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Assault Fairies

Pubblicato da Gamberetta il 28 giugno 2011 @ 23:50 in Fantasy,Italiano,Libri,Racconti | 337 Comments

Il Duca è un grande appassionato di fatine, e mi ha sempre invitata a scrivere narrativa a proposito. Per molto tempo non gli ho dato retta – se vuoi le fatine, scrivitele tu![1] – ma l’anno scorso, durante i mesi di chiusura del blog, in un periodo di malinconia, mi è venuta voglia di scrivere un racconto con le fatine, in ricordo di momenti più felici.
Buttate giù poche pagine ci ho preso gusto. Ho scartato il progetto iniziale e mi sono messa d’impegno: ho creato un’ambientazione adatta (tra l’altro “rubando” pezzi di scenografia dal romanzo di guerra che porto avanti già da tempo), ho ideato una trama degna, ho inserito gli spunti che il Duca mi aveva suggerito in ambito fatine durante gli anni.

E così è nato il primo volume di Assault Fairies!

Assault Fairies

Siamo all’alba del ventesimo secolo, in un mondo che ricorda il nostro. Però è un mondo nel quale il Piccolo Popolo ha fondato una civiltà tecnologica e non ha alcun bisogno di nascondersi agli occhi degli umani.
La fatina Astride abita in un modesto appartamento a Londra, in volontario esilio dal Reame delle Fatine. Trascorre un’esistenza miserevole, costretta a lavorare come hostess in un locale notturno per pagare l’affitto. Finché una sera riceve una proposta che potrebbe cambiarle la vita. È l’occasione per riscattare il proprio onore di fatina e per salvare la città. Forse.

Postazione di artiglieria delle fatine
Postazione di artiglieria delle fatine

Assault Fairies potrebbe rientrare nel sottogenere dello steampunk del vaporteppa, e non mi offenderò se qualcuno lo catalogherà così, tuttavia penso che sia limitativo. Assault Fairies è abbastanza originale da meritarsi il proprio sottogenere. Assault Fairies è il primo (e che io sappia l’unico) romanzo esponente del military aetheric fairypunk!
Sì, ho appena fondato un nuovo sottogenere della narrativa fantastica, bando alla modestia!

Military Aetheric Fairypunk

Le caratteristiche del military aetheric fairypunk (MAFp), partendo dell’elemento cruciale:

Icona di un gamberetto Fairy. La presenza di fatine è fondamentale. Non può esistere MAFp senza fatine! Inoltre le fatine devono essere protagoniste o comunque devono essere elemento centrale della narrazione. Infine devono essere vere fatine, non le versioni edulcorate della Disney o dei libri per bambini.

Icona di un gamberetto Military. Combattimenti ed eventi bellici devono essere presenti e ed essere significativi per la trama. In rispetto dell’intima natura delle fatine, che le spinge alla carriera militare.
Come scrive Robert A. Heinlein nel suo celebre romanzo Starship Fairies[2]:

bandiera EN The most noble fate a fairy can endure is to place her own mortal body between her loved home and the war’s desolation.

bandiera IT Il destino più nobile per una fatina è porre il proprio corpicino mortale tra l’amata tana e la desolazione della guerra.

Icona di un gamberetto Aetheric. Il riferimento all’etere è simbolico: indica la necessità per chi vuole scrivere MAFp di inserire elementi scientifici/tecnologici. Il MAFp non è puro fantasy, è science-fantasy.

Icona di un gamberetto -punk. L’ho messo solo perché se no il nome suonava male! L’elemento “punk” può esserci come può non esserci, non è importante.

Invece è importante sottolineare che il MAFp non è legato a nessuna particolare ambientazione: può essere ambientato nell’epoca Vittoriana come durante la Seconda Guerra Mondiale, nell’antica Roma o cento anni nel futuro. Sulla Terra o altrove. Basta che si inseriscano gli elementi elencati.

military aetheric fairypunk
Il mio appunto originale nel quale colloco il military aetheric fairypunk alla confluenza tra romanzi di guerra, fantascienza tecnologica e fantasy fiabesco

Mi sono molto divertita a scrivere Assault Fairies. Mi sono divertita a ideare la personalità delle fatine e a costruire il loro Reame. Mi sono divertita a mescolare veri riferimenti storici (spesso poco conosciuti) con il fantastico. Mi sono divertita a vedere il mondo attraverso gli occhi di un esserino alto poco più di un palmo.
Spero che vi divertirete a leggere. Come sempre ogni commento sarà il benvenuto, e ricordatevi di votare nel sondaggio per la vostra fatina preferita!

Progetti futuri

Adesso posso tornare a S.M.Q. Ho provato a scriverlo contemporaneamente ad Assault Fairies, ma la mancanza di tempo e la troppa distanza tra le due storie hanno reso l’impresa impossibile.
Finito S.M.Q. riprenderò il romanzo di guerra e scriverò il secondo volume di Assault Fairies. Forse uno dei due lo metterò a puntate stile S.M.Q., devo ancora decidere.
Infine farò la revisione 2.0 di Laura, magari aggiungendo nuove avventure.

* * *

Assault Fairies
~Volume I~

Tabella riassuntiva delle caratteristiche del prodotto

Fatine hostess in locali notturni Icona per sì
Coniglietti fumatori Icona per sì
Uomini-elefante Icona per sì
Draghi galvanici Icona per sì
Giro-incrociatori elettrici Icona per sì
Fucili ipersonici Icona per sì
Operazioni a cervello aperto Icona per sì
Elfi Icona per no
Vampiri Icona per no
Licantropi Icona per no
Angeli Icona per no
Gnokki assortiti Icona per no
Ragazze con occhi di colori diversi Icona per no
Spade magiche Icona per no

Download

 Assault Fairies ~Volume I~ in formato PDF A4. Leggibile a video e ideale per la stampa (~806KB).

 Assault Fairies ~Volume I~ in formato ePub. Per i lettori di ebook (~183KB).

 Assault Fairies ~Volume I~ in formato Mobipocket. Per il Kindle e altri dispositivi portatili supportati (~287KB).

 Assault Fairies ~Volume I~ in formato RTF. Formato leggibile da Microsoft Word e da praticamente tutti i programmi di elaborazione testi (~2.432KB).

 Un archivio .ZIP contenente tutti i file di cui sopra (~1.444KB).

Il romanzo è distribuito con licenza Creative Commons 2.5 Attribuzione – Non commerciale – Condividi allo stesso modo. Per sapere in dettaglio quello che ci potete fare, consultate questa pagina. Inoltre date un’occhiata alle FAQ.

EDIT del 18 agosto 2011: Se volete aggiungere il romanzo alla vostra biblioteca di aNobii lo trovate qui. Se lo volete aggiungere alla biblioteca di goodreads è qui.
Ringrazio Kimberly Anne, Il Duca e ATNO per aver inserito le schede relative nei due siti.

Uno dei primi modelli di Giro-incrociatore elettrico
Uno dei primi modelli di Giro-incrociatore elettrico

* * *

note:
 [1] ^ Magari lo ha fatto. Dovete sapere che il Duca è bravo a scrivere, però è troppo timido per far leggere ad altri le sue opere.

 [2] ^ Lo so che nelle librerie è apparso con il titolo Starship Troopers e invece di fatine vi si trovavano esseri umani: Heinlein è stato costretto a modificare il romanzo per pubblicare. Questo a causa del complotto. Per maggiori informazioni, si veda l’articolo dedicato all’inaugurazione dell’Osservatorio Fatine.


Approfondimenti:

bandiera IT Osservatorio Fatine
bandiera EN Terrificanti macchine belliche retrofuturistiche
bandiera EN Starship Troopers Fairies su library.nu
bandiera EN calibre: un software per convertire gli ebook da un formato all’altro


337 Comments (Mostra | Nascondi)

337 Comments To "Assault Fairies"

#1 Comment By Il Duca Carraronan On 28 giugno 2011 @ 23:56

Steampunk Fantasy con le Fatine, che altro si può volere?
Geniale l’idea della categoria più ampia dello military aetheric fairypunk: la narrativa ha bisogno di tecnofantasy militari con le fatine!

Domani lo segnalo su Baionette. ^_^

#2 Comment By C.M. On 28 giugno 2011 @ 23:56

Bello! Lo leggerò molto volentieri.

#3 Comment By Artic Swan On 28 giugno 2011 @ 23:56

Ehi! Sono la prima! Scaricato il pdf.
Il genere mi intimorisce un po’, soprattutto lo spunto su “operazioni a cervello aperto”, ma mi ci metto perché l’autrice è la Gamberetta nazionale! :)

#4 Comment By Artic Swan On 28 giugno 2011 @ 23:57

Argh! In tre tutti insieme! Mi hanno fregato il primato!!!

#5 Comment By Francesco On 28 giugno 2011 @ 23:57

Beh è da un pò che non vedevo qualcosa di cosi insolito, sono proprio curioso di leggerlo XD

#6 Comment By DagoRed On 28 giugno 2011 @ 23:58

Bello ^__^

#7 Comment By Tapiroulant On 28 giugno 2011 @ 23:58

Fikissimo.
Lo sapevo che stavi scrivendo qualcosa con le fatine!

Visto che domani devo prendere un traghetto e mi aspettano complessivamente una ventina di ore di viaggio, me lo scarico subito ^^

In effetti mi chiedevo se il Duca scrivesse.

#8 Comment By aealith On 28 giugno 2011 @ 23:59

Vedo con piacere che dentro almeno un coniglio c’è. Questo è un ottimo punto di partenza, spero che il resto sia all’altezza del coniglio. Metto in lista.

#9 Comment By gandalf On 29 giugno 2011 @ 00:03

subito in download, appena finisco ciò che sto leggendo ora gli darò volentieri un’occhiata!

#10 Comment By Momo On 29 giugno 2011 @ 00:06

Apprezzate le fatine fino in fondo, io lo farò.
E votate AZALEA. Potrei diventare cattiva!

#11 Comment By Gwenelan On 29 giugno 2011 @ 00:24

Non so se sono più contenta di questo Assault Fairies o del fatto che hai intenzione di riprendere SMQ… Intanto ho scaricato questo, domani comincerò a leggerlo :) (anche io sono un po’ timorosa per le operazioni a cervello aperto ^_^, ma io sono impressionabile)!

#12 Comment By Zave On 29 giugno 2011 @ 00:43

non è il mio genere ma non posso esimermi.
scaricato il bundle così da poter avere l’opera sempre con me, che sia al computer o in treno o nel letto o al cesso…

@Artic Swan:
che dirti se non double fail?
doppio perché non solo non sei prima, ma in inglese si dice Arctic, Artic è il nome di una malattia venerea (scherzo, non significa nulla). :P

#13 Comment By Talesdreamer On 29 giugno 2011 @ 02:41

Felice di poter sverginare il lettore ebook nuovo di pacca con un romanzo a base di esserini alati e macchine da guerra. Provvedo a scaricare.

*Cestina un suo racconto in lavorazione su una fatina aspirante spogliarellista, sentendosi molto poco originale*

#14 Comment By Adriano On 29 giugno 2011 @ 03:12

Grazie mille per il regalo! Non vedo l’ora di leggerlo!

#15 Comment By Brownie On 29 giugno 2011 @ 08:32

Bene! Sono felice che il regalo sia un’opera di narrativa. Ho letto il primo capitolo e mi sembra il genere di storia che potrebbe piacermi. Adesso lo carico sul lettore e appena posso comincio a leggerlo.
Ti segnalo, intanto, un refuso. Capitolo 01, pagina 4: L’acqua goccialo dal mento. Credo volessi scrivere gocciola.

#16 Comment By Novek On 29 giugno 2011 @ 09:00

Bella sorpresa, anche se sono più curioso per la versione finale di Laura e per il romanzo di guerra.

Una sola domanda: il primo volume è conclusivo?

#17 Comment By Federico On 29 giugno 2011 @ 09:24

scaricato.
appena ho 5 minuti liberi consecutivi inizio a leggerlo ::)

#18 Comment By Gamberetta On 29 giugno 2011 @ 09:45

@Brownie. Grazie della segnalazione, correggo subito.

#19 Comment By Okamis On 29 giugno 2011 @ 11:29

Scaricato. In questi giorni sono preso, ma conto di dargli una lettura la prossima settimana.

#20 Comment By Marco I On 29 giugno 2011 @ 12:50

@Gamberetta: c’è un passaggio che non capisco:

«Fermo lì! Si può sapere chi ti ha autorizzato a darmi del tu? Non siamo in confidenza. Portami il dovuto rispetto. Se mi fai incazzare ti rompo la faccia, e al diavolo anche l’Agenzia.»

Ma non stanno parlando in Inglese?
C’è solo un altro caso in cui ho visto qualcosa del genere: una traduzione italiana di Emma edita da Mondadori:

Sappiamo tutti la differenza tra i pronomi lui o lei e tu, il più semplice tra noi; sentiamo tutti l’influenza di qualcosa che va oltre la comune buona educazione nei nostri rapporti personali – qualcosa che ha preso radici molto prima.

La traduttrice spiega questa frase così:

Nell’originale, il signor Knightley, a meglio sottolineare il diverso significato che un pronome può dare al discorso, non usa “you” (che in Inglese rende il “voi” e il “tu”), ma il meno consueto (anche all’epoca del romanzo) e più intimo e semplice [...] “”thou”, che ha il solo significato di “tu”.

Però mi sembra difficile applicare questa spiegazione, se era già raro ai tempi di Jane Austen.

#21 Comment By Gamberetta On 29 giugno 2011 @ 13:40

@Marco I. Ci ho anche pensato, ma ho deciso di lasciare così perché rendeva bene come offesa involontaria. Diciamo che è una libera interpretazione del traduttore, come quando trovi espressioni tipo: raining cats and dogs che ovviamente in italiano devi modificare. Inoltre può essere benissimo che l’inglese sia cambiato dopo secoli di contatto con il Piccolo Popolo (che parla una lingua vicina all’italiano. ^_^)

#22 Comment By ATNO On 29 giugno 2011 @ 13:58

Uh, che bella sorpresa! Non vedo l’ora di leggerlo. Per adesso, poichè sto leggendo Dracula di Stoker e sono impegnato con la maturità, non ho tempo, però magari me lo porto a mare. :-)

#23 Comment By Gargaros On 29 giugno 2011 @ 14:04

Immaginavo una “sospresa” simile XD

Ottimo, Gamberè, sono sicuro che sarà divertente e (se non altro) scritta bene.

#24 Comment By renzo On 29 giugno 2011 @ 14:44

Arrivo qua per la prima volta e mi trovo un regalo fresco fresco, cosa chiedere di più?

Mai letto fantasy, però l’incipit mi intriga.
Ci trovo: 1) una fatina sudata; 2) una fatina che indossa un cerchietto da fatina; 3) un cerchietto da fatina che suona fesso come la moneta nel bicchiere di un mendicante.

Mi sa che nutrivo un sacco di pregiudizi sui romanzi con le fatine.

Grazie e a presto ;)

#25 Comment By il_Fabri On 29 giugno 2011 @ 14:47

Subito in download.
Peccato però, uno gnocko dallo sguardo affascinante e misterioso, alto e slanciato (lo sguardo, non lo gnocko), penetrante e gentile (il gnocko, non lo sguardo)… no, grazie al cielo non c’è :D

#26 Comment By Rosses On 29 giugno 2011 @ 14:48

Non capisco perchè la fatina continui a pensare se stessa e le sue parti del corpo varie come piccole. Usa espressioni come “la testolina” “il nasino” ma non dovrebbe considerarle di dimensioni normali?

#27 Comment By Gamberetta On 29 giugno 2011 @ 14:56

@Rosses. È un punto sul quale ho meditato parecchio e non è detto che lo cambi se non piace. Il ragionamento è duplice:
1) Le fatine sono consapevoli di essere piccine. Questo perché in pratica tutte le altre specie intelligenti del Reame sono più grandi di loro e…
Mostra spoiler ▼

2) In italiano il diminutivo è anche vezzeggiativo e questo si sposa bene con il carattere delle fatine. Le fatine hanno un’altissima opinione di loro stesse, si considerano tutte intelligentissime & bellissime. O almeno più belle & intelligenti di qualunque altra creatura sul pianeta.

#28 Comment By Sam On 29 giugno 2011 @ 15:09

Che splendida sorpresa^^
Preso, lo leggerò … grazie!

#29 Comment By Stefano On 29 giugno 2011 @ 15:45

Grazie mille per il regalo.

Ma poichè una parola come “grazie” non basta…

http://www.animejpg.ru/image/www_animejpg_ru-46.jpg

#30 Comment By Il Duca Carraronan On 29 giugno 2011 @ 16:09

Le fatine hanno un’altissima opinione di loro stesse, si considerano tutte intelligentissime & bellissime.

Ed è anche giusto che sia così.
Le fatine, come i conigli, sono dotate di una bellezza oggettiva.

#31 Comment By dunseny On 29 giugno 2011 @ 16:13

non amo le fatine se non in versione lesbopunk, i generi steampunk e science fantasy mi lasciano freddino, ma proverò a leggere Assault Fearies perchè so che è scritto bene. Grazie per il regalo Gamberetta ;)

#32 Comment By troll On 29 giugno 2011 @ 16:35

carino, ma meno potente del Wunderkind

#33 Comment By Alex Frost On 29 giugno 2011 @ 16:51

Sto leggendo e per ora mi piace molto. Una sola curiosità per ora m’è venuta.. Perchè quando la protagonista pensa di se stessa, in alcuni casi utilizza diminutivi (occhietti, piedini ecc…) mentre in altri casi usa sostantivi ..uhm.. normali (gambe, braccia, ali..) ?

#34 Comment By Alex Frost On 29 giugno 2011 @ 16:53

Ops.. non avevo notato che era già stato segnalato nei commenti.
Scusate. Però rimane che dovrebbe usare il diminutivo costantemente,no?

#35 Comment By Mauro On 29 giugno 2011 @ 17:24

Scaricato, metto in coda di lettura; spero di riuscire a leggerlo al più presto!

#36 Comment By Azazel On 29 giugno 2011 @ 17:24

Primo commento in assoluto di una lurker: scaricato, iniziato e finito. E devo dire che sono state due ore molto piacevoli. Sono partita con un po’ di fatica: Astride all’inizio mi sapeva un po’ di (con le debite differenze) “donna fatina cazzuta modello Anita Blake”, e non apprezzo molto il personaggio. Ha/hai saputo farmi ricredere e convincermi in pieno. L’ambientazione mi è piaciuta tanto: è accurata e verosimile pur garantendo il sense of wonder. Gli elementi tipici dello steampunk sono ben radicati nel contesto, funzionali alla storia e non una mera “facciata” (ecco, niente “zaini a vapore”, per dire). Gli accenni agli “uomini nuovi” mi sono piaciuti un sacco, pur suscitandomi un lieve senso di ripulsa. Mi ha intrigato molto la noosfera (a questo punto credo che andrò a leggermi “Agenti della Noosfera” che aspetta da mesi nella libreria). L’entrata in scena di Azalea, Arina e Anemone, poi, ha fatto il resto. (Anche se, a dire la verità, avrei voluto vedere un po’ più Arina). Una delle cose che mi sono piaciute di più in assoluto è il tema della fiducia nelle proprie compagne di squadra. Ho adorato i coniglietti tabagisti e sono rimasta a bocca aperta quando ho scoperto chi era il Direttore. Lo stile è efficace: asciutto nei punti giusti e descrittivo quando deve esserlo. Insomma, ne hai il pieno controllo e si vede. Inoltre, è bello, finalmente, che uno scrittore non rifugga dallo sbatterti in faccia un po’ di sano splatter quando ci vuole. La caratterizzazione dei personaggi è buona e ho molto apprezzato il fatto che si capisca chi sono e qual è il loro portato emotivo dalle loro azioni, senza bisogno di pistolotti introspettivi. In definitiva, chapeau. (A quando il seguito? Ah, la Principessa Corazzata è una figata pazzesca e fa un’entrata in scena veramente super!)

#37 Comment By Unter den Linden On 29 giugno 2011 @ 18:10

Finito di leggere or ora (ho tempo libero che non dovrei avere… vabbè, fa niente).
Esordisco dicendo che è la prima volta che leggo qualcosa di Steampunk ed è la prima volta che leggo qualcosa con protagoniste delle fatine. E che sono una pippa con le armi, non ci capisco un accidente, perciò ho fatto una faticaccia infinita per capire le descrizioni di quei marchingegni. Però almeno ci ho provato ^__^

Detto ciò, volevo dire solo un po’ di cose:
1. A pagina 13, il signor Cuthers ha soprannominato il suo ufficio “wunderkammer”. Essendo una parola tedesca, però, necessita dell’iniziale maiuscola.
2. Un altro piccolo errore a pagina 117: ‘volvevano’ invece di ‘volevano’
3. La descrizione dei due sfidanti a pagina 39. Un omone in divisa, spada al fianco, Pickelhaube in testa e monocolo… contro una ragazza dai capelli rosa. Mi ricordano qualcosa… sarà mica che hai voluto rappresentare come si svolgerebbe una battaglia Gamberetta VS Duca? Nel caso è stata una trovata GENIALE. Sono morta dal ridere XD Chissà se anche il Duca ha apprezzato e accolto la sconfitta cavallerescamente? (mi si perdoni l’ardire, Duca)
4. Intorno a pagina 120, la storia della fatina che ha sognato di essere una farfalla mi ha fatto scattare un interruttore mentale. Non è che ti sei ispirata a qualche racconto orientale? Ricordo che un’amica mi aveva raccontato questa storia di un tale che sognava di essere un’altra cosa (una farfalla?) e il racconto mi è suonato molto simile.
5. Il finale era molto da ‘anime’: colpo di scena, stallo improvviso, attacco e… the end. (anzi, no, ‘continua’ in giappo) Beh, molto più intrigante del “finale a tarallucci e vino” che rifilano i fantasy degli ultimi anni! Questo, perlomeno, mi ha lasciato la voglia di sapere come continua! (anche se, una parte di me, SA che la protagonista si sarà salvata! Altrimenti che serie sarebbe? ^^)

Unico appunto negativo: ci serviva uno gnokko! Ora questa storia non sarà fkissima! Come faranno orde di bimbeminkia ad amarla, se non ci sarà nessun belliximo ragazzo, magari seminudo, con occhi multicolor e spada fkissima? Mi hai deluso, Gamberetta.

A parte gli scherzi, finalmente ho letto qualcosa scritto bene e ti ringrazio.
Ho apprezzato l’assenza di infodump e come, al contrario, le informazioni sono filtrate fino a me poco per volta. Ogni informazione era un ‘YAY!’ interiore.
E per qualche ora ho visto il mondo attraverso gli occhi di una fatina. Le espressioni tipiche (tipo “non ero più nelle ali”, “fantasie da fatina appena uscita dal guscio”), poi, danno al tutto un tocco ancor più realistico.
Ultimo appunto negativo: i ricordi. Erano utili e interessanti, non lo nego, ma in alcuni punti ho vagato alla cieca per un bel po’ di righe, prima di capire se la situazione descritta stesse succedendo in quel momento o no. Per esempio quando la protagonista è con sua madre a vedere la ruota (pag 108): lì mi sono proprio fatta fregare, perchè ho cominciato a leggere con sospetto, poi mi sono convinta che stesse succedendo in quel momento, poi è saltata fuori la madre e – toh! – era un ricordo.

#38 Comment By Alex Frost On 29 giugno 2011 @ 18:13

Pagina 22:
I serbati del lanciafiamme sono stati sganciati, sprofondano nel terreno viscido.

Immagino sia serbatoi.

#39 Comment By Gamberetta On 29 giugno 2011 @ 18:29

@Alex Frost. Il problema di usare costantemente il diminutivo è che ogni tanto venivano delle brutte rime, in più anche per esempio quando parli con un bambino usi normalmente il diminutivo ma in situazioni di tensione no. In certe scene stava male.
Grazie per la segnalazione del refuso, me lo avevano detto anche via mail, ho appena corretto.

@Azazel. Felice che il romanzo ti sia piaciuto. Il seguito penso sarà pronto non prima di un anno, a meno che decida di metterlo a puntate. Vedrò.

@Unter den Linden.
1. Ho pensato anche di metterlo in corsivo o tra virgolette, ma è sempre enfasi eccessiva, Astride disprezza i wunderkammer.
2. Grazie della segnalazione del refuso, lo correggo.
3. eh eh. ^_^
4. Sì, l’originale è questo.
L’ambiguità sul ricordo della ruota era voluta. Infatti anche la protagonista capisce solo alla fine di non essere “in diretta”.

#40 Comment By vania On 29 giugno 2011 @ 19:18

che bella sorpresa questo romanzo ^^
ho iniziato a leggerlo stamattina in ufficio, che fatica chiudere il pdf e riprendere a lavorare.
sembra veramente divertente, ora lo scarico e lo metto nel kindle così me lo posso leggere con calma.

felicissima di sapere che riprenderai S.M.Q. :)

#41 Comment By ??? On 29 giugno 2011 @ 19:21

Scaricato. Causa tesi ho poco tempo per leggerlo, ma tra un mesetto rimedio. Già che ci sono ne approfitterò per esercitarmi nell’editing, dove devo migliorare. Intanto ho letto il primo capitolo e mi è piaciuto abbastanza: non ho mai letto di una fatina (così scorbutica fra l’altro) perciò l’ho trovato interessante nonostante la scena in se non sia sconvolgente (non c’è un inseguimento, un duello, la venuta del demonio, etc.).

In particolare mi intriga questo:

Un altro sorso. Le pareti della stanza si incurvano, arazzi di piume ricoprono i muri. Sul soffitto, i battenti del cancello dorato si socchiudono. Ancora poco e l’alcool mi condurrà nel Regno della Gioia.

Potrebbe essere che l’alcool apra una porta verso un’altra dimensione? Spero di sì. E che la soglia venga attraversata più avanti.

Quello che non mi è piaciuto:

Il ragazzo spinge la levetta sulla pancia del registratore. Il quadrante si illumina di azzurro, la lancetta vibra e scatta verso destra. La puntina scende a sfiorare la superficie levigata del cilindro di cera. Il cilindro inizia a girare.
«Il registratore è pronto, possiamo cominciare.»

Mancanza di Hook nella prima frase. Primo paragrafo poco meglio.

Una porcheria di cartapesta rosa con attaccate due lunghe molle che terminano in due cuoricini di latta. Ogni volta che muovo la testolina, i cuoricini si toccano e tintinnano: la risata cristallina di una fatina innamorata.

So che questo non è il nostro ventesimo secolo, ma questo l’ho accettato meno che il giornale/telaio. Mi sembra troppo moderno per essere inizi Novecento.

Il costume è un incrocio tra il vestito di una cameriera e quello di una puttana francese.

Ok per la livrea da cameriera, ma com’è il vestito di una puttana francese? Diverso da quello di una puttana belga?

Basta sfogliare un qualunque testo di biologia: le specie che allo stato naturale uccidono per divertimento si contano sulla punta delle dita. Le fatine sono tra queste.

E’ un pensiero abbastanza naturale in quel momento, ma per com’è scritto lo trovo borderline infodump.

Che ne pensi? Spero di esser stato utile. A più avanti per il resto.

P.s. Domanda: S.M.Q. e l’altro romanzo come sono messi? Quanto tempo manca più o meno?

#42 Comment By Yami On 29 giugno 2011 @ 19:24

Ti ho scoperta grazie ad un link in un blog in cui ti denigravano. Divertita dagli stupidi commendi del blogger ai tuoi articoli ho deciso di fare un salto qui per “toccare con mano” e… sorpresa! Ho trovato un blog pieno di spunti e consigli utili, che nel giro di una settimana mi ha fatto capire quanto di merda scrivessi. Stavo giusto per rileggermi le cronache del mondo emerso, avendone un buon ricordo di quando le avevo lette anni fa. beh, mi hai salvato da un’atroce tortura, temo. Doppio grazie!

Pur non avendo mai letto nulla di steampunk leggerò Assault Fairies, confidando nella bravura dimostrata nei manuali. potrebbe essere un buon inizio, in effetti… spero solo che le mie lacune non rendano difficile la lettura.
vorrei approfittare per farti un paio di domande:
Continuerai la serie dei manuali? Se si, quali saranno i prossimi argomenti? Hai mai letto I Lungavista di Robin Hobb? Battle Royale (parlo del libro, non del manga o del film) di koushun Takami? La Ruota del Tempo di Robert Jordan?
I Lungavista e battle Royale sono i miei libri preferiti, ma La Ruota del Tempo è una martellata sugli occhi ad ogni pagina =.= vorrei sapere cosa ne pensi nel caso li abbia letti =)
Saluti!

#43 Comment By PlatinumV On 29 giugno 2011 @ 19:40

Non dovevi farmelo! Adesso sono moralmente costretta a leggerlo! :-D
Scherzo, lo leggo perché sono curiosa di avventurarmi nel primo romanzo di un genere nuovo! ^^
V

#44 Comment By Rosses On 29 giugno 2011 @ 20:16

@Gamberetta: io l’ho trovato un po’ fastidioso. Se mi immergo nella mente della fatina mi viene spontaneo “riaggiustare” tutte le dimensioni dal suo punto di vista: la lattina di birra è troppo grande etc. Per vedere la sua mano come “piccola” devo tornare in un’ottica umana, dove la lattina è normale e la fatina piccolina.
Poi il tuo ragionamento lo seguo benissimo, ma mentre leggo la mia sensazione è questa! ^^
(comunque non ho letto lo spoiler perchè sono ancora ai primi capitoli, non so se mi sto perdendo il punto ^^)

#45 Comment By RedRose On 29 giugno 2011 @ 20:55

Sorpresa apprezzatissima! Davvero, è stato un piacere scoprire che si trattava di una tua fatica letteraria.
Ho letto prima Laura, poi quanto pubblicato finora di S.M.Q. e infine questo (sì, proprio oggi e invece di studiare, mannaggia); sono una lettrice “ingenua” e non posso offrire giudizi critici di particolare acume, ma il mio gradimento è andato in crescendo. I tuoi sforzi per migliorare il tuo modo di scrivere sono evidenti, i risultati a mio vedere notevoli.
Questo primo volume delle Assault Fairies è scivolato via con un ritmo invidiabile; al contrario di quanto mi è capitato con altre cose scritte da te non ho avuto problemi a seguire la storia anche nei cambi di scena.
Tra le cose che mi hanno divertita di più ci sono il cimitero di fatine che snocciola Astride tra un ricordo e l’altro (fai un baffo a Nico e i suoi fratelli!) e i coniglietti tossicodipendenti tabagisti che popolano la noosfera.
L’unica cosa che mi ha dato francamente un po’ fastidio è l’abuso dei diminutivi quando Astride pensa alle parti del suo corpo, ho visto che se ne è già parlato nei commenti. Trovo l’idea di avere un “pancino” un pochino leziosa per qualcuno di tanto addestrato e letale :)
Detto questo, complimenti, e spero di poter leggere prima o poi il volume 2 :)

#46 Comment By Gamberetta On 29 giugno 2011 @ 21:46

@???.
– Sull’incipit: l’avevo anche scritto un incipit con le esplosioni, ma faceva un brutto effetto “prologo” che non mi piaceva. La storia comincia con la litigata tra la fatina e il giornalista e non prima. Ciò non toglie che se mi viene in mente qualcosa di meglio senza essere forzato possa cambiare.
– La puttana “francese”: la puttana francese è più di lusso di quella “liscia”. Però potrebbe anche andare bene togliere l’aggettivo. Così come potrei inserire altri dettagli del vestito, anche se mi pare di averne già messi troppi (visto che la fatina sa fin troppo bene come è conciata e non dovrebbe stare troppo a ricamarci).
– Il testo di biologia: sì, è vagamente inforigurgitoso ma la frase è simpatica se applicata alla fatina e perciò credo valga la pena.
– Il cerchietto: ecco qui proprio mi sfugge perché dovrebbe sembrare troppo moderno.

In ogni caso erano tutte osservazioni giuste.

Per S.M.Q. spero di riprendere il vecchio ritmo di un capitolo ogni due settimane. Per il romanzo di guerra invece ce n’è ancora per molto.

#47 Comment By Eja On 29 giugno 2011 @ 23:24

Ho appena iniziato a leggerlo e sembra promettente. Inoltre, anche il solo fatto che sarà uno dei pochi libri editati in modo accurato che leggerò in tutta la mia vita è un incentivo in più! Piccola curiosità: quanto tempo hai impiegato a scriverlo e correggerlo?

#48 Comment By Null On 29 giugno 2011 @ 23:46

Scaricato e letto. Mi è piaciuto molto.
I personaggi sono ben delineati, la scrittura è scorrevole e diretta, il ritmo è piuttosto serrato senza inutili tempi morti, c’è senso of wonder a profusione, sana violenza con gore, scene al limite dello yuri e pure i coniglietti tossici. Senza contare la deliziosa scena in cui l’irritante ingenuità di un’Astride versione bimbominkia, condivisa purtroppo da molte protagoniste, che vuole seguire il suo Destino™ credendo sia un tea party viene presa a calci. Letteralmente.
Il racconto è piuttosto corto, direi circa la lunghezza media di una light novel tradotta in inglese. Si legge piacevolmente e con rapidità in un paio d’ore, gli unici ‘rallentamenti’ me li sono autoimposti nelle scene dove venivano descritti macchinari, armi, magie e elementi della noosfera per riuscire a visualizzarmeli mentalmente con chiarezza.
Ho apprezzato anche i camei inseriti qui e là e il gran numero di citazioni, introdotte in modo naturale senza cadere nell’infodump: condivido il principio che se il lettore le coglie, bene, e chi non le capisce, peggio per lui. Al limite imparerà qualcosa proprio da questa lettura.
Ho l’umiltà però di precisare che credo, a mia volta, di averne perse parecchie…a proposito, il riferimento a Popov e alle cannoniere circolari è un tributo all’articolo che il Duca aveva dedicato all’argomento tempo fa XD?
Sull’uso dei diminutivi, la penso all’incirca come i commentatori che mi hanno preceduto.
Come ha detto RedRose a volte suonano un po’ leziosi…salvo poi riflettere che, in effetti, hai ragione nel precisare che le fatine appaiono e considerano se stesse proprio in questo modo; ‘leziose’.
Quindi la cosa ha senso, anche se da schifoso animale lettore umano continuo a avvertire un certo fastidio durante la lettura. Ma a un certo punto si inizia a non farci quasi più caso.
Qualche refuso è già stato segnalato, io però volevo sottolineare un paio di punti su cui avrei qualche riserva:

a) a pagina 103, quarta riga, hai scritto ‘Mi offre la manina, porge l’altra manina ad Anemone.’. Il secondo ‘manina’ non risulta ridondante?

b) a pagina 121 viene usato il termine ‘micio’, eppure Astride ha appena dichiarato che i gatti non le piacciono. Sebbene la parola venga a volte usata come sinonino di gatto, in genere ha una valenza vezzeggiativa che suonerebbe strana dalla prospettiva di chi, invece, non li apprezza per nulla.

Infine una curiosità, temo stupida.
Viene detto che i gradi da Capitano rappresentano due ali di drago smeraldo appuntate sul colletto, mentre quelli di Condottiero-di-Aracnide (grado superiore a Capitano) raffigurano delle ali di corvo.
Astride nelle sue ‘visioni’ scorge una creatura simile a un corvo che sembra consumare l’ambiente immediatamente circostante. Questa (per ora) misteriosa figura ha un collegamento col fatto che, a quanto sembra, nella cultura delle fatine il corvo riveste un’importanza simbolica maggiore rispetto ai draghi?

[domando venia per la lunghezza del commento]

#49 Comment By Diarista Incostante On 30 giugno 2011 @ 09:24

Scaricato e iniziato! Lo sapevo che non avresti mai smesso di scrivere. E’ questo il tipo di perseveranza (seguita da risultati degni di questo nome) che incoraggia quelli come me. Adesso non mi resta che aspettare con pazienza altri manuali per rendere completa la mia felicità.
Grazie.

#50 Comment By Gamberetta On 30 giugno 2011 @ 09:28

@Eja.

Piccola curiosità: quanto tempo hai impiegato a scriverlo e correggerlo?

Ho impiegato circa un anno. Ma è stato un anno con diversi problemi extra fantasy e molti impegni imprevisti. Penso che se avessi potuto dedicarmi alla scrittura con tranquillità ci avrei messo la metà del tempo.

@Null.

Ho l’umiltà però di precisare che credo, a mia volta, di averne perse parecchie…

Non importa: il romanzo funziona anche se un lettore non coglie nessuno dei riferimenti. Se lo fa è un di più. Inoltre alcuni sono davvero oscuri, è normale ignorarli. Magari in futuro farò un articolo che elenca i fatti storici a cui mi sono ispirata.

a proposito, il riferimento a Popov e alle cannoniere circolari è un tributo all’articolo che il Duca aveva dedicato all’argomento tempo fa XD?

Sì, sono le stesse navi circolari dell’articolo del Duca.

a) a pagina 103, quarta riga, hai scritto ‘Mi offre la manina, porge l’altra manina ad Anemone.’. Il secondo ‘manina’ non risulta ridondante?

Sì, ma rileggendo senza mi suonava un po’ male, forse perché vengono tre parole consecutive che cominciano per “a”.

b) a pagina 121 viene usato il termine ‘micio’, eppure Astride ha appena dichiarato che i gatti non le piacciono.

Non so, io uso “micio” come sinonimo “neutro”, ma magari cambio.

Astride nelle sue ‘visioni’ scorge una creatura simile a un corvo che sembra consumare l’ambiente immediatamente circostante. Questa (per ora) misteriosa figura ha un collegamento col fatto che, a quanto sembra, nella cultura delle fatine il corvo riveste un’importanza simbolica maggiore rispetto ai draghi?

Ehm, qui probabilmente dovrei dire che era tutto previsto e che ci sono profondi significati metaforici che si riflettono sullo specchio deformante che il fantastico sempre rappresenta rispetto alla realtà sociopolitica(…)
La verità è che la creatura-corvo ha la sua storia e non avevo fatto questo collegamento. Ma è una buona idea, forse te la rubo! ^_^

#51 Comment By Null On 30 giugno 2011 @ 10:22

@Gamberetta

b) a pagina 121 viene usato il termine ‘micio’, eppure Astride ha appena dichiarato che i gatti non le piacciono.

Non so, io uso “micio” come sinonimo “neutro”, ma magari cambio.

Immaginavo. Credo che il significato dominante resti ancora quello con valenza affettuosa ma, anche per esperienza diretta, noto in effetti che pure quello “neutro” è ormai diffuso.
Magari si potrebbe sentire l’opinione di altri commentatori, tanto per fare una media.
Nel caso comunque tu decidessi per cambiarlo potresti optare, sempre per rimanere in ambito “neutro”, per il classico (o abusato?) “felino” oppure, considerando la scarsa stima di Astride per i gatti, passare direttamente a “bestiaccia” o equivalenti.

Ehm, qui probabilmente dovrei dire che era tutto previsto e che ci sono profondi significati metaforici che si riflettono sullo specchio deformante che il fantastico sempre rappresenta rispetto alla realtà sociopolitica(…)
La verità è che la creatura-corvo ha la sua storia e non avevo fatto questo collegamento. Ma è una buona idea, forse te la rubo! ^_^

Uh sarebbe un onore, Hime-sama.
Probabilmente sono solo io che ho voluto leggere troppo dentro la cosa: mi aveva incuriosito il particolare delle decorazioni per cui ‘corvo>drago’, anche se il fatto che Astride includesse ugualmente i corvi negli “stupidi pennuti” ormai estinti nei cieli londinesi aveva finito per confondermi un po’. E siccome l’unica cosa corviforme degna di rispetto del romanzo sembrava essere quella, ho ipotizzato un nesso tra le due cose XD.

#52 Comment By ??? On 30 giugno 2011 @ 10:30

@Gamberetta

– Sull’incipit: l’avevo anche scritto un incipit con le esplosioni, ma faceva un brutto effetto “prologo” che non mi piaceva. La storia comincia con la litigata tra la fatina e il giornalista e non prima. Ciò non toglie che se mi viene in mente qualcosa di meglio senza essere forzato possa cambiare.

Questo m’interessa; in base a cosa hai scelto la scena iniziale? Nei manuali che ho letto dicevano che il criterio di scelta è il non lasciare troppe informazioni che andrebbero a creare flashback perché questi sono da evitare. Ci sono altri criteri?

Poi, sarà un mio limite (dico seriamente), ma non riesco a immaginare una scena iniziale in cui non avviene un disastro o comunque c’è del conflitto pesante e/o fisico. Forse è solo perché mi piacciono gli inizi di quel tipo.

– Il cerchietto: ecco qui proprio mi sfugge perché dovrebbe sembrare troppo moderno.

Intendo dire che proprio non lo vedo a inizio Novecento, lo piazzerei qualche decina d’anni più in la. Poi, certo, l’ambientazione è un Novecento alternativo, ma rimane il fatto che il cerchietto stacca più della tecnologia alternativa: per quella c’è un’accettazione automatica, perché non esiste nel mondo reale, il cerchietto con le molle, invece, esiste, e perciò sembra solo fuori dal suo tempo.

In ogni caso erano tutte osservazioni giuste.

Sull’editing ho ancora molto da imparare. Il problema è che quando guardo il lavoro d’altri salta tutto all’occhio, mentre quando rileggo il mio sono cieco.

Per S.M.Q. spero di riprendere il vecchio ritmo di un capitolo ogni due settimane.

Benone!

#53 Comment By Luca On 30 giugno 2011 @ 11:18

Ciao.
Complimenti. Alla faccia dello scrivo qualcosina. 140 pagine di roba.
Devo ancora leggerlo, ma sono curioso.
Ne approfitto per complimentarmi per il tuo blog, e per i tuoi commenti sul fantasy italiano.
Un caro saluto
Luca

#54 Comment By Rotolina On 30 giugno 2011 @ 11:43

Ma che meraviglia.
Prima ho letto, e ora posso commentare.
(Ho anche votato Arina. Una fatica con la passione per le esplosioni. Non ci crederai ma era un mio vecchissimo personaggio in un gdr!)

Mi è piaciuto e molto! Le fatine sono tutte ben delineate, forse un po’ meno gli umani. Ma visto che il punto di vista è della fatina lo trovo più che corretto. Darà ben poca attenzione alle bestiacce.

Nessun infodump decisamente, molte cose della cultura fatinesca si colgono semplicemente leggendo ed è tra l’altro molto più gratificante!
Mi mancano alcuni interrogativi, che vedrò se mi saltano fuori ad una seconda lettura. Ma visto il “continua”, di nuovo è accettabile.

Al contrario di molti altri, ho trovato corretto e piacevole la leziosità dei termini. Sono fatine per diamine, sono fatine molto carine, con pancini, manine e piedini.
Delizioso lo specchi parlante, un accessorio immancabile per ogni fatina.

Sublimi anche gli aneddoti che tornano alla mente di Astride, sopratutto quelli sulle fatine che “ci hanno lasciato le ali”.

Ho trovato altri tre refusi che mi paiono non segnalati:
pagina 44 “Le zampette del coniglietto ricadano sul pavimento di marmo”
pagina 56 “Il liquido misterioso goccia dalla spalla”
pagina 118 “E se incontri i rappresentati dell’Agenzia”

E poi questo:
pagina 114 “Azalea balza in volo, l’astuccio porta aghi tra le braccia.”

Non un refuso, ma per lo stile in cui scrivi a prima lettura ho inteso il “porta” come verbo e sono rimasta spiazzata.
Forse sono solo io :P Però lo segnalavo lo stesso.

Sicuramente aspetto S.Q.M. lo attendo da quando ho letto “il blog riapre”.
Ma devo davvero farti i complimenti per questa sorpresa, è stata graditissima!

E mi annoto tutto. Se mai incontrerò una fatina, mi rivolgerò a lei con tono rispettoso e adeguato alla sua natura.
Fortuna che ho sempre delle caramelle (rigorosamente CON zucchero) in borsa, le apprezzeranno?

#55 Comment By Wendy On 30 giugno 2011 @ 13:39

Uh che bello, potrò inaugurare il mio nuovo Nook leggendoti *o*

Grazie del bel regalo, intanto ti lascio qui gli alcolici promessi nel commento al post precedente!

Appena avrò letto ti dirò cosa ne penso (ma ci sono i coniglietti-fumatori, dunque già lo amo alla follia)

#56 Comment By Tapiroulant On 30 giugno 2011 @ 14:32

Pensavo avrei avuto più tempo libero, invece per ora sono riuscito a leggerne solo una trentina di pagine. Per ora è molto bello, ci sono un sacco di invenzioni che trasudano weird e le fatine sono sexy.
L’esecuzione dell’uomo-elefante da parte della Compagnia di Edison è gegnale.

A me l’insistenza sulle ‘manine’, sui ‘piedini’, sul ‘pancino’ piace molto, non la diminuirei; queste fatine sono lezione.

