero a scuola, ma lo rilessi anni dopo per mio conto e lo trovai stupendo, a cominciare dall’uso dell’italiano e dalla cura nell’uso delle parole.

Tra l’altro, e qui torniamo in topic, si tratta di un romanzo che ebbe un “editing” notevole, non solo nella revisione linguistica ma anche nella struttura. Basti pensare all’eliminazione dell’intera tresca fra la Monaca di Monza ed Egidio, sostituita dal lapidario “la sventurata rispose”.

#27 Comment By Emile On 28 ottobre 2010 @ 17:58

@Giorgio: sigh, vediamo allora di mettere i puntini sulle i.
Il pezzo che hai citato NON era una “critica argomentata” era un “quoto Gamberetta sul discorso dell’incipit dei PS [peraltro argomentato], la penso come lei”; e sinceramente mi sembrava emergesse lampante dal contesto.

Punto due, anch’esso secondo me più che evidente ma ok: quando mi sono riferito alle critiche non parlavo in generale, ma riferendomi a gente che qui è arrivata a dire che chi critica i PS ha la “cacca nel cervello”.
Ora: finché dai un semplice parere su qualcosa non è NECESSARIO argomentare; puoi tranquillamente dire semplicemente che X cosa ti è non ti è piaciuta senza specificare il perché, accettando ovviamente il fatto che il tuo rimarrà appunto un parere personale di peso fondamentalmente nullo, finché non sarà accompagnato da argomentazioni sensate a suo sostegno.
Solo che a volte ti va di discutere di un’opera in modo approfondito, a volte ti accontenti di far sapere quale è stato genericamente il tuo indice di gradimento e tanti saluti, salvo poi magari entrare in dettaglio se si comincia a discutere.
Ben diverso è se cominci a contestare le opinioni altrui con molta foga o arrivando ad offendere come in questo caso: qui argomentare E’ necessario, perché se dici ad uno “sei un coglione a dire X perché basta riflettere su Y e Z per rendersi conto che dici cazzate” si possono trovare poco carini i toni ma almeno c’è spazio per una discussione (se e Z rappresentano argomentazioni dotate di senso, beninteso), se si dice solo “sei un coglione a dire X” allora direi che il discorso cambia “leggermente”.

Punto tre, i Promessi Sposi: io al momento ho solo accennato ai motivi per cui trovo quell’opera molto sopravvalutata, e questo per due ragioni fondamentali:

1)Non avevo voglia di scrivere un trattato sui PS
2)Non li ho così freschi in memoria da poter andare a tirare fuori ogni singolo pezzo della storia che ai tempi mi colpì in negativo, ricordo solo le cose più clamorose e comunque non nel dettaglio

Premesso questo, avevo citato Lucia e il Cardinale non a caso, ma perché per me rappresentano due dei maggiori punti di debolezza dell’opera. In particolare il Cardinale nemmeno è umano, ma un mero stereotipo che cammina, la proiezione del fervore religioso di Manzoni che si illudeva potessero esistere persone del genere nelle alte cariche della Chiesa.
Borromeo è totalmente bidimensionale, assolutamente NON credibile e di un bianco così “bianco” da dare il voltastomaco; in tal senso il confronto con l’umanissimo Don Abbondio è per lui totalmente impietoso, nonché imbarazzante.

Quanto al SdA la memoria è un pò più fresca ma non mi va di far partire l’ennesima flame war coi soliti fan boy dell’opera, obbiettivi a riguardo quanto Berlusconi non interessato al Lodo Alfano.

#28 Comment By Emile On 28 ottobre 2010 @ 17:59

PS Nessuno vuole “stroncare” Manzoni; dire che la sua opera è “molto sopravvalutata” NON è l’equivalente di affermare che i PS sono merda fumante.

#29 Comment By Uljanka On 28 ottobre 2010 @ 18:37

Ho prodotto sei romanzi fantasy, un romanzo storico che ho cestinato (era una cosa orripilante), un romanzo fiabesco e una ventina di racconti.

Ah, e poi ho scritto due romanzi a più mani con la complicità di Okamis.

#30 Comment By Davide On 28 ottobre 2010 @ 18:43

Ottimo articolo. E un punto extra per l’accenno a Katawa Shoujo!

A me non dispiacerebbe, in futuro (vedi mai finissi davvero qualcuno dei progetti che mi girano in testa), essere pubblicato/pubblicarmi in prima istanza sul Web. Anche gratis via Creative Common, tanto ho sempre scritto per divertimento e non certo per guadagnarci qualcosa. Al momento la diffusione via Internet è ancora in fase embrionale, ma non dubito che in futuro le cose inizieranno a muoversi (e lo dico da convinto adoratore del cartaceo, sia chiaro).

#31 Comment By Giobix On 28 ottobre 2010 @ 19:03

Manzoni non è sopravvalutato, è storicizzato. Ha una sua importanza (più linguistica che narrativa) e per questo si studia, come si studia Giotto in storia dell’arte.
Ma nessuno oggi prenderebbe a modello le prospettive rudimentali di Giotto, perchè farebbe ridere.

#32 Comment By Murasaki On 28 ottobre 2010 @ 19:13

E’ una verità universalmente riconosciuta che l’inizio dei Promessi sposi è terribile. E’ un inizio fatto per dire al lettore: “Guarda che io sono un Autore Serio, non un intrattenitore. Scrivo Roba Seria, sono un Grande Scrittore”.
Non dipende dal fatto che e’ un romanzo dell’Ottocento e che gli incipit li sapevano fare solo così (molti contemporanei di Manzoni scrivevano incipit ottimi). Dipende dal fatto che l’autore si stava scusando per il fatto di scrivere un romanzo, genere frivolo per eccellenza. Si fa pagare una specie di balzello al lettore: per godere devi prima patire e sorbirti il Pezzo di Bravura. Il punto è che il Pezzo di Bravura non gli è venuto granché, e tra l’altro è del tutto inutile: se si salta quel pezzo micidiale la lettura non ne soffre minimamente.

Siccome è molto noioso, molti critici si sono convinti che quel pezzo sia Grande Letteratura – che è esattamente quel che l’autore voleva che credessero.
IMO è una roba che ha un senso solo rapportata all’ambiente culturale e letterario italiano dell’epoca. In Francia o in Inghilterra non avrebbero abboccato con tanta facilità.

#33 Comment By Alex_42 On 28 ottobre 2010 @ 19:14

La parte riguardante l’editing è davvero incoraggiante :)
Cioé, uno dovrebbe sganciare cifre a tre zeri per farsi revisionare l’opera da gente che non lo sa fare? Ottimo.
E se, per esempio, il capoccione citato nell’articolo non fosse meno esperto degli editor assoldati dalle case editrici? L’editing da parte dell’editore che ti pubblica è obbligatorio, suppongo. Questo significa che anche un manoscritto valido deve passare tra le grinfie dell’editor, prima di finire nelle librerie. E chissà, se l’autore è fortunato, potrebbe vedere la propria opera revisionata dal cugino stupido di Topo Gigio.
Secondo me, tra editor e autore spesso finisce a cazzotti :P

#34 Comment By Ekidna On 28 ottobre 2010 @ 19:17

@Mauro: grazie della precisazione.
(Ormai mi sfuggono sempre più notizie sulle nuove uscite ç_ç)

#35 Comment By Emile On 28 ottobre 2010 @ 20:02

No, Giobix, non è così. MOLTISSIMA gente sostiene che tutt’ora i PS siano un capolavoro dal punto di vista NARRATIVO, a prescindere dalla sua importanza storica (indubbia).
Un pò come il SdA, che ha un’importanza storica ENORME ma che, in virtù di ciò, è spesso esaltato in maniera assolutamente esagerata.

#36 Comment By Giulia On 28 ottobre 2010 @ 20:38

Per gli scrittori che tengono a pubblicare – e mi ci includo – questo è l’articolo più utile che tu abbia scritto. Speravo però che non lo avresti mai fatto.

#37 Comment By Zino Davidoff On 28 ottobre 2010 @ 20:48

@Murasaki

«Devo dirle», furono le prime parole che Goethe mi rivolse oggi a tavola, «devo dirle che il romanzo di Manzoni supera tutto ciò che conosciamo in questo genere. Basti dirle che l’elemento interiore, ossia tutto ciò che deriva dall’anima del poeta, è perfetto, e che l’elemento esteriore – le descrizioni dei luoghi e simili – non è affatto da meno rispetto alle grandi qualità interiori. Ciò significa qualcosa». (Dai “colloqui con Eckermann”)

“Qui c’è una potenza che non ci facciamo scrupolo di elogiare pienamente.[...]Quest’opera giunge come messaggera di buone novelle al mondo dei lettori. Ecco un libro pari, per contenuto, a due romanzi di Cooper, e costruito perlomeno altrettanto bene, che ci viene offerto al modico prezzo di 42 centesimi. Equivale a un intero numero della Washington Library, pubblicata mensilmente a cinque dollari l’anno. Con questo ritmo, qualsiasi ghiotto lettore, per quanto ingordo, può sperare di soddisfare la propria fame di libri senza affamare i figli. L’autore ha tutta la nostra stima, e al traduttore e all’editore va il nostro grazie.” (E.A. Poe)

Anche a me Manzoni sta sulle balle, ma evitiamo le sparate “all’estero l’erba è più verde e il gelato sa ancora di frutta”. ;)

#38 Comment By Gamberetta On 28 ottobre 2010 @ 21:20

@Zino Davidoff. Ho sempre condiviso il giudizio finale di E. A. Poe in quella recensione: I Promessi Sposi è un affarone… a 42 centesimi. E condivido che la “qualità” sia la stessa dei romanzi di Cooper…

Comunque non mi interessa il valore de I Promessi Sposi. Il punto è un altro, il punto è che nessuno scrittore serio comincia il suo romanzo con una descrizione geografica statica in quella maniera. Specialmente uno scrittore esordiente, perché lo scrittore esordiente sa che deve fin dalla prima pagina impressionare l’eventuale editor.
E il casino è che l’editor è impressionato sul serio! Invece di cestinare il manoscritto lo pubblica e invece di tagliare quell’obbrobrio lo lascia.
C’è una completa assenza di professionalità a tutti i livelli.

#39 Comment By Murasaki On 28 ottobre 2010 @ 21:23

@ Zino

A me invece Manzoni non sta affatto sulle balle, i Promessi Sposi mi piace molto, lo trovo un romanzo eccellente dal punto di vista narrativo e da qualsiasi altro punto di vista e lo rileggo periodicamente molto volentieri. Concordo quindi con Goethe e anche con Poe.
Ma né Goethe né Poe elogiano l’inizio, mi sembra. E’ vero che nei PS ci sono ottime descrizioni e tutto il resto. Resta il fatto che l’inizio è terrificante, e che pochi romanzi ottocenteschi possono vantare qualcosa di altrettanto pedante, noioso, legnoso e sforzato come incipit.
Come osserva giustamente l’esimia tenutaria di questo blog, non apprezzare l’inizio dei PS NON vuol dire sputare su tutto il romanzo nel suo complesso.

(Sì, mi piace moltissimo anche il Signore degli Anelli. e trovo che il suo inizio sia di gran lunga più migliore assai di quello dei PS)

#40 Comment By tasso barbasso On 28 ottobre 2010 @ 21:53

Quel video sull’autrice di Sitael è impressionante! Testualmente: “Volevo leggere una storia del genere ma anziché cercarla ho deciso di scriverla”(!!). Di una abiezione intellettuale affascinante!

#41 Comment By Fabio On 28 ottobre 2010 @ 21:57

analisi impeccabile. Tanto di cappello.
Il mio consiglio è scrivere per scrivere, perchè ami la narrativa e perchè ti piace raccontare il tuo mondo e anche imparare un mestiere nuovo.
Al diavolo la pubblicazione.

#42 Comment By ZioJigen On 28 ottobre 2010 @ 23:08

Guarda, sono commosso.
Divertente fino alle lacrime ed equamente raccapricciante fino a piangere.
complimenti e buon ritorno

#43 Comment By ??? On 28 ottobre 2010 @ 23:25

@ Tasso Barbasso

Non ho visto il video, ma la frase che riporti non è sbagliata: ogni scrittore dovrebbe scrivere una storia perché gli piace quella storia.

Se sto a guardare solo a quello che piace al pubblico, finisco con lo scrivere romazi erotici per tredicenni storie di vampiri che, al sole, invece di bruciare, sbrilluccicano e inferiorità mentali del genere.

Non il massimo.

Poi, ovvio, se la scrittrice immagina una storia pallosa e la scrive da cani…

#44 Comment By Il Bidello Talpa On 28 ottobre 2010 @ 23:29

Gamberetta, perdonami se vado leggermente fuori tema: ho visto che su Gigapedia le registrazioni sono chiuse. Mi devo attaccare al tram?

#45 Comment By Gamberetta On 29 ottobre 2010 @ 00:16

@Il Bidello Talpa. Vedi questo commento e commenti limitrofi.

@???. Il filmato è quello nell’articolo. Guardalo, altrimenti non si può apprezzare la citazione.

#46 Comment By zeros On 29 ottobre 2010 @ 00:18

@ tassobarbasso: in un’intervista Lucarelli diceva di aver cominciato a scrivere da bambino, perché in televisione non c’era lo sceneggiato d’avventura che gli piaceva. E così, ha scritto una storia che mischiava tutto quello che avrebbe voluto vedere in tv: cowboy, giungla, soldati, esploratori, spari e avventura a frotte. Se non ricordo male disse che era una schifezza di una o due pagine. Ma ha cominciato così, scrivendo quello che avrebbe voluto vedere e vivere per divertirsi.
Scrivere quel che vorresti leggere non è un brutto punto di partenza, l’importante è la strada che fai dopo e quel che desideri leggere, come sottolinea giustamente ???.
Se tutto ciò a cui aspiri sono vampiri centenari innamorati del loro pranzo ambulante, quello scriverai…

#47 Comment By Mr. Giobblin On 29 ottobre 2010 @ 00:55

@ zeros:

Anche a me è venuta in mente l’intervista di Lucarelli!
Comunque condivido in pieno: l’importante è il percorso. Imparare, spaziare tra i generi, creare una propria alchimia. Scrivere con un bagaglio di conoscenze praticamente nullo dà vita a polpettoni infarciti di clichè.
O al successo editoriale del secolo, a quanto pare!

#48 Comment By Baldurian On 29 ottobre 2010 @ 01:14

Inoltre sono “invecchiati” DECISAMENTE male, un pò come Il Signore degli Anelli.

Il Signore degli Anelli… seriously?

#49 Comment By Emile On 29 ottobre 2010 @ 02:45

@Baldurian: decisamente sì.
Per i canoni di oggi il SdA presenta una storia banalissima, personaggi super stereotipati e piatti (ad eccezione di Gollum, l’unico che sembra realmente “vivo”) e un mare di passaggi semplicemente PALLOSI.
E’ un’opera che in certi momenti sa essere molto evocativa, ma un fantasy odierno di buona qualità gli piscia senza problemi in testa.

(OVVIAMENTE l’importanza storica del libro è tutta un’altra faccenda)

#50 Comment By Sian On 29 ottobre 2010 @ 07:14

Siamo obbiettivi, “I Promessi Sposi” ha una trama scontata e banale mentre “Il Signore degli Anelli” è auto compiaciuto, però i rispettivi autori hanno amato le loro opere e le hanno curate minuziosamente. Quanti autori di fantasy italiano lo fanno?
In pochi, lo fanno in pochi. La maggior parte si limita a mettere in riga delle parole, che vanno a formare frasi e quindi periodi di una banalità sconcertante, la loro stessa storia non ha niente da comunicarci: è fine a se stessa, è vuota, è piatta, è puro commercio.
Teniamo cari i vecchi autori ammuffiti, perché quelli nuovi fanno paura!

Io aspetto una spiegazione logica e razionale a questa colate di pattume fumante, a questi adoranti spazzini che blaterano di innovazioni inesistenti e tutto sommato capisco chi pubblica l’ennesima storia di puro lovvo fra una ragazza ed una creatura immortale a scelta… Le case editrici devono campare. Mi preoccupa chi legge, chi scrive ‘ste porcherie, non chi le pubblica.

