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Recensioni :: Romanzo :: Il Silenzio di Lenth

Pubblicato da Gamberetta il 16 gennaio 2010 @ 00:04 in Fantasy,Italiano,Libri,Recensioni | 202 Comments

Copertina de Il Silenzio di Lenth Titolo originale: Il Silenzio di Lenth
Autore: Luca Centi

Anno: 2009
Nazione: Italia
Lingua: Italiano
Editore: Piemme

Genere: Fantasy
Pagine: 430

Piccola premessa: questa recensione non sarà obiettiva. Di solito metto in evidenza tutti gli errori – dalle incongruenze nella trama ai cambi ingiustificati di punto di vista – ma non oggi. Oggi vi parlerò di un romanzo che mi è piaciuto. Un romanzo che, sbagliando, ritenevo adatto solo a un pubblico di adolescenti. Invece sono stata smentita. Meglio essere sorpresi in meglio, come in questo caso, che in peggio, come nel caso della Strazzulla – per la quale, forse, avevo troppe aspettative.
Iniziamo con il dire che lo stile di Luca Centi è fresco, scattante, scorre che è una meraviglia, come le opere di troisiana memoria…

… ehm, no. Lo stile di Luca Centi è farraginoso, impreciso, vago e porta alla noia in poche pagine.
Dato che era l’ultima recensione di un romanzo fantasy italiano (vedi qui), volevo sperimentare quale sensazione si provasse a leccare senza dignità. Non avendo esperienza, ho copiato. Ma niente, non provo niente. Non mi sono eccitata neanche un po’. Devo essere strana.

Non ho concluso la lettura de Il Silenzio di Lenth. Con enorme fatica, mi sono trascinata fino a pagina 150 o giù di lì. Poi ho lasciato perdere: non mi paga nessuno ed era una tortura. È in assoluto il romanzo peggio scritto che abbia mai letto. È una dura lotta con l’ultimo Premio Urania, l’atroce E-Doll, ma alla fine Luca Centi la spunta. Infatti, se non avessi dovuto scrivere la recensione, avrei abbandonato la lettura intorno a pagina 20 o anche prima.

Lo stile di Luca Centi è un gradino sotto quello del Ghirardi. Molto sotto la Strazzu e al confronto Licia Troisi pare un genio. Poi capisco che Lenth possa piacere di più di un Bryan di Boscoquieto. Ma solo perché il Boscoquieto è pieno di scene di pessimo gusto. Se togliamo il gusto, e rimaniamo nell’ambito tecnico, il Ghirardi se la cava meglio. E il Ghirardi scrive MALE.
Non c’è niente in Lenth, almeno nelle prime 150 pagine, che possa compensare lo stile pessimo. Elementi fantastici: nessuno degno di nota. Ambientazione: non pervenuta – letteralmente, non ci sono descrizioni, tanto che in certi punti non si capisce neppure se l’azione si svolge al chiuso o all’aperto. Personaggi: indefiniti. Trama: banale.
Pur con tutta la buona volontà, non ho trovato niente di buono. Non c’è una sola scena che sia una, che non andrebbe riscritta da zero. Siamo al di là del brutto. Per me questa non è narrativa. Non è neppure narrativa in lingua italiana: il romanzo sembra scritto in italiano, in verità è un’altra lingua, nella quale le parole hanno un significato diverso da quello consueto.
È per questo che Il Silenzio di Lenth mi ha convinta a non occuparmi più del fantastico scritto in Italia: non ho gli strumenti per analizzare un romanzo del genere. Sono sicura che Luca Centi e la sua editor, tale Francesca Lang, siano persone piene di talento e di capacità, ma qualunque sia l’ambito nel quale esercitano le loro qualità, posso affermare con certezza che non è quello della narrativa di genere fantastico scritta in lingua italiana.
Il Silenzio di Lenth mi ha comunicato la stessa sensazione di straniamento che mi capita quando in casa d’altri vedo un televisore acceso: non è tanto che i programmi siano “brutti” è che proprio non ne colgo il senso. Mi paiono alieni e incomprensibili. Qui lo stesso: dove sono gli elementi che sono abituata a trovare in un romanzo? Dove sono storia, personaggi, azione, avventura, fantastico, sense of wonder? Non c’è nulla di tutto ciò.

Un dettaglio della mappa di Lenth
Un dettaglio della triste mappa di Lenth

Non darò un voto. Sarebbero almeno 150 gamberi marci (appena uno per ogni pagina che ho letto – voglio essere generosa), ma confesso la mia incapacità di capire appieno questa nuova forma di intrattenimento vagamente simile alla narrativa. Dunque lascio perdere i gamberi.
E poi può anche darsi che da pagina 151 il romanzo diventi un capolavoro. Anzi, è molto probabile. Parliamo di un romanzo pubblicato da una Grande Casa Editrice, potrebbe essere meno che splendido? Impossibile!

D’altra parte, una recensione, per essere utile, deve rispondere alla domanda: vale la pena spendere soldi e tempo per leggere il romanzo in questione?
La risposta è no. Non vale la pena leggere Il Silenzio di Lenth, né tantomeno buttare via venti euro per acquistarlo.

* * *

È ora il momento di prendere il sacco nero che è Lenth, aprirlo e rovesciarne il contenuto sul pavimento. Sarà divertente perché dopo Natale la gente butta via una marea di spazzatura interessante!
Ma prima, una citazione dai ringraziamenti in coda al volume:

Grazie a Francesca Lang, il mio primo critico e lettore, l’editor migliore che mi potesse capitare. Senza di lei questa avventura non sarebbe mai iniziata.

Perciò se ho buttato via venti euro è per merito di Francesca Lang. Grazie, Francesca!
La parata di errori che seguirà può essere sfuggita all’autore. Capita se sei un autore alle prime armi e non sei proprio un’aquila. Ma non può essere sfuggita all’editor. Se è competente è impossibile. Alcune pagine di Lenth, verso l’inizio, le ho lette mezza ubriaca: ugualmente ho colto senza problemi ogni imperfezione. Dopo un po’ diviene una seconda natura; non è concepibile che una persona che fa l’editor di mestiere non si accorga di certi orrori. A meno che la signora Lang, invece di lavorare, non preferisca osservare rapita le ombre dei criceti sul soffitto dell’ufficio.

Un criceto
Un criceto. Non ho voglia di inserire immagini di dolci coniglietti in un articolo che parla di un romanzo tanto brutto

Italiano

Dicevo che Il Silenzio di Lenth sembra scritto in Italiano ma forse non è vero. Il dubbio mi viene da diversi passaggi privi di logica, a meno che le parole non abbiano cambiato significato nottetempo. Parlo di passaggi così:

(pag. 130) Non approviamo la tua impazienza, ma crediamo che queste terre siano pericolose. Non penserai mica di poter fare affidamento unicamente alla spada?

Forse non approviamo l’impazienza perché queste sono terre pericolose? Se approvassimo l’impazienza, il “ma” andrebbe bene. Ma non approviamo.

(pag. 93) [il bastone] Era lungo e affusolato, in cima una gemma dorata che emanava un bagliore potente nonostante l’assenza di luce dell’abisso in cui erano scesi.

Perché una gemma emana un bagliore potente nonostante l’assenza di luce? Anzi, casomai è il contrario: se sono in un ambiente buio, una luce mi sembra più intensa di quanto sia in realtà.

(pag. 104) Seguì un lungo momento di silenzio, che si interruppe unicamente quando il sole svanì oltre le montagne, con l’accensione dei fuochi lungo le strade del villaggio.

Premetto che dopo questa frase la scena cambia. Dunque, qual è il legame logico che lega l’interrompersi del silenzio con l’accendersi dei fuochi? O si interrompe il silenzio perché il sole svanisce? “Seguì un lungo momento di silenzio, che si interruppe solo quando qualcuno urlò”, una frase del genere ha senso. La frase di Centi no.

(pag. 91) [il nilha] Aveva le stesse proprietà del jual, un tessuto in grado di tenere stabile la temperatura corporea, ma era anche molto resistente.

E ancora manca un legame logico: perché è necessario il ma? Perché un tessuto in grado di tenere stabile la temperatura corporea non dovrebbe essere resistente?
D’altra parte l’autore si pone un sacco di problemi, per esempio è costretto a specificare che:

(pag. 23) Intorno a lei, il fetore della morte, cadaveri mutilati senza un barlume di vita.

Notoriamente i cadaveri sprizzano vita da tutti i pori.

(pag. 7) [Lair] Fissava con lo sguardo l’incisione raffigurante quattro croci con una stella sovrapposta.

Mi raccomando, specifichiamo che fissava l’incisione con lo sguardo, perché altrimenti una potrebbe pensare che la fissava con il martello. Ma forse l’autore e la cara editor non sanno cosa vuol dire fissare nel suo significato di guardare. Il sospetto mi viene perché:

(pag. 15) Seduta su una panchina del parco, Lineade fissava con distacco l’albero che aveva accanto [...]

Mi sembra un tantino difficile “fissare con distacco”. Se guardi con distacco non stai “fissando”. D’altronde:

(pag. 72) In quell’istante il brano si interruppe, strappandomi violentemente il piacere che provavo.

Naturalmente, strappare significa staccare, portar via con forza, con violenza. Dunque il violentemente è il solito avverbio pleonastico. La solita solfa dell’acqua bagnata e del prato erboso. Una roba che non deve comparire in un libro pubblicato. Non giova che la frase sia ridicola: “OMG! Il brano è venuto da me e mi ha strappato il vestito il piacere! Adesso lo denuncio!”
L’autore ha strane idee riguardo i sentimenti:

(pag. 106) Hertha abbandonò l’entusiasmo, lasciandosi cadere sul letto.

Hertha capisce che è meglio che abbandoni lui l’entusiasmo, di propria spontanea volontà, prima che un brano glielo strappi. Che modo di scrivere schifoso.

(pag. 119) La Sacra Pietra [...] Prende il nome dagli alchimisti che ne ottennero il possesso finale, ma la loro avarizia venne punita con la morte e lo sterminio [...]

Perché la morte non era sufficiente. Forse se muori diventi solo cadavere. Perché tu sia un cadavere senza un barlume di vita, devono sterminarti

E così via. È un campionario di frasi traballanti e parole usate a sproposito; quelli qui sopra sono solo alcuni esempi.

Descrizioni

Non che scrivere in una lingua solo simile all’italiano sia il peggior difetto dell’autore. Direi che il meglio l’autore lo dà con le descrizioni. Non ne mette. E quando lo fa sono un misto di cliché e vaghezza. Roba che non mi era mai capitata. Roba al di sotto dei raccontini che le ragazzine cerebrolese mettono nei forum dedicati ai Tokio Hotel. Roba di questo genere:

(pag. 114) Keira continuava a guardare gli abitanti del posto con aria curiosa, manifestando a voce alta il suo stupore ogni qualvolta notava oggetti fuori dal comune.

Non un particolare concreto che sia uno. Cosa diavolo vede Keira? Cosa dice? Che fanno, chi sono ‘sti abitanti? Niente. Nebbia. Parole a caso. E intanto Francesca Lang fissa i criceti che si inseguono da un angolo all’altro del soffitto…

Un secondo criceto
Un secondo criceto. Sì, lo so, potevo affidarmi ai furetti. Ma poverini, hanno già sofferto abbastanza

Non è difficile scrivere, non oso dire bene, ma in maniera decente. Non davanti a una situazione così facile:

Keira tirò per la manica Hertha. – Ehi! Hai visto quel tipo?
– Quale?
– Quello laggiù con quel cappello strano. – Keira indicò un signore che portava un cappello a cilindro. Un coniglio rosa con le ali era appollaiato sul copricapo. Tentacoli nascevano dalla pancia del coniglio e si avvinghiavano alla stoffa del cappello.
– Desidera, signorina? – disse il coniglio.

Non c’è niente di più semplice in un fantasy di un personaggio che osserva oggetti fuori dal comune. Niente di più semplice se si possiede un minimo di fantasia e una minima infarinatura di tecnica narrativa. Un editor che ha altri interessi oltre i criceti aiuta.

Un terzo criceto
Un terzo criceto

Quando l’autore tenta di descrivere, scade nei cliché più biechi:

(pag. 64) Fu allora che lo vidi: i lineamenti delicati del volto, i lunghi capelli biondi raccolti da un fiocco di seta azzurro, gli occhi smeraldo che sembravano voler indagare nei più profondi abissi del mio animo.

(pag. 107) Il fumo sospeso in aria si modellò lentamente, assumendo i tratti di un volto animale. Se ne distinguevano unicamente i grandi e profondi occhi neri, occhi indagatori di rara sapienza, capaci di fare breccia anche nella mente del più abile incantatore.

Gli occhi che sembrano indagare i profondi abissi, indagatori di rara sapienza… per carità!
Un concentrato di obbrobri:

(pag. 19) Davanti a lei [Kate] apparve un ragazzo di circa vent’anni, alto, con i capelli rossi e una vistosa cicatrice sulla guancia destra.
Il suo sguardo era spento, gli occhi vitrei. Stava correndo armato di una spada in direzione di un essere orribile, alato, l’incarnazione di tutto ciò che di orrendo poteva esserci al mondo.
Eppure Kate non riusciva a carpirne le fattezze. Vedeva soltanto una sagoma indistinta che con il passare dei secondi si faceva sempre più grande. Stava tentando di attaccare il giovane, ma questi era troppo agile. Fendeva e parava gli assalti con agilità impensabile, colpiva e trafiggeva l’essere con naturalezza. E in breve della creatura non restò che una carcassa vuota.

Allora: c’è un ragazzo armato di spada che corre verso un mostro, ma il personaggio punto di vista se ne accorge solo dopo aver osservato che il ragazzo ha quasi vent’anni, è alto, ha i capelli rossi, una cicatrice, lo sguardo spento e gli occhi vitrei.
L’essere è indefinito. Tranne che è orribile, anzi orribilissimo! “l’incarnazione di tutto ciò che di orrendo poteva esserci al mondo.” Tipo? Il fantasy italiano è orrendo, il mostro ha dunque il muso di G.L.? O di Licia?
L’azione è goffa, raccontata. Manca di precisione. Lo si vede anche dall’uso smodato dell’imperfetto: “Stava tentando di attaccare” bleah! “Fendeva e parava”, “colpiva e trafiggeva”… FA SCHIFO!
La narrativa deve essere decisa, risoluta, deve avere impatto sul lettore, specie se si sta descrivendo il combattimento con un mostro che incarna tutto l’orribile del mondo:

La spada tranciò la zampa protesa del mostro. Spruzzi di sangue nero bagnarono la faccia del giovane. La bestia urlò, la coda si abbatté sul pavimento e frantumò il marmo. Il giovane affondò la spada nella pancia della bestia. Strinse l’elsa con entrambe le mani, diede uno strappo verso l’alto. Intestini fumanti scivolarono fuori dalla ferita, si contorsero a terra, si attorcigliarono alle gambe del giovane. Zanne spuntarono dai bordi lacerati. I tentacoli di carne trascinarono il giovane verso le fauci spalancate.

E così via, possibilmente meglio. Si può essere meno violenti o più violenti, ci possono essere questi particolari o altri particolari, ma ci devono sempre essere particolari concreti, precisi e specifici. Non gli affondi o le parate, ma quel preciso affondo e quella precisa parata.

(pag. 113) La comitiva seguì la stradina che collegava la montagna alla pianura e procedette poi spedita in direzione della città, dando un rapido sguardo al ruscello che costeggiava il sentiero.

Qui l’autore può scegliere quale errore preferisce. Se intendeva descrivere il viaggio, è una descrizione terribile: stradina, montagna, pianura, città, ruscello, sentiero. Un bambino di cinque anni saprebbe fare meglio. Se invece questo voleva essere un semplice cambio di scena raccontato, c’è un errore di punto di vista.
Infatti all’inizio la telecamera è molto alta, come se seguissimo la scena da un aereo, poi, nella stessa frase, all’improvviso ci troviamo a osservare un ruscello vicino ai personaggi. Questo subitaneo cambio di prospettiva è fastidioso. O si racconta: “Scesero la montagna, attraversarono la pianura, giunsero in città.”, oppure si mostra – e ci sarebbe molto da descrivere, non basta certo l’accenno a un ruscello. Mischiare le due prospettive è irritante per il lettore.
Lo stesso errore è rilevabile qui:

(pag. 67) Una donna come tante, con dei figli, scelta per adempiere a un antico volere, troppo potente per essere ignorato. Si spinse fino ai confini della decenza per salvare la sua famiglia da morte certa, ma dovette infine cedere a una bestia dal verde manto, estremamente violenta e combattiva.

A parte che la frase vuol dire poco o niente – esattamente cosa vuole intendere l’autore quando scrive che “Una donna [...] Si spinse fino ai confini della decenza per salvare la sua famiglia da morte certa”? Ho timore a chiederlo – abbiamo di nuovo un inizio raccontato, con telecamera “lontana”, mischiato di punto in bianco con un particolare vicinissimo, la bestia “dal verde manto”. È fastidioso! Se vuoi parlare della bestia verde, organizza una scena con la bestia verde.
Forse per compensare la cronica mancanza di descrizioni, ogni tanto l’autore lascia libero sfogo all’inforigurgito più becero:

(pag. 118) – La celebre spada benedetta tre volte che rese Glinuc il valoroso guerriero che tutti conoscete non è mai stata rivista, inghiottita dalle tenebre che essa stessa ha sterminato. In molti hanno cercato di ritrovarla, eppure ogni singolo tentativo è stato vano – concluse con tono grave, bevendo un bicchiere di litino tutto d’un sorso, malgrado il suo elevato tasso di lizio, seme del fiore Lito, utilizzato come ingrediente principale dagli stregoni per veleni e pozioni tossiche.

La frase dovrebbe finire con “concluse”. Già “con tono grave” non è un granché perché il tono dovrebbe desumersi dalla battuta. “bevendo un bicchiere di litino tutto d’un sorso” è un errore, perché o parli o bevi tutto d’un sorso. “malgrado il suo elevato tasso di lizio, seme del fiore Lito, utilizzato come ingrediente principale dagli stregoni per veleni e pozioni tossiche.” è una porcheria, con il Narratore che interviene per vomitare informazioni che non hanno importanza per la scena, non fregano niente ai personaggi coinvolti e in sé non suscitano il minimo interesse. Come al solito: se stai scrivendo fantasy e vuoi proprio infilare pattume del genere nel romanzo, devi essere originale. I campi di fiori di Lito sono usati come calcolatori vegetali dai coniglietti volanti rosa che abitano nella stratosfera. È un errore lo stesso, ma almeno non è la solita banalità degli stregoni con le pozioni velenose.
Inforigurgito del tipo più becero anche poco prima:

(pag. 113) La città portuale di Karon era stata costruita nella vallata antistante lo Stretto di Golthaer, sulla sponda orientale del continente di Heldar. Numerose erano le imbarcazioni che attraccavano ogni giorno, per commerciare in spezie, cibarie, armi e schiavi. Ma, a eccezione dei residenti, erano pochi i forestieri che si arrischiavano a soggiornarvi troppo a lungo; temevano di essere coinvolti nell’eterna faida tra Nelpha, il regno a Nord di Heldar e Oltha, il regno a sud del continente. Da secoli si davano battaglia, ma lo scontro non aveva portato che perdite, nessun vincitore né vinto.
L’origine delle ostilità era sempre stata un mistero, ma c’era chi giurava fosse da ricondurre a una fanciulla, la principessa di Oltha, che rifiutò di sposare il principe di Nelpha. L’offesa fu talmente grave che da allora l’intero continente era divenuto un campo di battaglia, terra fertile per ladri e assassini che potevano passare inosservati e vivere impuniti la loro vita, non più costretti alla fuga dagli eserciti.
Karon era proprio nel mezzo del conflitto e non di rado veniva saccheggiata dai guerrieri in cerca di scorte e uomini da arruolare. Gli schiavi erano il miglior commercio possibile in quella terra desolata. Eppure, negli ultimi tempi, nessuno dei due regni aveva attaccato; troppo impegnati a riprendere le forze oppure alla ricerca di trattative di pace? Gli abitanti dei villaggi limitrofi non potevano che tirare un sospiro di sollievo, nella remota speranza che il conflitto fosse giunto al termine.

Paragrafi ributtanti dalla prima all’ultima parola.
Un paio di punti di maggiore oscenità: la storia della principessa che rifiuta il matrimonio. Davvero bisognava citarla? Non si faceva più bella figura a tacere un cliché grande come la Luna?
Secondo punto: la domanda. “Eppure, negli ultimi tempi, nessuno dei due regni aveva attaccato; troppo impegnati a riprendere le forze oppure alla ricerca di trattative di pace?” Io ho pagato venti euro e il Narratore viene a chiedere a me dettagli sul mondo da lui creato? Per la serie: prendiamo pure per il culo? Che è una domanda retorica, perché la risposta è scontata: .
Francesca, Francesca, guarda là, sì là nell’angolo, un altro criceto! Che carino!

Un altro criceto
Un altro criceto

L’autore ci prova particolare gusto con le domande (retoriche): non solo il Narratore, ma tutti i personaggi continuano a interrogarsi sui propri sentimenti, sulla trama, sulle questioni più inutili.

[Lair]
La sua solitudine sarebbe infine terminata? Avrebbe condiviso con altri il suo terribile fardello?
Per lei ormai non c’era speranza, ma poteva dire la stessa cosa di chi vagava ancora nell’inconsapevolezza?
Cosa significava?

[Kate]
Cercava invano di muoversi, di fare un passo avanti, ma cosa poteva lei, contro una simile furia distruttiva?
Cosa significava? Perché continuava a sognare il fratello morto?

[Sam]
Sto forse impazzendo?
Come era possibile che la visione prendesse consistenza?
Come era arrivata in quel luogo?

[Lineade]
Quanto tempo era trascorso da quando qualcuno si era preoccupato per lei? Quand’era stata l’ultima volta che si era sentita protetta, che aveva percepito il calore della famiglia?
Dopotutto lei non aveva mai avuto bisogno di una famiglia, perché quindi cambiare proprio ora? Il suo ultimo compleanno non era che uno dei tanti, ma allora perché ogni notte faceva quello strano sogno?

[Gabriel]
Il sole forse non sorge, splende e muore a ogni alba e tramonto? E non risorge, splende e tramonta con lo stesso vigore anche il giorno seguente?
Perché dunque affannarsi a vivere intensamente ogni singolo istante? Perché chiamare una tale banalità vita?

[Kate 2]
Come poteva del resto essere reale ciò che le veniva mostrato?
Quando erano apparsi?
Era sempre la stessa tremenda visione, che senso aveva tentare di fare qualcosa? Come poteva opporsi a ciò che era prestabilito?
Come poteva trovare normale un simile delitto? Perché non gridava, perché non provava terrore?
Come mai continuo a cadere?

E mi fermo perché sono stufa di trascrivere. Siamo appena a pagina venti (20). In realtà qui l’autore fa quasi tenerezza – farebbe quasi tenerezza se io non fossi una carogna con il cuore marcio e la puzza sotto al naso. Perché non sono i personaggi che hanno tutti questi dubbi, questi sono i dubbi di un autore che procede nella storia a tentoni. Direi tipica scrittura da dilettante, se non fosse che così offenderei i tanti dilettanti che scrivono cento volte meglio di Luca Centi.

Dialoghi

I dialoghi sono piatti, senza brio. Quando va bene funzionali. I personaggi hanno tutti la stessa voce. In più l’autore ha la mania del gerundio: i personaggi stanno sempre facendo qualcos’altro oltre a parlare. Anche quando l’azione è in contrasto con l’atto del parlare. Per esempio:

(pag. 131) – Sciocchezze! – gridò lei esordendo con una gran risata.

Perché l’autore non prova? Si mette davanti a uno specchio e grida – ricordo che “gridare” è quando vuoi richiamare l’attenzione degli altri, la voce è molto alta – “sciocchezze”, ma nel frattempo “esordisce con una gran risata”. Se provasse, eviterebbe di scrivere scemenze.

(pag. 80) Gabriel non seppe come rispondere. Si limitò a ribadire il concetto.
– Se farai loro del male farò di tutto per fermarti.
Vachon parve rassegnarsi. – Hai ancora del tempo, [...]

(pag. 91) I due uomini trasalirono spaventati, ma il più anziano tentò immediatamente di riprendere il controllo. – Vogliate perdonarlo, è giovane e inesperto, non conosce l’importanza del vostro culto.

Questi invece erano due esempi di un altro errore classico: prima raccontare quello che il personaggio vorrebbe esprimere con la battuta, poi mostrarlo con la battuta stessa.
Dicevo nell’articolo dedicato ai dialoghi che non è carino abusare dei puntini di sospensione…

(pag. 102) Sono stato attaccato da alcuni stregoni… ma alla fine sono riuscito ad avere la meglio… fuggendo negli anfratti… – rispose il messaggero con un filo di voce. – …prima che mi attaccassero… ero arrivato a un piccolo paese di confine… a nord di Karon… lì ho saputo che anche Tarass è sulle tracce della Pietra…

. . .

WTF

Non mancano le contraddizioni. I momenti WTF? Alcuni sono così clamorosi che l’editor non può non averli colti… là, è fuggito nell’ufficio a fianco, era proprio un bel criceto!

Un nuovo armato
Un nuovo criceto

(pag. 87) [Hertha] Si passò una mano tra i rossi capelli scarmigliati e si portò alle labbra la bisaccia colma d’acqua. Bastarono pochi sorsi a placare la sua sete. Non si accorse della presenza di Kaas, alle sue spalle.
– Ti sono grato per la sosta, ma non necessito ancora di così tante premure – gli disse fissandolo negli occhi verdi.

Non so chi fissa chi negli occhi – se è Kaas a guardare Hertha o viceversa – ma in ogni caso è impossibile dato che uno è alle spalle dell’altro.

(pag. 66) Era ormai chiaro che non potevo continuare a tormentare così il mio animo, che dovevo provare sentimenti puri e genuini per non appassire come il mio consorte.
[...]
Ingannai il mio sposo e mi recai nella villa di campagna Silvertail, accettando di buon grado l’invito di Genahim.

Ingannare il marito fa parte dei sentimenti puri e genuini?

(pag 69) Passavo il tempo annotando scrupolosamente in un diario ogni mio sogno. Era stato Genah a donarmelo, dicendomi che ogni ricordo ridestato aveva grande importanza. Ma cosa avrei mai potuto mettere per iscritto?

Fammi capire un attimo ciccina: tu passi il tempo ad annotare scrupolosamente i tuoi sogni, e poi non sai cosa potresti mettere per iscritto? Quando leggo ‘ste cose sento gli ingranaggi nella testa che stridono.

(pag. 125) Il suo sguardo incrociò casualmente un libro dalla copertina scura. Lo conosceva bene. Nel villaggio di Lethae Argenteo ve ne era solamente una copia, custodita con cura dal Sommo Sacerdote in persona. Questo perché in esso era racchiusa parte dell’immensa sapienza del Dio, dettami e incanti che nelle mani sbagliate avrebbero potuto portare alla perdizione eterna se non alla morte dell’intera razza umana.

Momento troisiano. Il punto di vista qui è di Hertha. Indovinate dove trova questo volume che potrebbe portare all’estinzione della specie umana? Su uno scaffale di una biblioteca pubblica, come niente fosse. Vai al mercato e trovi una bomba atomica. Niente di strano. È fantasy!!! Francesca, non potevi lasciare perdere i criceti per dieci minuti? Cinque? No, eh?

