Archivio per ottobre 2010

Hai diritto a baciarmi i piedi

… dopo aver speso venti euro per comprare il mio romanzo. Questo è quello che pensano gli scrittori di fantasy nostrani. La loro idea è che il pubblico sia una massa di idioti che oltre a pagare deve anche complimentarsi, ogni altro commento è disdicevole.
Non è un atteggiamento nuovo. Supponenza e disprezzo sono anni che fanno parte del codice genetico di certi scribacchini. Però ogni volta c’è qualcuno che riesce a far peggio, che riesce a sembrare ancora più arrogante degli altri.
Per esempio un’Autrice che non nomino (non voglio più farle pubblicità) ci spiega come si dovrebbero comportare i lettori nell’esprimere il loro parere sui libri. Beninteso, regole di comportamento che hanno come scopo l’utile:

Chiedo troppo? Forse sì. Ma, ripeto, non sarebbe più utile per tutti noi?

Vediamo se sarebbe più utile “per tutti noi”…

Punto 1

- non attaccare la persona dell’autore (non solo accusandolo di avere problemi di prostata, come nel caso di Moresco, ma dandogli del pazzo, dell’ignorante, del visionario, della zoccola e via dicendo). Succede troppo spesso, e succede su aNobii.

Questa è la vecchia storia de “il rispetto della persona innanzi tutto”. Su un piano teorico potrei essere d’accordo, ma guardiamo come funzionano le cose in pratica: in pratica un sacco di autori non hanno alcun rispetto per i lettori, dunque perché i lettori dovrebbero avere rispetto per gli autori?
Siete al ristorante e la zuppa ha un sapore strano. Vi alzate per andare a protestare con il cuoco. Arrivate sulla soglia della cucina e vedete il cuoco che si cala i pantaloni e piscia nella pentola. Come reagite?
“Oh, ma non bisogna mai attaccare la persona. Spiegherò al buon cuoco che la zuppa non è di mio gradimento.”
Sul serio?
Per me finisce a botte.
E di scrittori fantasy italiani che pisciano nella zuppa sono piene le librerie. Perché dovrei rispettare una persona che mi chiede venti euro per un prodotto fatto col culo? Da me avrà solo disprezzo, ed è giusto così.
Ma guardiamo al lato utilità. Un giudizio del tipo: “L’autore Tal Dei Tali è un idiota ignorante” è utile? Certo! Perché mi dice implicitamente di stare lontana da tutti i libri scritti da Tal Dei Tali. Se il giudizio è motivato e/o mi fido di chi lo esprime si tratta di un giudizio utilissimo. In Italia vengono pubblicati 60.000 libri all’anno, ogni giudizio che fa selezione è un giudizio utile.

Punto 2

- non attaccare il testo a partire da presunte supposizioni (l’editore l’ha pubblicato perchè è un furbo, perchè ci prende per cretini, perchè è lo zio dell’autore).

Questo punto è confuso, a partire dal fatto che non è chiaro quali supposizioni non siano presunte. Comunque non vedo il problema di far notare che un autore è lo zio dell’editore, o di far notare che l’editore dimostra di prendere per cretini i lettori, o di far notare “furbizie” dell’autore o dell’editore. Sono fatti che possono essere utili per farsi un’idea se valga la pena o no leggere il romanzo in questione.

Punto 3

- non dire mai “io avrei fatto così”: svilisce immediatamente il giudizio, e anche il giudicante. A meno che il giudicante non sia davvero in grado di riformulare una frase o una trama con strumenti più che validi. Ma è molto raro, e in genere chi possiede quegli strumenti non ricorre a questo tipo di critica.

Questo è il mio punto preferito! È un concentrato di stupidaggini che a farlo apposta non riesci a ficcarne così tante in così poche righe.
Siamo in cucina. Il nostro cuoco sta pisciando nella zuppa. Gli dite (con il massimo della gentilezza, vedi il punto uno, non si attacca mai la persona): “Scusatemi se vi interrompo, signor cuoco. Vorreste avere la gentilezza di ascoltare questo mio umile consiglio: forse, ma per carità è parere personale, non dovreste pisciare nella zuppa. Io, se mai mi trovassi nella vostra posizione – non che questo sia possibile, dato che non ho né il vostro talento, né la vostra preparazione – non piscerei nella zuppa.”
Bene, indovinate? Questa reazione vi sta svilendo… Come diavolo vi permettere di dire al cuoco quello che dovrebbe fare in cucina? Vergogna!