#51 Comment By Ste On 29 ottobre 2010 @ 08:14

Il Signore degli anelli oggi è una fila di clichè e di stereotipi ma perchè è stata copiato in tutti i modi possibili, quando è uscito poteva ancora essere “originale”.
Credo che sia ingiusto non del tutto corretto parlare di clichè quasi un secolo dopo la pubblicazione di un libro. Se oggi dovesse uscire un libro con gerani mannari che di notte si trasformano in funghi vampiri e per 80 anni queste creature venissero sfruttate all’inverosimile bhè non posso, fra 80 anni, dire che il libro originale era pieno di clichè e mancava di originalità.
Potrò dire, come nel caso dei PS, se l’incipt è decente o meno, se era scritto bene o da cani.

#52 Comment By tasso barbasso On 29 ottobre 2010 @ 08:32

???/Gamberetta

Hai ragione, per far capire pienamente il senso di quella frase avrei dovuto citare anche la frase precedente (cosa già fatta da Gamberetta, peraltro): “non avevo mai letto niente di fantasy”! Ora ammetterai che se una autrice/bambina (presumibilmente non avrà avuto il tempo di imparare molto) ci dice che quel poco che ha letto non ha niente a che fare con il genere che si è messa a scrivere, e poi aggiunge che prima ancora di cominciare a cercarle in libreria, le cose di quel genere, ha pensato (per praticità?) fosse meglio mettersi a scrivere una cosa che, lei stessa, ancora non sapeva cosa fosse, perché non ci si era mai imbattuta in vita sua… be’… non è evidente che tutto questo è affascinante?

#53 Comment By tasso barbasso On 29 ottobre 2010 @ 09:20

Ma per carità, zeros, sono d’accordo con te al 100%!
Riguardo al fatto in questione: non stiamo parlando di una bambina che, come Lucarelli (e chissà quanti altri, per fortuna) ha usato fantasia e intelligenza per cominciare a immergersi in una sua passione. Qui stiamo parlando di una bambina a cui (se non ho capito male) hanno pubblicato, distribuito e pubblicizzato un romanzo in edizione di lusso! Capisci? La mia è una considerazione sociologica. L’aneddoto curioso (la schifezza di due pagine) che il bravo Lucarelli ci racconta oggi (molti anni dopo averlo vissuto) come una specie di divertente epifania, nella nostra realtà di oggi si è trasformato in una bambina/autrice/trailer che mettono davanti ad una telecamera, per venderci letteratura (!) recitando una frase che (probabilmente) le è appena stata suggerita dal responsabile marketing della casa editrice. Non vedi l’abiezione? Il ricordo (e il senso condivisibile e preziosissimo!) dell’esperienza di Lucarelli, in bocca a quella bambina, in quel contesto, diventa una grottesca dimostrazione di decadenza. Non credi?

#54 Comment By ??? On 29 ottobre 2010 @ 09:36

Ho visto il video e in effetti non c’è niente di salvabile.
La frase logica di cui parliamo vien buttata alle ortiche dalle altre.

Si vede che sono troppo buonista…

#55 Comment By tasso barbasso On 29 ottobre 2010 @ 09:49

@zeros.

A integrazione.
Con il suo aneddoto Lucarelli costruisce un mito (sono diventato così bravo e apprezzato perché ho sempre avuto una passione innata, ecc…) intorno al suo stesso “personaggio”: ho studiato, lavorato, sono cresciuto e migliorato, sono stato apprezzato, letto, quasi storicizzato, e ora vi racconto come è nato il tutto. Nell’autrice bambina il discorso viene rovesciato: vi diciamo che questa bambina è mitica perché è già in grado di produrre delle opere godibili e preziose (infatti ve le vendiamo a caro prezzo), anche se la sua cultura letteraria e la sua esperienza sono (per logica e per sua stessa ammissione) estremamente limitate. Come per dire: tutto quello che scrive lo crea dal (quasi) nulla del suo inconscio bambino! Un mito che precede il processo di mitizzazione!

#56 Comment By Olorin On 29 ottobre 2010 @ 12:55

Direi che poche esperienze, mi hanno deluso quanto quella di avere a che fare col mondo fantasy. E sto parlando di tutto il mondo fantasy, forumisti, editori, aspiranti scrittori, pseudo scrittori che fossero.

Rare le eccezioni, davvero.

Invidia, supponenza, arroganza, spocchia, presunzione, arrivismo, non solo degli addetti ai lavori, ma anche di chi si spaccia quale tedoforo del sacro fuoco artistico. Questo articolo, potrei prenderlo pari pari e trasporlo su una rivista specializzata del settore in cui lavoro, che per essere chiari, è più le volte che finisce in quinta pagina del corriere, piuttosto che no.

Mi ero illuso invece, che la passione per un genere in cui l’ingenuità delle premesse, avevano sempre fatto sì che in esso Bene e Male fossero fin troppo chiaramente distinti e la scelta tra l’uno e l’altro inverosimilmente semplice, avesse coinvolto persone migliori.

Bell’articolo, comunque. Triste, ma bell’articolo.

#57 Comment By Samuele On 29 ottobre 2010 @ 14:01

E’ un po’ che seguo il blog e ho notato che molti titoli hanno rimandi a gigapedia. Non penso di essere l’unico a trovare il sito costantemente bloccato o con registrazione impossibile. E’ sempre così oppure avendo un po’ di pazienza le cose si risolvono? Mi dispiace molto leggere gli articoli e non avere poi la possibilità di andare a consultare qualche rimando.

#58 Comment By ATNO On 29 ottobre 2010 @ 14:15

Bel post. Grazie. Deve esser stato impegnativo da parte tua :P
Comunque sarebbe meglio non citare Manzoni, perchè:
1)Si era nell’800.
2)I Promessi Sposi può essere considerato il primo romanzo italiano.
3)Ci si trovava nell’epoca in cui il romanzo in generale era agli albori.

#59 Comment By Emile On 29 ottobre 2010 @ 14:43

Io non capisco la gente che continua a ripetere che i PS fanno parte della storia, vanno contestualizzati ecc, come se non si fosse partiti premettendo subito questo.
Il punto è che, per MOLTISSIMI, i PS sono un capolavoro trasportati di peso nel 2010, che il suo incipit sia meraviglioso ecc (comunque Borromeo ad esempio rimane un personaggio del cazzo anche nell’epoca in cui è stato scritto)

#60 Comment By Fabio On 29 ottobre 2010 @ 15:29

Aggiornamento nauseante: adesso non vanno più di moda i vampiri e le scolarette dementi, vanno di moda gli ANGELI (che siano prescelti, guerrieri, esseri superiori, gente qualunque, innamorati di fazioni opposte). Che l’Angelo di Dio mi fulmini se leggerò un romanzo di questa moda, skippati i vampiri, questi faranno la stessa cosa.
Ma non esiste più il lusso di essere controcorrente?

La cosa più schifosa è che quando si inaugura una corrente, tutto ciò che se ne distacca trova la porta chiusa, serrata, e la varietà e la qualità della narrativa ne risente. Come ha giustamente detto Gamberetta.
Che palle.

#61 Comment By Emile On 29 ottobre 2010 @ 15:40

Io avevo letto la trama di un libro dove un angelo-studentessa (WTF???) si innamorava di un diavolo, non oso nemmeno pensare QUANTO potesse fare schifo.

#62 Comment By Tapiroulant On 29 ottobre 2010 @ 15:40

I Promessi Sposi può essere considerato il primo romanzo italiano.

Vaglielo a dire a quello stronzo del Boccaccio.

Ci si trovava nell’epoca in cui il romanzo in generale era agli albori.

Bravo, diglielo a quegli altri stronzi di Rabelais, Cervantes, Defoe e Madame de la Fayette, giusto per citare autori vissuti tra i 200 e i 300 anni prima di Manzoni.

#63 Comment By Mr. Giobblin On 29 ottobre 2010 @ 15:45

@ Fabio

A questo punto, è inevitabile il prossimo passo: i Puffi.
Questi “romanzi” che intasano le librerie hanno tutti lo stesso tipo di personaggi, talmente uguali che basta sostituire “demone” ad “angelo” o “licantropo” e la storia non cambia di una virgola.
E tutti ad applaudire per la straordinaria “rilettura” di famose icone del soprannaturale. Sigh.

#64 Comment By Murasaki On 29 ottobre 2010 @ 16:25

Lasciando un po’ da parte i PS (che non ha affatto una trama banale; era una delle trame che usavano all’epoca, come nel Trecento andavano assai di moda i romanzi con bei cavalieri che si facevano belle dame e, a volte anche con le belle dame, compivano imprese decisamente fantasy):
la situazione dell’editoria italiana è grigia, non solo nella fantasy, per i motivi elencati da Gamberetta: manca qualsiasi forma di progetto editoriale. Il grido degli editori è “spolpiamo la carcassa finché c’è”, ma la carcassa viene sempre da fuori – Twilight viene dagli USA, Harry Potter dall’Inghilterra. In Italia si pubblicano non tanto varianti sul tema, ma cloni di cloni di brutte copie rabberciate dall’originale che viene da fuori (e che magari già di partenza non era poi questo grandioso capolavoro).
Questo funziona a brevissimo termine e non forma i lettori, finisce solo per saturarli e nausearli in tempi brevi. Le ragazzine leggono volentieri Twilight, magari anche i diari del vampiro, poi qualcos’altro e poi si saturano e il filone si chiude per esaurimento (del lettore) che non avendo avuto, ad esempio, l’opportunità di leggersi una bella serie di romanzi dedicati alle avventure dei maiali verdi, invece di continuare a leggere fantasy passa a qualcos’altro al grido di “Sono stufo/a di vampiri”, magari dopo aver stabilito che “a parte Twilight sono tutte cavolate”.
Il qualcos’altro però sarà probabilmente straniero perché gli editori italiani continueranno a rifilare allo sventurato lettore di turno roba sempre più indigeribile.
Ora, io non ho nulla – veramente nulla – contro i bestseller stranieri. Ad occhio però penso che per gli editori italiani sarebbe più accorto cercare di costruire anche dei bestseller italiani, e per i lettori italiani (categoria di cui mi glorio di far parte nel ruolo di Lettrice Onnivora) sarebbe più comodo non dover passare da una fregatura all’altra tutte le volte che hanno la malcapitata idea di comprarsi un libro.
Perché mi sembra (anche dalle recensioni di Gamberetta) che qui, più che uccidere la gallina dalle uova d’oro si stiano financo schiacciando le uova dalle quali potrebbe nascere la gallina che potrebbe fare delle uova d’argento.
Ma non è solo un problema della letteratura fantasy – la discografia, per dirne una, si trova nella stessa identica situazione.

#65 Comment By tasso barbasso On 29 ottobre 2010 @ 16:33

Io credo che sia giusto considerare il Don Chisciotte come il vero punto di partenza del romanzo moderno. D’altra parte pare che il Cervantes ci sia arrivato inopinatamente, per aggiunte e perfezionamenti successivi. Infatti il Don Chisciotte ci appare oggi (come diceva qualcuno che se ne intendeva) piuttosto grezzo sul piano narrativo e lontanissimo dalla “maturità” del romanzo ottocentesco. E come poteva essere altrimenti? Però Cervantes era un genio intuitivo; per questo riuscì a creare una coppia di protagonisti di forza devastante, e seppe immergerli in una storia che in molti passaggi (non tutti, per carità!) è di una bellezza devastante. Si, vabbe’, ma… Manzoni, Cervantes… Come si può questionare sulla maggiore o minore bontà della crema, mentre di fronte a noi giacciono sostanze neanche commestibili?! In questo modo si corre il rischio di deformare la realtà, anche perché (andando nel concreto) non credo che la cultura classica e poco aggiornata (usiamo un gentile eufemismo) di molti editor possa essere seriamente considerata uno dei fattori fondamentali dell’attuale disastro.

#66 Comment By A.D. On 29 ottobre 2010 @ 16:36

Può essere che nel 1840 questa roba fosse passabile, adesso è cacca.
Ma tu sei completamante fuori di testa! Un’affermazione del genere rende cacca le tue recensioni, ci hai pensato? Il vero problema, comunque, non è questo. Il vero problema è che se oggi la narrativa italiana del fantastico è immondizia la colpa è anche della TUA generazione, cresciuta con immondizie giapponesi ancora più orrende, le quali hanno tagliato le gambe a fior fiori di autori italiani. Come accadde nel mondo dei fumetti, che era un ottimo banco di prova, nonché trampolino di lancio, per giovani talenti. Che poi le case editrici italiane abbiano le loro pecche, non ci piove, per carità! Ma esse sono delle mere imprese: se a molti piace la merda, loro sfornano merda (giapponese o italiana che sia).
Riguardo la ragazzina del video, posso solo dire che più in basso di così non si poteva scendere. Ma sta anche a persone come te, almeno in apparenza competenti e appassionate, tentare nel piccolo consentito di cambiare le cose. O no? E non solo dicendo: “E’ tutta cacca!” perché (e credo che tu lo sappia) non è così. C’è un sottobosco, anche fra piccoli editori e sul web, dove “strisciano” cose interessanti. E non solo.
Ciao.

#67 Comment By zeros On 29 ottobre 2010 @ 16:44

@ tassobarbasso: ci tengo a sottolineare che la mia non era una difesa della Fiorentino e della sua creatura, né della sua frase.
Dire quel che ha detto lei equivale a dire:
“Sai, ieri mi sono svegliato con una gran voglia di andare a zonzo con un sottomarino a propulsione nucleare. Non so nemmeno cosa sia un sottomarino, figurarsi la propulsione, o cosa vuol dire nucleare, ma me ne sono costruito uno fichissimo in un paio d’ore. Ti piace?”
La frase “mi sono scritta quel che volevo leggere”, nel suo demente contesto, è, appunto, demente.
Fuori da quel contesto insensato, è una frase positiva (che poi con Lucarelli crei a posteriori un mito di auto-leggitimazione, è un’altra storia, per quanto vera ;) )

@ Mr. Giobblin: Credo che dovremo aspettare ancora un po’ per goderci “adolescente timida si innamora del compagno di banco che in realtà è Puffo Avventuroso Ma Sensibile, rimodellato e ingrandito da un incantesimo, che sta provando le meraviglie del metro e ottanta di altezza”. Appena scadrà il copyright ce lo regaleranno, dobbiamo solo aspettare impazienti! ^_^’

#68 Comment By tasso barbasso On 29 ottobre 2010 @ 16:47

@Murasaki

Giusto! Il punto è che in Italia (diamo per scontato che la situazione italiana sia particolarmente “grave” rispetto a quanto accade nel resto del mondo occidentale) l’intera società continua a modellarsi intorno a strutture di potere che sono, essenzialmente, gerontocratiche, regressive e incredibilmente conservatrici! Un esempio concreto: da qualche parte leggevo che Elio Vittorini, al tempo in cui era direttore editoriale della Mondadori, sconsigliò la pubblicazione del Signore degli Anelli, perché secondo lui sarebbe stato un eccessivo “arrischiare”. È logico! Era troppo presto: meglio attendere gli sviluppi della situazione. Questo “attendere e accodarsi” è sempre stato un aspetto importante della cultura italiana. Poi c’è anche dell’altro, per fortuna, però…

#69 Comment By Emile On 29 ottobre 2010 @ 16:55

Ecco, commenti come quello di A.D. fanno cadere i coglioni, perlomeno le prime righe.

#70 Comment By tasso barbasso On 29 ottobre 2010 @ 17:07

@zeros.

Ero sicuro che tu intendessi dire questo, ma ho pensato che fosse comunque interessante approfondire un po’ le motivazioni del mio fastidio iniziale.
Per quanto riguarda Lucarelli, la mia non era una critica, al contrario! In effetti volevo dire che l’operazione di “mitizzazione” implicita nell’aneddoto di Lucarelli la trovo legittima e naturale (tra l’altro, mi pare che quasi le stesse parole siano state già usate da qualche grande autore del passato), mentre mi sembra addirittura insensato tentare di costruire un mito su qualcosa che si deve ancora compiere (Lucarelli era certamente un bambino sveglio ma è diventato scrittore solo molti anni dopo) o che, altrimenti, rimane incomprensibile (la bambina-scrittrice-già-arrivata-ma-ignorante).