Un criceto armato
C’è più fantasia in questa singola immagine che non nelle 400 pagine di Lenth

La somma delle parti

Passiamo a un paio di scene complete, per vedere come tutti gli errori si combinino tra loro. È spettacolo di rara bruttezza.
Prima scena, Hertha addestra alcune reclute:

(pag. 100-101) [Hertha] Fece cenno di avvicinarsi a un ragazzo della prima fila, il più giovane del gruppo. Questi obbedì all’ordine, avanzando lentamente, tenendo lo sguardo basso.
– Come ti chiami? – domandò Hertha, il volto inespressivo.
– Wa… Walach de… del clan Julock – rispose la recluta con un filo di voce.
– Osservatelo tutti! – gridò Hertha, rivolgendosi ai suoi compagni. – Un guerriero senza speranza. Walach del clan Julock, non riusciresti a sollevare neanche un pugnale, figurarsi una spada.
A quelle parole il giovane iniziò a fremere. Divenne rosso dalla rabbia, strinse i pugni imponendosi di tenere la bocca chiusa e di non rispondere a un suo superiore.
– Perché sei qui? – lo incalzò Hertha con aria di sfida. – Come puoi considerarti un guerriero? O forse credi ancora di essere destinato a cose superiori, alla magia magari. Rassegnati fanciullo, non c’è speranza per quelli come noi.
Walach non riuscì a trattenersi oltre.
Estrasse la spada che teneva lungo il fianco e menò un fendente con tutte le sue forze. Si pentì immediatamente di quel gesto avventato, ma quando posò lo sguardo su Hertha, si accorse che stava sorridendo.
Il guerriero parò il colpo senza difficoltà, disarmando la recluta.
– È questo ciò di cui avete bisogno. Rabbia. Ogni volta che pensate di non farcela, ogni volta che sentite di non essere nel posto giusto, immaginate quello che potreste fare, le vite che potrebbero essere salvate grazie alla vostra abilità – spiegò posando una mano sulla spalla di Walach.
Al termine della lezione, Hertha attese di rimanere da solo prima di lasciarsi cadere a terra.
«Come posso insegnare cose in cui io stesso non credo?» si chiese fissando i dipinti appesi alle pareti della stanza; come in tutti i quadri di Valho Retrich, erano raffigurate scene di guerra e combattimenti sanguinari, maghi e cavalieri pronti a sacrificare la vita per le loro convinzioni. Come avrebbe fatto Hertha a sacrificarsi per ideali che non accettava come propri?

Balza subito agli occhi la raffinata psicologia con cui l’autore costruisce i personaggi: Walach riesce appena a balbettare con un filo di voce davanti a un superiore, lo sguardo basso; poche righe dopo tenta di ammazzare il detto superiore. Scena già candidata al Premio Verosimiglianza 2010.
D’altra parte Hertha ha provocato la giovane recluta con parole terribili, terribili: “non riusciresti a sollevare neanche un pugnale” e “forse credi ancora di essere destinato a cose superiori”. Queste sono parole che pesano come macigni. Solo il sangue può lavare offese del genere. Circa. Sigh.
La sequenza: “Estrasse la spada che teneva lungo il fianco e menò un fendente con tutte le sue forze. Si pentì immediatamente di quel gesto avventato, ma quando posò lo sguardo su Hertha, si accorse che stava sorridendo. Il guerriero parò il colpo senza difficoltà, disarmando la recluta.” è mirabile. Prima Walach cala il fendente; poi si pente; quindi guarda Hertha che sorride; infine Hertha para il colpo. Non è che invece era: “Il guerriero aveva parato il colpo senza difficoltà”? Francesca ci sei? No. È andata a inseguire le ombre dei criceti in giardino.

Criceti impagliati
Oh, no! Povera Francesca: alla fine i criceti che inseguivi erano impagliati…

Il punto di vista è quello di Hertha, ma in mezzo alla scena passa per poche battute a Walach: l’autore deve proprio spiegarci che la recluta si vuole trattenere dal rispondere male a un superiore.
La mancanza di descrizioni rende il finale della scena balordo: i soldati si addestrano in una stanza? Ma quanti sono? Perché nella stanza dove si addestrano reclute così violente ci sono quadri alle pareti? Perché chi li rovina vince una promozione? I quadri – ovviamente – non sono descritti. Sono generiche scene di guerra, e ci sono indefiniti maghi e cavalieri pronti a sacrificare la vita.
La domanda dell’ultima riga è la ciliegina sulla torta. Devo rispondere io, o lo farà l’autore? Io i venti euro li ho pagati.
I dettagli non li indago, ma fuffa tipo “obbedì all’ordine”, “A quelle parole”, “con aria di sfida” ecc. ecc. sono tutti piccoli errori.

Seconda scena, una “battaglia”. O quasi. È lo scontro tra un party di “buoni” e alcuni briganti non meglio identificati.
Il party è formato da Gluxis – guerriero –, Keira – maga –, Goyah – mago –, e infine Hertha – guerriero. Hertha è rimasto indietro, ha qualche ora di ritardo rispetto agli altri.

(pag. 132-134) I tre membri del Lethae Argenteo si addentrarono nello Stretto di Golthaer, seguendo il sentiero principale. Ben presto la luce del sole smise di assisterli, non riuscendo a filtrare nell’intricata rete di cunicoli e gallerie.
Gluxis era in testa al gruppo. Riusciva a destreggiarsi in quel dedalo oscuro grazie alle indicazioni di Zujaz. Sebbene camminassero spediti, Keira iniziò a pensare che non avrebbero trovato facilmente ciò che andavano cercando.
Fece per manifestare le sue perplessità quando Gluxis l’anticipò, facendole cenno di rimanere in silenzio. Indicò poi un bagliore scarlatto in lontananza: un fuoco. Si avvicinarono silenziosi, fino a udire il crepitio delle fiamme. Un gruppo di briganti aveva allestito un accampamento di fortuna in una piccola rientranza della parete di roccia.
Gluxis si sporse lentamente. Una rapida occhiata gli mostrò una decina di individui seduti attorno a un falò, stretti nei mantelli scuri. Le voci giungevano ovattate a causa delle garze nere che coprivano i volti. Accanto a loro vi erano infine i forzieri di cui aveva parlato il bottegaio [Zujaz]; alcuni erano sigillati, mentre altri traboccavano d’oro e pietre preziose.
Forse la Pietra Alchemica era davvero in loro possesso, pensò Keira, che fino a quell’istante aveva nutrito dubbi sull’onestà di Zujaz.
Goyah smise di recitare le sue preghiere. Affiancò la maga e le sussurrò di fare affidamento sui suoi poteri. Gluxis sguainò lentamente la spada, domando l’impazienza.
Restarono quindi in attesa.
Keira chiuse gli occhi e si concentrò. Mormorò una supplica a Brezae, la manifestazione di Lethae legata al vento, accompagnandola con gesti rapidi delle mani. Dai palmi emerse una fioca luce argentea. Vibrava intensamente, accrescendo le sue dimensioni di secondo in secondo.
Saettò poi rapida in direzione dell’accampamento, avvolgendolo in un bagliore accecante.
Fu allora che Gluxis si lanciò all’attacco.
Approfittò della momentanea cecità dei briganti per raggiungere i forzieri alle loro spalle. In cuor suo sperava di non dover ricorrere alla violenza, quanto di più lontano ci fosse dal suo credo. Udiva le grida degli uomini alle sue spalle, i loro lamenti, ma non se ne curò.
Frugò nei forzieri aperti, le sue mani si strinsero però unicamente su monete e gioielli. Nessuno degli oggetti che vi erano contenuti emanava il potere del Dio.
Keira continuava a tenere gli occhi socchiusi e le mani aperte vicino al petto. Non aveva ancora terminato l’evocazione di Brezae e il bagliore che aveva generato non era che l’inizio del sortilegio. Muoveva le labbra in silenzio, facendo delle brevi pause, mentre Goyah, alle sue spalle, si accertava che nessuno tentasse di fermarla.
Uno dei briganti strisciò non visto fino alla maga. Sguainò un pugnale e fece per colpirla, ma si ritrovò schiacciato a terra da un muro d’aria.
Lo stesso accadde ai suoi compagni.
Keira aveva allargato le braccia e contemplava soddisfatta le raffiche di vento che dardeggiavano al di sopra dell’accampamento. Le sacche dei briganti volteggiarono in aria riversando ovunque il loro contenuto; le fiamme del falò si spensero dopo una breve lotta.
Goyah si lasciò sfuggire un sorriso. Fin dall’inizio della spedizione si era accorto del potenziale di Keira, della fermezza con cui comandava le manifestazioni di Lethae. Lui stesso non sarebbe riuscito a fare di meglio.
Con un colpo di spada Gluxis aprì anche l’ultimo forziere. Ne esaminò il contenuto ancora pieno di speranza, prima di abbandonarsi all’evidenza: la Pietra Alchemica non si trovava lì.
Calciò con foga lo scrigno, gridò di rabbia, e non si accorse dei due briganti sfuggiti all’assalto di Keira. Apparvero dall’anfratto in cui si erano nascosti, le spade sguainate e prone all’attacco.
Ma non riuscirono mai a levarle.
Una lama li trapassò da parte a parte, morirono ancor prima di cadere a terra.
Solamente allora Gluxis si voltò, posando lo sguardo sul volto adirato di Hertha. Schizzi di sangue gli rigavano una guancia.
Alla sua vista Keira abbassò le braccia, mettendo fine al sortilegio. I briganti schiacciati a terra dal muro d’aria, avevano perso conoscenza.
– Vi avevo ordinato di aspettare! – tuonò Hertha, ripulendo la spada sulla veste dei due cadaveri.
– A cosa sarebbe servito? – osò dire Gluxis, calciando il cumolo di legna del falò. – Qui non c’è niente. Assolutamente niente!

In ordine sparso: un accampamento di una decina di uomini con sacche e forzieri in una piccola rientranza; i briganti sono accampati in pieno giorno senza ragione; l’incantesimo del vento schiaccia tutti i nemici a terra con forza tale da farli svenire e far volare i loro averi, ma non disturba i membri del party e neppure il contenuto dei forzieri; uguale l’incantesimo del bagliore, acceca i briganti ma non i nostri eroi, oppure, se il bagliore si esaurisce, dopo che il vento ha spento il fuoco dovrebbero essere calate le tenebre, ma non se ne accorge nessuno; Goyah dovrebbe sorvegliare che nessuno si avvicini a Keira ma un bandito lo frega senza un perché una riga dopo; Hertha compare letteralmente dal nulla; Gluxis odia la violenza ma trattiene a stento l’impazienza di partire all’attacco spada in pugno, urla di rabbia e tira calci ai forzieri.
E questi sono solo alcuni dei problemi logici. Lo stile non lo analizzo neppure: l’intera scena è da riscrivere. Bisogna aggiungere un certo numero di descrizioni per far capire al lettore che diavolo succede e bisogna adottare un punto di vista consistente. Come minimo. Ci fosse almeno un briciolo di fantasia, una scintilla di sense of wonder, un qualcosa per cui valga la pena di leggere. Cliché, stupidate, scivoloni stilistici, incongruenze, altre stupidate, nuovi cliché. Fantastico!

Conclusioni

Come accennavo all’inizio, niente gamberi. È un romanzo che non è possibile giudicare secondo i normali parametri di questo sito. L’unico dato importante è questo: NON COMPRATELO.
Mi rimane solo una domanda per l’autore. In un’intervista ha dichiarato: “La scrittura è una forma d’arte. Come la pittura, il disegno o la musica. Una base deve esserci sempre, bisogna avere umiltà e mettersi in discussione. Fino ad un certo punto però! Chi disegna, canta o scrive, può seguire inizialmente dei corsi, ma il resto deve farlo da sé.” mi piacerebbe sapere quali corsi “iniziali” di scrittura ha seguito. Sarebbe utile conoscere il nome dei corsi di scrittura da evitare come la peste.

Spazzatura
Niente più fantasy italiano


Approfondimenti:

bandiera IT Il Silenzio di Lenth su iBS.it
bandiera IT Il Silenzio di Lenth su Wikipedia
bandiera IT Il Silenzio di Lenth presso il sito dell’editore

bandiera IT Il blog dell’autore
bandiera IT L’intervista con le dichiarazioni sui corsi di scrittura
bandiera IT Video intervista all’autore (Evangelion sarebbe steampunk. Cosa diamine c’entra Evangelion con lo steampunk?)

bandiera EN Uso creativo dei criceti

 


202 Comments (Mostra | Nascondi)

202 Comments To "Recensioni :: Romanzo :: Il Silenzio di Lenth"

#1 Comment By GSeck On 16 gennaio 2010 @ 01:05

Stupendo.
Gamberetta, non abbandonarci, riprendi a recensire queste perle baluginanti nel buio della luce notturna! Anche se ti costerà soffererenza, chissenefrega, è solo la tua: a noi lettori leggere queste storielle diverte tanto.

Comunque ti sconsiglio di cedere all’alcool. Sarebbe solo rimandare i problemi, come diceva Ciro Eugenio Milani.

Ma quella mappa è vera? È di una tristezza assurda. Di solito almeno quella la fanno bene.

#2 Comment By Angra On 16 gennaio 2010 @ 01:42

Lol, sto ancora ridendo ^_^

Quei ma che non c’entrano un tubo mi ricordano un’altra grande autrice fantasy italiana. Visto cosa sta pubblicando Curcio nel genere fantasy, deduco che la redazione deve essere ormai caduta nelle mani dei reptiliani.

Anche se condivido il cambio di rotta, queste recensioni mi mancheranno.

#3 Comment By lilyj On 16 gennaio 2010 @ 02:34

Io invece tiro un sospiro di sollievo per te, Gamberetta. Dopo quest’ultima… cosa, sono ben lieta che non avrai più a che fare (spero) con ‘ste schifezze. E ho la coscienza a posto: non avevo votato lenth, ma un altro libro (non ricordo il titolo) che mi era parso il meno peggio.

#4 Comment By Miroku On 16 gennaio 2010 @ 03:54

L’avevo detto io che gli orchi di Kunnat era meglio ^_^

Volevo rilevare due cose – a prescindere dai vari errori già detti – giusto per capire se riesco almeno blandamente ad analizzare un testo:

1) quando parla dei quadri raffiguranti “scene di guerra e combattimenti sanguinari, maghi e cavalieri pronti a sacrificare la vita per le loro convinzioni” mi sono chiesto fino a che punto un quadro possa rappresentare/mostrare maghi e guerrieri pronti a perdere le vita per proprie convinzioni. Mi è venuto in mente “La libertà che guida il popolo” di Delacroix ; si potrebbe dire che quel quadro rappresenti soggetti pronti a morire per le convinzioni? Mi sono risposto “si”. E allora perché leggendo quel passaggio ho avuto un attimo di perplessità? (questo lo chiedo a te/voi) probabilmente è stato un falso allarme influenzato dal fatto che i quadri sono descritti in modo generico e non sono riuscito ad immedesimarmi.

2) Nella scena dei banditi, ammettendo che da una rapida occhiata sia possibile vedere una decina di individui , stretti nei mantelli circondati da forzieri alcuni aperti e alcuni chiusi (in fin dei conti una rapida occhiata permette di farsi un quadro generale) non ho capito perché se la “rapida occhiata” l’ha data Gluxis , è poi Keira e pensare che “forse la pietra era veramente in loro possesso”. Mi sembra dal breve passaggio che Keira si convinca della buona fede del tale Zujaz vedendo i forzieri…ma in realtà lei non li ha visti. O sbaglio?

Ho avuto difficoltà a capire i problemi del passaggio sulla donna e la “bestia verde”. (in realtà così estrapolato non ho proprio capito il passaggio. Immagino che andando avanti aggiungesse altre informazioni). Come si poteva risolvere questo problema dello stacco istantaneo tra telecamera lontana e vicina ? In effetti non riesco a capire dove esattamente cambi la telecamera.

Detto questo….il coniglietto rosa con le ali e i tentacoli che si avvinghiano al cappello nun se po’ proprio sentì :D rischio di sognarmelo!

#5 Comment By lilyj On 16 gennaio 2010 @ 08:43

Parlando della patetica e assolutamente inutile cartina, invito tutti a ridere dei fiumi che iniziano da un lato dell’isola e finiscono dall’altro… come il canale di Panama. =_=

#6 Comment By Angra On 16 gennaio 2010 @ 09:20

Mi era sfuggito un punto: la frase sotto è anche quella di Luca Centi!

Di solito metto in evidenza tutti gli errori – dalle incongruenze nella trama ai cambi ingiustificati di punto di vista – ma non oggi.

Sublime.

#7 Comment By Zweilawyer On 16 gennaio 2010 @ 10:54

L’avevo già recensito in modo stringato su aNobii.
http://www.anobii.com/books/Il_silenzio_di_Lenth/9788838474309/0117d945cb67ed2144/

Noia noia noia. Stile puerile e zero suspance. E l’ho letto dalla prima all’ultima pagina.

D’altro canto, inserendolo nel sottogenere Fanta-trash potrebbe trovare un suo spazio accanto ad Ancess e Garmir l’Ecliossiomante.

Zweilawyer

#8 Comment By Seppia On 16 gennaio 2010 @ 10:56

Qualche ulteriore sberleffo:

> Non penserai mica di poter fare affidamento unicamente alla spada?

Si fa affidamento *su* qualcosa, non a qualcosa.

> Seguì un lungo momento di silenzio, che si interruppe unicamente quando il sole svanì

…perché la notte, cadendo, fece rumore?

> Ma, a eccezione dei residenti, erano pochi i forestieri che si arrischiavano a soggiornarvi troppo a lungo

Mi sfugge qualcosa, oppure secondo lui anche i residenti fanno parte dei forestieri.

#9 Comment By mirko On 16 gennaio 2010 @ 12:04

Solo pensare a quanto tempo hai dedicato alla recensione…Sto male. OMG
Fai bene a staccarti dalla mediocrità.

#10 Comment By Scatcat On 16 gennaio 2010 @ 12:45

Tra l’altro è pieno di errori del tipo “affidarsi alla spada”, “Il Grande sacerdote era troppo abile da poter essere ingannato” “indicargli (a dei demoni) il momento giusto”.

#11 Comment By GiD On 16 gennaio 2010 @ 12:55

Piccola premessa: questa recensione non sarà obiettiva. Di solito metto in evidenza tutti gli errori – dalle incongruenze nella trama ai cambi ingiustificati di punto di vista – ma non oggi. Oggi vi parlerò di un romanzo che mi è piaciuto. Un romanzo che, sbagliando, ritenevo adatto solo a un pubblico di adolescenti. Invece sono stata smentita.

E io, ingenuo, che ci avevo pure creduto! :D

p.s.
Sto ancora ridendo per la storia dei criceti!

#12 Comment By Melmoth On 16 gennaio 2010 @ 13:01

Due sole parole:

dio mio

(e sono ateo).

#13 Comment By Dago Red On 16 gennaio 2010 @ 13:56

Comunque ho deciso: da grande (!) voglio fare l’editor di scrittori emergenti.
Praticamente ti pagano per grattarti le palle.

#14 Comment By Clio On 16 gennaio 2010 @ 14:12

Mi spiace che tu abbia passato le feste con questa roba tra le mani. Mi viene il sospetto che il lavoro di editor sia in realtà l’equivalente di ciò che un tempo era chiamato “sine cura”.
“C’è da dare da mangiare a nu cristianu cugino del Tale.”
“Piglialo come editor”
Piccolo errore:

La narrativa deve essere decisa, risoluta, deve avere impatto sul lettore, specie si sta descrivendo il combattimento con un mostro che incarna tutto l’orribile del mondo

Credo ci manchi un “se”.
Ja, gambattene!

#15 Comment By lollapalooza On 16 gennaio 2010 @ 14:17

Bella vivisezione.

Tutto condivisibile, forse un po’ forzato l’errore della “gemma dorata che emanava un bagliore potente nonostante l’assenza di luce” perché le gemme emettono bagliore grazie proprio alla presenza di luce, rifrangendola. E’ plausibile il “nonostante” perché senza luce non ci dovrebbe essere neanche il bagliore.

Ti seguo da poco e ti chiedo cortesemente il titolo di un libro fantasy italiano che ti è piaciuto (se esiste, altrimenti straniero), tanto per farmi un’idea.

grazie

#16 Comment By Drest On 16 gennaio 2010 @ 14:29

Ecco, gli abbiamo evitato la strazzulla e invece era meglio farla vincere ;_;

#17 Comment By Asher^Kunitz On 16 gennaio 2010 @ 14:53

Oddio, sto ancora ridendo! Le immagini dei cricetini poi sono spettacolari!
E dire che a me tutto sommato il romanzo è piaciuto, quindi pensa te XDDD

Gamberetta, posso dirti solamente che nella seconda parte il romanzo migliora (ebbene sì, l’ho letto tutto!!!). Viene introdotto il bellissimo personaggio di Zoria (l’unico decente, credimi) e lo stile cambia…… a dire il vero sembra scritto da due persone diverse, cosa possibile a questo punto!! XD

#18 Comment By AryaSnow On 16 gennaio 2010 @ 15:12

Seguì un lungo momento di silenzio, che si interruppe unicamente quando il sole svanì oltre le montagne, con l’accensione dei fuochi lungo le strade del villaggio.
Premetto che dopo questa frase la scena cambia. Dunque, qual è il legame logico che lega l’interrompersi del silenzio con l’accendersi dei fuochi? O si interrompe il silenzio perché il sole svanisce?

Probabilmente voleva dire che della gente è uscita per strada ad accendere i fuochi, facendo rumore. C’erano però modi migliori di esprimersi. Inoltre mi domando come mai il villaggio prima fosse così deserto e silenzioso, visto che era giorno (ma qui vabbè… non ho letto il libro…).
Viene anche usato spesso il brutto avverbio “unicamente” e in generale si sente spesso il tentativo di rendere il linguaggio più aulico per il gusto di farlo (e in questo contesto gli errori di ortografia suonano ancora peggio).
Avevo letto tutta l’anteprima e anche lì c’erano diversi difetti gravi in più rispetto a quelli evidenziati nell’articolo (ricordo il punto di vista sballottato, ulteriori piogge di frasi indefinite e astratte…). Non è affatto la recensione ad essere “troppo puntigliosa”.

Solo una cosa non mi convince…

Una donna come tante, con dei figli, scelta per adempiere a un antico volere, troppo potente per essere ignorato. Si spinse fino ai confini della decenza per salvare la sua famiglia da morte certa, ma dovette infine cedere a una bestia dal verde manto, estremamente violenta e combattiva.
(…) abbiamo di nuovo un inizio raccontato, con telecamera “lontana”, mischiato di punto in bianco con un particolare vicinissimo, la bestia “dal verde manto”. È fastidioso! Se vuoi parlare della bestia verde, organizza una scena con la bestia verde.

Anche quando c’è un raccontato, non mi dispiace ricevere qualche particolare concreto e visivo per immaginarmi meglio la vicenda. Quella parte comunque è brutta perchè troppo indefinita anche per un raccontato: non si capisce niente.
Sul resto concordo, e alcuni estratti sono proprio atroci.

#19 Pingback By Il Risveglio di Lenth » Blog Archive » Recensioni Incomplete On 16 gennaio 2010 @ 15:14

[...] sono giunte tantissime segnalazioni in merito ad una certa recensione. Pare sia incompleta, che si fermi alle prime 150 pagine (o erano 140?). Io non l’ho ancora [...]

#20 Comment By Dago Red On 16 gennaio 2010 @ 15:19

@Asher^Kunitz: Cos’è, hai tendenze suicide?

#21 Comment By Evangeline On 16 gennaio 2010 @ 15:23

È per questo che Il Silenzio di Lenth mi ha convinta a non occuparmi più del fantastico scritto in Italia

Allora è colpa di questo libro se non recensirai più italiani! Ti ha sconvolto così tanto… La classica goccia che fa traboccare il vaso. Se non altro io ho la coscienza a posto, avevo votato Strazzulla. Se non altro dai suoi libri qualche battuta divertente sugli elfi yaoi la si tirava fuori!

#22 Comment By francy On 16 gennaio 2010 @ 15:43

:S
Che orrore, pensavo che almeno lo stile fosse passabile… almeno quello, vista la trama ORIGINALISSIMA :S
I’m sad… =_=
La cosa che più mi da sui nervi è che c’erano un sacco di occasioni in cui poter inserire qualcosa di bizzarro (come il coniglio parlante xD)
Ma perché, perché gli scrittori italiani continuano a essere disgustati dall’originalità? E’ così difficile inventare? Io mi sto deprimendo… =_=

#23 Comment By Donatella On 16 gennaio 2010 @ 15:44

Le tue recensioni sono divertentissime e anche piuttosto tecniche. Complimenti!

Una domanda, semplice curiosità mia: come mai hai deciso di recensire solo fantasy?

#24 Comment By selerian On 16 gennaio 2010 @ 15:56

Oddio, nel mio personale schifometro Lenth non raggiunge il primo posto. Do ragione a Gamberetta su tutta la linea, eh. E rincaro la dose (forse certe perle erano oltre pagina 150). Abbiamo il cattivo che sta per far crollare la propria fortezza addosso ai buoni, ma gli manda comunque contro i soldati, a farsi ammazzare perché “avrebbe potuto farsi arrivare altrettanti soldati di rinforzo entro pochi giorni”. Si noti che i cattivi hanno una guerra in corso, e quindi si suppone che le truppe non siano spendibili.

Anche l’amico del protagonista che si strascica mezzo morto per un centinaio di metri (strascica, eh, non riesce a camminare), poi mentre Kattivo dà il fendente al protagonista, salta fuori il morente, intercetta il colpo (…) e poi tiene occupato kattivo duellandoci contro. Cosicché protagonista fugge con l’Artefatto Vitale da Cui Dipende tutto. No comment.

Inutile dire che verso la fine abbiamo la spiegazione che la magya viene dall’armonia con la natura, inutile dire che il protagonista è l’unico biondo del paese, trattato come Diverso per questo e per il suo marchio. Interessante anche la struttura narrativa: nelle prime 70 pagine o giù di lì siamo nel mondo reale, poi a Lenth. All’ultima pagina finalmente le due linee narrative si incontrano per la prima volta.

Il mostrato, in effetti, è infernale. E le descrizioni generiche non scherzano. Ricordo una schiera di mostri orripilanti e disgustosi niente male. Anche se almeno a differenza di GL non ci informa che sono blasfemi, sadici, malsani, ripugnanti.

Però secondo me dà qualche punto a gente come la Strazzulla, Elisa Rosso, Federico Ghirardi. La trama di “Il silenzio di lenth” ha complessivamente un senso, e le incongruenze logiche sono meno epocali di quelle della strazzulla. Non abbiamo i pezzi di incredibile noia o di una tamarraggine allucinante a cui ci ha abituato il Ghiro (ricordo i maestri di kung-fu contro bryan che spara raggi laser), c’è un tentativo di dare un senso a quel che si racconta che manca del tutto in Elisa Rosso (lì abbiamo kattivi che danno fuoco a una città, aspettano che tutti scappino, e POI ci entrino, non so se rendo). Lo stile forse è perfino peggio della media del fantasy italiano, ma i contenuti sono solo brutti. Nella questione della fede, personalmente, ho provato perfino un barlume di sincero interesse, cosa che in tutto “gli eroi del crepuscolo” non succede MAI.

Infatti per me è stata una delusione, tenendo conto dei criteri invertiti che usiamo su K&P. Non è così folle e ridicolo da meritare una recensione. Non si ha l’impressione, leggendo la storia complessiva, di un trip allucinato da LSD. Del resto, le prime 70 pagine sono anche peggiori del resto, quindi forse Gamberetta ha sopravvalutato l’orrore che si è trovata davanti. Ma c’è perfino un tentativo di creare una storia un minimo complessa, ci sono indizi lasciati per sviluppare la trama in seguito – cosa che nelle altre serie italiote non troverete neanche per scherzo.

Alla fine, di questo libro mi è rimasta soltanto una sensazione di grande noia e un numero esorbitante di cliché, ma dal fantasy italiano in generale (e Piemme in particolare) mi aspetto ben altro, ormai. Secondo me l’orrore assoluto è “Estasia”, talmente brutto che non riesco a leggerlo nemmeno per stroncarlo. Poi viene “Elisa Rosso” con la sua storia allucinata. De disgustibus…

P.S.: Ovviamente questo è irrilevante per la qualità del libro. Ma Luca Centi è una persona civile, risponde alle critiche e non morde. Il che, per essere uno scrittore fantasy, è roba da nobel per la pace. Visto che ultimamente li assegnano a cazzo, magari ce ne sta uno anche per lui.

#25 Comment By Gamberetta On 16 gennaio 2010 @ 16:00

@Dago Red. Non ho idea. Io ho l’impressione è che gli editor siano incompetenti – magari sono laureati in italiano o simile ma non hanno alcuna competenza in ambito narrativa, tantomeno narrativa di genere –, però può anche darsi che semplicemente se ne freghino, tanto non importa a nessuno se lavorano seriamente o no.