Per tornare al fantasy. Presente Chiara Strazzulla in arte Strazzu? L’autrice de Gli Eroi del Crepuscolo, quella che scrive a forza di starnuti. Ora, se le dico: “Io scene con gli elfi gay che fanno i bagni nella schiuma non le avrei messe” mi sto svilendo.
Dovete sempre tenere bene a mente: qualunque autore pubblicato è meglio di voi. Dovete pagare venti euro per il moccio della Strazzu ed esserne felici.
Ci sarebbe una via di fuga: “A meno che il giudicante non sia davvero in grado di riformulare una frase o una trama con strumenti più che validi.”
Ma…
“Ma è molto raro, e in genere chi possiede quegli strumenti non ricorre a questo tipo di critica.”
Colpo di genio! Così se dico che io non piscerei nella zuppa in automatico non so di ciò che parlo perché “chi possiede gli strumenti” non ricorre a questo tipo di critica.
Sarà vero?
Qualche esempio: in Plot Ansen Dibell contesta la trama di Moby Dick, lui avrebbe fatto diverso. In Self-Editing for Fiction Writers gli autori contestano alcune caratteristiche dello stile di Dostoevskij, loro avrebbero fatto in altro modo.
Però sono quasi convinta che l’Autrice pensi che chi scrive manuali di scrittura non se ne intenda di narrativa. Cosa dire allora di Henry James che contesta il romanzo di H.G. Wells The New Machiavelli? Il romanzo è scritto in prima persona, ma Henry James pensa che sia uno sbaglio, andava scritto in terza. Lui avrebbe fatto così. Per tacere delle celeberrime critiche di Mark Twain a Fenimore Cooper.

A un livello più profondo “io avrei fatto così” è uno dei motori dell’arte. Si prendono opere già esistenti, idee sviluppate da altri e le si cambia e le si mescola. “Io avrei fatto così” e nasce una nuova opera.
Dunque l’atteggiamento del “io avrei fatto così” è quanto di più utile possa esistere nel campo della narrativa.
Senza contare che la situazione del fantasy italiano è tanto disgraziata che gli autori hanno da imparare da chiunque, e dovrebbero prestare attenzione ai consigli di chiunque si prenda la briga di darglieli. Magari potrebbero anche ringraziare.

Punto 4

- motivare, anche con una riga. Mi piace perchè ho sentito vicino quel personaggio. Non mi piace perchè la trama è poco avvincente. Ma motivare.

Motivare, ma non troppo, eh. Giusto una riga, ché se si motiva troppo ci si avvicina pericolosamente al supponente “io avrei fatto così”.
Concordo con l’Autrice e propongo il mio esempio: “Il romanzo fa schifo perché lo ha scritto un imbecille”.

Punto 5

- se ci sono scelte stilistiche non tradizionali e non gradite, possibilmente dire che sono lontane dai propri gusti, ma non dare dell’analfabeta all’autore. E’ capitato a un’autrice che mi è cara, che non usa le virgolette per scelta, di ritrovarsi brani del libro su aNobii rivirgolettati dalla lettrice, che diceva “ecco, si fa così”.

Oddio è “capitato a un’autrice che mi è cara”! Allora è un problema serio!
Siamo sempre dalle parti del “io avrei fatto così”. Gli autori pubblicati non sbagliano mai, e al massimo compiono scelte che un lettore può trovare “lontane dai propri gusti”. Stronzate. Se un autore scrive boiate e il lettore lo corregge, l’autore dovrebbe solo ringraziare e promettere di non ripetere più l’errore.

Per quanto riguarda l’utilità, dire: “Usare le virgolette in questo modo è sbagliato, invece questo è il modo giusto” è utile, utile all’autore e a chiunque sia interessato all’argomento. Dire: “Usare le virgolette in questo modo è lontano dai miei gusti” non è utile a nessuno, non trasmette informazioni.

Infine mi sfugge per quale assioma un autore non potrebbe essere un analfabeta. È pieno il mondo di scrittori analfabeti.