#71 Comment By Lya On 29 ottobre 2010 @ 17:42

Oi oi…se questo articolo dice la verità (ed essendo sincera non ho molti dubbi su quello che scrive Gamberetta) la mia illusione che almeno per i libri ci fosse un po’ di onesta dovrà andare a quel paese. Ma in effetti io non avevo realizzato ancora il concetto: “qualsiasi cosa pur di far soldi” che ormai (mi sembra di capire) è applicato dovunque…comunque concordo con Emile per A.D.

#72 Comment By Francesco On 29 ottobre 2010 @ 17:59

Le case editrici a pagamento non fanno editing, non distribuiscono, non fanno promozione – se dichiarano il contrario mentono. Il loro business consiste solo nello spennare gli aspiranti scrittori.

Solo una precisazione…da quel che so alcune case editrici a pagamento hanno gli editor (in realta’ io conosco solo il caso del gruppo albatros, in quanto la mia ragazza ci lavora come editor) ma tempi e costi sono un po’ diversi (100 cartelle = 70 euro).

So che questo non cambia l’idea di fondo, ma mi sembrava giusto precisare =)

#73 Comment By Giobix On 29 ottobre 2010 @ 19:53

@ Francesco
100 cartelle a 70 euro? Correzione bozze forse, non editing, e comunque mi pare troppo poco. Prova a correggere 100 cartelle e vedi quante ore stai.

#74 Comment By Blue On 30 ottobre 2010 @ 14:53

Per quello che ho visto, in molte delle case editrici “medie” (e sopratutto piccole), in ogni caso gli editor non hanno il tempo di fare effettivamente ciò che il loro mestiere richiederebbe di fare. Non so se ne siano consapevoli, se questa cosa dispiaccia oppure no, ma gli editori spesso non vogliono spendere troppo tempo o soldi per fare del vero editing. Generalmente pagano qualcuno perché controlli che non ci siano buchi di trama, incoerenze evidenti, o se ci possono essere dei pezzi “migliorabili”, il minimo sindacabile.
Secondo me, ma la butto lì, potrei sbagliarmi, anche nelle case editrici grandi succedono cose molto simili.
Tralasciando che ovviamente ci sia gente totalmente incapace.

#75 Comment By Doc.Herbert West,M.D. On 30 ottobre 2010 @ 15:58

@ Emile
Bé,il vecchio Don Lisander è vittima d’una fama sin troppo cattiva,visto anche che nelle scuole non te lo fanno conoscere,ma soltanto subire!
Per esempio,la versione che attualmente viene propinata sui banchi è la cosiddetta Quarantana,quella che l’autore riteneva la perfezione dal punto di vista lessicale,ma che è anche quella inferiore rispetto a Fermo e Lucia ed alla Ventisettana.
Venne scelta perché i personaggi delle altre due versioni,gotici e pittoreschi sino all’eccesso per l’autore, risentivano troppo dei modelli scelti : Ivanoe di Walter Scott e Il castello d’Otranto di August Walpole.
Modelli inglesi,ovviamente,perché in Italia non esisteva neanche uno straccio di modello a cui far riferimento(nulla di nuovo sotto il sole…^_^).
A.M. è vissuto poi più col francese(Parigi,Ginevra) ed il lombardo(Milano)che con la lingua che riformò e,in letteratura,si fece le ossa molto più con la poesia e la lirica che con la prosa.
E così,parecchi passaggi dei PS(L’incipit,l’addio ai monti…),che sarebbero estremamente belli come poesie a sé stanti,inseriti in un’opera in prosa sono semplicemente uno strazio…!
Infine,è vero che il personaggio di ‘Madonnina Infilzata’ Lucia è semplicemente grottesco,piatto come un foglio di carta velina,d’accordo tutti.
Ma lo è comunque ai nostri occhi,non in un’opera dell’Ottocento ambientata nelle campagne lombarde del Seicento;basta vedere ‘L’Albero degli Zoccoli’ di Olmi per capire che un simile personaggio era credibile nel contesto della civiltà contadina.
@ A.D.
Anche io,come vedi qui sopra, non sono d’accordo col commento di Gamberetta su Manzoni,ma eviterei di chiamarla ‘cacca’,non fosse altro per il semplice fatto che siamo ospiti su uno spazio gestito e pagato da lei…
;-)

#76 Comment By Francesco On 30 ottobre 2010 @ 18:57

@Giobix: Non ho affermato che sia un prezzo onesto, ho solo riferito quanto pagano per l’editing (non solo correzione di bozze) la mia ragazza. Se hai un lavoro di editor migliore da proporle fammelo sapere ^_^

#77 Comment By A.D. On 31 ottobre 2010 @ 09:39

@Doc.Herbert West,M.D.
Non ho chiamato cacca lei, bensì le sue recensioni e, in più, usando il suo stesso tipo d’ironia. Nel senso che alcune sue affermazioni (tipo questa, appunto) potrebbero far storcere il naso o addirittura far cadere le braccia a chi magari ha apprezzato sue precedenti performance, facendole perdere punti. Tra l’altro, ritengo che lei ricorra spesso a un’ironia talmente sfacciata da essere presa sul serio dai suoi aficionados. E alcuni dei commenti (anche aberranti se me lo consenti) postati qui sotto stanno lì a dimostrarlo…

#78 Comment By Shaggley On 31 ottobre 2010 @ 12:02

Un articolo interessante, come molti altri.
Grazie a Gamberetta ho abbandonato definitivamente l’idea di pubblicare su carta.
Ho smesso di sniffare polvere di copertine e di iniettarmi inchiostro secco nelle vene: ho smesso di mangiarmi le unghie di fronte alle vetrine delle librerie. Ho liberato spazio in casa e mandato al macero una buona parte dei libri che avevo.
La mia vita è cambiata.
Ora mi aspettano solo diversi mesi… anni… di esercizio. :3
Grazie, gamberetta.

#79 Comment By Aldebaran On 31 ottobre 2010 @ 12:12

Io aggiungerei un altro criterio di pubblicazione:

Parlare di argomenti “scottati” o che faran parlare di voi:

Supponiamo di pubblicare un fantasy che parla di preti pedofili. La grande/medio-grande casa editrice non si lascerà mai scappare un bocconcino del genere. Basterà fare un minimo di pubblicità ed entro poco riceverete su di voi gli anatemi di vari vescovi e cardinali. Pontifex vi truciderà. A quel punto basterà amplificare il caso tramite i media (cosa molto facile in queste occasioni) ed il gioco è fatto: tanta pubblicità! Tutti parleranno di quel romanzo e mentre le gerarchie cattoliche lanceranno anatemi sul romanzo, voi continuerete a rispondere alimentando lo scontro.

Questo è il motivo del successo de Il Codice da Vinci, of course.

Ovviamente, l’argomento deve esser trattato con originalità. Chissà quanti romanzi sui preti pedofili avran ricevuto le case editrici italiane? Una marea. Ma fantasy? Manco uno.
Il sol fatto di trattare determinate tematiche col fantasy è, almeno in Italia, un elemento innovativo. Ma a differenza dei casi illustrati da Gamberetta, qui si ha la quasi certezza del guadagno.

C’è anche un’altra opzione.

Un po’ di tempo fa uscirò Dragon Age: Origins, un videogame fantasy per Xbox360. Scommetto che almeno l’80% delle sue vendite sia dovuto alla possibilità di avere una relazione gay con un personaggio.
Io stesso l’ho conosciuto così. E certo i vari siti, blog e forum LGBT c’han fatto tanta pubblicità.

Insomma, le case editrici vogliono un romanzo da sfruttare. Un romanzo che potrebbe far tanto parlare, far scandalo, far entusiasmare, e quindi vendere sull’onda della pubblicità generata.
Oppure un banale fantasy classico con elfi cerebrolesi e vampiri liceali

Ps: vi consiglio il libro “78 Ragioni per cui il vostro libro non sarà mai pubblicato & 14 motivi per cui potrebbe esserlo” di Pat Walsh.

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Riguardo alla diatriba su I Promessi Sposi: un capolavoro per il 1800. Ma se lo si estrapola dal periodo storico, diventa un brutto romanzo. Scusatemi, ma capitoli interi di infodump non li reggo!
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@Gamberetta: ma come si trova un agente? Indirizzo, numero di telefono e simili dove si trovano?
Insomma, come si fa a trovare e contattare un agente?

#80 Comment By Gamberetta On 31 ottobre 2010 @ 13:02

@Aldebaran.

ma come si trova un agente? Indirizzo, numero di telefono e simili dove si trovano?

Con Google: cerca agente letterario o agenzia letteraria. Usciranno le homepage di agenti e agenzie o elenchi stilati da questa o quest’altra buonanima.
Visita i vari siti web delle agenzie e controlla chi rappresentano (di solito le agenzie si vantano di rappresentare il Famoso Autore). Mettile in ordine di importanza (in cima le agenzie più prestigiose).
Dopodiché ci sarà un indirizzo di email o fisico a cui chiedere informazioni. Scrivi spiegando il tuo caso. Se ti chiedono tasse di lettura passa alla successiva.
Se trovi un’agenzia che ti rappresenta, ottimo. Ma non pagare mai in anticipo. Se l’agenzia ti dice: “Il tuo manoscritto potrebbero contenderselo a suon di anticipi milionari Mondadori e Rizzoli, basta che prima sia svolto un po’ di editing, solo 1.000 euro.”, tu rispondi: “Fate l’editing, dopo che Mondadori o Rizzoli mi hanno anticipato i milioni, di euro ve ne do 2.000.”

Oppure puoi scrivere una mail al tuo autore italiano preferito e chiedergli se ha un agente e quale sia il contatto dell’agente. Normalmente non dovrebbe avere problemi a dirtelo.

Però tieni presente che se sei un esordiente sarà difficile che agenzie serie (ovvero che non chiedono soldi anticipati per nessuna ragione) ti prendano in considerazione. A meno che, come dimostra il caso di Angra linkato nell’articolo, tu non sia un caso umano.

#81 Comment By zeros On 31 ottobre 2010 @ 13:35

@ Aldebaran

Un po’ di tempo fa uscirò Dragon Age: Origins, un videogame fantasy per Xbox360. Scommetto che almeno l’80% delle sue vendite sia dovuto alla possibilità di avere una relazione gay con un personaggio.
Io stesso l’ho conosciuto così. E certo i vari siti, blog e forum LGBT c’han fatto tanta pubblicità.

Ma lol! E io che credevo che la maggior parte delle vendite fosse dovuta al fatto che era un rpg fantasy con discrete qualità tecniche, una buona trama e dei PNG catatterizzati da dio! Devo proprio essere un’ingenua, le vendite erano solo dovute al fatto di poterti scambiare baci lesbici e all’unica scena di sesso! Per non parlare dell’opzione “sorprendimi” alla tenutaria del bordello che ti porta in una stanza con un nug! O_O Certo, ecco da dove viene il successo! Super lol!
Stupidaggini a parte, se la storia del fenomeno può funzionare con certe cose, con un gioco come Dragon Age proprio non regge, scusa se te lo dico!

#82 Comment By Merphit Kydillis On 31 ottobre 2010 @ 14:18

Gamberetta, conosci Bakuman!?

È un manga che parla di due ragazzi giapponesi che intendono diventare nei mangaka (uno pensa alla storia, l’altro nei disegni). In questo fumetto viene spiegato come funziona la politica della testata manga Shonen Jump, di come i redattori controllino il lavoro degli esordienti e danno i loro pareri e consigli, dei consigli e raduni che i vertici della rivista tengono tra di loro per scegliere quali serie interrompere e quale mandare avanti e via discorrendo.

Vabbè, lì si tratta del Giappone e di fumettisti… ma se le case editrici italiane dei romanzi facessero la stessa cosa, forse la qualità del ciarpame che troviamo tra gli scaffali potrebbero aumentare. E magari, se tutti gli editor fossero come Akira Hattori forse forse di Nihal e Caius non ne avremmo sentito parlare…

#83 Comment By Aldebaran On 31 ottobre 2010 @ 14:52

@Zeros:

Hai ragione sul fatto che è un gioco davvero molto bello. Ma quel particolare ha fornito una pubblicità assurda.
Mi correggo: non dico che la maggiorparte delle vendite sia dovuto a quello. Però quel dettaglio ha amplificato a dismisura l’eco del videogame, dandogli molta pubblicità.
Io ho scoperto così quel gioco. Poi se non mi avesse interessato per trama e altro, non lo avrei comprato.

Altro esempio: la quasi totalità di coloro che dicono “Il Treno degli Dei è il miglior romanzo di Miéville” lo pensa per i contenuti socio-politici.

Anche se la situazione è un po’ diversa. Per quando riguarda DA si è trattata di una “virata di target” per cui il game è diventato famosissimo in un determinato gruppo di persone.

Ad ogni modo, funziona molto di più l’altro caso descritto (vedi Codice da Vinci). Se a questo ci aggiunti l’esser uno scrittore minorenne, è fatta!

#84 Comment By Angra On 31 ottobre 2010 @ 15:36

@Ekidna:

Per fare un esempio “Il mangianomi” di De Feo e la trilogia della De Mari, sono ottimi libri a mio parere, pero vengono relegati in piccoli spazietti delle librerie.

Uhm, no. Magari in confronto alla media attuale del fantasy italiano Il Mangianomi ci fa un figurone, ma un ottimo libro è ben altra cosa. Già nella prima scena il punto di vista è alla come capita, quando non esiste una ragione valida per non tenerlo fisso sul protagonista della scena, che anzi ci guadagnerebbe quanto a drammaticità. Non una scelta, quindi, ma un autore che scrive senza sapere cosa sia il punto di vista (e un editor che guarda le ombre dei criceti sul soffitto).

#85 Comment By Angra On 31 ottobre 2010 @ 15:43

Ancora su Il Mangianomi: credo che quel livello sia il massimo tollerabile per il fantasy italiano, e che qualsiasi cosa scritta appena meglio (ci vuole poco) verrebbe cestinata senza pensarci due volte. Verso il basso invece pare che non ci sia limite.

#86 Comment By Aldebaran On 31 ottobre 2010 @ 16:29

@Angra: non credo. Basti pensare a Barbi e a Dimitri.

Scrivere bene non è necessariamente una caratteristica negativa ai fini della pubblicazione. Usare una prosa complessa e colta sì.

Ma un fantasy decente, se non buono, può esser benissimo pubblicato. Basta che segua uno dei criteri già elencati. Se non li segue, sarà molto più difficile trovare un editore. Non impossibile, ma senz’altro difficilissimo.

#87 Comment By Angra On 31 ottobre 2010 @ 17:06

@Aldebaran:

De Feo scrive meglio di Barbi.

Per il resto, sì, scrivere bene rende impubblicabili nell’ambito del fantasy italiano. Esempio: l’infodump. Che sia torrenziale per pagine e pagine, o spalmato ogni due righe con l’intervento del Narratore a ogni pié sospinto, è indispensabile per rendere la storia e l’ambientazione comprensibili a un pubblico di ritardati come quello a cui è convinto di rivolgersi un editore che pubblica La Profezia di Arsalon.

#88 Comment By Mr. Giobblin On 31 ottobre 2010 @ 17:16

@ Aldebaran

Condivido il tuo ragionamento su Dragon Age, tranne per la percentuale di vendite… abbassiamola al 20 % , và! :D
Restando in tema Bioware, hai presente il dibattito nato all’epoca dell’uscita del primo Mass Effect? Un blogger conservatore, tale Kevin McCullough, sosteneva che il gioco consentisse ai propri giocatori “la possibilità di intrattenere i rapporti sessuali più espliciti mai concepiti”, inclusi stupro e sodomia. Roba che non si vede neanche in un hentai. Ovviamente i media hanno preso la palla al balzo, con uno speciale di Fox News che ha scatenato le ire dei gamers.
Sicuramente il gioco ha fatto molto parlare di sè per presunti contenuti troppo espliciti; ma ha avuto successo a prescindere dalle chiacchiere negative, non grazie ad esse.
Come giustamente dici tu, gli argomenti “scottanti” fanno vendere.
Mi piace però pensare che siano i contenuti, anche scadenti à la Twilight, a incidere di più sulle vendite di un prodotto, e non tutto il circo mediatico che li demonizza…
Purtroppo ho ancora troppa fede nell’umanità, porta pazienza :D

#89 Comment By Diego On 31 ottobre 2010 @ 17:28

@Aldebaran:

Basti pensare a Barbi e a Dimitri.