@Clio. Hai ragione. Grazie per la segnalazione, ora correggo.

@lollapalooza. Per la gemma: in un altro fantasy potresti aver ragione, ma qui che è tutto a spanne (a essere buona) mi sembra molto strano che d’improvviso l’autore si faccia questi problemi di ottica.

Fantasy italiani: Pan di Francesco Dimitri è forse quello scritto meglio. La storia non è particolarmente originale o fantasiosa ma è comunque molto piacevole.
Amazon e Balthis l’avventuriera di Zuddas sono divertenti e valgono la pena.
Esbat di Lara Manni mi è piaciuto, ma è un giudizio soggettivo.
L’Acchiapparatti di Tilos di Francesco Barbi non è brutto, ma ti conviene aspettare che esca la versione riveduta e corretta per Baldini Castoldi Dalai.

Esteri:
Cuore d’Acciaio di Michael Swanwick.
Le Porte di Anubis di Tim Powers.
Il Libro dei Teschi di Robert Silverberg.
Ash. Una storia segreta di Mary Gentle.
Abarat di Clive Barker.
E una marea d’altri (senza contare la fantascienza o l’horror soprannaturale).

@AryaSnow. È vero che devi usare dettagli concreti anche nel raccontato. Tuttavia devi essere consistente. Passare dal una situazione generale a una molto particolare (il manto verde) stona.
Se avesse inserito dettagli anche riguardo la donna, la famiglia, la decenza, ecc. sarebbe stato molto meglio.

@Donatella. Non recensisco solo fantasy, recensisco tutto l’arco del fantastico, dal fantasy alla fantascienza alle vie di mezzo e a quello che ci sta intorno.
Recensisco quello perché è il genere di romanzi che preferisco e perché so come “funziona”.

#26 Comment By lollapalooza On 16 gennaio 2010 @ 16:17

Grazie per la risposta, molto gradita.

#27 Comment By Donatella On 16 gennaio 2010 @ 16:17

@ Gamberetta.
Chiaro! Ho detto “fantasy” più che altro perchè non leggendo quasi mai il genere utilizzo (forse anche sbagliando, credo) questo termine per tutta la narrativa fantastica.
Comunque vista la tua capacità di valutare il testo narrativo in generale penso che sarebbe interessante vederti all’azione su qualcos’altro, ogni tanto.

#28 Comment By Blu On 16 gennaio 2010 @ 16:26

AryaSnow

Seguì un lungo momento di silenzio, che si interruppe unicamente quando il sole svanì oltre le montagne, con l’accensione dei fuochi lungo le strade del villaggio.
Premetto che dopo questa frase la scena cambia. Dunque, qual è il legame logico che lega l’interrompersi del silenzio con l’accendersi dei fuochi? O si interrompe il silenzio perché il sole svanisce?

Probabilmente voleva dire che della gente è uscita per strada ad accendere i fuochi, facendo rumore.

Io invece avevo pensato si riferisse al rumore prodotto dal crepitio del fuoco, come quello che si sente quando il camino è acceso per capirci.
Quindi immaginavo cataste di legna tipo falò… oppure intendeva il crepitio dei fuochi unito al rumore prodotto dalle persone mentre li accendevano, non lo sapremo mai! E forse non ne è sicuro neppure l’autore stesso, temo.
Penso sia una delle frasi peggio costruite che abbia mai letto!

#29 Pingback By In the devil’s bed : Castel Oricalco On 16 gennaio 2010 @ 16:59

[...] notizia secondo cui Gamberetta non avrebbe più recensito fantasy italiano dopo aver letto Il Silenzio di Lenth di Luca Centi. La lettura sembra essere stata così noiosa e spossante che la decapade è stata costretta ad [...]

#30 Comment By Erialti On 16 gennaio 2010 @ 17:22

Le domande retoriche e non poste qua e là nel testo mi ricordano tanto gli epiloghi degli episodi di Dragonball. Io e mio fratello ridevamo fino alla morte, ogni santa volta. Sono altrettanto tristi, ahimè.

Sarò una dei pochi, ma sono felice che tu abbia deciso di dedicarti solo a letteratura fantastica meritevole (leggasi:straniera e, occasionalmente se il cielo vuole che accada almeno una volta nel prossimo decennio, italiana). Smetterò di soffrire per te nel costatare cosa ti sei sorbita, di solito bastano gli spezzoni di testo a farmi rabbrividire, e potrò sentire la tua opinione su autori che mi interessano molto di più, specie se il New Weird continua ad andare forte nel sondaggio ^^

#31 Comment By Alric On 16 gennaio 2010 @ 17:57

Ho fatto fatica a leggere questa recensione, per la prima volta nella serie delle opere fantasy italiane lette da Gamberetta. E non per colpa sua, ma del libro. Almeno con la strazzu e la troisi certi errori erano talmente assurdi che ti divertivi, qui nemmeno quelli, un piattume assurdo. La scena dell’assalto ai briganti accampati è patetica, non ho giocato molto a D&D ma sono certa che si può fare di meglio trascrivendo certe giocate. E lo spirito del vento che si chiama Brezae, scusate, ma è davvero troppo.. praticamente si chiama brezza. Beh se era vento caldo come si chiamava Gharbein? (Da garbino, per i non romagnoli)

#32 Comment By Mariateresa On 16 gennaio 2010 @ 18:15

@Gamberetta: mi aspettavo che non ti sarebbe piaciuto^^. Condivido il tuo giudizio sullo stile e sulla tecnica, però ad essere sincera io ho apprezzato della storia i personaggi e la tematica. Spesso, anche quando una storia è scritta male, la tematica mi colpisce più di tutto. Credi debba preoccuparmi^_^?

#33 Comment By Gamberetta On 16 gennaio 2010 @ 18:46

@Mariateresa. Il tuo ragionamento non è sbagliato, e in ogni caso se non ti sei pentita di aver speso i venti euro, buon per te.
Tuttavia, di quali tematiche parli? 150 pagine non sono poche, eppure fin lì di tematiche non ne ho trovate. C’era un mucchio di personaggi insipidi che inseguivano i soliti oggetti magici e basta.
In un altro commento dicevi che in Lenth il tema era il rapporto tra fede e morale umana. Be’, sarebbe anche il caso che l’autore introducesse questo tema un po’ prima – sarebbe il caso che ogni scena del romanzo avesse a che fare con il tema dell’opera.
C’è un famoso romanzo di James Blish che parla di fede e morale (in ambito fantastico): Guerra al grande nulla. Lì il tema appare fin da pagina UNO.

#34 Comment By Asher^Kunitz On 16 gennaio 2010 @ 19:07

Mah. per me la fede è una delle tematiche ma non l’unica!! Alla fine mica è la Bibbia, ma un romanzo per ragazzi! Comunque Gamberetta, in effetti 150 pagine sono pochissime per questo romanzo dove accade tutto dall’adolescenza di Windam in poi. E poi c’è Zoria che adddoro!!!

Tra l’altro ho seguito il tuo consiglio e sono corso a comprare Pan. Mi sta piacendo molto, ma sono solo all’inizio. Spero non si rovini sul finale, mi pare di caprie che a molti non è piaciuto P_P

#35 Comment By AryaSnow On 16 gennaio 2010 @ 19:55

Il punto è che mi sembra che qualsiasi persona con un po’ di intelligenza sia in grado di concepire una tematica di fondo che possa interessare (non per forza originale, ma che possa interessare…). E’ tutta la “forma” che fa la differenza.

#36 Comment By Dago Red On 16 gennaio 2010 @ 20:09

Il mio bimbominkiometro capta segnali a ore 12.
Gamberetta, posso autorizzare il Duca al fuoco di soppressione?

#37 Comment By Dago Red On 16 gennaio 2010 @ 20:12

Ah, magari sarà già stato detto, ma il toponimo “Pianura Agricola” è di una tristezza senza fondo. Dico, ma che gli costava aprire google map, prendere il primo nome che incontrava, cambiargli due lettere e schiaffarlo nella mappa??
Manco fosse Tolkien, che poi si mette a spiegarcene l’etimologia.

#38 Comment By emy On 16 gennaio 2010 @ 20:14

Quando non si hanno argomenti:
http://www.casteloricalco.eu/archives/1011
http://www.valberici.eu/archives/3262#comments
http://www.lucacenti.it/recensioni-incomplete/

…ma come si fa??? Tu hai una cultura, ti informi, leggi e spieghi, e questi san difendersi solo con tali sciocchezze? Fai bene a non recensire più tali schifezze. Dovrebbero solo ringraziartie imparare.

#39 Comment By Diego On 16 gennaio 2010 @ 20:18

@AriaSnow: parole d’oro zecchino hai detto. Dico in veste di lettore: se tutti questi dilettantissimi scrittori la piantassero di inseguire i fantomatici ‘significati’ e le ‘tematiche’ e le ‘filosofie’ e la smettessero di cercare di illuminarci la via con i loro maledetti ‘concetti’, e di infilarci a buon peso che la ‘fratellanza tra i popoli’ e la ‘pace nel mondo’ sono la cosa più importante (notizie che peraltro sono già ben note, grazie) e che bisogna ‘salvare le foche monache’, e pensassero invece a far funzionare la storia e basta (ma diciamo anche solo farla stare in piedi, va, contentiamoci) leggeremmo libri molto più belli. Garantito.

#40 Comment By Diego On 16 gennaio 2010 @ 20:29

Ah, per inciso il mio era discorso generale, non riferito a Lenth che non ho letto. Luca Centi poi, dalle interviste, mi sembra un ragazzo intelligente e umile, la qual cosa mi piace molto (specie rispetto a certi mostruosi arroganti che oltre a scrivere da cani sono pure antipatici). Gli estratti però sono davvero terribili, mi spiace, qui siamo di fronte all’ennesimo romanzo che non sarebbe dovuto arrivare nelle librerie. Farà meglio in futuro. Sperem.

#41 Comment By Miroku On 16 gennaio 2010 @ 20:58

Ho letto qualcosa in giro sulle reazioni alla recensione :)

Credo che la posizione ufficiale della difesa sarà:

1) Eh ma non lo hai letto tutto quindi non sai com’è la storia per intero.
2) Ti sei concentrata sullo stile non sulle tematiche che sono la cosa più importante;l’avessi letto tutto lo sapresti.

Certo puoi averci messo tutte le tematiche che vuoi ma non so quanto giustifichino 430 pagine scritte in modo “acerbo” (metto le virgolette non per ironizzare ma per evitare di dare un giudizio personale non avendo letto il libro; ho citato quindi l’autore dal suo blog).

#42 Comment By Zweilawyer On 16 gennaio 2010 @ 22:17

Il libro l’ho letto tutto. Il mondo fantasy dell’autore rimane scialbo, incolore, dall’inizio alla fine. A questa considerazione non si sfugge. E’ come se il giovane Centi abbia lavorato a lungo sulle tematiche da affrontare, inserendole poi in un mondo fantasy vago, random, che non interessa neanche a lui. Non amo le descrizioni lunghe e ridondanti, alla Brooks per intenderci, ma qui siamo all’estremo opposto. I combattimenti sono fiacchissimi, la caratterizzazione dei personaggi marginale, lo stile claudicante. Poi, come ho avuto modo di dire nella recensione su aNobii, sembra che sia stato scritto a quattro mani (o che abbia avuto un editing pesante, forse più dannoso che altro).

Zweilawyer

#43 Comment By Cally On 16 gennaio 2010 @ 22:44

Ho letto la recensione e l’ho trovata davvero oscena e non solo perche’ si ferma alle prime 150 pagine ma anche perche’ non parla affatto del romanzo! Bastava leggere qualche pagina in piu’ per accorgersi che quelli che considerate errori non lo sono affatto e dire che credevo questo un sito serio….

#44 Comment By Maudh On 16 gennaio 2010 @ 22:58

Ok, lo ammetto, non sono riuscito a finire di leggere nemmeno la recensione…
Però noi l’avevamo detto che gli elfi yaoi sono più divertenti :(
C’è la pur vaga possibilità che tu recensisca ancora un po’ di italiani (non tanti, solo per divertirsi un po’)?

#45 Comment By Dorian Gray On 16 gennaio 2010 @ 22:59

Ho letto la recensione e l’ho trovata davvero oscena e non solo perche’ si ferma alle prime 150 pagine ma anche perche’ non parla affatto del romanzo! Bastava leggere qualche pagina in piu’ per accorgersi che quelli che considerate errori non lo sono affatto e dire che credevo questo un sito serio….

Beh, del romanzo parla. Perchè le prime 150 pagine fanno parte del romanzo e da lì non si scappa. Se le prime pagine di un libro fanno schifo io non perdo tempo a continuarlo per scoprire chissà quali segreti e trama, in quanto questi devono essere presenti dal primo capitolo fino all’ultimo. Se uno mi fa 150 pagine vuote e dalla 151 diventa un genio a me non importa, fatto sta che parte del libro rimane una schifezza.

#46 Comment By Blu On 16 gennaio 2010 @ 23:12

@Cally

sono curiosa, non ho letto il libro e in base alla recensione di Gamberetta non lo leggerò mai, perchè non provi a mostrarmi validi motivi per leggerlo?
Potresti mostrarmi perchè “quelli che considerate errori non lo sono affatto” ?

Cosa rivelano le poche pagine che citi?
Forza che sono curiosa!

#47 Comment By Gamberetta On 16 gennaio 2010 @ 23:16

@Maudh. Hai ragione a lamentarti del fatto che la recensione sia un po’ noiosa: ho cercato di cavare fuori sangue dalle rape, ma da un lato il materiale di partenza offriva pochissimi spunti, dall’altro ero davvero stufa dell’ennesima boiata.
Per questo niente più recensioni italiane. Al massimo mediterò se fare una nuova recensione a Natale prossimo, ma ora come ora propendo per il no.

#48 Comment By Cally On 16 gennaio 2010 @ 23:26

Blu ho preso il libro proprio ora dallo scaffale e ti posso citare tutte le cose che secondo me sono belle e che vengono dopo. A pagina 51 ci sta Windaw e la storia riprende tanti anni dopo le prime 150 pagine. C’è una missione, lo sterminio dei magi e poi l’incontro con gli stregoni che sono veramente buoni e non cattivi come i maghi vogliono far ceredere!!
Poi si parla anche di Zorya, una custode che è anche maga e che fugge dal villaggio perche’ nessuno l’accetta per il suo strano potere. E lei è controllata dal suo amico solo che non lo sa….. secondo me sono cose interessanti!

#49 Comment By Blu On 16 gennaio 2010 @ 23:58

Grazie per la (parziale) risposta Cally. Quindi dopo c’è qualcosa che potrebbe essere interessante, ma gli errori evidenziati da Gamberetta restano tali. Prendiamo il primo estratto della parte della recensione dedicata all’italiano

(pag. 130) Non approviamo la tua impazienza, ma crediamo che queste terre siano pericolose. Non penserai mica di poter fare affidamento unicamente alla spada?

Forse non approviamo l’impazienza perché queste sono terre pericolose? Se approvassimo l’impazienza, il “ma” andrebbe bene. Ma non approviamo

Trovo corretto quanto evidenziato da Gamberetta, tu no?
Lo stesso vale per gli altri estratti mostrati nella recensione, il libro è scritto male.

#50 Comment By Asher^Kunitz On 17 gennaio 2010 @ 00:06

Blu, qua vorrei intervenire io se posso….. non sò se diro’ una cosa sensata ma almeno ci provo. Ho ripescato il libro per vedere i pezzi citati da Gamberetta e quello che dici tu non mi sembra un errore….

“Non approviamo la tua impazienza, ma pensiamo che queste terre siano pericolose” l’ho tradotto come un “non siamo d’accordo col fatto che tu voglia partire da solo ma non possiamo lasciarti andare da solo perche’ è pericoloso”. Io perlomeno l’ho vista così, forse mi sbaglio….

#51 Comment By Blu On 17 gennaio 2010 @ 00:30

La costruzione della frase è sbagliata, si intuisce, più o meno, ciò che l’autore voleva dire ma l’errore resta. Scritta in quel modo non ha il minimo senso. La tua “ricostruzione” invece è corretta ed ha senso. Al massimo avrebbe potuto scrivere
“Non approviamo la tua impazienza, ma crediamo che queste terre siano pericolose, quindi non partirai solo. Non penserai mica di poter fare affidamento unicamente alla spada?”

L’errore resta, la frase è brutta ma ha un minimo di senso.
La versione corretta, forse, sarebbe” Non approviamo la tua impazienza, ma queste terre sono pericolose…”

#52 Comment By Angra On 17 gennaio 2010 @ 01:09

Per sorbirmi 430 pagine di tematiche scritte in modo “acerbo” dovrebbe trattarsi di un saggio scritto da uno che arriva dall’anno 3000 con la macchina del tempo. D’altra parte, a scrivere centinaia di pagine parlando di Niente con contorno di puré finora c’è riuscito solo GL col suo romanzetto di Mostriciattoli & Aggettivi.

Centi appartiene alla classe degli autori che riconoscono di dover migliorare (anche se probabilmente non immagina nemmeno quanto), il che mi porta a fare un’altra considerazione. Fino a un po’ di tempo fa si diceva che uno conosciuto per essere preso in considerazione da un editore doveva scrivere un Grande Romanzo. Per essere preso in considerazione da un Grande Editore poi, un Grande Romanzo non era sufficiente. Ora Grandi Editori pubblicano Perfetti Sconosciuti che scrivono Pessimi Romanzi. Cos’è successo nel frattempo?

#53 Comment By Angra On 17 gennaio 2010 @ 01:19

Manca una “s”: uno sconosciuto

#54 Comment By Matteo On 17 gennaio 2010 @ 02:26

È la sindrome dell’eletto. La ricerca costante del nuovo Neo, in grado di portare la massa bagonga degli italici lettori fuori dalla matrice della non lettura, verso una nuova vita di gustoso e facilotto fantasy biodegradabile.

Non capita solo con gente di casa nostra, ho appena finito di leggere un’opera prima di un autore australiano incensato con frasi del genere “C’è qualcosa di Stephen King e un po’ di Lovecraft” e “Un affascinante incontro tra David Lynch e Chuck Palahniuk”, il tutto per un romanzetto leggerino leggerino con qualche idea caruccetta e niente più… mica cazzi elevato alla decima potenza.

#55 Comment By Melmoth On 17 gennaio 2010 @ 10:35

@Angra
Ergo: Piemme non è un ‘grande editore’. Così come non lo è più Einaudi e nemmeno Mondadori.
La statura di un editore la si riconosce non dagli autori stranieri che ‘traduce’ (e spesso male) con relativo successo ma dagli autori Italiani che ‘crea’. Lo so, vista così la situazione è desolante: ma non è così?

Mi ricordo una volta che l’editor di una casa editrice di grande magnitudo mi fece notare che scremare gli invii degli esordienti “non era il loro vero lavoro”. Dunque. Io capisco che line-editor ed editor siano due mestieri diversi. Ma non si sta parlando di una eccessiva specializzazione, all’americana; il contrario. Qui l’editor voleva dire che molto spesso (anche presso un editore consolidato) non esiste un ruolo professionale per gestire gli esordienti. Lo fanno editor a tempo pieno, nei ritagli di tempo.

Ora. Immaginate qualcuno che oggettivamente si fa un mazzo così tutto il giorno e che nei week end e la sera legge manoscritti il cui livello è (per certo) molto basso. Immaginate anche che in mezzo al marciume si trovi di tanto in tanto un sassolino grezzo (per non dire perla) di relativa coerenza (per non dire bellezza). L’editor a questo punto cosa fa: lo segnala. La segnalazione risponde a un’esigenza precisa: in fondo sono editori italiani. E’ vero che pubblicano il 90% di autori stranieri, e che solo con quelli vendono, ma sono pur sempre italiani.

Insomma, qualche titolo italiano ci deve pur essere. E hai visto mai che ci scappi il nuovo/la nuova (Troisi, Brizzi, fate voi). Dunque si passa all’editing. Ma anche questo non è il vero lavoro dell’editor. Il quale/ la quale si occupa principalmente di compra-vendita di stranieri (dove l’editing è stato già fatto), rapporti con agenti stranieri (o italiani), e con i traduttori. L’editing di un autore esordiente italiano, ‘da far crescere’ NON E IL SUO LAVORO. E lo fa praticamente a tempo perso. Dunque: alla svelta (perché tutto avviene nei ritagli di tempo del vero lavoro, la traduzione/correzione di bozze/party di benvenuto dell’ultimo tomo di King): si correggono i refusi (se pure) pacche sulla spalla, copertina, e si manda in stampa. E così poi ci si lamenta che gli scrittori italiani non sanno scrivere, che non sono umili, che non sanno imparare dai loro errori: ma se nessuno glieli fa notare? (il livello di professionalità degli editor statunitensi è talmente alto che se pubblichi per un buon editore o impari o muori).

Ma la cosa veramente, veramente grave è un’altra. L’editor e l’editore che ti pubblica l’italiano (questo sconosciuto) lo fanno quasi sempre per ricalco. Gli/Le ricorda qualcosa. Molto spesso qualcosa di commerciale. E praticamente sempre qualcosa di commerciale che pubblicano (pardon, traducono) loro. Quindi, quando poi ti fanno esordire un italiano dello stesso tipo di autore in cui loro vanno bene (Harry Potter, Neil Gaiman, McCarthy, quello che volete voi) e l’autore italiano si rivela essere estremamente inferiore al modello straniero la soluzione può essere solo una: di quel genere e di quell’autore (del cui successo vivono) non capiscono una beneamata nerchia.

WIlde scriveva che il compito dello scrittore è educare il critico. Io credo che si debba andare un po più oltre e sostenere che (dal momento che in Italia non avviene il contrario) il compito dello scrittore italiano sia educare gli editori (e gli editor) italiani a prendere il loro lavoro un po’ più seriamente.

Melmoth

#56 Comment By kukiness On 17 gennaio 2010 @ 10:36

Mia mamma diceva sempre che il Silenzio di Lenth è un po’ come una scatola di cioccolatini avariati. I primi tre quarti ti fanno venire la diarrea fulminante, ma se sopravvivi alla disidratazione magari poi vengono quelli con il ripieno buono! :D Infatti non si butta mai una scatola di cioccolatini avariati dopo i primi cinque o sei che ti fanno rimettere le viscere, no, si aspetta di trovare quello che non ti causa spruzzamento di cacca.

Oh no?

Che senso ha scrivere tre quarti di romanzo orribile perché se sopravvivi a quello magari arriva la parte bella? Non funziona sempre come il Sesto senso, per cui alla fine si scopre che OMG Bruce Willis è morto!!! No, se un romanzo fa cagare la prima metà fa cagare anche la seconda metà.

Non metto in dubbio che durante la stesura di un romanzo lo scrittore possa migliorare. Magari la trama incerta all’inizio si fa più solida man mano che l’autore scrive, o lo stile diventa POWAH, per carità. Ma di solito questo accade DURANTE LA STESURA. L’autore in questione poi rilegge l’opera conclusa e nota che, ops, le prime duecento pagine sono come un badile sui denti. O magari se ne accorge l’editor. A quel punto si riprende in mano la bozza e si riscrive, così che anche quelle prima duecento pagine di sfrangimento di zebedei diventino accettabili.

Altrimenti io, lettore, ho il sacrosanto diritto di sentirmi preso per il culo e non comprarti più. Ma più più più. E di dire al mondo che i tuoi cioccolatini mi hanno fatto venire la diarrea.

#57 Comment By Melmoth On 17 gennaio 2010 @ 10:58

ERRATA CORR.
Per chi non lo conoscesse Harry Potter è quell’autore britannico che qualche anno fa pubblicò il romanzo “J.K. Rowling, e la pietra filosofale” con relativi seguiti.

#58 Comment By Anna On 17 gennaio 2010 @ 11:01

All’inizio pensavo che i “fiumi” fossero confini, perché non credevo fosse possibile un fiume che nasce dal mare per poi tornarci ^^.
I criceti sono fantastici!

#59 Comment By Van_Horstmann On 17 gennaio 2010 @ 12:16

E dire che me l’hanno consigliato e volevo comprarlo, buono a sapersi.
Ma davvero quelli della cartina sono fiumi che vanno da mare a mare? Non ci credo!

#60 Comment By Simone On 17 gennaio 2010 @ 12:51

Se è un’isola sì, la mappa è poco verosimile. Ma può darsi che sia una regione a forma di membro maschile (un po’ magrolino, oserei dire).

#61 Comment By Annaf On 17 gennaio 2010 @ 14:58

Forse l’ho già detto: ma allora è vero che non c’è limite al peggio u_u
Tempo fa avrei voluto leggere questo libro, almeno per farmi un’idea, poi ho visto che era tra i libri per la possibile recensione di Natale, così ho aspettato il parere di Gamberetta.
Sono “felice”* di aver aspettato.

*il “felice” è tra virgolette perché mi dispiace sempre leggere recensioni che purtroppo fanno vedere come la letteratura italiana di questo genere non riesca proprio a emergere. O meglio, emerge, ma in senso negativo u_u
E ovviamente sono felice di non aver buttato 20€, visto che al momento non ho grandi capitali da sprecare così.

#62 Comment By Angra On 17 gennaio 2010 @ 16:27

Credo che la mappa sia il problema minore (mi preoccupano di più i “ma” infilati a caso nelle frasi). Ciononostante, questa è davvero troppo fentasi per non meritare due parole. Immagino che tutti ci stiamo chiedendo se quando guardiamo la mappa stiamo vedendo un’isola o se l’effetto è dovuto al fatto che è solo una rappresentazione parziale. A est c’è di sicuro il mare, perché c’è un porto e delle isole, ma a ovest? Ci sono terre non rappresentate o altro mare. A intorbidire le acque c’è quello Stretto di Golthaer, vero enigma geografico. Se il cartografo avesse confuso lo stretto (braccio di mare fra due terre) con l’istmo (striscia di terra fra due mari) allora saremmo in effetti in presenza di mare da entrambi i lati, coi fiumi che scorrono simpaticamente da una parte all’altra dell’isola. Altrimenti… boh? Cos’è lo Stretto di Golthaer? Bisogna dire comunque che nelle cartine medioevali i cartografi facevano davvero fare ai fiumi cose molto strane.

#63 Comment By Gamberetta On 17 gennaio 2010 @ 16:49

Intorno al dettaglio di mappa che ho messo c’è il mare. Sopra, sotto, destra e sinistra. Per la precisione l’Oceano Rhunda.

#64 Comment By GiD On 17 gennaio 2010 @ 17:20

@ Gamberetta

Non so se senza volerlo ho saltato qualche parte io, ma mi pare che nella recensione manchi qualsiasi accenno alla trama del romanzo. Capisco che non avendolo finito non puoi parlarne in maniera approfondita o dare giudizi, però 150 pagine non sono poche, almeno lo spunto iniziale e l’idea di base dovrebbero venir fuori.
Non so, è il solito viaggio per cercare la mistica spada-coppa-medaglione di Khyw’zj, o c’è il Tiranno Oscuro che cerca di conquistare il mondo (assieme a Mignolo)?
Potresti aggiungere due righe per dire come si apre il romanzo, qual è il primo punto di svolta, cose così… tanto per dare un’idea.

#65 Comment By Dago Red On 17 gennaio 2010 @ 17:47

@GiD: la domanda è: se ne sente davvero il bisogno?

#66 Comment By Andrea On 17 gennaio 2010 @ 18:33

Oh, non so voi ma a me sta recensione ha fatto venire voglia di leggere il libro. Sono andata in libreria a prenderlo oggi pomeriggio e ne ho trovata solo una copia. Ero tentata di linkare alla commessa la recensione giuro! XD Anche perhe’ è stata tutto il tempo a dire che lo aveva letto e le era piaciuto, più maturo di tante “mode stagionali”, parole sue XD
Ora passo che devo iniziare la letture. Vi farò sapere ;D

#67 Comment By GiD On 17 gennaio 2010 @ 18:37

@ Dago Red:

Sinceramente Sì.
Se questa fosse una semplice segnalazione scritta di getto, avrei detto “va be’, pazienza”, ma una volta che Gamberetta ha speso del tempo nello scrivere una recensione vera e propria, con tanto di citazioni ed esempi, tanto vale che sia più completa possibile.
Non dico che Gamberetta debba leggersi le restanti 280 pagine. Penso che 150 pagine (quasi la metà) siano più che sufficienti per farsi un’idea del romanzo, ma una volta che queste 150 pagine le ha lette, tanto vale parlare di quel che contengono…

E poi, motivo molto più importante, sono curioso :D

#68 Comment By emy On 17 gennaio 2010 @ 19:46

L’autore si è autorecensito su anobii, dandosi il massimo delle stellette, che pena, nemmeno un briciolo di amor proprio?