* * *

Comodo far credere che il “secondo me” sia utile, vero? Perché se dico: “Secondo me questa scena è da rifare” il mio giudizio può essere liquidato con: “È solo il tuo gusto, e poi tu chi sei per dire una cosa del genere”. Ma se dico: “Questa scena è da rifare”, non è più il mio gusto. Sto dicendo che la scena è oggettivamente da rifare, e la questione si sposta sul piano della tecnica narrativa.
Perché agli autori di fantasy nostrani piace tanto parlare di gusti e mai di tecnica narrativa? Perché sono ignoranti come delle capre. Odiano il “io avrei fatto così” perché mette in luce quanto siano scarsi e impreparati.
Dunque se volete divertirvi entrate in argomento. Parlate di tecnica e non di gusti. Vi godrete come si imbizzarriscono per nascondere la loro cialtronaggine. E alla fine si rifugeranno nel:

Non sono abituata a partecipare a conversazioni condotte con toni di questo tipo e francamente non le amo, quindi sono costretta a sottrarmi [...]

come disse una editor che invece di fare quel mestiere dovrebbe zappare la terra.

* * *

Questo articolo fa parte del Marciume. Maggiori informazioni sul Marciume, qui.

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Romanzi stranieri dei mesi perduti

Ogni settimana escono decine di romanzi in lingua originale, è impossibile starci dietro. Perciò mi limiterò ad alcune opere che penso possano essere interessanti.

China Miéville ha vinto il Premio Hugo di quest’anno con The City & The City e nel frattempo ha pubblicano un nuovo romanzo, Kraken.
Entrambi i romanzi sono disponibili su gigapedia, qui e qui.

Copertina di The City & The City
Copertina di The City & The City

Trama:

Twin southern European cities Beszel and Ul Qoma coexist in the same physical location, separated by their citizens’ determination to see only one city at a time. Inspector Tyador Borlú of the Extreme Crime Squad roams through the intertwined but separate cultures as he investigates the murder of Mahalia Geary, who believed that a third city, Orciny, hides in the blind spots between Beszel and Ul Qoma. As Mahalia’s friends disappear and revolution brews, Tyador is forced to consider the idea that someone in unseen Orciny is manipulating the other cities.

* * *

Copertina di Kraken
Copertina di Kraken

Trama:

When a nine-meter-long dead squid is stolen, tank and all, from a London museum, curator Billy Harrow finds himself swept up in a world he didn’t know existed: one of worshippers of the giant squid, animated golems, talking tattoos, and animal familiars on strike. Forced on the lam with a renegade kraken cultist and stalked by cops and crazies, Billy finds his quest to recover the squid sidelined by questions as to what force may now be unleashed on an unsuspecting world.

Ho provato a leggerli entrambi, ma confesso di essermi stufata in fretta. Purtroppo con gli anni lo stile di Miéville non è migliorato, e rimane uno stile da dilettante. Qualche volta la sua indubbia fantasia compensa, altre volte no. Magari gli darò un’altra chance in futuro.

Per rimanere in ambito New Weird, segnalo l’ultimo romanzo di Jeff VanderMeer, Finch. Si trova su gigapedia, qui.

Copertina di Finch
Copertina di Finch

Trama:

In Finch, mysterious underground inhabitants known as the gray caps have reconquered the failed fantasy state Ambergris and put it under martial law. They have disbanded House Hoegbotton and are controlling the human inhabitants with strange addictive drugs, internment in camps, and random acts of terror. The rebel resistance is scattered, and the gray caps are using human labor to build two strange towers. Against this backdrop, John Finch, who lives alone with a cat and a lizard, must solve an impossible double murder for his gray cap masters while trying to make contact with the rebels. Nothing is as it seems as Finch and his disintegrating partner Wyte negotiate their way through a landscape of spies, rebels, and deception. Trapped by his job and the city, Finch is about to come face to face with a series of mysteries that will change him and Ambergris forever.

VanderMeer è uno dei miei autori preferiti e Finch l’ho già letto. Quanto prima scriverò la recensione (EDIT: recensito). Posso anticipare che nonostante alcuni difetti è un buon romanzo e merita la lettura. Ah, i “gray cap” sono funghi. Enormi funghi senzienti, deambulanti e con un pessimo carattere.

Passando allo steampunk, inizio con il seguito di Leviathan, ovvero Behemoth. Il romanzo di Scott Westerfeld è disponibile su gigapedia, qui.