Approvo anche l’incipit non “esplosivo”. Dibell diceva in proposito una cosa che condivido del tutto, ossia che un incipit esplosivo non va bene sempre, ma solo se le scene successive sono in grado di mantenere quel ritmo. Invece le 30 pagine successive hanno un andamento piuttosto tranquillo, senza azioni dirompenti: mantengono l’andatura dell’incipit. Un incipit esplosivo imho suonerebbe artificioso.
E poi la scena iniziale è già interessante di suo, una fatina che tenta di aprire una lattina è più insolita di esplosioni e morte.

#57 Comment By Andrea On 30 giugno 2011 @ 15:28

niente gnokki che sbarluccicano? Peccato, sarebbe altrimenti stato un vero capolavoro!

#58 Comment By Tapiroulant On 30 giugno 2011 @ 15:29

queste fatine sono lezione

Ovviamente volevo dire “leziose” ==’

#59 Comment By Gamberetta On 30 giugno 2011 @ 15:53

@???. Il romanzo comincia con quella scena perché la litigata con il giornalista è l’incidente che mette in moto la storia. È il punto di partenza della vicenda.
I problemi di cominciare con una scena d’azione sono due:
1) Come diceva Tapiroulant se cominci con le esplosioni il lettore si aspetta altre esplosioni, e se non ci sono rimane deluso.
2) Le scene d’azione coinvolgono, ma se il lettore non ha sviluppato empatia con i personaggi non coinvolgono più di tanto. Perché funzionino all’inizio devono essere particolarmente buone e originali, cosa non tanto facile.
In più, come già detto, mi sembrava molto artefatto. Sì, forse era un “hook” più forte di una fatina scorbutica, ma si vedeva che era messo apposta, e quando si notano queste cose a me dà fastidio.

@Rotolina.

Fortuna che ho sempre delle caramelle (rigorosamente CON zucchero) in borsa, le apprezzeranno?

Credo proprio di sì, specie se sono caramelle agli agrumi. ^_^
Grazie per la segnalazione dei refusi, adesso li correggo.

#60 Comment By castelloincantato On 30 giugno 2011 @ 16:22

Mi scappa un commento a caldo perchè ho appena letto il pezzo a pag.10 riguardante il terminale.
Questo è uno di quei casi in cui secondo me mostrare e non raccontare non è la scelta migliore per due motivi:
1- il funzionamento dell’apparecchio è poco chiaro quindi una spiegazione (seppur sintetica, essenziale, senza sbrodolamenti tipo manuale tecnico) ne rende più chiaro il meccanismo, evitando incomprensioni o comunque fastidi dovuti al rallentamento della lettura, in quanto lo sforzo interpretativo è maggiore (in parole povere: invece di leggere velocemente, in modo fluido, mi devo interrompere per cercare di capire cosa diavolo è questo coso, a cosa serve, e continuandomi poi a chiedere: avrò capito bene??)
2- mostrare in questo modo è comunque artefatto, innaturale; quando leggo provo fastidio perché, dato che il punto di vista è quello della fatina – se è poco credibile che dia una spiegazione del funzionamento dell’oggetto – è altrettanto poco credibile che ragioni in termini di: “numeri e lettere dipinti sul bordo delle rotelle si allineano a formare un indirizzo”; è come se io quando scrivo una pagina in word pensassi: “i caratteri digitali si allineano a formare frasi, mentre il processore elabora gli imput”, invece quando interagisco col computer ragiono in termini concettuali e non analitici: “scrivo un documento” “mando una mail”.

#61 Comment By Alex Frost On 30 giugno 2011 @ 16:34

Uhm… riguardo alla scena del fucile ipersonico..
qual è il senso di far sparare la fatina? Mi spiego..
L’arma è un’arma umana, sviluppata da umana, di grandezza umana e (immagino) riconosciuta come instabile. Perchè farla usare da una fatina , che probabilmente non la usa al meglio (mirare e azionare il grilletto insieme?) e che potrebbe lasciarci le ali a causa del backlash energetico? A questo punto non è meglio farla usare da un marine? Se stiamo parlando dei Servizi Segreti di sua Maestà, ci sarà un cecchino capace, no?
E nel caso invece che l’arma sia di dimensioni fatesche (fatate? fatinate? XD), perchè produrre un’arma simile e non la controparte umana?

#62 Comment By Null On 30 giugno 2011 @ 17:17

@Alex Frost

Se rileggi la scena, dovresti notare che Azalea controlla alzo, puntamento e altri parametri dell’arma tramite dei volantini, il che significa che il fucile è stato appositamente adattato perchè fosse controllabile da una fatina.
Dalla frase di Azalea «Gli umani hanno ancora qualche difficoltà nella messa a punto delle armi ipersoniche.» credo si possa ricavare che le fatine hanno una conoscenza superiore o almeno pari a quella umana in fatto di armi ipersoniche, sufficiente per permettere a una di loro sufficientemente addestrata di impiegare senza problemi un’arma aliena (nel senso di ‘estranea’) e riconoscere dove questa difetta.
E’ pero facile che, in ogni caso, le armi ipersoniche abbiano una maggior diffusione nel Reame rispetto all’Impero Britannico, dove sembrano essere ancora in fase sperimentale. Devono quindi esservi pochi soldati in grado di farle funzionare correttamente, e ancora meno capaci di impiegarle con efficacia in un contesto operativo.
Quindi, imo, non è così illogico che in un’operazione del genere sia stato affidato il controllo di un’arma tanto delicata (e potenzialmente pericolosa per gli inesperti) a una fatina, considerando che tra tutti gli effettivi disponibili è probabile fosse la più qualificata e che lei stessa abbia fatto richiesta per l’impiego del fucile, notandone la disponibilità.

#63 Comment By Luxifer On 30 giugno 2011 @ 17:18

Letto ieri sera che mi si era sfasciato l’acces point. Molto bello e si legge in scioltezza ^^

La verità è che la creatura-corvo ha la sua storia e non avevo fatto questo collegamento. Ma è una buona idea, forse te la rubo! ^_^

Vabbè ma qui sostanzialmente ci si può tirare fuori di tutto x°D Il corvo ha una valanga di simbolismi. Può rappresentare la preveggenza e quindi essere la materializzazione di qualche potere legato alla fatina. E’ messaggero di effetti soprannaturali e la roba qui si spreca così come i riferimenti alla malasorte. E’ segno di irrisolutezza e quindi potrebbe rappresentare una decisione difficile per la fatina su cui è indecisa e che cambierà per sempre la realtà. Predilige le carogne e quindi potrebbe essere l’ambasciatore di una grande catastrofe e/o di un genocidio. E così avanti per mezz’ora…

In ogni caso apprezzo molto il riferimento a Zhuangzi che finora avevo trovato solo in qualche anime/manga. Delle restanti citazioni ammetto, ahimè, di averne colte poche ^^”

#64 Comment By Gamberetta On 30 giugno 2011 @ 18:01

@castelloincantato. Se la lettura è risultata difficoltosa, vuol dire che non ho mostrato con abbastanza perizia, tutto lì. Se quando una scena/situazione è complessa ci si rifugia nel raccontare, tanto vale scrivere narrativa.
Tieni poi conto che certe cose sono intrinsecamente complicate: se ti trovi dal vero di fronte a un terminale di posta pneumatica è probabile che rimani un po’ smarrito davanti ai tubi e ai pulsanti, specie se non l’avevi mai visto prima. Con questo però non voglio giustificarmi: rileggerò tra un po’ e cambierò i dettagli se mi accorgerò che scorre poco.
Invece per le rotelle non è innaturale: è vero che normalmente una fatina che usa la posta non le noterebbe, ma qui siamo in una situazione particolare, con la fatina in ansia di sapere se il terminale ha accettato il biglietto da visita del giornalista. Se sei in classe e guardi l’orologio per sapere quanto manca alla fine della lezione dai solo un rapido sguardo ed è probabile che non noti alcun dettaglio; ma se siamo all’ultimo dell’anno e mancano 2 minuti a mezzanotte, segui con attenzione ogni spostamento minimo delle lancette.

@Alex Frost. Oltre a quello che dice Null, tieni conto che un compito così delicato e importante per il buon svolgimento della missione non lo si affida a una stupida bestia. Molto meglio che a occuparsene sia una fatina professionista.

#65 Comment By Cecilia On 30 giugno 2011 @ 18:03

Letto ieri mattina e finito ieri sera.
Mi piaciuto, ma proprio tanto tanto. Astride m’è stata un po’ sulle scatole, devo ammetterlo, ma da metà libro in poi sono tutte eccezionali.

Ora, un paio di domande.

1. Come mai tutte – dico tutte – le fatine hanno i nomi che cominciano per A?

Per la seconda domanda, occhio che ci son spoiler pesanti, quelli che non hanno finito girino al largo.

Mostra spoiler ▼

#66 Comment By Giulia On 30 giugno 2011 @ 19:18

Letto ieri sera.
Anch’io ho trovato innaturale che Astride pensi alle parti del suo corpo con il diminutivo, anche perché mi sembra strano che rapporti mentalmente le sue dimensioni a quelle degli umani, che considera animali.

La mia preferita è Arina. Astride non è malvagia, ma tifo comunque per Anisia.
E’ il classico antagonista con scritto in fronte “verrò falcidiato dal protagonista nelle prossime puntate”, ma io spero sempre in una svolta. ^_^

#67 Comment By Gwenelan On 30 giugno 2011 @ 19:51

Letto ieri! Mi è piaciuto un sacco (ma non quanto SMQ), in particolare la noosfera ^_^! I refusi che avevo trovato sono già stati segnalati, quindi non lo ripeto qui.
Il fatto che le fatine pensino alle proprie parti del corpo con i diminutivi non mi ha dato fastidio, quoto Rotolina in proposito :). Mi sono piaciute moltissimo le espressioni tipiche delle fatine, come “lasiarci le ali” ^_^.
E ho votato anche io Arina, anche se ero indecisa fra lei e Anemone!

#68 Comment By Marco I On 30 giugno 2011 @ 22:05

Finalmente ho trovato il tempo di finirlo: davvero bello e weird come piace a me! Spero che nella seconda parte ci siano più indizi per capire come si riproducono le fatine: alcuni dettagli fanno pensare agli imenotteri, ma la loro psicologia è molto “umana”.

La mia preferita è Arina ma potrei cambiare idea, dipende da come svilupperai Anisia.

#69 Comment By Sarastro On 30 giugno 2011 @ 22:25

Che bella sorpresa. Grazie!

#70 Comment By Gamberetta On 30 giugno 2011 @ 23:09

@Cecilia. 1) Le fatine hanno tutte nomi di piante/fiori, perché in origine erano spiriti vegetali (ma come sono diventate fatine non è proprio come la racconta Astride al Direttore).
Quando ho cominciato a scegliere i nomi mi è venuto in mente “Astride”, poi “Anemone” e “Azalea”. A quel punto ho pensato: “Tutte con la A!” Perché sì. Perché è fantasy.

2) Non avendo letto i due libri citati non posso commentare. Solo che sono consapevole che il comportamento di Anisia per certi versi è cliché, ma non è detto che non sia solo la premessa per qualcos’altro. ^_^

#71 Comment By Cecilia On 30 giugno 2011 @ 23:47

@Gamberetta

1. Giuro che mi lasci spiazzata. La mia immaginazione stava già concependo strane teorie… ma la semplicità non fa mai male.

(ma come sono diventate fatine non è proprio come la racconta Astride al Direttore)

Su questo direi che non ci son dubbi. M’è anche parso di capire che le fatine, oltre a nascere dalle uova, abbiano solo la madre come genitore. Una razza di sole femmine. Right?
Attenderò di scoprire la verità sull’origine delle fatine.

2. Se non li hai letti, non si pone nessun problema.
Mi era solo venuto il dubbio che il primo caso potesse essere una citazione e poi ho fatto i collegamenti.

#72 Comment By federico / cispo On 1 luglio 2011 @ 02:02

letto tutto d’un fiato!

premetto che il genere non mi entusiasma però si vede che c’è qualità e la si apprezza molto!

riguardo alla questione manine, piedini, ascelline and so on… credo che all’inizio delinei molto bene lo stato d’animo della protagonista che vive immersa nel mondo delle bestie! e magari è una leziosità che la aiuta a rimanerne fuori il più possibile.
Andando avanti, quando cioè rientra nei “ranghi” militari e torna ad una sorta di normalità fatesca con le sue consanguinee, magari diminuire i diminutivi non è una cattiva idea.

riguardo allo straneamento che deriva dal troppo mostrare macchinari complessi, credo che non ci sia soluzione. il ritmo di lettura rallenta vertiginosamente se vuoi tentare di capire come funzionano i marchingegni descritti, altrimenti sorvoli e amen (uno dei motivi per il quale non mi esalta questo genere)

sottoscrivo anche io l’ottima riuscita nel caratterizzare i personaggi (soprattutto le fatine, ovviamente), anche se ancora non si capisce bene quali siano le grandi doti della protagonista rispetto alle altre fatine della sua squadra che l’hanno portata a divenire “Maggiore” nell’esercito del Reame. Speriamo emergano di più nei prossimi racconti.

per il resto complimentissimi! mi sono perso giusto un paio di volte, ma una era voluta (come già detto del flashback con la madre che la coccola); l’altra è probabilmente dovuto alla mia stanchezza.

GRAZIE davvero per il dono che ci hai fatto.

#73 Comment By Annie On 1 luglio 2011 @ 08:24

letto!
Agh, non può finire così.
Mi ero affezionata alle fatine, quasi quasi… un finale tarallucci e vino… ma no, cosa dico!

All’inizio ho fatto un po’ di fatica a seguire la trama, per esempio mi sono accorta molto tardi del primo ricordo della madre e per un po’ sono rimasta senza capire come facesse Astride a trovarsi lì.

Ho votato Anemone, è la mia preferita!

#74 Comment By Federico On 1 luglio 2011 @ 10:50

premeto che non l’ho letto tutto, ma sono arrivato solo a quando si forma la squadra, ma ci sono un paio di dettagli che mi hanno fatto storcere il naso e mi hanno leggermente allontanato dalla storia:
1) i diminutivi per le parti del corpo. è già stato detto e hai già anche risposto, quindi inutile insistere
2) la presenza di kappa e altri spiriti giapponesi a londra. secondo me stonano abbastanza, avrebbe più senso (imho ovviamenet) che vi fossero solo spiriti europei o, se l’impero britannico corrisponde a quello del nostro mondo come estensione geografica avrei trovato più pertinenti spiriti nordamericani, indiani o cinesi.
Poi magari vi è una spiegazione logica, ma non vorrei ti fossi fatta portare dalla tua passione per il giappone semplicemente ;)

#75 Comment By Lidia Perfinta On 1 luglio 2011 @ 14:30

Ehm, prima usavo solo Lidia come nome, per pigrizia. Ma d’ora e poi, sull’attenti, e con nome e cognome! :-)

Quando ho letto della fatina Anemone mi è spuntato un grande sorriso. C’è un racconto per bambini, che si intitola “Anemone si guadagna le ali”, in una raccolta che ha segnato la mia infanzia. In tutto 54 fascicoli bisettimanali, di circa sei o sette storie l’una, con illustrazioni meravigliose e coloratissime, e lette da attori inglesi famosi (tra cui Ian Holm, il Bilbo Baggins nel SDA). Uscì in Inghilterra col titolo “Story Teller”, 1 e 2, pr la Marshall Cavendish di Londra, tra l’82 e l’85, mi pare. Conteneva anche classici a puntate, da Alice, a Pinocchio, a Peter Pan a Il Mago di Oz, e poi leggende scozzesi, miti, favole per i più piccoli e storie scritte da autori fantasy. Come la storia di un mago che, trovando rifugio da una coppietta in un bosco, regala alla loro neonata una culla, che la difenderà da un orso e da un brigante, trasformandosi in una gabbia e in un soldato con una spada di legno.
In Italia la raccolta uscì col titolo “I Racconta Storie” e “I C’era una volta…”
“Anemone si guadagna le ali” era nel numero 7 dei C’era una volta, con illustrazioni molto, molto fairy-british.
Può darsi che non ti piacerebbe, (io la ascoltai per la prima volta a 5 anni, e mi innamorai delle sue atmosfere brumose). La fatina era buona e aiutava i bisognosi. Ma nei colori tendenti al rosso e al marrone, che tanto amano gli inglesi, secondo me si sente tutta quell’atmosfera misteriosa del Regno Fatato!
L’avevo già scritto al Duca. Nella traduzione ci sono degli errori qua e là, me ne sono accorta negli anni. Ma è innegabile come da quelle pagine schizzasse fuori l’amore inglese per il fantastico, (per quanti snob ci siano anche lì, è chiaro).
Beh, scusa, ma per colpa di quelle storie la mia scelta è già segnata dal nome. Anemone è la mia preferita!
Ciao!

#76 Comment By Fefe On 1 luglio 2011 @ 14:34

Devo ammettere che io vengo armata di mazza da baseball, non tanto per sfogare la rabbia contro qualcuno, bensì per difendermi dai fans, dato che “Assault Fairies” mi ha lasciato alquanto perplessa.
Sono sincera, sarò cerebrolesa, ma la storia non mi è piaciuta e in certe parti non è che abbia capito molto.
Premetto che anche io sono una fan sfegatata per ciò che riguarda i manuali di scrittura, le recensioni e tutto quanto si trova sul blog, eppure quando mi sono messa di buona volontà a leggere quest’ultimo racconto sono partita da un entusiasmo iniziale ad un BOH? stupito già al terzo capitolo.
Prima di tutto mi ha spiazzato l’incipit. Mostra spoiler ▼

Un’altra cosa che ho trovato terribilmente fastidiosa sono stati i flashback: o si presta attenzione o con una lettura rapida, come è stata la mia, ci finisci dentro senza rendertene conto.
Al secondo o al terzo flashback ho imparato a individuarli, ma ogni volta che ne incontravo uno pensavo: Mostra spoiler ▼

Il peggio del peggio del peggio è stata la scena Mostra spoiler ▼

Il narratore interno inoltre nei momenti in cui vengono mostrati macchinari, armi, paesaggi sembra un po’ artificiale. Un esempio per me molto evidente a pag. 10: “Il rullo incassato nella tastiera aggancia i bordi traforati di un foglio bianco e lo trascina finché la prima riga non è sotto la testina. Il braccio meccanico del terminale ha già caricato un cilindro per messaggi nel tubo di latta della posta in uscita.”
La domanda che sorge spontanea è: ma sta utilizzando un macchinario per lei comune o qualcosa che non mai visto? È come se descrivendo una televisione un uomo dei giorni nostri dicesse: “Schiaccio il tasto di accensione, la spia rossa mi dice che l’apparecchio funziona e tra poco potrò vedere le immagini. Ecco la scatola rettangolare in plastica emette luce: ora posso vedere le informazioni dal mondo tramite il telegiornale!”
Il mio stile di scrittura è decisamente peggiore, ma l’impressione data per me è la stessa.
So che Gamberetta è una sostenitrice accanita del mostrare, ma per me in certi casi è spaesante il passare da una scena all’altra senza nessun filtro o commento e trovo che il mostrare oggetti o situazioni mal si sposa con un narratore interno che abituato al suo mondo non fa neppure caso a certi dettagli.
Anche i personaggi mi hanno delusa un pochino. Alla domanda quale fatina preferisco, non saprei proprio rispondere. Boh so che hanno profumi diversi, ognuna di loro fa qualcosa di diverso nella storia, ma mi sembrano tutte uguali, non ho trovato un carattere diverso in ognuna di loro. Astride è maggiore, ma non si sa perché dato che è la meno in gamba del gruppo.
E la scena dell’apertura del cervello, che aspettavo con tanta ansia, mi ha come il resto delusa: non sono rimasta né schifata né stupita, non mi ha passato nessuna sensazione. Peggio dell’ennesimo caso di stupro nell’ennesimo telefilm poliziesco, dove ormai per l’abitudine pensi: “Che dilettante un semplice stupro! Non l’ha neppure mutilata agli organi genitali o seviziata per ore…!”.

L’impressione generale è che leggendo ho notato la Tecnica, il mostrare piuttosto che l’uso di aggettivi e diminutivi (che non mi hanno infastidita) messi apposta per creare il punto di vista della fatina, mentre non ho “sentito” la storia, non mi sono sentita nella pelle della protagonista e il finale non mi ha colpita, la mia reazione è stata “e va beh finalmente era ora…”

Ora che ho fatto la mia critica (si spera costruttiva) sono pronta ad essere massacrata da chi non è d’accordo con me.

Ps: Ho spoilerato un po’ tutto per evitare di rovinare la lettura anche se non do informazioni importantissime sulla storia.
Ps2: Attenti ho una mazza da baseball!

#77 Comment By Gamberetta On 1 luglio 2011 @ 15:16

@Fefe. Mi dispiace che non ti sia piaciuto.
Per la descrizione accurata del terminale di posta ho già risposto qualche commento a fa castelloincantato. Oltre a quello aggiungo che una delle componenti del military aetheric fairypunk è la fantascienza “dura”, quella tecnologica, e fa parte dei canoni del genere una particolare attenzione ai “macchinari”.
I flashback/sogni sono volutamente senza introduzione, anche perché uno dei temi del romanzo è capire quale scenario sia vero e quale no.
Perché Astride sia a capo della squadra anche se (apparentemente) non ha qualità superiori alle altre fatine è scritto nero su bianco:
Mostra spoiler ▼

#78 Comment By Azael On 1 luglio 2011 @ 17:26

E io che avevo puntato sul matrimonio con il Duca >_<
…Ora che ci faccio con 4 chili di riso?

Comunque grazie per la sorpresa, lo leggerò il prima possibile.
Mi intriga molto l'idea di un mondo popolato da fatine combattive, da brava appassionata di Artemis Fowl. Lì non c'è nessuna fatina, purtroppo, ma in compenso c'è un vasto assortimento di nani cleptomani e petomani, elfi poliziotto, folletti criminali e centauri paranoici. Se non l'hai mai letto dacci un occhio, ne vale la pena: è pensato per un target un po' basso ma alcune idee sono semplicemente geniali.

ps: A questo punto…chi gradisce un piatto di risotto? XD

#79 Comment By dunseny On 1 luglio 2011 @ 17:33

ho letto il capitolo e sono indeciso, alcune cose mi sono piaciute altre meno. Per ridurre le dimensioni del testo accennerò ad alcune cose che ho provato leggendo per approfondire qualcosa se richiesto.

1) hai creato un nuovo genere e questo è notevole, le potenzialità ci sono
2) l’inizio del capitolo mi ha confuso, POV in prima persona ma frequente cambio di fatine e mancanza dell’inizio della trama
3) un veicolo chiamato “ragno” non dovrebbe avere 8 zampe?
4) molto colta la citazione dell’uomo elefante ucciso con la sedia Edison :)
5) all’inizio ci sono lampadine (p.11) poi si parla di lampade a gas, non convivono facilmente
6) gli umani sono troppo stupidi e insignificanti anche se sono visti dal POV delle fearies. Vista la boria delle fatine mi aspettavo un po’ di razzismo da parte umana, battutacce da caserma e nomignoli offensivi tipo “troiette alate”, “ciucciamiele” e altre amenità. Più grave la mancanza di veri sistemi antifatina soprattutto con guerre in corso (reti, gatti da guardia, trappole, veleno antifatina ecc.)
7)Arina ansima un “UAU” avrei preferito un vittoriano “Diamine”
8)non so perchè ma i conigli fumatori mi fanno impazzire, troppo divertenti.
9) gli uomini pesce si bagnano continuamente le mani ma poi toccano lance elettiche crepitanti, sono immuni all’elettricità?
10) i draghi galvanici sono un’altra invenzione notevole
11)”Kyaa~!” che suono ha una tilde?
12) le fatine sono troppo ripetitive riguardo alla “bestialità” degli umani, ci vorrebbe maggiore varietà
13) anche io ti invito a riflettere sull’abbondanza di diminutivi, sei sicura che i lettori sappiano resistere per 22 capitoli al sovrabbondare di manine e cuoricini? per riflesso pavloviano quando una fatina usa uno SCARPONE e un umano accosta una POLTRONCINA non ci ho capito più niente :)
14)mi sono arenato nella lettura più volte, IMHO la narrazione non è scorrevole, mi sono bloccato quando descrivi con troppi dettagli e aggettivi cose insignificanti. E’ tutto un brulicare di tubicini, campanellini che trillano, cilindri che si chiudono, grumi di bava che si raggrumano, manine che scorrono, occhietti che scintillano ecc. Poi il racconto riparte e si prosegue con parti interessanti.
15) ero arrivato a metà capitolo, oggi ho completato la lettura ma a questo punto non ricordavo più chi era la fatina narratrice, ho dovuto spuntare una per una le fatine dell’elenco, ne erano rimaste due finchè a pag.125 finalmente qualcuno la chiama “Astride” invece che “Signora”. giusto?
16) la verginità scacchistica è un altro colpo di genio! “fammi vedere le gambe” LOL
17) la parte finale mi è piaciuta, crea la giusta aspettativa e fa venire la voglia di leggere il capitolo 2
18) sono per l’editoria gratuita, grazie ancora per il regalo e perdonami qualche critica :)

#80 Comment By Null On 1 luglio 2011 @ 18:01

@Fefe

Devo ammettere che io vengo armata di mazza da baseball, non tanto per sfogare la rabbia contro qualcuno, bensì per difendermi dai fans, dato che “Assault Fairies” mi ha lasciato alquanto perplessa.

Ps2: Attenti ho una mazza da baseball!

Al di là dell’ironia, se dici così però ci fai torto XD
Essendo una frequentratrice abituale del blog dovresti sapere che, contrariamente a quanto si pensa altrove, l’utenza media non è pervasa da fanatismo sanguinario: hai sollevato critiche legittime, educatamente e soprattutto con onestà e la padrona ti casa ti ha già risposto di conseguenza.
Non vedo perchè altri dovrebbero fare diversamente.

Per quel che mi riguarda, alcune tue osservazioni le condivido anche se non vi ho dato poi grande importanza nel mio personale giudizio.
Su altre avrei qualche riserva, per esempio quando lamenti l’ingenuità del commento di Astride sulle ali appena formate: è vero che è stucchevole, ma considera che è pronunciata dall’equivalente di una bambina molto piccola appena diventata ‘matura’ dopo un’esperienza traumatica capitata senza alcun preavviso. Non ci vedo nulla di male nel suo sollievo misto a contentezza per essere ormai una ‘fatina grande’, e per quanto le fatine siano bellissime & intelligentissime non credo che a pochi cicli formulino pensieri molto più profondi di quelli un marmocchio umano.
Io trovo irritante quando in un racconto sono personaggi che dovrebbero essere adulti e smaliziati a fare ragionamenti da cerebrolesi, non quando una bambina si comporta da tale.

Ad ogni modo metti pure giù la mazza, nessuno ti farà del male ^^

[se il commento risulta troppo OT chiedo anticipatamente a Gamberetta di spostarlo pure in Fogna]

#81 Comment By V On 1 luglio 2011 @ 23:10

Be’, è bello!

(Ho appena fatto il mio commento banale quotidiano).

#82 Comment By Yao On 2 luglio 2011 @ 00:41

L’ho letto tutto oggi e mi è piaciuto un sacco!
Lo stile è trasparente, si lascia leggere con sorprendente facilità senza distrarre dalla trama e credo fosse quello il tuo obiettivo.
Non parlo da un punto di vista troppo tecnico perché mi rendo conto di leggere a livello troppo superficiale, senza cogliere tutti i dettagli che cogli tu, ma per quanto mi riguarda era lo stile perfetto per raccontare questa storia.
Le fatine sono deliziose! Mi ha colpito la loro considerazione degli esseri umani come animali…giusto, che ci mettano al nostro posto, loro sono creature superiori! ^__^
Sopratutto mi è piaciuto il loro spirito di corpo, le fatine sono spietate ma tra di loro sono solidali, non come noi stupidi umani ^__^
Mi viene spontaneo fare il paragone con l’altro romanzo tuo che ho letto, Le avventure della giovane Laura. Ho apprezzato moltissimo il cambiamento di stile, che è diventato molto più scorrevole, e il fatto che la storia adesso sia un corpo unico, non diversi scenari tenuti insieme in qualche modo.
E, soprattutto, una protagonista decente! La storia non si riversa su Astride come una valanga di fango putrido, Astride agisce e questo mi piace.
L’unica nota negativa è il finale che ho sentito troppo compresso, lascia in sospeso troppe faccende e succede tutto troppo in fretta.
Ma mi consola il fatto che verrà un volume due, prima o poi, anche se io lo voglio adesso adesso adesso! ^____^
Insomma, se con i tuoi scritti precedenti avevo comunque qualche perplessità Assault Fairies ha una promozione a voti pieni.

#83 Comment By Zave On 2 luglio 2011 @ 06:49

sono arrivato poco oltre la metà e nonostante non sia il mio genere finora è stata una lettura piacevole e l’ho trovato ben scritto.
l’ho caricato sul cellulare e conto di finirlo stamattina sul treno.

qualche osservazione non in ordine di importanza:

1 – il cianuro non mi pare la sostanza adatta con cui condire le carote per tenere buono l’uomo elefante visto che è ben noto che ne basti anche una piccola quantità per essere letale e che uccida quasi istantaneamente. è certamente possibile che un uomo elefante abbia una fisiologia differente da quella umana ma l’utilizzo del cianuro potrebbe anche dare al lettore un’impressione di pressapochismo e quindi penso che sarebbe meglio sostituirlo con un’altra sostanza come ad esempio la novocaina che mi pare adatta all’ambientazione sia per luogo che per epoca.

2 – le giapponesate secondo me non si amalgano bene con l’ambientazione. non vedo nulla di strano nel fatto che un giapponese si esibisca nel locale, ma la presenza di kappa e l’utilizzo del termine giapponese youkai mi paiono fuori luogo e sostituibilissimi con un mostri e termini più in linea con l’ambientazione. poi forse sono io che non apprezzo, ma mi pare in linea con i film di tarantino o di quella ispirazione, dove in genere spuntano katane a muzzo. lì almeno la cosa è vista in chiave tamarra, qui secondo me stona.

3 – l’utilizzo dei diminutivi non risulta stucchevole come mi ero aspettato leggendo alcuni commenti, anche se in alcune situazioni avrei evitato, come nelle parti in cui la prospettiva delle fatine domina e quelle sono le proporzioni normali (regina a parte), ad esempio nei sogni/flashback di quando era nell’esercito delle fatine (“in punta di piedini”…).

4 – le proporzioni a volte mi hanno suscitato alcune perplessità.
astride nel primo capitolo riesce a volare portando con se una lattina di birra e poco dopo esprime il desiderio di berne un’altra (ipotizzo che quindi abbia finito la prima). più avanti vediamo amarilla camminare sul bordo di una coppa di maraschino, caderci dentro di schiena e sguazzare schizzando in giro il liquore. e se una fatina può cadere e sguazzare in una coppa che sarà circa 10cm di diametro in cima vedo difficile che riesca a volare con una lattina di birra e berla tutta (pensando anche di bersene un’altra) con un corpo di quelle dimensioni.

5 – mi pare che le lattine in alluminio facciano la loro comparsa in un’epoca più recente a quella dell’ambientazione, ma dopotutto non è un romanzo storico quindi alcuni elementi anacronistici non sono un problema.

c’è qualche refuso ma non me li sono segnati e probabilmente nella versione attuale saranno stati in gran parte già corretti visto che altri lettori li stanno segnalando.

commenterò ancora la prima volta che ripasso sul blog dopo averlo finito.

#84 Comment By Ezio Stimato On 2 luglio 2011 @ 12:59

Ciao, lurko da quasi sempre ma la possibilità di interagire con un autore che non risponda alla GL a qualsiasi osservazione mi ha spinto ad uscire allo scoperto.
Innanzitutto grazie, ho apprezzato moltissimo questo tuo racconto che è riuscito davvero a stimolare la mia fantasia.

Mi unisco ai commenti precedenti nel dire che anche io ho trovato fastidiosi tutti quei diminutivi, nella lettura mi sembrava un continuo ricordare “Ehi sono piccola! Guarda quanto sono piccola! Te l’ho già detto che sono piccola?” argomento che invece era molto meglio sviluppato quando Astride e le altre interagiscono con oggetti del mondo umano, in quei casi pare davvero di vederle nella loro piccolezza. Comunque le tue motivazioni le hai già date quindi non credo ci sia da dilungarsi troppo su questo.

Una cosa che mi ha lasciato perplesso e che nessuno ha ancora riportato è invece l’abbigliamento delle fatine. Nella maggior parte della storia Astride e le altre indossano giacche militari, in uno degli ultimi capitoli si dice che Arina nuda si getta addosso la giacca senza chiuderla provocando l’imbarazzo dello stupido soldato umano (se ne deduce quindi che la parte aperta sia sul davanti).

Arina ci ha raggiunte, i capelli ancora umidi, le ali luccicanti di goccioline. Si è buttata la giacca dell’uniforme sulle spalle, senza abbottonarla. Il marine arrossisce.

Tuttavia le fatine sono creature con le ali, sarebbe estremamente poco pratico per loro indossare vestiti fatti in quel modo. Prima di quel passaggio mi ero sempre raffigurato la divisa delle fatine come un pezzo unico sul davanti, aperta e coi bottoni sul retro (all’altezza di c4-c7 e più in basso ad altezza lombare, lasciando scoperta tutta la schiena ad altezza toracica) questo per permettere il movimento delle ali e anche l’uscita della polvere di fata. Immaginando così la giacca il passo non ha più senso, ma se la immaginiamo come giacca normale non vedo come riescano a volare. Avevo anche storto il naso nel capitolo 7 quando le fatine usano zaini, ma in quel caso basta che li usino mettendo la sacca sul davanti e quindi (per quanto risultino scomodi al movimento della braccia) non era un grosso problema.

#85 Comment By ??? On 2 luglio 2011 @ 13:53

@ Tapiroulant

Dibell diceva in proposito una cosa che condivido del tutto, ossia che un incipit esplosivo non va bene sempre, ma solo se le scene successive sono in grado di mantenere quel ritmo. Invece le 30 pagine successive hanno un andamento piuttosto tranquillo, senza azioni dirompenti: mantengono l’andatura dell’incipit.

Un incipit esplosivo imho suonerebbe artificioso.

Dici in generale o qui? Comunque io intendevo una scena con maggior conflitto. Che ne so, una lite non solo a parole, un esperimento, un incidente stradale, un tentativo di stupro. Cose così.

una fatina che tenta di aprire una lattina è più insolita di esplosioni e morte.

E una fatina che sta per essere stuprata sul retro del locale dove fa la spogliarellista? Non lo è altrettanto?

Se l’obbiettivo della scena era farle perdere il lavoro (lo ammetto, ho letto un altro po’ di pagine) perché non questo:

1 Scena del locale con cliente ubriaco che ci prova.
2 Fatina gli ficca lo stuzzicadente da cocktail nella mano.
3 Rissa.
4 Capo la licenzia
5 Fuori dal locale viene avvicinata dal generale che le fa la proposta.

Non che quello che ha scritto Gamberetta non funzioni o non sia bello. Dico solo che mi piacciono di più degli inizi come quello improvvisato qui sopra.

@Gamberetta

I

problemi di cominciare con una scena d’azione sono due:
1) Come diceva Tapiroulant se cominci con le esplosioni il lettore si aspetta altre esplosioni, e se non ci sono rimane deluso.

Condivido in parte: se nelle scene a seguire non ci sono esplosioni o altri eventi fisici, ma l’introduzione di un enigma/ un personaggio /una tecnologia/ un elemento fantastico o altro che catturi l’attenzione, questo già basta a mantenere (anche se in modo diverso) l’attenzione del lettore.

2) Le scene d’azione coinvolgono, ma se il lettore non ha sviluppato empatia con i personaggi non coinvolgono più di tanto. Perché funzionino all’inizio devono essere particolarmente buone e originali, cosa non tanto facile.

Non so. A volte capita anche coi film di vedere intro di cui non capisci niente, ma ti prendono. Quel tipo di scene che, se le stai vedendo e qualcuno arriva in ritardo e ti chiede spiegazioni, gli dici di star zitto perché non è ancora chiaro (ma ti interessa seguirle per sapere come va).

In più, come già detto, mi sembrava molto artefatto. Sì, forse era un “hook” più forte di una fatina scorbutica, ma si vedeva che era messo apposta, e quando si notano queste cose a me dà fastidio.

Capisco. Più o meno, in realtà. Per condividere avrei bisogno di leggere l’inizio alternative per vedere l’effetto che da.

Comunque per quanto ho letto finora (e già il fatto che lo legga nel poco tempo libero la dice lunga su quanto mi pigli), il racconto non mi spiace per niente a parte un paio di particolari di cui ti scriverò quando avrò letto tutto. Grazie di averlo condiviso.

#86 Comment By Davide On 2 luglio 2011 @ 15:54

Uh! Complimenti per l’opera!

Personalmente, non mi interessano né le fatine né l’elemento bellico né lo steampunk in generale, quindi non leggerò il romanzo, ma sono contento comunque che tu abbia prodotto qualcosa di insolito e… diciamo “pionieristico”, visto che come hai detto copre una nuova nicchia a cui non aveva ancora pensato nessuno!

E sono contento che riprenda S.M.Q., piuttosto… Quello sì che attendo di leggerlo ben volentieri!

#87 Comment By Federico Russo On 2 luglio 2011 @ 16:12

Gamberetta, ho appena comprato il Cybook Opus della Bookeen e ci ho messo sopra Assault Fairies. Avrai l’onore di inaugurarlo! xD

#88 Comment By Eosforo On 3 luglio 2011 @ 01:26

Sto leggendo, e mi sta piacendo molto. Davvero, è interessante!
L’unica cosa che non mi è piaciuta è l’uso dei dei diminutivi.

Ma, una cosa: i conigli non hanno pollici opponibili. Come fanno ad accendersi dei sigari?

#89 Comment By ATNO On 3 luglio 2011 @ 13:42

Comunque, Gamberetta, non togliere il sondaggio finchè io non avrò finito di leggere Assault Fairies e votato xD

#90 Comment By Gamberetta On 3 luglio 2011 @ 13:54

@Zave. Le carote al cianuro sono state date in pasto al vero elefante per tenerlo buono prima che Edison lo elettrificasse. Quella scena è basata su fatti realmente accaduti. Comunque se leggi la discussione su wikipedia è un punto controverso, almeno per quanto riguarda la dose.

@Ezio Stimato. Io immagino che i vestiti delle fatine abbiano un’apertura sulla schiena dalla quale passano le ali. Non deve essere neanche tanto larga, perché le ali si possono ripiegare e sono flessibili, l’apertura deve essere sufficiente solo per l’attaccatura delle ali, che è minima.
Però hai ragione in quella scena in particolare: a meno che le fatine non si siano cambiate una volta tornate alla base, non dovrebbero indossare l’uniforme, perché non sono andate prima al Fairy Tale in uniforme.

@???. Penso che sia questione di gusti. A me onestamente i prologhi dei film “ollivuddiani” con le esplosioni annoiano e basta. Ma forse dipende più dal fatto che non ci sono abbastanza esplosioni. ^_^ Con tutto lo spreco di effetti speciali il risultato non è poi così spettacolare, è anzi un po’ ingenuo.

@Eosforo. Se è per quello i conigli non potrebbero neanche parlare. Fa parte delle convenzioni del (sotto)genere (“fairytale fantasy”) che gli animali “magici” possano agire in modo “umano”.

#91 Comment By dunseny On 3 luglio 2011 @ 16:22

@Gamberetta: devo aver elencato una serie di cazzate olimpioniche visto che mi hai ignorato ;)
torno a tuffarmi, la vita continua ;)

#92 Comment By Gamberetta On 3 luglio 2011 @ 17:14

@dunseny. Non voglio essere scortese, mi fa piacere che hai letto e hai commentato, però sinceramente non saprei come risponderti. Mi dici, per esempio:

2) l’inizio del capitolo mi ha confuso, POV in prima persona ma frequente cambio di fatine e mancanza dell’inizio della trama

E io sono perplessa. L’inizio di quale capitolo ti ha confuso? E comunque non ci sono mai cambi di fatine. Da pagina 1 a pagina 140 il punto di vista è sempre e solo della fatina Astride. Inoltre con tutta la buona volontà non so cosa significhi “mancanza dell’inizio della trama”.
Oppure:

3) un veicolo chiamato “ragno” non dovrebbe avere 8 zampe?

No, come la Volkswagen Maggiolino di zampe non ne ha neanche una. È appunto un veicolo. Un mezzo meccanico che assomiglia a un ragno e per questo così è chiamato. Non deve riprodurre l’anatomia di un ragno…
E ancora:

5) all’inizio ci sono lampadine (p.11) poi si parla di lampade a gas, non convivono facilmente

Perché? In camera dei miei, nell’armadio, ultimo ripiano, c’è una lampada a gas. La usiamo se va via la luce e l’abbiamo portata con noi in campeggio una volta. Non ha nessun problema di convivenza con le lampadine. Così come puoi cenare a lume di candela anche se hanno inventato la luce elettrica. E un locale può avere un forno a legna nell’epoca dei forni a microonde.
E così via.
Prendo atto delle tue osservazioni, ma appunto non so bene come rispondere. Se a te sembra che luce elettrica e lampade a gas non possano convivere e osservazioni simili va benissimo, ma è una tua questione di gusto e io non è che debba metterci lingua.

#93 Comment By dunseny On 3 luglio 2011 @ 17:44

Grazie G. di esserti accorta del sottoscritto, visto che era la prima volta che scrivevo qualcosa di articolato qui da te. Nessuna polemica tranquilla. Mi bastava un “non ho capito quello che hai detto, puoi spiegarti meglio?”.

1)Sul cambio di fatina errore mio (ma è indicativo di qianto sia stato chiaro per me leggere alcune parti del testo).

2)il veicolo ragno (p.9): “La zampa si piega e si distende, in un gigantesco passo. Altre zampe seguono la prima. Sei zampe. Il ragno da trasporto attraversa il paesaggio, evitando di schiacciare le case. Sulla schiena del ragno, una rete di catene imprigiona una villa a tre piani. Gli umani ricchi se ne vanno in campagna d’estate, e si portano dietro i loro gusci”

3)lampade a gas: mi sembrava un riferimento steampunk e ricordavo che un pochi anni le lampadine sbaragliarono la concorrenza di lampioni e lumi a gas e a petrolio. Era un appunto tecnico, il fatto che io in casa abbia una piccola meridiana non cambia il fatto che le gente oggi usi gli orologi

mi stupisce che altre domande semplici (“che suono ha una tilde?”) siano rimaste in sospeso, non che le risposte siano in grado di cambiare la realtà come noi la conosciamo ma…

sulla narrazione non scorrevole e sui diminutivi a gogò temevo che tu ti incavolassi (e ti assicuro non è mia intenzione) ma era la mia opinione pura e semplice, sensazione avvalorata da semplici test che ho fatto confrontando brani estratti a caso da alcuni libri vecchi (Dumas, Hemingway, robert Howard) molto diversi tra loro ma che ho trovato scorrrevoli.
Insomma buttarla sui gusti son gusti mi ha sorpreso.

Ma non voglio metterla giù pesante con te che sei e continui ad essere uno dei miei miti.

#94 Comment By Il Duca Carraronan On 3 luglio 2011 @ 18:11

@Dunseny
Il passaggio dal gas per l’illuminazione alle lampadine a incandescenza ha richiesto decenni ed era molto lontano dalla conclusione ancora allo scoppio della Grande Guerra, nonostante ci fossero lampadine e centrali elettriche in Europa e USA fin dagli anni 1880.
Ed è un fatto noto che in Inghilterra, data l’enorme rete distributiva di Londra per il gas (arriva fin dai primi decenni dell’800, con sabotaggi tra aziende, allacciamenti abusivi ecc…) e il costo basso della gassificazione del carbone (abbondantissimo da loro), il passaggio dalla rete di illuminazione a gas già presente e consolidata a quella elettirca fu più lento che nei paesi emergenti (l’Italia fu un pionere dell’illuminazione elettrica cittadina, complice la povertà di carbone).

Anche senza aver letto di questo argomenti nei libri sulla vita quotidiana nell’Inghilterra Vittoriana, Wikipedia forniva informazioni a sufficienza, incluso il fatto che ancora oggi la rete dell’illuminazione a gas è ben lontana dall’essere scomparsa. Palazzi prestigiosi di Londra usano ancora il gas (per il gradevole effetto estetico) e anche Berlino non scherza.

In the early 20th century, most cities in the United States and Europe had gaslit streets. However, gas lighting for streets soon gave way to electric lighting. Small incandescent light bulbs began to replace gas lights in homes in the late 19th century, although the transition took decades to complete. See, for example, rural electrification.