#69 Comment By Asher^Kunitz On 17 gennaio 2010 @ 20:06

Mah, mi sembra il minore dei danni onestamente. Se crede nel suo romanzo che doveva fare, darsi 1 stella? XDD Suvvia, non esageriamo!

Ma solo a me la mappa, riflettendola meglio, fa venire in mente un fallo gigante?

#70 Comment By Dago Red On 17 gennaio 2010 @ 20:39

Volendo ci sarebbe anche una cosa chiamata dignità…

#71 Comment By Asher^Kunitz On 17 gennaio 2010 @ 21:19

Ho letto il suo commento (mica riuscivo a trovarlo) e a me sembra dignitoso….. cioè, ha scritto un’introduzione + che altro non un commento o una recensione o un giudizio :///

#72 Comment By Mariateresa On 17 gennaio 2010 @ 21:21

@Gamberetta: la trama mi ha incuriosita fin da subito, anche se mi sono dovuta sforzare parecchio per andare avanti. Mi è piaciuta l’idea dei Guardiani, l’ho associata alle figure della Cabala e della magia di tradizione ebraico-cristiana(gli angeli visti come guardiani di luce), ma è una mia interpretazione soggettiva. Poi con Kaas la cosa si è fatta più interessante, specie quando è entrato in scena il protagonista. Mi è piaciuta questa figura di predestinato veramente manipolato da forze “esterne”, ovvero dalle manovre del sacerdote. Per me, è coerente in questo senso, cioè è designato come marionetta e si comporta davvero così eccetto che verso la fine. Ho fatto anche un collegamento con Mosé e Gesù, ma è una fissa mia più che altro^^ Sono come Tolkien, vedo Dio e Gesù ovunque. Si tratta di qualcosa profondamente personale. La stessa cosa mi sta accadendo con Cuore d’Acciaio. Non mi piace molto la storia, però mi sento ammaliata dal drago meccanico, per me è il perno della storia. Quando leggo, il primo giudizio lo esprimo sulla capacità di immedesimarmi nella storia o di ritrovare il mio pensiero o una mia riflessione in essa.
Credo sia un criterio molto soggettivo, non so se capisci cosa voglio dire. Non che la tecnica non mi interessi, io stessa peno da anni per imparare a scrivere decentemente, una prosa bella colpisce il lettore e lo lega maggiormente alla storia. Però per me il nocciolo essenziale è la storia, anche quando non originalissima, l’apprezzo se mi trasmette qualcosa che mi emozioni sia in positivo che in negativo.

#73 Comment By Dago Red On 17 gennaio 2010 @ 21:36

Ma allora ditelo che volete fargli venire un ictus…

#74 Comment By Asher^Kunitz On 17 gennaio 2010 @ 21:38

A chi a Centi?
Porello, mi sembra tranquillo XD Magari il Ghiro e la Rosso che sembrano strafottenti al massimo! *ç*

#75 Comment By Cristiano On 17 gennaio 2010 @ 22:20

Io l’ho letto e l’ho trovato discreto. Che vuol dire discreto? Non eccellente, ma piacevole, sono arrivato fino in fondo senza problemi e non rimpiango di aver speso questi soldi

#76 Comment By Enry On 17 gennaio 2010 @ 22:38

Sono ormai mesi che seguo questo blog ma commento per la prima volta. Solo per dire che, pur non avendo letto questo e altri fantasy italiani, dalle citazioni che ne trae Gamberetta l’impressione che me ne deriva è di romanzi i cui protagonisti non sono imamginati come “persone reali” ma come “personaggi di anime”. E dico “anime”, non “cartoni animati”, per una precisa ragione: le dinamiche secondo cui essi si muovono ricordano da vicino quelle dell’animazione giapponese. Un esempio lampante proprio in questa recensione è il passo in cui Walach attacca Hertha. La scansione fendente – pentimento – Hertha che sorride – Hertha che para il fendente, sarebbe del tutto improponibile in una scena d’azione realistica; a me ha ricordato immediatamente i “rallentamenti nei momenti topici” degli anime giapponesi, nei quali il personaggio ha tutto il tempo di pensare “Oh no! E’ più veloce della luce! Mi colpirà!” prima di venire colpito (l’esempio è tratto da Saint Seya). Mi chiedo se questi nuovi e giovani autori italiani non siano semplicemente cresciuti a pane e anime giapponesi, e pensino di poter trasferire le stesse identiche modalità narrative anche nei loro romanzi.
Per tutto il resto (errori, contraddizioni eccetera) valgono le osservazioni già fatte da Gamberetta. :)

#77 Comment By Gamberetta On 17 gennaio 2010 @ 23:32

@GiD. La trama nelle prime 150 pagine:
All’inizio ci sono cinque fessi “prescelti” che devono raggiungere Lenth per cercare un trittico di oggetti magici. Perdono tempo in domande retoriche e poi spariscono dentro un portale.
Poi ci si trasferisce su Lenth dove altri quattro tizi (diversi dai primi cinque) devono trovare un altro oggetto magico. Non pare lo trovino. Poi non ho idea di cosa succeda.

@emy. Su anobii l’autore avrebbe potuto evitare di dare un voto al suo stesso romanzo, sarebbe stato più elegante. Ma comunque non mi pare un peccato grave, in confronto a come scrive da cani l’eleganza o meno dei comportamenti è insignificante.

@Enry. Non saprei. Onestamente non mi è parso ci fosse niente di “animoso” nel romanzo. Credo che l’episodio di Walach sia solo cattiva scrittura, senza nessuna particolare influenza nipponica.

#78 Comment By Angra On 17 gennaio 2010 @ 23:36

@Enry:

forse, più che ispirarsi agli anime, è incapacità di immaginare la scena.

#79 Comment By Zweilawyer On 17 gennaio 2010 @ 23:58

La scansione fendente – pentimento – Hertha che sorride – Hertha che para il fendente, sarebbe del tutto improponibile in una scena d’azione realistica

Mi ricordo il mio primo combattimento come legionario del II sec. d.C. Già dopo il primo colpo, benchè sapessi che si trattava di una finzione e non rischiavo la vita, i miei unici pensieri erano: “colpisci, colpisci, alto, ora in basso, cazzo, cazzo, scudo di taglio e colpo basso con il gladio, colpisci, colpisci.” Un automa, altro che riflessioni e pentimenti.

Zweilawyer

#80 Comment By Alessandra On 18 gennaio 2010 @ 00:27

Tutti scrittori siete. Complimenti davvero, come svilire un ragazzo di quanto, 20, 25 anni? Ci sono davvero rimasta male, vengo spesso su questo blog perché lo reputo (o a quetso punto devo dire reputavo) interessante. Gamberetta, tu dici sempre cose sensate ma questa volta hai sbagliato. Non sono una giovincella, ho la mia bella età e di letture ne ho fatte davvero tante, ma nonostante questo, guarda caso, il libro mi ha esaltata. Esatto, esaltata, sebbene non sia in cima alle mie preferenze. Lo scrittore deve di sicuro migliorare la sua prosa ma tra qualche anno, tra uno, due romanzi al massimo, ne vedremo delle belle. Citate tutti la Troisi che io ho letto grazie a mia figlia quindi posso parlare. La ragazza è brava ma tende a copiarsi. Centi no visto che da metà romanzo rimescola le carte in tavola.
Prima pretendete un romanzo originale e fuori dalle righe, poi vi impuntate sulle regolette elementari della grammatica. Quelle le so pure io essendo un’insegnante, anche se non di italiano, ma non sono una scrittrice. Gamberetta, ho letto alcune cose tue (come ti ho detto vengo spesso sul tuo blog) e tu sei forse l’unica a poter parlare con cognizione di causa, a differenza dei tanti ragazzini invasati che seguono i tuoi articoli. Solo che, lasciamelo dire ancora, stavolta hai esagerato. Quando la storia è interessante si passa sopra a qualche difetto di stile. Mi vorrai forse dire che tutto il romanzo è da cestinare? Davvero non hai trovato niente di interessante e siamo noi i pazzi maniaci? Ti reputo troppo intelligente per cadere in una simile banalità, attribuisco quindi la tua acidità all’esserti stufata del genere piuttosto che alla qualità scadente dello scritto. E te lo dice una che potrebbe esserti madre.

#81 Comment By selerian On 18 gennaio 2010 @ 00:35

Ho letto l’intero libro, e garantisco che la trama non è niente di che, anche se si salva dagli abissi dell’orrore di “Wunderkind” e “Gli Eroi del Crepuscolo”. La recensione non ne parla perché non c’è molto da dire… certo, potremmo pensare che la trama sia di una bellezza talmente fulminante da passare sopra a tutto il resto, ma credeteci, no davvero.

Sempre avendo letto tutto il libro: non ci ho visto molto di anime. Secondo me c’è qualcosa di nipponico nella roba del ghiro, semmai – ma proprio roba dei pori cani. Forse anche Wunderkind ha un’ispirazione manga: proverò a leggerlo dall’ultima pagina alla prima, magari la trama acquisisce un senso! Comunque “Il Silenzio di Lenth” mi sembra figlio dell’italianissima tradizione dello schifo. E a mia personalissima opinione, un autore con una buona e varia cultura manga scriverebbe cose molto, molto più originali della robaccia che ci troviamo (al limite, avrebbe qualche problema con le tamarrate…).

Ciao a tutti!

#82 Comment By Alessandra On 18 gennaio 2010 @ 00:38

Selerian, quando dici “credeteci” a chi ti riferisci scusa? Per favore evitiamo di dire scempiaggini, di ergerci a portavoce di chissà quale volontà. Tu almeno l’hai letto fino in fondo quindi tanto spazzatura non deve essere giusto? Lo dico di nuovo, se dobbiamo restare seri è un conto, se dobbiamo buttarla in caciara allora arrivederci.

#83 Comment By Annaf On 18 gennaio 2010 @ 01:00

come svilire un ragazzo di quanto, 20, 25 anni?

Oh, sì, povero cucciolo. A 25 anni dovrebbe sapere le regole base della lingua italiana e, soprattutto, capire che prima di mandare a una casa editrice qualcosa dovrebbe fare tanto esercizio per migliorare lo stile. Non è che perché “con i prossimi libri migliorerà” (cit.) allora si può concedere tutto. Direi proprio che non dovrebbe esserci una frase del genere, ma piuttosto un “prima miglioro, imparo le regole, le faccio mie, le modifico a mio uso e consumo per creare uno stile personale, ci lavoro su e poi, dopo un bel po’ di anni (non per forza arrivare a 80 anni), se è il caso mando il manoscritto a una o più case editrici”.
Bei tempi quando vigeva questa regola.

Come ho detto il libro non l’ho letto, quindi, Alessandra, potrai dirmi quello che vuoi (anche che sono un’idiota e deficiente perché seguo i consigli di Gamberetta), ma non cancellerai il fatto che, dagli spezzoni postati dall’autrice del blog, la voglia di leggerlo è arrivata a zero.
Sarai una persona ben più grande di Gamberetta, ma da brava fan di qualche autore recensito qui ti sei subito distaccata dal suo pensiero. Comportamento molto maturo, devo dire, complimenti. Almeno dì quali siano gli errori fatti da Gamberetta, invece di lanciare il solito sasso “a me è piaciuto tanto, non capisco come a te no” e poi ritirare la mano.

#84 Comment By lilyj On 18 gennaio 2010 @ 01:10

@ Alessandra: partendo dal fatto che potresti anche essere mia nonna e la tua opinione conterebbe sempre e comunque quanto la mia, ti informo che il fatto che l’autore sia un povero cucciolo di 20/25 non mi rende più indulgente. Alcuni degli stralci riportati mettono in luce, al di là di errori di tecnica narrativa, errori di lingua italiana. E un “autore pubblicato” si dovrebbe vergognare a fare errori che chiunque uscito dalle scuole dell’obbligo non dovrebbe nemmeno sognarsi! E vorrei sapere con che coraggio l’editor ha messo il proprio nome fra i credits!
Qui non sto parlando di trama o quant’altro perché il libro non l’ho letto -e me ne guardo bene!-, sto parlando di correttezza sintattica e grammaticale!
E se secondo te sono cose secondarie e su cui si può sorvolare non mi stupisco che i ragazzi d’oggi non sappiano più la loro lingua madre.

#85 Comment By Alessandra On 18 gennaio 2010 @ 01:16

Spero di riuscire ad usare bene le citazioni, sono una frana con i computer.

A 25 anni dovrebbe sapere le regole base della lingua italiana

A me non sembra un analfabeta. Come ho detto prima, evitiamo gli estremismi, da un lato e dall’altro. Come io non ho detto che ha scritto un capolavoro, evita anche tu di dire che scrive spazzatura, specie se non hai letto il romanzo.

capire che prima di mandare a una casa editrice qualcosa dovrebbe fare tanto esercizio per migliorare lo stile

Una mia collega dice sempre che non si è mai buoni giudici di se stessi. Partiamo da qui piuttosto. A me sembra che le basi ci siano. Non sarà Calvino, ma riesce ad imbastire un intreccio interessante con una prosa ugualmente interessante. Che sian acerbo si vede, ma si sfronderà in futuro quando crescerà e acquisirà maggiore maturità, di vita in particolar modo. Io non so come funzioni una casa editrice ma credo ci siano i correttori giusto? Se è così allora faccio loro i complimenti perché hanno deciso di preservare la spontaneità del ragazzo invece di inscatolarlo. O è forse meglio essere presi in giro con romanzi ben scritti ma frutto di qualunquiste operazioni editoriali e commerciali?

“prima miglioro, imparo le regole, le faccio mie, le modifico a mio uso e consumo per creare uno stile personale, ci lavoro su e poi, dopo un bel po’ di anni (non per forza arrivare a 80 anni), se è il caso mando il manoscritto a una o più case editrici”.

Quando ho iniziato a fare l’insegnante non avevo esperienza. L’ho fatta strada facendo e se ripenso agli errori dei miei primi anni mi viene da sorridere dinanzi a cotanta ingenuità. Lo stesso ragionamento credo debba essere applicato ai giovani autori che si cimentano con la loro opera prima. Se le basi ci sono (ed evitiamo di dire il contrario, non ho detto che sia un genio, solo che c’è un terreno fertile su cui far germogliare qualcosa) perché non approfittarne? Gli editori sono talent scout dopotutto. Ricordo con nostalgia una delle prime operette della Austen che lessi all’università. Pezzi rarissimi, forse un paio di esemplari al massimo, prima che si dedicasse ai romanzi veri e propri. Erano quasi illeggibili ma già lì si vedeva la potenza narrativa di questa scrittrice. E furono pubblicati, bada bene, senza riserve da parte di alcun editore, nonostante in quel periodo le case editrici fossero assai poco generose.

dagli spezzoni postati dall’autrice del blog, la voglia di leggerlo è arrivata a zero.

Di questo non posso che essere dispiaciuta per te. Sono solo una decina di frasi estrapolate da un contesto più ampio e neanche mi sembrano così gravi. La sostanza è ben altra cosa ragazza mia.

Sarai una persona ben più grande di Gamberetta, ma da brava fan di qualche autore recensito qui ti sei subito distaccata dal suo pensiero. Comportamento molto maturo, devo dire, complimenti.

Certo che mi sono distaccata dal suo pensiero. Se non la penso allo stesso modo cosa devo fare, cambiare per forza idea? Impariamo a ragionare col nostro cervello, in questo prendete esempio da Gamberetta che non ha peli sulla lingua. E’ innegabile solamente che sono rimasta delusa dal fatto che non sia riuscita a cogliere quel qualcosa che io ho colto. Mi sentivo molto affine a lei, nonostante la differenza di età.

#86 Comment By Gamberetta On 18 gennaio 2010 @ 01:33

@Alessandra.
1) Nel risvolto di copertina leggo che Luca Centi è nato nel 1985. Dunque ha almeno 24 anni. Non mi sembra un ragazzino. Penso possa (e debba) essere trattato da adulto.
2) Licia Troisi scrive romanzi schifosi. Credo che i frequentatori abituali di questo blog siano concordi. Nonostante ciò, i suoi romanzi sono almeno leggibili, quello di Centi no.
3) Non giriamo sempre la frittata. Qui non sono io a essere “kattiva”, né lo sono i commentatori. Qui c’è un “autore” (autore + editor + casa editrice + chiunque altro sia coinvolto) che ti vende a 20 euro un romanzo nel quale si specifica che i cadaveri sono morti e che si fissa con lo sguardo. Un romanzo con scene come le due riportate che sono degne dei peggiori racconti postati online da sprovveduti. È una presa per il culo. Non credo di essere pignola riguardo lo stile. Ho sorbito quintali di boiate dalla prima all’ultima pagina. Lenth era intollerabile.
4) Quattro.
5) Se tu leggi gli esercizi all’articolo sulle descrizioni, puoi scoprire che praticamente tutti hanno dimostrato uno stile migliore di quello di Luca Centi. Perciò “tutti scrittori siete”? In assoluto no, ma rispetto a Centi di sicuro.
6) Detto questo nessuno vuole rubare il piacere della lettura a nessuno. Se il romanzo ti è piaciuto buon per te. Ti sei esaltata? Ottimo. Il romanzo rimane spazzatura.
7) Lenth non è originale e fuori dalle righe neanche per sbaglio. Non diciamo stupidate.
8) “Spero di riuscire ad usare bene le citazioni, sono una frana con i computer.” Sarà, intanto stai usando un servizio di anonimizzazione per mascherare il tuo reale IP. “Alessandra” vedi di non trollare. Grazie.

#87 Comment By Alessandra On 18 gennaio 2010 @ 01:47

Il computer che sto usando lo condivido con mia figlia, come ho già detto. C’è una schermata iniziale in cui va inserito il link del sito e che usiamo sempre quindi se non va bene basta dirlo. Non so cosa intendi con trollare ma io non sto prendendo in giro nessuno. Sto semplicemente esprimendo il mio parere e tu non stai facendo altro che rimanere sulla difensiva, senza aggiungere nulla.

2) Licia Troisi scrive romanzi schifosi. Credo che i frequentatori abituali di questo blog siano concordi. Nonostante ciò, i suoi romanzi sono almeno leggibili, quello di Centi no.

Quindi se lo stile è leggibile ma la storia non è interessante va bene ma se lo stile è da maturare e la storia merita invece no?

5) Se tu leggi gli esercizi all’articolo sulle descrizioni, puoi scoprire che praticamente tutti hanno dimostrato uno stile migliore di quello di Luca Centi. Perciò “tutti scrittori siete”? In assoluto no, ma rispetto a Centi di sicuro.

Andrò a leggere con piacere.

7) Lenth non è originale e fuori dalle righe neanche per sbaglio. Non diciamo stupidate.

Che ne sai, lo hai letto? Avrò anche poca conoscenza di questo genere di narrativa ma per dirlo anche mia figlia allora un fondo di verità deve esserci. E credimi, lei divora di tutto. Non ricordo dove hai scritto che tutto si riduce alla ricerca di un antico manufatto, peccato che non sia così. Io ho visto il romanzo come una gigantesca metafora, una riflessione su temi importanti. E a quanto pare non sono la sola. Quindi comincia ad inserire i “per me” e i “secondo me” quando esprimi un parere, perché sembra sempre che parli a nome di tutti. Che poi condivido spesso il tuo pensiero è un altro paio di maniche.

#88 Comment By Blu On 18 gennaio 2010 @ 01:53

I commenti di gente come Alessandra mi fanno arrabbiare.
Non si può parlare di stile quando vi sono così gravi lacune a livello grammaticale, si tratta di aver terminato o meno le scuole medie e a 24 anni si spera tutti abbiano conseguito la loro licenza.
“Ma” è una congiunzione usata per unire frasi tra loro di pari importanta, non una principale e la sua subordinata; finchè Centi non impara questa semplice regolina continuerà a scrivere cose senza senso. Se vuoi fare lo scrittore devi conoscere le regole grammaticali, è il minimo, altrimenti si scade nel ridicolo.

#89 Comment By Annaf On 18 gennaio 2010 @ 01:53

Io non so come funzioni una casa editrice ma credo ci siano i correttori giusto? Se è così allora faccio loro i complimenti perché hanno deciso di preservare la spontaneità del ragazzo invece di inscatolarlo.

Partiamo dal presupposto che questa è la più grande bestemmia: il fatto che ci siano dei correttori non dovrebbe invogliare l’autore a scrivere cazzate, anzi, loro dovrebbero fargli capire dove sbaglia, indirizzarlo nella direzione giusta.
Se fossi stata l’editor che l’ha seguito sarei andata a nascondermi.
Non dico di inscatolare un autore, semplicemente di rendere più leggibile e in qualche caso concretizzare dei pensieri che, buttati così, sono solo esercizi di scrittura di poco conto. Si tratta di lavorare con l’autore, non di prendere il suo libro e trasformarlo senza chiedergli nulla.

Quando ho iniziato a fare l’insegnante non avevo esperienza. L’ho fatta strada facendo e se ripenso agli errori dei miei primi anni mi viene da sorridere dinanzi a cotanta ingenuità. Lo stesso ragionamento credo debba essere applicato ai giovani autori che si cimentano con la loro opera prima.

Per favore, se per fare l’insegnante ti fai le ossa a discapito degli studenti (e qui ci sarebbe molto da discutere, anche del fatto che l’università italiana che prepara gli insegnanti non lo fa a dovere e quindi ci troviamo gente incompetente e ignorante a fare un lavoro che dovrebbe formare altre persone), non mi sembra giusto che un autore si faccia le ossa chiedendo soldi in cambio (e 20€ non sono pochi).
Vuoi scrivere? Bene, inizi dalle basi (leggasi “esercizi di scrittura”. Sì, sono noiosi, ma almeno inizi a capire i meccanismi narrativi), poi quando pensi di aver raggiunto un buon livello inizi a far leggere quello che scrivi agli altri, che possono essere più o meno ferrati in materia, ma ti possono dare dei consigli utili a migliorare ulteriormente. E così avanti fino ad arrivare a un risultato soddisfacente da mandare a un editore. Tutto questo deve durare un bel po’ di anni, non è che perché ho 25 anni e scrivo da sei mesi, allora le case editrici sono obbligate a pubblicarmi.
Certo, chi scrive non può sapere se è migliorato o meno o se è giunto o meno il momento di inviare all’editore ciò che si è prodotto. Sta all’editore stesso dire all’autore se sia pronto. Purtroppo ultimamente si stampano troppi libri che meriterebbero l’inceneritore senza possibilità di salvezza, perché proprio gli editori sono convinti che al pubblico vada bene qualsiasi cosa.

Sono solo una decina di frasi estrapolate da un contesto più ampio e neanche mi sembrano così gravi. La sostanza è ben altra cosa ragazza mia.

Eh, purtroppo sono come Gamberetta, se una frase del testo non mi suona bene, se manca un elemento chiave, se ci sono errori sintattici, ecc. me ne accorgo alla prima lettura (essendo figlia di insegnanti di italiano capita anche questo. È una specie di disgrazia). Può esserci quanta sostanza vuoi, la trama può essere la più bella e originale di questo mondo, ma io sarò sempre distratta da quegli elementi – superficiali – che non mi fanno più apprezzare l’opera come prima.
E visto che non mi conosci, evita frasi come “La sostanza è ben altra cosa ragazza mia”, affossano qualsiasi possibilità di dialogo.

Certo che mi sono distaccata dal suo pensiero. Se non la penso allo stesso modo cosa devo fare, cambiare per forza idea? Impariamo a ragionare col nostro cervello, in questo prendete esempio da Gamberetta che non ha peli sulla lingua. E’ innegabile solamente che sono rimasta delusa dal fatto che non sia riuscita a cogliere quel qualcosa che io ho colto. Mi sentivo molto affine a lei, nonostante la differenza di età.

L’ora è tarda e io mi sono spiegata male. Mi spiace.
Intendevo dire che va bene pensare con la propria testa, ma non mi sembra il caso di gridare allo scandalo piccati se Gamberetta ha un’altra opinione di quello che può piacere.
Per esempio ha detto più volte che Tolkien non le piace, a me invece piace, ma non è che perché a lei non piace allora non possiamo più andare d’accordo e la considero una stupida o sono delusa. Sono opinioni del tutto personali che non dovrebbero intaccare il nostro modo di vedere l’altra persona.
Lei ha letto questo libro, l’ha trovato scialbo e privo di qualsiasi logica narrativa (sto estremizzando, ovviamente non posso saperlo perché non l’ho letto, mi baso solo sugli spezzoni che ha riportato qui), tu l’hai letto e ti sei sentita offesa (di cosa, poi? È stata molto più gentile che in altre recensioni), ma non penso che per questo si debba dire “Come osi criticare che non hai i titoli?” e magari si è appena finito di ridere alla critica dell’autore che sta sulle scatole.
È questo che non trovo molto coerente e poco maturo.

#90 Comment By GiD On 18 gennaio 2010 @ 02:17

@ Alessandra

Scusa se mi intrometto (visto che il tuo post era rivolto più che altro a Gamberetta), ma volevo rispondere a un paio di cose che hai detto, soprattutto perché sono concetti che saltano fuori di continuo in discussioni del genere, e ogni volta mi danno un fastidio cane.

(Tra l’altro hai detto di avere una certa età, quindi posso risponderti sicuro di non stare perdendo tempo con una 12enne fanatica)

Premessa: non ho letto il romanzo in questione, ti sto rispondendo su concetti generali che saltano fuori parlando di qualsiasi romanzo.

Tutti scrittori siete. Complimenti davvero, come svilire un ragazzo di quanto, 20, 25 anni?

E già cominciamo male. Questa solfa del “siete tutti scrittori” va a braccetto con “e vediamo come scrivi tu“, “provaci tu a scrivere un romanzo” e “puoi giudicare solo se hai pubblicato un libro anche tu“.
Frasi e discorsi del genere fanno davvero crollare a terra il livello di una discussione. Peggio di questo c’è solo “E intanto mi hanno pubblicato, gnè gnè gnè!“. Si è già detto mille volte, ma ripetiamolo: per giudicare un romanzo non si deve essere scrittori.
Per quanto riguarda poi Luca Centi, non mi sembra sia stato svilito. Nella recensione si parla solo e soltanto di come scrive e di quello che ha scritto. Se poi si conosce lo stile di Gamberetta (e tu hai detto di seguire il blog) ci si accorge subito che con LC ha usato il guanto di velluto. Davvero non capisco come mai ti stai scandalizzando ora e non l’hai fatto per Troisi, Meyer e G.L.
E ancora, 24 anni non sono 14. Una critica come quella di Gamberetta non credo farà scoppiare LC a piangere. In ogni caso, non dovrebbe.

Lo scrittore deve di sicuro migliorare la sua prosa ma tra qualche anno, tra uno, due romanzi al massimo, ne vedremo delle belle.

Altro discorso davvero indifendibile.
Non sono un addetto ai lavori e non so cosa accade nei meandri dell’editoria italiana, ma mi sento di affermare con relativa sicurezza che se “Il silenzio di Lenth” non fosse uscito quest’anno, il mercato editoriale italiano non sarebbe crollato.
Se LC deve migliorare la sua prosa, e se ne vedremo delle belle fra qualche anno, perché “Il silenzio di Lenth” dobbiamo pubblicarlo ora? Ce n’era questo estremo bisogno?
Lo ripeto, non ho letto il libro, ma tu stessa dici che ti è piaciuto ma lo stile deve migliorare. Ora, perché l’editor, o in generale la casa editrice, non dice “Senti, l’idea è buona, la trama può funzionare, ma questo e quest’altro non vanno bene. Prova a riscrivere questo, e poi correggi quest’altro“.
Cose come “fissare con lo sguardo” non dovrebbero assolutamente comparire in un romanzo. E se Gamberetta, che non è pagata da nessuno, leggendo se ne accorge, perché chi è pagato per farlo no?
Il punto è che non stiamo parlando di un romanzo pubblicato su un blog; Stiamo parlando di un romanzo pubblicato da una delle più importanti case editrici. (E venduto a venti euro!!!)
Se uno scrittore dimostra potenziale ma è acerbo, lo si fa maturare, anche per il suo bene! Se io compro oggi un libro di LC e vedo che lo stile non mi piace, di sicuro non correrò a comprare il secondo, tanto meno il terzo. Di scelta in libreria ce n’è, chi me lo fa fare di rischiare di ritrovarmi un altro romanzo “acerbo”?