Per gli autori che citi: del Mangianomi ho letto l’estratto gratuito e pur trovando interessanti alcune idee, la prosa si avvicina al terribile. Per quanto riguarda gli altri, prendi ad esempio DImitri: se lo chiudi nel ‘recinto italiano’ capisco che diventi quasi un genio. Il punto è che non appena provi a infilare Pan (forse il romanzo migliore che ho letto finora di fantastico italiano) in un contesto internazionale, di fianco agli autori davvero bravi, semplicemente scompare. Dalle nostre parti talvolta noto la tendenza a voler trovare il buono a tutti i costi, o tutt’al più a magnificare il meno peggio. Io un libro di fantastico scritto da un autore italiano che mi abbia convinto appieno ancora non l’ho trovato. Poi può essere un problema tutto mio, per carità. Magari pretendo troppo. Ma visto che i libri li pago alla stessa maniera (anzi, sovente quelli italiani costano di più), da consumatore continuo a comprare per il novantacinque percento narrativa straniera.

#90 Comment By Aldebaran On 31 ottobre 2010 @ 17:41

@Mr. Giobblin:
sì, giusto. Ma ciò non toglie che un Dan Brown, ad esempio, trae la sua notorietà dalle tematiche. Senza di esse non avrebbe mai venduto così tanto.

Ricordiamoci che la pubblicità è l’anima del commercio. Pagherei oro per riceve qualche insulto o anatema dal cardinal Bertone & co.

Quel minimo di pubblicità volto ad azionare questo meccanismo se lo potrebbe permettere anche una casa editrice di medie dimensione. Se poi si tratta di una grande casa editrice, ancora meglio.

Un editore che si trova tra le mani un romanzo “infuocato”, certo non se lo lascia scappare. A meno che non ce ne siano già altri simili e più efficaci.

Ma immaginate un fantasy scritto bene (o quasi) da un minorenne, che tratti tematiche particolari e dal “facile clamore”, con degli elementi originali (magari new weird) ed anche elementi alla moda (ambientazione, ad esempio). Magari anche con un possibile target abbastanza ampio. E magari anche con un agente letterario. Beh, direi che la pubblicazione è assicurata.

#91 Comment By uriele On 31 ottobre 2010 @ 17:48

OT… ragazzi la cosa nuova in DA e’ che si puo’ avere un rapporto a quattro, se si crea un personaggio donna (il protagonista, i due ladri e il PNG che insegna la classe di prestigio duellante).

La relazione omosessuale era gia’ possibile in Mass Effect 1 (PG femmina e Asari), anche se il sesso in ME1 era puro fan service, inutile per lo sviluppo della storia

PS: Il primo gioco non erotico che abbia introdotto una relazione omosessuale nella storia, penso sia stato il caro vecchio Fallout2 (sigh). Anche nel primo Fable si potevano avere rapporti omosessuali, ma prima bisognava sposarsi ^_^

#92 Comment By Diego On 31 ottobre 2010 @ 17:51

Ma immaginate un fantasy scritto bene (o quasi) da un minorenne, che tratti tematiche particolari e dal “facile clamore”, con degli elementi originali (magari new weird) ed anche elementi alla moda (ambientazione, ad esempio). Magari anche con un possibile target abbastanza ampio.

Onestamente non ci riesco proprio, non perché ce l’abbia con i minorenni, ma per un milione di motivi, teorici e pratici, non ultimi quelli elencati nel punto ‘non frignate’ del presente articolo di Gamberetta. Comunque sarei lieto di essere smentito. Nel caso ne trovassi uno fammi sapere che lo leggerò volentieri.

#93 Comment By Giobix On 31 ottobre 2010 @ 18:00

Fantastico italiano, uhm, mai provato Eraldo Baldini? Sì, magari le copertine copertine scrivono “noir” ma molti dei suoi romanzi appartengono chiaramente al genere fantastico (o anche “gotico rurale”, come dice una sua raccolta omonima)
Perchè lo indicavano come noir? beh, forse perchè andava di moda il genere, ma probabilmente anche per evitare di mischiare un autore di qualità con la monnezza.

#94 Comment By Diego On 1 novembre 2010 @ 16:15

A titolo di curiosità sto cercando notizie sui sistemi di scouting delle agenzie letterarie anglosassoni, per fare un paragone con le nostre. Queste ad esempio sono le ‘submission guidelines’ per la Writers House, un’agenzia di NY che rappresenta tra gli altri Neil Gaiman, VC Andrews, Ken Follett, Laurell K. Hamilton, Erica Jong e un sacco di altri (dunque non proprio gli ultimi arrivati, si direbbe).

Please send us a query letter of no more than two pages, which includes your credentials, an explanation of what makes your book unique and special, and a synopsis. Also, please include a self-addressed-stamped-envelope for our reply, which generally takes six to eight weeks.

We receive hundreds of submissions a month, all of which receive careful consideration. This takes time, so we encourage your patience. If we request your manuscript, we prefer that you send it to us on an exclusive basis.

Please do not query two agents within our agency simultaneously.

Presentazione libera a tutti, nessuna richiesta di pagamento anticipato di nessun tipo, con l’eclusione di una lettera preaffrancata per la risposta. E parliamo di un’agenzia americana di primo livello.

Spulciando una lista in cui il nome dell’agenzia è parzialmente oscurato (visibile agli iscritti al sito, io però non mi sono iscritto), alla voce “Fees” ovvero pagamenti da parte dell’autore, queste sono le risposte alle prime dieci della lista (su un centinaio totali)

-This agency receives no money from authors whatsoever.
-This agency receives no money from authors whatsoever.
-This agency does not charge a reading fee.
-This agency receives no money from authors whatsoever.
-This agency does not charge a reading fee
-This agency does not charge a reading fee.
-This agency does not charge a reading fee.
-This agency does not charge a reading fee.
-This agency does not charge a reading fee.
-This agency does not charge fees, but may ask the author to cover some costs such as postage, photocopying, etc.

Insomma, se qualcuno vi dice che pagare un agente per fargli leggere il manoscritto è normale perché ‘così fan tutti’ siete autorizzati a mandarlo a cagare per direttissima. Per completezza aggiungo che praticamente tutte le summenzionate agenzie non accettano manoscritti non richiesti, ma solo una sinossi, lettera di presentazione e in qualche caso due o tre capitoli. Nella maggior parte delle guidelines si legge infatti qualcosa tipo

This agency does not accept unsolicited MSS, but will consider queries. Queries by email are accepted, but no submissions by email.

Purtroppo non ho conoscenze di francese o tedesco per informami su come funzioni in quei paesi. Nel caso qualcuno trovasse notizie potrebbe aggiungerle, giusto per avere un quadro più completo.

#95 Comment By bonetti On 2 novembre 2010 @ 10:32

Ritornando sul fantasy a tema scottante, vorrei segnalarne uno della Fedelo’s editrice (che peraltro pubblica temi di attualità e politica di sinistra). Il link al romanzo in questione è:

http://www.fedeloseditrice.com/2010/formicavolante.html

parla del rapporto omosessuale del mago col suo giovane apprendista. Ho visto presentazione dell’autrice e comprato il libro ma non l’ho ancora letto, quindi non posso valutare la qualità della scrittura. Per lo meno il tema è diverso dal solito.
Per quel che riguarda invece la qualità di stampa siamo ai massimi livelli.

#96 Comment By Aldebaran On 2 novembre 2010 @ 10:51

@bonetti: molto interessate. Ma qui siamo nel secondo caso da me descritto (“Romanzo con tematiche particolari che posson attrarre un determinato pubblico”). Ma non si tratta di tematiche “scottanti”.
Di romanzi a tema LGBT ce ne sono eccome. Ad esempio, a me è piaciuto molto “Il Mondo dei Ragazzi Normali”.
Certo, in campo fantasy è un tema mai o raramente trattato, almeno esplicitamente. Ma certo non crea scandalo; lo avrebbe creato se il rapporto omosessuale ci fosse stato tra, che so, uno stregone ed un vescovo.
Nonostante ciò, un libro del genere, se ben pubblicizzato, può vendere molto. Ma non so se quella casa editrice può offrire una buona pubblicità.

Io vedrò di procurarmelo.

#97 Comment By Aldebaran On 2 novembre 2010 @ 11:00

Ps: non voglio tirare in ballo sempre le solite cose. Ma se il rapporto omosessuale ci fosse tra un elfo stregone ed un dittatore molto simile a Berlusconi?
Oppure tra un vampiro mago ed un cane (reso antropomorfo dai poteri del vampiro)? O un fantasy con forti contenuti sessuali?

Insomma, per far scandalo, non c’è bisogno di tirare in ballo sempre la chiesa XD

O ancora: un fantasy in cui l’antagonista è una mafia elfica con chiari riferimenti alla camorra ed ai suoi rapporti con la politica? O un fantasy con chiari riferimenti escatologici in stile Giacobbo con tanto di cerchi nel grano? O un fantasy con cannibali per protagonisti?

Tematiche del genere, anche con un minimo di pubblicità, posson far scandalo e quindi vendere molto. Basta la pubblicità offerta anche da una media casa editrice (Asengard, Armando Curcio, Reverdito…cose così – non c’è bisogno di Mondadori, Einaudi e Newton Compton XD).

#98 Comment By Mr. Giobblin On 2 novembre 2010 @ 12:18

@ Aldebaran

Sei un genio. La parte della coppia cane-vampiro è oro puro! :D
Mettiamoci in società, e scriviamo a quattro mani IL libro del 2011!
Ci metteremo dentro di tutto: escort, cocaina, politici corrotti, preti pedofili, centrali nucleari, casalinghe disperate e vampiri alcolizzati. E ci schiaffiamo pure un bel “IN 3D!!!” in copertina, subito dopo il titolo.
Voglio vedere se non ci pubblicano immediatamente, cacchio.

#99 Comment By Aldebaran On 2 novembre 2010 @ 14:37

ahahahahahahahahahahahah LOL

Non ti dimenticare gli elfi yaoi!
Il tutto ambientato in un mondo chiamato “Shannar emersa di mezzo” Ovviamente, Le Cronache XD
Io ho pure 17 anni, quindi siamo apposto. Poi magari mi rompo una gamba, che è anche meglio XD
E per finire, manterrò un velo di mistero sulla mia omosessualità in modo da far parlare di me.
E dimenticavo, dobbiamo cercare di andar ospiti da Giacobbo per parlare dei cerchi nel grano provocati dai polli biomeccanici schiavi del Papa, che in realtà è il figlio di un drago elfico balbuziente XD

A parte gli scherzi, non so come mi sia uscita la coppia cane-vampiro. Sarà che stavo parlando con un mio amico amante dei Furry XD

#100 Comment By ATNO On 3 novembre 2010 @ 14:06

I Promessi Sposi può essere considerato il primo romanzo italiano.

Vaglielo a dire a quello stronzo del Boccaccio.

Da wikipedia: I promessi sposi è un romanzo storico di Alessandro Manzoni, considerato il più importante ed il primo romanzo della letteratura italiana e l’opera letteraria più rappresentativa del Risorgimento italiano.

Se ti riferisci al Decameron è una raccolta di novelle, non un romanzo.
Ci si trovava nell’epoca in cui il romanzo in generale era agli albori.

Bravo, diglielo a quegli altri stronzi di Rabelais, Cervantes, Defoe e Madame de la Fayette, giusto per citare autori vissuti tra i 200 e i 300 anni prima di Manzoni.

Daniel Defoe scrisse Moll Flanders nel 1700 circa, la prima edizione dei Promessi Sposi viene pubblicata nel 1827. Comunque sia, 200 anni non sono molti quando si tratta di una forma d’arte nascente.

#101 Comment By Ryo On 3 novembre 2010 @ 14:30

OK, grazie per la dritta!
Il giorno in cui uscirà il mio fantasy geniale e innovativo lo farò passare per un manuale di cucina! O_o;
(Viviamo in uno strano mondo, altro che elfi e maiali mannari!)

#102 Comment By Ste On 3 novembre 2010 @ 15:14

@ATNO
Wikipedia non è il sapere assoluto, e non è raro trovarvi errori, quindi dire “è scritto su wikipedia QUINDI è vero” non sempre è corretto.

Sui 200 anni = un attimo. Non saprei.
Definisci nascente il genere letterario, riportando che Defoe ha scritto la sua opera “solo” nel 1700. Il Don Chisciotte di Cervantes è uscita nel 1605 e nel 1615, e penso concorderai nel definire il Don Chishotte un romanzo; quindi, onestamente, non concordo con te sul definire il genere “romanzo” una forma d’arte nascente nel 1827.

#103 Comment By Aldebaran On 3 novembre 2010 @ 15:42

Tanto per precisare, voi state parlando di primo romanzo in occidente (o, nel caso dei Promessi Sposi, in Italia).

Perché in realtà il primo romanzo è stato scritto nel XI secolo in Giappone. Si tratta di Genji monogatari della scrittrice e poetessa Murasaki Shikibu.
I critici letterari si riferiscono ad esso come al “primo romanzo” o al “primo romanzo moderno”.

Quindi la frase “non concordo con te sul definire il genere romanzo una forma d’arte nascente nel 1827.” è sbagliata. Bisogna precisare che si sta parlando di romanzo europeo. Perché, come già detto, il primo romanzo propriamente detto è giapponese.

#104 Comment By Blu On 3 novembre 2010 @ 17:04

@ATNO

ed il primo romanzo della letteratura italiana

Come ti è già stato fatto notare, il romanzo non è nato con Manzoni ed I Promessi Sposi, la frase che riporti, senza comprenderla, significa che I Promessi Sposi è il primo romanzo scritto in una lingua definibile come italiano; potrei sbagliare perchè mi baso sui ricordi degli studi fatti in seconda liceo, ma mi sembra proprio che al tempo non esistesse ancora l’italiano, dato che la nostra penisola era stata terra di conquista per popoli stranieri più o meno dalla cauta dell’impero romano.

Circa il richiamo fatto da Gamberetta all’incipit del romanzo, forse potresti vederla da questo punto di vista: se un novello scrittore si ispira al Manzoni che cappero scrive fantasy a fare? Scriva un romanzo con la divina provvidenza come fulcro!

#105 Comment By Mauro On 3 novembre 2010 @ 18:05

Blu:

mi sembra proprio che al tempo non esistesse ancora l’italiano, dato che la nostra penisola era stata terra di conquista per popoli stranieri più o meno dalla cauta dell’impero romano

L’Italiano ai tempi di Manzoni esisteva già: il primo testo riconosciuto come Italiano volgare è il placito capuano, datato 960.
Quando Manzoni era in vita (1785-1873), l’Accademia della Crusca esisteva già da un trecento anni (fondata nel 1583) e aveva fatto quattro edizioni del suo vocabolario (la quinta fu fatta durante la vita di Manzoni).
Un decreto di Napoleone del 1809 cita “la lingua italiana”, permettendo di usarla in Toscana, assieme a quella francese, anche in situazioni formali.

#106 Comment By Mauro On 3 novembre 2010 @ 18:08

Per gli interessati, questo è il placito capuano: Sao ko kelle terre, per kelle fini que ki contene, trenta anni le possette parte Sancti Benedicti.

#107 Comment By Aldebaran On 3 novembre 2010 @ 19:54

@Blu: il punto è un altro.
Ciò che andava bene per il 1800 non è detto che vada bene ancor oggi. Il romanzo si è evoluto rispetto a quella fase “embrionale”. Questo soprattutto con la nascita del cinema e della psicanalisi.
Ma più che altro, quella che ora è la tecnica della romanistica non è altro che il frutto del lavoro di tantissimi letterati. Andando indietro di quasi due secoli, è ovvio che cambia tutto. I Promessi Sposi è un capolavoro per l’800, ma per il presente è uno schifo. Un romanzo infarcito di infodump (capitoli interi!!!), personaggi piatti (peccato, perché alcuni son molto interessanti), pensati intromissioni del narratore (onniscente), POV assurdo. Insomma, per l’800 è stupendo, ma il romanzo si è evoluto da allora.