Gas lighting has not disappeared completely from cities. Cities that retain gas lighting now often find that it provides a pleasing nostalgic effect. Similarly, gas lighting is also seeing a resurgence in the luxury home market for those in search of historical accuracy.
Gas lighting in the Honourable Society of Lincoln’s Inn, London

The largest gas lighting network in Europe is probably that of Berlin with about 44,000 lamps. Quite a few streets in central London, the Royal Parks and the exterior of Buckingham Palace remain gaslit as well as almost the entire Covent Garden area. The Park Estate in Nottingham retains much of its original character, including the original gas lighting network.

http://en.wikipedia.org/wiki/Gas_lighting#Gas_street_lighting_today

L’uso del termine ragno per strumenti con più di 4 zampe lunghe, anche se non sono 8, è normale. Conta l’idea che dà, non è una questione di correttezza biologica.
Nell’ambito del primo soccorso, il “ragno” è un sistema di 10 cinte (che credo sia più di 8, decisamente poco ragnesco) che immobilizza:
http://it.wikipedia.org/wiki/Ragno_%28primo_soccorso%29

Non vedo dove sia il problema.
Perfino nell’arte ottocentesca si usa ragno anche se la somiglianza è solo molto vaga.
Si veda L’Araignée qui pleure di Odilon Redon del 1881: ragno dal volto umano con ben 10 zampe.
http://en.wikipedia.org/wiki/File:Redon_crying-spider.jpg
Chi troppo poche e chi troppe… ^_^””

#95 Comment By dunseny On 3 luglio 2011 @ 18:25

@Duca “Wikipedia forniva informazioni a sufficienza”
dammi pure dell’ignorante, non c’è problema ^__^. Rimango dell’idea che se si vuole usare qualcosa di non tipico in una ambientazione lo si dovrebbe spiegare non credi? Se scrivo un romanzo su giulio Nerone e lo descrivo mentre tira lo sciacquone mi posso aspettare che qualche lettore medio abbia qualche perplessità, personalmente non ritengo appartenga alla cultura minima ammessa per un lettore sapere che potenzialmente l’avrebbe potuto usare.

sul ragno ti chiedo cosa abbia di ragnesco quel veicolo, lo si poteva tranquillamente chiamare toporagno o cinghiale. anche qui se lo si chiama ragno lo si dovrebbe descrivere con qualcosa di ragnesco a meno che non si tratti di una ditta o simile.

#96 Comment By dunseny On 3 luglio 2011 @ 18:25

cancella il giulio e lascia Nerone ;)

#97 Comment By Eosforo On 3 luglio 2011 @ 18:39

Concordo sulla tilde però: non l’ho capita.

#98 Comment By Gamberetta On 3 luglio 2011 @ 18:52

@dunseny.

Rimango dell’idea che se si vuole usare qualcosa di non tipico in una ambientazione lo si dovrebbe spiegare non credi?

Giuro che non ti capisco: non hai letto l’estratto riportato dal Duca? Ancora oggi a Londra ci sono ampie zone illuminate a gas. Si può sapere cosa c’è di non tipico nell’illuminazione a gas a inizio ‘900?
Per il resto mi spiace che la lettura non sia stata scorrevole, forse però non è semplicemente il tuo genere.

@Eosforo. Il tilde indica il prolungamento del suono. Invece di mettere una sfilza di ‘a’.

#99 Comment By AlinaSama On 3 luglio 2011 @ 18:53

Letto tutto.
Bello, finalmente qualcosa di innovativo e lo tsuzuku finale è stato così… Anime anni ’70.
Qualche appunto sparso…
Mostra spoiler ▼

Possiamo nutrire qualche speranza di conoscere la ricetta della torta cucinata da Giulia?
I conigli tabagisti sono amici/parenti del Conte Gozzini?
Una delle amiche della protagonista viene uccisa da Jack lo Squartatore?

E comunque non è vero che non ci sono gnokki! C’è il signor Holmes! Che anche se viene citato una volta prende i lineamenti di Robert Downey Jr quindi abbiamo il nostro gnokko di ordinanza.

Scherzi a parte è stata una bellissima sorpresa e apprezzo chi ha il coraggio di sdoganare temi mai toccati o considerati “frivoli” (già, perché le fatine sono tutte isteriche e stupide?).

Ah, ho votato Arina per l’OVVIA assonanza con il mio nick… Ora vado a fare scoppiare una scatola di pertardi…

#100 Comment By dunseny On 3 luglio 2011 @ 19:12

@Gamberetta:”Giuro che non ti capisco”

Mi spiace veramente. Temo allora che non possa chiedere se pag 39 ti sembri scorrevole da un punto di vista tecnico, se è solo una mia impressione da ignorante, se dipende dal numero di lettori che la giudica in un modo o in un altro oppure se esistono criteri per stabilire la sua gradevolezza alla lettura. Quella pagina era uno dei blocchi alla lettura che ho trovato mi chiedevo se, da esperta, la consideri scorrevole. La cosa mi interessava, peccato. Me ne torno nel mio angolino tra i diversamente abili in attesa del semolino ;)

#101 Comment By ??? On 3 luglio 2011 @ 19:15

@Gamberetta

A me onestamente i prologhi dei film “ollivuddiani” con le esplosioni annoiano e basta. Ma forse dipende più dal fatto che non ci sono abbastanza esplosioni. ^_^

Mi sa che non ci siamo capiti:
Anche a me le robe alla “ollivud” non piacciono, almeno non sempre.
Ma io non avevo parlato di esplosioni, ma di scene con più conflitto, come liti anche fisiche, duelli, stupri, interrogatori con l’elettricità, esecuzioni, venute del demonio e così via.

Ho anche fatto un’esempio nel mio ultimo commento a Tapiroulant.

Le esplosioni le avete tirate in ballo tu e Tapiroulant.
Io ne ho parlato solo in una risposta a un vostro post. (^///^)

Come ho già scritto: il tuo incipit non ha niente di male, solo a me (e come dicevi è questione di gusti) mi piacciono di più scene iniziali con più conflitto di una lite solo a parole. Tutto qui.

#102 Comment By Tapiroulant On 3 luglio 2011 @ 20:00

Ho finito Assault Fairies stamattina.

Ho votato Anisia perché ho sempre avuto un debole per i paria, e poi perché secondo me ha molto carattere (ci vuole del coraggio per mettersi contro tutta la propria razza e le proprie tradizioni). E poi la trovo molto secsi.
Arina e Azalea le ho trovate abbastanza stereotipate; la prima è la svampita rompicollo, la seconda è la grezzona. Anemone è già più sviluppata e m’è piaciuta, però anche il suo personaggio l’ho trovato più “funzionale alla trama” che tridimensionale. Certo, si tratta di un genere più orientato all’azione, ai fatti, e 150 pagine sono poche per sviluppare tutti i personaggi, però a causa di ciò ho sviluppato poca partecipazione per ciò che capitava alle tre fatine (in particolare alle prime due).
Astride invece è molto ben sviluppata e mi piace.

Il romanzo è molto bello; comunque non tutto mi è piaciuto o mi ha convinto. Di seguito:

* Quello che mi è piaciuto *
- Innanzitutto, il mondo filtrato dal punto di vista di una fatina. E’ bellissimo vedere il mondo con gli occhi di una fatina, i suoi problemi con gli oggetti quotidiani degli umani (la trovata di spedirsi con la posta pneumatica poi è particolarmente gegnale), i suoi pregiudizi, i suoi valori, etc. Il pov di Astride è sicuramente la prima ragione per leggere un romanzo come questo.
- Le bizzarrie, dai vermi bioluminescenti che illuminano il mondo delle fate agli spunti steampunk che hai tratto dal blog del Duca. Non solo sono interessanti in sé, sono anche bene integrati nella narrazione. Da questo punto di vista ti trovo assolutamente al livello di Swanwick; anzi, già che ci siamo ti dico che, se Astride non è una protagonista affascinante come Jane, nel complesso Assault Fairies è migliore di Cuore d’Acciaio.
- Il concetto dell’importanza della fiducia tra le fatine, con le sue varie conseguenze. La brutalità dell’addestramento militare delle fatine all’inizio m’era parsa un po’ gratuita, poi andando avanti l’ho capita meglio.
- La noosfera, stupenda! (compresa l’idea dei livelli di noosfera concentrici^^)

*Quello che non m’è piaciuto*
- L’indagine su Manzetti e la Macchina Semantica che occupa la parte centrale del romanzo. Per quanto gli espedienti di volta in volta usati dalle fatine siano molto interessanti (come i viaggi nella noosfera, o il folletto negromante), la struttura dell’indagine è molto cliché, molto tradizionale. E dopo la pioggia di cose interessanti nelle prime pagine (la vita di Astride nel mondo degli umani, i suoi flashback sul Reame delle fatine, etc.), della morte di Manzetti me ne fregava meno di zero. Per cui in quella parte ho un po’ rallentato la lettura.
- La gestione della magia delle fatine. Non si capisce mai bene quali siano i limiti di quello che le fatine possono fare con la loro polvere, e questo rende meno interessanti e tensivi gli scontri. Durante lo scontro con la Macchina nella noosfera del direttore, anche se alla fine Azalea è sconfitta (ma questo solo perché la Macchina si replica all’infinito), dà prova di poteri magici e capacità combattive davvero uberpotenti. E poi, se Astride è così forte, perché si è rassegnata a fare un lavoro umiliante e malpagato per gli odiati umani, e a vivere in un buco d’appartamento, invece di darsi al saccheggio, uccidendo e depredando umani in giro per il mondo? Non penso sia una questione di scrupoli morali, dato lo spregio che Astride ha per gli umani.
- Il fatto che il plot della Figlia della terra sia così tanto slegato dall’altro plot principale, quello del rapporto tra Astride e Anisia, tra Astride e il Reame, del perché Astride sia stata richiamata in servizio dagli umani etc. Il primo plot mi ha dato un po’ l’impressione da caso della settimana, da episodio singolo di telefilm alla Buffy, mentre l’altro plot è quello della stagione. Avrei preferito più collegamenti tra le due.
- E visto che siamo in argomento: non eri tu che detestavi le saghe, le storie non autoconclusive? E mi lasci con una montagna di interrogativi irrisolti che se mi va bene troveranno risposta tra un anno? Maledetta ._.

Poi, volevo concludere con qualche “io avrei fatto così”. Non sono critiche e neanche suggerimenti, soltanto un altro punto di vista sulla stessa storia, e chissà che qualcosa di quello che dico non lo trovi interessante.
- Avrei dedicato più spazio all’intimità, alla vita privata della squadra di fatine al servizio di Astride. Anche gli sceneggiatori dei serial americani si sono resi conto che in questo modo ottengono personaggi più tridimensionali, con cui lo spettatore sviluppa maggiore empatia; e infatti troviamo spunti del genere nella maggior parte dei serial anche “case oriented”, dal Dr. House a CSI. Certo, raccontando tutto dal pov di Astride non era una cosa facile, ma secondo me si poteva fare. Un accenno in questa direzione l’hai fatto, per esempio a proposito della relazione tra Arina e il tenente (che ho molto apprezzato), ma avrei insistito di più in quella direzione.
- Avrei sviluppato di più la parte della storia dedicata all’addestramento militare delle fatine (magari non dando pari spazio a entrambi, ma di certo una minore disparità). Un po’ perché mi interessava più dell’indagine, un po’ perché adoro i romanzi che intrecciano più storie e/o timeline parallele.

E infine, concludo con una domanda.
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#103 Comment By Gamberetta On 3 luglio 2011 @ 20:07

@AlinaSama.

Possiamo nutrire qualche speranza di conoscere la ricetta della torta cucinata da Giulia?

Le chiederò.

I conigli tabagisti sono amici/parenti del Conte Gozzini?

Sì, potrebbe esserci un legame, ma tengo a precisare che le due storie sono del tutto separate.

Una delle amiche della protagonista viene uccisa da Jack lo Squartatore?

Non lo so, o era lui o era Mr. Hyde.

@dunseny. Pagina 39.
È una pagina scritta in modo discreto. Non benissimo perché la narrazione non è molto filtrata dal punto di vista; d’altra parte proprio perché ci sono descrizioni “tecniche” ho scelto un tono più neutro.
Ci sono un paio di aggettivi che si potevano rendere meglio (“umani scalmanati” e “[...] ronzano infuriate”) ma niente di grave.
Le frasi sono brevi e con nessuna o quasi subordinata, appunto per facilitare la lettura in un passaggio di descrizione. Direi che al massimo si può essere in difficoltà per qualche termine non del tutto comune come rivetto, battipalo o caracollare. Ma non sono termini ultra-specialistici, tutt’altro.
Sinceramente non vedo problemi. Poi può darsi che se una persona non ha mai letto descrizioni di mech non si trovi del tutto a suo agio, ma più che un problema oggettivo è una scarsa abitudine al genere. Come chi è spaesato da un’autopsia perché non ha mai letto thriller medici.

@???. Ok, ho capito. Ma secondo me il problema rimane: io mi emoziono a leggere di un tizio a cui tagliano un braccio se ho sviluppato empatia con lui, altrimenti non mi fa né caldo né freddo.

#104 Comment By dunseny On 3 luglio 2011 @ 20:20

@ Gamberetta: “Sinceramente non vedo problemi”
ok, grazie per la risposta anche se che ovviamente non mi trova d’accordo. ^___^

giuro che non insisterò più con altri messaggi riguardo a questo libro (e continuo a ringraziarti per il regalo).

Ma per l’ultima volta corro coraggiosamente il rischio di essere impudente come una fatina e metto a confronto alcune questioni del libro con principi tecnici che tu hai giustamente sostenuto nel recente articolo “Manuali 3″ e su “Manuali 1″

sul veicolo ragno e la sua mancanza di ragnosità: “Non basta raccontare che Michele è vecchio; dirlo vecchio non lo rende per magia vecchio. La sua vecchiaia dipenderà dai particolari concreti”

sulla coesistenza nelle case di illuminazione a gas e lampadine: ” Stabilito quale sia il contesto che vogliamo, occorre documentarsi” questo per lo scrittore, ma è indispensabile anche per il lettore? (vedi Nerone e lo sciacquone)

sulla carriolata di dettagli IMHO inutili di pag 39: “Perché il mostrare permette di scegliere i particolari che sono sul serio importanti per la storia”

ancora la pagina 39: una domanda che pensavo fosse interessante, lo “show don’t tell” e le descrizioni iperminuziose possono essere eccessive o si può proseguire per una o più pagine solo con esse? esiste un limite?

visto che ci sono, un altro difetto a mio parere è l’inconsistenza della trama: fatine investigano sul mistero degli gnomi e…(fine libro)

a me non sembrano problemi legati al genere o alle fatine °__°

sperando in una risposta vado a cena, dovrò esporre la schiena ma attenzione ho anche io una mazza da baseball e Tapiro sa che non ho paura di usarla! ^_____^

#105 Comment By Gamberetta On 3 luglio 2011 @ 20:51

@Tapiroulant.
– La magia delle fatine: nella noosfera le fatine sono potentissime e possono modificare l’ambiente a piacimento, nel mondo “reale” hanno poteri minimi, e ogni modifica radicale è solo illusoria.
– Per la trama: è tutto collegato (Astride, Anisia, la Figlia della Terra, i Russi, ecc.), aspetta il volume 2! (o il 3, magari ne scrivo 4 o 5! ^_^)
– Per la vita privata delle altre fatine: non lo so, ho cercato di inserire solo scene utili alla narrazione. Magari potevo inserire qualche accenno in più. Vedrò.
– Per scene di addestramento militare: ce ne saranno di più nel volume 2, magari il volume 2 lo dedico solo ad Astride e Anisia quando erano nel Reame, così alla fine siamo ancora fermi allo stesso punto.
– Per lo specchio:
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#106 Comment By Zave On 3 luglio 2011 @ 23:39

@dunseny: ho letto tutti i commenti e di conseguenza anche i tuoi.
sono stupito che gamberetta ti abbia dato così tanta corda, perché mi sembri un troll molto maldestro.

@gamberetta: mi sono documentato sull’esecuzione dell’elefantessa topsy e in effetti si parla di cianuro, quindi ritiro quanto ho detto visto che non sapevo fosse ispirato ad un fatto realmente accaduto.

c’è da dire che la cosa mi lascia molto perplesso, soprattutto per il quantitativo di 460 grammi che mi pare assurdo.
secondo wikipedia la dose letale per un uomo varia dai 150 ai 300 milligrammi (confermando la mia convinzione che ne bastasse una quantità minima per essere letale). naturalmente per un elefante la dose letale sarà molto maggiore che per un uomo visto che un elefante indiano arriva a pesare 3.5 tonnellate.
visto che un elefante indiano pesa 50 volte un uomo (viene un uomo di 70 chili facendo la divisione) se moltiplico per 100 invece che per 50 (volendo proprio esagerare) la dose letale massima per l’uomo (300mg*100) ottengo 30 grammi.
se topsy si fosse slurpata 460 grammi di cianuro credo che sarebbe morta in pochi secondi.

#107 Comment By alicearth On 4 luglio 2011 @ 00:41

Mi annoia, a morte, non è proprio il mio genere, eppure amo le fatine, amo lo steampunk. Ma questo quotidiano nel modo fantastico, mi annoia infinitamente, una fatina che pensa come noi, come la ragazza inguaiata della porta accanto, lo trovo di una barba tremenda…non mi convince e tutto mi pare superficiale, molto piatto. Eppure dovrebbe essere molto divertente! Ho provato a leggere Silvia, Laura, e mi hanno fatto un effetto abbastanza simile.
Non voglio dire che il tuo lavoro non sia accurato o sia una schifezza, sarà indubbiamente una questione di gusti per quanto riguarda lo stile. il tutto forse legato alla mia infinita pigrizia, non a caso adoro i narratori…ma lasciamo perdere…

E poi ogni volta ho come un’illuminazione: Mi sembra come se qualcuno mi stesse raccontando un fumetto!o un anime!!Ed il fumetto che mi racconta è proprio divertente. Anche se questo non migliora la mia flemma nel leggere.
Posso immaginare tutte le vignette (sarà per il tuo adorato Show!Don’t Tell) e vorrei proprio che tu sapessi disegnarli! Purtroppo io non ne sono capace altrimenti ti offrirei le mie chine.
Sono seria, vi hai mai pensato? Con tutti i bravi e giovani fumettisti che girano. Certo sceneggiare un fumetto sarà sicuramente ben diverso, ma potrebbero nascere cose ancor più favolose!!

#108 Comment By Novek On 4 luglio 2011 @ 01:00

Bello, letto con molto piacere, quindi complimenti!
Lo stile è migliore de “Le avventure della giovane Laura”, e ho trovato la lettura anche più scorrevole. Un leggero disorientamento l’ho provato solo in occasione di alcuni flash back, quando ci si rende conto della loro presenza dopo un po’ che sono cominciati.

I diminutivi dopo la parte iniziale risultano effettivamente un po’ fastidiosi, ma ci si fa (o almeno io ci ho fatto) l’abitudine e alla fine non si notano neanche più.

Per le fatine ho votato Anisia, anche se ero in dubbio con Anemone. ^_^
Di regola evito le saghe, però per questa penso farò un’eccezione. Soprattutto se ci sarà più spazio per l’addestramento con Anisia.
Tutte quante le principali sono ben caratterizzate, almeno per quanto è concesso dalla gestione del punto di vista e dalle dimensioni del testo. Alcune inizialmente sembrano essere un po’ cliché, appena presentate, però poi se ne separano.

Infine una minuzia, che però mi è suonata subito strana. Quando le fatine condividono alcuni loro ricordi passati, si vede Anemone dimostrare una congettura matematica finora indimostrata.
La forma in cui l’hai esposta però la vedo sbagliata (“ogni numero pari può essere rappresentato come la somma di due numeri primi diversi da uno”) rispetto a “ogni numero pari maggiore di due può essere rappresentato come la somma di due numeri primi”.
Almeno se l’intento era quello.

#109 Comment By Alberello On 4 luglio 2011 @ 02:21

Mi sembra di essere tornato a quando risolvevo i problemi di matematica a scuola. ^^

Innanzitutto procuriamoci i dati giusti qui.

E qui.

Peso elefante Topsy = 6 tonnellate (t).

Cianuro somministrato = 460 grani (gr).

Dose letale media di cianuro = 10 milligrammi (mg)/1 chilogrammo (kg).

Problema: La quantità di cianuro somministrata a Topsy sarebbe dovuta essere letale?

Soluzione: Innanzitutto convertiamo tutte le unità di misura nella stessa per evitare confusione.

Peso elefante = 6000 kg

Cianuro somministrato = 29807,4986 mg = 29,8074986 grammi (g)

Dose letale per Topsy = 10 mg*6000 kg = 60000 mg = 60 g.

Risposta: No, la dose somministrata di cianuro a Topsy era la metà circa della dose letale, l’intento del veterinario era chiaramente quello di stordire la povera bestiola mentre veniva eseguita l’elettrocuzione.

Considerazioni aggiuntive: Nel tempo la dicitura Grain (Unità di misura con gr) è stata evidentemente confusa con quella simile di scrittura Gram (Unità di misura con g) causando quest’incomprensione sulla quantità ingerita dal pachiderma. Leggere questo articolo di giornale mi ha reso oltremodo triste. Non conoscevo questa storia e non è stato piacevole approfondirla per curiosità/pignoleria. :(

Ringrazio Beethoven per avermi aiutato a guadagnare la lucidità necessaria per concentrarmi sui puri dati matematici, provate ad ascoltarlo mentre risolvete problemi di questo tipo, a me aiuta molto nella concentrazione. ^^

#110 Comment By Zave On 4 luglio 2011 @ 06:12

sì, effettivamente l’unità di misura è ciò che ha causato l’equivoco perché non vedevo proprio come avesse potuto sopravvivere a quasi mezzo chilo di cianuro.

460 grani sono poco meno di 30 grammi, quindi una dose non letale.

anche i tuoi dati però non sono completamente precisi perché non ho letto da nessuna parte che un elefante indiano possa raggiungere le 6 tonnellate, hai confuso con un elefante africano.
ma non cambia la sostanza che dipende dall’equivoco sull’unità di misura.

#111 Comment By Tapiroulant On 4 luglio 2011 @ 07:45

nella noosfera le fatine sono potentissime e possono modificare l’ambiente a piacimento, nel mondo “reale” hanno poteri minimi, e ogni modifica radicale è solo illusoria.

Ah, ok. Avevo immaginato qualcosa del genere, ma poi quando nell’ultimo capitolo Mostra spoiler ▼

magari ne scrivo 4 o 5! ^_^

Ammazzati ._.
Vabbé, conto sul fatto che tu abbia più buon senso di Frank Herbert e Robert Jordan (e sul fatto che hai ventun’anni e non quaranta).

magari il volume 2 lo dedico solo ad Astride e Anisia quando erano nel Reame, così alla fine siamo ancora fermi allo stesso punto.

Ok.
Quando però raccoglierai tutti i volumi in un romanzo unico, fossi in te invece di giustapporre i blocchi narrativi in questo modo li intreccerei (chessò, un capitolo sull’addestramento ogni 2-3 del plot nel mondo degli umani).

#112 Comment By Gamberetta On 4 luglio 2011 @ 09:28

@Novek. Sì, Anemone dimostra la congettura di Goldbach e sì, hai ragione, la formulazione corretta è la tua. Il problema è che già la frase così com’è adesso è un po’ farraginosa e sembra molto poco un pensiero naturale di Astride. L’aggiunta del “diversi da uno” è un’altra tegola sulla scorrevolezza.
Magari cambio un po’ il paragrafo per farcelo stare o cercherò qualche altra ipotesi matematica non ancora dimostrata e che si possa esprimere con meno parole. E senza riferimenti culturali (perché Anemone può dimostrare in un angolo della lavagna l’ultimo teorema di Fermat, ma ovviamente non ha senso che si chiami così nel Reame ed è troppo lungo da enunciare a parole).

#113 Comment By Alec Sognante On 4 luglio 2011 @ 11:05

Sei geniale.
Lo leggerò in men che subito.
Spero di ricambiare presto.
*danza kita kita del disegnatore fantasy*

#114 Comment By Federico On 4 luglio 2011 @ 11:33

@Gamberetta: Scusa se insisto, ma questa cosa mi rode.
Come mai la presenza di spiriti giapponesi a Londra, e non di spiriti nordamericani, indiani o cinesi?
Questo ammesso che la Londra che descrivi sia uno specchio di quella del nostro mondo, e l’impero britannico corrisponda a quello del nostro mondo. Potrebbero aver benissimo sottomesso il giappone, provocando un’ondata di migranti umani e non :D

#115 Comment By Gamberetta On 4 luglio 2011 @ 11:46

@Federico. Mi sembra che te la stai prendendo per un dettaglio davvero insignificante. Comunque:
– Kokoro è un’attrazione “esotica”, come è normale per un locale.
– I kappa (menzionati UNA volta in un elenco e basta in 140 pagine) sono famosi per la loro intelligenza, ho pensato che diversi avrebbero trovato interessante lavorare a Londra, all’epoca la città più importante al mondo.
Detto questo mi sfugge davvero il problema: è mostrato che il Piccolo Popola ha una civiltà tecnologica, dunque non hanno problemi ad andare dove pare loro. È come se vedi adesso un giapponese a Roma e dici: “Come fa a essere qui?!”. Avrà preso l’aereo… lo stesso nel romanzo.

#116 Comment By Riccardo On 4 luglio 2011 @ 11:49

Gamberetta avrò commentato sul tuo blog un paio di volte, ma in questo caso sono contento che tu abbia scritto qualcosa di nuovo e volevo che lo sapessi. Studiare tecnica narrativa serve. I miglioramenti si vedono. Tu ne sei la dimostrazione. Se in generale l’impressione che ne ho ricavato quindi è buona, migliore di tanti autori da bestseller, nello spirito della critica costruttiva ho un paio di osservazioni da farti. Purtroppo tocca a me perché finora, oltre a dunseny e Tapiroulant, i commenti sono stati molto stringati, con l’elencazione di qualche refuso e richiesta di spiegazione del contenuto. Poca roba.

La prima cosa che mi è venuta da pensare leggendo questo libro è stata che ti sei impegnata molto a limare la scrittura, mentre non hai messo altrettanto impegno nella storia.
La parte centrale, considerata una struttura a tre atti classica, occupa più di tre quarti del romanzo. Le scene che dovrebbero aumentare il pathos in questa fase, l’indagine su Manzetti, lo scontro con la Macchina semantica, scorrono via “lisce”. Solo Azalea, con cui non riusciamo ad empatizzare più di tanto a causa del POV, viene coinvolta significativamente nello scontro. Astride sembra sempre svolgere il suo compitino senza soffrire più di tanto, e così le altre. Le uniche scene i cui vediamo qualcosa in più di Astride sono nei flashback e anche lì è tutto molto ovattato. Giustamente.
In definitiva direi che non hai usato gli eventi che accadono per mantenere alta la tensione. Forse è anche a causa dei dialoghi. Pochi e impostati come delle aggiunte alla narrazione descrittiva che parti attive. Non a caso i capitoli che mi sono piaciuti di più sono il primo e l’ultimo, dove questi hanno un ruolo propulsore della trama.

La seconda cosa che ho notato, ma forse è solo una mia impressione, è che molto spesso il tempo della storia è più veloce del tempo della narrazione per cui a volte mi è capitato di sapere già come andava a finire la scena, ma venivo rallentato dalla lettura di tutti i particolari descrittivi che usi, senza che questi aggiungessero molto all’action vera e propria. L’esempio è l’ultima parte dello scontro con la macchina semantica in cui c’è una pagina intera (sul mio reader) di descrizione in cui spieghi come la fatina lotti contro di essa, quando l’esito è già evidente. Purtroppo è una cosa che si ripete in più circostanze. Avrei preferito una scrittura più snella. Come dici tu “trasparente”.
Secondo me se ti imponi di tagliare una decina di pagine scegliendo quali dettagli mostrare e quali no, il testo migliorerà parecchio.
Comunque a parte queste piccole cose il testo vale comunque la lettura. Grazie.
Riccardo

Ps. E’ vero che siamo in contesto militare, ma odio tutti quei punti esclamativi. ;-)

#117 Comment By RedRose On 4 luglio 2011 @ 13:02

@Zave: l’avvelenamento dell’elefante ha intrigato anche me :)

Il dato sul peso dell’elefante è in fondo al ritaglio di giornale linkato da Alberello, dove si dice che le misurazioni sono state effettuate il giorno dell’esecuzione, quindi direi che ci possiamo fidare. Che tipo di elefante fosse invece non l’ho visto scritto, quindi direi che mi fiderò delle tue considerazioni.
Sulla dose letale del cianuro si trovano dati differenti anche solo in pagine diverse di Wikipedia, d’altra parte la definizione stessa di dose letale si può fare in più modi, ma alla fine dei conti non è importante sapere precisamente se la dose che hanno somministrato a Topsy l’avrebbe uccisa o no. L’avvelenamento rapido che hai in mente tu è l’avvelenamento per inalazione, come in una camera a gas. Un avvelenamento per ingestione è per forza di cose più lento, per un uomo i sintomi si manifestano entro mezz’ora dall’ingestione, perché la sostanza tossica, per quanto velocemente questo possa accadere, deve essere assorbita attraverso le pareti dello stomaco ed entrare in circolo. Mettici anche che il metabolismo di un elefante è per forza più lento di quello di un uomo: anche se la dose fosse stata letale ci sarebbe stata una finestra temporale in cui l’elefantessa era viva, certo in preda all’ipossia e incosciente, ma viva.

E dopo avere scoperto questa storia aggiungo un punto al libro di Gamberetta per avermi fatto scoprire un dettaglio tanto interessante e realmente accaduto :)

#118 Comment By Alberello On 4 luglio 2011 @ 13:44

Partecipo alle giuste osservazioni di RedRose e chiedo scusa per il precedente commento che è finito in fogna, ho un caratteraccio permaloso e quando mi si dà dell’impreciso mi viene l’itterizia (dannato capricorno). ^^ Chiedo scusa a Zave per l’eccessiva reazione.

Che tipo di elefante fosse invece non l’ho visto scritto, quindi direi che mi fiderò delle tue considerazioni.

Ma no, questa cosa non è corretta secondo me. Perché se uno dice qualcosa senza un minimo di prove, automaticamente dobbiamo fidarci? Io ho scoperto ciò che ho scoperto sulla vicenda in questione proprio perché non mi sono fidato né dell’autorità di Zave, né dell’autorità di Gamberetta né dell’autorità di Wikipedia. Sono finito col fidarmi dell’autorità del New York Times, anche se c’è sempre la possibilità che perfino quello sia sbagliato, ma più di così non saprei dove cercare, quindi tengo per buono quello fino a nuove smentite/scoperte (metodo scientifico). ^^

Sulla dose letale del cianuro si trovano dati differenti anche solo in pagine diverse di Wikipedia, d’altra parte la definizione stessa di dose letale si può fare in più modi

Anche questo è vero, io ho seguito quella definita in tal modo:
Per quanto riguarda la tossicità sull’uomo, uno dei parametri più utilizzati è la cosiddetta DL50, ovvero la dose che uccide il 50% di individui sottoposti a tale dose. Le unità di misura dei DL50 sono milligrammi di sostanza per chilogrammo di peso dell’individuo: si tratta di una misura della tossicità acuta.
Tra gli elementi ed i composti chimici i più tossici (per ingestione) ci sono:
• bario: dose letale media 250 mg/kg;
• arsenico: dose letale media 45 mg/kg;
• mercurio: dose letale media 23 mg/kg;
• cianuro: dose letale media 10 mg/kg;
• selenio: dose letale media 5 mg/kg;

E siccome vi era specificato “per ingestione”, mi pareva il dato più attendibile per il nostro caso. :)

#119 Comment By Ezio Stimato On 4 luglio 2011 @ 14:25

@Gamberetta
Inizialmente me le ero immaginate anche io come semplici giacche con una semplice apertura dietro ma se immagino le fatine standard (ossia non quelle nobili con ali da libellula) con ali di farfalla alte almeno dalla testa al ginocchio e con l’apertura alare almeno pari a 3 volte la misura delle spalle della fatina allora un’ala anche ripiegata per passare in una fessura dovrebbe avere circa le dimensioni di un braccio. Quindi per immaginare lo sforzo di una fatina per infilare una giacca costruita in quel modo dobbiamo immaginare di provare ad infilare 3 braccia contemporaneamente in 3 maniche diverse. Se consideriamo che di solito le giacche delle uniformi (almeno quelle non da combattimento) sono “giuste” per calzare meglio (e visto che Astride si preoccupa di non essere ingrassata probabilmente anche quelle delle fatine sono costruite con lo stesso principio) non è un’impresa per nulla facile. Si potrebbe anche pensare che una fatina indossi una giacca del genere infilando prima un braccio, poi le due ali e poi l’altro braccio ma è fisicamente impossibile (a meno che il braccio delle fatine non sia in realtà più un tentacolo a flessibilità) infilare una manica con un qualcosa (in questo caso l’ala infilata) che blocca il tessuto alla scapola è un’impresa da contorsionisti.
Inoltre con una giacca tagliata in questo modo non ha di nuovo senso il passaggio in questione. Il fatto che Arina si sia “gettata la giacca sulle spalle” è indice probabilmente della fretta, è lo stesso gesto che compiamo noi quando ci vestiamo mentre camminiamo, per fare prima, per una fatina (a meno che non stia camminando invece che volando) vestirsi con un capo del genere mente si sta muovendo è assolutamente impossibile perché per indossarlo dovrebbe interrompere il volo.

Chiedo scusa se insisto su questi particolari ma questo pezzo e quello dello zaino sono davvero gli unici punti nella narrazione in cui mi è venuto da esclamare “ma che cazz…” in un racconto che per il resto mi è piaciuto molto.
P.S.
Per quanto riguarda lo zaino, anche se è possibile metterselo davanti è una delle cose più scomode che esista, limita i movimenti e costringe spesso a risistemarlo, inoltre crea pesanti squilibri e limita la visuale. A mio parere dovresti eliminarlo e sostituirlo con qualcos’altro, mi sembra strano che un popolo evoluto e militaresco come le fatine dia in dotazione ai propri soldati un affare tanto impratico da usare in una situazione di combattimento. Avrebbe probabilmente più senso un marsupio “lungo” da legare in vita con la sacca che ricade dietro (lunghezza: vita-retro del ginocchio). Un affare del genere sarebbe assai scomodo per noi stupidi umani che ancora usiamo le gambe per muoverci, ma molto più pratico di uno zaino per una fatina

#120 Comment By Novek On 4 luglio 2011 @ 15:09

@Gamberetta. Ok! Io non saprei che suggerire, le altre che conosco mi sembrano necessitare di conoscenze meno immediate di “numero primo”, ma forse ne trovi di meglio.
Si potrebbe sennò riformulare così: “a partire dal Quattro ogni numero pari è somma di due primi”.

Comunque ora sono curioso di leggere pure S.M.Q., che è l’unico che mi manca, anche se per questo penso attenderò prima che tu ne scriva la conclusione. ^_^

#121 Comment By Koda On 4 luglio 2011 @ 17:04

Complimenti, davvero avvincente. Trovo alcune scene un po’ confuse, soprattutto quelle più “noosferiane”, ma nel complesso è proprio bello.
La cosa che mi ha sorpreso di più è che sia un regalo. E’ un bellissimo gesto, soprattutto perchè è di qualità.
E qui mi viene un po’ da piangere come Nihal perchè è pazzesco che per avere un buon livello si debba “ripiegare” su appassionati del genere e non su scrittori pubblicati.
Ma meglio di niente.
Grazie ancora!

Oh sì, trovo che sia geniale il modo in cui sono caratterizzate le fatine in quanto razza e il loro pensiero verso gli… animali. ;) Molto interessante!

#122 Comment By Marco On 4 luglio 2011 @ 17:14

Ciao finora sono al capitolo 3. Volevo farti notare quello che secondo me è un errore. La storia è scritta dal punto di vista di una fatina e non è logico che essa continui a riferirsi alla mano così come alle altre parti del corpo, proprio e dell’amica, in termini diminutivi. Dal suo punto di vista la sua è una mano e non una manina e semmai sono quelle degli umani a essere delle manone.

Spero che trovi questa osservazione utile.

#123 Comment By Klaus On 4 luglio 2011 @ 18:15

Ciao! Sono al 45% del romanzo (maledetto mobipocket ‘-_-), subito dopo Mostra spoiler ▼

Considerato che sono arrivato fin qui in un giorno, direi che la storia mi intriga. :-) Ci sono, però, alcuni aspetti che mi hanno colpito negativamente.
In primo luogo, ho avuto un’impressione di “fretta”, come se gli eventi si succedessero troppo rapidamente e le descrizioni fossero troppo superficiali; a proposito di queste ultime, in alcuni casi non sono proprio riuscito a visualizzare gli oggetti Mostra spoiler ▼

. Per quanto riguarda i personaggi, al punto in cui sono adesso non mi convincono: caratterizzati in modo superficiale e a volte un po’ troppo caricaturale (la fanatica dei botti XD), difficili da distinguere e per nulla marziali Mostra spoiler ▼

. Infine, anche a me risulta stucchevole l’uso del diminutivo per nominare tutte le parti del corpo: fa molto “libro per bambini speciali”, non so se mi spiego.
Ma sopratutto, Mostra spoiler ▼

Comunque l’idea è molto interessante e c’è del buono nell’impianto generale. Continua! ^_^

#124 Comment By Federico On 4 luglio 2011 @ 18:57

hai ragione, purtroppo di carattere spesso tendo ad impuntarmi su aspetti particolari di una questione e finisco per rimuginarci troppo sopra, ti chiedo scusa per l’insistenza :)

per il resto ho finalmente finito il racconto, e devo dire che sono davvero curioso di sapere come finisca la faccenda, anche se per parte mia voto per chtulu che divora tutti! ;)

#125 Comment By dunseny On 4 luglio 2011 @ 19:46

sulla dose letale di cianuro ho trovato altri dati che spero possano essere utili (HCN è la formula del cianuro):

“For man, the acute toxic oral dose of HCN is usually given as 0.5 -0.35 mg/kg”
“The lethal dose of HCN for cattle and sheep is about 2.0 mg/kg of body weight (Kingsbury 1964).”

(fonte U.S. Dept. of Agriculture)

#126 Comment By Mauro On 5 luglio 2011 @ 00:12

Allora… alcuni capitoli mi hanno preso, altri li ho trovato un po’ pesanti, ho faticato ad andare avanti e a immergermi nella storia. In generale comunque mi è piaciuto: ben definiti i personaggi, punto di vista solido (o, almeno, non ho visto deviazioni particolarmente significative), la storia mi è piaciuta, cosí come le (poche, mi sa) citazioni che ho colto.
Finito il libro, sono rimasto con la curiosità di sapere come continua; quindi aspetto speranzosamente il secondo, e grazie per questo lavoro.

Detto questo, note e commenti sparsi su quanto detto finora dagli altri e da te, e su altro ancora:

I diminutivi possono starci come no: a volte mi hanno dato fastidio, ma in generale non mi hann distratto piú di tanto; tranne in un punto: Mostra spoiler ▼

Sulla Congettura di Goldbach, non ho chiaro quale sia il problema: l’enunciato “Ogni numero pari maggiore di 2 può essere scritto come somma di due numeri primi” non mi pare particolarmente farraginoso, anzi è migliore di quello usato, che presenta due problemi: toglie “maggiore di due” e aggiunge l’inutile “diversi da uno”.
Togliendo “maggiore di due”, come ottieni due? Inoltre, “diversi da uno” è superfluo, e se lo metti in bocca a un personaggio con una simile conoscenza matematica suona strano (almeno: se ti accodi all’idea che uno non sia primo).

Flashback/sogni: se non sono tutti flashback, allora non ho avuto particolari problemi; se lo sono, l’impressione che mi ha dato è invece che Astride andasse in un “altrove” dove – reale o no – incontrava la madre, senza che questo corrispondesse a un reale ricordo.
Una cosa che a volte mi ha spiazzato un po’ è il passaggio da passato a presente all’interno del flashback/sogno.

Per curiosità: perché hai scritto il testo in due colori? Se c’è uno schema, al momento mi sfugge.

Detto questo: segue elenco di punti piú o meno dubbi; per tua comodità, l’ho diviso in due: cose “tecniche” (punti di vista, ecc.) e cose grammaticali. Spero possano esserti utili, magari sono riuscito veramente a imparare qualcosa dai manuali!

• mi prude da morire tra le scapole, dove nascono le ali: mi è subito suonato strano: sa dove sono le sue ali, perché dire sia “tra le scapole”, sia “dove nascono le ali”? Mi sembra piú un commento rivolto al lettore, che un pensiero naturale del personaggio.
• Cavi spessi un dito: non è immediato: un dito umano? un dito di fatina? Quando parli di un “cavo spesso quanto il polso di un umano” lo specifichi, quindi le altre volte potrebbe sembrare implicato che sia di fatina; ma visti i cavi credo intenda un dito umano (discorso analogo per gli “aghi lunghi un palmo”).
• Il fochista in divisa celeste, la divisa della Compagnia Elettrica Edison: come per le ali: che pensi sia che la divisa è celeste, sia che è della Compagnia, mi pare artificioso.
• La fatina si passa la manica della tuta sulla fronte sudata. «Quante volte ti ho detto di non venire?»: sa chi è, perché “la fatina”? L’impressione che mi ha dato è che tu volessi nascondere l’informazione al lettore.
• Mi arrampico sulla testa di uno dei gargoyle: perché si arrampica, se può volare?
• Do una zampata con la manina: “zampata” mi suona male: “zampa” sa di animale, e Astride usa “animali” per gli umani, che disprezza.
• Il signor Cuthers: perché “Il signor”? Sembra un segno di rispetto, dato a una persona che disprezza.
• Il primo mondo è la noosfera di una fatina, i suoi quattro alla quarta abitanti a loro volta generano altrettante noosfere abitate da quattro alla quarta creature: implicito (almeno, per me) in quanto detto prima; mi sa di spiegazione al lettore, mi è suonato artificiale.
• Abomini che si credono fatine ma che non sono nati dall’uovo, sono solo strisciati fuori dalla pancia di qualche puttana: non un errore, ma qui viene il dubbio su come si riproducano le fatine…

Poi, citazione lunga (la metto come anticipazione perché anticipa, non per la lunghezza): Mostra spoiler ▼

Possibili refusi:

• entrambe le manine: “entrambe” mi sembra superfluo: ne ha due, quindi “le manine” implica “entrambe”.
• I lavoratori della linea Londra – Manchester: “Londra-Manchester”, senza spazi.
• «Il problema sarebbe che il mio contratto scade fra due settimane e non vogliono rinnovarmelo. Dovrebbe assumermi lei, di persona.»: perché “sarebbe”? Non c’è incertezza, il problema è quello; “sarebbe” non mi suona bene.
• Ci sono riuscite perché avevano fiducia una dell’altra: “una nell‘altra” (o “avevano la fiducia una dell’altra”); strettamente parlando, ma è un uso che va perdendosi, “l’una d/nell’altra”.
• Yard: forse è meglio tradurlo, visto che usi “pollici” e “piedi”.
• rischiare la galera e buttare soldi per drogarsi con un intruglio che li renda più sgradevoli: “che li rende”, direi.
• Artiglio della Fata: lo usi in corsivo, ma anche in tondo, laddove i nomi di altri mezzi sono in tondo.
• Mi gratto sopra l’orecchio con la manina: “con la manina” è inutile, si capisce dall’azione.
• mi si spezza il cuoricino a sapere quanto abbia sofferto: “quando ha”?
• Ma voi siete fatine non fate: virgola prima di “non”?
• Se chiudo gli occhietti potrei essere di nuovo piccina: “se chiudessi”?
• figlia della Terra: a volte “figlia” è maiuscolo, altre minuscolo.
• affidare la mia vita nelle manine delle mie compagne: alle manine.
• Dopo questa missione non tornerò più al Reame: “nel Reame”?

#127 Comment By Gamberetta On 5 luglio 2011 @ 01:33

@Riccardo. Mi lascia interdetta il commento sui dialoghi: al massimo avrei detto al contrario, ovvero che ci sono dei dialoghi poco brillanti che però portano avanti la trama. È un po’ può essere così. Poi i dialoghi dell’ultimo capitolo ti possono piacere ma per esempio quelli sì sono fini a se stessi. In particolare con Anisia:
Mostra spoiler ▼

L’esempio è l’ultima parte dello scontro con la macchina semantica in cui c’è una pagina intera (sul mio reader) di descrizione in cui spieghi come la fatina lotti contro di essa, quando l’esito è già evidente.

Sì, qui l’esito è evidente. È scritto apposta così, il bello dovrebbe essere proprio la descrizione della rabbia del “mostro” (che comunque è essenziale: sono tre paragrafi, nel formato A5 dei libri in commercio è poco più di 1/3 di pagina). D’altra parte scrivendo in prima persona è un po’ uno spreco mettere in pericolo fisico il narratore: il lettore sa benissimo che il personaggio non può morire o rimanere incapacitato prima della fine della storia.

@Marco. Dei diminutivi si è già parlato diverse volte, guarda i primi commenti.

@Klaus. La “marzialità” tra le fatine non è proprio la stessa “nostra”, ma questo non le rende meno disciplinate. Se vai avanti, la seconda metà del romanzo è più di azione (violenta).

@Federico. Nessun problema. ^_^

@Mauro.

Per curiosità: perché hai scritto il testo in due colori? Se c’è uno schema, al momento mi sfugge.