Quando la storia è interessante si passa sopra a qualche difetto di stile.

Questo e vero, e non avendo letto non posso parlare in merito a Lenth. Però lasciami dire che il fatto che Gamberetta non sia neanche riuscita a finirlo, mi fa pensare. Prima d’ora ha sempre letto per intero i romanzi da recensire, anche quelli che ha reputato pessimi, anche solo per il gusto di distruggerli riga per riga.
Se non ha finito Lenth deve davvero averla annoiata a morte, quindi non credo che per lei sia solo “qualche difetto di stile”.

@ Gamberetta
Scusa per il post troppo lungo. In futuro mi conterrò, promesso!

#91 Comment By Zave On 18 gennaio 2010 @ 05:56

ho commentato sul blog di luca centi, copio e incollo il commento anche qui:

sono un lettore del blog dei gamberi e sono giunto qui da un link in un commento alla recensione.
mi sono letto anche questo breve articolo e tutti i commenti ed eccomi qui a scriverne uno anch’io.

luca centi: tu stesso dici di essere consapevole di avere ancora molto da imparare, di fare errori bla bla bla…
questa autocritica purtroppo è solo a parole.
certo sempre meglio di altri autori che non fanno mistero di considerarsi dei prodigi e rispondono anche a male parole. ma non di molto.
il motivo è che nonostante questa tua autocritica, che è solo “raccontata” e non “mostrata” (sono troppo simpatico), tu utilizzi il loro stesso approccio disonesto: invece di entrare nel merito e rispondere alle critiche con argomenti consistenti usi i soliti escamotaggi triti e ritriti per scartarle.

quello che personalmente odio di più e considero il più meschino consiste nel delegittimare l’autore per sminuire quello che dice.
e sinceramente non capisco proprio cosa pensi di aver dimostrato col tuo discorso sul chitarrista: forse credi di averlo fatto ma non ti sei distaccato di un millimetro da “se non sei uno scrittore non puoi criticare” anche se forse pensi di averlo fatto.
io so solo che gamberetta non ha criticato il tuo romanzo da una posizione di auctoritas ma con solide argomentazioni. se non lo avesse fatto avresti potuto ignorare le critiche dicendo “e tu chi c***o credi essere?”, ma non è il caso.
altri espedienti per non rispondere alle critiche che ho visto utilizzati in questa discussione, sia da te che dai tuoi sostenitori:

_i toni come scusa per cestinare i contenuti
_attribuire (senza argomentare) le stroncature ad una volontà di massacrare fine a sè stessa o addirittura strumentalizzata per attirare lettori (o che addirittura sarebbe pagata…).
_usare il fatto che non abbia finito il libro per scartare le critiche, senza naturalmente entrare nel merito.
_ragionamenti fallaci (es: “è vero che le prime 90 pagine sono un po’ ostiche ma servono per capire il resto del libro” nessuno ti sta dicendo di levarle, genio, ma di scriverle in modo decente).
_autopromozione spudorata (“Ayame, io spero solo che proverai a leggere il romanzo e a farti un’idea complessiva. Se poi darai ragione a Gamberetta fa niente, ma almeno lo farai a ragion veduta”).

l’elenco potrebbe continuare ma ho sonno e ho deciso di chiudere qui.

mi dispiace ma non riesco a considerarti una persona onesta: dici che leggerai e commenterai la recensione quando ne avrai il tempo, ma nel frattempo sei qui a difenderti con questi mezzucci.

a me sembra che gamberetta abbia messo in evidenza difetti molto gravi che non puoi cestinare con “lo stile non è eccelso”.

quando risponderai alle critiche come hai detto di voler fare valuterò le tue argomentazioni, ma le chiacchiere stanno a zero.

concludo mettendo in evidenza una cosa che mi ha fatto sbellicare dalle risate:
“Show don’t tell non è la regola. Basta leggere grandissimi autori come Coelho o Updike per accorgersene. E’ uno dei tanti modi di scrivere. Ma da qui a dire “non rispetti la regoletta ergo fai pena” ce ne passa.”

e questo è quello che scriveva gamberetta più di un mese fa per dire quanto sia inutile parlare con certi autori:

“Per esempio, non so quante volte, in pubblico e in privato, ho sostenuto conversazioni tipo questa:

Io: «Non devi raccontare che Giulietta è cattiva, devi mostrarlo. Non so, falle picchiare la sorellina.»
Autore X: «Ma “show don’t tell” non si applica sempre!!!»
Che sarebbe come dire:
Io: «Non mordere la prolunga del televisore, potresti prendere la scossa.»
Autore X: «Ma l’elettricità non fa sempre male!!! Guarda il defibrillatore!!!»”

a quanto pare sei un caso da manuale.

#92 Comment By Ste On 18 gennaio 2010 @ 09:18

L’inizio della scena della recluta mi ricordava “ufficiale e genitil’uomo” quando il sergente istruttore insulta le reclute appena arrivate.

@ Alessandra.
Non condivido una cosa che hai detto: ovvero che il pessimo stile passa in secondo piano se l’idea di base è interessante. Ed è veo anche il contrario. Ovvero se metto un bicchiere di ottimo vino in un bidone di immondizia ottengo immondizia, se metto un bicchiere di immondizia in una botte di ottimo vino sempre immondizia ottengo.
Hai detto che insegni. Se i tuoi alunni fanno diligentemente i compiti, studiano e alle interrogazioni prendono sempre 8 il fatto che appena entri ti mandano a quel paese, sputino per terra o altro passerebbe in secondo piano? Credo proprio di no.

#93 Comment By Zweilawyer On 18 gennaio 2010 @ 10:28

Sempre nelle segnalazioni si fa riferimento alla presenza di una mappa “striminzita”, priva di dettagli. Solo a questo mi sento di rispondere ora, perché la colpa è solo ed esclusivamente mia. All’inizio la mappa non sarebbe dovuta comparire, perché fondamentale solo nei successivi volumi. Il romanzo è uscito a fine aprile, la decisione di inserirla è stata presa ai primi del mese. Purtroppo ho avuto problemi personali in quel periodo e sono riuscito ad inviare la mappa solamente pochi giorni prima dell’uscita, con la conseguente decisione di ritoccarla appena al computer.

Questo è quanto scrive l’autore sul suo sito. Il fatto indica una tremenda sciatteria del giovane Centi e della casa editrice. Il primo, dopo aver creato un mondo fantasy, non ha alcuna mappa pronta, come se non gli importasse nulla del suo stesso mondo, e si riduce a scrivere “affluente minore”, “pianura agricola”,e, soprattutto, “stretto” al posto di “istmo”. La seconda invece, si decide a inserire la mappa all’ultimo secondo, senza neanche editare l’errore geografico.

Zweilawyer

#94 Comment By Gweniver On 18 gennaio 2010 @ 10:50

Ammetto che sono un po’ deluso.
Perchè una mezza recensione? O meglio perchè recensire solo 150 pg?
E’ una forma di rappresaglia per i 20€ spesi male?
Come già detto per il Marciume credo che nessuno ti obbliga a recensire libri che reputi non all’altezza, ma, se lo fai, prima di tutto per te stessa dovresti farlo bene.
In questo caso ad esempio, la tua recensione è parziale. Cosa puoi dire della trama? Io non l’ho letto, ma una tua collega blogger,
http://mirtillangela.blogspot.com/2009/05/il-silenzio-di-lenth-recensione.html
sostiene che la trama è uno dei punti di forza del romanzo.
Tu con solo 150 pg purtroppo non puoi scendere nel merito.
E’ un peccatto, non trovi?

#95 Comment By wendy On 18 gennaio 2010 @ 12:20

Detto questo nessuno vuole rubare il piacere della lettura a nessuno. Se il romanzo ti è piaciuto buon per te. Ti sei esaltata? Ottimo. Il romanzo rimane spazzatura.

Vorrei solo dirti un pò di cose Gamberetta:
- sei brava e le tue recensioni sono divertenti e soprattutto corrette il più delle volte
- Il Dio della scrittura però non ti ha investito dello scettro dell’universalità perciò dovresti dire che “PER TE” il romanzo rimane spazzatura
-Non hai letto tutto il libro e se lasci da parte i problemi stilistici e grammaticali che hai trovato nelle 150 pagine che hai letto delle 430 dovresti capire da te che una recensione non è tale se non riguarda l’intera opera. La tua semmai è una recensione di 150 pagine di un libro che forse andando avanti, magari, ti sarebbe potuto piacere o forse no…non lo saprai mai.
-Come lui avrà sicuramente molto da imparare non dimenticare che lo stesso vale per te, per tutti. non si smette mai di crescere ed imparare..soprattutto l’arte dell’umiltà.
- non so cosa vuoi fare “da grande” ma perchè non provi a fare l’editor? :) Dimostri di essere attenta e coerente quindi magari potresti evitare a giovani autori alle prime arti di commettere simili errori…perchè alla fine, molto probabilmente, anche i libri che tu ami sono il frutto di infinite correzioni e revisioni operata grazie all’aiuto di un buon editor. Con questo non dico che gli errori nel libro dipendano solo ed esclusivamente dall’editor, anzi. Ma se questi non si vedeno credo che la maggior parte delle volte dipenda anche dal lavoro di un professionista competente.

Detto questo credo che le tue recensioni siano utili per gli autori e se con il tempo, crescendo modificassi un pochino i toni il tuo “lavoro” risulterebbe migliore.

#96 Comment By nove On 18 gennaio 2010 @ 12:45

Ciao, gamberetta, non so te ti ricordi di me. Abbiamo avuto uno scontro pochi giorni or sono sulla “Strada” di McCarthy, romanzo su cui continuo a pensare che tu abbia preso una cantonata… non me ne volere, come non te ne voglio io. Tanto che sono tornato sul tuo blog per plaudire a questa recensione. Hai fatto benissimo. Brava!
Non se ne può più di queste bambinate sconnesse che insozzano il genere. E poi ci chiediamo come mai in Italia il fantastico non decolli! Ovvio, se queste sono le linee editoriali (si fa per dire…) che presiedono alla scelta dei nuovi autori, poveri noi. Basta. Non se ne può davvero più.

#97 Comment By Jonnie On 18 gennaio 2010 @ 13:02

A tutti quelli che si appellano alla libertà d’espressione, alla sacralità dell’artista, al lasciare mano libera ad un esordiente:
se invece di scrivere libri Centi avesse progettato la vostra casa, a quest’ora, per la sua cura e la sua perizia, sareste come minimo per strada, e forrse sepolti dalle macerie. Se chiedo competenza ad un architetto, ad una rtista ne chiedo DI PIU’, perchè la sua opera si aggiunge alla coscienza colelttiva, che è più importante dell’urbanistica. Quindi: non trattate gli esordienti come vorreste essere trattati voi, cioè con indulgenza sproporzionata. Se uno non sa scrivere e non si sforza nemmeno di farlo balza agli occhi. è chiaro. E dirlo è dire la verità, non emttersi su un piedistallo.
Certo, poi c’è chi davanti ad una casa crolalta difenderà sempre la libertà artistica di un architetto idiota. Chi di fronte ad un medico pirla che sbaglia diagnosi e cure dirà che era destino. E chi non si incazza se legge spazzatura. R.I.P.

#98 Comment By Karmaburning On 18 gennaio 2010 @ 13:38

A leggere tutti gli spoiler di questa recensione mi è venuto un mal di pancia mortale.
Per rispettare la filosofia del cadavere senza un barlume di vita: ringrazio questa recensione per avermi convinto a non spendere per Lenth i 20€ che già non volevo spendere per Lenth.

#99 Comment By Angra On 18 gennaio 2010 @ 13:49

Deve essere proprio un problema di linguaggio. Forse davvero le parole non hanno più un senso comune e condiviso.

Non hai letto tutto il libro e se lasci da parte i problemi stilistici e grammaticali che hai trovato nelle 150 pagine che hai letto delle 430 dovresti capire da te che una recensione non è tale se non riguarda l’intera opera. La tua semmai è una recensione di 150 pagine di un libro che forse andando avanti, magari, ti sarebbe potuto piacere o forse no…non lo saprai mai.

e

Tu con solo 150 pg purtroppo non puoi scendere nel merito.
E’ un peccatto, non trovi?

Dopo un giudizio come questo:

Dicevo che Il Silenzio di Lenth sembra scritto in Italiano ma forse non è vero. Il dubbio mi viene da diversi passaggi privi di logica, a meno che le parole non abbiano cambiato significato nottetempo.

come si può pensare che uno cambi idea andando avanti a leggere gli altri due terzi del libro?

#100 Comment By selerian On 18 gennaio 2010 @ 13:59

Solo una nota:

@ Alessandra:

Selerian, quando dici “credeteci” a chi ti riferisci scusa? Per favore evitiamo di dire scempiaggini, di ergerci a portavoce di chissà quale volontà. Tu almeno l’hai letto fino in fondo quindi tanto spazzatura non deve essere giusto? Lo dico di nuovo, se dobbiamo restare seri è un conto, se dobbiamo buttarla in caciara allora arrivederci.

Uso la prima plurale per abitudine, scusate: sul blog K&P siamo in due e spesso diamo i giudizi a nome di entrambi. Ma giustamente, qui non lo sanno tutti. Quanto al fatto che l’ho letto quindi non è tanto spazzatura: io mi diverto a leggere brutti libri, per sghignazzare. Tutto qui. Perché mi sia fisicamente impossibile proseguire la lettura di un libro deve essere scritto in sanscrito, e no, almeno questo difetto Centi non ce l’ha.

Per il resto, sottoscrivo quanto detto da altri. Ormai è stato ripetuto così tante volte che capirebbe anche Licia Troisi, speriamo sia sufficiente…

#101 Comment By Dago Red On 18 gennaio 2010 @ 14:49

Ora, non vorrei essere scortese, ma visto che come diceva il Divo a pensar male si fa peccato, ma normalmente ci si azzecca, volevo chiedere alla signora Alessandra se di secondo nome per caso non fecesse Luca.
Perchè francamente la vedo molto strana che una matura professoressa di italiano si metta a commentare le recensioni virtuali de “L’ombra di Lenth”. E che lo venga a fare proprio su questo sito. Sarò un malfidato…

#102 Comment By Karmaburning On 18 gennaio 2010 @ 15:13

OT
@selerian
Il sanscrito non è un difetto, al massimo è ignoranza tua non conoscerlo.

#103 Comment By Gamberetta On 18 gennaio 2010 @ 15:37

Per le 150 pagine:
Una recensione non è un trattato filosofico. Non è un lavoro astratto di retorica. Una recensione deve rispondere alla domanda: vale o no la pena spendere tempo e soldi per questo romanzo? E, in questo caso, le 150 pagine bastano e avanzano per un no deciso. Così come bastavano tre pagine per affermare che non era il caso di leggere Rocca e come bastano trenta pagine per buttare nel cestino E-Doll.
Detto questo, i sostenitori di Lenth possono pure spiegare quali incredibili meraviglie mi sono persa. Potrebbero dare dettagli in più su questa incredibile trama (casomai usando gli opportuni spoiler). Tenendo conto che per compensare uno stile del genere – illeggibile – deve essere la trama più interessante della storia della letteratura o quasi.

#104 Comment By Gweniver On 18 gennaio 2010 @ 16:49

Ancora sulle 150 pagine.
Recensire un libro significa rencisire una cosa che ha un’inizio e una fine. Diverso è recensire le prime 150 pagine.
Il titolo del post è: Recensione, romanzo, Il Silenzio di Lenth.
Ovvero potevi scrivere Recensione, le prime 150 pg de Il Silenzio di Lenth. Vado oltre: sono convinto sia una questione di correttezza, verso chi legge e verso l’autore del libro recensito.
E’ come recensire un film avendo visto solo il primo tempo. Sarebbe corretto (in termini di onestà intellettuale)? Sarebbe opportuno ad esempio nel caso de “Dal tramonto all’alba”?
Il discorso sui consigli per gli acquisti non regge. La mia critica non era rivolta a questo. Concordo su quello che dici, ma entrambi sappiamo che, a volte, può essere sufficiente la quarta di copertina per questo; ed è proprio il caso di questo romanzo, fra l’altro.
Avevi detto che questa recensione sarebbe stata l’ultima; io penso invece che questa è la prima del Marciume: decisamente “tirata via” rispetto alle altre di cui ho avuto modo di leggere su questo blog.
Quindi, di nuovo dico: mi spiace.

#105 Comment By Gamberetta On 18 gennaio 2010 @ 17:10

@Gweniver. Ho spiegato quello che intendo io per “recensione” in un articolo dell’anno scorso, qui.
Lì ho specificato che, a mio modo di vedere, non è necessario leggere integralmente un’opera per recensirla. Finora l’ho fatto – in certi casi ho letto più volte il romanzo recensito – con Lenth non valeva la pena.
Ci sono state delle recensioni su cui ho ancora dei dubbi: sono stata troppo buona con Pan? troppo severa con L’Acchiapparatti o con Christopher Moore?
Ma in questo caso ho la coscienza a posto. Non c’è margine di dubbio, una roba come Lenth non è da leggere né da comprare. Non c’è bisogno di leggere 400 pagine per stabilirlo.
Come diceva qualcuno: mangi un cioccolatino e stai male. Ne mangi un altro e stai male. Ne mangi un terzo e stai male. Non finisci la scatola, la butti via.

#106 Comment By GiD On 18 gennaio 2010 @ 17:31

Dico la mia sulle 150 pagine.
In effetti mi trovo d’accordo con Gweniver. Fermo restando che il lavoro che fai (Gamberetta) è da apprezzare, considerato che togli tempo ad altri impegni senza averne nessun guadagno, anch’io da questa recensione sono rimasto un po’ deluso.
E’ divertente come le altre, e mi sono ammazzato dalle risate in diversi punti, ma credo che il fatto di non aver letto per intero il libro sia una pecca. Che poi 150 pagine su 430 siano più che sufficienti per farsi un’idea e per dare un giudizio, non si discute. Però tu stessa hai sempre seguito il principio di leggere per intero i romanzi da recensire, o in caso contrario di limitarti a commentare quanto letto (vedi Chiavi del fato, Mozart di Atlantide e simili).
Concordo con Gweniver soprattutto perché tu stessa hai annunciato che questa sarebbe stata l’ultima recensione, quindi tanto valeva sforzarsi di finire il libro e chiudere in bellezza, restando coerenti con quanto hai fatto finora.

Per inciso, come ti avevo detto prima è anche un fatto di completezza della recensione. Non puoi parlare per esteso della trama perché la conosci solo in parte. Poi è ovvio che il giudizio finale sul romanzo non muterà granché, considerato lo stile, ma almeno potrai dire “stile pessimo e trama banale” oppure “Trama decente affossata dallo stile pessimo”, o ancora “bella trovata, ma strutturata male, e comunque resta lo stile pessimo”.

#107 Comment By stefano On 18 gennaio 2010 @ 17:42

che dire,sono dispiaciuto che tu rinunci a recensire il fantasy nostrano,anche se hai tutta la mia comprensione.il problema,per me,è che leggere le tue recensioni era un divertimento…come dire,portavi un pò d’allegria in questo squallore.a parte questo,sono onestamente stupito che delle grosse case editrici tirino certi pacchi e continuino ad esistere.chi le dirige?quali menti eccelse scelgono gli autori da pubblicare?almeno stampano su carta riciclata?perchè gli alberi piangono nel sapere di essere sacrificati per questo pattume…va beh,non mi dilungo oltre,ma da lettore(anche di fantasy)mi sento un pò preso in giro da questi signori…20 euro sono tanti di questi tempi,almeno per me.ti saluto e ti faccio i miei complimenti per il tuo lavoro(non so se si può definire così;in ogni caso lo fai bene).

#108 Comment By Gamberetta On 18 gennaio 2010 @ 17:56

@GiD. Ti sfugge un punto: non è che io prima ho deciso che quella natalizia sarebbe stata l’ultima recensione e poi ho letto Lenth. È Lenth che mi ha convinta a lasciar perdere il fantasy italiano. Certo ero già molto disamorata, ma la decisione è nata dal constatare come non riesca più neanche a leggerle certe porcherie.
In quanto al poter fare uno sforzo. L’ho fatto. Hai idea di quante ore ci sono volute per leggere e commentare anche solo queste 150 pagine?

Se tu mi dici: dopo aver letto questa recensione sono incerto se comprare o no il romanzo, allora hai ragione, l’articolo non è stato utile. Me ne scuso.
Ma se, come credo, l’articolo è chiaro sul valore del romanzo, allora è bello abbastanza e completo.

Sono quasi tre anni che dedico buona parte del mio tempo libero alla narrativa (leggendo, scrivendo, gestendo il blog), è umiliante e deprimente poi andare in libreria e scoprire che con 20 euro il massimo che ottieni sono i cadaveri morti. La posso buttare sul ridere, l’ho buttata sul ridere tante volte. Adesso basta. Non mi diverto più. Non si fruga nella spazzatura, la si butta via. La scelta davvero dignitosa sarebbe stata cestinare Lenth a pagina 20, sarei già stata generosa. Leggere fino a pagina 150 è molto più di quanto avrei dovuto.

#109 Comment By Adriano On 18 gennaio 2010 @ 18:05

Un paio di giorni fa ero capitato sul blog e avevo letto le primissime righe della recensione. Mi ero illuso che Gamberetta avesse davvero trovato un libro valido e avevo chiuso il browser pensando che tanto non c’era fretta di leggere un testo “serio”.
Mi sbagliavo!
Gamberetta, hai fatto un ottimo lavoro e mi auguro che tu cambi idea nei prossimi undici mesi: semel in anno licet insanire.

Mi permetto di segnalare un passaggio che mi è parso grottesco.

Le voci giungevano ovattate a causa delle garze nere che coprivano i volti.

Io non ho letto il romanzo (quindi non conosco il contesto), però questa descrizione dei banditi mi suona un po’ forzata. Tanto per cominciare, il termine “garze” lo vedrei meglio se indossassero delle maschere antigas; invece qua mi pare che si tratti di semplici fazzoletti per non farsi riconoscere. Poi non capisco perché i banditi dovrebbero girare mascherati quando si trovano in mezzo ad altri banditi! Hanno forse paura che i loro stessi compagni li riconoscano? La precedente è una domanda retorica alla quale il lettore deve rispondere, ma almeno non mi faccio pagare. O forse l’autore pensa che i banditi abbiano un unico look, tipo i membri la Banda Bassotti che hanno sempre la mascherina e il numero sul petto.

#110 Comment By Angra On 18 gennaio 2010 @ 18:05

@GiD:

Scusa, ma per dire che un romanzo di 430 pagine ha una trama interessante e originale questo deve essere vero per tutte le 430 pagine. Se per 150 pagine non succede niente né di interessante né di originale, non si potrebbe parlare di una bella trama nemmeno se nelle restanti 280 pagine ci fossero colpi di scena a ripetizione. Ammesso e non concesso che questo accada davvero: perché mai l’autore ha scelto di svolgere la trama del romanzo in questo modo sciagurato?

#111 Comment By Andrea On 18 gennaio 2010 @ 18:13

Dico anch’io la mia sulle 150 pagine.
Credo che il problema stia alla base: Gamberetta non voleva davvero leggere il romanzo e non ha trovato niente di buono per finirlo. Con questi presupposti è normale che non sia andata avanti nella lettura, no? Perché mai avrebbe dovuto? Per accontentare i lettori? Ma anche no. Forse solo per scrivere un articolo completo, ma a questo punto poteva cambiare il libro con qualcos’altro e ci avrebbe solo giovato.

Io Lenth l’ho letto. Ci sono diversi difetti, è vero, ma scorre e in generale penso abbia qualche potenzialità per quanto riguarda la storia. Non mi sento di consigliarlo: non mi ha stupito né troppo in positivo né troppo in negativo, e 20 euro possono essere spesi altrove. Non mi sento neanche di pretendere una recensione completa. Però mi stupisce come Gamberetta abbia potuto leggere un mattone come quello della Strazzulla, che dalla recensione mi è sembrato molto prolisso e scontato, o i libri della Troisi, che ho mollato per ben due volte sulle cinquanta pagine.

Pensiero/consiglio direttamente per Gamberetta (ma immagino te l’abbiano già detto in tanti): più che abbandonare la narrativa fantasy italiana – che ok, dici che fa schifo, ma qualche eccezione c’è e l’hai anche citata – dovresti abbandonare cose come queste recensioni “regalo”. Non so gli altri, ma preferisco leggere di un libro che ti ispirava e che ti è piaciuto, che di un libro che ti sei costretta a leggere per volontà popolare.

#112 Comment By Stefano On 18 gennaio 2010 @ 19:10

Non entro nel merito del romanzo, che non ho letto, ma è vero che certe recensioni contribuiscono a pubblicizzare le “vittime” di tali papelli.
Non credo che questo sia l’intento di Gamberetta, dunque, perchè fare del male a sé e agli altri?

#113 Comment By GiD On 18 gennaio 2010 @ 19:15

@ Gamberetta

@GiD. Ti sfugge un punto: non è che io prima ho deciso che quella natalizia sarebbe stata l’ultima recensione e poi ho letto Lenth. È Lenth che mi ha convinta a lasciar perdere il fantasy italiano.

Scusa, in effetti avevo capito male. Ero convinto, visto gli ultimi articoli del Blog, che ti fossi già stufata da un pezzo del fantasy italiano e che la recensione di Lenth fosse solo un “regalo” a noi lettori sadici. Se è stato proprio Lenth a farti deporre le armi, allora riesco a capire meglio il tuo punto di vista e la tua scelta di fare un’eccezione alla regola e lasciare a metà il libro.
Sull’utilità della recensione non hai di che scusarti. L’idea che ti sei fatta del valore del libro traspare in modo chiaro e netto. Ho detto la mia sulla questione delle pagine solo perché, in effetti, dopo aver letto la recensione ho pensato “Peccato però, non ha potuto parlare della trama”. Tutto qui.
Riprendendo quello che ha scritto sotto Andrea, spero sia chiaro che per quanto mi riguarda nessuno sta pretendendo niente. Ti ho voluto solo far presente ciò che ho pensato leggendo. Quello che fai “aggratis” è già tanto, pure troppo.

@ Angra

Non ci siamo capiti. Non ho detto che le pagine restanti avrebbero potuto salvare il romanzo, né che 150 pagine non bastino per giudicare. Anzi, ho sottolineato che

(…) è ovvio che il giudizio finale sul romanzo non muterà granché, considerato lo stile, (…)

Se una recensione dice “non leggetelo perché lo stile è pessimo” e un’altra dice “non leggetelo perché lo stile è pessimo e la trama è banale”, entrambe sono utili nella scelta d’acquisto, ma oggettivamente la seconda è migliore perché mi dà più informazioni. In generale, più informazioni una recensione dà, meglio è.
Poniamo caso che da pagina 151 Lenth sia un susseguirsi di colpi di scena, con buone trovate e qualche idea davvero ottima. E’ logico, come hai anticipato tu, che questo sarebbe un ulteriore errore dell’autore, che si rivelerebbe incapace di strutturare bene la trama. E’ altrettanto vero, però, che a questo punto nella recensione andrei a parlare anche di cosa si sarebbe potuto salvare nella trama e del perché in Lenth non funziona. Di fatto la recensione diventa più interessante e completa.

Esempio veloce: se Gamberetta avesse scritto la recensione di Pan a metà libro, avrebbe detto “Ottimo, da comprare”. E avrebbe avuto ragione. Invece, scrivendo la recensione dopo una lettura completa, ha scritto “Ottimo, da comprare, anche se il finale è debole e x e y stonano un po’ “.
Come vedi il giudizio sul romanzo essenzialmente non cambia, ma il giudizio a lettura integrale è più articolato, più interessante e più completo.