#108 Comment By ATNO On 3 novembre 2010 @ 21:16

@Blu: il punto è un altro.
Ciò che andava bene per il 1800 non è detto che vada bene ancor oggi. Il romanzo si è evoluto rispetto a quella fase “embrionale”. Questo soprattutto con la nascita del cinema e della psicanalisi.
Ma più che altro, quella che ora è la tecnica della romanistica non è altro che il frutto del lavoro di tantissimi letterati. Andando indietro di quasi due secoli, è ovvio che cambia tutto. I Promessi Sposi è un capolavoro per l’800, ma per il presente è uno schifo. Un romanzo infarcito di infodump (capitoli interi!!!), personaggi piatti (peccato, perché alcuni son molto interessanti), pensati intromissioni del narratore (onniscente), POV assurdo. Insomma, per l’800 è stupendo, ma il romanzo si è evoluto da allora.

Finalmente qualcuno che capisce. Io CONDIVIDO l’opinione di Gamberetta; un romanzo scritto così, ai tempi d’oggi, non è accettabile. Ma nel dire che il romanzo era in una fase di nascita, intendo dire che era ancora ben definito; non credo che i lettori giudicavano brutto un incipit che presentava una descrizione geografica o perchè c’erano tropi infodump. E, comunque questo non cambia la mia opinione, e cioè che Gamberetta poteva anche evitare di scrivere robe tipo

Può essere che nel 1840 questa roba fosse passabile, adesso è cacca

o

quel ramo del lago di piscio

.
Poi ho riportato wikipedia giusto per confermare ciò che avevo detto, che è scritto sul mio libro e che ha detto la mia professoressa.

#109 Comment By Laura On 5 novembre 2010 @ 15:22

Ciao Gamberetta,
sono contenta che tu sia tornata a scrivere. Sono arrivata sul tuo blog per la prima volta che avevi chiuso il blog da poco e già disperavo di non poter continuare a leggerti.
Grazie per tutti i preziosi consigli che hai dato e che continui a dare, mi hanno definitivamente aperto gli occhi. Da quando ho iniziato a leggerti ho cominciato a guardare sotto una luce diversa quello che leggevo, ho cominciato a soffermarmi di più su alcuni brani, sullo stile e sulla storia. Senza contare che ho buttato via tutto quello che mi era capitato di scrivere in passato e mi sono messa a studiare, anche se il tempo per farlo purtroppo è poco.

Ti saluto quotando quello che ha già scritto qualcuno prima di me e in cui mi rispecchio moltissimo.

Grazie a Gamberetta ho abbandonato definitivamente l’idea di pubblicare su carta.
Ho smesso di sniffare polvere di copertine e di iniettarmi inchiostro secco nelle vene: ho smesso di mangiarmi le unghie di fronte alle vetrine delle librerie. Ho liberato spazio in casa e mandato al macero una buona parte dei libri che avevo.
La mia vita è cambiata.
Ora mi aspettano solo diversi mesi… anni… di esercizio. :3
Grazie, gamberetta.

#110 Comment By Tapiroulant On 5 novembre 2010 @ 17:29

@ATNO:

Io stesso condivido le opinioni di Gamberetta; il fatto di essere d’accordo con lei non legittima però lo spargimento di notizie false. Notizie che sento di dover rettificare.

Se ti riferisci al Decameron è una raccolta di novelle, non un romanzo.

Non è semplicemente una raccolta di novelle, ma una raccolta inscritta in una cornice. Una cornice inoltre non di comodo, dato che Boccaccio le dedica ampio spazio (nell’edizione Einaudi che io possiedo, pur corredata di note che riducono lo spazio della pagina, il primo racconto comincia a Pag.47… il che significa che tutte le pagine precedenti appartengono alla cornice). Questo di per sé sarebbe sufficiente a catalogarlo come romanzo, e non semplicemente come raccolta; se io oggi scrivessi un libro così composto, lo si definirebbe romanzo. Il resto sono sottigliezze accademiche che non interessano ai fini del discorso.
In ogni caso, trattandosi di un’opera in prosa, è di sicuro un modello con cui Manzoni doveva confrontarsi.

E a proposito del prendere Wikipedia con le pinze. Le “Ultime lettere di Jacopo Ortis” sono del 1801. O non valgono neanche loro perché sono un romanzo epistolare?

Daniel Defoe scrisse Moll Flanders nel 1700 circa, la prima edizione dei Promessi Sposi viene pubblicata nel 1827. Comunque sia, 200 anni non sono molti quando si tratta di una forma d’arte nascente.

A parte gli errori che già altri ti hanno fatto notare, ti presento un elenco parziale dei romanzi in prosa composti in Europa precedentemente al 1820 (la letteratura asiatica non ha importanza in questa discussione, dato che non poteva certamente influire sull’opera di Manzoni):
Decameron, Gargantua e Pantagruele, Lazarillo de Tormes, La principessa di Cleves, Manon Lescaut, Don Chisciotte della Mancia, Robinson Crusoe, Moll Flanders, Lady Roxana, Tom Jones, Pamela o la virtù ricompensata, Clarissa, Vita e opinioni di Tristram Shandy gentiluomo, I viaggi di Gulliver, I gioielli indiscreti, La monaca, Jacques il fatalista e il suo padrone, Justine o le disavventure della virtù, Juliette o le prosperità del vizio, I dolori del giovane Werther, Candido, Zadig, La novella Eloisa, Le affinità elettive, La vocazione teatrale di Wilhelm Meister, Le ultime lettere di Jacopo Ortis, La marchesa di O, Waverley, Ivanhoe, La sposa di Lammermoor, Gli elisir del diavolo, Il romanzo della foresta, Il castello di Udolpho, Le relazioni pericolose.

E sto citando i più famosi, quelli che vengono pubblicati ancora oggi. Quanti altri dovevano essercene? Potresti dire che in questo elenco, di prosa italiana quasi non ce n’è; ma Manzoni visse una vita internazionale, e di certo doveva avere come modello i romanzi stranieri (in particolar modo francesi, tedeschi e inglesi) così come oggi si prendono a modello gli scrittori americani (o giapponesi). Il romanzo nell’Ottocento era già un genere consolidato; aperto a nuovi sviluppi, naturalmente, ma già consolidato.

#111 Comment By Sophitia On 6 novembre 2010 @ 11:27

Cavolo, io ho finito il videogames Dragon Age due volte, con personaggi femminili avendo storie d’amore con due diversi personaggi maschi, ma non la sapevo mica questa cosa del fatto che si potessero avere storie omosessuali e roba a quattro nel bordello della città. Adesso rinizierò il gioco una terza volta (in attesa che esca il seguito, già annunciato)!
E dopo questo piccolo ot: io non ho mai voluto diventare scrittrice, ma ho trovato il tuo articolo davvero interessante, e l’ho anche linkato in alcuni forum, tra cui uno in cui c’era un aspirante scrittore fantasy italiano molto, ma molto, “frignone” e cui ho evidenziando le ultime tue parole :-) che godimento XD!
P.S. ma dato che dicono tutti che la fine del mondo sarà nel 2012, un libro fantasy con protagonista un profeta che deve fermare la fine del mondo prima del 21 dicembre non ci ha mai pensato nessuno? Anche le fini del mondo vanno di moda ultimamente, oltre ai vampiri!

#112 Comment By ATNO On 6 novembre 2010 @ 14:06

@Tapiroulant
Magari sul romanzo europeo mi sto sbagliando, ma comunque il romanzo ITALIANO era agli inizi. E comunque non mi pare consono definire i Promessi Sposi roba passabile.

#113 Comment By Sergio On 6 novembre 2010 @ 19:58

Dire che Manzoni, oggi, sarebbe inadeguato è come asserire che Pelé, se giocasse il calcio contemporaneo, non segnerebbe un Goal.
Io dico che molti portieri piangerebbero lacrime amare.

Di sovente mi capita di essere in accordo con le tue idee, Gamberetta, ma stavolta la posta in gioco è troppo alta. Scartare quell’incipit, solo perché non si attiene ai parametri delle tecniche narrative predilette dai lettori odierni, significherebbe far collassare le fondamenta della narratologia stessa; dove quelle strutture, di cui tanto ci si compiace, sono state magistralmente edificate.

Per chi volesse approfondire :

http://www.homolaicus.com/letteratura/manzoni2.htm

#114 Comment By Gamberetta On 6 novembre 2010 @ 20:22

@Sergio. Le opinioni sono opinioni, e una persona è libera di pensare che I Promessi Sposi sia il più bel romanzo di tutti i tempi. Ma se si parla di narratologia non si possono raccontare falsità. L’incipit dei promessi sposi è brutto per i lettori moderni, ma era inadeguato anche per i tempi suoi. La differenza è che all’epoca era più in buona compagnia, e dunque appunto “passabile”.
Ma se confronti l’incipit con i principi sulla narrativa per esempio esposti da George Campbell in The Philosophy of Rhetoric (iniziato a scrivere nel 1750), ti puoi rendere conto di quanto il Manzoni fosse scarso.
Dopodiché se vuoi dimostrarmi il contrario sarò felice di ascoltarti. Ma la dimostrazione deve basarsi sulla tecnica narrativa dell’incipit, perché è di questo che discutiamo. Il link che hai proposto non parla di tecnica narrativa.

#115 Comment By Murasaki On 6 novembre 2010 @ 20:26

Sergio, io non credo che il problema di quell’incipit sia legato alle tecniche narrative antiche o moderne. E’ un inizio noioso, farraginoso e pesante e penso che anche i contemporanei lo sentissero così – prova ne sia che tra tutti commenti di questo post legati alla questione Manzoni non ce n’è uno solo che spieghi che quell’incipit è bello e interessante. Tutti si scannano a dire che sì, Manzoni era bravo, o è datato, o è noioso, ma una parola in difesa di quell’incipit io non l’ho letta. Scriverò di più: in tanti anni che frequento la letteratura e la storia della letteratura non ho mai trovato o letto o saputo di nessuno che ne cantasse lodi.
Non era, anche all’epoca, il modo consueto di iniziare un romanzo. Tanti romanzi preferivano, in quegli anni, un inizio lento e descrittivo – per esempio Ivanhoe sta tre pagine a spiegare lo sfondo della storia, poi c’è mezza pagina di descrizione e lentamente arrivano i due personaggi. E’ un inizio lento, ma non fa venire voglia di urlare e non grida “pedanteria” ad ogni singola parola. Non ti ingorghi nella frase disperando di capire qual è il soggetto per poi riprovarci e saltare il paragrafo cercando l’inizio vero. Quello, volendo, è un inizio datato o meglio legato all’epoca (ma, datato o meno, non mi turberebbe certo in un romanzo contemporaneo).
Comunque anche all’epoca c’erano inizi molto più veloci e ad effetto – basta ricordare Orgoglio e pregiudizio, che ne ha uno splendido, o l’Ortis di Foscolo, entrambi precedenti ai Promessi Sposi.

#116 Comment By tasso barbasso On 6 novembre 2010 @ 21:16

Ancora sul tema degli incipit nelle diverse epoche.
Se a qualcuno dovesse interessare, in Sei passeggiate nei boschi narrativi Umberto Eco cita l’incipit dei Promessi Sposi, e ne ricava interessanti considerazioni sulle affinità tra la tecnica narrativa utilizzata da Manzoni e le moderne tecniche cinematografiche.

#117 Comment By Emile On 6 novembre 2010 @ 21:59

La cosa più “divertente” è che i pochi che difendono quell’incipit rispondono tutti nello stesso modo: “ommioddio come OSI criticarlom, parliamo di MANZONI ommiddio scandalo ommioddio”; NESSUNO, per ora, ha anche solo provato a spiegare PERCHE’ sarebbe sto capolavoro…

#118 Comment By Mauro On 6 novembre 2010 @ 23:26

Manzoni però partiva dal presupposto di presentare un romanzo scritto nel XVII secolo, e con quel presupposto sarebbe normale rifarsi a convenzioni antecedenti al suo periodo; anche in quell’epoca quell’incipit sarebbe stato inadeguato?

#119 Comment By tasso barbasso On 6 novembre 2010 @ 23:31

@Murasaki.

Be’, non si può fare a meno di notare come l’incipit dei Promessi Sposi, alla fine, abbia rubato la scena all’editoria fantasy italiana.
Di conseguenza, stimolato dalla discussione, mi sono andato a rileggere, per l’ennesima volta l’incipit incriminato e sono arrivato ad alcune personalissime conclusioni.
a) NON mi piace leggerlo!
b) Di per sé non mi sembra “brutto” o “sbagliato”. Non mi da fastidio in virtù di un cattivo uso della tecnica narrativa. Non penso che l’incipit di un romanzo (di qualsiasi epoca) debba essere necessariamente diverso (veloce, ad effetto, già calato nell’azione, particolarmente misterioso, ecc…), e tanto meno trovo che la tecnica usata per la descrizione iniziale sia di per sé “brutta” o “sbagliata”.
c) Al contrario, mi sembra che l’idea di cominciare in quel modo sia piuttosto originale e coerente con il tono con il tono complessivo del romanzo. Inoltre la tecnica descrittiva, in sé, mi sembra interessante ed efficace (a maggior ragione se considero che si tratta di un opera dell’800).
d) Quello che proprio NON mi piace è il LINGUAGGIO. Il linguaggio di quell’incipit mi sembra “faticoso”: lo trovo eccessivamente arcaico, formale e involuto. Forse non era così per un lettore italiano dell’800, ma è così oggi per me, e lo trovo strano, perché in altre parti dello stesso romanzo, così come in tante altre ottime opere di quel periodo (sia italiane che estere, e al di là dei problemi di traduzione) si trova un linguaggio più sciolto e abbordabile.
Detto questo, devo anche aggiungere che capisco l’intento critico complessivo di Gamberetta (intento che condivido, da un certo punto di vista). Il problema, io credo, è la esagerata tendenza dimostrata da molti singoli individui e interi ambienti (editoria fantasy in Italia?) a rimanere invischiati, per calcolo, convenienza, limite culturale o chiusura mentale, in dogmatismi che fanno torto ai loro stessi fraintesi modelli.

#120 Comment By Anonimo Qualsiasi On 7 novembre 2010 @ 03:22

Mi sono letteralmente messo le mani fra i capelli per più volte. :-D

Ho una domanda: la valutazione de “L’Impiccato” è assolutamente autentica (oltre al nome dell’opera, ovviamente)?
Nel senso, sono proprio quelle frasi, quelle parole, senza che sia cambiata una virgola?
In tal caso, c’è qualcuno che lavora nel mondo dell’editoria senza conoscere la lingua italiana, senza saper costruire una frase comprensibile e che non sa distinguere i significati di “prepotente” e di “preponderante”. O_o

PS: e comunque anche io penso che Manzoni fosse scarso per davvero. Lo pensava anche Manzoni stesso (“Scrivo male” confidò ad un amico in una lettera). Soprattutto per lo stucchevole paternalismo autocratico che permea ogni pagina del romanzo… vorrei che a scuola si facesse leggere ciò che Gramsci scrisse di Manzoni (pressappoco ciò che detto io, ma con più classe e argomentandolo). Il merito dei Promessi Sposi è di aver fornito un modello unico sul quale strutturare la lingua italiana del neonato Regno d’Italia. Perlomeno, io la penso così.

#121 Comment By Gamberetta On 7 novembre 2010 @ 12:25

@Anonimo Qualsiasi. Ho fatto copia/incolla dal documento dell’agenzia, senza cambiare una virgola, tranne il titolo del romanzo. Non mi stupirei più di tanto, non è che sia un’eccezione in Italia che chi lavora nell’ambito dell’editoria sia analfabeta o quasi. È la norma.

#122 Comment By Anonimo Qualsiasi On 7 novembre 2010 @ 23:37

Capisco, grazie per la risposta.

Guardando il lato positivo, almeno la mia autostima sta salendo alle stelle. Diamine, ne so più di quelli che lavorano nell’editoria: so’ proprio intelliggggente.