È un “bug” che mi hanno già segnalato, l’ho risolto domenica. Se riscarichi dovresti avere solo il testo nero.

[...] mi prude da morire tra le scapole, dove nascono le ali: mi è subito suonato strano: sa dove sono le sue ali, perché dire sia “tra le scapole”, sia “dove nascono le ali”?

È come dire: mi prude il pollice, all’attaccatura con la mano.

Cavi spessi un dito: non è immediato: un dito umano? un dito di fatina?

Non ho specificato quando si capisce dal contesto e qui si capisce che sono dita umane visto appunto che poco prima si parla di misure umane.

La fatina si passa la manica della tuta sulla fronte sudata. «Quante volte ti ho detto di non venire?»: sa chi è, perché “la fatina”? L’impressione che mi ha dato è che tu volessi nascondere l’informazione al lettore.

Forse un po’ sì. Ma volevo anche comunicare lo straniamento di Astride.

Mi arrampico sulla testa di uno dei gargoyle: perché si arrampica, se può volare?

Già volato molto quella sera, voleva sgranchire un po’ le giunture delle gambe. Anche gli uccelli ogni tanto si spostano camminando.

Do una zampata con la manina: “zampata” mi suona male: “zampa” sa di animale, e Astride usa “animali” per gli umani, che disprezza.

Perché la manina si è trasformata in zampa.

Il signor Cuthers: perché “Il signor”? Sembra un segno di rispetto, dato a una persona che disprezza.

Abitudine a chiamarlo così.

Per la citazione lunga:
Mostra spoiler ▼

Per i refusi grazie, sistemerò. Anche se alcune scelte per esempio di congiuntivo/indicativo sono volute.

#128 Comment By Il Guardiano On 5 luglio 2011 @ 09:26

Cazzo, Gamberetta, ho letto lo spoiler. Davvero finisce in quel modo?
Non avevo intenzione di leggerlo se non fra qualche mese.
Ora mi è venuta davvero voglia. Penso che lo inizierò appena finisco “le torri di cenere” di martin (che è uscito in edizione economica “Oscar best-seller”).

#129 Comment By Marco On 5 luglio 2011 @ 12:26

Ho letto ora i primi commenti. La spiegazione dei diminutivi non mi convince.

Mostra spoiler ▼

Ogni popolo parametra la normalità sulle proprie caratteristiche e ha un atteggiamento egocentrico (vale egocentrico per un intero popolo?) così come lo ha ogni individuo.
Per fare un esempio concreto i popoli pigmei non avranno mai definito se stessi bassi ma gli altri come alti. E viceversa. Ognuno considera la propria altezza normale e valuta tutto di conseguenza.

Inoltre tutti quei diminutivi ostacolano l’immedesimazione con il punto di vista, ricordando continuamente le dimensioni delle fatine. Almeno a me, mi buttano continuamente fuori dalla storia.

Infine rendono un po’ infantili certi passaggi.

#130 Comment By K On 5 luglio 2011 @ 13:27

Io adoro S.M.Q. non vedo l’ora di continuarne la lettura.

#131 Comment By francesca On 5 luglio 2011 @ 13:43

Ciao Gamberetta. Ho letto solo una parte del volume, quindi scriverò un’impressione parziale.
Secondo me il genere fatine d’assalto è una bellissima idea, direi geniale: sicuramente sarà apprezzata dagli amanti di tante branche di fantasy. Il “mondo” del libro, per quanto ho avuto modo di leggere, è molto ricco e accurato: nelle tante invenzioni, la società delle fatine, i marchingegni, le armi, l’ambientazione ecc. si trova una vera felicità creativa, che mi sembra il punto forte del romanzo.
La cosa che in capo a una trentina di pagine mi ha smorzato il desiderio di continuare a leggere è invece una questione di scrittura, per la precisione di mancanza di ritmo (saltellando in pagine a caso avanti fino alla fine mi sembra una caratteristica di tutto il volume).
In qualunque punto della narrazione, qualunque cosa stia succedendo, le frasi sono sempre uguali.
Che la narratrice si rilassi con una birretta o si spari elettricità nel cuore, che stia volando felice nel cielo o assistendo a una tortura, che scriva un biglietto di scuse o rifletta sul proprio destino, le frasi hanno sempre la medesima lunghezza e struttura (brevi, senza subordinate), e la stessa scarna neutralità.

La birra gelata mi invade la gola. Al terzo sorso mi gira la testa e sprofondo nella bambagia. Un altro sorso. Le pareti della stanza si incurvano, arazzi di piume ricoprono i muri. Sul soffitto, i battenti del cancello dorato si socchiudono. Ancora poco e l’alcool mi condurrà nel Regno della Gioia.

Rampini penetrano nella carne della creatura. Nuca, gomiti, polsi, incavo delle ginocchia, caviglie. Fili di rame tengono appeso lo gnomo alla sfera di canfora che galleggia tra le nuvole disegnate sul soffitto a volta.
Lo gnomo si muove a scatti, come una marionetta.

L’unico sentimento che riesce a smuovere un po’ il fraseggio è l’irritazione: l’imprecazione, l’epiteto offensivo, sono l’unico segno di vita, l’unico scostamento dalla norma delle frasi neutrali. Per il resto nulla sembra interessare o colpire tanto l’animo della fatina da meritare un aggettivo o una mezza frase in più, da increspare un po’ l’andamento della scrittura.
Non ho nulla contro la scrittura semplice e scorrevole. Ma una narrazione ha picchi di maggior tensione narrativa, di conflitto, di concitazione, e necessariamente momenti più tranquilli: a mio parere la scrittura dovrebbe saper esaltare questo andamento, correndo e rallentando quando necessario, e non appiattirlo raccontando tutto con lo stesso ritmo.
Qui la narrazione è in prima persona e al presente, quindi il narratore, per quanto cazzuto, dovrebbe risentire parecchio dell’azione, e il suo modo di raccontare dovrebbe restituire questo coinvolgimento. Ecco, a me nelle fatine invece sembra di leggere una cronaca in prima persona di cose vissute da altri. E non è facile trepidare per le sorti di un personaggio che per primo non sembra coinvolto più di tanto in quello che racconta.
————————————————
Infine una curiosità biologica, che non so se si spiega nel libro, nel caso me lo vado a cercare.
Le fatine sono tipo come l’ornitorinco, cioè fanno le uova e poi allattano la prole (visto che hanno il seno)?
Grazie! :-)

#132 Comment By ??? On 5 luglio 2011 @ 13:46

@Gamberetta

Ok, ho capito. Ma secondo me il problema rimane: io mi emoziono a leggere di un tizio a cui tagliano un braccio se ho sviluppato empatia con lui, altrimenti non mi fa né caldo né freddo.

Ok, giusto, ma la scena ti interessa. L’inizio di una storia imho punta più sul suscitare interesse che sull’empatia, proprio perché è l’inizio e non c’è stato tempo di legare il lettore al personaggio.

Meglio di tutto, quindi, sarebbe iniziare con un hook che mette il personaggio in crisi e creare empatia entro la fine del primo capitolo, non trovi?

#133 Comment By Kimberly Anne On 5 luglio 2011 @ 14:04

Ho iniziato il libro oggi e mi sta già prendendo, mi sembra molto interessante! *-*
Ma i complimenti te li farò a tempo debito, quando l’avrò finito. Scrivo invece per dirti che mi sono presa la libertà di aggiungerlo su Goodreads, dove tengo traccia di tutti i libri che leggo. (link: http://www.goodreads.com/book/show/11953112-assault-fairies-volume-1)
Spero non ti dispiaccia; se avessi qualcosa in contrario, provvederò a farlo eliminare x°

#134 Comment By DagoRed On 5 luglio 2011 @ 14:29

Letto tutto d’un fiato stanotte. Ora casco dal sonno e non riesco a studiare. Immagino sia quindi superfluo dire che l’ho trovato molto bello ^_^

Cosa mi è piaciuto di Assault Fairies:

-L’intreccio: mi è parso molto ben progettato. Forse un po’ ostico (come già rilevato da altri) nell’alternanza fra presente, ricordi e falsi ricordi, ma in definitiva niente di proibitivo.

- L’ambientazione: ho trovato squisito l’intero profilo mitologic/weird della vicenda. Cose come i coniglietti tabagisti, le fatine pseudosgualdrinelle, l’esecuzione dell’elefante, lo “specchio delle mie brame” meccanico sono solo alcune delle bizzarrie che mi hanno narrativamente mandato in solluchero. Anche la parte steampunk mi è sembrata costruita con molta cura e originalità, per quanto non sia un esperto del genere e, a conti fatti, neanche un gran estimatore.

- La gestione del POV: mi è sembrata, da quel poco che umilmente posso considerare, tecnicamente impeccabili. Più che idonea a facilitare la scorrevolezza di una vicenda che, specie quando si inerpica fra macchinari steampunk e intelligenze artificiali, rischierebbe altrimenti di essere alquanto problematica.

-Dialoghi: Scorrevoli, azzeccati, sempre adatti al momento o al personaggio.

-Finale: adoro i finali aperti.

-Retrogusto ekki: qui meglio se non mi dilungo ^__^

Però se posso (cioè se Carranonan abbassa la canna del Mauser) vorrei fare anche qualche osservazione un pochino più critica:

1- Innanzitutto il comparto militare. Sarà che sono appassionato del genere (il Duca dice fanboy) ma io da un romanzo che si professa “military”, oltre “aetheric fairypunk” mi sarei aspettato un po’ di più che un colpo di fucile a distanza, qualche marines scalpitante e due o tre flashback sull’addestramento.
Anche la marzialità delle tipette, come hanno già rilevato altri, mi ha un po’ deluso. Pare identica a quella umana, con divisione in gradi, saluti ai superiori, corsi d’addestramento, soldati scelti, armi da fuoco (almeno in senso lato) ecc ecc. Io mi sarei aspettato qualcosa di molto differente da un popolo con un background evolutivo, storico e biologico assolutamente diverso dal nostro. A meno che non si voglia sostenere che il nostro modo di fare la guerra sia universalmente il migliore o più adatto a un popolo evoluto.

Sempre sull’aspetto militare, segnalo che la battuta del “Reclute del cazzo, buttiamole a mare” “No, i poveri pesci non se lo meritano” è un po’ vecchiotta, e l’ho vista in giro su minimo una mezza dozzina di vecchie war novels. Ma vabbè, io sono fanboy, e quindi chissene… E poi per funzionare funziona ^_^

Il punto che mi ha portato al WTF!! è un’altro. Parlo di quando, durante l’addestramento

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2- L’ambientazione umana. Qui provabilissimo che sia colpa della mia scarsa dimestichezza con lo steampunk, ma mi pare che la Londra ottocentesca vera, una volta steampunkizzata e riempita di creaturine e creaturone fiabesche, finisca per essere un po’ soffocata. Insomma, per buona parte della vicenda, pur sentendo cognomi e nomi inglesi, non ho percepito affatto di trovarmi nella patria di Albione, per quanto “distorta”. Non so, forse qualche riferimento al the delle 5 e alle partite di cricket avrebbe giovato. O forse ho scritto una stronzata ^__^

3- L’elemento umano. Le protagonista della vicenda agisce in un mondo umano per la cui salvezza finisce per rischiare la propria vita. Eppure dall’inizio alla fine lei non fa altro che disprezzare gli umani e tutto ciò che essi rappresentano.
Intendiamoci, sono il primo ad aborrire i fantasy dove alla fine gli elfi scompaiono, i nani si inkulano fra loro nel fondo delle miniere, e gli uomini rimangono gli unici indiscussi paToni di monTo. Ma qui imho si esagera dall’altro versante. Di modo che al 48° “animale” espresso dalla protagonista verso una razza tutto sommato tecnologicamente avanzata, e abbastanza libera da permettere a chiunque di vivere nella propria capitale (a differenza degli umani che cercano di entrare nel Regno delle Fate) mi è partito un fatato vaffanculo.
Di più, non è tanto questo palese razzismo della protagonista a puzzarmi (che narrativamente è legittimissimo), quanto il fatto che nel corso di questa vicenda la tipetta non si discosti minimamente da tale visione delle cose. Non mi aspettavo certo che alla fine dell’ambaradan si sposasse con un umano (vabbè, non considero la versione hentai ^_^), ma almeno un minimo moto di stima verso
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penso non fosse eccessivo.
Questo modo di fare, prolungato per la totalità di romanzo, ha finito per generarmi una forte antipatia per un personaggio che, altrimenti, avrebbe grinta da vendere.

4- La storiella del genitore super-qualcosa, e del figlio che vuole seguirne a tutti i costi le orme, pur senza aver danneggiato in alcun modo l’intreccio mi puzza tanto di immasticabile clichè.

5- La questione vezzeggiativi. Mi conformo a quanto già detto nonchè a quanto replicato.

Spero di non aver rotto troppo i maroni. Ancora i miei complimenti per la bravura e la passione che ci metti ^_^

PS: potresti chiedere al Duca di abbassare il Mauser, per piacere? ^_^

#135 Comment By Giles Habibula On 5 luglio 2011 @ 14:44

Dunque…

Letto tutto

Innanzitutto :
La disputa riguardo l’elettrocuzione di Topsy : all’elefante venne somministrato del cianuro di potassio, particolare molto importante per determinare la dose letale. Inoltre, si, gli venne somministrato per ingestine, quindi, anche se la dose fosse stata letale, avevano, comunque, il tempo per finirlo, prima che morisse per avvelenamento, considerando la massa corporea.
In ogni caso, per ingestione, la LD ( http://it.wikipedia.org/wiki/Dose_letale ) di cianuro di potassio è 150-300mg/kg (fonte: manuale di farmacognosia).

@Mauro :
Considerando che le fatine possono condividere la coscienza con la comunità, no, non è strano che non facciano un rapporto sulle dimensioni considerando la Regina come anormale. Essendo la Regina – com’era scritto ? Il cuore del piccolo popolo, la mente del piccolo popolo ? vabbè, poco importa – il fulcro di questa pseudo mente-alveare, saranno le fatine a considerare i loro arti piccoli, rispetto alle dimensioni della regina, il membro con la mente più potente e, di conseguenza, la mente dominante.

@Gamberetta :
Il primo volume è scritto in modo scorrevole, non mi ha dato fastidio, ne impedito la lettura, l’utilizzo di vezzeggiativi, ne le descrizioni delle parti meccaniche, ne i flashback, ne le memorie del mondo degli spiriti.

Giudizio : a me è piaciuto e non ho avuto difficoltà a leggerlo.

C’è da dire che, a mio vedere, la caratterizzazione dei personaggi, a parte quella di Astride, mi è sembrata un pochino scarna. Vero è che il volume è relativamente breve e, di conseguenza, perdendo paragrafi a caratterizzare maggiormente i personaggi, ne avrebbe risentito la trama, ma hai detto che la cosa si risolverà nei prossimi volumi, quindi, mi fido.

Lo scenario, non è descritto in modo rapido e superficiale, ne con carenza di dettagli, ma, secondo il mio parere, così come per la caratterizzazione dei personaggi secondari, particolari maggiori dello scenario avrebbero arricchito la storia, come, ad esempio, lungo il tragitto tra gli uffici e il QG, lancia un’occhiata al poligono di tiro all’aperto in cui i marines stanno scaricando i fucili, una descrizione minima dei velivoli parcheggiati nell’hangar quando incontrano i due tecnici intenti a testare il dispositivo di trasmissione via etere. Non incide sulla trama, quindi, fottesega, e sono anche felice che manchino i capitoli di descrizione alla Stephen King, tanto utili a conciliare il sonno, quando ad invogliare alla distruzione del volume, però…

Concludo con : maledetta…

…capisco mantenere alto l’interesse con un finale non conclusivo, ma questo … questa è crudeltà… ho appena finito di dire che mi è piaciuto e mi metti un finale da “tranquilli, saprete tutto al prossimo episodio, che, naturalmente, terminerà, di nuovo, con un finale che verrà rivelato al successivo, e così fino alla fine dei tempi, MORIRETE TUTTI ! AHAHAHAHAHAH!”

… o una cosa del genere…

comunque, bello, complimenti

#136 Comment By Gamberetta On 5 luglio 2011 @ 15:55

@Marco. I diminutivi sono lì per caratterizzare meglio le fatine. Che non sono “donne in miniatura”; sono, rispetto a noi, creature aliene.
Una fatina distende le piccole dita e pensa di avere delicate manine. A noi sembra un comportamento infantile, per una fatina è un comportamento da… fatina.

@francesca. In parte ti posso dare ragione. La scelta di scrivere in questa maniera nasce dal fatto di dover esporre in modo chiaro una storia di avventura/azione in un mondo complesso e bizzarro. Con l’aggravante che il punto di vista è insolito e perciò si può sottintendere molto poco, dato che il lettore non è abituato a guardare il mondo con gli occhi di una fatina.
Già così diverse persona hanno trovato alcuni passaggi ostici, se avessi usato un tono meno neutro non si sarebbe capito niente. E proprio per questa ragione ho scelto come punto di vista una fatina militare di professione. Una abituata ai “Sissignora!”, “Nossignora!” e a scrivere rapporti chiari e concisi. Una addestrata a uccidere da quando aveva ancora la peluria sulle ali, una che molto difficilmente si fa turbare da qualcosa.
Dopodiché la prima persona non è facile da gestire e di sicuro si poteva fare meglio. Ma dubito che cambierei l’impostazione generale. In ogni caso mi spiace che ti sia annoiata, magari andrà meglio la prossima volta.

@???. Siamo d’accordo. Però secondo me non sempre la “crisi” deve essere pericolo fisico. Niente in contrario, intendiamoci, ma non è detto funzioni sempre o sempre sia una buona idea. Poi se scrivi in prima persona è inutile mettere in pericolo il narratore, perché tanto chi legge sa benissimo che non può morire prima della fine.

@Kimberly Anne. Per il link hai fatto benissimo, anzi ti ringrazio.

@DagoRed.

A meno che non si voglia sostenere che il nostro modo di fare la guerra sia universalmente il migliore o più adatto a un popolo evoluto.

Qui stai confondendo causa ed effetto. Secondo te, chi ha insegnato a noi umani l’arte bellica? O sei tra quelli che per esempio davvero credono che il Della Guerra sia stato scritto da un ufficiale prussiano? D’accordo, fisicamente lo ha scritto von Clausewitz, ma sotto dettatura.
In altre parole siamo noi che abbiamo imitato maldestramente il modello di esercito delle fatine. Così come nel romanzo le macchine da guerra umane sono (brutte) copie di quelle biomeccaniche delle fatine.
Per quanto riguarda la scena sulla spiaggia, sì è un po’ volutamente cliché e…
Mostra spoiler ▼

Le protagonista della vicenda agisce in un mondo umano per la cui salvezza finisce per rischiare la propria vita.

Il Reame è sulla Terra, il mondo è lo stesso per tutti. Poi sì Astride è davvero razzista (a differenza per esempio di Azalea a cui non frega niente degli umani e di Arina che è invece amichevole), e non credo riconoscerà mai i meriti di un animale. D’altra parte se sono bestie, sono bestie, non è colpa sua.

#137 Comment By DagoRed On 5 luglio 2011 @ 16:22

In altre parole siamo noi che abbiamo imitato maldestramente il modello di esercito delle fatine.

Giuro che non c’ero arrivato xD

Dunque non c’è problema ad *******, visto che non le si deve insegnare più niente.

O_O
A confronto i Navy Seal sono un collegio delle orsoline.
Ma come ha fatto la poveretta a sopravvivere?

D’altra parte se sono bestie, sono bestie, non è colpa sua.

$_$

#138 Comment By Marco On 5 luglio 2011 @ 16:51

Forse non riesco a spiegarmi. Ok loro sono rispetto a noi creature aliene ma la voce narrante è di una di loro quindi il proprio corpo non ha niente di alieno. Per lei le sue non sono manine, piedini, ditini ma sono mani, piedi, dita, punto.
Sono manine solo dal punto di vista degli umani. Per lei sono loro a essere giganti non lei a essere piccola.

A mio parere l’essere fatina dovrebbe venir fuori in altro modo.

#139 Comment By Marco On 5 luglio 2011 @ 17:00

Poi non so a me non convince l’immagine di una fatina militare di professione che porta i segni della guerra sul corpo, che nelle prime pagine manda a quel paese un tipo e poi parla di “manine e piedini”.

Inoltre può sembrare un voler insistere sulle piccole dimensioni delle fatine quando queste ci sono state efficaciemente mostrate con la scena del frigo.

Io alla terza volta che ho letto manine ho pensato “ok, ho capito, hanno le mani piccole perché sono piccole, possiamo andare oltre?”

#140 Comment By Mauro On 5 luglio 2011 @ 17:23

Gamberetta:

Perché la manina si è trasformata in zampa

Capito; non mi era chiaro che la mano si fosse trasformata già a quel punto, anche perché la chiama comunque “manina” (“Do una zampata con la manina”).

Giles Habibula:

@Mauro :
Considerando che le fatine possono condividere la coscienza con la comunità [...]

Quello cui rispondi lo ha scritto Marco, non io.

#141 Comment By Gamberetta On 5 luglio 2011 @ 17:30

@DagoRed.

A confronto i Navy Seal sono un collegio delle orsoline.
Ma come ha fatto la poveretta a sopravvivere?

L’hanno riportata sul granchio e curata. Non era una ferita grave, le fatine sono molto resistenti.
Se ti interessano i NavySEAL (nota: storpiatura dell’originale FairySEAL), leggi questo libro. È una descrizione minuziosa (per quanto consentito dal segreto militare) dell’addestramento dei SEAL. Se si legge senza pregiudizi, appare chiaro che anche lì in origine a dirigere gli addestramenti erano le fatine. Basta vedere questa “tradizione”: le reclute ferme per infortunio spesso aiutano le reclute del corso successivo portando di nascosto caramelle e cioccolato. Più comportamento fatinesco di così…

#142 Comment By Giles Habibula On 5 luglio 2011 @ 17:31

@Mauro
Eh, lo so, il lavoro debilita l’uomo, niente di personale, tutta colpa dei DNS ._.

@Marco

Considerando che le fatine possono condividere la coscienza con la comunità, no, non è strano che non facciano un rapporto sulle dimensioni considerando la Regina come anormale. Essendo la Regina – com’era scritto ? Il cuore del piccolo popolo, la mente del piccolo popolo ? vabbè, poco importa – il fulcro di questa pseudo mente-alveare, saranno le fatine a considerare i loro arti piccoli, rispetto alle dimensioni della regina, il membro con la mente più potente e, di conseguenza, la mente dominante.

#143 Comment By Giles Habibula On 5 luglio 2011 @ 17:59

Domanda :
Se, nel secondo volume, ci sarà qualche flasback riguardante l’addestramento, ci sarà la fatina Artman (si, lo so, il nome è Hartman, ma i nomi iniziano tutti con A) ?

Appurato che le fatine hanno una tecnologia superiore, sono le più belle del reame, hanno un QI superiore a 160 e, per passare il tempo, fabbricano carillon alimentati da reattori a fusione fredda, non sarebbe interessante inserire anche qualche personaggio di etnia “diversa” dalla fatina ? Che ne so, un pilota umano (magari che guida questo), o il ragazzo dello spaccio(cit.). La storia è priva di gnokki, ma nessuno afferma che, per inserire un personaggio maschile, esso debba, necessariamente, essere uno gnokko…

#144 Comment By dr Jack On 5 luglio 2011 @ 19:11

L’ho finito!
Mi è piaciuto: vita militare, indagini, spietatezza e finale inatteso sono tutti argomenti di mio gradimento. E sarò un sentimentale, ma a me le fatine piacciono un casino.
Senza dubbio meglio di Laura, ma secondo me peggio di S.M.Q.

Elementi positivi in breve (li hanno già elencati, alcuni più volte).
Lo stile è un elemento eccezionale.
L’ambientazione è bella.
Ci sono un sacco di dettagli fantastici, come i modi di dire e la verginità scacchistica.
La trama mi è piaciuta.

Riguardo a opinioni già presenti nei commenti precedenti.
- I diminutivi (visino, manine ecc.): a me non sono dispiaciuti, magari il lettore ha fastidio per altri motivi (tipo Astride che è antipatica) e scarica la colpa sui diminutivi.
- Tutti i nomi con le A iniziali. L’idea è molto bella, e caratterizza bene il gruppo di fatine. Il problema è che ci sono tanti personaggi fatina, e tutte queste A le confondono, anche perché di carattere si assomigliano tra loro (tutte orgogliose, tutte un po’ sadiche, tutte militaristiche).
- I continui sogni e flashback rovinano un po’ il ritmo e anche loro aumentano la confusione.
Ma queste sono quisquiglie.

Dal mio punto quello che non fa superare “mi è piaciuto” è Astride.
- Non appaiono personaggi positivi a cui affezionarsi. Alla fine non mi importava se i personaggi vivessero o morissero. E questo toglieva molto ai fatti truci, non li sottolineava abbastanza.
Ma nella storia i personaggi si dividono
A) duri e bastardi
B) flaccidi e incapaci
C) mere comparse
E io penso che questo sia dovuto dal PDV di Astride. E al suo razzismo che a volte si spinge nella stupidità (quando non riconosce il valore di esseri umani evidenti).
Il PDV di Astride spinge a pensare come lei: alla fine cosa me ne frega se crepano tutti questi stronzi?

Il movente del personaggio
Il movente di Astride mi sembra debole.
Astride è super addestrata… come mai all’inizio ha quel lavoro?
Anche Jack Bauer (pure lui uno dei top delle forze speciali) ha avuto i suoi momenti no (con figlia a carico?). Eppure, anche quando è uscito dal CTU si è trovato un lavoro dignitoso; senza andare a fare il mercenario o il criminale, cosa contro la sua natura, o al massimo è andato ad aiutare nelle missioni umanitarie.
Vederlo fare il cameriere con costumino da pollo sarebbe un bel WTF?

Il Reame. Da una parte sono così spietati da accoltellare le loro reclute. Dall’altro lasciano in giro Astride come se nulla fosse, lasciandola viva in uno stato di degrado.
Ci credo che gli umani la ritenevano corruttibile. Quello che mi sembra strano e come mai il Reame non se ne sia reso conto e abbia attuato la “tipica soluzione drastica” a cui sembrano abituate le fatine.

La questione sarebbe secondaria se non fosse sottolineata dal fatto che questa dovrebbe essere la motivante che spinge avanti la storia: non trovo lavoro e allora mi unisco a una potenza straniera.

Ma Astride… non si è accorta che c’era qualcosa che non andava? Se è davvero una super top del suo settore come ha fatto a non rendersi conto?
E le sue compagne? Anche loro non badano al fatto che Astride (più debole delle altre) le debba guidare? (O sono tutte al servizio degli umani? Mi pare di no.)
Aggiungiamo che (pare) Astride fosse una militare dei servizi speciali e viene messa a capo di una squadra che segue indagini con un po’ spionaggio, mentre le operazioni speciali sono secondarie?
Servirebbero curriculum diversi. Operazioni speciali, servizi segreti e indagini di polizia hanno bisogno di specialisti differenti. Un Navy Seal non è un agente della CIA, che a sua volta non è un agente dell’FBI.
Certo il passato di Astride non si è ancora rivelato e magari lo spiegherebbe. Ma lasciare aperte queste domande per così tanto tempo non mi convince appieno.
Insomma, la domanda: perché proprio lei, non se lo chiede nessuno dei personaggi? Io l’ho sentita e loro non mi hanno risposto.

Qualche altra inezia:
Metto in dubbio anche la professionalità di Astride
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Altra questione:
La posta pneumatica.
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Dopo tutta sta menata sembra quasi che non mi sia piaciuto :p. Ma non è vero, e lo ripeto.
Mi è piaciuto. Ma poteva essere meglio.

#145 Comment By DagoRed On 5 luglio 2011 @ 19:16

Due altre noticine:

- Anch’io ho storto un poi il naso per la faccenda delle lattine di alluminio. Avrei capito la latta, ma non l’alluminio. Come già detto non sono affatto esperto di steampunk, ma questo materiale l’ho sempre considerato, insieme alla plastica, il simbolo del secolo 20esimo (inoltrato). Felicissimo di essere eventualmente smentito.

- Sempre nell’ambito militare, condivido l’idea che il comportamento dei militi umani sia troppo neutro e asettico (specie considerando che sono animali v.v )
Qualche “troietta svolazzante” o “insettaccio ciucciacazzi” io lo avrei fatto sfuggire volentieri a uno o due marines, se non altro per dar modo alla nostra fatina di rifilare ai bestioni un cicchetto coi fiocchi ^_^

Inoltre -ma qui siamo già al livello di farneticazioni da fanboy- non ho trovato in tutto il libro quello che ritengo un elemento essenziale per qualunque romanzo che aspiri ad essere (anche) di tema bellico. Ovvero le sboronate militari
Ovvero frasi ad effetto che dette da chiunque altro suonerebbero patetiche ma che pronunciate al momento giusto da un soldato acquistano (imho) un’irresistibile aura di epicità e/o comicità nera. Per capirci, cose del tipo:

Padre Emmanuel si diresse verso un ferito grave, un capitano delle SS con un enorme buco al basso ventre.
«Va’ fuori dai piedi, prete!» gemette l’ufficiale morente. « Del tuo Dio, io me ne frego»

Noi se si riceve un ordine lo si esegue, perché siamo dei soldati. Andremmo sulla luna infilandoci una cartuccia nel buco del culo, se ce ne dessero l’ordine.

“Vorrei sapere, signor comandante, se una malattia al cuore dispensa dal picnic?”
“Fuori dei piedi! Né una malattia al cuore né i coglioni al cartoccio. Altre domande?”

Chi c’è andato più vicino è stata la fatina istruttrice, che infatti considero già la mia preferita. Ma imho con la tua bravura per i dialoghi avresti potuto dare di più ^_^
Sempre ammesso che atteggiamenti del genere sia confacenti con delle dolci fatine ^_^

Se ti interessano i NavySEAL (nota: storpiatura dell’originale FairySEAL), leggi questo libro. È una descrizione minuziosa (per quanto consentito dal segreto militare) dell’addestramento dei SEAL. Se si legge senza pregiudizi, appare chiaro che anche lì in origine a dirigere gli addestramenti erano le fatine. Basta vedere questa “tradizione”: le reclute ferme per infortunio spesso aiutano le reclute del corso successivo portando di nascosto caramelle e cioccolato. Più comportamento fatinesco di così…

Wow. Gamberetta che mi consiglia un libro di argomento bellico. Credo che questo sia il giorno più felice della mia vita, a parte quella volta che assistetti al linciaggio di un ausiliare del traffico *_*
Giuro che me lo procuro appena possibile.

Duca, adesso non fare la faccia da gelosone v.v

#146 Comment By DagoRed On 5 luglio 2011 @ 19:21

Aggiungiamo che (pare) Astride fosse una militare dei servizi speciali e viene messa a capo di una squadra che segue indagini con un po’ spionaggio, mentre le operazioni speciali sono secondarie?
Servirebbero curriculum diversi. Operazioni speciali, servizi segreti e indagini di polizia hanno bisogno di specialisti differenti. Un Navy Seal non è un agente della CIA, che a sua volta non è un agente dell’FBI.

Dovrei andare a ricontrollare, ma mi pare che oltre ad aver ogni fatina una sua specializzazione, siano anche assistite da degli specialisti umani. Vedi il rapimento dello gnomo puzzone & pervertito (un po’ il mio personaggio totemico).

#147 Comment By Giles Habibula On 5 luglio 2011 @ 19:41

@DagoRed :
La lattina di birra, effettivamente, fa la sua prima comparsa intorno agli anni ’40-’50, ma la produzione di alluminio comincia attorno al 1890.

Considerando l’ambientazine steampunk ci devi mettere tecnologia piu avanzata (lattina di birra in stile vittoriano).

#148 Comment By megghi On 5 luglio 2011 @ 19:59

Stavo leggendo Assault Fairies (sono più o meno alla ventesima pagina) quando m’è venuta la curiosità di andare in fondo al manoscritto per leggere la nota, che mi ha parecchio incuriosita. Ora, premettendo che sono completamente ignorante in materia di fantasy, di fantascienza e più in generale della maggior parte della narrativa di cui ti occupi in questo blog (per non parlare di fatine) e che il mio commento non vuole essere in nessun modo sarcastico, volevo sapere: questa storia dell’esistenza delle fatine è un’ invenzione necessaria per lo svolgimento della storia, o veramente sei una sostenitrice di quest’ipotesi? Non avendone mai sentito parlare fin’ora la cosa mi incuriosisce molto. Vorrei anche chiederti: se è la seconda delle due, come sei giunta a sostenere l’esistenza delle fatine? C’è in particolare qualche articolo a cui potresti rimandarmi per poterne sapere di più? Come accennavo prima, sono sinceramente interessata da questa teoria, che mai avrei pensato esistesse. Mi scuso se la domanda dovesse suonare stupida od idiota, ma sono letteralmente caduta dalle nuvole!

#149 Comment By Mauro On 5 luglio 2011 @ 20:05

dr Jack:
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#150 Comment By RedRose On 5 luglio 2011 @ 21:24

@DagoRed e Giles Habibula:
Se vogliamo guardare al pelo nell’uovo qui trovate una timeline a proposito dell’uso dell’alluminio, in particolare per imballaggi. Le lattine (di latta!) si costruivano già nell’Ottocento, ma la tecnologia ha raggiunto uno stato tale da permettere la produzione di lattine per liquidi nel 1930; la prima lattina di birra con la forma attuale è del 1935.
Il duralluminio che Gamberetta cita una volta nel libro è una scoperta del 1905 e il processo industriale è del 1909.
Un’altra volta viene citata una scaletta in alluminio, che suppongo sia meno complicata da fare di una lattina, una volta che esiste il modo di fare le saldature.

Tutto sommato niente di tutto ciò mi pare così schifosamente anacronistico, si sa che lo sviluppo di certi procedimenti piuttosto che altri è un fatto di opportunità, chissà che piega avrebbero potuto dare le fatine all’industria degli imballaggi se le avessero lasciate fare :D

#151 Comment By Momo On 5 luglio 2011 @ 21:25

@ dr. jack: vorrei dire la mia sui nomi delle fatine. Avevo pensato anche io alle possibili ambiguità dei nomi “simili” che iniziavano per A. Però la tua considerazione mi sembra errata. “Anemone” e “Amarilla” sono nomi molto particolari, confondibili solo se nella vita uno confonde “Giacomo” con “Gianfranco”. “Astride” è riconoscibilissimo per la “str”, e comunque è il pov quindi non c’è alcun problema. “Azalea” e “Arina” allo stesso modo sono difficilmente confondibili (più degli altri nomi, ma giusto all’inizio). L’unico che mi ha creato qualche problema è “Anisia”, ma collocandosi in scene specifiche non ha procurato guai.

#152 Comment By dr Jack On 6 luglio 2011 @ 09:47

@ Dagored

Dovrei andare a ricontrollare, ma mi pare che oltre ad aver ogni fatina una sua specializzazione, siano anche assistite da degli specialisti umani.

Non sto dicendo che la squadra non avesse adeguato supporto.
La questione è che a capo di una squadra d’indagine metterei un esperto dell’FBI, o al massimo un esperto della CIA. Non un esperto dei navy seal. E questo crea ulteriori dubbi visto che dal background mostrato di Astride (per ora) è un’esperta di forze speciali.

@ Mauro
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@ Momo

Però la tua considerazione mi sembra errata. “Anemone” e “Amarilla” sono nomi molto particolari, confondibili solo se nella vita uno confonde “Giacomo” con “Gianfranco”.

Se fossero solo due o tre sarei d’accordo.
Se fossero nomi di persona italiani potrebbe essere lo stesso.
Se avessero un significato comprensibile ancora va bene. Ma io ad esempio non so distinguere il fiore Amarilla da un Anisia o da un Arina (sono fiori, no?).

Per me il motivo della confusione è dovuto dalla lunghezza del nome più che dall’assonanza.
Anisia con con Arina, Anemone con Azalea.
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Con Astride ho avuto qualche problema solo all’inizio, poi ho memorizzato il nome, con le altre è stato più difficile.
L’assonanza diversa ha aiutato, vero, e ci sono delle attenuati (per me la più grande è il fatto che effettivamente la A iniziale è caratterizzante delle fatine).
Insomma, la confusione e in qualche modo si risolve (come anche per i flashback, dopo un po’ si torna a seguire il discorso) però l’ho sentita. La riporto, giusto per dire di pensarci ancora un po’ su per vedere se si trova una soluzione.

#153 Comment By Marco On 6 luglio 2011 @ 11:39

@Giles Habibula

Considerando che le fatine possono condividere la coscienza con la comunità, no, non è strano che non facciano un rapporto sulle dimensioni considerando la Regina come anormale. Essendo la Regina – com’era scritto ? Il cuore del piccolo popolo, la mente del piccolo popolo ? vabbè, poco importa – il fulcro di questa pseudo mente-alveare, saranno le fatine a considerare i loro arti piccoli, rispetto alle dimensioni della regina, il membro con la mente più potente e, di conseguenza, la mente dominante.

Anche accettando questa come spiegazione, che comunque a me non convince, tutto questo non emerge dalle prime pagine.
Quello che si ha è una fatina dal carattere forte, che odia gli umani ed è invece orgogliosa del proprio essere fatina. Si vede la sua individualità mentre della condivisione della coscienza della comunità non vi è traccia. L’uso dei diminutivi non trova giustificazione, la fatina sembra assumere il punto di vista, per quanto riguarda le dimensione, degli umani che tanto odia.
L’impressione che fa è un voler continuamente ribadire che le fatine sono piccole. A me da fastidio, magari sono il solo.

#154 Comment By Marco On 6 luglio 2011 @ 11:44

Poi sono sicuro che Gamberetta se ha fatto la scelta dei diminutivi lo ha fatto con consapevolezza e con una sua motivazione, non certo con la superficialità di certi 14enni pubblicati.

Però oggettivamente se il libro non fosse stato di un altro di fronte a tutti quei diminutivi io penso (magari sbaglio) avrebbe fatto, nel suo modo più pungente, le mie stesse osservazioni.

Che per quello che ho letto finora mi è piaciuto ma quei diminutivi mmi danno la stessa orticaria di un “attimino”.

#155 Comment By Federico Russo On 6 luglio 2011 @ 13:13

Ho pubblicato le mie impressioni sul mio blogghino. Incollo la parte “fondamentale” (evito di incollarlo attraverso l’html, la formattazione risulta comq incasinata, tanto vale evitare) .

Elenco i pro e i contro in simultanea.

- Tecnica
[Pro.]
Molto show e niente tell. Termini adatti allo scopo prefisso, ritmo incalzante.
[Contro]
Troppo show, anche quando non serve. Ci sono scene “meccaniche” in cui si mostrano tante di quelle cose che il lettore è costretto o a conoscere nei dettagli il funzionamento del macchinario (e quindi può leggere in fretta senza intoppi, figurandosi tutto in testa), oppure deve fermarsi e riflettere su ogni parola – ma anche così la scena è probabile che rimanga oscura.
[Pro.]
Uso della prima persona e uso del presente. Chiunque abbia letto un manuale di scrittura saprà che la prima persona dà credibilità alla storia, favoriesce l’immedesimazione nel personaggio, e nel complesso insieme all’uso del presente la lettura viene facilitata.
[Contro.]
L’uso di una prima persona al di fuori di uno stile biografico/diaristico è rischioso: limita i pov a quello del protagonista, quindi restringe la visuale degli eventi e delle informazioni al lettore, nonché lo spettro della storia – soprattutto quando è così ricca di elementi -, e a mio avviso, in questo caso, riduce la potenza del racconto.
Oserei aggiungere che la prima persona non giustifica gli infodump; i pensieri infodumposi della protagonista non sono credibilissimi, ma si possono accettare senza problemi. Tuttavia l’infodump non compare proprio quando dovrebbe (per esempio, per spiegare svariati meccanismi troppo mostrati, o per definire le svariate strutture dimensionali, ecc.)

- Background
[Pro.]
L’ambientazione “storica” non si sente granché, nel senso che l’elemento fantastico prevale su tutto – basti pensare che il mondo è filtrato dal pov della fata. Ma è preferibile così, dato che le fatine sono più importanti dello squallido mondo degli umani.
L’ambientazione è ricchissima di spunti interessanti, sia dal punto di vista tecnologico che da quello fantastico.
[Contro.]
Non mi è stata molto chiara la natura della magia delle fatine. Cambia la realtà o è pura illusione? Ovviamente non è pura illusione, visto i modi in cui viene usata, ma allora mi chiedo perché in certe occasioni non è stata sfruttata? Esempio random con SPOILER: quando le fatine usano la posta pneumatica per essere trasportate (idea mitica), non dovrebbero avere nulla da temere per la loro incolumità: la magia potrebbe risolvere tutto, dalla mancanza di aria agli spigoli appuntiti. Forse l’esempio non è dei migliori, ma a mio avviso tante situazioni potevano verificarsi diversamente, con un uso intelligente della magia. /SPOILER
Altro contro, la ricchezza di elementi retrofuturistici è un’arma a doppio taglio. Nel modo in cui vengono presentati mi sono sembrati un’accozzaglia enorme di cose, e questo mi ha portato ad apprezzare molto alcuni elementi e a storcere il naso ad altri (e.g., l’ “Inception” fatato).

- Personaggi
[Contro.]
Lo ammetto, le fatine non le ho distinte l’una dall’altra. Volendo, non potrei neanche votare la mia fatina preferita, perché l’unica davvero caratterizzata è la dinamitarda – ha il suo perché, alias l’esacerbazione dei tratti comici, una sorta di caricatura che non risulta affatto poco credibile perché, diamine, è una fatina!
Le altre fatine non le ricordo affatto. Ricordo che le loro magie avevano odori diversi, forse anche i capelli erano diversi, ma il problema è che non sono state propriamente caratterizzate.
Come ben sappiamo, quando i personaggi sono diversi è bene ricordare al lettore le loro caratteristiche. Per quanto possa risultare noioso all’autore, sarebbe troppo semplice fare un ritratto veloce nella presentazione del personaggio e lavarsene le mani per le pagine restanti.
La caratterizzazione risulta tanto più efficace quanto più rimane costante nelle pagine. Basta poco, per esempio ribadire che Fatina X ha i capelli verdi e lunghi (o corti), a pagina 10 si può dire che il vento glieli sbatte contro il viso, a pagina 15 si può dire che la fatina se li liscia nervosa, a pagina 17 che se li scosta dalla fronte ecc.
Non è difficile, ma ci vuole pazienza e capire che l’attenzione del lettore è fluttuante.
[Pro.]
I conigli fumatori sono i personaggi meglio caratterizzati. Dico sul serio: sembrano vivi, hanno una loro personalità, si comportano in maniera “naturale” nella storia. Sono il capolavoro del romanzo. Gli altri personaggi risultano piuttosto vuoti, privi di sentimenti veri e propri.

- Flashback / Cambi di scena
[Pro.]
La presenza di diverse dimensioni è figa. Soprattutto la flessibilità con cui una fatina può passare dall’una all’altra. Apre una marea di possibili sviluppi ( [contro.] sviluppi che nel romanzo sono stati affrontati in maniera concentrata, un po’ come un caffè ristretto in una tazzina all’italiana, contro la possibilità di un bel cappuccino in bicchiere di carta da 250ml con schiumetta, panna, cacao e cioccolato liquido alla Starbucks, un insieme di sapori da gustare a lungo).
[contro.]
Per la prima parte del romanzo non capivo se la protagonista fosse sempre Astride (nome che ho memorizzato a metà opera) o se ci fosse un cambio di pov. Dopo che ho capito, ho cominciato a confondermi con le diverse dimensioni, ho realizzato che la fatina può andare nell’Aldilà, poi nelle menti altrui, poi in una dimensione diametralmente opposta a quella umana ma altrettanto indipendente, il Reame fatato. Però ormai era troppo tardi: se l’avessi capito subito avrei gustato meglio tutto il resto.

Conclusioni
Tirando le somme, Assault Fairies è un romanzo scritto bene e con ottime idee. La pecca, a mio avviso, sta nell’ “approccio” con cui è stato sviluppato. Sembra che il riflettore sia puntato più sulle idee che sulla storia, e più sulla tecnica che sull’ispirazione. Credo che se si fosse prestata maggiore attenzione alla storia in sé, al suo sviluppo, e se si fossero usati gli altri elementi come strutture gregarie, piuttosto che come motore principale, il risultato finale sarebbe stato di gran lunga migliore.

#156 Comment By Marco On 6 luglio 2011 @ 13:28

Nel commento 155 ho sbagliato. La frase giusta è “se il libro fosse stato” senza il “non”. ^ ^

#157 Comment By Gamberetta On 6 luglio 2011 @ 14:47

@Giles Habibula.

Se, nel secondo volume, ci sarà qualche flasback riguardante l’addestramento, ci sarà la fatina Artman (si, lo so, il nome è Hartman, ma i nomi iniziano tutti con A) ?