Gamberetta di fatto non ha potuto parlare della trama, ed è un peccato.

#114 Comment By Clio On 18 gennaio 2010 @ 19:35

Sempre nelle segnalazioni si fa riferimento alla presenza di una mappa “striminzita”, priva di dettagli. Solo a questo mi sento di rispondere ora, perché la colpa è solo ed esclusivamente mia. All’inizio la mappa non sarebbe dovuta comparire, perché fondamentale solo nei successivi volumi. Il romanzo è uscito a fine aprile, la decisione di inserirla è stata presa ai primi del mese. Purtroppo ho avuto problemi personali in quel periodo e sono riuscito ad inviare la mappa solamente pochi giorni prima dell’uscita, con la conseguente decisione di ritoccarla appena al computer.

Wait a sec! Come fai a scrivere un fantasy con gente che viaggia senza una cartina dettagliata? °.° E’ come raccontare una storia senza personaggi!

#115 Comment By Asher^Kunitz On 18 gennaio 2010 @ 20:02

Credo intendesse che aveva una bozza che usava per i fatti suoi e non quella perfetta da romanzo fentesi XD Tipo quella della Troisi…… anche se poteva risparmiarsela visto che non serve a nulla di nulla di nulla!

#116 Comment By AryaSnow On 18 gennaio 2010 @ 20:05

Io i libri (in genere) li leggo fino in fondo e penso che sia “giusto” così (poi ognuno è libero di fare quello che gli pare). La parte finale del libro spesso mi rimane più impressa di quella iniziale, le dò più importanza. Preferisco sicuramente una partenza un po’ noiosa con i “fuochi d’artificio” nel finale, piuttosto che una partenza entusiasmante e un finale deludente. Tante volte sono stata contenta di aver proseguito la lettura perchè alla fine si trovava il meglio.
Ma in questo caso si tratta proprio di un libro (a quanto pare) scritto molto male. Capisco che l’idea di proseguire si presenti come insopportabile. Non so nemmeno se lo avrei finito io. La forma per me in genere vale più del contenuto (perchè trovare contenuti talmente eccelsi da farmi compensare una forma pessima la vedo moooolto dura).

Detto ciò, questa recensione la ritengo molto utile. Sia perchè può essere d’aiuto a qualcuno, facendogli capire come non bisogna scrivere, sia perchè sapere che almeno 150 pagine sono scritte male è comunque utile (poi ognuno deciderà da sè sa dare lo stesso una possibilità al libro). E poi, a me l’articolo è piaciuto lo stesso, anche se non faceva ridere come altri :-)

#117 Comment By Nefion On 18 gennaio 2010 @ 20:05

buona sera a tutti.
volevo dire che mi sono preoccupato nel leggere una recensione iniziale del genere XD
se provi a fare un poco di leccate introducendoci della fantasia si che troverai divertente prendere per il culo le persone.
e poi ho sempre sostenuto che dovrebbero essere i criceti a scrivere il fantasi per la nostra nazione!!!

#118 Comment By Sebal On 19 gennaio 2010 @ 16:54

Mio cugino, intorno ai primi di Gennaio, mi chiedeva se potesse valere la pena di comprare questo libro. Gli ho risposto “Dammi qualche giorno e ne leggo la recensione su un sito che conosco..”

Beh, ora posso tranquillamente dirgli che non ne vale la pena, così potrò risparmiargli almeno questo strazio.

#119 Comment By francesca On 19 gennaio 2010 @ 17:42

ad Alessandra e a chi dice “tralasciando gli errori grammaticali e lo stile, il libro poi è non è male”:
ma scusate, se voi vedete un film in prima visione, con biglietto che costa di conseguenza, e poi il film sembra tecnicamente la recita della parrocchia – gli attori non sanno recitare, la telecamera traballa tanto che non si capisce dove si svolge la scena, il vampiro ha palesemente la dentiera di gomma del supermercato e la bella principessa elfa parla con l’accento ciociaro- non rimanete delusi? Anche se la trama (forse) è interessante? Sono curiosa, perchè in un libro invece siete così di bocca buona? Non parlo di pretendere opere d’arte vere, ma almeno intrattenimento di buona, onesta fattura?

#120 Comment By Asher^Kunitz On 19 gennaio 2010 @ 18:50

Seeeeeee, ma mica ha scritto “o mangiato” eh! XD Errori grammaticali mi sembra esagerato.

#121 Comment By francesca On 19 gennaio 2010 @ 22:51

Aher Kunitz, O mangiato è un errore di ortografia, “fare affidamento alla spada” direi che è di grammatica ( o di sintassi?)
Comunque si vede dagli esempi citati da Gamberetta e da altri segnalati da altri lettori che trattasi di scarsa padronanza dell’italiano. Piuttosto grave secondo me per un prodotto editoriale anche di intrattenimento. Non voglio gettare la croce sullo scrittore, non so chi ha più colpa, lui, la casa editrice, l’editor, la Società…ma il prodotto che il lettore si trova tra le mani è certo di bassa qualità. Spesso si dice che romanzo bello o brutto è “soggettivo”, ma almeno l’uso corretto dell’italiano sarà un criterio oggettivo per farsi un’idea della capacità di scrittura e della cura editoriale che sono state messe in un prodotto?

#122 Comment By Asher^Kunitz On 19 gennaio 2010 @ 23:01

Fare affidamento alla spada a me non semrba scorretto…. però è anche vero che non sono una cima in itaGLIANO XDD
Però si dice “affido alla spada”. Affidare forse vuole AL… BOH Neanche Gamberetta lo ha segnalato :///

#123 Comment By sirtao On 19 gennaio 2010 @ 23:19

bel massacro. Fortunatamente tra questo e La Scacchiera Nera ha vinto il secondo(merito della illustrazione di copertina), che ho pure votato… peccato che non lo leggerai^^
(o forse meglio così: magari è orribile e sono solo io a trovarlo piacevole)

sulle 150pagine: dato che specifichi esplicitamente e chiaramente a inizio recensione quanto hai letto, e che difficilmente le problematiche che hai evidenziato potranno sparire improvvisamente nelle pagine seguenti, non vedo proprio cosa ci sia da lamentarsi

attendo con ansia la tua prossima recensione, comunque.

#124 Comment By francesca On 19 gennaio 2010 @ 23:20

Affido a, ma faccio affidamento su qualcuno o su qualcosa: se non fai affidamento alla mia parola anche lo ZIngarelli conferma.

#125 Comment By GiD On 19 gennaio 2010 @ 23:22

@Asher^Kunitz

Ci si affida a qualcosa, ma si fa affidamento su qualcosa.

#126 Comment By Nefion On 20 gennaio 2010 @ 08:49

parlavate di colpe e credo che per la banalità della storia bisogna guardare male il nostro amico autore, per la pubblicazione bisogna mostrare i denti alla casa editrice e per gli errori ortografici e sintattici bisogna mostrare la faccia cattiva all’editor che risulta essere un incompetente se permette la pubblicazione di un romanzo con tutti questi errori.
comunque fare affidamento alla spada non so se si possa dire o nasca da qualche dialetto ma, secondo il mio modesto parere , sia più corretto dire fare affidamento sulla spada in quanto fai affidamento su qualcosa, sarebbe diverso se la spada fosse invece magica con una volonta propria quindi “viva”

#127 Comment By francesca On 20 gennaio 2010 @ 10:43

Per le “colpe”. Un’opera letteraria si suppone che sia principalmente una creatura del suo autore: è lui comunque a metterci la faccia coi lettori, nel bene e nel male. Se il libro ci piace diciamo “bravo” prima di tutto all’autore (credo giustamente), e non si è mai sentito un autore o una sua fan confutare questi elogi. Ugualmente allora se il tal libro non ci piace è logico chiedere conto, o ascrivere questo demerito, prima di tutto all’autore.
Della casa editrice si può dire che ha fatto una pessima scelta, dell’editor magari che non ha fatto bene il suo lavoro (ma chissà com’era prima il testo…), ma questo non toglie che la paternità della ciofeca sia soprattutto dell’autore.

#128 Comment By alladr On 20 gennaio 2010 @ 11:23

ciao gamberetta, grazie. grazie perché non recensirai più libri che già prima di essere letti promettono orrore ed errori.
ti ringrazio perché leggendo quest’ennesima, meritata stroncatura mi sono reso conto di un fatto terribile: provavo piacere al pensiero di poter fare di meglio. il fatto è terribile perché probabilmente è falso che io possa fare meglio: non sono un narratore, ho provato poche volte a scrivere narrativa senza essere mai soddisfatto di quel che avevo scritto e anche se, come editor di utp, credo di aver contribuito a ripulire il peggio (poi, l’ultima parola rimane all’autore, soprattutto in realtà piccole e povere), non so se sarei altrettanto selettivo scrivendo.
però trovo disturbante l’idea di un simile piacere, che non ha nulla di costruttivo: non ho imparato nulla da questa recensione (il livello era troppo basso?). quindi sono contento di sapere che le tue prossime recensioni, come già da tempo ti invitavo a fare, si occuperanno di libri capaci di offrire qualcosa.
a presto.

#129 Comment By Simòn R. On 20 gennaio 2010 @ 11:40

Marò, che abbondanza di puttanate… o_O Davvero non capisco: ma non ci arrivano al concetto che “se pubblico qualcosa di BUONO lego il lettore all’autore e guadagno un cliente DUREVOLE”?!? Mah…

La scena dell’accampamento è LOLlissima… solo io mi sono chiesto “ma se dei briganti hanno forzieri e sacche piene di oro e gioielli… cosa fanno ancora i briganti a fare?! potrebbero trasferirsi dove gli pare e fare quello che gli pare! XD”

Riguardo ai vari commenti ecc. ecc. … siamo in Italia, è inutile. E’ questo che ci frega. Siamo in un Paese in cui per essere apprezzato NON PUOI scrivere narrativa d’evasione: DEVI scrivere Letteratura. E basta. Se non infarcisci ciò che scrivi di considerazioni morali-politiche-filosofiche, non sei nessuno.
Noi siamo quelli secondo cui Il Signore degli Anelli è un’allegoria della seconda guerra mondiale ed è un romanzo fascista (perché si riporta al trono un Re, NdR, e perché il cattivo è nero). Poco importa che l’autore abbia sempre rifiutato con forza qualunque lettura allegorica della sua opera, poco importa che il cattivo, appunto, sia nero, perché in quel caso non riguarda il colore della camicia ma della pelle… ussignùr!!

Ora, quello che non ho mai capito è: Ken Follett, Stephen King, Tom Clancy, John Grisham VENDONO UN CASINO. E influenzano, più o meno direttamente, la cultura della loro società e, in misura minore, delle società di altri Paesi in cui vengono tradotte le loro opere; esattamente, PERCHE’ non sono LORO l’esempio da seguire per gli Editori e Redattori nostrani? Economicamente sono vincenti; culturalmente, pure!

Macché… ci sarà ancora il fascino alla Solženicyn… scrivi da cani se vuoi, basta che denunci qualcosa. Sarà un caso che i vari premi Strega, Campiello ecc., siano in genere romanzi pallosissimi fino all’inverosimile?

AGOGNO disperatamente una nuova Era in cui qualcuno potrà scrivere qualcosa di GODIBILE senza tante pippe e potrà urlarlo all’Italia intera: EBBENE SI’, SCRIVO E BASTA! E i “temi”, e la “profondità”, e tutte le altre seghe mentali, se vengono da sé, dalle azioni spontanee dei personaggi, bene! Se no… CHISSENEFREGAAAA!

Poi per carità, se tra i millemila esordienti italiani c’è il nuovo Marquez, o il nuovo Camilleri, ben venga neh! Ma è un po’ come buttare sul mercato discografico nuovi “cantautori impegnati” di 15-20 anni. Ciccio, di De André ce n’è stato uno… Hai voglia a tentare d’emularlo, ma più di questo appunto non puoi fare: copiare. E pure male.

Vabbé. Ennesimo sclero esasperato… scusate l’OT.

#130 Comment By Simòn R. On 20 gennaio 2010 @ 11:51

@Francesca:

e non si è mai sentito un autore o una sua fan confutare questi elogi.

Bukowski era noto per trattare male i fan, sostenendo che non capivano un cazzo perché lui scriveva solo per vendersi e potersi comprare da bere :asd:

Della casa editrice si può dire che ha fatto una pessima scelta, dell’editor magari che non ha fatto bene il suo lavoro (ma chissà com’era prima il testo…), ma questo non toglie che la paternità della ciofeca sia soprattutto dell’autore.

Beh, NI. L’autore è alle prime armi. Probabilmente non ha gli strumenti critici per comprendere se ha fatto un buon lavoro o no. Semplicemente la risposta della C.E. doveva essere: fa cagare, riscrivilo. E farglielo fare una, due tre, dieci volte, per uno, due, tre, dieci anni se ce n’era bisogno. Oppure dirgli, più diplomaticamente: “Non è di livello abbastanza buono per la pubblicazione. Scrivi un altro romanzo e riproponicelo”.

L’autore, nei primi momenti sarà sempre convinto di aver scritto qualcosa di BUONO. Compito della Casa Editrice è farlo scrivere e ri-scrivere un sacco così che possa migliorare. Chi è che diceva “i primi 10 romanzi sono solo d’allenamento”?

#131 Comment By Simòn R. On 20 gennaio 2010 @ 11:54

Ah, dimenticavo: sembra uno scherzo, ma in un commento del suo blog l’autore dice proprio che il romanzo inizia a pagina… 151!! XD pare che ci sia un salto temporale di vent’anni, e da lì partono le famose tamtiche ecc… Perciò sappilo, O Gambera: ti sei fermata UNA PAGINA troppo presto… mannaggia!!

#132 Pingback By Anobii meglio della critica letteraria. | Il Sito Ufficiale di Francesco Falconi On 20 gennaio 2010 @ 12:39

[...] critica “la luce di una gemma nonostante l’assenza di luce” come nel caso della recensione di Gamberetta sul libro di Luca Centi, ma si possono anche far notare evidenti errori, sfuggiti all’autore [...]

#133 Comment By Nefion On 20 gennaio 2010 @ 13:03

penso che comprerò il libro e inizierò a leggerlo da pagina 151.

tornando al discorso della spartizione delle colpe( che poi non sono colpe vere e proprie ma solo responsabilità) è ovvio che la parte più importante è dell’autore ma anche la casa editrice è molto importante, deve decidere cosa pubblicare e se decide di pubblicare spazzatura ma che le porta introiti allora si è colpa sua, sià perché illude un giovane autore ma anche perché ci fa fare queste discussioni XD

#134 Comment By francesca On 20 gennaio 2010 @ 13:25

Simòn, io mi riferivo agli autori che in genere rispondono alle critiche di Gamberetta qui o sui realtivi blog, e che sono ben lontani dall’onestà e dalla consapevolezza di Bukowski ! Autori che sono davvero convinti di aver scritto sempre e comunque un bel romanzo, e che sono (umanamente) ben felici di sentirselo dire. Ma più che altro ai loro fans sfegatati che, quando si mettono in luce i difetti dell’opera, rispondono spesso non confutando le critiche, ma giustificando i difetti in virtù della giovinezza / simpatia/passione / future possibilità dell’autore (vedi Alessandra nei commenti a questo post).
Come in tutti i mestieri, anche per lo scrittore è fondamentale la capacità di saper valutare con un minimo di obiettività quel che si è fatto: quantomeno rendersi conto se si scrive in italiano traballante. L’autore è ancora troppo immaturo per questo, non ha gli strumenti critici, ha letto tre libri in vita sua e non padroneggia bene la lingua madre? Allora non è ancora preparato per fare lo scrittore. Mica dico di ucciderlo: dico solo che ha fatto male il suo mestiere. Ha trovato una CE che ha fatto anche lei male il suo lavoro (nell’ottica del lettore, eh, magari del loro business va benissimo così) e l’ha pubblicato lo stesso? OK, ciò non toglie che lui ha scritto un brutto libro, tutto qua.

#135 Comment By Simòn R. On 20 gennaio 2010 @ 14:01

@Nefion: sì, ma quello che non capisco è, proprio nell’ottica del guadagno, perché in Italia le C.E. non spingano per far produrre agli autori opere VALIDE. I risultati editoriali USA, *COMMERCIALMENTE PARLANDO* qui ce li sogniamo, eppure invece di imparare da chi ha dimostrato di saperci fare, continuiamo ad aspettare l’autore-infanteprodigio che si fa da sé… ma via!!

#136 Comment By Simòn R. On 20 gennaio 2010 @ 14:05

Tra l’altro… ma che c’entra Gamberetta nell’articolo linkato da Falconi? o_O non l’ho mica capito… però m’ha fatto venir la curiosità di vedere ii risultati del libro su Anobii: 97 ce l’hanno, e la media del voto è 3,5 stelle su 5… come dire “6+” :/

#137 Comment By Nefion On 20 gennaio 2010 @ 14:22

vorrei darti una risposta seria ma di fatto siamo in Italia e i soldi facili attirano tutti e , a quanto pare, non gli interessa minimamente del loro lavoro e vivono solo per i soldi, ammetto che avere un pò più di soldi nn mi dispiacerebbe XD
insomma dobbiamo darci al fantasy estero.
se posso mettere una parola a favore del fantasy italiano c’è da dire che hanno sempre delle belle copertine XD

#138 Comment By Gamberetta On 20 gennaio 2010 @ 14:43

@Simòn R.

Chi è che diceva “i primi 10 romanzi sono solo d’allenamento”?

David Gerrold in Worlds of Wonder: How to write Science Fiction & Fantasy.

#139 Comment By Zweilawyer On 20 gennaio 2010 @ 15:01

Ma è il Falconi di “Estasia”?

#140 Comment By francesca On 20 gennaio 2010 @ 15:14

ma quello che non capisco è, proprio nell’ottica del guadagno, perché in Italia le C.E. non spingano per far produrre agli autori opere VALIDE.

questo anche per me è un mistero.

#141 Comment By Ste On 20 gennaio 2010 @ 15:17

Simon sono concordo pienamente con quanto hai detto. in Italia la narrativa d’evasione viene vista come roba di serie z, per bambini.
Come vige, in Italia, tutt’ora il concetto cartone animato/anime = bambino, film=adulto.
Batsa vedere anche la produzione che non è narritiva: le canzoni devono essere impegnate e di denuncia, lo stesos vale per i film
E già stiamo migliorando rispetto a 10 anni fa; motivo per cui non esistono autori italiani, i pochi che all’epoca tentavano venivano soppressi. King, Follet, ecc se fossero stati in Italia probabilmente non avrebbero mai pubblicato nulla.

#142 Comment By kikmaster On 20 gennaio 2010 @ 16:05

Ma ti pagano per distruggere i libri così?

Io sono il tuo opposto. A me dei libri, specie se italiani, piace trovare il positivo e poi dare dei consigli per migliorare. Si fa presto a distruggere…

#143 Comment By Angra On 20 gennaio 2010 @ 16:15

@Zweilawyer:

Sì, è il Francesco Falconi di Estasia. Quando parla di cantonata, è perché ha letto esattamente il contrario di quello che ha scritto Gamberetta:

Perché una gemma emana un bagliore potente nonostante l’assenza di luce? Anzi, casomai è il contrario: se sono in un ambiente buio, una luce mi sembra più intensa di quanto sia in realtà.

Lui ha capito che Gamberetta stesse criticando il fatto che la gemma emetta luce, e non che stesse criticando invece il nonostante in grassetto.

#144 Comment By imbrium On 20 gennaio 2010 @ 16:41

gamberetta sei una galla! bella anche questa recensione, anche se non sono riuscita a leggere gli estratti fino in fondo.
in ogni caso mi sono accorta di una cosa.
non so se la nostra critica o qualcun altro l’ha già detto (probabilmente sì) ma fra i tanti fattori che creano tedio nel lettore c’è anche quello dei nomi usati.
possibile che tutti questi neo scrittori devono infarcire il testo con nomi impronunciabili?
capisco se ci sono solo 2 personaggi, ma quando la scena inizia a farsi affollata bisognerebbe adottare degli appellativi che ricordino il personaggio (un po’ come ha fatto la rowling), o almeno che abbiano qualche familiarità con il lettore, che senso ha buttare là un po’ di lettere a caso con un’alta concentrazione di h, k o w perchè così fa figo?
per esempio, “Hertha” , devo sputare per pronunciarlo?
credo che i nomi debbano essere evocativi, contenere in essi un po’ del personaggio.
non so, per esempio, arriva un misterioso e taciturno straniero, piuttosto che dargli un nome tipo dharthleik che tiene occupato il lettore per mezz’ora a districarsi la lingua, preferirei chiamarlo xenon, un nome più semplice e tuttavia evocativo.
stessa cosa per i fiumi, monti e quant’altro piuttosto che sparare un’accozzaglia di lettere a caso è meglio non citarli affatto oppure trovare qualcosa di più originale, tipo Bosco dolcedorme, monte verderame, vulcano nonnopera (da una libro di benni), oppure cercare qualcosa di altisonante (e l’altisonanza non è data da un barile di h, j, k…) beh in realtà non so da cosa è data, magari gamberetta…
però so che dei bei nomi onomatopeici sono apprezzati.
boh io la penso così.

#145 Comment By Simòn R. On 20 gennaio 2010 @ 17:01

@imbrium: decisamente d’accordo sui nomi… mi piacerebbe che gli aspiranti scrittori usassero O nomi normali O nomi inventati ma linguisticamente sensati nell’ambientazione… il nome ci definisce, francamente così “a freddo” leggere Gluxis e Goyah mi manda un po’ in confusione su chi fa cosa… un problema molto simile ce l’aveva D’Angelo ne Le Sette Gemme… una sfilza di nomi propri di persone, luoghi e oggetti improponibili e incomprensibili… o___O
Con questo non è che si debba essere Tolkien, eh… però ad esempio, nella saga del Belgariad di Eddings (che non è chissà quale capolavoro fantasy, è molto autoironica…), i Maghi hanno tutti il prefisso “bel” se maschi o “pol” se donne… all’interno di una stessa famiglia c’è sempre il lemma “gar”… ci sono, se ricordo bene, 4-5 popoli, e anche a “orecchio” riconosci il nome duro e secco del “barbaro” da quello melodioso dell’ “elfo”… insomma, un po’ d’attenzione per i dettagli non guasta mai.
Ma in generale, scrivendo un fantasy un’ENORME atenzione andrebbe data all’Ambientazione, che dev’essere sensata, coerente, verosimile ecc… con mappe del mondo sia noto che ignoto, con regni e popoli, usi e costumi, lingue, dialetti e slang particolari… un immenso lavoro che è la “base dell’iceberg”, quel 70% che in genere rimane assolutamente occultato, o magari appena intravisto, dal lettore… e che però fa la differenza, dando “profondità” e “vissuto” a personaggi ed eventi…

#146 Comment By lilyj On 20 gennaio 2010 @ 22:56

@ Simòn: ciccino, vedi di non bestemmiare! Dove diavolo li hai visto gli elfi nei libri di Eddings?! è_é Per punizione ti ordino di rileggerti tutta la saga! XD

#147 Comment By Simòn R. On 20 gennaio 2010 @ 23:08

@lilyj : è per questo che “elfi” è tra virgolette! :O Era per dare l’idea…

#148 Comment By Beatrice On 21 gennaio 2010 @ 11:24

Cavoli Gamberetta tu sì che sai come sorprendere il lettore… ti giuro che quando ho letto la tua premessa mi sono spaventata, dicendomi “sarà mai possibile?? Allora davvero ESISTONO fantasy italiani scritti bene??” Sono un’ingenua, ve? X’D

E’ un peccato che questa sia la tua ultima recensione sul fantasy italiano, non tanto perché mi divertivo un mondo a leggerti ma perché è sempre una fonte di ispirazione e un ottimo modo per imparare quali errori non fare, ma d’altronde non posso che capirti quando dici che è davvero impossibile leggere quelle cose!!
Che dire? Continuerò a leggerti di soppiatto e a lasciare qualche commentuccio ogni tanto!!!

Bea*

#149 Comment By Irene On 21 gennaio 2010 @ 11:29

Ma che razza di libro è?? Davvero sono rimasta impressionata, Gamberetta hai ragione a dire che oltretutto pure l’editor era incompetente.. Comprendo benissimo la tua scelta di non recensire più il fantasy italiano visto che fa sempre più schifo…

#150 Comment By Fab On 21 gennaio 2010 @ 12:13

Ciao Gamberetta,

onestamente sono davvero dispiaciuto della tua decisione di non recensire più i brutti fantasy italiani: gli articoli di stroncatura erano francamente uno spasso, mi hai regalato dei momenti davvero divertenti, e per questo ti sono grato. Certo, sei molto brava anche con le recensioni di bei romanzi, ma ovviamente l’effetto è del tutto diverso. D’altronde ti capisco per questa decisione, ormai ogni tuo pezzo suscita un vespaio di polemiche, merito di una considerazione che ti sei guadagnata nel tempo con la dedizione e la competenza che traspaiono dai tuoi pezzi.
In effetti devo confessare che ultimamente avevo l’impressione che non ti divertissi più come prima a scrivere, o comunque le recensioni mi sembravano molto più polemiche piuttosto che divertenti. E chissà se magari tra qualche tempo, dopo che ti sarai rilassata, non ritorni in azione la Gamberetta di una volta… ^_^

#151 Comment By Mauro On 21 gennaio 2010 @ 13:52

Sulla gemma e il bagliore: ipotizzando che l’autore abbia voluto inserire nella sua ambientazione delle gemme che emettono luce propria, quello che non mi convince molto in quella frase è che il significato che vuole trasmettere è giusto; il come lo trasmette, direi di no. Partendo dall’ipotesi fatta, dire che una emana un bagliore nonostante l’assenza di luce non ha molto senso, salvo che tali gemme di solito, pur emettendo bagliore, non lo facciano al buio. Non ha molto senso perché, nell’ambientazione, l’oscurità non inficia la capacità delle gemme di emanare luce, quindi il “nonostante” implica un “anche se non c’è luce da riflettere e nonostante le gemme nel nostro mondo non ne emanino”.
L’impressione è che l’autore abbia voluto inserire una caratteristica delle gemme e poi abbia voluto spiegarla ai lettori, usando però una struttura della frase infelice; se le gemme in quell’ambientazione emanano luce… basta dire che “una gemma dorata che emanava un bagliore”. Se emana un bagliore, va da sé che non è la normale riflessione della luce.

#152 Comment By Angra On 21 gennaio 2010 @ 14:54

@Mauro: sono d’accordo. E’ quello che ho scritto sul blog di Falconi che parlava di “cantonata”.

#153 Comment By mario On 21 gennaio 2010 @ 16:44

@ gamberetta: come al solito la tua recensione lascia ammirati e avviliti. Che dire? Però, se posso, non mi sembra giusto utilizzare Centi (o la Troisi per quello che vale) come misura del fantastico italiano. Così facendo si fa il loro gioco e quello degli editori che – spesso serissimi quando pubblicano altro (Piemme pubblica Denis Lehane, per dire, tra gli altri, un grande autore di “genere”) – si comportano come cialtroni quando si parla di fantasy o fantastico. Ci sono altre cose “fantastiche” in Italia che meriterebbero la tua attenzione (prima come lettrice). Come Laura Pugno. O Valerio Evangelisti. O Danilo Arona. O Gianfranco Manfredi. O Tullio Avoledo. Certo, sono molto più contaminati – piuttosto slipstream che fantasy – ma sanno, tutti, scrivere – e bene – e raccontare.
Sta’ bene – e lascia stare questa robaccia. Davvvero, come dici, non ne vale la pena.

#154 Comment By Marco On 21 gennaio 2010 @ 16:59

Volevo rispondere all’Alessandra di qualche commento prima:
Io ho 16 anni, e scrivere mi piace tantissimo.
Luca Centi ah 25 anni, e scrive peggio di me di quando andavo alle scuole medie. E’ una vergogna, Il silenzio di lenth è un obbrobrio!
Io quando devo descrivere scene, dialoghi o quant’altro, ci penso su molto tempo, a volte anche giorni interi per vedere quale sia la scelta migliore. Centi non fa niente di tutto ciò, Centi non sa scrivere.
Puoi dire che in futuro maturerà, ma io non ci credo. E magari, la prossima volta, sarebbe meglio che spedisca il suo libro a una casa editrice a pagamento (come faccio io), così spende lui i soldi per i suoi stessi libri, invece che mandarli a grandi case editrici e rifilarceli in libreria.