#123 Comment By bonetti On 9 novembre 2010 @ 10:47

Forse sono OT (ma neanche poi tanto).
Se qualcuno ha 45 minuti da perdere può ascoltarsi
la discussione sul fantasy itaLiano a Lucca Comics.
Secondo me ci sono opinioni interessanti.

http://fantasyonair.improntadigitale.org/2010/11/il-fantasy-italiano-clonazione-o-evoluzione-311010/

#124 Comment By Gamberetta On 9 novembre 2010 @ 14:53

@bonetti. Non sono riuscita a resistere fino alla fine. Troppe idiozie tutte assieme. In compenso uno degli autori si augura critiche ferocissime e crudelissime. Sarà accontentato. ^_^

#125 Comment By Angra On 9 novembre 2010 @ 15:22

C’è stato un equivoco quel giorno a Lucca: quelli intervistati erano reptiliani che facevano il cosplay di Baccalario, Menozzi, Azzolini e Dimitri.

#126 Comment By Lidia On 10 novembre 2010 @ 05:53

H, però io penso da un po’ una cosa…

Sono quasi sempre d’accordo con ciò che scrivi ed elabori nei tuoi articoli, Gamberetta. Mi piacciono molto, e mi divertono, anche i tuoi dialoghi, o pezzi che porti come esempi, per spiegare dove e come, secondo te, un brano può migliorare e risultare più efficace. Poi, quasi sempre, sono d’accordo sui libri italiani che non ti piacciono. Ma poi, ma poi…
Quello che scrivi tu, intendo romanzi, non mi piace per niente. Se non fai gli errori che fanno gli autori che citi, per me non riesci comunque quasi mai a coinvolgermi, mai a intrigarmi. I tuoi personaggi li abbandono volentieri dopo nemmeno tre pagine. Il tuo stile non mi prende, spesso mi annoia. Né l’incipit di Laura né quello di S.M.Q mi sono sembrati granché. Anzi. E tre quarti dei libri che consigli mi hanno fatto un po’ schifo, a parte rarissimi casi.
Ecco, la cosa mi spiace, perché, dico, apprezzo e condivido molte delle tue opinioni.
Questo lo penso da un po’, e un po’ mi sconforta. Mi piace quel che dici, ma poi per me non sei nemmeno tu all’altezza. :(
Scusa il lungo post. Non voglio offenderti. Il mio è solo sincero dispiacere.

#127 Comment By Lidia On 10 novembre 2010 @ 05:54

Ops, il mio inzio era con un hm… Quella acca lì così mi infastidisce.

#128 Comment By Gamberetta On 10 novembre 2010 @ 11:32

@Lidia. Probabilmente abbiamo gusti diversi. Se tu mi dicessi che hai letto e apprezzato Haruhi o Rudy Rucker e poi S.M.Q. ti fa schifo sarebbe un problema mio. Ma se, come mi dici, ti fanno schifo anche i romanzi che consiglio, significa semplicemente che apprezziamo due generi di fantasy diversi.
Per esempio io non ho problemi a dire che George R. R. Martin è uno scrittore competente, però Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco mi annoiano. Non è il mio sottogenere; non c’è niente che mi spinga a proseguire, per quanto la tecnica possa essere buona.
Direi che è normale. Così come mi rendo conto che una persona abbia tutto il diritto di prendere in mano S.M.Q. e storcere il naso davanti a maghette e coniglietti – anche se metà del divertimento per me che scrivo e per quelli che apprezzano è godersi come da una premessa così “innocua” si passi alla gente smembrata e alle trapanazioni craniche.

Non ho mai messo in discussione i gusti. Ognuno può apprezzare o disprezzare quello che gli pare, in base ai criteri che gli pare. I gusti e la buona tecnica narrativa sono su due piani diversi. Se invece pensi che dietro il tuo scarso apprezzamento per quello che scrivo e per i romanzi che consiglio ci siano ragioni tecniche al di là dei gusti, ti ascolto volentieri.

E per concludere, non solo non sono offesa, ma ti ringrazio di aver almeno provato a leggere la mia narrativa e ti ringrazio per il commento.

#129 Comment By Solvente On 10 novembre 2010 @ 13:15

Ho letto solo parte delle storie di Gamberetta. Una critica che si potrebbe fare, è che odorano troppo di “esercizio di stile” (e forse lo sono). La scrittura dà l’impressione di essere fin troppo pulita e scolastica, molto di testa e poco di cuore (a voler usare una metafora banale), e non ne giovano l’empatia e il coinvolgimento.
Credo che il passo avanti sia nel personalizzare lo stile (lo so, cosa per niente facile), e nell’essere più partecipi e coinvolti nel proprio scritto. E’ un po’ come nel tennis: il maestro ti insegna a impugnare la racchetta nel modo giusto, e a tirare il colpo nel modo più preciso e pulito possibile, poi però quelli forti, che “sentono” la palla, tirano delle bordate impugnando la racchetta in maniera del tutto personale e colpendo la palla nei modi più strambi.

#130 Comment By Lidia On 10 novembre 2010 @ 13:40

Anch’io ti ringrazio per il tuo commento. Comunque, almeno un libro che continuavi a citare (Un americano alla corte di Re Artù), fra i pochi di Twain che non avevo ancora letto… Beh! Fantastico! : ) Su quello siamo in pieno accordo. Già amavo Twain, ma quel libro! Wow!

Ciao!

P.S.
Ma l’autore che aspetta critiche ferorissime e a cui le hai promesse qui, è per caso Dimitri? (Non posso vedere il filmato linkato, ecco perché lo chiedo). E hai mai letto invece Baccalario? E’ considerato uno degli autori italiani più bravi in Italia, oltre che fra i più prolifici. Semplice curiosità.

#131 Comment By Gamberetta On 10 novembre 2010 @ 17:57

@Lidia.

Ma l’autore che aspetta critiche ferorissime e a cui le hai promesse qui, è per caso Dimitri?

Sì. Purtroppo per lui il suo ultimo romanzo non è proprio venuto granché bene (per usare un eufemismo).

E hai mai letto invece Baccalario?

Di suo ho solo letto il – mediocre – racconto presente nell’antologia Sanctuary. Non penso leggerò altro. I romanzi di Baccalario sono dichiaratamente per un pubblico giovane e giovanissimo e a me la roba per ragazzi/bambini mi annoia a morte, tranne rarissime eccezioni.

#132 Comment By Andrea On 14 novembre 2010 @ 14:24

Sono arrivato qui tramite un link, in cui ci si lamentava della tua definizione scatologica dei promessi sposi.

Penso che una persona che critica in maniera così stupida un’opera stilisticamente, narrativamente, linguisticamente perfetta come i promessi sposi non possa dare consigli di editoria e roba varia.

L’incipit dei promessi sposi chiaramente mal si adatta con lo stile di lettura veloce dei decerebrati di questi anni, ma per come è stato pensato e per chi è stato pensato è assolutamente perfetto, e il povero Alessandro Manzoni non poteva prevedere che saremmo diventati così deficienti.

Leggo anche dai commenti: ma sapete leggere? E’ una bellissima introduzione geografica del posto, seguita da un analisi sociologica e politica del luogo con un’ironia distaccata e meravigliosa.

Ciò che uccide i Promessi Sposi è il fatto che venga somministrato dalla scuola ai ragazzini 15enni che è già tanto se si ricordano di respirare date le loro facoltà mentali.

Se fosse un’opera “facoltativa” la gente non ne avrebbe ricordi così cattivi.

#133 Comment By Kagura On 15 novembre 2010 @ 21:29

Sono arrivato qui tramite un link, in cui ci si lamentava della tua definizione scatologica dei promessi sposi.

Penso che una persona che critica in maniera così stupida un’opera stilisticamente, narrativamente, linguisticamente perfetta come i promessi sposi non possa dare consigli di editoria e roba varia.

L’incipit dei promessi sposi chiaramente mal si adatta con lo stile di lettura veloce dei decerebrati di questi anni, ma per come è stato pensato e per chi è stato pensato è assolutamente perfetto, e il povero Alessandro Manzoni non poteva prevedere che saremmo diventati così deficienti.

Leggo anche dai commenti: ma sapete leggere? E’ una bellissima introduzione geografica del posto, seguita da un analisi sociologica e politica del luogo con un’ironia distaccata e meravigliosa.

Ciò che uccide i Promessi Sposi è il fatto che venga somministrato dalla scuola ai ragazzini 15enni che è già tanto se si ricordano di respirare date le loro facoltà mentali.

Se fosse un’opera “facoltativa” la gente non ne avrebbe ricordi così cattivi.

Sono una ragazza ggggiovane. Mi piace il fantasy, i thriller, gli splatter, gli storici e i Promessi Sposi – evitando di rileggere qualche capitolo.

Ma non ho mai letto quell’incipit fino alla fine per vari motivi. Il primo è che era essenzialmente noioso. Il secondo è che io vicino all’Adda ci vivo, quindi se ci tengo a vedere quel ramo del Lago di Como esco e vado a fare una passeggiata – il ritratto della situazione sociologica e storica tende a perdersi in quella geografica.
Il terzo lo lascio spiegare a J.K. Jerome ed è collegato al secondo, per quanto suonasse stupido:

E infine, in questo libro non vi saranno descrizioni di paesaggio. Non si tratta di pigrizia, intendiamoci, ma soltanto di autocontrollo. Nulla è più facile della descrizione dei paesaggi; nulla è più facile e più superfluo a leggersi. Quando Gibbon doveva fidarsi del racconto dei viaggiatori per una descrizione dell’Ellesponto e quando il Reno era familiare agli studenti inglesi sopratutto attraverso i Commentari di Giulio Cesare, si conveniva a ogni globe-trotter, dovunque andasse, di descrivere come meglio poteva le cose che aveva veduto. Il dottor Johnson che coi suoi occhi aveva visto il panorama di Fleet Street e poco più, poteva leggere le descrizione delle brughiere dello Yorkshire con piacere e profitto. Per un londinese che non avesse mai visto niente di più alto che lo Hog’s Back, nel Surrey, una descrizione dello Snowdon doveva essere molto appassionante.
Ma noi abbiamo cambiato tutto…o meglio la propulsione a vapore e la macchina fotografica hanno cambiato tutto per noi.
La persona che gioca a tennis ogni anno ai piedi del Monte Bianco e gioca a biliardo sulla cima del Righi, non vi ringrazierà di certo per una elaborata e pesante descrizione dei Monti Grampiani. Per chiunque abbia visto una dozzina di quadri a olio, un centinaio di fotografie, un migliaio di incisioni nei giornali illustrati e un paio di vedute panoramiche del Niagara, la descrizione di una cascata è tediosa.

[Tre Uomini a Zonzo]

#134 Comment By andrea On 16 novembre 2010 @ 01:35

Bel quadro e lo dice un illustratore esordiente che se non lavora gratis- che poi è pubblicità ti dicono- non lo pubblicano…:/

#135 Comment By Nessuno On 1 dicembre 2010 @ 20:35

gamberetta mi chiedevo se si potesse leggere qualcosa scritto da te. Ho letto molte delle tue recensioni e devo dire che concordo con quanto solitamente sottolinei come la differenza tra il mostrare e il raccontare e mi piacerebbe avere un’idea di come si debba scrivere senza cadere in eventuali incoerenze o in errori da manuale

#136 Comment By Michele On 9 dicembre 2010 @ 18:03

non sai quanto sono contento del fatto che hai riaperto il sito. Ti ho scoperta soltanto un paio di mesi fa e avevo quasi esaurito il tuo vecchio materiale. Sappi che per colpa tua ho persino scaricato (il discutibile) “godzilla final wars”.
Che dire: evviva.

#137 Comment By Faith On 13 dicembre 2010 @ 15:53

gamberetta, ti segui a spizzichi e bocconi da un annetto ormai, ma questo volevo dirtelo: mi fai morì!
a parte gli scherzi. i tuoi articoli, oltre che divertenti li trovo utilissimi.
in estate avevo letto della chiusura del blog e mi era dispiaciuto un sacco, ma vedo che sei tornata in carica alla grande.
sto provando a buttare giù una storia a quattro mani che vira sul fantasy, insieme a un’amica. è un po’ che ci lavoriamo.. chissà, la strada la vedo ancora lunga.
ma intanto cerco di imparare il più possibile grazie anche ai tuoi consigli, non si sa mai :)

#138 Comment By Sophitia On 21 dicembre 2010 @ 15:37

Gamberetta, posso farti una domanda? O a te o a chi vorrà rispondere. Il libro “Il Re Nero” la cui copertina capeggia in questo articolo, l’avete letto e fa così schifo ed è così tanto un ciarpame? Lo chiedo perchè ieri sono andata in una libreria ad auto comprarmi un regalo di natale, volevo un libro fantasy e la commessa a cercato in tutti i modi a spingermi a comprare proprio il Re Nero dicendomi quando era bello e che non sembrava nemmeno scritto da un italiano; ed era davvero quasi riuscita a farmelo prendere, quando l’occhio mi è caduto su un libro di Colfer che non avevo, e non c’è ne stato più per nessuno. Il nuovo capitolo di Artemis Fowl mi ha salvato da un acquisto orripilante? Non chiedo una recensione, e una mia curiosità… grazie in anticipo!

#139 Comment By Il Guardiano On 21 dicembre 2010 @ 18:14

Sophia, forse questo link ti può essere d’aiuto:
http://zweilawyer.com/2010/10/14/preview-the-king-il-re-nero/

#140 Comment By Sophitia On 21 dicembre 2010 @ 19:22

Grazie Eoin Colfer e grazie Il Guardiano!!!
Accidenti alle commesse delle librerie, le faranno fare un corso di ipnosi! (scherzo ovviamente, anche io ho fatto la commessa per un po’ – viva il precariato – anche se non in una libreria).
Però scherzi a parte….. inciderà sulle vendite l’operato di un commesso, me riceveranno istruzioni su spingere alcuni libri più di altri?

#141 Comment By Marco Albarello On 22 dicembre 2010 @ 00:19

@Sophitia

Accidenti alle commesse delle librerie, le faranno fare un corso di ipnosi! (scherzo ovviamente, anche io ho fatto la commessa per un po’ – viva il precariato – anche se non in una libreria).
Però scherzi a parte….. inciderà sulle vendite l’operato di un commesso, me riceveranno istruzioni su spingere alcuni libri più di altri?

*Si guardò intorno circospetto, assicurandosi di non essere seguito.*

Hai centrato il punto, sorella. Credi davvero che i colori giallo e rosso del McDonald siano casuali o la bruttezza fisica di coloro che ci lavorano sia solo frutto di coincidenza?
No, studi ed esperimenti hanno dimostrato che il giallo e il rosso stimolano l’appetito, mentre avere ragazze o ragazzi considerati attraenti secondo gli attuali standard estetici avrebbero portato rallentamenti alla cassa, in quanto gli avventori si sarebbero fermati per mettere in atto primitivi meccanismi di approccio sessuale.
Lo stesso motivo percui i commessi e le commesse dei negozi d’abiti sono invece gnocche/gnocchi spaziali, devono invogliare l’avventore allo spogliarsi e a provare i prodotti in uso convincendosi che ciò li renderà più attraenti.
Dunque non mi stupirebbe che le commesse delle librerie fossero addestrate alla vendita spudorata dei prodotti più scadenti e meno venduti.

Se ti interessa questo genere di storie complottistiche e ti è piaciuto 1984 di Orwell, ti consiglio il romanzo: “Il mondo nuovo” di Aldous Leonard Huxley.
Mostra spoiler ▼

George Orwell sta per entrare in una gelateria, quando vede che ci sono telecamere di sorveglianza. Scappa urlando e si nasconde dietro un cassonetto della spazzatura, dove lo sta aspettando Aldous Huxley, che gli dice: “Cosa t’avevo detto???” e giù LSD.

Una coppia di simpatici mattacchioni. xD Te lo sconsiglio però se hai tendenze paranoiche, dopo averlo letto non usciresti più di casa.
Potrebbe essere tutta un’illusione.
*Sparì in una nuvola di fumo.* >.>

#142 Comment By Taminia On 5 gennaio 2011 @ 11:40

il secondo manoscritto parla di vampiri innamorati al Liceo – è una storia banale, stupida, scritta in linguaggio sms da una dodicenne che si firma vampirina98.