Penso si vedrà di più la fatina Aprica, ufficiale istruttore alla Scuola di Guerra.
Per quanto riguarda invece personaggi umani (non gnokki) non saprei: gli esseri umani sono noiosi, non garantisco niente.

@dr Jack.

Non appaiono personaggi positivi a cui affezionarsi.

Al di là del caso specifico, questa è una delle mie preferenze in generale. A me i personaggi “positivi” piacciono poco, se penso a quello che ho scritto e che sto scrivendo non so quando capiterà un’altra protagonista più “positiva” di Astride.
D’altra parte a me succede l’esatto contrario: quando in un libro vedo un personaggio “positivo”, nove su dieci desidero che crepi prima possibile. ^_^

Astride è super addestrata… come mai all’inizio ha quel lavoro?

Perché non le importa. Una volta perso il proprio onore nel Reame qualunque lavoro è uguale. Inoltre il suo è un addestramento molto specifico che ha poche applicazioni nella vita civile (ad esempio non ha le capacità per lavorare nel ramo ingranaggi di precisione come invece fanno altre fatine).

Da una parte sono così spietati da accoltellare le loro reclute. Dall’altro lasciano in giro Astride come se nulla fosse, lasciandola viva in uno stato di degrado.

Come si intuisce dal dialogo nell’ultimo capitolo con Anemone, la decisione di congedare Astride è stata tutt’altro che unanime. Forse anche per qualche fatina il suo comportamento è stato eroico (ma si vedrà bene quello che è successo nel volume 2).

I compiti della squadra fatine sono spiegati dal Generale: tra questi rientra anche un lavoro di raccolta di informazioni (indagini) ma non è il principale né l’unico. D’altra parte le fatine potendo entrare nella testa della gente sono particolarmente adatte a questo compito.

@megghi. Leggi l’articolo sull’inaugurazione dell’Osservatorio Fatine.

#158 Comment By Mauro On 6 luglio 2011 @ 17:19

dr Jack:

Non l’ho notato “mostrato” nel racconto (me lo sono perso?) e non mi è venuto di darlo per implicito

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#159 Comment By dr Jack On 6 luglio 2011 @ 18:44

@ Gamberetta

Al di là del caso specifico, questa è una delle mie preferenze in generale. A me i personaggi “positivi” piacciono poco, se penso a quello che ho scritto e che sto scrivendo non so quando capiterà un’altra protagonista più “positiva” di Astride.

Anch’io non sono un apprezzatore dei personaggi positivi.
E specifico che per positivo non intendo il solito personaggio ingenuo e dalla bontà adolescenziale. Intendo qualcuno “umano” in grado di porsi problemi morali maturi.
Creare questo genere di personaggio e farli soffrire pare funzionare (almeno in certe storie), per fare qualche esempio:
Martins:
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The Shield
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D’altra parte a me succede l’esatto contrario: quando in un libro vedo un personaggio “positivo”, nove su dieci desidero che crepi prima possibile.

E’ possibile che nove personaggi “buoni” su dieci siano fatti male. Oppure è possibile che sia effettivamente una questione di gusti.

Perché non le importa. Una volta perso il proprio onore nel Reame qualunque lavoro è uguale.

Ok, il personaggio è tuo; ma a me hai mostrato una cosa diversa. Io ho avuto l’impressione che pareva importarle fino a prenderla sul personale, fino a farla incazzare e mollare il lavoro perché troppo umiliante.
Se non gli importava davvero tanto valeva continuare.
Sull’assenza di carriere alternative. Bo’, mi sembra difficile, ma non conosco appieno l’ambientazione. Al giorno d’oggi o (con i dovuti riadattamenti) nel rinascimento un posto migliore lo trovava in qualche modo.
Potrebbe essere anche questa una questione secondaria, se non fosse che rappresenta la motivazione/scintilla che fa scaturire la storia. Per questo mi è rimasta più impressa.

Comunque ho capito cosa intendi. Ti lascio solo le mie impressioni.

Come si intuisce dal dialogo nell’ultimo capitolo con Anemone, la decisione di congedare Astride è stata tutt’altro che unanime.

Eppure è una mezza misura, da parte di un popolo che pare non amare le mezze misure.
Come mai i favorevoli non gli hanno dato una mano per poter vivere, o come mai gli sfavorevoli non la ammazzavano.
Purtroppo è difficile valutare questa visto che il motivo mi è ancora ignoto.
Avrai i tuoi motivi (e magari cambierò idea), ma per ora quest’assenza l’ho percepita come un disvalore.

I compiti della squadra fatine sono spiegati dal Generale: tra questi rientra anche un lavoro di raccolta di informazioni (indagini) ma non è il principale né l’unico.

Io esprimo il parere solo per quello che le ho viste fare, non per quello che dice il generale.

D’altra parte le fatine potendo entrare nella testa della gente sono particolarmente adatte a questo compito.

Indubbio.
La questione è come mai nessuno (lei compresa) si fa la domanda: come mai è Astride il capo e non quella dei servizi segreti.
Io ora lo so: perché gli umani hanno un piano per persuaderla, eppure mi ero posto la domanda.
Me la sono posta dopo le indagini che si sono concluse con il primo interrogatorio/invasione mentale.
Mi ero risposto: bo’, avranno scelto Astride percHhé nel passato lavorava nei servizi segreti o nella polizia interna dell’esercito.
Quando questo tipo di background non mi è arrivato la domanda è cresciuta.
Le fatine (Astride compresa) e tutti i personacci che avrebbero dovuto saperlo se lo sarebbero potuto domandare prima. Ma nessuno mostra alcun dubbio.

Anche questa dipende da cose di cui sono all’oscuro.

@ Mauro
Succede anche a Goku e Naruto che dopo lo scontro sono molto provati.
Naruto e Goku si pompano con l’emozione.
Mentre penso che un professionista (di una storia adulta) sappia gestire l’emotività, e non abbia bisogno che un suo amico perisca per caricarsi.
Il tuo ragionamento rimane valido, ma se veniva mostrato era meglio.
(Esiste ancora la possibilità che me lo sia perso e ci tengo a precisare che questa continuo a ritenerla un’inezia.)

#160 Comment By Mauro On 6 luglio 2011 @ 19:31

dr Jack:

Succede anche a Goku e Naruto che dopo lo scontro sono molto provati.
Naruto e Goku si pompano con l’emozione.
Mentre penso che un professionista (di una storia adulta) sappia gestire l’emotività, e non abbia bisogno che un suo amico perisca per caricarsi

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#161 Comment By Wendy On 7 luglio 2011 @ 09:39

Gamberetta, scusa se il discorso non c’entra nulla però, fossi in te, rivederei un po’ i link per scaricare almeno i libri di italiani da emule. Con la delibera dell’Agcom ci mettono un secondo ad oscurarti, e credo che di autori italiani che potrebbero usare la cosa come “vendetta” personali ce ne siano un po’.
Se poi sono tutti buoni e accettano le critiche, ok, chiedo scusa per aver malignato XD

#162 Comment By Wendy On 7 luglio 2011 @ 09:39

Ovviamente era *RIVEDREI =.=

#163 Comment By Corr On 7 luglio 2011 @ 11:46

ok, letto tutto d’un fiato, o quasi.
bello è bello. scritto bene anche. l’unico aspetto che non mi piace è l’ambientazione “piston-idraulic-ingranaggiosa”. se tutto il libro è scritto con doveroso realismo e credibilità, nel rispetto dell’ambientazione imposta, l’ambientazione imposta esce da questa credibilità. cerco di spiegare quella che per me è un’intuizione più che una certezza.
[modalità professorino ON]
ho studiato ingegneria meccanica, ne capisco qualcosa. ho lavorato con la teoria per la soluzione inventiva dei problemi, e ho appreso dell’evoluzione dei sistemi tecnici, direi che ne capisco più di qualcosa, almeno per la media nazionale. I sistemi meccanici evolvono, così come le piante, gli animali e tutto il creato: prendete per buona questa affermazione o cercate “TRIZ” su google. Esistono delle leggi di evoluzione dei sistemi tecnici, esiste un alter ego di Darwin che ha studiato il fenomeno, ecc ecc. i sistemi meccanici descritti nel libro, che sono onnipresenti, onnisbuffanti e onninquinanti, sono semplicemente fuori dalle leggi di evoluzione e per questo fuori dal quadro. Ok, si potrebbe obiettare che le leggi valgono in questa misera realtà ma non nel libro che segue rispettosamente le sue regole. Obiezione debole, perchè le leggi di evoluzione per definizione sono piuttosto generali. Partendo dal’antenato comune (la macchina a vapore, circa XVIII secolo) il sistema descritto diverge troppo in fretta rispetto a quello che abbiamo sviluppato noi. mi rendo conto che è un po’ incomprensibile.
proviamo con un altro esempio altrettanto incomprensibile: Film Avatar, bel filmone wow! ci sono gli omoni blu, gli animali volanti, le pantere incazzose e i cavalli alieni a 6 zampe. 6 zampe? si si 6 zampe! va bene tanto è una specie aliena… SBAGLIATO! L’antenato comune di tutti i Vertebrati di Pandora ha 4 zampe, visto che gli pterodattili hanno 2 ali e 2 zampe, gli omoni blu hanno 2 braccia e 2 gambe, le panterone hanno 4 zampe. allora come fa un cavallo alieno, quindi discendente dal phylum dei vertebrati ad avere 2 zampe in più? non torna è fuori dal quadro (tralasciando il fatto che la forma a 4 zampe per i vertebrati è la più efficiente: è quella selezionata sul nostro pianeta…e quindi logicamente anche su Pandora che presenta condizioni vitali abbastanza simili)
Torniamo alle super macchine del libro. L’evoluzione ci insegna che i sistemi tecnici si semplificano: a parità di funzioni svolte diminuisce il numero di parti meccaniche, ed è solo un aspetto il più lampante. Partendo dall’antenato comune queste macchina sono andate contro l’evoluzione, un po’ come i cavalli cui sono spuntate due zampe anteriori in più (che poi un giorno mi spiegheranno a cosa servono visto che i quadrupedi di questo mondo sono animali a trazione posteriore)
[modalità professorino OFF]

Poi per un fatto di deformazione professionale mi facevano girare le scatole tutte quelle perdite d’olio :-)

#164 Comment By Oliver On 8 luglio 2011 @ 01:35

Favoloso, il più bel racconto che ho letto da un annetto a questa parte. Devo dire che sinceramente l’ho apprezzato molto più di Laura, tanto da divorarlo in due giorni o poco più (commento all’1:34 perché ho passato le ultime 6 ore a leggere: dovevo finirlo di stasera cribbio! =D). Non c’è che dire Gamberetta, le fatine sono proprio il tuo genere. Spero di cuore che continuerai a scrivere Assault Fairies =) Complimenti vivissimi

#165 Comment By Zave On 8 luglio 2011 @ 08:50

@Wendy:
la delibera dell’agcom è stata molto più blanda di quello che si temeva, fermo restando che non mi piaccia.
non è più previsto l’oscuramento di cui parli e prima di rivolgersi all’autorità bisogna fare una richiesta di rimozione dei contenuti che violino il copyright al gestore del sito che ha 4 giorni per ottemperare.
in ogni caso dubito fortemente che questo blog rischi qualche conseguenza perché non contenuti protetti da copyright non ce ne sono: gamberetta si limita a far sapere che un determinato libro si trova su emule e scrive il nome con cui il file è condiviso.
mi sembra un po’ pochino perché perché rischi alcunchè e anche se non scrivesse i nomi file non ci vorrebbe molto a trovarli da soli con una ricerca sul mulo con autore e titolo.

mi scuso per l’ot

#166 Comment By Ste On 8 luglio 2011 @ 12:57

Bello. L’ho apprezzato molto più dei precedenti.
Ho però alcuni appunti da fare (e probabilmente avendo io letto la versione 1.0 sono già stati corretti o indicati negli ultimi post che non ho letto oppure mi sono sfuggiti/dimenticati)

Pag 14
Dal punto di vista biologico “ghiandole” e polvere” non vanno molto d’accordo. È più logico che la polvere venga dalle ali che non da una ghiandola

Pag 28
All’ordine “Allineate!” è sempre associato il termine “ coperte”, quindi l’ordine completo sarebbe “Allineate e coperte!”.

Pag 52
La testa mummificata dello scarabeo. Il concetto di mummificazione non si adatta molto a un esoscheletro di chitina. Immagino che la testa si muova per osservare le fatine in quanto tutto il corpo si muove, le giunture testa-torace di un coleottero non permettono il movimento verso l’alto della parte cefalica tanto meno in uno scarabeo rinoceronte.

Pag 64
Foschia verdognola dell’infrarosso. Mi spiace ma nell’infrarosso non c’è nessuna foschia verdognola, quella è data dagli intensificatori di luce. Nell’infrarosso vedi tutto nero (o blu scuro) ad eccezione delle sorgenti di calore. Quando in televisione ti fanno vedere immagini verdastre e la scritta “telecamere ad infrarossi” è una gradissima stronzata. Per dare un’idea questa (http://www.unt.edu/resource/imageassets/02infraredhouse.jpg) è un immagine agli infrarossi. L’infrarosso vedendo il calore ha il vantaggio di permettere di vedere anche attraverso i muri entro determinati limiti, un intensificatore di luce no. Se qualcuno ti ha detto il contrario non ha mai usato un sensore IR in vita sua.

Pag 106
“L’ultimo razzo di segnalazioni che mi è rimasto” quando ha usato gli altri? Lo zainetto da dove è spuntato? Se a malapena stava dentro al contenitore della posta pneumatica e le saldature le torturavano la schiena si suppone che non avesse alcuno zainetto.

Pag 126
Il colonnello Sanders spinge le altri lenti oltre i margini

#167 Comment By francesca On 8 luglio 2011 @ 13:13

Ma dubito che cambierei l’impostazione generale.

Non intendevo suggerire di cambiare il PDV, ma solo che secondo me la lettura risulterebbe più piacevole e coinvolgente variando un po’ il ritmo della scrittura a seconda delle circostanze.
Se usi frasi più brevi e secche nelle scene d’azione. Quando se menano. Se c’è un pericolo. Un battibecco. Che poi è la maggiorparte del libro.
Nei punti di anticlimax potresti invece concederti/ci qualche periodo un po’ più lungo e disteso, con una coordinata, o financo una subordinata. Dare respiro. E così risalterrebbe ancora di più il ritmo rapido del resto.
(Altrimenti, ma questo è un altro argomento, una scrittura un po’ diversa potrebbe essere un modo di caratterizzare i flash back)

#168 Comment By Angra On 8 luglio 2011 @ 14:02

@Corr:

Tu prendi come pietra di paragone un mondo, il nostro, in cui l’evoluzione della meccanica è stata pesantemente influenzata (e in un certo senso anche frenata) dallo sviluppo dell’elettronica e degli attuatori elettrici. Esempio: oggi chi vuole costruire un umanoide parte dall’idea di mettere insieme una settantina di motori abbastanza potenti per realizzare ogni tipo di movimento richiesto, poi controlla quei motori con un software che gira su schede elettroniche, e poi si preoccupa di alimentare il tutto (e scopre che consuma come un condominio di quaranta famiglie, ma chissenefrega). In sintesi, vengono costruite mezze porcherie, tanto poi si mette a posto tutto con il software e con la forza bruta degli attuatori, per cui esistono ormai veicoli che sono inguidabili senza il software che si preoccupa di rendere stabile ciò che di per sé non lo è. Naturalmente non è l’unico modo di fare le cose, per cui esistono anche esperimenti in tutt’altra direzione come questo che partono dall’idea di spostare buona parte dell’intelligenza sulla morfologia. Lo steampunksviluppa implicitamente questo tema di evoluzione alternativa della meccanica in mancanza dell’elettronica analogica e digitale che ne hanno condizionato (e anche frenato) lo sviluppo nel nostro mondo. In un mondo come questo i progettisti ragionano in modo diverso, e le macchine sono dotate di un’intelligenza invisibile a occhio nudo così come lo è l’intelligenza del camminatore passivo del video, che fino a che non viene messo in moto sembra un manichino senza particolari pregi.

#169 Comment By Matteo Turini On 8 luglio 2011 @ 14:33

Ciao!
Posso dare del tu?
Ho letto il libro in qualche ora; da una parte mi è piaciuto molto – per lo stile, soprattutto: io odio le fatine, ma me le hai fatte venire simpatiche. Dall’altro, la storia – interessante riguardo agli spunti – ha uno svolgimento forse un po’ troppo lineare… Ad esempio,
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Comunque, in generale, il testo mi è sembrato scorrere abbastanza agilmente, a parte forse qualche inghippo in alcune descrizioni (ci ho messo un po’ a capire come fosse fatto il registratore del giornalista, ad esempio – mentre l’e-reader a tessuto è fantastico!); ho adorato gli gnomi, Ginpur è eccezionale.
Forse le fatine del gruppo non sono caratterizzate molto efficacemente; sapevo che avevano i capelli colorati diversamente, che una avesse studiato matematica, una apprezzasse le esplosioni, ma ho avuto difficoltà a distinguerle fino alle ultime pagine – in particolare, colpa anche forse dei nomi tutti simili, Anemone e Azalea per me erano quasi interscambiabili.

Comunque, io ho finito il libro ieri notte – erano le 3, 3.30. Leggendo il commento finale e la storiella del latte sul davanzale della finestra, ho avuto una sensazione tremenda di inquietudine; ho serrato l’avvolgibile e chiuso la porta a chiave, prima di addormentarmi.

Ah, ho rinveuto qualche refuso e ho un paio di dubbi sul testo:

- pag. 64 e 67: immagino che tu abbia utilizzato le misure in yard e non in metri perché siamo in un ambiente militare inglese, ma sono un po’ scomode. Per capire a che distanza si trovassero le fatine dal bersaglio, sono dovuto andare su Google

- pag. 78: “Gessetti colorati [...] cancellano e aggiungono simboli.”

- pag. 81: “Anemone [..] si cala i piedini in avanti.” – Il “si” mi pare inutile: “cala i piedini in avanti”, o al limite: “si cala in avanti”

- pag. 90: “-Si sente bene signora?-” – qui Anemone dà del lei ad Astride, ma subito dopo le dà del tu (“-Eri svenuta-”)

- pag. 96: “all’interno delle boccette”

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- pag. 119: “Anche loro hanno disteso le manine per seguire la dimostrazione di Anemone.” – non ho capito il gesto. A che serve distendere (in quale direzione?) le mani?

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PS: le fatine da guerra di Cesare! Ci ho riso per cinque minuti!

#170 Comment By Matteo Turini On 8 luglio 2011 @ 15:26

PPS: ho votato Arina ma mi sono sbagliato: volevo votare Anisia.

#171 Comment By tasso barbasso On 8 luglio 2011 @ 20:06

@ Gamberetta.

Avevo intenzione di leggere tutta l’opera per poi scrivere alcune osservazioni, ma alla fine ho deciso di sospendere la lettura alla fine del sesto capitolo, dopo aver dato un’occhiata ad alcuni brani nelle pagine successive. Di conseguenza pensavo di astenermi da qualsiasi considerazione, anche perché nel frattempo erano già state fatte molte acute analisi da parte di gente che aveva letto l’intero testo. Ora però vorrei lasciare comunque un brevissimo commento, perché penso che potrebbe esserti utile perlomeno a fini statistici. Inoltre avendo notato un commento (anche questo basato su una lettura parziale) che in parte condivido (tra quelli che ho letto), mi sembra che la cosa migliore sia citarlo esplicitamente e aggiungere solo qualche parola.
Francesca (post n. 131) scrive, tra l’altro:

La cosa che in capo a una trentina di pagine mi ha smorzato il desiderio di continuare a leggere è invece una questione di scrittura, per la precisione di mancanza di ritmo (…) le frasi hanno sempre la medesima lunghezza e struttura (brevi, senza subordinate), e la stessa scarna neutralità. (…) L’unico sentimento che riesce a smuovere un po’ il fraseggio è l’irritazione: l’imprecazione, l’epiteto offensivo, sono l’unico segno di vita, l’unico scostamento dalla norma delle frasi neutrali. (…) una narrazione ha picchi di maggior tensione narrativa, di conflitto, di concitazione, e necessariamente momenti più tranquilli: a mio parere la scrittura dovrebbe saper esaltare questo andamento, correndo e rallentando quando necessario, e non appiattirlo raccontando tutto con lo stesso ritmo. (…) a me nelle fatine invece sembra di leggere una cronaca in prima persona di cose vissute da altri.

Ecco, queste riflessioni non solo le condivido ma mi sembrano anche cogliere il problema più evidente dell’opera, oltre che l’aspetto più utile da sottolineare.
D’altra parte mi pare che anche Federico Russo (e forse un altro paio di lettori) abbiano fatto riferimento alle stesse questioni. Federico Russo, in particolare, approfondisce il punto in maniera più tecnica, riferendosi ad alcuni “assiomi” molto diffusi che, però, nella mia ottica (oltretutto inficiata dalla lettura parziale) sono secondari.
In effetti quello che soprattutto ho provato, durante la lettura, è stato un progressivo calo dell’interesse, che io tenderei ad attribuire a questioni rilevanti: stile e tecnica narrativa. Sulla trama non posso dire niente, avendo letto così poco, ma il fatto che non abbia proseguito ha ovviamente qualcosa a che vedere con la scarsa curiosità suscitata in me dalle premesse.
Va da sé che queste considerazioni non hanno nessuna pretesa di oggettività (sono convinto che molti lettori apprezzeranno l’opera in tutti i suoi aspetti).
Per il resto, mi pare di vedere anche tante ottime qualità, come il perfetto controllo della lingua, la buona costruzione dei dialoghi, l’inventiva, una certa “libertà” mentale, il solido lavoro di ricerca (sia storica che tecnica), eccetera. E queste mi sembrano caratteristiche preziosissime.
Spero di esserti stato utile.
Complimenti e in bocca al lupo!

#172 Comment By nadia On 8 luglio 2011 @ 23:16

Questo libro è stato una sorpresa bellissima^^ grazie!

#173 Comment By Gamberetta On 9 luglio 2011 @ 23:31

@Corr. In realtà l’idea di fondo è che le apparecchiature umane siano copiate da quelle del Reame. Solo che il Reame possiede una tecnologia molto superiore, mentre gli umani no, così si accontentano di costruire in maniera quanto più simile a quello che vedono fare dalle fatine. In altre parole c’è stata un’evoluzione della meccanica completamente diversa dalla nostra, dovuta a millenni di convivenza con il Piccolo Popolo.

@Ste.

Pag 106
“L’ultimo razzo di segnalazioni che mi è rimasto” quando ha usato gli altri? Lo zainetto da dove è spuntato? Se a malapena stava dentro al contenitore della posta pneumatica e le saldature le torturavano la schiena si suppone che non avesse alcuno zainetto.

Ehm, qui è un’allucinazione di Astride, non è successo sul serio.
Grazie per la segnalazione del refuso, correggo.

@Matteo Turini. Grazie per le osservazioni, adesso sistemo gli errori nel testo. Per il tuo voto lo cambio io.

#174 Comment By marco On 10 luglio 2011 @ 01:30

Uff. Volevo scrivere qualcosa di profondo. Non ne sono capace.

Buono il racconto, “visini&cuoricini” e meccanismi vari mi sono stati un po’ sullo stomaco, ma ho compreso che per vari motivi, erano necessari.

Per il resto piacevole lettura. Intrigante l’ambientazione e l’idea di fondo.

Rimango in attesa della seconda parte.

E si, rimango anche in attesa di poter acquistare l’opera completa in libreria.

#175 Comment By Gylfi On 10 luglio 2011 @ 02:01

Quoto alicearth, commento appropriato ed espresso correttamente, che mi rammarico nessuno abbia trovato interessante replicare.
Va da sè che questo non influisce minimamente sul giudizio e la stima per la Gamberetta articolista, studiosa e critica.

#176 Comment By Momo On 10 luglio 2011 @ 11:11

Quoto del tutto marco! Fatine in libreriaaa!!!!!!!! ^o^

#177 Comment By castelloincantato On 10 luglio 2011 @ 19:36

I pro: – l’ambientazione fantastica nel nostro mondo: l’adoro!
- il lavoro di documentazione, la precisione e la credibilità della tecnologia.
- la noosfera: geniale!!
Rispetto a Laura, qui non sono presenti le cose che mi avevano infastidita e nn mi erano piaciute: 1- come ha già detto qualcuno, la protagonista non è insipida e non si lascia scivolare le cose addosso come un’ameba (senza mai farsi una domanda), ma ha una personalità, un passato; in questo senso è più umana di Laura, perché prova emozioni e riesce a suscitare un minimo di empatia.
2- gli elementi weird sono integrati nella storia, vengono utilizzati dai protagonisti per un qualche scopo utile, e questa è una cosa che mi piace molto, (al contrario del precedente, in cui alcune stramberie mostrate, seppur interessanti, erano fini a se stesse; stesso difetto che per altro ho trovato anche in Swanwick, se ti può consolare ;)
La personalità delle fatine, come già detto da altri, non è molto tratteggiata; spesso le voci delle protagoniste sono intercambiabili (non ho riconosciuto espressioni tipiche, modi dire, slang, intonazione, etc.., che le contraddistinguesse); l’unica più caratterizzata è Arina che però a volte risulta un po’ troppo caricaturale.
I diminutivi: anche per me fastidiosi; se in alcuni casi si possono accettare, in altri sono oggettivamente fuori luogo, non è solo una questione di gusti (es: pag 19-20 quando il comandante la prende a calci e lei sputa sangue, dubito che pensi a se stessa in termini vezzeggiativi).
Concordo con chi ritiene che i diversi cambi di tempo (sogno/allucinazione vs realtà) alle volte risultano ostici; tu sostieni che lo hai fatto apposta, ma quale dovrebbe essere lo scopo? Non vedo nessun vantaggio nel confondere il lettore con passaggi incomprensibili.
E poi mi accodo a coloro che hanno notato una mancanza di ritmo e di attenzione alla storia, si perde troppo facilmente il filo conduttore della trama, lo scopo principale. Anche perché, qual’è? In teoria, dovrebbe essere il recupero della macchina semantica, ma rimane un po’ sullo sfondo; la storia non trasuda abbastanza mistero, quello per intendersi che fa arrovellare il lettore, quello che fa venir voglia di leggere per dipanare la matassa (come accade in un giallo/thriller).
In sintesi temo che lo stile troppo trasparente da te adottato abbia la controindicazione di creare una storia senz’anima, non sto parlando di Buoni Sentimenti, ma di emozioni; il racconto risulta un po’ troppo freddo, come se fosse scritto da un robot: impeccabile dal punto di vista tecnico, ma con scarsa emotività.

#178 Comment By Mauro On 10 luglio 2011 @ 21:05

castelloincantato:

I diminutivi: anche per me fastidiosi; se in alcuni casi si possono accettare, in altri sono oggettivamente fuori luogo, non è solo una questione di gusti (es: pag 19-20 quando il comandante la prende a calci e lei sputa sangue, dubito che pensi a se stessa in termini vezzeggiativi).

A quanto ho capito, l’idea è che per una fatina “manina” sia tanto vezzeggiativo come “mano” lo è per noi: a noi appare vezzeggiativo, per lei non lo è.
Pur con questo, concordo che a volte possano apparire fuori luogo: per quanto loro non li percepiscano come vezzeggiativi, il fatto che il lettore li veda come tali possono far trasparire l’idea sbagliata (per me, il caso piú emblematico è il “mi brucia il pancino”).

#179 Comment By Zio Giò On 10 luglio 2011 @ 21:21

Ho finito di leggere oggi il primo volume di Assault Fairies: Gamberetta, hai più talento tu nel dito mignolo che un sacco di imbraccarte che accumulano volumi nelle librerie…. dove, peraltro, mi piacerebbe vederti.
Complimenti, ancora complimenti!

#180 Comment By Ste On 11 luglio 2011 @ 09:08

@ Catelloincantato

Concordo con chi ritiene che i diversi cambi di tempo (sogno/allucinazione vs realtà) alle volte risultano ostici; tu sostieni che lo hai fatto apposta, ma quale dovrebbe essere lo scopo? Non vedo nessun vantaggio nel confondere il lettore con passaggi incomprensibili.

Personalemtne ne ho trovato uno solo “ostico” che è quello che avevo riportato. Essendo scritto in prima persona se il personaggio non è proprio lucido è normale che lui (il personaggio) non riesca a discernere la realtà dalle sue allucinazioni, il racconto è fatto come se il lettore fosse il protagonista, è il flusso di pensieri della fatina e come tale non può dire “ora ho un’allucinazione” cosa che invece potrebbe accadere scrivendo in terza persona

@ Gamberetta… ops Ammetto che inizialmente lo avevo sospettato (più che altro per l’attesa del veicolo di recupero) ma mi ero convinto del contrario in qaunto la fatina ferita era quella realmente ferita e non una della sua squadra di quando combatteva per il Reame

#181 Comment By Corr On 11 luglio 2011 @ 11:47

mmmhh
@ Gamberetta & Angra:
premessa: putroppo non posso vedere video al momento, quindi la risposta sarà parziale, basata solo sullo scritto.

dite più o meno la stessa cosa anche se con parole ed esempi diversi quindi rispondo a entrambe e prendo due blogger con una fava.
L’evoluzione di cui parlo io non è la “storia della meccanica dal paleolitico ad oggi”, in cui sia arrivati dalla ruota all’ABS, passando per i vari controlli elettronici citati da Angra. quella è la storia della meccanica appunto. quello di cui parlo è il fatto che esistono una teoria di evoluzione, con le sue leggi e i suoi corollari. Così come esiste la legge di gravità, o esistono i principi della termodinamica, insomma leggi assolutamente generali che sono lì. leggi che valgono in tutti gli universi fisici conosciuti.
il fatto che la tecnologia umana sia pesantemente influenzata dal piccolo mondo, o che si sia separata pesantemente dalla nostra attuale in un istante molto lontano nel tempo non viola le leggi. nell’istante primigenio, sostituisci l’atomo di carbonio con il silicio e noi oggi abbiamo la pelle di metallo invece che di carne…:-) ma sia fatti di silicio che fatti -come siamo- di carbonio, sono sottoposti alle leggi della fisica, e dell’evoluzione darwiniana.
sia la nostra meccanica che la steampunk-mech dovrebbero essere sottoposte alle leggi di evoluzione dei sistemi. A mio modo di vedere La SPM non segue le leggi, e questo mi genera un sottile fastidio di fondo (ampiamente superato dal leggere una bella storia ben scritta sia chiaro!)

specifico @ Gamberetta:
ok, la tecnologia umana ha copiato la tecnologia Piccolo Mondo. però anche la tecnologia PM dovrebbe (dico dovrebbe) rispondere alle leggi generali dell’evoluzione dei sistemi. spostiamo il discorso più a monte, ma no cambia di una virgola.

specifico @ Angra:
la nostra meccanica si è evoluta fino ad un certo punto e poi è entrato il controllo elettrico/elettronico ecc ecc…ok. questa è storia. L’aspetto importante è che l’introduzione del controllo ha SEMPLIFICATO il sistema tecnico, perchè per il medesimo sistema con la medesima precisione con il medesimo ecc ecc, insomma a parità di funzioni, fare il controllo in elettronico riduce la complessità del sitema: meno parti, meno difficile da costruire meno possibilità di errore. l’importante non è introdurre il metodo di controllo elettronico. l’importante è che combinando diverse tecnologia il sistema si riduce pur mantendendo qualità funzionali immutate. non ci interessa neanche quale sia la tecnologia di controllo. nella SPM io posso accettare che il sistema abbia preso strade diverse, posso accettare che il controllo si effettuato in altro modo non elettronico, posso accettare tutto, ma non che il sistema vada verso una maggiore complicazione che è assolutamente irrealistico, come se una ragazzina con i capelli blu, priva di addestramento specifico, alta un metro e un barattolo, pesante quanto una nidiata di passerotti,prende e affetta energumeni pelosi come se niente fosse. il dubbio che sia un filino irrealistico ti viene!
l’unica obiezione sensata che mi viene in mente è che le leggi di evoluzione di cui vado blaterando sono state formulate da un ingegnere umano, che ha studiato sistemi umani, e che quindi l’ambito di applicazione sia limitato. tuttavia pure Newton era umano con una terrestrissima mela…

mi rendo anche conto che mentre la ragazzina sfastidia il senso comune di un ampia fetta dei lettori e di conseguenza va evitata come la peste, magari l’infrazione dell’evoluzione dei sistemi rompe le bolle solo a qualche fanatico cervellotico e quindi amen, pace all’anima sua (ovvero mia)…

#182 Comment By tasso barbasso On 11 luglio 2011 @ 14:20

@ Corr.

Quello che dici mi pare molto interessante e pieno zeppo di serie implicazioni.

Vorrei buttare lì solo un paio di considerazioni/richieste di chiarimento.

Mi pare di capire che uno dei punti su cui si basano le teorie di evoluzione dei sistemi tecnici sia il concetto di “riduzione della complessità del sistema”. Allora mi/ti chiedo se si stia parlando esclusivamente di morfologia o anche della produzione e dell’impiego di energia. Se è così, allora mi/ti chiedo in quale modo la problematica energetica rientri nel quadro complessivo accanto alla pura architettura fisica dei meccanismi.

Se è concepibile un evoluzionismo dei sistemi tecnici (quindi stiamo parlando anche delle fase pre-industriale, giusto?), che io suppongo basato su una cosciente analogia con l’evoluzionismo ipotizzato per gli esseri viventi, non dovrebbe essere ugualmente ammissibile un evoluzionismo del linguaggio e di tutte la altre forme di comunicazione, compresa l’arte e le attività creativo/sociali in genere? E se questo non si ritiene possibile, quale sarebbe allora la discriminante che lo impedisce? Sappiamo che perlomeno a partire dallo strutturalismo, sia quello antropologico che filosofico (parzialmente derivati, guarda caso, dallo strutturalismo linguistico), si accetta l’idea che ogni forma di espressione umana (linguaggio, gruppi sociali, religione, filosofia, arte, artigianato, tecnica e tecnologia) possa essere vista come generatore di organismi autonomi, strutturati secondo “leggi” più o meno evidenti. Di conseguenza è ipotizzabile che i prodotti di queste attività siano sottoposti ad un processo evolutivo, inteso come tendenza alla trasformazione della loro struttura secondo dinamiche più o meno rigide e prevedibili. Quindi mi domando se vere e proprie teorie evoluzionistiche siano state già sviluppate anche al di fuori degli ambiti della biologia e della tecnica.

Esistono un evoluzionismo della scienza o dell’arte, per esempio? Esiste un evoluzionismo della letteratura?

Che ne pensi delle opere/esperimento di Theo Jansen? Ci vedi un’attinenza con quanto detto sopra o anche, magari, con le supermacchine del romanzo?

#183 Comment By tasso barbasso On 11 luglio 2011 @ 15:13

@ Corr.

Solo un breve chiarimento.

Specifico che per quanto riguarda l’energia, mi aspetterei una risposta del tipo: “l’energia viene ovviamente contemplata nella teoria; a grandi linee il principio della massima efficienza energetica (diminuzione del consumo) è il logico corrispettivo di quello della diminuzione della complessità morfologica (minor numero di parti)”. Ma la domanda era basata sul sospetto (mi sbaglio?) che l’evoluzione dei sistemi non sia sempre in linea con il principio di l’ottimizzazione dell’efficienza energetica.
Questa considerazione (perfino se errata) ci potrebbe forse indicare un’altra questione molto rilevante, e cioè che sebbene i sistemi tecnici osservati abbiano una loro logica “strutturale” (da cui scaturirebbe una determinata tendenza evolutiva), sono anche soggetti ad una distinta (per quanto affine) logica umana di creazione e utilizzazione. Non ne derivano, quindi, abbondanti interferenze in grado di invalidare qualsiasi determinismo evoluzionistico che non fosse in grado (data l’estrema complessità o addirittura la incontrollabilità di quei fattori) di tenerne conto?
Un esempio di interferenza, legata a decisioni umane potenzialmente estranee alla logica intrinseca del prodotto tecnico, potrebbe essere quello delle emissioni inquinanti. L’ipotetica evoluzione tecnica prevista dalla teoria non potrebbe deviare, in maniera anche sostanziale, sulla base di valutazioni prettamente umane che siano la conseguenza di condizioni del tutto esterne rispetto alla logica intrinseca della tecnologia stessa?

#184 Comment By Clio On 11 luglio 2011 @ 17:57

L’unico appunto che farei è quello sulla lingua inglese, ma vedo che te lo hanno già detto ;)
Mi è piaciuto più di SMQ e di Laura. Mi è piaciuto molto com’è scritto e come è caratterizzata la protagonista (le altre erano un po’ tanto “animose” per i miei gusti ;) ). E’ scritto così bene che anche la presenza di conigli è tollerabile.

Però non esagerare con le storie di fatine. Le fatine mica esistono. Ch si ostina a credere in cose del genere rischia di farsi male, un giorno o l’altro.
(j’rigole! Bon courage, Hime-sama, aspetterò i tuoi prossimi racconti. Anche se ci sono conigli)

#185 Comment By Gamberetta On 11 luglio 2011 @ 18:17

@Clio.

Però non esagerare con le storie di fatine. Le fatine mica esistono. Ch si ostina a credere in cose del genere rischia di farsi male, un giorno o l’altro.

Anche chi si ostina a non crederci. ^_^

#186 Comment By Frattaglia On 11 luglio 2011 @ 21:06

Ho letto una cinquantina di pagine, è un bel calderone di roba però scorrevole e il carattere aggressivo e razzista delle fate è meraviglioso! Solo alcuni appunti: se le fatine sono alte quanto una lattina di birra perché sono concupite dagli esseri umani? Insomma, come faccio a bombarmi una barbie pure se fosse in carne e sangue invece che plastica? XD Anche vivere in una città di umani non deve essere facile per tali corti esseri, già attraversare una stanza significherebbe percorrere l’equivalente di un paio di km! Per il resto a volte non si capisce bene di cosa si parli, io non conosco il mondo che immagini e le spiegazioni non abbondano, anzi non ci sono proprio, è tutto dato per scontato, magari è realistico perché in fondo le fatine conoscono la terra in cui vivono, però io no! Andando avanti nella lettura bene o male si capisce il contesto e cosa siano le varie tecnologie, però è un po’ spiazzante.

L’angole delle curiosità

Ho visto che hai l’avatar di qualche roba nipponese, ti sei ispirata ai fumetti anche nelle scene? Nei manghi ci stanno spesso e volentieri un sacco di flashback e anche qui ce ne sono (non che siano gli unici i manghi, anche la prima parte dell’Odissea è un flashback, il fl. nasce con la letteratura). Inoltre mi pare che tutte le fatine si chiamino con nomi che iniziano per A, come nel manga di Aria e le ragazze guerriere + steampunk mi ricorda un po’ Simoun.

Tutta sta roba è stata fonte di ispirazione o è un caso che leggere il tuo racconto me l’abbia riportata in mente?

#187 Comment By lilyj On 11 luglio 2011 @ 22:23

@Frattaglia: nei manghi c’è solo polpa succosa e un nocciolo. Forse intendevi i manga?

#188 Comment By DagoRed On 11 luglio 2011 @ 22:32

se le fatine sono alte quanto una lattina di birra perché sono concupite dagli esseri umani? Insomma, come faccio a bombarmi una barbie pure se fosse in carne e sangue invece che plastica?

Su figliolo, usa un po’ di fantasia.

#189 Comment By Angra On 12 luglio 2011 @ 01:00

@Corr:

nella SPM io posso accettare che il sistema abbia preso strade diverse, posso accettare che il controllo si effettuato in altro modo non elettronico, posso accettare tutto, ma non che il sistema vada verso una maggiore complicazione che è assolutamente irrealistico,

La macchina semantica non è andata verso una maggiore complicazione, ma verso una maggiore complessità. Poi stiamo parlando di un caso isolato, mentre le leggi di cui parli tu hanno valore statistico su intervalli temporali sufficientemente lunghi. Infine, che i sistemi possano evolvere localmente(*) verso maggiore complessità è sotto gli occhi di tutti, altrimenti non saremmo qui a parlarne, nel senso che proprio non esisteremmo.

(*)L’entropia dell’universo preso come sistema chiuso non può che aumentare, ma ciò non impedisce che possa diminuire localmente in alcuni suoi sottoinsiemi, il che è esattamente quello che succede quando la vita si organizza in forme più complesse a partire da strutture più semplici.

#190 Comment By Zave On 12 luglio 2011 @ 03:12

se le fatine nascono dalle uova perché hanno le tette?

#191 Comment By Ste On 12 luglio 2011 @ 08:21

@ Zave
Anche gli ornitorinchi e le echidna nascono dalle uova e hanno le mammelle.

#192 Comment By Zave On 12 luglio 2011 @ 09:39

@Ste:
bel tentativo ma fallimentare.
echidna e ornitorinchi, di cui ero a conoscenza (gli ornitorinchi sono stati citati anche in un articolo del blog con tanto di foto) non hanno mammelle ma secernono il latte attraverso la pelle. in pratica lo sudano.

e comunque speravo in una risposta più creativa. :D

#193 Comment By Frattaglia On 12 luglio 2011 @ 11:04

@Frattaglia: nei manghi c’è solo polpa succosa e un nocciolo. Forse intendevi i manga?

Sì io li chiamo così per scherzo.

Su figliolo, usa un po’ di fantasia.

Mah, io non troverei eccitante una ragazza alta come un barattolo, al massimo la puoi toccare come una bambola ma che gusto c’è? Però il mondo è pieno di maniaci quindi non si può mai dire :P

#194 Comment By Angra On 12 luglio 2011 @ 11:22

@Zave: nascita vivipara e allattamento non sono così strettamente legati nemmeno nel nostro mondo: esistono squali e serpenti vivipari che non allattano, mentre l’ornitorinco (oviparo) di cui si parlava prima non ha le mammelle ma comunque allatta. Il suo modo di allattare è quello primordiale che avevano tutti gli animali che allattavano prima della comparsa della mammella. Non c’è ragione per la quale non si possano presentare tutte e quattro le combinazioni, anche senza considerare che stiamo parlando di un altro mondo.

P.S. Non credo che le mammelle delle fatine producano latte.

#195 Comment By tasso barbasso On 12 luglio 2011 @ 13:01

Be’, il motivo per cui un essere immaginario venga concepito come un umanoide femmina (e dunque dotato di mammelle) mi sembra facilmente intuibile, a prescindere dalle proporzioni. Piuttosto mi domanderei (con maggiore interesse) per quale motivo un autore decida di rappresentare la creatura in questione come ovipara. Però anche questo, forse, può essere ben “percepito” dal lettore.

A questo proposito ci si potrebbe anche chiedere:

@Gamberetta
Se esista una sostanziale differenza tra l’atto dell’immaginare attraverso la descrizione sintetica (e nominativa) di un concetto e l’immaginare attraverso l’elaborazione della descrizione di un’immagine che rimanda ad un concetto.

#196 Comment By Ste On 13 luglio 2011 @ 07:57

@Zave
mmmm la spiegazione ornitorinchesca non ti convince….
Le mamemlle delle fatine è uno dei misteri della scienza umana, loro non ci hanno ancor aspiegatoa cosa servano e i numerosi stuidi di anatomia e vivisezione condotti su di esse non hanno condotto ad alcun risutlato apprezzabile, si pensa comunque che siano relitti genentici pe ri quali è più costoso in termini evolutivi eliminarle che nont enerle come i capezzoli degli uomini.