#155 Comment By Annaf On 21 gennaio 2010 @ 19:54

@Marco:

sarebbe meglio che spedisca il suo libro a una casa editrice a pagamento (come faccio io)

Perdonatemi l’OT (se Gamberetta vorrà spostare in Fogna, non importa, faccia pure^^): ma Marco, non ti converrebbe mandare i tuoi manoscritti a una casa editrice piccola (di solito lavorano meglio di quelle grandi), anziché pubblicare a pagamento.
Oppure potresti mettere on-line la versione in pdf di quanto hai scritto e metterla a disposizione su un sito per scaricarla liberamente. I lettori ti potranno consigliare su cosa e come migliorare. Penso sia il modo migliore, piuttosto che pagare per essere pubblicati.

#156 Comment By Marco On 21 gennaio 2010 @ 22:33

Perdonatemi l’OT (se Gamberetta vorrà spostare in Fogna, non importa, faccia pure^^): ma Marco, non ti converrebbe mandare i tuoi manoscritti a una casa editrice piccola (di solito lavorano meglio di quelle grandi), anziché pubblicare a pagamento.
Oppure potresti mettere on-line la versione in pdf di quanto hai scritto e metterla a disposizione su un sito per scaricarla liberamente. I lettori ti potranno consigliare su cosa e come migliorare. Penso sia il modo migliore, piuttosto che pagare per essere pubblicati.

Grazie mille del consiglio, ma non me la sento ancora di esordire con una casa editrice di una certa importanza. Preferisco prepararmi il romanzo d’esordio il meglio possibile, per ora sono solo racconti che scrivo così, per hobbie.
Ora chiudiamo l’OT, si stava discutendo di Centi xD.

#157 Comment By Zave On 22 gennaio 2010 @ 02:47

luca centi ha finalmente risposto sul suo blog alle critiche di gamberetta nella recensione.
io ho ribattuto punto per punto, ma ho visto che il mio commento non è comparso tra quelli della discussione.
penso che abbia iniziato a moderare il blog ed è possibile che questo mio commento su cui ho speso più di mezzora di vita (sigh!) non venga mai approvato.

intanto lo posto qui.
enjoy!

Non volevo arrivare a questo. Davvero, non è nel mio carattere, è una violenza. Ma sono stanco di ricevere visite da persone che, con la scusa di cercare un dibattito, si limitano poi a puntare i piedi. Non è corretto. Ecco le mie risposte allora. Le posto qui perché non ho alcuna intenzione di essere insultato o minacciato, com’è accaduto in questi giorni.

in primo luogo eri stato tu stesso a dire che era tua intenzione rispondere alla recensione di gamberetta, solo che non avevi tempo al momento. tempo che poi sembravi avere, ma lo spendevi per scrivere motivazioni per cui non rispondevi piuttosto che per rispondere. di minacce in pubblico non ho avuto modo di leggerne. se ne hai ricevute in privato ti invito a denunciare gli autori alle autorità competenti.

Andiamo con ordine.

bene.
ho visto che hai comodamente ritagliato alcune parti, ti rinfrescherò io la memoria strada facendo.

La mappa. La mappa de “Il Silenzio di Lenth” non doveva comparire nel romanzo. Io ne avevo una disegnata a mano (perché senza, come hanno fatto notare alcuni “come fai a scrivere fantasy!!!!!“). Un mese prima dell’uscita del libro, le cose sono cambiate e mi è stata richiesta. Non ho potuto spedirla subito, quindi quando l’ho fatto ci siamo dovuti accontentare di quella mia “amatoriale”, in attesa di una versione diversa.

ok, rimane il fatto che uno che paga quasi 20 euro per il tuo romanzo e si ritrova in mano una cosa del genere, con tutti i fiumi che vanno da mare a mare, nomenclature a cazzo (come quando chiami “stretto” un “istmo” oppure chiami uno dei tuoi simpatici “fiumi” che vanno inspiegabilmente da mare a mare “affluente minore” senza che sia affluente di un bel niente…), permetti che uno si senta tirato per il culo e che possa altamente fregarsene dei retroscena per cui si ritrova in mano una simile oscenità?

Ma passiamo ai “gravissimi errori grammaticali” che ha commesso Luca Centi. Quelli che hanno segnato la fine della lingua italiana!

ok cominciamo

(pag. 130) Non approviamo la tua impazienza, ma crediamo che queste terre siano pericolose.

E’ una frase ambigua, lo ammetto, ma non è un errore. Il senso è: Gluxis, siamo qui con te ma non perché approviamo la tua impazienza. Queste terre sono pericolose.

hai ammesso tu stesso che era messa giù male, non mi dilungo oltre. solo ci tengo a integrare con la frase immediatamente successiva, che hai furbamente ritagliato e che la stessa gamberetta non aveva notato:
“Non penserai mica di poter fare affidamento unicamente “alla” spada?”
ora questa frase è sbagliata: o scrivi “affidarti alla” o “fare affidamento sulla”.
la tua forma ibrida è un errore di italiano.
o una sapiente trovata per caratterizzare meglio il personaggio che parla dando l’idea che non sappia padroneggiare a dovere la sua lingua, dopotutto anche nella realtà è così: non tutti padroneggiano bene l’italiano ad esempio. (alcuni di questi fanno addirittura gli scrittori…)

(pag. 93) [il bastone] Era lungo e affusolato, in cima una gemma dorata che emanava un bagliore potente nonostante l’assenza di luce dell’abisso in cui erano scesi.

Mi trovate l’errore per favore? Che le gemme riflettano la luce lo sa perfino il mio cane. E non è un cane molto sveglio. Dorme sempre.

e sa bene il tuo cane: le gemme “riflettono” la luce. la gemma in questione “emana un forte bagliore”, e il tuo “nonostante” mette la cosa in contrapposizione alla mancanza di luce. come a dire che in condizioni di buona luminosità sarebbe normale che la gemma emani un forte bagliore (ma quando mai?).
ok, quello che volevi comunicare è che la gemma emanava luce magicamente, ci siamo arrivati comunque. ma così la frase è priva di senso logico.

(pag. 104) Seguì un lungo momento di silenzio, che si interruppe unicamente quando il sole svanì oltre le montagne, con l’accensione dei fuochi lungo le strade del villaggio.

Se aveste letto il romanzo (ops!) sapreste che di sera, nel villaggio del “Lethae Argenteo”, i fuochi vengono accesi da persone in carne ed ossa, non magicamente. Le persone emettono rumore; il crepitare stesso delle fiamme è “rumore”.

vero, avrebbe potuto essere esplicitato meglio ma è comunque abbastanza chiaro.

(pag. 91) [il nilha] Aveva le stesse proprietà del jual, un tessuto in grado di tenere stabile la temperatura corporea, ma era anche molto resistente.

Nel romanzo spiego che il nilha è un metallo. Ha le stesse proprietà del jual – tessuto – ma, per forza di cose, è più resistente. Mi spiegate dov’è l’errore grammaticale?

qui ti dò ragione sulla coerenza logica.
solo che la proprietà di “mantenere la temperatura corporea” ha senso se attribuita ad un tessuto, mi lascia perplesso vederla attribuita ad un metallo, ma qui non siamo più nell’ambito della grammatica quindi lasciamo stare.

(pag. 23) Intorno a lei, il fetore della morte, cadaveri mutilati senza un barlume di vita.

Se qualcuno si fosse degnato di leggere il romanzo per intero, saprebbe che esiste una maledizione chiamata Valoj. E’ una maledizione che separa lo spirito dal corpo, lasciando gli uomini tra la vita e la morte. L’espressione “cadaveri senza un barlume di vita” sta a sottolineare proprio questo. Nella visione, la Custode vede la battaglia di Motrea. Battaglia dove viene usata questa maledizione. Bastava continuare la lettura.

rimane un’espressione particolarmente brutta, soprattutto per un lettore che ancora non ha motivo per aspettarsi guizzi di vitalità da un cadavere.

(pag. 7) [Lair] Fissava con lo sguardo l’incisione raffigurante quattro croci con una stella sovrapposta.

Errore indegno, sono d’accordo. Ce ne siamo accorti tardi e nella ristampa verrà subito corretto.

se c’è già previste una ristampa significa che le vendite stanno andando bene, buon per te.

(pag. 15) Seduta su una panchina del parco, Lineade fissava con distacco l’albero che aveva accanto [...]

“Fissava con distacco”, sta per “fissava distrattamente”. Non vi è mai capitato di fissare un punto senza guardarlo veramente?

“fissava con distacco” o “fissava distrattamente” sono ossimori in quanto “fissare” significa “guardare con attenzione”, “guardare con intensità”. avresti dovuto scegliere un altro termine, come ad esempio “guardare”.

(pag. 72) In quell’istante il brano si interruppe, strappandomi violentemente il piacere che provavo.

Si può strappare qualcosa anche lentamente. “Violentemente” qui sta per “brutalmente”, “di colpo”.

puoi strappare qualcosa lentamente quando strappare è inteso nel senso di lacerare. in questo caso strappare è inteso come separare improvvisamente, con forza… con violenza. quindi ha ragione gamberetta a dire che è pleonastico.

(pag. 106) Hertha abbandonò l’entusiasmo, lasciandosi cadere sul letto.

Dov’è l’errore? Fino ad un istante prima sperava di ricevere una risposta, ma sua moglie tronca quelle speranze sul nascere. Dopo la sua risposta, abbandona l’entusiasmo e si lascia cadere sul letto.

l’errore è proprio nell’abbandonare l’entusiasmo. al massimo perde l’entusiasmo, non lo abbandona…

(pag. 119) La Sacra Pietra [...] Prende il nome dagli alchimisti che ne ottennero il possesso finale, ma la loro avarizia venne punita con la morte e lo sterminio [...]

Ripetizione inutile, sono d’accordo. Mi assicurerò che “la morte” venga cancellata.

visto che concordi proseguiamo.

Non mi soffermo poi sugli “errori descrittivi” perché è una questione puramente soggettiva. Ammetto che alcune cose potevano essere “mostrate meglio”, ma da qui a parlare di “errori grammaticali” ce ne passa. Inutile dire che ne terrò conto per il futuro!

nelle tue descrizioni gamberetta non critica certamente la grammatica, a parlare di “errori grammaticali” sei tu, qui e adesso, probabilmente con lo scopo di sviare da quello che gamberetta aveva effettivamente criticato.
visto che salti la parte in toto, la parte che è probabilmente il più grosso tallone da killer del tuo libro, liquidandola con “Ammetto che alcune cose potevano essere “mostrate meglio””, spendo solo poche parole sulla questione.
anche se lo ritengo un peccato visto che è una questione certamente più importante di qualche errore grammaticale, di coerenza logica di alcune frasi o di padronanza della lingua italiana sui quali hai deciso di soffermarti.
anzi cito un paio di frasi di gamberetta a riguardo:
“non ci sono descrizioni, tanto che in certi punti non si capisce neppure se l’azione si svolge al chiuso o all’aperto.”
“Direi che il meglio l’autore lo dà con le descrizioni. Non ne mette. E quando lo fa sono un misto di cliché e vaghezza. Roba che non mi era mai capitata. Roba al di sotto dei raccontini che le ragazzine cerebrolese mettono nei forum dedicati ai Tokio Hotel.”
e le citazioni dal libro confermano le sue parole…

(pag. 66) Era ormai chiaro che non potevo continuare a tormentare così il mio animo, che dovevo provare sentimenti puri e genuini per non appassire come il mio consorte.
[...]
Ingannai il mio sposo e mi recai nella villa di campagna Silvertail, accettando di buon grado l’invito di Genahim.

I “sentimenti puri” di Dethrice, sono quelli che prova stando accanto a Genahim.

ok siamo passati alla parte sulle contraddizioni, saltando quella sui dialoghi.
hai già saltato la prima dove i due si guardano negli occhi dandosi le spalle… va bene passiamo avanti.
qui gamberetta chiedeva se ingannare il marito fosse un esempio di sentimenti puri e genuini, non penso che abbia tutti i torti. avresti potuto scrivere intensi o altro al posto di puri e genuini e forse sarebbe stato meglio.

poi salti direttamente quest’altra contraddizione:
(pag 69) Passavo il tempo annotando scrupolosamente in un diario ogni mio sogno. Era stato Genah a donarmelo, dicendomi che ogni ricordo ridestato aveva grande importanza. Ma cosa avrei mai potuto mettere per iscritto?

prima dici che passa il suo tempo a riempire scrupolosamente il diario, e poi si chiede che cosa mai potrebbe scriverci?

(pag. 125) Il suo sguardo incrociò casualmente un libro dalla copertina scura. Lo conosceva bene. Nel villaggio di Lethae Argenteo ve ne era solamente una copia, custodita con cura dal Sommo Sacerdote in persona. Questo perché in esso era racchiusa parte dell’immensa sapienza del Dio, dettami e incanti che nelle mani sbagliate avrebbero potuto portare alla perdizione eterna se non alla morte dell’intera razza umana.

Il mega-super-ultra libro che contiene i “segreti del mondo” non esiste. Hertha crede che quel libercolo contenga le risposte, perché nel suo villaggio è custodito con cura dal Sommo Sacerdote. Non sa che in realtà è un libro che hanno tutti. Ci terrei a ricordare – per chi non lo sapesse – che i maghi vivono isolati nel loro “piccolo mondo”. Stessa spiegazione anche per l’addestramento della recluta. Mi sono messo nei panni di un ragazzetto che vorrebbe compiacere la sua famiglia; un ragazzetto che vorrebbe essere un mago ma che scopre di non essere portato. Il mondo gli cade addosso quando realizza che sarà un guerriero, volgare forza bruta. E in questi casi, ve lo assicuro, basta davvero poco per perdere la pazienza.

ok.

E di nuovo, nello scontro con i briganti, la magia non coinvolge il “party” perché è magia divina. Leggendo il romanzo si capisce quale sia la differenza tra magia visualizzativa e magia evocativa.

guarda, quello della magia che non coinvolge il party è uno dei problemi minori della scena dell’accampamento dei briganti, che è una cosa completamente inverosimile e priva di senso.

Conclusioni:

Spero di aver risposto alle vostre domande. Da parte mia prendo atto delle osservazioni interessanti e mi impegno a farne tesoro.

Conclusioni:
non credo che tu abbia risposto a molto.
riassumiamo quello che hai scritto:
_hai spiegato nuovamente le motivazioni per l’orrida mappa, che comunque non sono scusanti.
_poi hai risposto sugli errori grammaticali, di coerenza logica di alcune frasi e di padronanza della lingua italiana cercando di impapocchiare qualcosa. in alcuni casi gamberetta era stata un po’ troppo pedante, ma in diversi altri non sei stato convincente in questa tua risposta.
_hai saltato in toto la parte sulle descrizioni, che gamberetta ha definito la parte peggiore.
_hai saltato in toto la parte sui dialoghi.
_hai chiarito un paio di contraddizioni ignorando però quelle che non sapevi come raddrizzare.
_hai chiarito un piccolo particolare ambiguo nella scena dell’assalto all’accampamento dei briganti, scena che continua a rimanere disastrosa e insensata per una catasta di altri motivi e hai ignorato completamente la scena dell’addestramento.

mhh non credo tu sia stato molto convincente.

#158 Comment By Zweilawyer On 22 gennaio 2010 @ 11:08

Non penso che Gamberetta abbia bisogno di difensori d’ufficio. E poi, il problema di Lenth non riguarda certo la gemma brillante o i cadaveri senza un barlume di vita (oddio, questi ultimi ci mettono del loro). Ci si può anche passare sopra, con grande fatica, ma si può fare. Sarei anche disposto a lasciare perdere l’uso bizzarro delle congiunzioni e la fiacchezza dei combattimenti, visto che il vero problema è la noia. L’ho già detto in un precedente commento. Ogni pagina di Lenth è una goccia di Lexotan. Lenth è noioso.

Zweilawyer

#159 Comment By Selphietilmitt On 22 gennaio 2010 @ 15:14

Che tristezza. La realtà è che su 100 “scrittori” se ne salvano solo..quanti…? Una decina al massimo? Tutti vogliono scrivere senza avere originalità o una buona padronanza della lingua italiana. E mi fa arrabbiare molto che per colpa di queste persone – che non hanno il buon senso di smetterla di inzozzare le librerie – altre, le poche, quelle valide, non possono esprimersi per colpa del mercato saturo. Il fatto è che ai più piace leggere libri senza veri contenuti, scritti come li scriverebbero loro stessi (cioè male) e perciò va tutto bene. Lettori felici e case editrici ricche che continuano a sfornare spazzatura.
Ma gente competente, mai?!

#160 Comment By Cristiano On 23 gennaio 2010 @ 02:36

è probabilmente il più grosso tallone da killer del tuo libro

è ironico, vero?

#161 Comment By Zave On 23 gennaio 2010 @ 04:57

sì, era una cazzata detta consapevolmente
questa perla viene da un provino del grande fratello.
un’altra frase che adoro viene da antonio zequila detto “er mutanda”
al posto di vorrei spezzare una lancia è riuscito a dire vorrei lanciare una spada XD
rotolo ancora dalle risate a ripensarci, anche se sono passati diversi anni :D

#162 Comment By Cristiano On 23 gennaio 2010 @ 12:05

Grazie per avermi rassicurato ^______^

#163 Comment By Cristiano On 23 gennaio 2010 @ 12:36

Scherzi e talloni da killer a parte, comunque, sono d’accordo con chi dice che un autore spesso non ha abbastanza coscienza critica per accorgersi di alcune cose. Io penso che la maggior parte degli strali di questa recensione (come di molte recensioni di questo blog) andrebbero mandati a editor e case editrici. Perché? Perché per me è naturale che un autore mandi i suoi lavori e che non riesca a limare dei difetti che ha, nemmeno riguardando il testo mille volte, se qualcuno non glieli fa notare.
Sinceramente, alzo un po’ il tiro e considero anche la scusa del “sto limando il romanzo, fino ad allora non lo faccio leggere a nessuno” pure come un modo abbastanza elegante di cagarsi addosso.
Quello che dovrebbero fare gli autori è mandare le proprie opere e accettare il massacro. Il massacro, invece, dovrebbe essere compito degli editori: far notare i punti deboli negli autori che reputa comunque meritevoli (ovvio, non con tutti, che non sono istituti di mutuo soccorso).
Invece il problema qual è? E’ il fatto che comunque gli editori stanno cavalcando un boom cercando disperatamente un autore che emuli le galline dalle uova d’oro all’estero. E lo fanno muovendosi alla cieca, fottendosene bellamente dell’idea di far “crescere” l’autore e presentare ai lettori qualcosa di bello. Sono animati dalla filosofia del “sì, vabbeh, scrivi, famolo uscì, ‘sto libbro”, e tanti saluti.
Per questo, per me, la disonestà è da imputare al meccanismo dietro gli autori che non agli autori stessi. L’unica mancanza davvero imperdonabile che attribuisco agli scrittori è la mancanza di fantasia e di visione, il volersi adagiare su sentieri già battuti perché “forse così me lo prendono”. E ovviamente, la loro responsabilità è di non considerarsi migliorabili nel momento in cui i propri limiti saltano all’occhio. Su questo non li perdono, perché alimentano un meccanismo tremendo. Tutto il resto, per me, è responsabilità unica e sola di chi sceglie di pubblicarli e di farlo senza curarsi di ciò che sta mandando in stampa. Del resto, l’ultimo anello con potere decisionale sono loro, editor ed editori.

5) Se tu leggi gli esercizi all’articolo sulle descrizioni, puoi scoprire che praticamente tutti hanno dimostrato uno stile migliore di quello di Luca Centi. Perciò “tutti scrittori siete”? In assoluto no, ma rispetto a Centi di sicuro.

Un attimo, però. Dimostrare uno stile migliore non è essere scrittori, che ha anche a che fare con la costruzione di una trama. Nel senso, essere promossi in descrizioni non implica la capacità di sobbarcarsi un romanzo, no?

#164 Comment By Asher^Kunitz On 23 gennaio 2010 @ 14:36

AHAHAHAHHA!
Mi annoiavo e sono andato nel blog della Troisi. E che mi trovo scritto? SITO WEB SEGNALATO COME MALEVOLO. CHIUSO XDDD
Che anche lo stato si sia accorto del male che arrecano i suoi romanzucoli?!

#165 Comment By Melmoth On 24 gennaio 2010 @ 13:50

(…) per me è naturale che un autore mandi i suoi lavori e che non riesca a limare dei difetti che ha, nemmeno riguardando il testo mille volte, se qualcuno non glieli fa notare.

Verissimo. In effetti la persona da insultare qui non è il (povero) Luca Centi, che è al suo romanzo di esordio, ma gli editor che avrebbero dovuto dire: ci piace la storia ma la riscrivi qui e qui e qui. Non avendolo fatto: 1) hanno pubblicato una monnezza contribuendo a intasare il mercato di fentesi (e quindi abbassando anche la qualità del genere); 2) hanno di fatto rovinato lo scrittore; se infatti costui può pubblicare con ‘buon’ editore a un livello così basso di coerenza narrativa/stilistica, chi glielo fa fare di migliorare? Il sito di Gamberetta?
I doubt it.

@ tutti: per favore però cominciate a parlare d’altro che altrimenti sembra che state discutendo di un controverso capolavoro del fantastico; cosa che non è.

Grazie

#166 Comment By AnotherPointOfView On 25 gennaio 2010 @ 01:01

Cara gamberetta,
tu hai letto fino a pagina 150, io ho letto la tua recensione per intero.
Il libro di Luca Centi l’ho acquistato perchè mi era stato consigliato, e, ti dirò, mi è piaciuto un sacco. Ma proprio tanto. Davvero.
Poi faccio una ricerca sul web e mi trovo questa recensione, che forse dovevo lasciare al rigo 15, e non al 150. Perchè, effettivamente, ho sprecato del tempo sia a leggerla che a commentarla.
La spiegazione sta nelle domande che ti pongo e che pongo a quelli che commentano:
1) Secondo te c’è una ed una sola tecnica narrativa?
2) Secondo te c’è bisogno di inserire per forza descrizioni?
3) Secondo te bisogna per forza evitare i clichè?
4) Secondo te “La narrativa deve essere decisa, risoluta, deve avere impatto sul lettore, specie se si sta descrivendo il combattimento con un mostro che incarna tutto l’orribile del mondo” è sempre vero? Cioè, questo è il Verbo?
5) Dato che la scrittura è arte, secondo te esiste un modo di scrivere universale punto e basta?
6) Secondo te, “ci devono sempre essere particolari concreti, precisi e specifici. ” sempre?
7) Secondo te si può scrivere un commento sul 150/430=0,34=35% di un libro?
7) eccetera eccetera..

Risposta prevista (per tutte le domande), data la recensione: Certo che sì.
Ti devo dire, e devo dire a voi che commentate, che esistono altri punti di vista, esistono altri occhi, esistono altre orecchie ed altre bocche.
Iperboli: cosa penserebbe Giuseppe Verdi dei Metallica? o Degas di Fullmetal Alchemist? o un Indios amazzonico della carbonara?
Forse la sequenza delle note dei Metallica è SBAGLIATA rispetto a quella di Verdi? O forse viceversa?
Forse allora conta la “musica” che lascia una mancata descrizione o un dialogo piatto; se Luca Centi avesse scritto diversamente, forse il libro non mi sarebbe piaciuto. Forse la mancanza di descrizioni e i dialoghi minimi sono un nuovo modo di vedere il fantasy. Forse è il profilo psicologico dei personaggi il nuovo modo di scrivere fantasy (chi si ferma a pag. 150 non lo coglie). Non ho nessuna pretesa, ma dai libri che ho letto, fantasy e non, questo libro mi risulta assai piacevole. E credo fermamente nell’evoluzione (in tutti i sensi), dato che non sono un vecchio testardo.
Un’ultima domanda:
dici che “Sarebbe utile conoscere il nome dei corsi di scrittura da evitare come la peste.”
Bene, dicci allora quali hai frequentato tu, e per scrivere cosa, e illuminaci tutti!
Grazie, spero di non essere bannato e/o preso a schiaffi dal pc dopo aver osato contraddire centomila persone.

#167 Comment By CynicParadise On 25 gennaio 2010 @ 10:52

Oh santo cielo. A leggere questa recensione mi rendo conto sempre di più che noi italiani non siamo buoni a scrivere fantasy. Meno male che non ne ho mai letto uno! Visto che sto tentando di scriverne uno, questo sito è una fonte unica ed inimitabile di suggerimenti per correzioni e controlli di eventuali sviste e vi ringrazio veramente tanto.
Però poi si leggono recensioni di questo tipo…e inizio a compatirvi.
Poi la mappa…se la si può chiamare mappa. Sembra una macchia di caffè su un foglio. Anche mio cugino di tre anni sa che se i fiumi non nascono dal mare! Anche io all’inizio pensavo fossero confini! Mamma mia…quando mi misi a disegnare la mappa del mio racconto l’ho fatto seguendo le leggi della fisica e della geografia!
Posso solo dirivi: continuate così, e spero che un giorno un italiano riuscirà a scrivere un fantasy decente.

#168 Comment By Dago Red On 25 gennaio 2010 @ 11:49

Anothercoso, francamente non c’è certo bisogno di scatenare grandi crociate e crudeli arringhe contro chi si barcamena per difendere un romanzo in cui si specifica che i cadaveri sono morti.
Per come la vedo io la merda la potete chiamare concime, letame, prodotto chimico-organico della digestione, ma sempre merda rimane.
Per il resto consiglio a gamberetta di chiudere il thread, per evitare lo spettacolo penoso dei LucaCenti-boys che chiedono “bisogna per forza evitare i clichè?”, e lo spettacolo altrettanto penoso di chi si inferervora a rispondergli.
IMHO eh.

#169 Comment By Dago Red On 25 gennaio 2010 @ 11:52

Iperboli: cosa penserebbe Giuseppe Verdi dei Metallica? o Degas di Fullmetal Alchemist? o un Indios amazzonico della carbonara?
Forse la sequenza delle note dei Metallica è SBAGLIATA rispetto a quella di Verdi? O forse viceversa?

Another, a costo di contraddire quanto appena detto, lo devo ammettere: in questo punto mi sono illuminato d’immenso.

#170 Comment By Cristiano On 25 gennaio 2010 @ 12:21

Another, il problema è l’intenzionalità. Credo che, con un occhio abbastanza allenato alla lettura, si possa distinguere chi sta cercando un nuovo stile e chi ha delle difficoltà a padroneggiare il suo.

Sennò il rischio inverso è che si possa giustificare tutto, dai film di Boldi&De Sica fino ai libri di Moccia perché sono “un altro linguaggio” e forse perfino “il linguaggio di domani”. Brrr.
Sulle 150 pagine, anche per me bastano a farsi un giudizio. A me è bastato molto meno per lanciare dalla finestra alcuni libri che mi facevano proprio imbruttire. E poi il discorso può essere rovesciato: considerato che le recensioni qui non sono un lavoro retribuito, forse è anche responsabilità dell’autore non aver stimolato la lettura oltre pagina 150.
Mi fanno più specie i commenti. Specie se si riassumono in: “è molto peggio di quanto sto invece cercando di fare io, che non farei mai errori simili”.
Alcuni, poi sono terribili.

E magari, la prossima volta, sarebbe meglio che spedisca il suo libro a una casa editrice a pagamento (come faccio io)

Arrivare a vedere gente che si bulla di pubblicare a pagamento è un’esperienza che non avrei mai pensato possibile vivere.

#171 Comment By AnotherPointOfView On 25 gennaio 2010 @ 12:22

@DagoRed:
Dato che non ho tempo per motivare riga per riga le mie ragioni, e per dimostrare l’assoluta soggettività della tecnica narrativa, chiudo con un detto delle mie parti: “A lavare la testa agli asini, si spreca tempo e sapone”. Ma il libro l’hai letto?
Apertura mentale, ragazzi, apertura mentale..