Non mi è chiaro perchè sei sempre contro noi dodicenni – anche il più grande autore lo è stato.
Non siamo tutte fan di Twilight &Co. (anzi, è il peggior libro che ho mai letto). Non scriviamo tutte in linguaggio sms. Non abbiamo tutte fretta di diventare baby-scrittori. Non siamo tutte presuntuose – come vedi sono anch’io qui a leggere i consigli vari, anche se non sono ancora riuscita a procurarmi i manuali sia perchè non sono tanto brava a scaricare le varie cose sia perchè ancora non leggo fluidamente in inglese.

P.S.: Complimenti per il blog! Anche se commento poco ho letto molti degli articoli, da quando l’ho scoperto nel periodo di chiusura.

#143 Comment By Malitia On 8 gennaio 2011 @ 21:45

Grazie! :)

#144 Comment By demetria campani On 15 febbraio 2011 @ 16:15

Mi è piaciuta molto la critica fatta agli addetti. Ho scritto un fantasy che ho sottoposto al giudizio di tre persone, una produttrice cinematografica, un avvocato che ha come clienti le maggiori firme e case distributrici internazionali e una senior editor della più grande casa editrice americana a livello mondiale. Naturalmente non faccio i nomi ma chi è nell’ambiente li conosce. Il commento unanime è stato: bellissimo, geniale, potrebbe dare inizio ad un nuovo filone. L’avvocato mi ha proposto un agente, il più importante, e io mi sono rivolta a lui. La risposta è stata: paghi qualche centinaio di euro e noi le diremo se come principiante può avere qualche chance. Scrivo da venti anni, ho giù pubblicato e per scrivere il fantasy mi ci sono voluti due anni. Li ho mandati a quel paese in modo civile e garbato e ora sto aspettando una risposta da un agente che non chiede soldi per leggere la mia opera. Spero che accetti di rappresentarmi e, se il mio libro sarà accettato da una casa editrice, le prime tre copie le manderò a quelli che ne hanno fatto una recensione entusiasta, ma non hanno mosso un dito, mentre il quarto sarà per il “dottore” dell’agenzia letteraria che prima paghi e dopo, forse.

#145 Comment By Ilaria On 12 marzo 2011 @ 19:19

Ciao! Primo: grazie. Davvero. Il tuo blog mi piace un casino.
E in merito all’argomento sopra citato ti vorrei chiedere: scusa, ma quelli che tra noi – e uso il termine “noi” non perchè mi ritenga una scrittrice, o una critica brillante, ma semplicemente perchè al pari di tutti i tuoi frequentatori, e di te, amo leggere e scrivere e cercare di fare le cose col cervello anzichè col culo – non sono raccomandati, e quindi non potrebbero leccare neanche se lo volessero; quelli che non amano copiare perchè credono in ciò che scrivono e che alle banalità di titoli come “Wings”, “Eternity”, “Il Re Nero”, “Fighetti-vampiri-arrapati&Co.” etc. rispondono con una – se mi è concesso – scorreggia e con un bel falò nel camino, ecco…
Ma noi, come dobbiamo fare per essere pubblicati? Per essere letti, per essere considerati, in mancanza d’altro anche con parole come “la tua bellissima roba non incontra i miei gusti, mi spiace ma pigliati il tù manoscritto e vai a farti un giro”?
Io ho scritto un fantasy che a te non piacerebbe sicuramente, perchè molti scrittori, tra cui Martin, mi hanno ispirata moltissimo e, come ho letto, il suo stile ti annoia; ma la mia storia è originale, lo stile è il mio e non fa così schifo, credo. L’ha letta gente molto diversa: una dirigente aziendale, amici laureandi, una professoressa di lettere del liceo. Per carità, la loro parola non è legge, ma ho voluto scegliere persone di differente formazione culturale per ottenere commenti e critiche costruttive.
Ora: apprezzo moltissimo la sincerità con la quale hai scritto che non intendi più leggere manoscritti inediti. Quindi non ti chiederò di farlo col mio, anche se non nego che mi piacerebbe essere strapazzata un pò; guarda, alle volte mi sono scartavetrata il cervello chiedendomi: le chiedo di darci un’occhiata o no? E ora ho aspettato troppo. Ma ok, va bene.
Vorrei però capire, se possibile, come deve fare un povero aspirante scrittore a pubblicare qualcosa se non conosce nessuno.
Io non sono piena di sogni e parole, lo so che è difficile. Devo pedinare gli editori? Fiondarmi in qualsiasi manifestazione a tema? Far loro trovare il manoscritto nella cassetta della posta di casa? Scherzi a parte, è una verità amara, questa: leccaculo, raccomandati e copioni.
Quindi il nocciolo della questione è: nel panorama Fantasy italiano, a pubblicare saranno sempre i soliti, con le solite storie da mal di stomaco, oppure c’è speranza anche per quelli che come me si fanno un mazzo così e per adesso non hanno ottenuto nulla? Come devo fare secondo te?
So che non hai tutte le risposte, magari, ma qualche suggerimento andrebbe bene lo stesso. E, tra l’altro, se tu volessi tra un anno o due o tra un decennio, dare un’occhiata al primo romanzo di Brent Weeks “L’angelo della Notte” (che a parte il titolo è un libro che mi è piaciuto… non so quantificare. Tanto, tanto da morire) credo che potresti restare piacevolmente sorpresa.
Con tutta la mia stima,
Ilaria

#146 Comment By Gamberetta On 12 marzo 2011 @ 19:53

@Ilaria.

Ma noi, come dobbiamo fare per essere pubblicati?

Parlando di pubblicazione tradizionale (tralasciando cioè l’auto produzione, che comunque non sarebbe da scartare a priori – ma è un altro discorso) e non conoscendo nessuno e non volendo conoscere nessuno:

* Ti accontenti di una piccola casa editrice. Tipo quella citata in nota che vende dalle 50 alle 300 copie. In Italia, anche escludendo gli editori a pagamento, comunque ci sono centinaia e centinaia di case editrici. Se ci provi con tutte una che ti pubblica prima o poi la trovi. Ma come spiegato rimane solo soddisfazione personale e poco altro.

* Scrivi una roba alla moda. Ti studi i romanzi fantasy più venduti in Italia e all’estero (per anticipare eventuali cambi del vento) e scrivi qualcosa che ricalchi il più possibile il modello di successo. A questo punto hai delle possibilità di venire presa in considerazione da una casa editrice “decente”. Se ti va bene e pubblichi, hai almeno raggiunto la posizione di conoscere qualcuno nell’ambiente, il secondo romanzo, quello a cui tieni, avrà maggiori chance.

[...] tra cui Martin, mi hanno ispirata moltissimo e, come ho letto, il suo stile ti annoia; ma la mia storia è originale, lo stile è il mio e non fa così schifo, credo.

In realtà è il contrario: Martin non mi piace perché non è abbastanza fantasioso, non per lo stile. Lo stile di Martin va bene, è solo che a me le robe stile soap opera che durano 10 volumi mi fanno venire il latte alle ginocchia.

Io non sono piena di sogni e parole, lo so che è difficile. Devo pedinare gli editori? Fiondarmi in qualsiasi manifestazione a tema? Far loro trovare il manoscritto nella cassetta della posta di casa?

Tutto questo rientra nel conoscere qualcuno/leccare a più non posso. Funziona, è una strategia valida, se hai voglia di impegnarti in quel senso.

#147 Comment By Ilaria On 16 marzo 2011 @ 17:14

Grazie per la risposta! In effetti ho conosciuto abbastanza persone che hanno pubblicato con case editrici “minori”, ma nessuno ha espresso una grande soddisfazione in merito. Come dici, però, può rappresentare una soluzione iniziale: penserò seriamente di contattarne un pò. E comprerò un altro pò di “manuali del bravo scrittore”, senz’altro mi saranno utili!
Ah, quando e se leggerai il libro di Weeks che mi è piaciuto tanto, magari due righe ce le scrivi? Grazie ancora, tanto tanto.
Ilaria

#148 Comment By Monica Montanari On 5 maggio 2011 @ 01:12

Senti ragazza, sono stracontenta che tu sia tornata così posso tornare a dirti, che seppur in modo brillante, scrivi una marea di sciocchezze sull’editoria. In particolare l’editoria piccola ma seria. In media per l’editing di un fantasy io impiego sei mesi. Ci sono casi di manoscritti quasi a posto che mi hanno richiesto due mesi. Ho mollato Tolkien perché mi fa cagare. A me piace Stroud, la Barthlett, la Rowling, Whitley, Druon, la vecchia Burnett. Ah! Non sono laureata in lettere, bensì in scienze politiche, ho fatto la giornalista per una vita.

Secondo: eccoti l’incipit di “Porcaccia, un vampiro!” (non si tratta di maiali vampiri):
Le minacce sono inutili. Ti racconterò tutto, se ci tieni, ma forse dopo non ne sarai molto contento. Ad ogni modo, ricorda che la scelta è tua.
Mi stai guardando, in attesa, e non vuoi che percepisca la tua ansia. È una questione di potere, giusto? Ultimamente ho imparato qualcosina sull’argomento, già che ci siamo ti metterò a parte anche di questo.
Stai tranquillo, non offenderò la tua intelligenza sventolandoti la mia oggettività perché entrambi sappiamo che è una stronzata immane. Non proverò a mettermi sotto la luce migliore, questo sì, questo posso promettertelo. D’altronde, non me n’è mai fregato.
Ho qualche difficoltà a iniziare, sai? Il problema è che sono incapace di considerare gli avvenimenti come una serie ordinata e orizzontale causa-effetto-causa-effetto, dopo ciò ch’è successo, poi, ‘sta cosa del causa-effetto mi fa proprio schifo. Il tempo, visto dalla nostra prospettiva rasoterra, non è una retta, è una matassa ai cui nodi ci sono gli accadimenti importanti. Tutto per dire che non capisco se un fatto è la causa di qualcosa, se ne è la conseguenza oppure sta lì senza portare da nessuna parte. Una sega mentale, direbbe il mio amico Loris.
Fatta la premessa, sceglierò un momento X. Vediamo. Una domenica sera di metà novembre, alle otto con un freddo umido buono solo per muschi e licheni. Danilo aveva mollato me e i bagagli e se n’era andato, certo avrebbe anche potuto darmela una mano, ero carico come un …

Questo è un fantasy di grandissima qualità e altrettanto lo sarà un altro di prossima pubblicazione: Apocalypse Kebab di J.Tangerine

Eppure non pubblico 100 libri l’anno.

Infine i fantasy di successo da noi pubblicati, tendono a vendere in un anno 700 copie. Io adesso ti prenderei a calci nel sedere e ti spedirei a vendere ai tuoi cazzo di condomini 700 volumi di stramaledettissime fotocopie.

#149 Comment By Il Guardiano On 5 maggio 2011 @ 08:29

Non è per offendere ma più che un libro mi sembra una delle tante storielle stile fan-fiction. E fino a quando lo fai a questi livelli potrebbe e sottolineo potrebbe essere anche godibile.
Ma quando una storia del genere

«Soprattutto io. Dopo il casino che ho combinato non ho il diritto di metterle fretta.»
«Dove hai trovato tutta ‘sta saggezza?»
«Un tre×due all’Oviesse.»
«La smetti di saltellare? Vabbè l’amore ma sembri un tarantolato.»
«No, è che devo pisciare. Ti chiamo così parliamo come si deve» concluse spingendo la porta.
Mi immersi in ragionamenti profondi sugli effetti obnubilanti dei sentimenti, che avevano condotto Stefano a usare l’ultimo spasimante di Maria come straccio per pavimenti, e me ne andai nella biblioteca di Storia contemporanea.

inizia a prendersi troppo sul serio e si considera un romanzo allora no.
Ho letto un po’ sta roba e non ha un motivo d’esistere.
Non voglio essere ironico o cattivo gratuitamente, ma non ha un filo logico. Sono tante scene appiccicate una all’altra senza senso.
Tralasciando le intere parti raccontate, mi sembra più una pagina di diario che viene letta dal coinquilino: “Caro diario, oggi ho incontrato Stefano, quel fascistone. Eh eh, ricordo ancora quando gli ho bruciato il segnalibro con la celtica e gli ho scritto VENDETTA DEL PROLETARIATO. Eh eh, che figo che sono, come mi è venuta! Comunque mi ha detto che mi doveva parlare, mi ha chiamato nel bagno, si è messo a saltellare, si è messo a piasciare e me ne sono andato! Sarà un po’ frocio? Forse voleva che glielo vedessi. Bah! Che amici carini che ho!”
Ah, già…dimenticavo il 3x2! Roba da matti.

L’ho preso qui e non vorrei aver fatto un errore e in caso perdonami.

#150 Comment By Ivan On 5 maggio 2011 @ 10:52

La verità è che praticamente tutti gli autori fantasy nostrani e la gran parte degli aspiranti devono ringraziare i Santi del Paradiso di essere nati in Italia. Perché forse solo in Italia hanno una possibilità di pubblicare e vendere senza la minima preparazione e senza il minimo impegno.

E non ci sono più le mezze stagioni e i negri hanno la musica nel sangue!
Ahhh signora mia!!!!!!!

#151 Comment By Gamberetta On 5 maggio 2011 @ 11:32

@Monica Montanari. In media, scrivere un romanzo richiede almeno un anno. E se l’autore è una persona seria, questo viene dopo 10 e passa anni di “allenamento” (vedi statistiche anglosassoni in fondo all’articolo). A coronamento di una tale fatica, penso sia legittimo augurarsi di raggiungere più di 700 lettori (e parliamo del caso migliore, quando, come tu stessa ammetti, è un “successo”).
Dopodiché non c’è niente di male a pubblicare con un piccolo editore, basta appunto che l’autore abbia ben chiaro quello che potrà e non potrà ottenere.

Non so se hai fatto tu l’editing del romanzo di cui hai riportato l’incipit, nel caso è stato un lavoro insufficiente. Una delle prime regole della buona narrativa è di scartare il superfluo, e quell’incipit è pieno di roba inutile, persino dannosa.
Editing minino:

Le minacce sono inutili. Ti racconterò tutto, se ci tieni, ma forse dopo non ne sarai molto contento. Ad ogni modo, ricorda che la scelta è tua.
Mi stai guardando, in attesa, e non vuoi che percepisca la tua ansia. È una questione di potere, giusto? Ultimamente ho imparato qualcosina sull’argomento, già che ci siamo ti metterò a parte anche di questo.
Stai tranquillo, non offenderò la tua intelligenza sventolandoti la mia oggettività perché entrambi sappiamo che è una stronzata immane. Non proverò a mettermi sotto la luce migliore, questo sì, questo posso promettertelo. D’altronde, non me n’è mai fregato.
Ho qualche difficoltà a iniziare, sai? Il problema è che sono incapace di considerare gli avvenimenti come una serie ordinata e orizzontale causa-effetto-causa-effetto, dopo ciò ch’è successo, poi, ‘sta cosa del causa-effetto mi fa proprio schifo. Il tempo, visto dalla nostra prospettiva rasoterra, non è una retta, è una matassa ai cui nodi ci sono gli accadimenti importanti. Tutto per dire che non capisco se un fatto è la causa di qualcosa, se ne è la conseguenza oppure sta lì senza portare da nessuna parte. Una sega mentale, direbbe il mio amico Loris.
Fatta la premessa, sceglierò un momento X. Vediamo. Una domenica sera di metà novembre, alle otto con un freddo umido buono solo per muschi e licheni.
Danilo aveva mollato me e i bagagli e se n’era andato, certo avrebbe anche potuto darmela una mano, ero carico come un…

La frase rimanente, “Danilo aveva mollato me e i bagagli e se n’era andato”, può essere un discreto inizio. Pone le premesse per una situazione di conflitto e suscita domande nel lettore (perché Danilo ha mollato il narratore e pure i bagagli?).
La frase in cui viene citato il freddo anche può trovare collocazione, ma è meglio spostarla dopo, meglio iniziare con un’azione, invece che con un’indicazione statica.
Il resto è da buttare. Sono parole vuote, in alcuni casi persino irritanti, per esempio:

Ho qualche difficoltà a iniziare, sai?