#197 Comment By Corr On 13 luglio 2011 @ 14:00

@ Angra:
dal mi punto di vista la complessità si resipira in tutta l’ambientazione quindi ha valore generale. tuttavia riconosco la validità delle tue osservazioni…e la cosa mi diverte ;-)
@ Tasso
Domanda 1: dipende se alla voce “sistema tecnico” consideri un prodotto finito (ad esempio un metro da falegname) o l’apparato produttivo che lo realizza (che può spaziare da una set assortito di cinesini a un robot industriale. ) la teoria nella sua accezione più generale è applicabile ad entrambi i casi.
La teoria considera anche la fase pre-industriale ovviamente, e considera più di un percorso evolutivo. Oltre al già citato “riduzione della complessità dei sistemi” abbiamo anche “aumento della flessibilità”: consideriamo un primitivo strumento di misura: una pertica lunga 2 metri. Ci posso misurare le cose ma è scomoda da trasportare. Allora ci mettiamo uno snodo e abbiamo inventato una pertica che dimezza il suo ingombro. Ve bene ma non è il massimo. E ci mettiamo tanti snodi e abbiamo il metro da falegname, che misura distanze ragionevoli ed è ragionevolmente trasportabile. Ancora meglio, se metto infiniti snodi fittizi passo ad un metro flessibile, e abbiamo inventato la bindella che si arrotola. Bravi ora si trasporta in tasca e misura distanze ancora maggiori. E alla fine, l’ultimo step evolutivo consiste nel passare da un mezzo fisico ad un campo di forze che è infinitamente “flessibile”: ecco il metro ad ultrasuoni o usando un campo ancora più versatile abbiamo il metro laser.
Di esempi così ce en sono tanti, e la teoria è decisamente più complessa di queste favolette. Se vuoi cerca TRIZ su google e ti fai un idea.
Circa il fatto che possano esistere leggi di evoluzione sui vari campi dello scibile, arte e letteratura inclusa: possiamo dire che è estremamente probabile, ma capire quali sono queste leggi e dove ci portano è oltre le mie capacità. In antichità si scrivevano i poemi epici, nel medio evo la divina commedia e oggi i romanzi con gli gnokki: se c’è una legge che spiega come si è passato dall’uno all’altro, io lo ignoro
Sulla questione energetica:
se osservi tante invenzioni sia di prodotto che di processo noterai che il trend generale è nel consumare meno energia A PARITA’ DI FUNZIONI PERFORMATE. Due esempi due:
1) motore a scoppio: i motori di oggi consumano molto meno dei motori dell’alba dei tempi, e offrono prestazioni maggiori.
2) Invenzioni che illuminano: a parità di luce emessa consumi più energia con un falò che con una lampada alogena (la prova di questo è che la lampada scalda meno, calore = energia) e ancora meno con le lampade a neon.
3) Una catena di montaggio fa produrre più pezzi/ora rispetto al medesimo processo fatto a stazioni di lavoro: (ipotesi di una catena di montaggio manuale niente macchine solo uomini e attrezzi), a parità di unità energetiche umane usate produci di più: per produrre lo stesso numero di pezzi ti servono meno uomini: wow!
4) Swatch costruito con 51 parti meccaniche invece di qualche centinaio di un orologio normale: costo di produzione abbattuto, e sostanzialmente in un azienda il costo di produzione è la corrente elettrica per far andare le macchine e gli stipendi degli omini accanto alle macchine: se devi montare meno parti fai meno fatica.
Circa il discorso delle interferenze umane sulla teoria:
Facendo un paragone è come se un biologo volesse confermare o confutare Darwin studiando oltre alla fauna selvatica, anche gli animali allevati in cattività o peggio OGM. Senza dubbio in questo caso il biologo in questione prende delle belle cantonate. Nel caso delle invenzioni la teoria, elaborata dallo studioso del caso, si pone di valutare invenzioni fatte dall’uomo (e quindi decisamente non naturali) e di conseguenza comprende ogni possibile logica realizzativa di un determinato prodotto, semplicemente perché ogni invenzione si tira dentro la sua storia. Considerato che la teoria si basa su grandissimi numeri, gli effetti specifici di un preciso oggetto o di una invenzione particolari vengono diluiti nel mare della creatività umana.

#198 Comment By tasso barbasso On 13 luglio 2011 @ 20:01

@ Corr

Grazie per la lunga risposta.
Perdonami, aggiungo solo un altro paio di osservazioni/domande e poi vado a studiarmi la teoria:
1) Sulla base di quello che dici si potrebbe ragionevolmente descrivere il tutto come la ricerca, su base statistica, degli ipotetici schemi di variazione del pensiero umano (o comunque del pensiero di esseri viventi sufficientemente “intelligenti”) applicato all’invenzione tecnica. Perché in definitiva l’elemento generatore delle tecniche/tecnologie e dei relativi prodotti rimane pur sempre la volontà delle creature viventi (a meno che non si voglia inserire nel quadro una non ancora visibile “civiltà artificiale”). Quindi a me pare che stiamo comunque parlando di un “evoluzionismo del pensiero”, se così si può dire. Anzi, quello che si sta ipotizzando, in ultimissima analisi, è addirittura l’esistenza di un modello di pensiero sostanzialmente invariante (perché la sua tendenza evolutiva si svolgerebbe, secondo la teoria, sempre secondo gli stessi principi di base) e universale (non solo umano). Ti sembra corretto?
2) Tu dici che “la teoria si basa su grandissimi numeri” e che “gli effetti specifici di un preciso oggetto o di una invenzione particolari vengono diluiti nel mare della creatività umana”. Va bene, però non è anche notevole (e degno di essere accolto nella teoria) il fatto che ci siano diversi e persistenti esempi di segno opposto rispetto a quelli che tu citi? L’evoluzione delle tecnologie sviluppate per ottenere il raffrescamento degli ambienti interni, tanto per dirne una, ha prodotto la regressione (proprio nel senso di perdita parziale delle conoscenze) e il quasi totale abbandono di soluzioni tecniche preindustriali assai poco dispendiose e complesse, essenzialmente basate su risorse naturali potenzialmente illimitate e su uno specifico uso (di per sé non costoso) della morfologia edilizia. Il condizionamento tecnologico dell’aria è più dispendioso, a parità di risultati. È pur vero che i condizionatori hanno una maggiore “potenza” (possibilità di ottenere risultati quantitativamente superiori), ma il loro sfruttamento richiede notevoli risorse è non strettamente “necessario”. Tu dirai che il condizionamento tecnologico è stato sviluppato (e presumibilmente continuerà ad esserlo per sempre, aggiungo io) proprio perché le tecniche precedenti non sembravano più soddisfacenti. Ma questo elemento (propriamente culturale ed esterno alla logica del prodotto tecnico) sembrerebbe la dimostrazione del fatto che i parametri “intrinseci” (tipo massima efficienza energetica e minimo numero delle parti) non siano sufficienti a spiegare l’andamento (regressivo, da un certo punto di vista) di certi fenomeni. La teoria non ci dice nulla su questo aspetto della questione?
3) D’accordo, qualsiasi ragionamento di questo tipo diventa poco significativo rispetto al fatto che stiamo parlando di una generalissima tendenza di fondo, che viene guardata nella prospettiva di tempi lunghissimi e di un enorme numero di casi (in effetti tutte le teorie scientifiche non sono altro che ricerche statistiche, in un certo senso, e rimangono valide finché non si scontrano con osservazioni che per qualità e quantità le invalidano). Inoltre si potrebbe pensare, per esempio, che l’attuale tecnologia di condizionamento dell’aria diventerà sempre più performante e meno complessa, dopodiché si passerà ad un’altra tecnologia che, a sua volta, subirà lo stesso processo evolutivo e così via, in una continua replica (a singhiozzo) della legge di base. Però mi sembra interessante il fatto che certi salti (dal raffrescamento pre-tecnologico a quello tecnologico) possano tranquillamente avere un andamento opposto rispetto a quello considerato tipico dalla teoria (dal falò al led).
4) Non mi hai risposto su Theo Jansen.

#199 Comment By Corr On 14 luglio 2011 @ 17:15

Prego!

1)Non saprei…la teoria TRIZ è basata sull’analisi di milioni di invenzioni brevettate ma solo di quelle , e quindi la limiterei al campo delle invenzioni. Qualche accademico ha provato ad estenderne i canoni ad altri settori tipo marketing et similia ma ignoro con quali risultati. Per me dire che il pensiero di una civiltà corrisponde alla sua espressione tecnologica è limitante quindi per me NO, tuttavia se teniamo conto che Dante ha scritto la Divina Commedia e Stephanie Mayer ha scritto la saga di Twilight …si magari un trend di riduzione c’è :-D
2)Per farla breve: esiste una cosa chiamata inerzia psicologica, che è l’acerrimo nemico di chi vuole fare innovazione e inventare qualcosa di veramente brillante. L’inerzia psicologica ci porta costruire muri con foratini da 13 cm, indipendentemente da temperature e esigenze termiche. E poi, fatto il muro ci metti il condizionatore. L’inerzia psicologica non ti fa montare di default un motore a gas sulle auto a benzina (costa meno!! Siamo tutti scemi?) e così via. E magari il condizionatore in se si evolve seguendo le leggi… Esempi etto di inerzia psicologica: corsa allo spazio anni ’60. Gli americani (molto inerziali) hanno progettato, sviluppato e realizzato la space pen, per permettere agli astronauti di scrivere in assenza di gravità. Un complesso e tecnologico meccanismo spremeva l’inchiostro fuori dalla penna , ma solo quando serviva per scrivere, in modo che non spiscettasse in giro per l’abitacolo. I russi (per niente inerziali, fondatori della teoria tra le altre cose) usarono le matite. Oggi i russi rivendono agli americani la teoria e ci fanno i soldi…
3)Assolutamente si, si chiamano curve a S. la tecnologia è nuova-la tecnologia si evolve-latecnologia è matura si salta su una altra tecnologia. Ad libitum
4)Pardon mi era sfuggita. Non sapevo chi fosse prima che tu me lo nominassi, sto leggendo qualche info di base su wiki.

#200 Comment By tasso barbasso On 14 luglio 2011 @ 20:21

Ok, afferrato il concetto, più o meno.
Aggiungo solo una piccola precisazione [@ Gamberetta: fammi la grazia, in fin dei conti siamo ancora vagamente in tema], perché a giudicare da una frase nella tua risposta numero 1 mi pare ci sia stato un equivoco. Tu scrivi:

Per me dire che il pensiero di una civiltà corrisponde alla sua espressione tecnologica è limitante (…)

Non intendevo questo ma l’esatto contrario. Inoltre parlavo degli “ipotetici schemi di variazione del pensiero umano APPLICATO all’invenzione tecnica”. In altri termini non intendevo dire che il pensiero umano corrisponde alla sua espressione tecnica ma che, sulla base di quanto raccontavi a proposito della teoria ed essendo le invenzioni tecniche pur sempre espressioni del pensiero e della volontà creatrice di esseri umani, gli ipotizzati modelli di innovazione tecnica non potrebbero che coincidere con le “strutture di pensiero” da cui derivano. Inoltre avendo tu parlato (se non ho capito male) dell’applicabilità teorica di questi modelli allo sviluppo tecnico operato da qualsiasi forma di pensiero (anche alieno o, perché no a questo punto, perfino artificiale), ne deducevo che la teoria accetterebbe implicitamente l’esistenza di uno schema complessivo di pensiero tecnologico/inventivo sostanzialmente dominante, invariante (su lunghi periodi e grandi numeri) e universale.

#201 Comment By federico / cispo On 15 luglio 2011 @ 11:46

@ corr & tasso

andateci piano ragazzi, ho rischiato di perdermi più volte tra i vostri post che in alcune scene descrittive troppo steampunk per la mia sensibilità! ;o) (ahimè, non è un genere che mi attira)

@ Gamberetta

dopo la terza lettura mi è venuto in mente che potresti lasciare qua e là nel testo alcuni richiami in più rispetto alla trama specifica del singolo racconto (uccisione scenziato – macchina semantica – gnomi “ri-animati” ecc.) un po’ come pollicino con le briciole (oppure, visto che adori i coniglietti, come le pallette di sterco che seminano in coniglietti liberi di girare per casa!)

questo perché, come te, ho scritto una serie di “racconti a puntate”. Inizialmente doveva essere 1 punto e basta. Poi all’interno della mia noosfera hanno preso campo miriadi di storie come costellazioni di un universo e sono diventati una decina.
La mia prima scelta fu quella di accorparne 4 assieme (siamo sulle 300 pagine in A4!), poi l’opportunità di pubblicare (e non è obbligo farlo) mi è venuta solo per un racconto alla volta. Questo mi ha portato a dover smembrare la trama principale (il corrispettivo della storia della tua fatina Astride).
I racconti singoli però hanno perso molto in termini di fascino della storia, quindi ho dovuto dare più peso e visibilità alla sottotrama di ogni singolo racconto aggiungendo di fatto scene apparentemente inutili nel progetto di “grande respiro”. Ma necessarie al lettore per entrare meglio nella mia noosfera attraverso un singolo racconto per volta.
Un escamotage, forse un po’ scontato ma sempre funzionale, è quello di legare un coprotagonista ad ogni racconto. Nel caso di questo tuo primo racconto vedrei bene come coprotagonista da approfondire Anemone che si è già ritagliata parecchio spazio e che potrebbe ricoprire un ruolo più dominante (agli occhi di Astride) sia per il suo coinvolgimento con i SSPP (Servizi Segreti del Piccolo Popolo) che magari perché scova indizi e fa richiami “mirati” alla trama principale di questo primo racconto.

In proposito mi viene in mente un autore come Terry Pratchet che in ogni libro che ambienta nel suo famoso MondoDisco inserisce sempre la “solita favoletta” di descrizione cosmologica del mondo in cui ambienta il libro stesso (il Mondo Piatto, sorretto dagli Elefanti, sorretti dal carapace della Tartaruga, che viaggia senza apparente destinazione per l’Universo).
I suoi lettori ormai sorvolano sulla pesantezza del capitoletto in questione perché sanno che se qualcuno si accinge per la prima volta a leggere un libro di Pratchet ha bisogno di quelle indicazioni generali per meglio accettare il “patto narrativo”.

In ultimo mi trovo in parte d’accordo sulla questione della mancanza di cambio di ritmo nella narrazione.
Ma non mi sento di picchiare troppo su questo tasto perché si trattadi:
1) gusto opinabile del lettore
2) decisione “forzata” dal POV in prima persona del protagonista
3) stile dello scrittore che è SACROSANTO.

In bocca al lupo per il primo passo di un Progetto a mio avviso potenzialmente molto fecondo.

p.s.: nel sodaggio ho votato “altra fatina”, ma in realtà il mio preferito è senza dubbio lo Gnomo Negromante Spacciatore! lo adoro!

#202 Comment By cooksappe On 16 luglio 2011 @ 19:41

ma adesso farai le correzioni o faccio prima a mettermi a leggere il file attualmente scaricabile?

#203 Comment By Gamberetta On 16 luglio 2011 @ 22:57

@cooksappe. I refusi li correggo via via che me li segnalano e aggiorno i file di conseguenza. Probabilmente farò una revisione più approfondita a settembre, ma non credo in ogni caso di cambiare molto. Leggi pure.

#204 Pingback By La mia vita con il Kindle (part one) « neyven On 17 luglio 2011 @ 01:03

[...] la mia prima settimana col Kindle 3. In questo breve periodo ho letto cinque eBooks sul lettore: Assault Fairies di Gamberetta, Body Trauma di David Page (una guida per lo scrittore a svariati tipi di ferite e [...]

#205 Comment By Fabio Cicolani On 21 luglio 2011 @ 21:59

Letto sul Kindle. E’ il primo steampunk che leggo (non credo che “Cuore d’Acciaio” sia prettamente SP) e pur non comprendendo appieno certe meccaniche e non amando i romanzi con tematiche belliche è assolutamente indubbio che Gamberetta scrive in modo impeccabile. Ha una padronanza della tecnica strabiliante, le metafore e le similitudini sono cristalline e non ci ho trovato clichè di sorta. Questo romanzo è la dimostrazione che si può scrivere bene senza necessariamente avere uno stile anonimo e risultare pesanti. Scrivere è comunicare, e, anche se si può non condividere quello che Gamberetta scrive o dice, è importante che il messaggio sia chiaro, che ci sia trasparenza di intenti e scorrevolezza, e in questo romanzo c’è. Una lettura molto piacevole. Brava.

#206 Comment By Kali On 22 luglio 2011 @ 16:43

A metà l’ho mollato. Personaggi fotocopia troppo antipatici, argomento di scarso interesse (ma questo è soggettivo), stile da radiocronaca alla Bruno Pizzul (pace all’anima sua).
Dal mio punto di vista Assault Fairies è orribile, ma se la metà degli scrittori fantasy nostrani curasse il testo almeno la metà di quanto lo curi te, potremmo rallegrarci davvero tutti quanti.

Kali

#207 Comment By Simone On 25 luglio 2011 @ 17:03

Ho letto solo un centinaio di pagine del romanzo, e non tutti i commenti, quindi magari le questioni sono risolte. Comunque:

1) La lingua in cui parlano i personaggi. A pagina 7 la protagonista se la prende con il giornalista perchè le dà del “tu”, ma se stessero parlando in inglese la frase non avrebbe senso. Di certo non parlano in italiano, perchè quando ricevono il briefing della missione (p 36) una delle fatine (come già detto da altri, tutte uguali e non caratterizzate) deve tradurre dall’italiano. Possibile soluzione che però suona tanto tanto artificiosa: non si parla in inglese ma in una fanta lingua che mantiene la distinzione tu/lei.

2) p 40 un refuso, “capello a cilindro”

3) p 59, Astride dice fra sè che vuole riscattare l’onore della sua famiglia. Ma come, facendo quel lavoro che era titubante ad accettare, che considerava degradante o giù di lì? Non c’è accenno al fatto che lei ritenga quell’incarico un minimo denso di significato.

4) p 62, i tecnici dell’esperimento di comunicazione senza fili fanno spiegono inutile, tanto più che Astride aveva mentito dicendo di sapere cosa stava succedendo. Se si voleva far conoscere al lettore la cosa, si poteva far sgattaiolare Astride in giro e origliare una conversazione simile, magari mentre un tecnico sta spiegando la cosa – che so, ad una scolaresca in visita.

5) p 65, l’assalto al magazzino ha meccaniche non chiare. La cannoniera che spara, rischiando di ammazzare i marine già entrati, e inoltre spara solo per rompere il muro per far fare incursione ad altri marine? Magari questa sarebbe dovuta essere la prima fase dell’incursione, credo che nessuno farebbe bombardare un edificio in cui sono già penetrati propri soldati. Inoltre l’impiego del gas asfissiante: la missione vuole essere stealth o di spaccamento di culi brutale? Un’altra cosa, il fucile energetico che usa la fatina: perchè gli umani non possono utilizzarlo? Tanto più, che pare di capire che quello sia proprio stato costruito dagli umani, che non sanno farli bene; perchè non se ne costruiscono anche per loro?

6) non so che pagina: la descrizione dell’ufficio con i vari oggetti delle fiabe sono ridondanti. La testa del coniglio è spettacolo per idea (suona però male “invece che l’occhio di sinistra si apre uno spazio vuoto” o qualcosa di simile, non ho sotto mano la frase, comunque mi era rimasta impressa perchè farraginosa), però basta lì: tanto più che gli altri cimeli non sono descritti ma solo nominati. In fondo basta la testa per far passare l’atteggiamento di sfottò verso le fiabe classiche, nominare tutti gli altri oggetti è solo pesante e innecessario.

7) astride che di fronte al pericolo “manda al diavolo le formalità e abbraccia la compagna”, non mi sembrava esserci tutto questo sentimento tra loro – se non sbaglio si sono incontrate da relativamente poco. Però – magari è il forte legame, le fatine che lottano sempre come gruppo, la condivisione magica di memorie.

8) la possibilità di entrare nel cervello/memoria. Cioè, se quest’abilità è disponibile a tutte le fatine, mi pare poco realistico che nel mondo umano facciano altro che essere al soldo di servizi segreti di vario genere.

#208 Comment By Simone On 25 luglio 2011 @ 17:16

Un’altra cosa: la descrizione dei lampi di etere. Non ho capito se è una continua metafora sul loro avere aspetto di drago, o se sono effettivamente delle cose semimagiche (o se l’ambiguità è voluta). Perchè d’accordo che così si può parlare di fulmini in modo non ripetitivo e più fantasy, però a me lettore è rimasto il dubbio, con conseguente confusione nella lettura.

#209 Comment By Simone On 25 luglio 2011 @ 17:46

Un’altra cosa ancora (ma non si possono modificare commenti precedenti?), anche su ciò che è scritto in un altro commento, sull’essere una telecronaca alla Bruno Pizzul. In effetti, l’effetto è un po’ quello.

Più che un romanzo, mi è sembrato spesso di trovarmi di fronte alla sceneggiatura di un anime: e forse è una cosa positiva della propria capacità di scrittura se si riesce a far immaginare, a mostrare, proprio come se si stesse guardando una sequenza animata, e però ho dubbi di due tipi:

1) se questa inquadratura rimane facile anche per un lettore digiuno di opere fantasy o anime tecnoscientifici. Si può ribattere: è rivolto ai fan, a chi è già familiare con una determinata semantica, a chi riesce a riempire il non detto con degli elementi adeguati, presi dall’immaginario comune del genere. Però, non so. Ad esempio, la fatina degli esplosivi è un personaggio classico, lo stereotipo di quella che fa commenti scemi e si comporta da bambina e le piacciono le cose che fanno bum-bum. (personalmente trovo questo tipo di personaggi insopportabili, però son gusti) Però ecco, un non frequentatore di anime come prende un personaggio del genere – nel senso, nel testo sono presenti elementi adeguati per caratterizzarlo? Perchè io – capito lo stereotipo che c’è dietro – posso immaginarla in modo adeguato, un estraneo al genere no.

2) discorso sullo stile (premetto che non ho mezzi tecnici per farlo, mi limito a esprimere un po’ di pensieri). “telecronaca alla bruno pizzul” è in effetti l’impressione che alcuni brani danno. Io credo che – lo stile non sia solo la descrizione accurata, il non fare errori. Diceva bene un commentatore, che sembri più concentrata sulla tecnica che sulla storia. Ecco, questo è un romanzo, ma sembra che tu voglia scrivere una sceneggiatura di un film, e usare le parole per sopperire alla mancanza di immagini. Se ci si riesce è forse una grande cosa, però sicura che è questo, il fulcro dello scrivere? Un romanzo non dovrebbe essere anche altro? Ogni medium ha proprie caratteristiche e dà possibilità proprie, anche espressive; il tuo stile lo trovo molto – incolore. Forse impeccabile tecnicamente (non ho grossi meriti per dirlo) però trasmette ben poco. In un vecchio post criticavi Manzoni per una frase tipo “e aveva un certo non so che” nella descrizione di una donna. Ecco, quel “un certo non so che” : sarà tecnicamente sbagliato, però a me fa venire. Quello, per me, è stile: nel senso, Manzoni è pieno di questi intercalare suoi personali, che davvero – rileggermi brani dei Promessi sposi è una goduria. (aggiungo, non ho letto il tuo post interamente su Manzoni) Forse tecnicamente sbagliati, però danno al romanzo un’impronta, un’atmosfera, che va al di là dei fatti narrati.

Ecco, alla fine i due punti li sommerei in: una narrazione non è un romanzo. E, per spiegarmi meglio: una versione a film dei Promessi Sposi mi sembrerebbe una bestemmia, perchè i PS non è solo la storia dei due poverelli e del frate e del cattivone e di tutti l’artri, ma è fondamentale nell’ “esperienza Promessi Sposi” anche lo stile di Manzoni, il suo modo di scrivere. Assault Fairires invece – ridotto a film o a anime sarebbe perfetto, perchè nell’”esperienza Assault Fairies” non è fondamentale lo stile e il modo di scrivere di Gamberetta.

Ecco: come frase sembra cattiva ed è forse esagerata, ma è per spiegarmi: sai scrivere ma non hai stile.

E non vorrei assolutamente che lo prendessi come commento malvagio, ma è davvero il modo migliore che ho per descrivere l’ “esperienza testi scritti da Gamberetta”. E ripeto, non ho studi letterari o mezzi di critica per fondare le mie opinioni, è solo quello che mi è parso.

#210 Comment By Frattaglia On 25 luglio 2011 @ 17:55

In fondo basta la testa per far passare l’atteggiamento di sfottò verso le fiabe classiche, nominare tutti gli altri oggetti è solo pesante e innecessario.

Oddio, ma davvero si dice innecessario? :P Comunque a me quella parte ha fatto sbellicare, non mi è sembrato affatto pesante nominare gli altri oggetti oltre al coniglio.

#211 Comment By Frattaglia On 25 luglio 2011 @ 18:10

Ecco: come frase sembra cattiva ed è forse esagerata, ma è per spiegarmi: sai scrivere ma non hai stile.

Interessante, potrebbe in effetti essere così e per me è dovuto al suo essere studentessa. Mi spiego: leggendo tutte le divertentissime recensioni del blog l’autrice calcava sempre sul fatto che bisognava studiare, che scrivere non è un dono divino e così via. Il che è vero secondo me, ma non voglio dilungarmi su questo. Dico solo che per scrivere i suoi racconti gamberetta ha studiato e poi ha applicato le regole. Ma come quando volessi imparare a cucinare all’inizio farei i miei piatti seguendo pedissequamente la ricetta per poi cominciare a personalizzarla dopo aver preso sicurezza e aver fatto molti tentativi, così penso si possa evolvere lo stile di uno scrittore. All’inizio sa scrivere ma non ha stile: infatti applica un metodo meccanico come io alle mie prime ricette. poi, se si ha talento, si diventa chef grazie alla personalizzazione della medesima ricetta. E’ sempre lei ma è comunque diversa. Non so se mi spiego, mi sa che ho scritto in modo troppo contorto :P

#212 Comment By Gamberetta On 25 luglio 2011 @ 18:19

@Simone.

Se ci si riesce è forse una grande cosa, però sicura che è questo, il fulcro dello scrivere?

Certo che il fulcro dello scrivere (narrativa) è trasmettere immagini! Per citare Joseph Conrad, dalla prefazione de Il negro del “Narciso”:

My task which I am trying to achieve, is, by the power of the written word to make you hear, to make you feel—it is, before all, to make you see. That—and no more, and it is everything.

E questo è “everything”. Riuscire a fare vedere con le parole è tutto in narrativa. Perciò, per rispondere alla tua domanda successiva, no, non c’è altro in un romanzo. Quello che c’è in più è fuffa scartabile.

Ecco: come frase sembra cattiva ed è forse esagerata, ma è per spiegarmi: sai scrivere ma non hai stile.

Grazie. ^_^ È un bel complimento, ormai sono diversi anni che studio e lavoro per raggiungere questo obiettivo. È lo stesso complimento che spesso riceveva Heinlein, c’è da esserne orgogliosi – e no, non sono ironica, parlo sul serio.

1) Già discusso in un precedente commento.

2) Grazie della segnalazione, correggo.

3) Compiere il proprio dovere in ambito militare è onorevole per una fatina, come ha spiegato succintamente la mamma di Astride.

4) La spiegazione non è inutile, serve più avanti nella storia. Possiamo essere d’accordo che non sia una scena particolarmente elegante.

5) L’assalto avviene in contemporanea da tutte le entrate. La singola salva serve per abbattere le porte. La preparazione deve essere “stealth”, ma una volta iniziato l’attacco lo scopo è incapacitare i nemici più in fretta possibile. Perché il fucile lo usi Azalea è già stato discusso.

6) Il coniglio ha un ruolo più avanti.

8) Occorre addestramento per entrare nella testa di creature di specie diversa. Inoltre è un’abilità utile ma fino a un certo punto, visto che la vittima muore sempre (a meno che sia un’altra fatina, nel qual caso possono condividere i ricordi senza danni).

#213 Comment By Frattaglia On 25 luglio 2011 @ 18:35

Uhm io non me ne intendo: non ho mai letto saggi su come scrivere né ho mai provato a scrivere racconti, però secondo me fissarsi su delle regole stringenti rischia di diventare un po’ come scrivere a casaccio. Chi scrive senza aver studiato non sa scrivere, ma chi scrive applicando tutte le regole in modo rigoroso rischia di perdere personalità. Io penso bisogna conoscerle ma poi quando si applicano ci vuole elasticità. Boh comunque a me i tuoi racconti son piaciuti tutti, anche quelli della giovane laura che sto leggendo ora, quindi il mio di fatto è più un ragionamento teorico. Se mi chiedessero però di tirar fuori dal borsellino 15 euri per comprarlo non saprei, forse con un po’ di sconto :P Dalla tua hai l’inventiva e lo stile pulito, ma soprattutto l’inventiva. Io di fantasy non mi intendo moltissimo ma il tuo blog mi piace molto e sto leggendo TUTTE le recensioni, ridendo a crepapelle in quelle dove la stroncatura è più definitiva. E mi sono accorto che le trame sono di un piattume incredibile

#214 Comment By Il Guardiano On 25 luglio 2011 @ 19:30

@Simone:
Non è voglia di fare trolling, ma se tu trovi godibili i capitoli dei PS e gli intercalari di Manzoni, mi sembra anche normale che lo stile di Gamberetta ti possa non piacere.

Per quanto riguarda “le immagini”, penso che dovrebbe essere lo scopo principale di uno scrittore: quando riesci a mostrare immagini tramite parole vuol dire che l’immedesimazione è tale da vivere il romanzo.

@Gamberetta:
Perché “saper scrivere ma non avere stile” è un complimento, per te e per “Heinlein”.

#215 Comment By Alberello On 25 luglio 2011 @ 19:58

Io penso bisogna conoscerle ma poi quando si applicano ci vuole elasticità.

Si e no. Si può fare in entrambi i modi, tutto sta nell’obbiettivo di colui che lo fa. Se io voglio rimanere nei canoni e scrivere un pezzo di musica classica, seguirò determinati schemi, determinate armonie e determinati accordi. Questo non è sbagliato, avrò composto un meraviglioso brano di musica “classica” anche se in epoca moderna. E di sicuro non avrò perso-nalità, perchè questo brano è diversissimo da quello originale di Mozart.

Se invece voglio tentare di creare qualcosa di nuovo, userò le basi tecniche e poi comincerò a sfumare ed annacquare fino a giungere al Jazz o allo Scat. Per alcuni questo non è semplicemente un vezzo estetico, ma un adattamento stilistico dettato dal corredo genetico, come nel caso di John Paul Larkin:

Dal momento che la maggiore paura di Larkin sul suo nuovo modo di fare musica era che la gente si accorgesse della sua balbuzie, fu Judy che gli suggerì di parlarne direttamente nelle canzoni, per esorcizzare la sua paura. Con la collaborazione dei produttori dance Ingo Kays e Tony Catania, Larkin registrò il suo primo singolo, Scatman (Ski Ba Bop Ba Dop Bop), Una canzone che aveva l’obiettivo di convincere i bambini balbuzienti a superare la loro difficoltà di relazione con gli altri. Per l’uscita del suo singolo Larkin adottò il nome d’arte di Scatman John.

Questo è il risultato. Meglio la musica classica o lo scat? Non importa, entrambi sono pura espressione matematica, nulla è lasciato al caso, altrimenti parliamo di Dadaismo. Ma ironia della sorte vuole che pure il dadaismo che è nato come anti-arte alla fine ha portato ad alcuni orrori dell’arte moderna. Ciò che è regola resta regola e ciò che non è regola, se piace, verrà regolamentato col tempo per permetterne la riproduzione. Selezione naturale.

#216 Comment By Siobhán On 25 luglio 2011 @ 20:24

@ Simone

Ecco: come frase sembra cattiva ed è forse esagerata, ma è per spiegarmi: sai scrivere ma non hai stile.

Non sono affatto d’accordo, lo stile di Gamberetta c’è e si vede eccome: è lo stile di una persona cinica e schietta che descrive un mondo cinico in modo schietto. Può piacere o non piacere, ma non si può dire che non sia stile, perché la freddezza è calcolata, non è messa lì a caso.
Tra l’altro paragonandolo a quello di Mishima, per fare un esempio, è uno stile emotivo e viscerale ^^”’

@ Gamberetta
Ho letto Assault Fairies all’inizio di Luglio, ma non avendo niente di particolare da aggiungere agli altri commenti finora non ho detto niente. Ne approfitto per dirti che mi è piaciuto molto, più di tutte le altre cose che hai scritto finora, anche se condivido con altri commentatori qualche dubbio sulla caratterizzazione delle fatine.

#217 Comment By Tapiroulant On 25 luglio 2011 @ 21:15

Per citare Joseph Conrad, dalla prefazione de Il negro del “Narciso”

Hai letto il Negro del Narciso? Fikissimo!
Com’è? E’ uno dei pochi libri di Conrad che non ho letto (e Conrad mi piace di brutto, a parte gli ultimi romanzi).

Tra l’altro paragonandolo a quello di Mishima, per fare un esempio, è uno stile emotivo e viscerale ^^”’

Ma anche paragonandolo a quello di Ballard, per esempio :D

anche se condivido con altri commentatori qualche dubbio sulla caratterizzazione delle fatine.

Detto più esplicitamente: il personaggio di Arina fa cacare^^” (il fatto che abbia preso 28 voti è inspiegabile, un mistero della scienza, un po’ come l’autocombustione spontanea)

#218 Comment By Simone On 25 luglio 2011 @ 21:44

@ Siobhan: mh, non parlo di questo: si può essere cinici e schietti e scrivere comunque in tono ampolloso dell’ottocento. Quello che intendo è una – asetticità, un disporre le parole in modo da – denotare, ma non connotare.

@guardiano: non è che non mi piace – è che non lo vedo proprio. Non vedo affatto l’autore, inteso nel senso di filtro che dà il suo punto di vista – e gamberetta dirà che è giusto così (anche perchè altrimenti non scriverebbe in prima persona), che lei sta raccontando una storia non dicendo quello che lei pensa sulla storia, e però io rimango perplesso, perchè come dici giustamente tu, io apprezzo un altro modo di fare narrativa – per me è fondamentale l’autore che esprime le sue idee, che mi strizza l’occhio. Per dire, Thackeray: anche qui, non so giudicare come è messo tecnicamente, però le sue digressioni tongue-in-cheek (ricordo una cosa tipo: “per quanto esso sia contingente, nessun filosofo rifiuterebbe mai un pezzo di arrosto di maiale”), per me valgono il prezzo del biglietto. E il sorbirmi le storie d’amore tra nobili dell’ottocento. Gamberetta può dire: ma è perchè allora non ti piace la narrativa, e vuoi saggi o altro. E in effetti, è proprio così :D.

@ gamberetta: capisco quello che dici. Però, per me è parte integrante dell’opera sentire la voce dell’autore, magari non direttamente come Manzoni, però comunque sentirne – la pronuncia, diciamo. Nel senso: altrimenti dieci romanzi di autori diversi scritti in modo giusto sarebbero stilisticamente indistinguibili. Un libro è avvolto nel proprio autore, che per me ne è parte integrante; non mi interessa la storia bruta.
Poi si dirà, giustamente: è molto più difficile scrivere così, perchè non hai la scappatoia di dire direttamente al lettore l’atmosfera, o comunque la tonalità emotiva di una certa scena o avvenimento; se ci si limita a descrivere (a narrare) il lettore troverà simpatico il personaggio x solo se lo scrittore è riuscito a descriverlo, a farlo venire fuori come simpatico, e non perchè lo ha presentato come “ecco, arriva x, simpatica canaglia”. E se non sbaglio tu gamberetta facevi un esempio del genere, che se una certa scena è paurosa bisogna descrivere il perchè, e far nascere la paura nel lettore, e non dire “c’era uno spaventoso x a forma di tremendo y”.

Il punto per me è, che se rimane solo la storia, beh, leggerà il tuo libro solo chi trova interessante quella storia e quella tematica. Io credo invece che la massima espressione di scrittura sia far trovare interessante qualunque storia a qualunque lettore, “costringerlo” a leggersi trecento pagine sui coniglietti fruttati perchè scritte così bene che non riesce a mettere giù il libro.

#219 Comment By Gamberetta On 26 luglio 2011 @ 00:54

@Il Guardiano.

Perché “saper scrivere ma non avere stile” è un complimento, per te e per “Heinlein”.

Piccola premessa: qui adesso per “stile” intendiamo solo la forma, perché spesso in quello che si definisce stile rientrano anche i contenuti. Per esempio inserire in ogni romanzo coniglietti tabagisti come simbolo della morte termica dell’universo fa parte dello “stile”. E da questo punto di vista ho uno stile. Ma rimaniamo alla forma.
Non avere stile significa che lo scrittore scompare, rimangono solo i personaggi, la storia e le idee. Non si intravedono più i fili del burattinaio, non c’è mediazione tra le parole e le immagini. Questo garantisce al lettore la maggiore immersione possibile. È un pregio. Un grande pregio.

@Tapiroulant.

Hai letto il Negro del Narciso? Fikissimo!

Ehm, no, ho letto solo l’introduzione…

Detto più esplicitamente: il personaggio di Arina fa cacare^^” (il fatto che abbia preso 28 voti è inspiegabile, un mistero della scienza, un po’ come l’autocombustione spontanea)

Arina è il mio personaggio preferito. È la quintessenza di essere fatina: spontanea, avventurosa, forse un po’ svampita, molto coraggiosa, professionista nel suo mestiere. E poi fa esplodere le cose!!1!!1!!!!!1!!!!!!
Io trovo inspiegabile che non piaccia. Boh.

@Simone. Va bene, a te piace sentire la voce dell’autore, è legittimo. Ma a me e a un sacco di gente (in effetti la gran parte del pubblico che legge narrativa di genere nel mondo), no. Anzi, a me sentire la voce dell’autore mi fa chiudere il libro a pagina 5, a meno che non si tratti di un libro satirico/umoristico.
Ho spostato tutti gli altri commenti in Fogna perché erano inutilmente polemici.

#220 Comment By tasso barbasso On 26 luglio 2011 @ 09:20

@Gamberetta

Scrivere è trasmettere immagini.

Una vecchia idea sempre interessante e ricca di implicazioni, però messa in questo modo non mi convince: troppo apodittica, dal mio punto di vista, e quindi debole, per quanto mi riguarda. Mi rendo conto che la ricerca degli “estremi” possa esercitare un notevole fascino, ma è anche vero che spesso si rischia di confondere l’estremo con un’intuizione (magari alquanto diffusa e ricorrente, come in questo caso) portata alle sue estreme conseguenze. Sono due cose completamente diverse, che nella mia esperienza conducono ad esiti molto distanti.

Ripartiamo dalla prima frase: scrivere è trasmettere immagini. Molto ragionevole, certo, ma solo perché si tende a dare per scontata una parola mancante: “anche”. Scrivere è anche trasmettere immagini. Ossia la frase dice qualcosa di ragionevole ma “non dice tutto”. In effetti la stessa citazione scelta come supporto dell’affermazione apodittica è ben più estesa. Inoltre quella citazione ha due caratteristiche ovvie: non mira all’oggettività; contiene termini che suggeriscono molto chiaramente letture non letterali (“immagine” non è solo “figura”: si può anche far “vedere” un concetto, per intenderci). Tra l’altro “it is everithing” è chiaramente riferito tanto a “to see” quanto a “to make you feel” e “to make you hear”. Non si dice che “tutto è immagine” o che “riuscire a fare vedere con le parole è tutto in narrativa” ma si dice, in altri termini: è tutto qui, “my task which I am trying to achieve”, ossia il mio modo di fare narrativa, consiste nel far provare qualcosa. E questo è ragionevole. Suggestivo e personale, non apodittico.
Diversa sarebbe la questione se si affermasse che in definitiva tutti i fenomeni (comunque percepiti) debbano necessariamente ritenersi meri effetti secondari della percezione visiva. Basandosi su questa convinzione, taluni potrebbero anche approdare alla necessità di far coincidere totalmente il raccontare con la descrizione di una mera successione di immagini. Lecito, certo, ma un eventuale esito “positivo”, per quanto coerente possa essere l’autore, non mi pare affatto scontato.

Tuttavia la ricerca stilistica di un autore non può essere messa in discussione. Se ne possono valutare i risultati (ossia gli effetti delle opere), per lo più sulla base di gusti e convinzioni, ma non avrebbe senso giudicarne le intenzioni.

#221 Comment By Gamberetta On 26 luglio 2011 @ 12:31

@Alberello. Ho spostato anche il tuo ultimo commento in Fogna. Perché non era polemico, ma era ampiamento off topic, aveva senso solo inserito nella discussione che però appunto è in Fogna.
E detto questo, ti propongo una cosa: in pratica tutti gli articoli del blog riguardano qualche romanzo, saggio, film, ecc.; ora, commenta solo se hai letto/visto l’opera in esame. Non c’è bisogno che continui – in effetti non fai altro – a commentare quello che commentano gli altri. Commenta gli articoli, se l’argomento ti interessa. Se no, pazienza.

@tasso barbasso. È già stato spiegato in altri articoli che uno scrittore deve cercare di stimolare tutti i sensi nel lettore. Tuttavia la vista ha un ruolo primario dato che è il senso più usato dagli esseri umani. Inoltre spesso anche per veicolare gli altri sensi occorre proporre immagini: “il profumo di pesca”, “il gusto di fragola”, “Anna tocca la superficie che è morbida come lana”, ecc. Lo stesso anche per i suoni, a parte le parole onomatopeiche.
Dunque dire che lo scopo della narrativa è trasmettere immagini è fondamentalmente giusto.
Detto questo, onestamente non capisco perché continui a interpellarmi. Mi hai detto che quello che scrivo è, per colpa dello stile e della tecnica narrativa, letteralmente illeggibile. Posizione legittima, ma a questo punto è ovvio che io di questi argomenti non ne capisco un’acca, dunque di cosa dovremmo parlare?
D’accordo che tra la formulazione teorica e l’applicazione pratica c’è il mare o come si dice, ma qui è come se una persona in cima al cucuzzolo della montagna dice: “Ah, adesso vi insegno io a sciare!”; poi scende e dopo due metri si rompe una gamba. Tu la vai a trovare in ospedale e le chiedi di discutere di tecnica sciistica. Sembra una presa per il culo.
Infine:

Una vecchia idea sempre interessante e ricca di implicazioni, però messa in questo modo non mi convince: troppo apodittica, dal mio punto di vista, e quindi debole, per quanto mi riguarda.

Ecco, pazienza. Ti assicuro che il mio scopo non è convincerti di alcunché. Dormo la notte bene uguale.

#222 Comment By Mr. Giobblin On 28 luglio 2011 @ 19:31

Gamberetta, complimenti vivissimi per Assault Fairies. L’ho letto subito, ma non avevo ancora fatto in tempo a commentare. (“E chi se ne frega”, diranno i miei piccoli lettori). AF è stupendo e l’ambientazione favolosa, non vedo l’ora di leggere il seguito! :) Qui ho scritto qualche mio pensiero, se ti va di leggere. Intanto continua così, non potevi fare regalo migliore ai tuoi lettori.

#223 Comment By AliaSecura On 29 luglio 2011 @ 10:34

Non mi è piaciuto molto. Mi aspettavo qualcosa di più coinvolgente. Meglio criticarlo il fantasy, che scriverlo ! ^.^

#224 Comment By Eosforo On 29 luglio 2011 @ 23:30

Ho finito di leggere il romanzo da un po’, ma mi ero dimenticato di commentare xD
Be’, mi è piaciuto davvero moltissimo!
Le uniche pecche sono, come hanno già fatto notare gli altri utenti, la scarsa caratterizzazione dei personaggi, la difficoltà di lettura delle descrizioni di macchinari e l’uso dei diminutivi talvolta fastidioso.

Per il resto, lo trovo un romanzo fantastico! Originale, carico di sense of wonder, ben scritto e appassionate. Attendo il seguito ;)

#225 Comment By AliceCreed On 30 luglio 2011 @ 19:35

Ho finito proprio ora di leggere il romanzo, e mi pare inutile dirti che mi è piaciuto un bel po’ :)
Mi ah dato fastidio una cosa, però: i diminuitivi per definire le fatine; al di là di fatina stessa, c’erano un sacco di manine, piedini, corpicini e cuoricini che, oltre che fastidiosi, mi risultavano illogici: se una fatina crede di essere un’entità superiore agli umani, perchè definirsi con diminuitivi? Al massimo potrebbe usare accrescitivi per gli umani, così come usa verbi che di solito si accostano ai cani od ai gatti -zampettare, etc.
Non so se qualcuno te l’ha già fatto notare, in realtà non ho letto nessun commento.

#226 Comment By DrStupid On 2 agosto 2011 @ 06:24

Complimenti, piaciuto moltissimo. Notevole l’ambientazione, ottima la scrittura, belli i flash back. Si legge di un fiato. A parte i diminutivi già osservati forse il punto di vista della fatina protagonista alla fine si mangia tutto, insomma poteva lasciare spazio ad altri personaggi. Non parlo solo delle fatine ma anche di umani. Aspetto il seguito. Ma anche un final cut. Ciao

#227 Comment By Davide27 On 2 agosto 2011 @ 14:50

1 I nomi delle fatine non si fissano bene in mente, forse perchè iniziano tutti per A o forse perchè di molte non viene presentata alcuna caratteristica fisica: a parte la protagonista vedevo solo delle fatine anonime, senza faccia.

2 La storia risulta a tratti scontata:”il governo britannico ha bisogno del suo aiuto”; in quanti film l’abbiamo già sentito? il difetto comunque rimane marginale perché è raro.

3 Anche a me sembra irreale che una fata chiami i suoi arti con dei diminutivi, come se si paragonasse agli esseri umani. mi rendo comunque conto che questo è un espediente quasi essenziale per trasmettere l’immagine della fata ma la consapevolezza dell’irrealtà della cosa mi ha accompagnato per tutta la lettura.

4 L’utilizzo dei flashback a volte mi ha confuso.

Quello che più mi è piaciuto è lo stile limpido e scorrevole che evoca facilmente immagini nitide nella mente del lettore.

#228 Comment By Chiara On 2 agosto 2011 @ 17:05

Ciao :)
Ho finito ieri di leggere il libro e volevo unire la mia campana al coro, nonostante sia già stato detto più o meno tutto quel che penso.

1- I diminutivi. Li ho digeriti sì e no; a volte erano appropriati nel rapportare la fatina al mondo umano, a volte fastidiosi, superflui.