#172 Comment By Dago Red On 25 gennaio 2010 @ 12:56

Prova a lavarla ai cadaveri morti ^_^

#173 Comment By lisse74 On 25 gennaio 2010 @ 14:29

scusate, ma perchè stiamo discutendo? Mi pare che Gamberetta abbia specificato in uno dei primissimi post quali sono i criteri in base ai quali giudica un romanzo. Se il romanzo non soddisfa quei criteri, lei lo boccia. Quindi, a mio parere, è inutile stare qui a puntualizzare che le tecniche narrative sono molteplici, che i clichè non sono sempre negativi, che le descrizioni non sono sempre utili, eccetera eccetera.
Questa è la recensione fatta secondo il metro di Gamberetta; naturalmente si può concordare o meno, ma credo che la discussione sul metro di valutazione sia sterile e improduttiva. Meglio sarebbe, sempre a parer mio, discutere sui passi che Gamberetta ha citato (e stroncato).
Questa è giusto la mia opinione, senza alcun intento polemico.

#174 Comment By francesca On 25 gennaio 2010 @ 15:16

considero anche la scusa del “sto limando il romanzo, fino ad allora non lo faccio leggere a nessuno” pure come un modo abbastanza elegante di cagarsi addosso.
Quello che dovrebbero fare gli autori è mandare le proprie opere e accettare il massacro.

Veramente in genere gli editor delle case editrici sconsigliano vivamente di fare questo: dicono invece di mandareil testo migliore possibile. Il senso di tale consiglio è: già sei fortunato se qualcuno legge il tuo manoscritto, vuoi sprecare l’occasione mandando una cosa mal fatta? Se pullula di errori e ingenuità, non è che l’editor lo legge tutto, e poi si mette lì a lavorarci sopra e correggerlo. Alla quarta schifezza lo butta nel cestino e ne prende un altro dalla pila. In più se ha buona memoria il secondo manoscritto che invierai lo butta direttamente nel cestino.
Almeno così dicono tutti gli editor, senza eccezione, quando danno consigli agli esordienti. Mai letto il contrario.

#175 Comment By francesca On 25 gennaio 2010 @ 15:18

Ecco, appunto
http://secondopiano.altervista.org/

“No, non mandare un testo “da correggere”, “da rivedere”, “da sistemare”. Né un testo che “potrebbe migliorare” col mio aiuto. Mandami il testo migliore che riesci a scrivere. Poi si vedrà.”

#176 Comment By Cristiano On 25 gennaio 2010 @ 15:58

Ma infatti la mia non è una scusa per cui un autore debba mandare un testo di merda, sia chiaro.
Un autore deve mandare un testo che sia, per lui, il migliore possibile. E’ un dovere professionale verso se stessi e chi ti legge. Poi però è possibile che ciò che tu reputi migliore non lo sia in senso più o meno oggettivo. Di norma, anzi, reputo molto difficile che un autore esordiente abbia una consapevolezza troppo definita dei suoi limiti, senza confrontarsi con i più o meno addetti ai lavori. Anche con addetti ai lavori che gli dicano seccamente “che schifo”.
Quello che dico è che un editore decente dovrebbe operare una scelta: la storia che sto leggendo è un dannato disastro o ha delle potenzialità che possono venir fuori dopo un lavoro di editing? E’ una scala di responsabilità:
1 – responsabilità dell’autore: scrivere il miglior testo possibile.
2- responsabilità dell’editore: capire se la roba che ha sotto al naso ha un valore o se può rimanere nel cassetto di un dilettante.
3- responsabilità dell’editor: valorizzare ciò che è passato dalla selezione e darle un senso, sfrondando le vaccate.
Ovvio che se salta uno di questi anelli, le cose vanno male.
Se io autore mando un testo svogliato, su cui non lavoro e che tiro via, difficilmente un editore si prenderà a prescindere la briga di “trovarci qualcosa”. Parlando, sempre, di editori seri.

#177 Comment By The3rdPointOfView On 25 gennaio 2010 @ 15:58

Iperboli: cosa penserebbe Giuseppe Verdi dei Metallica? o Degas di Fullmetal Alchemist? o un Indios amazzonico della carbonara?
Forse la sequenza delle note dei Metallica è SBAGLIATA rispetto a quella di Verdi? O forse viceversa?

Commento semplicemente con un LOL! XD Non pensavo si arrivasse a fare discorsi del genere pur di difendere un romanzo mal scritto.
*Sputa a terra*
Minchia, sono un macchiaiolo! (e non osate contraddirmi, l’arte è soggettiva).

#178 Comment By Cristiano On 25 gennaio 2010 @ 16:07

Aggiungo solo una cosa: il link che hai postato è a un blog, non all’homepage di una casa editrice. Per quanto chi lo scrive sia un addetto ai lavori, si vede già che ha un contesto differente (metti anche il linguaggio più confidenziale e pure abbastanza supponente che dubito vedrei in uno spazio più “professionale”).
Onestamente? le case editrici devono vendere e io penso che, se trovassero un romanzo che abbia davvero qualcosa da dire ma che necessiti di correzioni, non te lo rimanderebbero indietro per una questione di principio.
Questo però non è una scusa: un autore deve comunque mandare qualcosa di cui sia convinto e su cui abbia sudato.

#179 Comment By Tapiroulant On 25 gennaio 2010 @ 16:16

@AnotherPointOfView: Posto che, con ogni probabilità, un romanzo come quello di Centi o come la maggior parte di quelli recensiti su Gamberi sarebbe stata considerata oggettivamente brutta in ogni epoca, vorrei soffermarmi su un tuo passaggio piuttosto interessante:

Iperboli: cosa penserebbe Giuseppe Verdi dei Metallica? o Degas di Fullmetal Alchemist? o un Indios amazzonico della carbonara?
Forse la sequenza delle note dei Metallica è SBAGLIATA rispetto a quella di Verdi? O forse viceversa?

La musica dei Metallica, nell’Ottocento, sarebbe stata giudicata brutta, sbagliata, orribile, da CHIUNQUE. In altre parole, nell’Ottocento la musica dei Metallica sarebbe stata oggettivamente brutta. Su questo soltanto Gamberetta, a mio avviso, ha torto: nel credere che le regole oggettive da lei definite siano costanti nel tempo. Non è vero. Il new weird, nell’Ottocento, sarebbe stato oggettivamente orrendo quanto i Metallica; per non parlare della Bizarro fiction. Ma anche i criteri tecnico-stilistici messi in evidenza da Gamberetta e dagli autori anglosassoni sarebbero stati oggettivamente sbagliati nell’Ottocento.
Perché? Perché ogni epoca definisce i propri criteri estetici. Però li definisce in modo oggettivo: e in genere quest’oggettività la fa la critica, e la fanno gli artisti più in vista e più letti. Nella prima metà dell’Ottocento, il culmine della perfezione stilistica era raggiunto da Flaubert, e posso arrivare a dire che la bellezza tecnica di un romanzo di quel periodo si può stabilire nella misura in cui esso si avvicina allo stile di Flaubert. Ma se oggi Gamberetta dovesse recensire Flaubert, lo riempirebbe di Gamberi marci. Perché? Perché i criteri sono cambiati. Nel Duecento lo stilnovo era il punto più alto della poesia occidentale, e seguiva delle regole definite in modo insindacabile: oggi, quei poeti ci fanno ridere per la loro ingenuità, ci disgustano per la loro melensaggine e in generale ci annoiano. Del resto, è probabile che tutta (o quasi) la grande fantascienza del Novecento imbarazzerà a morte i nostri pronipoti.
Nella nostra epoca, gli autori più importanti e più riconosciuti nelle varie branche della letteratura, seguono delle regole e degli stilemi che le nuove generazioni devono assecondare per produrre dei lavori accettabili. Ed è un bene: l’assenza di regole impedisce la valutazione della propria opera così come quella delle altre.

#180 Comment By Cristiano On 25 gennaio 2010 @ 16:27

Messa giù così, però fa molto “vieni assimilato o perisci”. Non so se sia proprio un bene come dici in toto, considerato che la qualità di un autore sta anche e soprattutto nel rompere gli schemi.
Anzi, diciamo di no. Diciamo che sarebbe bene, almeno per me, che un autore accetti determinate regole quando sono le migliori possibili per raccontare quello che deve raccontare.
Però capisco cosa vuoi dire. Ora come ora, un autore che scrivesse davvero come Lovecraft verrebbe preso a pernacchie potenti. Che lo si voglia o no, in ogni epoca (con un scarto sempre più rapido) un’estetica vince su altre.

#181 Comment By Tapiroulant On 25 gennaio 2010 @ 16:38

@Cristiano:

Messa giù così, però fa molto “vieni assimilato o perisci”. Non so se sia proprio un bene come dici in toto, considerato che la qualità di un autore sta anche e soprattutto nel rompere gli schemi.

Voglio però ricordarti una cosa. I famosi autori che realmente ‘rompono gli schemi’, che rivoluzionano il panorama artistico, che sono precursori di estetiche successive etc., hanno una caratteristica in comune: che vengono “riscoperti” una o più generazioni più tardi. Perché? Perché la loro rivoluzione non può essere ‘compresa’ dai contemporanei (o detta altrimenti, la loro opera fa schifo ai contemporanei: può piacere solamente a chi ha accettato la rivoluzione concettuale, e quindi ha accettato le nuove regole che questo autore porta con sé). Autori considerati ‘rivoluzionari’ come Thomas Pynchon sono stati apprezzati soltanto alcune decine d’anni dopo il loro esordio, perché giustamente ai contemporanei fecero inizialmente cagare.
E’ vera una cosa, però: nel Novecento, con tutte le ‘rivoluzioni concettuali’ che ci sono state, siamo diventati più tolleranti rispetto agli autori rivoluzionari. Abbiamo la percezione del fatto che cose che ora ci fanno schifo e non capiamo, in futuro saranno considerate capolavori o caposaldi della letteratura. Tanto che questo ha prodotto l’atteggiamento deleterio di chi, preoccupato di essere deriso dai posteri, parla bene a prescindere delle opere che non capisce (o ancora meglio, di tutte le opere); atteggiamento ben peggiore di quello, più onesto, che si limita a trovare bello ciò che è in sintonia con il gusto dell’epoca.

#182 Comment By Harold On 25 gennaio 2010 @ 18:41

Cara Gambera, mi farebbe molto piacere una tua recensione di un libro di Silvana De Mari. Non ho letto niente di suo, e vorrei un tuo parere.
Ho letto che non vuoi più fare recensioni e blablabla. Uno ci prova.

#183 Comment By francesca On 25 gennaio 2010 @ 19:14

il link che hai postato è a un blog, non all’homepage di una casa editrice. Per quanto chi lo scrive sia un addetto ai lavori, si vede già che ha un contesto differente (metti anche il linguaggio più confidenziale e pure abbastanza supponente che dubito vedrei in uno spazio più “professionale”

è il blog di un’editor di casa editrice. Il tono è quel che è, non cambia la sostanza dei “consigli agli aspiranti” (analogo consiglio ho letto altrovre, ad esempio in “Voglio fare lo scrittore”, dieci editor di case editrici parlano del loro lavoro e danno consigli agli esordienti).

#184 Comment By Lerajies On 25 gennaio 2010 @ 19:48

Bontà divina, Gamberetta sembra una a posto, un po arrogante a volte, un Rousseau che abbandona i figli all’orfanotrofio e poi filosofeggia sul puercentrismo, ma certi suoi cani da guardia fanno venire il nervoso tanto latrano.

Riguardo al libro, sono arrivata alle prime 20 pagine circa, per ora è semplicemente..noioso e sconclusionato. Vediamo come procede per le altre 410 pagine..
Non trovo che la mancanza di descrizione o di una mappa sia un difetto, sono le parti che spesso e volentieri salto senza problemi(ma può essere che spesso le descrizioni sono fatte talmente male da non chiarire un tubo), e anche raccontare i combattimenti invece di mostrarli non mi da fastidio, le scene di guerra mi annoiano.
Concordo però che cose come questa

(pag. 114) Keira continuava a guardare gli abitanti del posto con aria curiosa, manifestando a voce alta il suo stupore ogni qualvolta notava oggetti fuori dal comune.

sono veramente oscene

#185 Comment By Cristiano On 25 gennaio 2010 @ 20:26

@Francesca

Non ci capiamo. Lo so che il tono non cambia la validità dei consigli, l’ho scritto anche alla diretta interessata. Ma mi sembrava di esser stato abbastanza chiaro sul fatto che un autore deve mandare un libro che ha curato nei minimi particolari. Magari però ha curato nei minimi particolari un libro oggettivamente bruttissimo. A quel punto un buon editore è tenuto a dirgli “fa schifo ai cani morti”. Oppure, se pensa che questo libro abbia del potenziale può dire: “fa schifo ai cani morti ma ha anche delle cose che, lavorandoci su, lo rendono appetibile: questo, questo e questo”.
Nel momento in cui in libreria escono libri o scritti da cani o con errori tremendi, sicuramente l’editore avrà pensato “chissenefrega, pubblico lo stesso”. Oppure l’editor avrà pensato “chissenefrega, gli errori li lascio” e l’editore avrà detto “vabbuò”. Per questo, per me la responsabilità ultima di un libro che io pago in apposita libreria è prima di tutto di editor/editore. Perché l’ultima parola prima di andare in stampa non è più dell’autore, ma è la loro. E quelli con cui bisogna prendersela (o prendersela di più, se proprio ci tenete) sono loro.

#186 Comment By zizzio On 26 gennaio 2010 @ 11:34

credo che blog come secondo piano o gamberi fantasy siano molto sia a far maturare intellettualmente gli autori emergenti che a mostare uno spaccato, moooooolto sconfortante, dell’editoria italiana.

purtroppo, covando io stesso da anni il desiderio di emergere come autore, nel leggerli vengo immediatamente preso da un forte sconforto nel riconoscere, oltre a una mia obbiettiva mancanza di e mestiere e altresì altamente probabile mancanza di talento, il fatto che nell’editoria non c’è posto per tutti.

ciononostante credo che tale presa di coscienza possa solo essere un trampolino per auto-migliorarsi e sforzarsi di crescere. Se solo si avesse la volontà di non abbandonare.

#187 Comment By francesca On 26 gennaio 2010 @ 12:48

Cristiano, siamo d’accordo: anche io me la “prendo” più con l’editore delle ciofeche, per la sua disonestà. Dico solo che questo non redime o non giustifica l’incapacità dell’autore.

#188 Comment By Azusa On 27 gennaio 2010 @ 16:03

@Harold: penso che Silvana si prenderebbe una marea di gamberi marci.
Non scrive narrativa che rientri nei gusti di Gamberetta. :)
Io la amo moltissimo come autrice, e te la consiglio caldamente, a partire da [i]L’ultimo elfo[/i]: che però, tieni conto, è un romanzo per ragazzi dai dieci, dodici anni. Il target si alza con i successivi, ma andiamo sempre intorno ai quindici.

#189 Comment By Moreno Pedrinzani On 28 gennaio 2010 @ 14:44

Ho avuto modo di contattare il Sig. Centi, vi riporto le sue risposte DISARMANTI, praticamente ha eluso le mie domande con del no-sense. Giudicate voi.
http://www.anobii.com/books/Il_silenzio_di_Lenth/9788838474309/0117d945cb67ed2144/

Io:

Sig. Centi, vorrei farle notare che i fiumi non vanno da mare a mare, bensì nascono da una sorgente o comunque da una fonte d’acqua dolce e ,seguendo il percorso più breve, sfociano poi in mare per un effetto puramente gravitazionale.
In seconda istanza mi permetta di dirle che quello che lei chiama “stretto” è in realtà un “istmo”. Mi ha negativamente stupito visto che esempi di cosa sia uno stretto ne abbiamo tantissimi e molto famosi (Messina, Bosforo, Magellano, etc.)
Spero che il mio commento venga da lei accettato come costruttivo, non bisogna essere cartografi per disegnare una cartina credibile, però bisogna almeno documentarsi.

Buona giornata e tanti cari saluti.
- Moreno Pedrinzani

Centi:

Grazie per la precisazione! Sulla mia mappa personale i fiumi non sfociano nel mare, ma verranno sistemati in futuro. Lo stretto invece rimarrà tale perché non è un istmo.

#190 Comment By l’indolente lestofante On 28 gennaio 2010 @ 16:05

Ho avuto modo di contattare il Sig. Centi, vi riporto le sue risposte DISARMANTI, praticamente ha eluso le mie domande con del no-sense. Giudicate voi.

Secondo me siamo noi ad avere una mentalita’ ristretta. In verita’ non e’ quella un’isola cirocandata dall’oceano, ma un mare (o lago) circondato dalla terra! Cosi’ che quello li e’ davvero uno stretto e i “fiumi” non sono altro che crepe sul fondale marino. Tutta la vincenda in realta’ si svolge in una citta’ sotto il mare modello atlantideo.

E’ come se, per esaltare il suo genio, l’autore avesse disegnato la mappa in negativo.
ZA WARUDO!

#191 Comment By francesca On 29 gennaio 2010 @ 14:01

Guardavo i commenti su Anobii a Lenth, e mi ha colpito una cosa.
Praticamnete è rilievo comune a tutti i commentatori (tranne amici & parenti, ovvero quelli che iniziano il commento con “Bravo Luca!”, e l’autore stesso) che:
-le prime 80-90 pagine pagine circa sono praticamente scollegate dalla vicenda principale, difficili da seguire, pesanti, poco coinvolgenti, confuse ecc. e che molti sono stati più volte tentati di abbandonare definitivamente la lettura. Poi, forse per ammoprtizzare la spesa…
In effetti mi sembra davvero una strategia narrativa sciamannata, iniziare un romanzo in questo modo…e se tutti i lettori hanno rilevato questo difetto, possibile che nè l’autore nè l’editor…?
Poi da più parti si segnala che
-il finale non è un finale vero, la vicenda è interrotta brutalmente a seguito da destinarsi.
Queste due pecche però sono considerate veniali, infatti la maggiorparte dei lettori, superato lo scoglio iniziale delle 90 pagine, si sono appassionati a Lenth e non vedono l’ora di leggerre il seguito del libro.
Insomma quasi nessuno è stato infastidito dalla strategia della minestra annacquata a 20 euro al piatto.

#192 Comment By Giorgio On 27 ottobre 2010 @ 17:21

Concordo con tutte le incongruenze lessicali riscontrate (a proposito, complimenti per l’analisi) eccetto una, dove dici:
“Perché una gemma emana un bagliore potente nonostante l’assenza di luce? Anzi, casomai è il contrario: se sono in un ambiente buio, una luce mi sembra più intensa di quanto sia in realtà.”
Una gemma non è una lampadina e riflette la luce. Vederla emanare un potente bagliore in totale assenza di luce non è normale, quindi il “nonostante” ci sta. A meno che, ovviamente, non fosse stato prima specificato che la gemma brillava di luce propria, nel qual caso ritiro quanto appena detto.

#193 Comment By Mauro On 27 ottobre 2010 @ 18:32

Giorgio:

Una gemma non è una lampadina e riflette la luce. Vederla emanare un potente bagliore in totale assenza di luce non è normale, quindi il “nonostante” ci sta

In realtà no: se una gemma emette luce, il buio non le impedisce di farlo; quindi, quel “nonostante” è comunque fuori luogo.
Perché avesse senso, a seconda della situazione avrebbe per esempio potuto scrivere che era luminosa (senza specificare se per emissione o riflessione), oppure avrebbe prima dovuto specificare che la gemma non emette luce al buio (mentre magari lo fa in altre situazioni).

#194 Comment By tasso barbasso On 27 ottobre 2010 @ 18:53

@Mauro.

A livello discorsivo, nonostante l’incongruenza, si dice spesso che un oggetto “emette luce riflessa”. In fin dei conti, a prescindere dalla terminologia scientifica (la quale e’ fatta pur sempre di convenzioni linguistiche), in termini logici si tratta pur sempre di una “emissione”. In questo senso non appare assurdo dire (pur con leggera ridondanza): “emetteva luce propria”, oppure “emetteva luce riflessa”.

#195 Comment By Solvente On 27 ottobre 2010 @ 19:32

Perchè una casa editrice pubblica narrativa di così basso livello?
Perchè, tra decine (centinaia?) di migliaia di autori più capaci e trame più originali e interessanti, viene premiata tale porcheria?

#196 Comment By Mauro On 28 ottobre 2010 @ 11:34

tasso barbasso:

In questo senso non appare assurdo dire (pur con leggera ridondanza): “emetteva luce propria”, oppure “emetteva luce riflessa”

Personalmente in un libro eviterei di dire solo “emette luce”, se volessi comunicare che la riflette: crea confusione.
Comunque, il problema è un altro: quel “nonostante” implica che l’assenza di luce normalmente dovrebbe impedire quanto scritto precedentemente; se la gemma riflettesse potrebbe avere senso, ma a quanto ho capito emette luce propria. Visto che l’assenza di luce non impedisce che un corpo luminoso ne emetta, quel “nonostante” è fuori luogo (vedi qui per un approfondimento maggiore).

#197 Comment By tasso barbasso On 28 ottobre 2010 @ 14:40

@Mauro.

Grazie per il link al tuo post precedente! Non avevo seguito l’intera sequenza di considerazioni. Sono d’accordo con te sul fatto che sarebbe bastato dire che la “gemma emanava un potente bagliore”. Per esempio: “ La gemma emanava un potente bagliore, capace di rischiarare perfettamente l’oscurità dell’abisso in cui erano scesi”. In altri termini, quel “nonostante” è un po’ impreciso ma potrebbe essere stato usato per dire che il bagliore era tanto intenso, da consentire di illuminare bene l’ambiente nonostante l’assenza di altre fonti di luce. Come dire: l’effetto della luminosità (indipendentemente dalla sua origine) era più potente di quanto si potesse immaginare.
Rimane tuttavia possibile che l’autore volesse anche rafforzare ulteriormente (e qui vedo una ridondanza) la stranezza di una gemma che, anziché comportarsi come siamo abituati a credere, è capace di emanare luce pur in assenza di fonti luminose esterne.
Il tutto sembra un po’ goffo, impreciso e ridondante, ma “inezie” di questo tipo mi sembrano quasi assimilabili a un refuso (editor disattento o, forse, troppo impiccione): goffaggini o sviste si possono trovare perfino nei grandi classici. Ovviamente in un buon romanzo, la qualità complessiva dell’opera riscatta abbondantemente la singola scelta infelice o discutibile. A questo proposito mi torna in mente un vecchio racconto umoristico di Asimov (lo ricordo vagamente), in cui si parla di una scimmia in grado di riprodurre con esattezza qualsiasi opera letteraria (perfino capolavori indiscussi) sulla sola base di un frammento di testo (probabilmente l’incipit). Se non ricordo male, la scimmia viene usata dai due protagonisti, uno scrittore e il suo editor, per stabilire chi di loro avesse ragione su un certo passaggio che l’editor voleva correggere. Alla fine la scimmia riscrive l’opera esattamente come avrebbe fatto l’editor, in ché consente all’autore di convincere l’editore che è più dignitoso mantenere la versione originale. ;)
Certo che nel nostro caso, l’autore del romanzo non arriva né al livello della scimmia/editor né al livello dell’autore del racconto di Asimov… ;)
Comunque mi sembra utile e divertente esercitarsi ad analizzare tutti i dettagli.

#198 Comment By Giorgio On 28 ottobre 2010 @ 15:15

@ Mauro
Ho capito il tuo punto, e se noti avevo specificato, in fondo al mio intervento, che il ragionamento sarebbe caduto qualora la gemma effettivamente avesse emanato luce propria.
Tuttavia, se partiamo dal presupposto fisico che una gemma può “emanare” luce solo riflettendola, il vedere una gemma brillare nell’oscurità più totale dovrebbe essere inteso dal lettore come un’anomalia, che quindi spiega il “nonostante”. Certo, alla frase dovrebbe seguire qualcosa del tipo “…avvicinatosi alla pietra, xxx notò che la luce scaturiva dal suo interno”, tanto per dire. Insomma, il “nonostante” dovrebbe sottolineare l’anomalia di una pietra che brilla nel buio e giustificare la successiva curiosità dell’osservatore.
Ma credo che i limiti del romanzo siano ben altri. ;-)

#199 Comment By Mauro On 28 ottobre 2010 @ 16:13

tasso barbasso:

Sono d’accordo con te sul fatto che sarebbe bastato dire che la “gemma emanava un potente bagliore”. Per esempio: “ La gemma emanava un potente bagliore, capace di rischiarare perfettamente l’oscurità dell’abisso in cui erano scesi”. In altri termini, quel “nonostante” è un po’ impreciso ma potrebbe essere stato usato per dire che il bagliore era tanto intenso, da consentire di illuminare bene l’ambiente nonostante l’assenza di altre fonti di luce

Può essere, ma resta comunque un errore; nota: non un errore tale da disqualificare il libro, infatti sono stati citati anche altri punti, ma comunque le difese portate per quel “nonostante” da chi non lo considera sbagliato non hanno base: linguisticamente, semanticamente, è un errore.
Tra l’altro, personalmente eviterei anche cose come “capace di rischiarare perfettamente l’oscurità dell’abisso in cui erano scesi”: se è un bagliore potente, l’immagine che mi viene in mente è qualcosa che riesce a rischiarare l’ambiente; piuttosto, farei la specificazione in caso contrario: “emanava un bagliore potente, incapace però di illuminare l’oscurità dell’abisso”.

Possibile invece che abbia voluto sottolineare che la gemma non si comporta come quelle cui siamo abituati; ma questo è uno strizzare l’occhio al lettore, credendo che non sia in grado di capire dal semplice “la gemma emanava un bagliore” che, in effetti, emanava un bagliore. Personalmente non ne vedo la necessità; e comunque la frase non comunica quello.

Però, ci tengo a sottolineare una cosa: nessuno qui – né altrove, che io sappia – ha detto “Ha scritto ‘nonostante’, il libro fa schifo!”; semplicemente, c’è chi ha sostenuto che l’errore visto nel “nonostante” non esista, e a questi si è risposto dicendo semplicemente che sì, esiste; non sarà grave, ma c’è.

Giorgio:

se partiamo dal presupposto fisico che una gemma può “emanare” luce solo riflettendola, il vedere una gemma brillare nell’oscurità più totale dovrebbe essere inteso dal lettore come un’anomalia, che quindi spiega il “nonostante”

Immagino che tu intenda che quel presupposto sia vero nell’ambientazione; anche accettandolo, il “nonostante” è comunque fuori luogo: l’anomalia non è che la gemma emani al buio, ma che la gemma emani; se il “nonostante” la vuole sottolineare, deve riferirsi all’emanazione stessa. Ossia, in quella frase non sottolinea l’anomalia.
Piuttosto, la frase avrebbe dovuto essere: “La gemma emanava luce, nonostante le gemme riflettessero solo”. In questo caso sì, il “nonostante” avrebbe senso (ma, immagino, sarebbe stato meglio introdurre prima il concetto che una gemma non emana, eliminando da lì la seconda metà della frase).
Oppure, avrebbe senso se in quel mondo una gemma potesse emettere luce, ma non al buio (caso in cui l’anomalia sarebbe in effetti l’emissione in assenza di luce).
Ma, per come scritta la frase, in nessuna delle ipotesi fatte quel “nonostante” sta bene: perché abbia senso ci dovrebbe essere un motivo per cui l’assenza di luce dovrebbe impedire l’emanazione della gemma.

Poi, concordo che i limiti del romanzo sono altri; insisto su questo punto non perché lo consideri particolarmente importante, ma per spiegare perché, a differenza di quanto detto altrove, quel “nonostante” non è corretto.

#200 Comment By tasso barbasso On 28 ottobre 2010 @ 16:32

@Mauro.

Però, ci tengo a sottolineare una cosa: nessuno qui – né altrove, che io sappia – ha detto “Ha scritto ‘nonostante’, il libro fa schifo!”; semplicemente, c’è chi ha sostenuto che l’errore visto nel “nonostante” non esista, e a questi si è risposto dicendo semplicemente che sì, esiste; non sarà grave, ma c’è.

Questo mi era già chiaro. Per quanto riguarda il “nonostante”, parlerei più di scelta discutibile e un po’ goffa, piuttosto che di “errore”, ma nella sostanza sono d’accordo.

#201 Pingback By Recensione: I Regni di Nashira 1- Il Sogno di Talitha | Cal the Pal On 3 ottobre 2013 @ 09:16

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