Che fa il paio con espressioni tipiche dell’autore alle prime armi quali la persona/cosa/situazione “indescrivibile”. Non funziona così. Se sei uno scrittore sai descrivere e sai come cominciare. Non ti pago per sentirmi dire che sei in difficoltà con il tuo mestiere.

Ciò premesso, “Porcaccia, un vampiro!” può essere benissimo un “fantasy di grandissima qualità”, ma l’incipit zoppicante e l’evidente mancanza di editing non mi invogliano a verificare.

Per concludere gradirei che non facessi più pubblicità a romanzi che hai scritto/pubblicato/editato/quello-che-è, è pratica davvero di cattivo gusto. Se proprio devi, almeno vai direttamente a commentare nella Fogna. Grazie.

#152 Comment By Angra On 5 maggio 2011 @ 17:41

@Ilaria:

Pubblicare con un piccolo editore – se non ti chiede soldi – va benissimo. Non considerarlo però un trampolino di lancio, almeno per quello che riguarda il fantasy. La realtà degli ultimi anni contraddice il mito della gavetta: gli autori italiani pubblicati da grandi e medi editori erano tutti al loro primo romanzo. L’unica eccezione di autore passato da un editore più piccolo a uno più grande, che io sappia, è Francesco Barbi.

Con alcuni autori stiamo assistendo persino al fenomeno della carriera al contrario (tipo uno che ha pubblicato il primo libro con Mondadori e il secondo con Asengard, un record).

#153 Comment By DagoRed On 8 maggio 2011 @ 20:42

Uscendo un attimo dalla polemica trollesca con la spettabile signora Montanari (che, detta fra noi, prima si leva dalle palle meglio è), volevo portare alla vostra intenzione un articolo del periodico Tempi proprio sullo stato a dir poco disastrato della narrativa italiana.
Si, lo so, è un giornale ultraciellino, e normalmente anche io lo toccherei solo con le pinze da carbone. Però l’analisi fatta mi sembra molto valida e imparziale (salvo verso la fine una leggera sviolinata sulla persecuzione, anche narrativa, ai danni del nobile e giovane cavaliere del regno).

Io l’ho scannerizzato e uppato. Chi vuole gli dia un’occhiata.

http://img40.imageshack.us/img40/8793/l01y.jpg
http://img707.imageshack.us/img707/4342/l02p.jpg
http://img847.imageshack.us/img847/1139/l03t.jpg
http://img810.imageshack.us/img810/3020/l04j.jpg
http://img834.imageshack.us/img834/6262/l05kc.jpg
http://img708.imageshack.us/img708/6895/l06k.jpg

Spero sia di qualche utilità.

#154 Comment By Tapiroulant On 9 maggio 2011 @ 09:43

@DagoRed: Sono lieto (?) di sapere che la narrativa mainstream versa nella stessa situazione di mediocrità e autodistruzione della narrativa di genere, cosa che sospettavo fortemente ma di cui attendevo conferma.
Il primo articolo è interessante (e insolitamente onesto), il secondo mi fa venire un po’ il vomito.
Il Bernardinelli alla fin fine sembra lamentare più il fatto che i romanzi moderni “non provocano riflessioni e interpretazioni critiche impegnate” (lasciando senza lavoro persone come lui?), piuttosto che il loro essere francamente brutti. Come soluzione, poi, non suggerisce quella di imparare a scrivere (troppo poco intellettuale?), ma di smettere di scrivere romanzi e scrivere invece racconti (certo: sicuramente uno che non sa scrivere un romanzo sarà bravissimo nei racconti, notoriamente più facili!), prendendo spunto (e poteva essere altrimenti?) dalla solita carrellata di scrittori primo-novecenteschi (e si è dimenticato di dire che, delle Novelle per un anno di Pirandello, i 2/3 oscillano tra il “che noia” e il “che merda”. Ma forse non le ha lette e parla per sentito dire…).
Giusta invece l’osservazione che scrivere un romanzo significa costruire una storia e non esprimere attraverso la finzione narrativa dei lapidari (e quasi sempre banali) giudizi sull’attualità. Peccato che oggi non ti pubblicano se non sei disposto a far scrivere sulla quarta di copertina che le tue storie sono uno specchio deformante della realtà^^’. E comunque Bernardinelli stesso, quando si tratta di citare esempi positivi di “romanzo”, rimane ancrato ai soliti stereotipi sui classici del passato: segno che non è granché migliore di quelli che critica.

Tristissimo poi citare nel primo articolo, come se fosse l’antidoto al dilettantismo imperante, un uomo come Gramellini, deprimente esemplare di pseudo-intellettuale di una pseudo-sinistra con le sopracciglia perennemente aggrottate, e incapace di esprimere un pensiero un minimo più colto di: “Dove andremo a finire…”. Gramellini: un noiosissimo moralista che si riempie la bocca di parole vuote come “democrazia”, “patria”, “orgoglio”, e che l’altro giorno da Fazio, giustificando il fatto che non si potesse far vedere la foto del cadavere di Bin Laden in tv, ha portato, tra le varie ragioni, la seguente: “Ma pensate ai bambini! Devono già vedere tante cose brutte…”. Dio santo. Mi veniva in mente la moglie del reverendo Lovejoy linkata da Alberello sul blog del Duca.
Ecco cos’è Gramellini. Sarebbe un eccellente ciellino.

#155 Comment By Gamberetta On 10 maggio 2011 @ 21:01

Ho spostato in Fogna tutti i commenti successivi riguardo la discussione con Monica Montanari. Se proprio volete, continuate lì.

#156 Comment By Sophitia On 18 giugno 2011 @ 15:05

Gamberetta, farai mica anche un articolo dedicato alla pubblicazione su Internet e il print-on-demand? A me non interessa pubblicare libri, ma sarei curiosa di sapere come funzionano siti come lulu o libritalia (di cui ho visto anche la pubblicità in giro sui cartelloni!). Grazie comunque!

#157 Comment By Gamberetta On 18 giugno 2011 @ 20:00

@Sophitia.

Gamberetta, farai mica anche un articolo dedicato alla pubblicazione su Internet e il print-on-demand?

Credo di sì. Il problema è che siamo in un momento di cambiamenti veloci e quello che può essere vero adesso non è detto che continui a esserlo tra sei mesi o un anno. Per esempio alla luce della diffusione degli ebook il print-on-demand sta diventando sempre meno significativo, anche se ha ancora degli utilizzi. Comunque appunto ne parlerò in un articolo prima o poi.

#158 Comment By Sophitia On 19 giugno 2011 @ 14:13

@Gamberetta
Grazie mille per la tua gentilezza! In effetti anche io sono più interessata alla pubblicazione via web, in quanto ammetto mi piacerebbe acquistare qualche libro o fumetto su lulu (ho da poco un lettore di ebook), ma non ne so nulla. Grazie ancora!

#159 Pingback By Ironia a tappeto | Sudare inchiostro On 19 agosto 2011 @ 12:28

[...] dalla scarsa qualità che caratterizza una buona fetta dei romanzi fantasy (fenomeno spiegato in questo articolo di Gamberetta), purtroppo si estende all’intero [...]

#160 Comment By Dan On 23 agosto 2011 @ 10:45

Estremamente veridico… Sito da consigliare a tutti coloro che debbono in tempi record farsi passare una febbre che potrebbe essere rischiosamente contagiosa…
Se poi volete vedere coi vostri stessi occhi come la qualità viene accantonata, andatevi a leggere I Racconti di Versailles: non un fantasy, ma una che scrive e che sa di scrivere… Se su internet si trova narrativa, e in libreria niente, andiamo bene…
Il punto è che gli editori non ci capiscono un fischio di niente di narrativa; la soluzione proposta da Grillo per la politica, vale -non so se per assurdo- per questo e altri settori: togli a editori tutti il pallino del guadagno facile (diciamo pure della rapina: sarebbe bello paragonare queste operazioni ai film barzelletta dei 70) e avrai una casa editrice che magari pubblica due romanzi l’anno, che si lasciano leggere… In effetti, la cosa più preoccupante (preoccupante? Da pelle d’oca!!) è notare come l’ignoranza passi vivacemente per le arterie della piccola e grande editoria, senza distinzioni… Mettete dei fiori sui vostri cannoni, si cantava… Ma questi si fumano anche quelli.

#161 Comment By jackblack77 On 8 novembre 2011 @ 16:13

Ultime novità su Fantasy Magazine:
“E’ il sogno di tutti gli scrittori riuscire a farsi pubblicare da una grande casa editrice, un sogno che Alessia Fiorentino, autrice ventunenne palermitana, sta per realizzare. Dopo aver pubblicato con la Dario Flaccovio Editore nel Marzo 2010 il primo volume della trilogia fantasy Sitael — la seconda Vita e nel Marzo 2011 il secondo volume Sitael — L’Ombra del Principe, l’autrice ha firmato il contratto con la Rizzoli Editore per la ripubblicazione dei due romanzi e per la pubblicazione del terzo.
“Inutile dire che la notizia mi ha mandato al settimo cielo,” ha annunciato l’autrice sul suo blog (http://www.alessiafiorentino.it/), “perché si tratta di una grossa svolta positiva per la saga! Così, quest’estate è cominciato un lavoro piuttosto duro: il libro è stato ricorretto (…). Per due lunghe settimane ho quasi dimenticato cosa significasse dormire e mangiare decentemente, ma sono davvero davvero davvero davvero soddisfatta del risultato.”

Per due lunghe settimane? WTF! Ma l’ha RICORRETTO o solo LETTO?

“Trama di Sitael I
Un ragazzo, un grande potere, una missione, un coraggio indomabile. Poiché lui è nato per essere luce.
La vita di Etenn, un quattordicenne che ormai si è arreso al suo triste e noioso destino da scudiero, cambierà per sempre quando troverà il Sitael, scoprendo di possedere un potere che finora gli era stato nascosto. Ed ecco che la sua vita muterà in una ricerca del proprio passato, trasformandolo nel protagonista di una storia fantastica, fatta di buio e di luce. Etenn sarà catapultato in un viaggio che lo porterà a Oreah, attraverso un’eterna guerra tra il bene e il male. Una storia di amicizia, avventura e magia che lo aiuterà a crescere e a diventare un guerriero.”

modalità ironia attivata (precisazione per i bimbominkia fan della Fiorentino)
Mi sembra di aver già sentito qualcosa di simile…
modalità ironia disattivata (vedi sopra)

“Trama di Sitael II
Quando si accende una luce, nasce anche un’ombra. Ma se la luce si spegne, l’ombra scompare.
Da quando ha concluso il suo viaggio e sconfitto Qurasch, Etenn è cresciuto ma la sua vita non è cambiata. Adesso è in corso la battaglia tra il Sole, sovrano della Terra di Lycenell, e Stacra, il fratello gemello di Etenn creato da Qurasch. Stacra è nato per uccidere Etenn, così come Etenn era nato per uccidere Qurasch. Ma Etenn non ha scelta: per salvare Lycenell deve intraprendere un altro viaggio, in compagnia di amici nuovi e vecchi, verso il regno di Stacra dove potrà affrontare il suo destino.”

Io tutta questa sinossi merda non la capisco. Eppure dovrebbe spingere i potenziali lettori ad acquistare il libro…

“L’Autrice
Alessia Fiorentino è nata a Palermo il 27 Giugno del 1990. Ha scoperto la passione per la scrittura all’età di 14

WTF?

“e ha scritto il primo libro della saga Sitael l’estate prima di frequentare il liceo.”

Cioè un volume in tre mesi. Immagino l’accurata documentazione, le revisioni, ecc…”a me King me fa le pippe!”

“(…) adesso sta lavorando alla seconda trilogia del Sitael”

Forse ha seguito i consigli di Terry Brooks…

“, a un romanzo-prequel su un personaggio della storia”

giusto per non lasciare i lettori balordi a bocca asciutta dopo due sole trilogie…

“e a una storia fantasy totalmente diversa

Cioè sta scrivendo tre romanzi cagate contemporaneamente?

Conclusione: peccato, altri bilici di fuffa in arrivo…

#162 Comment By Angra On 9 novembre 2011 @ 07:28

@jackblack77:

Il mio consiglio è: d’ora in poi fai finta che Dario Flaccovio Editore, Rizzoli e FantasyMagazine non esistano. Vivrai più sereno, e un giorno non lontano potrebbe persino diventare vero ^__^

#163 Comment By Solvente On 5 dicembre 2011 @ 20:56

Per sapere come si crea un perfetto prodotto fantasy pubblicabile, vedere la puntata 6 della 23sima serie dei Simpson :-)

#164 Comment By Shadow On 17 luglio 2012 @ 10:12

Ciao,

i consigli sul “come pubblicare” sono molto interessanti e in parte veritieri, tuttavia non credo ci si possa affidare ad un metodo per raggiungere tale scopo, semplicemente perché non esiste. Anche il solo “leccare” le alte sfere del mondo editoriale lo trovo impossibile, quanti di voi ne conoscono una ad es.??? E seguire la “moda”? Impossibile anche questo, non so voi ma io scrivo di personaggi e situazioni che piacciono a me, ciò che sento e non ciò che pubblicano gli altri grandi e famosi. Il segreto non c’è, tutto è affidato alla casualità o chiamatela pure fortuna.

Buona scrittura a tutti.

#165 Pingback By Gli internet-concorsi letterari On 27 agosto 2013 @ 08:43

[...] ne sarebbero di cose da dire a riguardo… a tal proposito vi suggerisco le seguenti letture: http://fantasy.gamberi.org/2010/10/28/editoria-fantasy-in-italia/ http://fantasy.gamberi.org/2010/01/06/importanza-di-essere-simpatici/ [...]

#166 Comment By Evangeline On 14 novembre 2013 @ 19:34

Mi rendo conto che si tratta di un articolo vecchio, e spero che mi scuserai se la mia domanda non è troppo IC, ma non so dove altrimenti porla.

Per capirlo occorre inquadrare la figura dell’editor: laureato in lettere, ignorante come una vacca in fatto di narrativa, non conosce il fantasy – al massimo ha letto Il Signore degli Anelli e ha visto i film di Harry Potter.

Il tipico editor, come dicevo prima, non ne capisce una mazza di narrativa, non è in grado di riconoscere o apprezzare uno stile decente.

Domanda al rovescio: e se uno in Italia anziché diventare scrittore volesse diventare editor? A quanto ne so io non esiste un corso universitario specialistico, e se non esistono editor già formati e competenti allora stage e tirocini sarebbero inutili, perché un aspirante editor non avrebbe nessuno da cui imparare.
Quindi, se una persona volesse diventare un editor competente e qualificato (perché in Italia ormai senza il diploma non ti prendono neppure per fare il bidello), secondo te cosa dovrebbe fare?

#167 Comment By Ste On 15 novembre 2013 @ 09:08

Tra poco partirà un reality sulla scrittura (! sic), leggo che dei 5000 “manoscritti” arrivati la stragrande maggioranza è fantasy…
Perché sento un brivido di orrore corrermi lungo la schiena?

#168 Comment By Ste On 18 novembre 2013 @ 12:11

Un aggiunta al mio post precedente che ben si lega a quanto sopra scritto da Gamberetta. Riporto le caratteristiche (trovate in rete) di alcuni partecipanti al sottodetto reality E tra cui, sono convinto nonchè veggente, vi è il vincitore
1) 81 anni ex insegnante e bisnonno console generale in inghilterra
2) 58 anni disoccupato con prole numerosa
3) 61 anni disabile

#169 Pingback By VAPORTEPPA – Intervista (Parte Seconda) On 30 gennaio 2015 @ 14:01

[…] Se vuoi diventare un autore pubblicato “costi quel che costi” in ambito fantasy o fantascienza, ti consiglio di seguire questa guida nelle parti rivolte a chi ha questo specifico obiettivo: http://fantasy.gamberi.org/2010/10/28/editoria-fantasy-in-italia/ […]


URL dell'articolo: http://fantasy.gamberi.org/2010/10/28/editoria-fantasy-in-italia/

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