2- Amarilla che stacca la mezza amarena dal biscotto e se la mangia in un boccone. Ora, può darsi che io abbia frainteso le dimensioni delle fatine, ma non è un tantino esagerata? Che bocca ha? O.o

3- Il “ragno” a sei zampe. Capisco perfettamente perchè tu abbia scelto questo nome e so che è verosimile, ma c’è una ragione precisa per cui le zampe sono sei e non otto? Tantopiù che lo sottolinei, “.Sei zampe.” un intero periodo!

4- I flashback. Disorientanti, non tanto dal punto di vista allucinazione\ricordo\realtà, mi sono trovata più e più volte a chiedermi chi fosse la protagonista, Astride o un’altra fatina.

5- Le fatine. Tutte uguali. Le uniche che distinguo sono Anisia ed Arina. per il resto, oltre a non distinguerle, faccio anche fatica a ricordare qualcosa che le caratterizzi.

6- L’attrazione perversa di certi umani nei confronti delle fatine. Forse sono io che ho poca immaginazione, ma non riesco proprio a capirla. Ok, ci sono tante cose che non capisco, i pedofili per dirne una, ma non vedo proprio come la cosa possa funzionare tra un uomo ed una fatina, sono troppo piccole!

Bon, finito, tutto qui. molto carino, complimenti :)

#229 Comment By Ste On 4 agosto 2011 @ 12:48

3- Il “ragno” a sei zampe. Capisco perfettamente perchè tu abbia scelto questo nome e so che è verosimile, ma c’è una ragione precisa per cui le zampe sono sei e non otto? Tantopiù che lo sottolinei, “.Sei zampe.” un intero periodo!

Il dettaglio delel zampe non ha importanza quando insetti e ragni hanno altre differenze. Mi spiego meglio. Esiste un piccolo escavatore con 2 ruote e due “zampe” idrauliche che si chiama “ragno” perchè il movimento ricorda quello di un ragno. Quindi può darsi che il nome “ragno” del romanzo derivi da come si muova e non dal numero di zampe. Un insetto (6 zampe) si muove in modo notevolmente diverso da un ragno, inoltre anche la forma delle zampe è diversa: avendo gli aracnici zampe lunghe e tenendole al contempo vicino a sé accade che il corpo sia sospeso e non sorretto. Almeno personalemente il nome “ragno”, dato ad un veicolo mi dà quest’immagine: uno scafo sospeso e non sorretto. Mentre negli insetti il corpo è sorretto dalle zampe che quasi mai suberano il punto dell’articolazione con il torace.
Se poi vogliamo fare i pignoli e andare anche oltre al numero di zampe vi è anche la suddivisione del corpo: cefalotorace e addome per gli aracnidi; testa, torace e addome per gli insetti. Ora, immagino che un veicolo di trasporto sia diviso in due sezioni (cabina di pilotaggio e stiva) invece che tre, in quanto se assomigliasse ad un insetto sarebbe così suddiviso: cabina-sala macchine – stiva. Credo quindi che, a dispetto del numero di zampe, un veicolo di trasporto asomiglierebbe più a un ragno (tra l’altro senza antenne) che ad un insetto.

#230 Comment By Bacca On 4 agosto 2011 @ 14:29

Primo ebook letto con il mio nuovissimo majestic eb6000.
Bello!
Quando esce il seguito?

PS i diminutivi relativi alle parti fisiche delle fatine li ho trovati estremamente divertenti!

#231 Comment By Lela On 4 agosto 2011 @ 22:56

Scaricato e messo subito sul reader!
Prima ancora di iniziare la lettura però, voglio farti i complimenti per la scelta di condividere in questo modo il romanzo: è importante portare avanti la diffusione libera delle idee con le commons ed è avvilente, invece, vedere quanta foga ci mettano altri a blindare le loro cose con schifezze come i DRM.
Hai mai pensato di mettere un bottone per le donazioni? Perché sai, a me viene proprio voglia di darti un contributo per incentivarti e ringraziarti di aver condiviso (e perché, diobuono, commons non vuol dire arraffaarraffa aggratis!). E chissà a quanti altri!
Mi butto nella lettura!

#232 Comment By Chiara On 5 agosto 2011 @ 15:54

@ste
Hai mancato il punto. il fatto che si chiami ragno non mi crea alcun problema, è perfettamente verosimile. Quello che mi chiedo, dal momento che si tratta di un racconto di fantasia, è se esiste una ragione per cui le zampe sono sei e non otto (o 4, o 10 e così via, perchè se non esiste allora tanto valeva schiaffarci due zampe in più, dal mio punto di vista).

#233 Comment By John Smith On 7 agosto 2011 @ 13:51

Visito il tuo blog spesso, Gamberetta, e posso anche vantarmi di essere un Lurk-Master (livello 69 full verde) visto che ti leggo dal lontano 2007. Quando commentavi a proposito di una certa maghetta loli che faceva la sadica con il suo gandarf. Bontempi quelli!
Ora, hai fatto un regalo ai tuoi fan; e in qualche modo mi sono sentito coinvolto. Dovevo fare qualcosa. Ho pensato di festeggiare a modo mio, ma un kalashnikov è difficile da trovare, e montecitorio troppo grande. Come se non bastasse le puttane della salaria hanno alzato i prezzi. Inflazione, dicono. Il potere d’acquisto che si ammoscia insieme alla mia bacchetta di sambuco. Già. Comunque, ho deciso di leggere e commentare Assault Fairies. perché sono curioso e perché credo nell’esistenza del Piccolo Popolo. YAY!

Della tecnica sono rimasto soddisfatto, ci sai fare con le parole. E penso che ne sei anche consapevole. Mi ha colpito la tua capacità di azzeccare i termini appropriati per la situazione, si intuisce che c’è un lavoro dietro, come un grasso criceto che gira e gira e gira e gira nella sua ruota . Non so se mi spiego.
Scrivi usando periodi molto brevi, senza l’ombra di proposizioni subordinate, e questo a volte mi. Ha. Dato. Fastidio.
Ma ho realizzato quasi subito, durante la lettura, che deve essere una conseguenza del POV in prima persona, perché in effetti nessuno pensa frasi complesse e articolate così di getto. Forse Umberto Eco, forse lui sì. O Luca Giurato, ma le sue non hanno senso compiuto. Tuttavia la decisione di usare la prima persona è stata azzardata, e credo tu l’abbia vissuta come un esperimento. Ti spiego cosa non mi ha convinto del punto di vista:
A volte ho fatto fatica a seguire il corso degli eventi. Cambi di scenario davvero improvvisi; la mancanza di un narratore; l’assenza quasi totale di descrizioni per l’ambiente esteso. Sono cose che ogni tanto non mi hanno fatto focalizzare molto bene i luoghi, le ambientazioni, e ciò che vede la protagonista. naturalmente non dico che descrivere un comodino per 5 pagine sia una buona idea. D’altra parte, il pov in prima persona impedisce le descrizioni esagerate, è ridicolo:
“Davanti a me vedo un oggetto a forma di cubo, alto circa mezzo metro, di legno scuro, con dei vari cassetti utili per i miei effetti personali. Una piccola abatjour con la basa dipinta di blu cobalto poggia esattamente al centro…”
Orribile. Quindi? Boh. Tu hai cercato un equilibrio, limitandoti a descrivere in maniera approfondita soltanto oggetti/situazioni/ambienti che sono molto interessanti per la protagonista o è la prima volta che li vede. E questo è un bene, secondo me ci sei riuscita al 90%. Rimane quel 10% dei casi in cui un WTF mi è uscito mentre leggevo, ad esempio quando

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Di solito gli scrittori schifano la prima persona, perché è difficile da gestire, ma a me piace, può aggiungere molto pathos. Prendi la telenovela di GRR Martin: se ogni capitolo avesse il suo personaggio con narrazione in prima persona risulterebbe più coinvolgente. Comunque rimane una mazzata sulle palle. Vabbè, a me la prima persona piace molto. E quindi apprezzo il tuo impegno a scrivere in prima persona. Ma voglio dei capitoli spin-off con il pov di Arina, che è la mia fatina preferita e, penso, l’unica a non volermi uccidere nel caso ci provassi con lei. Sì, le dinamitarde sono arrapanti.
Una cosa che mi è piaciuta è la velocità degli eventi: in 130 pagine succedono molte cose, e ci sono molte domande senza risposta. Per i flashback non ho avuto problemi, al contrario di come molti hanno scritto. per i disattenti potresti fare così: vai a capo, e metti in maiuscolo “ATTENZIONE: FLASHBACK.” in rosso. Maddai. Magari per le prime righe ho pensato “Ndo stò?”, ma poi si capisce tutto. Come per i vezzeggiativi. Ma è logico che per una fatina le sue sono delle manine, è così e basta. Non mi ha dato fastidio leggerlo e anzi mi è piaciuto il contrasto: “Ti sgozzo con le mie manine, lurida bestia!”

Ma sto scrivendo un bel po’, forse dovrei andare alle conclusioni: In linea generale, ciò con cui ho avuto maggiori difficoltà sono il punto di vista in prima persona e i periodi molto brevi. Puoi imparare a gestirli meglio, ne sono sicuro.
Ciò che invece mi ha davvero – davvero – colpito sono le idee. Hai messo delle idee in Assault Fairies che reputo, in un termine prettamente tecnico, cazzute. Le fatine combattenti; ok. Il piccolo popolo; ok. Gli umani bestie ottuse; ok. Ma i draghi galvanici, le principesse corazzate, la noosfera, i conigli, i fucili ipersonici, il giro-incrociatore elettrico… sono molto interessanti e mi hai davvero eccitato! (non prenderla come una metafora: quando è spuntata la principessa corazzata stavo sbavando. DEVO vederla in azione).
Un’altra cosa: se la tua intenzione era quella di mostrare e non raccontare ci sei riuscita molto bene. per quasi tutta la lettura immagginavo le scene in testa come stessi guardando un film, e non mi capita spesso. Mai, se parliamo di autori italiani.
MA, ma, ma, ma…! Ho sentito la forte mancanza di qualche scena spinta. magari Arina con un umano, qualche pagina con la sua relazione non mi sarebbe dispiaciuta. Anche dall’occhio cinico di Astride. E, soprattutto, ero convinto al 100% che ci fosse una scena yuri, da qualche parte. al 100%! Visto poi il tipo di rapporto tra compagne d’armi (totale fiducia) e il continuo contatto fisico che hanno le fatine fra di loro, me l’aspettavo. Ovvio. O forse le fatine sono ermafrodite? sarebbe sensato visto che non esistono maschi nella specie. Ok, sono un fan anche del futanari, va beno lo stesso. Ma non hai scritto nessuna scena così, maledetta. Comunque nella mia testa è successo, sappilo.

Mostra spoiler ▼

Si, lo so che non puoi rispondere adesso. Spero di trovare le risposte a queste domande nelle prossime puntate di Assault Fairies, sennò impazzisco. E avrai sulla coscienza un sacco di innocenti.
Vabbè la pianto di scrivere. Brava, Gamberetta. Quello che hai creato mi è piaciuto e mi ha emozionato. Non sono uno scrittore, né un critico, quindi ho cercato di spiegarti ciò che ho provato leggendo. Spero che il mio commento ti sia utile, magari anche solo per farti sorridere un po’. Vedendo sto vecchio fan che ritrova la stima per una persona che già stimava. Non ho la pazienza né l’egocentrismo necessario per scrivere spesso qui, forse la prossima volta che avrò qualcosa di sensato da dire. Ma ci sarò, fidati. Eh, mi è uscito inquietante tipo stalker. Intendevo che continuerò a seguirti, perché mi piace quello che fai.
Bye

#234 Comment By Lorentz On 9 agosto 2011 @ 15:36

Ciao Gamberetta,
Ho cominciato il tuo romanzo, ma ho dovuto abbandonarlo: l’incazzosità ingiustificata della protagonista abbinata alla spocchia e a un atteggiamento sempre sulla difensiva non sono riuscito a digerirli (mi sono girati i coglioni ancora subito quando ha maltrattato il giornalista con immotivato disprezzo).
Per il resto riguardo a tecnica e cura nei dettagli nulla da dire, hai fatto un ottimo lavoro.

L

#235 Comment By Gamberetta On 11 agosto 2011 @ 16:03

@John Smith.

E, soprattutto, ero convinto al 100% che ci fosse una scena yuri, da qualche parte. al 100%!

Ci sarà nel secondo volume, in effetti era prevista anche in questo, ma non ho trovato il posto giusto per inserirla perché non sembrasse gratuita. Sarà molto sporca e appiccicaticcia, anche se ho qualche dubbio verrà come te la sei immaginata. ^_^

Non sono uno scrittore, né un critico, quindi ho cercato di spiegarti ciò che ho provato leggendo. Spero che il mio commento ti sia utile, magari anche solo per farti sorridere un po’.

Sì, ci sei riuscito, era un bel commento. Grazie.

#236 Comment By John Smith On 13 agosto 2011 @ 08:02

@Gamberetta
Sporco e appiccicaticcio? Meglio. Altro che ponti gettati fra intimità. In effetti mi chiedevo se avessi in mente qualcosa come Tinker Bell e la sua “polvere di fata” in Pan di Dimitri: abbastanza eccitante quella parte. Oppure vuoi creare un sesso “metafisico” come in Ghost in the shell, sfruttando la noosfera? O magari coinvolgendo la magia e le illusioni farai sbucare tentacoli da tutte le parti? Ah, sono curioso! Comunque so che il progetto va avanti e ci saranno scene yuri, e questa è cosa buona e giusta.
Non vorrei passare per il maniaco di turno, mi interessano molte altre cose di Assault Fairies. Ma trovare qualcuno che scrive a proposito di fatine yuri in italia che non sia un ficcyofilo cerebroleso mi commuove. Sul serio. Cioè, è interessante a livello socio-psicologico. Nah, non è vero, è che sono un maniaco.

#237 Comment By ATNO On 13 agosto 2011 @ 18:40

Non ho mai letto nulla del genere, nel senso che non ho mai letto Steampunk, romanzi di guerra, addirittura romanzi in prima persona al presente, se non sbaglio. Insomma non è proprio il mio genere, ma, per adesso- sono arrivato al 7imo capitolo, mi piace. Come alcuni hanno già detto, trovo un po’ troppo complesse le descrizione di macchinari, e l’episodio dell’esecuzione dell’uomo-elefante mi ha un po’ impressionato, ma, ripeto, nel complesso mi piace. ^^
Giusto qualche piccolo appunto: a pag. 25 si legge ”Documenti sono impilati dentro una vaschetta ricamata con rospi di ottone.” Credo che tu abbia voluto dire dei documenti o qualcosa di simile. E, all’inizio: “I capelli acquamarina ricadono sulle spalle. Mi siedo sul bordo del registratore, slaccio il grembiulino bianco e mi tolgo gli stivaletti alti fino al ginocchio. ” Penso che sarebbe stato meglio non specificare il colore dei capelli e l’altezza degli stivali. :)
P.S. Non so quanto ti potrebbe far felice sapere che ti apprezza anche un lettore della Troisi. Per la cronaca, io. xD

#238 Comment By ATNO On 13 agosto 2011 @ 23:33

P.S. Ho fatto la richiesta per aggiungere il libro su aNobii, spero che non ti dispiaccia. Come editore, dato che era obbligatorio metterlo, ho messo Gamberi Fantasy.

#239 Comment By Il Duca Carraronan On 13 agosto 2011 @ 23:44

@ATNO
Spero che la tua richiesta vada a buon fine. Ho provato anche io, con una descrizione simile a quella accettata su GoodReads, quindi con un URL a cui trovare il libro, ma non è stata approvata.

Ti ricopio quanto detto nel fanclub su Facebook. Ti riporto i messaggi che avevo inserito al volo, appena informato, in bacheca.

Primo:

Anobii ha risposto oggi. Inserimento rifiutato. Motivazione:

“Pdf, ebook, autoprodotti non sono riscontrabili in Opac e nella descrizione c’è molto spam per il sito di Gamberetta, che non è ancora diventata Casa Editrice”

Il molto spam era, dopo la descrizione, l’indicazione che era gratis e dove reperirlo. Identica a come presente in Good Reads.
La politica di Anobii per l’Italia ora è quindi questa: gli ebook non sono libri perché non hanno un corrispettivo nell’Opac e solo una Casa Editrice registrata può produrli.

Dato che una volta si potevano aggiungere anche libri senza ISBN liberamente, non è da escludere l’ipotesi dell’addetto italiano amico di qualcuno e con le palle girate contro Gamberetta in sé. ^_^

Secondo messaggio:

Ah, subito prima della motivazione c’era il motivo riassunto: “Informazioni insufficienti”.
Quindi l’assenza della riscontrabilità nell’OPAC rende le informazioni insufficienti (strano, il loro modulo permette di inserire libri senza ISBN) perché non si sa come verificare la sua esistenza e indicare dove è reperibile in modo che possano verificarla per quel singolo addetto di Anobii è Spam.

Ultimo:

Ora mi è arrivato un ulteriore messaggio di conferma del rifiuto di inserimento. Testo identico al precedente.
L’Admin indicato come inviatore del rifiuto è “la vecchia strega”, appartenente ai gruppi anobii Reverdito Editore (in cui la nuova collana fantasy è gestita da Azzolini, uno dei lecchini di FM detestati da Gamberetta), e Il Salotto di FM (effettivamente ricordavo quel nick su Fantasy Magazine).

Sarà solo un caso che un rifiuto con motivazioni ridicole, rifiuto ad personam si direbbe visto che ad altri libri senza ISBN non venne fatto, venga da personaggi legati ad ambienti di quel genere? ^__^

Per chi non lo ha colto, ripeto ancora che il codice ISBN non è obbligatorio su Anobii e il modulo prevede l’inserimento dei libri anche privi del codice e non “riscontrabili” nell’OPAC.

Mi pare chiaro il vero motivo dietro la non inclusione.

Spero a te vada meglio! ^_^

#240 Comment By Siobhán On 14 agosto 2011 @ 13:04

Per chi non lo ha colto, ripeto ancora che il codice ISBN non è obbligatorio su Anobii e il modulo prevede l’inserimento dei libri anche privi del codice e non “riscontrabili” nell’OPAC.

Confermo, a mia madre hanno accettato un libro autopubblicato su Lulù, e addirittura un libro fatto stampare in cartoleria, di cui esiste solo una copia.

E’ molto strano che un ebook così famoso sia stato rifiutato.

#241 Comment By ATNO On 14 agosto 2011 @ 19:41

@Duca Guarda lo spero proprio perchè Gamberetta lo merita. E perchè non mi va di non inserire nella mia libreria un libro che sto leggendo xD. Scherzi a parte, spero proprio che non sia come dici tu. Comunque, per FM intendi Fantasy Magazine, vero?

#242 Comment By ATNO On 16 agosto 2011 @ 23:08

Brutte notizie da parte di aNobii.

La tua richiesta di aggiungere “Assault Fairies”

Motivo del rifiuto: Informazione errata

Caro/a ATNO,

Grazie per la tua richiesta di inserimento di Assault Fairies ma siamo spiacenti di informarti che è stata respinta per il seguente motivo:

Informazione errata

Il titolo non è un libro edito e pubblicato da una casa editrice, perché gambery fantasy è solo un blog.

Per favore controlla l’informazione che hai inserito.

Il team di aNobii

#243 Comment By Mauro On 17 agosto 2011 @ 08:12

Fare un elenco di libri non pubblicati da una casa editrice e chiedergli: “E questi, allora?”?

#244 Comment By Ste On 17 agosto 2011 @ 08:34

Troverebbero mille scuse.
Hai presente la favolo del lupo e dell’agnello? Il lupo ha sempre ragione.
Per loro sfortuna qui l’agnello potrebbe divenire carnivoro e più pericoloso del lupo, tra l’altro alquanto spelacchaito (mi ricorda un racconto di fantascienza di tanti anni fa in cui le pecore diventavano carnivore e assalivano gli uomini)

#245 Comment By Tapiroulant On 17 agosto 2011 @ 09:02

Io seguirei il parere di Mauro.
Si potrebbe aprire una discussione nel gruppo sull’assistenza tecnica (o in uno similare), in cui si parla del rifiuto e si elenca una decina di titoli privi di casa editrice che sono stati accettati (tra i quali particolarmente incredibile è quello citato da Siò).
Così almeno la questione sarebbe pubblica. E potremmo assistere a qualche elegantissima arrampicata sugli specchi ^-^

Che poi quale sarebbe il problema?
Anobii è un luogo in cui si segnalano i libri letti e ci si discute sopra. Forse che non si può far sapere al mondo di aver letto un libro di Gamberetta? O forse che è un non-libro solo perché non ha ricevuto il sacro marchio di approvazione di una casa editrice?
WTF.

#246 Comment By Mauro On 17 agosto 2011 @ 10:10

Anche trovassero mille scuse, almeno fagliele trovare, anche visto che hanno dato solo quella motivazione; se poi lo si fa in pubblico, come detto da Tapiroulant, almeno (1) si farebbe conoscere la cosa e (2) si farebbe conoscere il libro.

#247 Comment By Angra On 17 agosto 2011 @ 10:32

La differenza fra un libro pubblicato da una casa editrice(*) e un libro pubblicato in proprio non esiste giuridicamente. Un libro pubblicato in proprio può essere tranquillamente registrato presso il Registro pubblico generale delle opere protette del Ministero dei Beni Culturali, e non serve il codice ISBN.

È per definizione editore del libro chi pubblica il libro (scusate l’ovvietà): si è editori perché si pubblica qualcosa, non accade invece il contrario, ovvero che un testo pubblicato diventi edizione perché a pubblicarlo è un editore che è tale per investitura papale.

(*)Cos’è una casa editrice? Una casa editrice fatta da una sola persona come Asengard è sempre una casa editrice? Qual’è la discriminante, il fatto che sia un’attività commerciale(**)? La differenza per l’ammissione su Anobii è determinata dal fatto che il romanzo pubblicato sia o meno un prodotto commerciale? WTF?!

(**) Se l’attività commerciale è in perdita, come parrebbe in quel caso, ha la dignità di casa editrice solo in un antiuniverso fatto di antimateria?

#248 Comment By Il Duca Carraronan On 17 agosto 2011 @ 12:22

Gamberetta ha caricato il PDF gratuito su Lulu.
Ho rifatto la scheda. Essendo l’editore Lulu indicato, non ho messo un link per reperire il libro (il motivo inventato del rifiuto era comunque l’editore).

Ora non vedo cosa la feccia di FM infiltrata in Anobii per manometterne le normali funzioni potrebbe inventarsi per discriminare chi osa “criticare” loro e i loro amichetti lecchini.

#249 Comment By Eosforo On 17 agosto 2011 @ 12:47

Duca, facci sapere ;)

Ma poi, vorrei sapere qual è il problema. Insomma, ammetto che a me Gamberetta non sta proprio simpatica, ammetto che spesso sono in disaccordo con lei, ammetto di non approvare i suoi metodi. Certo non sono un fan, ma non per questo la boicotto in ogni ridicolo modo.
Io e Gamberetta siamo diversi e la pensiamo in modo diverso. Spesse volte vorrei solo insultarla. Ma meglio così! Che mondo sarebbe se tutti avessimo le stesse opinioni? Invece è un bene confrontarsi con le opinioni altrui: è l’unico modo per crescere.
E anche se Gamberetta non mi sta proprio simpatica, non ho problemi a leggere il suo romanzo e ammettere che mi è piaciuto tantissimo. Per me è davvero un ottimo romanzo, di molto superiore al 90% di quelli che si trovano in libreria.
L’ho anche recensito sul mio blog!

Direi che quelli di FM si sono solo resi ridicoli. E non si rendono conto che spesso neppure gli scrittori apprezzano il loro lecchinaggio. Per lo meno gli scrittori onesti.

#250 Comment By Gwenelan On 17 agosto 2011 @ 22:07

Incrocio le dita per la nuova richiesta! Scusate l’ignoranza profonda, ma aNobii non ha una qualche “autorità” a cui rivolgersi in casi simili? Cioè, possibile che un piccolo mentecatto possa decidere a priori quali libri inserire e quali no?

#251 Comment By Jakala On 17 agosto 2011 @ 22:57

Sugli ebook sono molto pignoli e fastidiosi, tempo fa avevo provato a mettere su anobii la scheda di una raccolta di Konrath opera che lui distribuisce sia gratuitamente sia tramite Amazon.
L’editore c’era, Amazon appunto, ma mi è stato rifiutato con motivazioni simili.

#252 Comment By Il Duca Carraronan On 17 agosto 2011 @ 23:25

Fatto. È su anobii.
Ma non come libro di Lulu.

Questo qualcuno potrebbe trovarlo divertente, ma dopo il rifiuto immotivato e le lamentele di questi giorni contro la cosa qui, casualmente hanno subito accettato il libro (nella versione rifiutata dopo settimane di attesa, i tempi possono essere lunghi per tutti i nuovi inserimenti) e mi hanno avvertito dell’inserimento:

“Grazie per averci suggerito “Assault Fairies – Volume 1″ (ISBN: No ISBN). Ora è stato aggiunto al nostro database”

Link:
http://www.anobii.com/books/Assault_Fairies_-_Volume_1/01b8429dcee9390f43/

Notare:
Libri Italiani
eBook 136 Pagine
Edizione: 1
Editore: Gamberi Fantasy
Data di pubblicazione: Aug 17, 2011

I dati sono un miscuglio dei dati inviati oggi, con la data del 17 agosto per l’edizione Lulu, e di quelli originali del primo inserimento (editore Gamberi Fantasy).

Bizzarro il modo in cui è stato approvato, ma ora c’è.
Qualcuno si era per caso lamentato con lo staff in privato? In casi precedenti (accorpamenti di nomi d’autore scritti in modo leggermente diverso, lingue dei libri sbagliate da correggere ecc…) mi hanno raccontato che di norma se ne fregano abbondantemente.

#253 Comment By Gamberetta On 18 agosto 2011 @ 01:27

Per ricapitolare: il romanzo su aNobii è qui; il romanzo su goodreads è qui.
Grazie a Kimberly Anne, Il Duca e ATNO per essersi dati da fare in favore delle fatine. ^_^

#254 Comment By ATNO On 18 agosto 2011 @ 12:47

Figurati gamberetta. E bravo duca! :)

#255 Comment By ATNO On 19 agosto 2011 @ 13:37

Tanto per la cronaca, a respingere la richiesta è stata una certa La vecchia strega, che, quando le ho chiesto perchè avesse respinto la mia richiesta, ha risposto così:

Personalmente respingo tutto ciò che non è verificabile e riscontrabile in Opac o su siti di case editrici o di vendita online. Il titolo è solo un pdf di gamberettta, come tale può essere sempre da lei cambiato, ritirato o presentato da una casa editrice vera.
Ne ho respinte già 4 o 5 di richieste come la tua, sempre per lo stesso titolo.
Mi dispiace

#256 Pingback By Montagne di carta e tre consigli di lettura | e-letteratura On 19 agosto 2011 @ 16:02

[...] secondo libro invece è Assault Fairies di Gamberetta (è possibile scaricare GRATIS ed in tutti i formati possibili l’e-book tramite [...]

#257 Comment By ATNO On 20 agosto 2011 @ 15:30

Ho appena finito di leggere Assault fairies. Non ho letto ancora le note, ma vabbè. L’ho trovato bello, soprattutto alla fine. Ho divorato gli ultimi capitoli. Anche secondo me alcune descrizioni si rivelano un po’ macchinose, in particolar mode per chi, come me, non è un’intenditore di romanzi fantascientifici o di guerra. Comunque, mi è piaciuto. Spero che concluderai presto il prossimo volume (no, non può finire così!xD), in cui mi auguro ci sarà una maggiore analisi dei personaggi secondari. Ah, e dò il mio voto ad Arina :)

#258 Comment By Piero On 20 agosto 2011 @ 18:10

Ci tenevo a complimentarmi con l’autrice di questo romanzo, mi ha piacevolmente invaso il pomeriggio. L’unico appunto che farei riguarda l’eccessiva specificità – la terminologia tecnica – di alcune descrizioni (limite di chi legge, in buona misura), senza nulla togliere al potere di suggestione del racconto, alla sua scorrevolezza e alla simpatia (spero che le fatine non la prendano a male) dei personaggi.
Tra l’altro, la mia preferita è Alyssa (ho un debole per le figure di contorno che lasciano il segno). Non vedo l’ora di leggere la continuazione!
ps: è il mio primo commento e volevo approfittarne per ringraziarti degli utili consigli letterari, mi hanno reso un po’ più aperto in materia di fantasy e ispirato i miei ultimi lavori (aperto e ispirato, mi sembra di parlare del vaporub)
Saluti
Piero

#259 Comment By Gamberetta On 29 agosto 2011 @ 15:33

Ho spostato tutti i commenti di Dan e di chi gli rispondeva in Fogna. Questo articolo è dedicato ad Assault Fairies (d’oh!) e dunque tutti quei commenti erano off topic. Inoltre mi sfugge la perversione di voler discutere di Tolkien, di Joyce o dell’Arte quando si può parlare di fatine. La gente è strana.
E Dan, la scelta del presente indicativo per scrivere in prima persona non è una scelta “ideologica” è una scelta “tecnica”, come da manuale. Adesso non ho tempo per illustrate tutti i passaggi, ma non c’entra niente il rifiuto del passato o roba del genere, c’entra lo scrivere tecnicamente al meglio possibile; trasferire nella maniera più efficiente possibile immagini nel cervello del lettore.

#260 Comment By Laurantoine On 29 agosto 2011 @ 15:56

Dan, ho provato a leggere il tuo racconto.
A schermo, con il mouse in mano; ti devo ringraziare, ho capito che il post-modernismo non fa per me.
E’ notevole inoltre il grado delle tue lodi sperticate per una cosa che io, da beta-reader di EFP del Tempio rimanderei subito all’autore, con due righe riguardo allo scherzo che no, non è stato divertente.
Inoltre, sono gli altri a dover giudicare arte la tua opera e artista chi l’ha creata, o quelle due definizioni diventano fastidiose riguardo alla tua persona.

Poi, andiamo. Perché Gamberetta nei tuoi commenti è l’unica a beccarsi la minuscola?

Comunque, Assault Fairies mi è piaciuto tantissimo!
Mi ha fatto venire in mente un tema che avevo fatto alle medie, con fatine cattive che volevano distruggere il mondo :)
Anche se non sono una fan del presente mi è parsa una scelta azzeccata.
Manine, piedini e cuoricini non mi hanno infastidita particolarmente, mentre ho rilevato sì poche differenze tra le fatine.
Aspetto impaziente il secondo volume :D

#261 Comment By Ale2 On 2 settembre 2011 @ 17:55

Ciao!
Leggo sempre il tuo blog anche se non commento spesso. Trovo utili i tuoi consigli di lettura e scrittura e, incuriosita, ho letto “Assault fairies”. Ecco la mia opinione.
Scrivi molto bene.
Le immagini che crei con le tue parole si presentano chiare davanti agli occhi del lettore. Sei molto attenta, la tua tecnica è curata e rispetti le regole e i consigli che ci proponi sul tuo blog. Le descrizioni sono approfondite e interessanti e i dialoghi ben costruiti, non c’è mai infodump.
Hai idee molto originali (la noosfera per esempio) e riesci a esporle al lettore in maniera interessante, intessendole nell’ambietazione in modo da renderle ancora più attraenti e senza perderti troppo in inutili approfondiment. L’ ambientazione, peraltro, è molto curata e interessante.
Tuttavia ho trovato la storia debole.
Non per carenza di costruzione o di verosimiglianza, semplicemente non l’ho trovata coinvolgente. Ho proseguito la lettura più che altro per scoprire quali invenzioni originali avessi introdotto nell’ambientazione. Inoltre mi sono stupita di come badassi molto più alla tecnica di scrittura che alla narrazione in sè.
Per me, che amo peronaggi molto approfonditi e complicati, la pecca più grande del tuo romanzo sono stati i personaggi. Le fatine mi sono sembrate indistinguibili, stereotipate e senza nessuna profondità psicologica, caratterizzate solo da un paio di elementi (gli esplosivi, il sapore di fragole). Nessuna di loro mi sembrava avere una vera motivazione (a eccezione di Anisia che però mi sembrava molto poco verosimile nelle sue reazioni e mi faceva storcere il naso ad ogni apparizione).
La cosa mi ha soprattutto infastidito per Astride, la quale, a parte il ripetuto odio per gli umani, mi sembrava sottile come un foglio di carta. I flashback non mi hanno aiutato a inquadrarla meglio. Il fatto poi che il PDV fosse il suo (per di più in prima persona) mi ha fatto sentire la mancanza di spessore ancora di più.
Un esempio. Ho appreso dai commenti a questo post la motivazione per cui gli umani scelgono lei per la missione e non mi sembrava affatto trasparente nel testo. In tutto il romanzo, poi, ne Astride e nemmeno le altre fatine sembrano dubbiose o si pongono la questione.
Ho trovato i diminutivi inutili, i flashback disorientanti e il finale sospeso fastidioso. Il giornalista del primo capitolo poteva essere sosituito da qualsiasi altro evento che facesse scattare allo stesso modo la vicenda.
Non sono curiosa di sapere che cosa succederà nel seguito e non pagherei per leggere il tomo II, mi spiace.
Come già stato detto qui nei commenti, mi è sembrato la sceneggiatura di un episodio di un anime.
Complimenti comunque, perchè, anche se ho fatto le mie critiche, l’ho trovato valido e abbastanza interessante da spingermi ad intervenire, quindi qualcosa me lo ha lasciato il tuo libro!
Spero di esserti stata utile!
Ale

#262 Comment By Davide On 3 settembre 2011 @ 00:30

Salute!
Ho letto di queste fatine e lamento alcune cose:

Mostra spoiler ▼

#263 Comment By Michele On 3 settembre 2011 @ 20:30

Hai sbagliato il POV: perché la fatina definisce le parti del suo stesso corpo con dei diminutivi (testINA, manINE, ecc.)? Esse sono definibili così solo da chi le può giudicare tali in relazione alle dimensioni delle proprie parti del corpo…

#264 Comment By Gamberetta On 3 settembre 2011 @ 21:11

@Michele. I diminutivi sono usati apposta per sottolineare come le fatine abbiano una mentalità diversa dalla nostra. Se vai a leggere i primi commenti la questione è spiegata più in dettaglio.

#265 Comment By Michele On 10 settembre 2011 @ 11:13

@Gamberetta:
Ah.

#266 Comment By kalufunsui On 12 settembre 2011 @ 16:54

Ciao Chiara, comincio dal fondo del volume.
Sarà perché anch’io non attraverso un fase felicissima della mia vita, ma ho trovato subito una bella intesa con Astride. Non amo le fatine convenzionali, lo steampunk o il bizarro, ma questa storia mi è piaciuta tantissimo. Veloce, scorrevole, un po’ troppo leggera sul carattere di alcune fatine, ma molto avvincente.
Molto brava. Propongo anch’io il bottone “Donate”, qualche soldino per questa storia l’avrei speso davvero.
Quando ci sarà il secondo atto lo leggerò volentieri.
Gassho

#267 Comment By uno che ne sa molto poco On 3 ottobre 2011 @ 18:08

Ciao, per il momento ho dato una letta veloce alle prime due pagine, devo ritagliarmi il tempo per leggerlo. Avevo una domanda: perché non usi virgole e/o le congiunzioni? È una scelta stilistica o è un regola della narrativa di genere? Perché alcuni periodi mi sembrano troppo corti.

#268 Comment By Gamberetta On 4 ottobre 2011 @ 22:22

@uno che ne sa molto poco. In generale preferisco i periodi corti, perché mantenendo l’idea “un concetto/una frase” di solito si ottiene un testo molto leggibile. Inoltre, nel caso particolare, il personaggio che narra in prima persona è un personaggio che ragiona sempre in termini molto precisi e dunque non pensa mai frasi troppo lunghe o contorte.
Non è una “regola” però appunto spesso è più facile la lettura con frasi corte, e la facilità di lettura è fondamentale se vuoi narrare una storia senza attirare l’attenzione sulla scrittura in se stessa.

#269 Comment By Anonimo Qualsiasi On 8 ottobre 2011 @ 14:41

Ho cominciato da poco e sono arrivato al capitolo 8. Finora ho un ottimo livello di godimento. *_*

Tuttavia c’è un passaggio che mi pare, nel migliore dei casi, oscuro.

Anemone dimostra alla lavagna che ogni numero pari può essere rappresentato come la somma di due numeri primi diversi da uno;

Ho capito malissimo io, o è una sciocchezza?
Per numeri primi intendi quelli che hanno al massimo due divisori (se stessi e 1), o ti riferisci ad altro? In tal caso ti consiglierei di cambiare i termini usati, perché il pensiero va senza alcuna ombra di dubbio ai numeri primi canonici, per l’appunto.
In caso contrario, hai scritto una cosa falsa. Inoltre c’è un metodo pià semplice per indicare un numero pari generico, ossia 2n. :-)

#270 Comment By Gamberetta On 8 ottobre 2011 @ 15:39

@Anonimo Qualsiasi.

Ho capito malissimo io, o è una sciocchezza?

Ehm, non proprio. ^_^”

#271 Comment By Randall Fall On 8 ottobre 2011 @ 16:47

Ehm, ehm, ehm… Gamberetta, se sei così sicura dall’alta qualità del tuo scritto perchè non lo pubblichi con l’ausilio di una casa editrice?
Oppure non reputi nessuna casa editrice italiana degna di diffondere la Tua arte? Potresti rivolgerti a case editrici straniere.
O, ancora, non vuoi utilizzare della carta per non danneggiare la Foresta Amazzonica? Quale nobile intento.
Ma forse ho sbagliato tutto, magari dovrei considerare una spregevole congettura: Tu non sei sucura dell’eccellanza del Tuo MAFp, oppure tutto ciò che ai detto sono baggianate e idee astratte.
Ho ragione o non ho ragione?
Rispondimi presto ( preferibilmente fuori di Te e priva della cinica lucidità che Ti contraddistingue).

Baci, baci!

#272 Comment By Anonimo Qualsiasi On 8 ottobre 2011 @ 18:04

@Gamberetta
E allora ho capito malissimo io, eheheh.
Sono decisamente fuori allenamento. .-.
Grazie per aver chiarito, gentilissima.

#273 Comment By Mauro On 8 ottobre 2011 @ 18:24

Anonimo Qualsiasi: magari per caso, ma ci sei andato vicino: nell’enunciato del libro manca la condizione “ogni numero pari maggiore di due“, che lo rende indimostrabile (come fai a ottenere due come somma di due numeri primi diversi da uno?). Se n’era parlato qui (continua nei messaggi successivi, anche con la risposta di Gamberetta).

Randall Fall: http://fantasy.gamberi.org/faq-sui-gamberi/#faq_ask_84.

#274 Comment By Anonimo Qualsiasi On 8 ottobre 2011 @ 18:39

@Mauro
Ti ringrazio, anche se per leggere il tuo riferimento ho dovuto giocare a mosca cieca per evitare gli spoiler.
(E’ stato divertente, non sentirti in colpa; per mia fortuna poi Gamberetta ha per avatar un’ufficiale con capelli rosa shocking!)
Interessante, ad ogni buon conto. Sia ben chiaro: per me gli universi (con relativi mostri-divinità) a n>3 dimensioni di Lovecraft suonano semplici e simpatici al confronto, ma ammetto che sia interessante. XD

@Gamberetta
Se volessi cambiare il teorema matematico, cerca di ficcarci dentro i frattali*.
* = a detta di matematici e persino dei profani come me, i frattali sono molto kawaii. ^_^

#275 Comment By Laurantoine On 16 ottobre 2011 @ 15:52

Ieri ho finalmente preso il lettore di e-book e Assault Fairies è stato il primo libro a finirci sopra :)
E dato che mi ero dimenticata di scriverlo nel commento di n settimane fa, la mia fatina preferita è Alyssa!

#276 Comment By Christian_Eris On 16 ottobre 2011 @ 22:17

Il libro mi è piaciuto Gamberetta, ti dò però un paio di modesti consigli.
Sulla questione di Astride che pretenda le venga dato del Lei: il fatto che dovrebbero parlare in un Inglese novecentesco e nell’inglese novecentesco non ci si dia dei Lei per essere formali… quello è una quisquilia rispetto ad un problema più grosso: questa parte è intraducibile in Inglese e non so davvero come si farebbe a rendere la stizza di Astride perché l’intervistatore si rivolge a lei in maniera informale. Secondo me Assault Fairies ha le potenzialità per essere venduto nelle librerie ed approdare nel mercato internazionale, e devi renderre più facile il lavoro degli eventuali traduttori evitando espressioni che non possono essere rese in inglese.
Non so se qualcun altro l’ha già detto, ma il paragone del rumore delle antenne di latta a forma di cuore col suono della moneta nella ciotola del mendicante è profondamente infelice. Distrae il lettore con un termine di paragone difficile da immaginare (questa ciotola come dovrebbe essere? Di legno? Un barattolo di latta?) e non rende (almeno non in me) l’idea di squallore che dovrebbe evocare il rumore delle antenne. Dì piuttosto che sono fastidiose, irritanti, il rumore le fa venire il malditesta, ma evita il paragone che è molto tirato per i capelli.
(Mi deludi Gamberetta, proprio te che sostieni l’importanza di limitare le similitudini!)
Buon libro comunque

#277 Pingback By Gli Autopubblicati #02: Marstenheim | Tapirullanza On 2 dicembre 2011 @ 15:17

[...] World, Planet of Exile, City of Illusions). Sul piano degli autopubblicati se la gioca con Assault Fairies, ma dalla sua ha che almeno è finito [...]

#278 Comment By Fabrizio On 5 dicembre 2011 @ 11:36

#279 Comment By Franek Miller On 14 dicembre 2011 @ 11:49

Ho preso in mano l’ebook per la terza volta. Le prime pagine son ben scritte, divertenti e scorrevoli. Mi sono innamorato di Astride.
Verso pagina 20 -o poco prima- cambia la musica, tempo e luogo cambiano completamente più volte nel giro di poche pagine. Per riprendere a timone la storia ci vuole mi ci è voluta (probabilmente anzi sicuramente son sub-dotato io) una buona dozzina di righe e una rilettura. Mi sono sconcertato, irritato e ho chiuso l’ebook. Ammetto che se l’autrice non fosse stata Gamberetta a colpo sicuro non l’avrei riaperto. Ammetto anche di essere parziale: questo blog è uno dei miei preferiti e difficilmente mi sarei rassegnato a un lavoro deludente da parte della sua autrice. Ho riletto tutto daccapo e superato quello scoglio la storia riprende a filare, a tratti è anche molto divertente. La squadra di fatine è molto convincente e credo di aver intravisto Swanwick nei metodi d’interrogatorio che hai mostrato. Mi scuso per il commento basato su lettura parziale, tempo permettendo sarò più completo/competente in futuro.

#280 Pingback By Ebook gratis per Natale | e-letteratura On 24 dicembre 2011 @ 13:14

[...] autrice del blog Gamberi Fantasy, ha scritto e messo a disposizione un romanzo intitolato “Assault fairies”, per la descrizione dettagliata rimando al post dedicato (mobi, epub, pdf, [...]

#281 Pingback By La nobile (ducale) arte dell’editing | Sudare inchiostro On 12 gennaio 2012 @ 09:36

[...] Gamberetta (che già da un po’ offre servizi di editing) vi basta scaricare gratuitamente il suo Assault fairies. Insomma, più trasparenti di [...]

#282 Comment By Cry On 21 febbraio 2012 @ 00:34

C’è modo di averne una versione cartacea, magari con una bella copertina, magari in edizione Adelphi? Mi si friggono gli occhietti!

#283 Comment By Zave On 21 febbraio 2012 @ 01:11

beh se hai problemi a leggere sul pc potresti stamparlo. XD

o prendere un ebook reader con schermo e-ink e caricare il formato epub o mobi a seconda del modello che prendi (a me piace l’epub ma il kindle non lo supporta per fare un esempio).

non credo esistano versioni cartacee o che qualcuno si sia attivato per renderlo disponibile con print on demand.

#284 Comment By fademaster On 25 febbraio 2012 @ 04:59

So che sembra un tentativo di lecchinaggio, ma chissene. Sto leggendo le prime pagine di Assault Fairies e sono…wow! Mi sta piacendo! Sarà che l’inizio è sempre molto più curato del resto, fatto sta che

in rete sto scoprendo gente che sa scrivere.

Sarò strano io,
ma secondo me questa è la dimostrazione che il mondo dell’editoria cartacea è legato al vecchio

o interpreta malissimo il mondo dei giovani relegandolo a semplice boiata, vedi alcuni libracci famosi con errori su più livelli di lettura.

Insomma, brava.

#285 Comment By Evan On 29 febbraio 2012 @ 12:02

Incredibile .. le prime due pagine per dire che la fatina è incazzata.
Direi che mi fermo qui.
Peggio ho letto solo questo:

“…l’erba era ancora d’un verde vivido e ondeggiava contro le mura della città come un mare in bonaccia…

E parliamo della seconda riga del primo paragrafo del primo capitolo del primo libro della Troisi (NIHAL DELLA TERRA DEL VENTO – Cronache del Mondo Emerso).
Non oso pensare in tutti gli altri libri cosa abbia scritto.