Copertina di Behemoth
Copertina di Behemoth

Trama:

The behemoth is the fiercest creature in the British navy. It can swallow enemy battleships with one bite. The Darwinists will need it, now that they are at war with the Clanker powers.
Deryn is a girl posing as a boy in the British Air Service, and Alek is the heir to an empire posing as a commoner. Finally together aboard the airship Leviathan, they hope to bring the war to a halt. But when disaster strikes the Leviathan‘s peacekeeping mission, they find themselves alone and hunted in enemy territory.
Alek and Deryn will need great skill, new allies, and brave hearts to face what’s ahead.

Qui trovate la mia recensione di Leviathan. Leggerò anche Behemoth sperando che sia un po’ meglio, ma non mi faccio illusioni.

Mesi fa avevo segnalato il romanzo steampunk-con-zombie Boneshaker di Cherie Priest. Avevo anche intenzione di scrivere la recensione – da qualche parte ho ancora gli appunti –, ma poi le cose sono andate come sono andate e adesso non ho voglia di rileggerlo.
È un romanzo bruttino. Non orribile, ma un gradino sotto il Leviathan di cui sopra. Soprattutto il romanzo della Priest non ha alcun punto di forza: non ci sono idee fantasiose/kawaii/affascinanti, non ci sono momenti di scrittura brillante, non ci sono svolte ingegnose nella trama, non c’è speculazione scientifica (anzi, non mancano un paio di imbarazzanti strafalcioni), non ci sono personaggi accattivanti.
Niente fa schifo, ma niente fa esclamare “UAU!”, neanche in piccolo (“uau”).
Forse potrebbe piacere più agli appassionati di zombie che non a quelli di fantasy/steampunk/fantascienza/storia alternativa. Le scene con la protagonista impegnata a sfuggire ai morti viventi sono le migliori, sebbene neanche queste siano memorabili.

Chi ha apprezzato Boneshaker sarà felice di sapere che la Priest ha pubblicato altri due romanzi che si svolgono nella stessa ambientazione. I romanzi sono Clementine e Dreadnought. Li trovate su gigapedia, qui e qui.

Copertina di Clementine
Copertina di Clementine

Trama:

Maria Isabella Boyd’s success as a Confederate spy has made her too famous for further espionage work, and now her employment options are slim. Exiled, widowed, and on the brink of poverty…she reluctantly goes to work for the Pinkerton National Detective Agency in Chicago.
Adding insult to injury, her first big assignment is commissioned by the Union Army. In short, a federally sponsored transport dirigible is being violently pursued across the Rockies and Uncle Sam isn’t pleased. The Clementine is carrying a top secret load of military essentials – essentials which must be delivered to Louisville, Kentucky, without delay.
Intelligence suggests that the unrelenting pursuer is a runaway slave who’s been wanted by authorities on both sides of the Mason-Dixon for fifteen years. In that time, Captain Croggon Beauregard Hainey has felonied his way back and forth across the continent, leaving a trail of broken banks, stolen war machines, and illegally distributed weaponry from sea to shining sea.
And now it s Maria’s job to go get him.
He’s dangerous quarry and she’s a dangerous woman, but when forces conspire against them both, they take a chance and form an alliance. She joins his crew, and he uses her connections. She follows his orders. He takes her advice.
And somebody, somewhere, is going to rue the day he crossed either one of them.

* * *

Copertina di Dreadnought
Copertina di Dreadnought

Trama:

Nurse Mercy Lynch is elbows deep in bloody laundry at a war hospital in Richmond, Virginia, when Clara Barton comes bearing bad news: Mercy’s husband has died in a POW camp. On top of that, a telegram from the west coast declares that her estranged father is gravely injured, and he wishes to see her. Mercy sets out toward the Mississippi River. Once there, she’ll catch a train over the Rockies and, if the telegram can be believed, be greeted in Washington Territory by the sheriff, who will take her to see her father in Seattle.
Reaching the Mississippi is a harrowing adventure by dirigible and rail through war-torn border states. When Mercy finally arrives in St. Louis, the only Tacoma-bound train is pulled by a terrifying Union-operated steam engine called the Dreadnought. Reluctantly, Mercy buys a ticket and climbs aboard.
What ought to be a quiet trip turns deadly when the train is beset by bushwhackers, then vigorously attacked by a band of Rebel soldiers. The train is moving away from battle lines into the vast, unincorporated west, so Mercy can’t imagine why they’re so interested. Perhaps the mysterious cargo secreted in the second and last train cars has something to do with it?
Mercy is just a frustrated nurse who wants to see her father before he dies. But she’ll have to survive both Union intrigue and Confederate opposition if she wants to make it off the Dreadnought alive.