#286 Comment By Mao On 29 febbraio 2012 @ 19:27

Incredibile .. le prime due pagine per dire che la fatina è incazzata.
Direi che mi fermo qui.

Peggio per te, tesoro. D’altra parte se in due pagine hai capito solo che Astride è incazzata, hai ragione: meglio fermarsi qui! ^_^

#287 Comment By Evan On 29 febbraio 2012 @ 23:07

Beh, no.
Si è capito che è una fatina, deve fare un’intervista, odia il suo manager e veste manga.
Bastavano 15 righe per dirlo.
Due pagine sono rindondanti.
Come dire … allungano il brodo e basta.

#288 Comment By LupusInFabula On 29 febbraio 2012 @ 23:23

sì, ok, bastano poche righe per dire qualcosa, ma per mostrarlo ci vuole un pò di più, e questo fa la differenza.

#289 Comment By Ste On 7 marzo 2012 @ 12:05

Per curiosità ho guardato se avi fatto una correzione che ti indicai a suo tempo (ovvero quando tu misi on line Fairy)
La correzione riguardava i visori all’infrarosso.
Vedo che la correzione non è stata fatta.
Opzioni:
- Quella che scaricabile qui non è l’ultima versione
- Te ne sbatti delle indicazioni che ti fanno gli altri
- Non ti informi e sei convinta di essere nel giusto
- Ti sei informata, ti è stata data un’informazione sbagliata ma ritieni che sia giusta perché te l’ha detta il tuo amiketto
- Altro

La correzione te la ripeto:
“foschia verdognola dell’infrarosso”
Già essendo infraROSSO il verde non esiste, secondo quando ti fanno vedere immagini verdognole e la scritta “visione all’infrarosso” ti stanno pigliando per il culo. Quelle sono riprese fatte con intensificatori di luce. Gli infrarossi vedono solo il calore come chiazze di colore sempre più chiaro, i contorni sono tutt’altro che netti (appunto per la lunghezza d’onda rilevata) e ciò che non emana calore è.. nero, non verde.
Ti avevo messo i link di immagini relative a riprese all’infrarosso, quindi evito di rimetterle.

Spero, per te, che l’ipotesi giusta sia la prima anche se però in tal caso non dimostri un grande rispetto per chi ti segue.

#290 Comment By Gamberetta On 7 marzo 2012 @ 12:58

@Ste. Le modifiche che ho fatto al romanzo da quando l’ho messo online riguardano solo la correzione dei refusi, perché posso farle senza dover “rimontare” i file nei vari formati. Modifiche più sostanziali sono rimandate a quando farò una revisione generale, che probabilmente sarà quando uscirà il volume 2 che non ho idea quando sarà perché non ho tempo.

Detto questo ammetto di non essere un’esperta nel campo della visione notturna e di essermi affidata a Wikipedia (inglese) per quel passaggio. Da quel che ho letto io funziona così: lo spettro infrarosso della luce ambientale è amplificato da un materiale fotocatodico e infine filtrato al verde perché l’occhio umano ha particolare sensibilità con le sfumature di verde.
Può darsi che non sia accurato e che per qualche ragione non si usino i fosfori verdi quando si prende la luce infrarossa, mi documenterò meglio e nel caso cambierò.

#291 Comment By Angra On 12 marzo 2012 @ 12:33

@Ste:

Il tuo è un discorso totalmente privo di senso.

Gli infrarossi vedono solo il calore come chiazze di colore sempre più chiaro, i contorni sono tutt’altro che netti (appunto per la lunghezza d’onda rilevata) e ciò che non emana calore è.. nero, non verde.

1) Esistono diversi tipi di telecamere che vedono l’infrarosso. Il più semplice non è nient’altro che una normale telecamera in bianco e nero che ha una banda passante diversa da quella della luce visibile (400 nm (violetto) – 700 nm (rosso)), e vede lunghezze d’onda > 700 nm. Una telecamera come questa trasforma la luce ricevuta da ogni pixel del sensore in un livello di tensione (o in un numero se l’uscita è digitale), e qui finisce la storia. Il modo in cui questa sequenza di numeri/segnale di tensione verranno visualizzati non ha nessun collegamento con la natura fisica della sorgente. Se per qualche ragione uso un monitor monocromatico a fosfori verdi, ad esempio perché risultano più luminosi di altri tipi di fosfori, ecco lì la foschia verdognola. P.S. i visori degli intensificatori di luce sono verdi per lo stesso motivo, mica perché gli intensificatori di luce vedono luce verde: gli intensificatori di luce sono monocromatici.

2) Il fatto che nella visione infrarossa non si vedano altro che macchie non ha proprio nulla a che fare con la lunghezza d’onda della luce infrarossa, ma semplicemente con il fatto che il calore tende a distribuirsi nell’ambiente in modo molto più uniforme rispetto al modo in cui gli oggetti riflettono la luce visibile. La luce visibile infatti viene riflessa dagli oggetti, mentre quella infrarossa viene principalmente emessa dagli stessi (a meno che non siano illuminati da lampade all’infrarosso).

3) Così come esistono telecamere in bianco e nero (che registrano solo l’intensità luminosa) e telecamere a colori (che discriminano anche tra le lunghezze d’onda), così esistono telecamere all’infrarosso monocromatiche e altre in grado di discriminare sulle lunghezze d’onda (e quindi sulla temperatura dei corpi). Ti assicuro che la risoluzione può anche essere molto alta, tanto da poter leggere le scritte su un microchip a causa della differenza di radiazione fra la scritta bianca e lo sfondo nero.

4) Essendo un’immagine all’infrarosso originata da luce non visibile, non ha senso parlare di colori o macchie di colore. Quando tu guardi su uno schermo un’immagine agli infrarossi, i colori sono assegnati in modo arbitrario da chi costruisce il sistema di visualizzazione alle varie lunghezze d’onda associate ai pixel.

5) Qualsiasi cosa emana calore, a meno che non sia a una temperatura di -273 C.

#292 Comment By E.G.P. On 22 marzo 2012 @ 17:38

Salve a tutti scrivo queste poche righe per esprimere il mio commento in merito al lavaoro di Gamberetta.
Premetto di aver conosciuto e rispetatto questo blog sin dall’inizio e di aver tratto ottimi suggerimenti da esso, attraverso i commenti e le recensioni pubblicate.
Vi prego di perdonarmi per l’italiano poco fluente ma sto scrivendo “d’un getto” dal luogo di lavoro e pertanto non posso prestare particolare attenzione alla punteggiatura.
Vorrei aggiungere, per fornire un quadro il più dettagliato possibile sulla natura del mio commento, di essere uno dei tanti “pseudo scrittori fantasy” del mercato nazionale; fortunatamente non faccio questo per sopravvivere e pertanto ho un’esistenza felice e una vita abbastanza agiata (lontana da quella che avrei vissuto sopravvivendo dei frutti del mio miserrimo lavoro artistico).
Ho conosciuto e amato questo blog per la franchezza con cui determinati lavori venivano accuratamente analizzati, tanto da far trapelare errori che nemmeno il più giovane degli scrittori avrebbe commesso (draghi grandi come pony, cadute di 24 mt con sole sbucciature, nessuna conoscenza in ambito militare/trategico).
Mi sono trovato in disaccordo quando alcuni dei mostri sacri della letteratura mondiale sono stati messi in discussione da una perfetta sconosciuta ma ho evitato di intervenire, ho cercato di capire e analizzare, come la mia natura di “scrutatore” mi impone. (anche se la più ovvia delle domande si insinuava nella mia mente: perchè questa ragazza non ha successo ? – (fortuna, fato, intrecci strali, volontà del Divino)
Finalmente poi sono riuscito a mettere le mani su un lavoro di una delle più rispettate “critiche online” a livello nazionale; sicuramente è stata l’idea che mi ero fatto di questo lavoro che mi ha impedito di apprezzarlo, anche minimamente.
Credevo di trovare finalemente un prodotto che rasentasse la perfezione tanto decantata e ricercata, o almeno questo ho capito, dalle recensioni redatte.
MI sono trovato invece davanti un racconto scritto in modo “invidiabile” che però non mi ha lasciato nulla; mi sono innervosito nell’estenuante ricerca di dettagli spesso, per me, irrilevanti e non ho trovato un personaggio o più personaggi che mi trasmettessero una qualsiasi emozione. Un racconto sigillato da dogmi inviolabili, inopinabili e pertanto poco elastici (mi sono accorto che più leggevo e più provavo un senso di agitazione inspiegato; come quando, per capirci, l’allenatore della mia squadra del cuore continua imperterrito a proporre in 4/2/4 anche se l’avversario presenta un 3/5/2; perdonate la metafora sportiva ma questa è la sensazione che ho avuto). Reputo corretto seguire regole cardine e saggio plasmarle alle situazione rendendole “violabili e opinabili”.
Non voglio dire sia colpa della scrittrice ma non mi sento nemmeno di affermare che sia colpa mia, del mio aver capito poco, della mancanza di concentrazione.
Il mito che il mio immaginario aveva costruito basandosi su un metodo di scrittura utilizzato per “recensire, criticare, distruggere”, forse non mi ha permesso di analizzare con la dovuta oggettività questo racconto.
Ho deciso quindi di passarlo alla mia compagna (una ventott’enne mangiatrice di libri) che alla fine mi ha detto: perchè mi hai suggerito questa roba ? (cito testualmente).
Credo quindi che il prodotto non abbia ottenuto il risultato sperato “sulla massa” e non si sia distinto da altri lavori del medesimo genere, se non per una maggior padronanza dellla “tecnica descrittiva/narrativa”.
Spero che i prossimi volumi mi impressionino positivamente vista l’enorme credibilità che avevo attribuito, basandomi su idee e non su fatti, alla Signorina/Signora Gamberetta.

Buona giornata a tutti

#293 Comment By Zave On 22 marzo 2012 @ 21:18

@E.G.P.
non ho tempo e voglia in questo momento di discutere quindi mi limito ad un paio di appunti su quanto hai scritto senza affrontare altri discorsi che lascio per un eventuale futuro:

il tuo commento è piuttosto lungo ma quanto a contenuti è molto carente. potresti trovare il tempo per concentrarti di più sulla parte di analisi invece che sulla fuffa in modo che gli altri utenti abbiano la possibilità di discutere sulla sostanza?

io ho trovato AF un romanzo carino e ben scritto, che non mi sono pentito di aver letto. non ero partito aspettandomi un capolavoro e ammetto di non averlo trovato. tra l’altro i miei gusti non sono esattamente in linea con quelli dell’autrice quindi non me ne sono innamorato. nel complesso voto positivo.

la tua aspettativa di capolavoro mi pare artefatta con l’unico scopo di poter denigrare quello che un capolavoro non è e non ha nemmeno la pretesa di essere. mi sembra un discorso astioso del tipo “ma come, la grande gamberetta che fa le pulci a tutti quando scrive ti aspetti un’opera d’arte e invece non è niente di speciale…”

e la tua stoccata alle regole di scrittura l’ho trovata fastidiosa e ho qualche sospetto che sia in malafede.

posso concordare che AF non sia il romanzo perfetto che ti aspettavi (o fingevi di aspettarti) ma questo non significa che il fatto che gamberetta abbia seguito “le regole” sia ciò che rovina il romanzo.
magari è vero ma non puoi aspettarti che ti si creda sulla fiducia, dovresti fornire delle motivazioni che mostrino come il romanzo sarebbe stato migliore se la tale regola non fosse stata rispettata.

del resto non sei il primo che passa da queste parti per mettere in discussione le regole di scrittura, e come tutti quelli che ti hanno preceduto non ti sei degnato di argomentare.

ho letto tanti commenti di gente che parlava di come le regole siano solo “di principio” ma che si possono benissimo non seguire, ignorare, violare…
peccato che queste persone dimostravano chiaramente con i loro discorsi che le regole che mettevano in discussione nemmeno le conoscevano.

ricordo dei deliri sullo “show, don’t tell” ad esempio…

#294 Comment By E.G.P. On 23 marzo 2012 @ 00:19

@E.G.P.
non ho tempo e voglia in questo momento di discutere quindi mi limito ad un paio di appunti su quanto hai scritto senza affrontare altri discorsi che lascio per un eventuale futuro:

Non è mia intenzione “discutere”.

il tuo commento è piuttosto lungo ma quanto a contenuti è molto carente. potresti trovare il tempo per concentrarti di più sulla parte di analisi invece che sulla fuffa in modo che gli altri utenti abbiano la possibilità di discutere sulla sostanza?

io ho trovato AF un romanzo carino e ben scritto, che non mi sono pentito di aver letto. non ero partito aspettandomi un capolavoro e ammetto di non averlo trovato. tra l’altro i miei gusti non sono esattamente in linea con quelli dell’autrice quindi non me ne sono innamorato. nel complesso voto positivo.

Io l’ho trovato “scritto in modo invidiabile” ma piatto e a tratti confuso. (ovviamente è una mera opinione personale e non una sentenza)

la tua aspettativa di capolavoro mi pare artefatta con l’unico scopo di poter denigrare quello che un capolavoro non è e non ha nemmeno la pretesa di essere. mi sembra un discorso astioso del tipo “ma come, la grande gamberetta che fa le pulci a tutti quando scrive ti aspetti un’opera d’arte e invece non è niente di speciale…”

Capolavoro invece rappresentava per me una metafora che desse il senso dello “spessore ” che credevo di trovare. Perdona infine il quesito: come potrei provare astio per una persona che non conosco e della quale ho seguito il blog per un lungo periodo ?

e la tua stoccata alle regole di scrittura l’ho trovata fastidiosa e ho qualche sospetto che sia in malafede.

Capisco che la mia opinione sulle “regole” possa essere considerata fastidiosa per un individuo in totale disaccordo con il mio punto di vista, perchè di questo si tratta; tuttavia non mi capacito di come possa essere valutata in “malafede”.
Perdona la franchezza ma alla mia età se mai dovessi usare “malafede” in qualcosa non lo farei certo per scrivere su un blog.

posso concordare che AF non sia il romanzo perfetto che ti aspettavi (o fingevi di aspettarti) ma questo non significa che il fatto che gamberetta abbia seguito “le regole” sia ciò che rovina il romanzo.
magari è vero ma non puoi aspettarti che ti si creda sulla fiducia, dovresti fornire delle motivazioni che mostrino come il romanzo sarebbe stato migliore se la tale regola non fosse stata rispettata.

Non ho detto che le regole hanno rovinato il romanzo; ho detto che il modo con cui sono state applicate è per me troppo rigido; questo dopo aver premesso di essere uno scrittore mediocre. Il mio parere pertanto non ha nessun valore.

del resto non sei il primo che passa da queste parti per mettere in discussione le regole di scrittura, e come tutti quelli che ti hanno preceduto non ti sei degnato di argomentare.

ho letto tanti commenti di gente che parlava di come le regole siano solo “di principio” ma che si possono benissimo non seguire, ignorare, violare…
peccato che queste persone dimostravano chiaramente con i loro discorsi che le regole che mettevano in discussione nemmeno le conoscevano.

ricordo dei deliri sullo “show, don’t tell” ad esempio…

A differenza di questi signori non mi pare di aver mai detto nulla di tutto ciò.

Buona notte

#295 Comment By drstinson On 3 luglio 2012 @ 11:27

Ho letto il racconto un paio vi volte. Mi è piaciuto molto ci sono solo due cose che mi hanno dato “prurito”:

- il mondo delle fatine mi sembra un filo troppo caramelloso e zuccheroso. Spero per loro che siano geneticamente predisposte a non avere il diabete.

- alcuni flashback per le prime 10-15 righe sono un pelo confusi, non si capisce immediatamente che sono tali e che non è il presente (ma potrebbe essere anche distrazione mia -ultimamente riesco a leggere solo in treno).

Aspetto con ansia il secondo volume.

#296 Comment By Ste On 4 luglio 2012 @ 14:32

@Angra
Innanzi tutto una domanda: hai mai usato un visore a infrarossi?
Io sì.
Il mio discorso sarà anche privo di senso (?) ma le tue “spiegazioni” non sono corrette.
Riguardo al tuo punto 1: quanto hai scritto da ragione a me: se rilevo il calore più alto è il calore più elevato sarà il segnale di uscita per cui la fonte di calore NON può essere dello stesso colore di ciò che la circonda.
Il tuo punto 2 non ribadisce la mia critica sui “contorni netti di OGNI oggetto” ma dici solo che il calore essendo diffuso non ah confini netti. Vero, ma hai usato solo parole, non hai “smontato” la mia critica. Quindi, secondo te, a parità di temperatura con un visore ad infrarosso si possono distinguere due oggetti diversi? Secondo me decisamente no appunto perché non hanno differenze di temperatura così nette da rendere una visione chiara come quella descritta.
Il tuo punto 3. Rivolgo una domanda diretta Gamberetta: nello scrivere il pezzo in discussione avevi presente quanto descritto da Angra? E una ad Angra: potresti darmi i dati di tali telecamere?
Il senso del tuo punto 4 non l’ho capito, o era solo per allungare il tuo post? In quanto è una ripetizione di quanto hai già scritto. Inoltre, riassumendo quello che tu hai detto, se a parità di lunghezza d’onda ricevuta (e quindi di calore emesso) assegno un certo colore in uscita io continuo a non distinguere due oggetti con lo stesso calore, e in una sera, lungo un fiume penso siano molti gli oggetti che non potrei vedere con un visore ad infrarossi, inoltre proprio perché rilevo il calore dovrei essere in grado di rilevare anche le fonti di calore che si trovano oltre un muro o un vetro, particolare molto interessante ma del tutto trascurato nel pezzo in questione.
Il tuo punto 5. E quindi? A maggior ragione non uso uno schermo monocromatico. Mettiamo di avere una camera sensibile a temperature variabili dai 0 ai 37 gradi… anzi no vista la tua “inutile” puntualizzazione dai –273 ai.. quanto? Facciamo 150 gradi? MA lasciamo pure dagli 0 ai 150 gradi… ho 150 tonalità di verde discriminabili fra loro? O è meglio avere dei “pacchetti “ di rilevazione 0-5 gradi; 5-10 gradi, e così via.. e si torna alla mia critica di base: con un visore a infrarossi e schermo monocromatico non puoi avere quella definizione di dettagli.
Ammettere che Gamberetta a fatto un errore?

P.s.
“Il tuo è un discorso totalmente privo di senso.”
Direi anche le tue giustificazioni.

#297 Pingback By E rieccoci! « Hendioke's Lair On 7 luglio 2012 @ 12:44

[...] argomento. Nei prossimi giorni cominceremo con una cosa che volevo fare da molto: la recensione di Assault Fairies di [...]

#298 Comment By Ugo On 8 luglio 2012 @ 11:55

ciao!

Il romanzo mi è piaciuto moltissimo il romanzo, capace di unire alla perfezione fatine e tecnologia, dando loro la possibilità di muoversi ed agire in un mondo pseudo-realistico. Mi sono piaciute moltissimo alcune idee che hai inserito magistralmente nel racconto,

come la noosfera (l’esplorazione diretta e i conigli guardiani sono semplicemente fantastici!!), la macchina-che-sembra-avere-coscienza-di-se e l’anima artificiale (ma l’anima, dopo, che fine fa? E l’anima dello gnomo nel pentolone? poverino….) e soprattutto l’idea della noosfera creata da ombre, a loro volta abitanti della noosfera,

e la scelta di utilizzare la prima persona è azzeccatissima (il narratore esterno non immedesima il lettore, lo fa più sembrare come uno che guarda tutti gli avvenimenti dall’alto… è come giocare ad un videogioco horror senza la prima persona:orripilante).
Il rapporto tra le fatine è divertente (e pure io mi ero immaginato una scena yuri…) e non vedo l’ora di leggere il seguito!!! ^_^

Ogni tanto ammetto che pure io mi perdevo tra le descrizioni delle fatine, confondendo la realtà con gli incubi(visioni/viaggi nella noosfera) ma probabilmente quello era il tuo obiettivo… (nel caso contrario, anche solo scrivere in corsivo fa capire il cambio improvviso di scena… ma questo credo che lo sai già…)

@Simone:
1) In realtà nell’inglese arcaico esistono due forme di voi: thou e you, il primo è usato in ambito informale, familiare, il secondo invece è usato solo nelle circostanze informali(fonte: wikipedia)
5) Forse non lo sai, ma le teste di cuoio (e gli SWAT americani) sono soliti usare granate (luminose, stordenti o lacrimogene) quando devono fare interventi stealth (contro terroristi, malviventi che si sono barricati in edifici con ostaggi ed altro…) e dal mio punto di vista la scena era chiara (eventi in rapidissima successione): colpo di fucile ipersonico per eliminare il guardiano, cannonata che distrugge la porta, soldati che entrano in azione (“aprite, granata e sgomberate”, classica frase di SWAT 4…). L’utilizzo delle granate non mi meraviglia, anzi mi avrebbe meravigliato il contrario

Non sono solito a commentare quello che scrivi… ma mi era piaciuto troppo il romanzo e volevo che tu lo sapessi!! ^_^

#299 Comment By lilyj On 8 luglio 2012 @ 15:52

@Ugo: in realtà, thou e you, sono i pronomi rispettivamente della seconda persona singolare e la seconda plurale (però thou è ormai in disuso se non in poche frasi fatte). Quindi il nostro ‘tu’ sarebbe thou e voi (anche come singolare di cortesia) sarebbe you.

#300 Comment By Ugo On 8 luglio 2012 @ 17:52

@lilyj
si, è vero, in origine thou era semplicemente il singolare di ye (equivalente a you come hai scritto te).
Io in particolare mi riferivo alla frase “Following a process found in other Indo-European languages, thou was later used to express intimacy, familiarity or even disrespect, while another pronoun, you, the oblique/objective form of ye, was used for formal circumstances” (Thou – wikipedia) dove appunto afferma: “il nostro ‘tu’ sarebbe thou e voi (anche come singolare di cortesia) sarebbe you.” (riprendendo la tua frase)
Comunque giusta puntualizzazione! ^_^

#301 Comment By Ugo On 9 luglio 2012 @ 16:29

@Gamberetta
Un mio amico (che conosce particolari della Storia a me ignoti…) mi ha fatto notare che la frase “Questa volta citando Hermann Göring: “Ogni persona che ha ricevuto un’educazione sarà un futuro nemico.” ” non è corretta: la frase è da attribuire a Martin Bormann (il segretario personale di Adolf Hitler) ed è tratta da una lettera diretta a Rosenberg (siamo nell’anno 1942): “Gli slavi devono lavorare per noi. Nella misura in cui non ne avremo bisogno che muoiano pure. Le vaccinazioni obbligatorie e i servizi sanitari tedeschi sono superflui.
La fertilità degli Slavi è indesiderabile. Possono usare i contraccettivi o praticare l’aborto, più lo faranno meglio sarà.
L’educazione è pericolosa. Sarà già sufficiente che sappiano contare sino a 100. Soltanto un’educazione che produca una utilità pratica per noi è auspicabile. Ogni persona istruita è un futuro nemico.
Occorre lasciar loro la religione come mezzo di distrazione.
Per quanto riguarda il cibo non dovranno ricevere nulla più del necessario. Noi siamo i padroni e noi veniamo per primi”.
Su internet la frase ogni tanto è attribuita a Goring e ogni tanto a Bormann, ma solo del secondo ho trovato maggiori informazioni…
Scusa se sono puntiglioso… ma mi sembrava giusto segnalartelo ^_^

#302 Comment By Alex 404 On 17 luglio 2012 @ 00:54

Ok, prima lettura di AF vol.1 completata.

A presto secondo passaggio per opinioni meno vacue.

Come primo accenno, ammetto la mia ignoranza sulle fatine. Non avevano mai riscosso molto del mio interesse :D ho già ordinato il cilicio.

Devo dire che qui sono dipinte esattamente come me le aspettavo. Piene di zucchero fino alla punta dei capelli e per questo completamente immuni alla dolcezza. E con il cuore veramente vicino al buco del culo. +1

Finito questo mio primo commento sulle fatine stesse, passo a dire che, a parte una certa dose di infodump, il testo scorre addirittura troppo carico.
Mi spiego: i primi capitoli, ad esempio, li ho dovuti leggere in apnea.

Una serie di disavventure a fuoco rapido che non lasciano tregua e che trascinano il lettore senza nemmeno un calo di tensione per riprendere fiato, probabilmente dovuto ad un gran numero di periodi brevi che descrivono le azioni e le sensazioni senza stacchi o pause nell’impostazione del testo.

Scritto meglio: Si notano dei muri di testo dove accadono un gran numero di cose, scritte in modo secco e netto. Non sono esperto abbastanza per definire quanto sia una cosa oggettiva o mio gusto personale, ma credo che qui si sia all’ “estremo opposto” di quel ramo del lago di como etc.

Nella seconda rilettura guarderò se mi provoca le stesse sensazioni, ora che so cosa succede “dopo”. :P

#303 Comment By Ettore On 8 agosto 2012 @ 15:47

Ciao, ho finito ieri di leggere la tua fatica. Mi ha proprio divertito!

Ho scritto Assault Fairies in un periodo poco felice della mia vita.

Beh, io l’ho letto in un periodo poco felice della mia, e per un paio di giorni mi ha fatto dimenticare le mie grane, quindi intanto grazie!
Considerazioni su trama ed ambientazione:
Mostra spoiler ▼

Considerazioni sullo stile (sono proprio 2 cents, eh!):
Mostra spoiler ▼

Ecco, considerazione a parte non vedo l’ora del volume II!

#304 Pingback By Recensione: Assault Fairies « Hendioke's Lair On 24 agosto 2012 @ 15:37

[...] Editore: autopubblicazione, reperibile qui [...]

#305 Comment By Federica On 29 agosto 2012 @ 12:40

Mi è piaciuto così così. C’è una cosa che non capisco. Sarà un problema mio, ma non vedo perché un po’ di spiegazioni su dove siamo/cosa sta succedendo dovrebbero danneggiare la storia. C’erano passaggi in cui non capivo sinceramente dov’ero. Se mi fossi sforzata e fossi tornata indietro per capirci un po’ di più ci sarei anche riuscita, effettivamente. Pigrizia mia. MA sia non capire cosa succede, sia sforzarsi/tornare indietro per poterlo fare danneggiano tantissimo l’immedesimazione. Molto, molto di più che un po’ di infodump, che a me non ha mai dato molto fastidio nei libri che leggo. Ok se è eccessivo, ma perché una piccola spiegazione dovrebbe infastidirmi? A me infastidisce non capire, invece.

#306 Comment By Federica On 29 agosto 2012 @ 12:46

Scusate il doppio post, ma mi è venuta in mente un’altra cosa. Le descrizioni di questo libro non mi sono piaciute. Il troppo raccontato non dà emozioni, è vero, ma a volte anche il troppo mostrato fa la stessa cosa. Se per esempio si deve descrivere un luogo molto piacevole, e non si specifica che lo è ma si tenta di farlo capire, si può facilmente fallire. Le persone hanno idee diversissime di cosa è bello cosa non lo è, quindi quello che per il personaggio (o l’autore) è un paesaggio suggestivo, potrebbe non suscitare nulla nel lettore. Quindi perché non aggiungere, oltre alla descrizione mostrata, l’impressione che il paesaggio suscita nel personaggio, anche solo un “Era proprio bello”. O qualcosa di un po’ meglio, vabbé. Io se vedo una cosa bella penso che è bella, quindi perché il personaggio non può fare lo stesso, aiutando il lettore a capire quello che prova?
Non so se è chiaro/sensato.

#307 Comment By thyangel83 On 29 agosto 2012 @ 16:20

@ Federica

Mi pare chiaro. Ed è lo stesso problema che ho riscontrato, francamente parlando, ne “Le Avventure della Giovane Laura”.
Gamberetta mi è sembrata scrittrice ottima per “dinamismo”, nonché per la tecnica narrativa; un po’ troppo alla ricerca del sense of wonder e con ritmi esageratamente serrati, che talvolta portano, ad una lettura attenta, ad alcuni problemi di coerenza; decisamente troppo scarna di descrizioni “raccontate”, che dovrebbero essere presenti almeno quel minimo da non fare disorientare il lettore.
Per quello che ho letto, si avvicina alla sufficienza, ma non la centra in pieno.
Chiaramente, molto diverso è il discorso per quanto riguarda gli articoli, che sono generalmente ben fatti, divertenti da leggere (anche se non sono incline ad apprezzarne molto i toni di critica verso gli altri scrittori e il cinismo), interessanti e sempre IT.

#308 Comment By Ettore On 29 agosto 2012 @ 18:57

C’erano passaggi in cui non capivo sinceramente dov’ero. Se mi fossi sforzata e fossi tornata indietro per capirci un po’ di più ci sarei anche riuscita, effettivamente. Pigrizia mia. MA sia non capire cosa succede, sia sforzarsi/tornare indietro per poterlo fare danneggiano tantissimo l’immedesimazione.

Secondo me i passaggi da una scena all’altra sono troppo improvvisi: mi hanno lasciato spiazzato più volte (soprattutto quando si parla di noosfera). Le descrizioni non mi sono dispiaciute, però in questo senso doveva senz’altro rendere i passaggi più chiari.

#309 Comment By Alexander91 On 4 settembre 2012 @ 12:27

C’erano passaggi in cui non capivo sinceramente dov’ero. Se mi fossi sforzata e fossi tornata indietro per capirci un po’ di più ci sarei anche riuscita, effettivamente. Pigrizia mia. MA sia non capire cosa succede, sia sforzarsi/tornare indietro per poterlo fare danneggiano tantissimo l’immedesimazione.

E’ lo stesso esatto problema che ho riscontrato io; un vero peccato visto che per il resto la storia funziona… Quando avrai meno impegni magari rimettici mano: sono sicuro che si può far meglio di così.
Invece sull’antipatia che suscita naturalmente la protagonista, non mi pronuncio: può piacere o non piacere, ma comunque il personaggio rimane ben caratterizzato e ben fatto.

#310 Pingback By Di qualità, eBook e fanfiction « Prisca's Lab- On 5 settembre 2012 @ 11:43

[...] Assault Fairies di Gamberetta esiste pur essendo scaricabile in tutti i formati a… quanto? Gratuitamente. Così come per tanti altri personaggi che seguo nei vari blog; così come per quanto riguarda me [...]

#311 Comment By Capitan Razzo On 15 settembre 2012 @ 13:14

C’è una contraddizione logica nell’uso del tempo presente quando si scrive un romanzo in prima persona.
Quando uno scrittore usa il tempo presente e nello stesso tempo propone una voce narrante degli avvenimenti (lui stesso o un personaggio protagonista), il fascino di questa tecnica sta nel fatto che il protagonista descrive gli eventi con la presa emozionale dell’attualità (“tutto sta succedendo ora davanti ai miei occhi”) e senza che lui sappia cosa succederà dopo ogni scena: potrà succedergli tutto, oppure niente. Tuttavia in questo c’è un errore di logica, un errore generato dal problema della contemporaneità soggettiva.

“Assault Fairies” è un resoconto tecnicamente analogo a quelli che capita a tutti noi di fare a voce usando il tempo presente (per esempio, quando raccontiamo a qualcuno: “Allora io vado là… e così io gli dico questo e quest’altro…”). Tuttavia va sottolineata una differenza: mentre noi raccontiamo a voce al nostro ascoltatore con l’uso del tempo presente, noi sappiamo già tutto quello che ci è successo durante la vicenda, compresa la sua conclusione.
In “Assault Fairies”, la narratrice Astride descrive per iscritto al lettore usando anch’essa il tempo presente, ma con una singolare differenza: lei vede cosa le succede durante ogni episodio, ma non sa affatto quale sarà la conclusione di quell’episodio.
Oppure lo sa?
Ora seguitemi: la scrittrice che ha scritto il romanzo è (idealmente) la fatina Astride, poiché Chiara stessa elegge Astride al ruolo di voce narrante in prima persona. E si deve parlare di una tecnica molto precisa, quando Chiara finge che la vera autrice del romanzo sia Astride.
Tuttavia, questo ci costringe a dire che – avendo scritto lei il romanzo – Astride fosse fin dall’inizio al corrente della trama e ne conoscesse già svolgimento e fine. Infatti, se Astride non conoscesse già l’intera vicenda con tutti gli elementi che ne fanno un possibile romanzo, non si sarebbe mai messa lì a scrivere un romanzo.
Di conseguenza, mentre scrive questo romanzo, Astride sta facendo due cose che sono l’una esattamente il contrario dell’altra. La prima: lei (come protagonista del romanzo) non sa cosa le succederà dopo ogni episodio. La seconda: lei (come ideale scrittrice del romanzo) sa già fin dall’inizio di ogni episodio cosa le succederà dopo.
Questo errore logico si verifica sempre quando uno scrittore usa la tecnica della narrazione col tempo presente e in prima persona, perché così facendo deve forzatamente attribuire al protagonista un ruolo che è doppio: quello di voce narrante e quello di scrittore (ideale) del romanzo. E doppio ruolo significa doppio punto di vista.

#312 Comment By Hendioke On 16 settembre 2012 @ 16:38

Diciamo che, al di là delle questioni logico-filosofiche, è una scelta stilistica che premia la chiarezza a dispetto della verosimiglianza. Se Astride non raccontasse a noi lettori quello che fa, vede, sente e pensa ma noi lettori fossimo nella mente inconsapevole della nostra presenza di Astride a “leggere” i suoi pensieri in presa diretta il risultato finale avrebbe ricordato più “La signorina Else” che “Hunger Games”. Sarebbe stato più autentico ma molto meno chiaro e, soprattutto, sarebbe stato molto più difficile scrivere una storia di azione e investigazione come, a conti fatti, è Assault Fairies.
Dopo di che stante che abbiamo di fronte due stili diversi credo che, a livello tecnico non logico ne filosofico, abbiamo sia in un caso che nell’altro un unico POV. Il fatto che in Assault Fairies Astride è sia personaggio che l’ideale autrice non toglie il fatto che il suo punto di vista è l’unico che abbiamo ed è uno solo. L’unica questione che resta in piedi è se si tratta del POV del personaggio o del narratore ma direi che, se proprio vogliamo andare a sottilizzare, la differenza con lo stile in soggettiva de “La signorina Else” ci aiuta a rispondere: è il POV del narratore.

Questioni di lana caprina FTW XD

#313 Comment By Coniglio Volante On 17 settembre 2012 @ 10:35

Più che altro la questione diventa (vagamente) rilevante nel momento in cui, anziché pensare a quello che succede (e ne succedono di cose), ci si accende una lucina che ci avverte “oh, stai leggendo un libro, occhio”. A me questo con AF non è capitato – ma conto di rileggerlo presto per analizzarlo meglio.
Se si è “presi” dall’ambientazione, dai personaggi, da tutte le piccole cose in cui ci si imbatte, non ci si pone il problema dello sdoppiamento del punto di vista e lo si accetta per quello che è: una convenzione letteraria piuttosto utile. “Utile”, e faccio un esempio che mi sta particolarmente a cuore. Rorschach in Watchmen sarebbe altrettanto vivido come personaggio se parlasse al passato? Assolutamente no.

#314 Comment By Greatad On 25 settembre 2012 @ 22:59

Davvero bello! In attesa dell’atteso seguito. Attenderò attentamente! Prenditi pure tutto il tempo che vuoi, basta che l’attesa non si faccia troppo pesante!
P.S. : so che ti darà fastidio sentirtelo chiedere, ma come sei presa con la stesura del seguito? E a parer mio sarebbe interessante che scrivessi un “making of” del libro… Giusto per dare qualche dritta, come sempre, a noi utenti e aspiranti scrittori!

#315 Comment By Coniglio Volante On 26 settembre 2012 @ 17:01

@Greatad:
Mi prendo il permesso di rispondere perché gliel’ho chiesto qualche giorno fa nell’intervista che le ho fatto ^_^

Assault Fairies, a parte qualche voce fuori dal coro, è stato generalmente accolto bene sul web. Sei ancora soddisfatta di AF o lo rifaresti in modo diverso? C’è qualche scena che cambieresti?

Sì, sono soddisfatta. Rileggendo trovi sempre da cambiare – togli questo particolare, metti quest’altro, modifica quest’altro ancora – ma in generale è venuto come mi aspettavo. L’unico dubbio riguarda l’incipit: fino all’ultimo sono rimasta incerta se inserire o no un prologo con Astride nel Reame e il suo processo davanti alla corte marziale, ma in ogni caso queste scene le inserirò nel volume 2.

Hai qualcosa in lavorazione? Il seguito di Assault Fairies, magari, o qualcosa di differente?

Ho diversi progetti, ma anche una vita abbastanza incasinata al momento, perciò non dico niente, non voglio fare annunci a vuoto.

#316 Comment By Greatad On 27 settembre 2012 @ 11:44

@Coniglio Volante Grazie mille! E bella intervista ^^

#317 Pingback By Assault Fairies « taccuinodaaltrimondi On 9 ottobre 2012 @ 15:54

[...] consigliabile, l’ebook è scaricabile gratuitamente a questo indirizzo:http://fantasy.gamberi.org/2011/06/28/assault-fairies/ Share this:TwitterFacebookLike this:Mi piaceBe the first to like this. Etichette: ebook, [...]

#318 Comment By LilFred On 7 novembre 2012 @ 22:07

http://farm4.static.flickr.com/3038/2864639535_945922e486.jpg <3

Esco dal mio comodo lurkare giusto per i dolcetti, già che ci sono ti butto lì anche le mie impressioni di lettrice media 'niurante ^^

L'ho letto tutto in due orette scarse, è filato via che è un piacere. Però c'è un pezzo che mi ha spiazzato un attimo, quando Astride pensa alla sua infanzia:

La sera prima avevo giocato a scacchi con le mie amiche fino al tramonto.
Stanchissima, avevo lasciato che la mamma mi prendesse in braccio e mi
portasse alla tana. Mi ero acciambellata nell’alcova di piume. Subito il sonno
mi aveva rapita.
Il prurito alla schiena mi sveglia. Ho l’impressione che rivoli caldi mi
scorrano sulla pelle.

Ma.. Ma come? Mi passi dall’ imperfetto al presente così all’ improvviso, per continuare a parlarmi di un avvenimento che si è svolto al passato?
Si intuisce che sia una scelta e non una svista… Però, messo in quel modo, mi è sembrato bruttino. Mi piacerebbe sapere cosa ti ha portato a questa scelta.

Grazie per questo bel “film d’azione” e per il bel blog, spero che tornerai a scrivere presto! :3

#319 Comment By spiritocritico On 2 gennaio 2013 @ 11:36

Il racconto sembra decente, ma non eccezionale: supera molti “grandi nomi” del genere quanto a coerenza della trama, ma non certo per la chiarezza della stessa. anche lo stile è leggibile, ma niente di più. in ogni caso , è evidente che il “military aetheric fairypunk” è già stato fondato da Eoin Colfer con Artemis Fowl,se non da Poul Anderson con “Regina dell’aria e della notte”

#320 Comment By Lyu On 3 gennaio 2013 @ 23:21

@spiritocritico: piccolo appunto, giusto per cercare il pelo nell’uovo: Poul Anderson non lo conosco, ma Eoin Colfer non ha scritto di fatine vere e proprie, anche se il suo (bel) mondo è militareggiante (quasi) quanto quello di Gamberetta. No, giusto per dire…
Ovviamente se consideri il “fairy” del “fairypunk eccetera” come fatato in senso generale hai pienamente ragione!

#321 Comment By spiritocritico On 10 gennaio 2013 @ 15:10

Ovvio che Eoin Colfer non ha scritto di fatine, ma ha comunque creato un sottogenere in cui molti protagonisti erano creature delle fiabe tradizionali, come gnomi o elfi, che possono rientrare benissimo nel “fayrytale fantasy”

#322 Comment By lolloby On 2 febbraio 2013 @ 18:07

Tentare di scrivere poesie o romanzi fantasy è un passatempo molto diffuso con esiti generalmente pessimi, purtroppo anche questo racconto è molto amatoriale, lo stile è goffo e i personaggi stereotipati. Con molto esercizio e umiltà potrai sicuramente migliorare.

#323 Comment By Alexander91 On 21 febbraio 2013 @ 18:22

Gamberetta, un appuntino ino ino…

Perché, sebbene il POV sia quello di una fatina, per giunta in prima persona (scelta che già di per sé non mi entusiasma, ma vabbè, son dettagli), si parla di “cuoricini”, “manine”, “piedini”?
Cioè, una fatina avrà cuori, mani e piedi piccoli per noi umani, ma se il POV è quello di una fatina, perché dovrebbe parlare delle proprie parti anatomiche al diminutivo?
Per me ‘sta cosa non ha molto senso, e nella lettura mi ha straniato un pochino… E’ una scelta voluta? Se sì, perché?

Ah, poi, Astride è un personaggio molto ben fatto etc etc, quindi non gli si può dire nulla… Però io personalmente non sono riuscito ad immedesimarmici molto… Non l’avrai fatta un po’ troppo… “acidella”?

Per il resto, questo primo volume mi è piaciuto abbastanza, e mi piacerebbe molto leggere il seguito quando uscirà…

#324 Comment By Gamberetta On 27 marzo 2013 @ 21:48

Ho tolto evidenti voti doppi e chiuso il sondaggio per la fatina preferita. Ha vinto la fatina Anemone con 128 voti! Grazie a tutti quelli che hanno partecipato.

#325 Comment By Mao On 27 marzo 2013 @ 23:26

Fantastica notizia!
Io tifavo Anemone l’adorabile saputella, mi ricorda molto una mia amica. Il mio voto è stato speso bene! Evviva! ^_____^

#326 Comment By Darlene Alibigie On 8 gennaio 2014 @ 10:42

Ti segnalo che Assault Fairies è stato citato come esempio positivo in un articolo dedicato al self publishing sulla rivista online Le Nius:

http://www.lenius.it/tre-romanzi-autopubblicati-che-valgono-la-pena/

#327 Comment By Saga89 On 9 gennaio 2014 @ 02:31

notizie sul seguito?

#328 Pingback By Chi sarà il migliore scrittore italiano edito in self-publishing? – Scrivo.me On 14 gennaio 2014 @ 11:52

[…] Chiara Gamberetta, autrice di un sottogenere fantastico da lei inventato, il “military aetheric fairypunk”, fra steampunk e fairy tale (insomma le fatine – ma fatine serie, mica quelle disneyane). I romanzi di Chiara possono essere scaricati dal suo blog. […]

#329 Comment By reno On 27 gennaio 2014 @ 13:29

tra l’altro “rubando” pezzi di scenografia dal romanzo di guerra che porto avanti già da tempo

Gamberetta sul romanzo di guerra ci sono novità?

#330 Pingback By Introduzione allo Steampunk, prima parte | Vaporteppa On 19 febbraio 2014 @ 12:05

[…] fantasy. Per esempio nell’opera autopubblicata (e incompleta, c’è solo la prima metà) Assault Fairies di Chiara […]

#331 Comment By Ste On 28 febbraio 2014 @ 14:41

Alcuni commenti (nell’articolo di cui sotto vi è il link) alquanto disuctibili… comunque

http://www.wired.it/play/libri/2014/02/28/10-migliori-autori-italiani-autopubblicati/

#332 Comment By Saga89 On 20 marzo 2014 @ 22:29

oggi a Mistero parlavano di orbs e fatine XD

#333 Pingback By La classifica dei 10 migliori autori self di Wired.it è ancora valida? | Penne Matte On 24 giugno 2014 @ 11:57

[…] Gamberetta – “Assault Fairies“ Ultimamente il suo sito, Gamberi Fantasy, si aggiorna di rado, ma la Gamberetta rimane una […]

#334 Pingback By Le storie sui sogni, Inception VS Paprika | Un fiume da un panno strizzato On 1 settembre 2014 @ 08:43

[…] apprezzato che, vorrei azzardare abbia pure ispirato Gamberetta nel concetto della noosfera in Assault Fairies Vol I. Non so se ci sia stata ispirazione o due idee sviluppatesi indipendentemente, ma le analogie sono […]

#335 Pingback By I 10 migliori autori italiani autopubblicati secondo WIRED | Io Editore On 27 ottobre 2014 @ 16:30

[…] Gamberetta – “Assault Fairies“ Ultimamente il suo sito, Gamberi Fantasy, si aggiorna di rado, ma la Gamberetta rimane una delle […]

#336 Pingback By Do you remember “i 10 migliori autori italiani autopubblicati”? | Penne Matte On 31 marzo 2015 @ 11:32

[…] Gamberetta – “Assault Fairies“ Ultimamente il suo sito, Gamberi Fantasy, si aggiorna di rado, ma la Gamberetta rimane una […]

#337 Pingback By Le fatine di Luca Tarenzi | Tapirullanza On 24 giugno 2015 @ 12:41

[…] le altre cose me ne ero sempre sbattuto delle fatine. Finché nell’estate 2011 non è uscito Assault Fairies, il romanzo steam-fantasy di Gamberetta che immaginava un’Inghilterra vittoriana alternativa […]


URL dell'articolo: http://fantasy.gamberi.org/2011/06/28/assault-fairies/

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