Del romanzo di Katie MacAlister, Steamed: A Steampunk Romance, aveva già parlato il Duca mesi fa. Nel frattempo è apparso su gigapedia, qui.

Copertina di Steamed
Copertina di Steamed

Trama:

Captain Octavia Pye is surprised to find an unconscious, oddly-dressed man and an equally unusually clad woman aboard her airship. There’s evil afoot in her world, and Octavia wonders if these two are pirates or secret agents. After an explosion in his lab, Dr. Jack Fletcher is shocked to wake up beside his sister in a Victorian airship, complete with a no-nonsense captain and crew, all of whom are outfitted in late nineteenth-century fashion. Jack thinks he has gone back in time; instead he’s astounded to learn that it’s the same day as the explosion. Caught in a parallel universe where technology is still at the steam engine stage, Jack finds himself pulled between a longing for home and an increasingly stronger desire for the intrepid Octavia.

Sembrava potesse essere un buon romanzo, diverso dal solito. Invece si è rivelato una ciofeca. Le premesse e certi dettagli dell’ambientazione non sono male, ma il bello dura pochissime pagine. Poi si è soffocati da una quantità oscena di dialoghi noiosi e da metà romanzo in avanti la storia degenera nel soft porno. La trama va letteralmente a farsi fottere.
Forse lo recensirò, tanto per mostrare che anche all’estero capita che arrivino in libreria fior di boiate.

Per chiudere un romanzo di fantascienza, uscito in Inghilterra da pochi giorni: The Quantum Thief. Potete scaricarlo da gigapedia, qui.

Copertina di The Quantum Thief
Copertina di The Quantum Thief

Trama:

Jean le Flambeur is a post-human criminal, mind burglar, confidence artist and trickster. His origins are shrouded in mystery, but his exploits are known throughout the Heterarchy – from breaking into the vast Zeusbrains of the Inner System to steal their thoughts, to stealing rare Earth antiques from the aristocrats of the Moving Cities of Mars. Except that Jean made one mistake. Now he is condemned to play endless variations of a game-theoretic riddle in the vast virtual jail of the Axelrod Archons – the Dilemma Prison – against countless copies of himself. Jean’s routine of death, defection and cooperation is upset by the arrival of Mieli and her spidership, Perhonen. She offers him a chance to win back his freedom and the powers of his old self – in exchange for finishing the one heist he never quite managed.

È il romanzo di esordio di tale Hannu Rajaniemi, un finlandese che vive in Scozia. L’hype intorno a questa opera prima è stato notevole, a partire dalle circostanze della pubblicazione: l’editor di Gollancz, lette appena venti pagine di un capitolo, subito propone a Rajaniemi un contratto per tre romanzi.
È hard sf e da parecchio non ne leggo di decente. Perciò prima o poi mi dedicherò all’opera del finlandese. Vedremo se l’hype era giustificato…

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Il blog riapre

L’ultimo anno e mezzo le cose mi sono andate sempre peggio, tanto da costringermi a chiudere il blog. La situazione è pian piano migliorata, ma non posso dire di attraversare il periodo più felice della mia esistenza.

Ho meditato a lungo prima di decidere di riaprire. Da un lato so che molti apprezzano i miei articoli e sono felici di leggerli, dall’altro il tempo è poco e l’entusiasmo, per tante ragioni, scarso.

In termini pratici questo significa che:

Icona di un gamberetto Non posso garantire aggiornamenti costanti. Cercherò di mantenere lo stesso ritmo tenuto negli ultimi due anni, ma non garantisco niente. Se vedete che passano i giorni e non ci sono aggiornamenti, vuol dire che non ho avuto tempo. Se mi troverò nella condizione di non poter aggiornare il blog per periodi molto lunghi (più di un paio di mesi) cercherò di segnalarlo in anticipo. Se mi stufo chiudo tutto.

Icona di un gamberetto Per mancanza di tempo dico subito che non leggerò più niente di quanto mi sarà inviato, né sono disposta a fare editing o altro – neppure a pagamento. Se proprio volete, indicatemi il vostro romanzo uscito in libreria o autoprodotto, prometto di segnarmelo e di darci un’occhiata prima o poi. Il “poi” potrebbe essere la settimana prossima, il mese prossimo, l’anno prossimo o, nella gran parte dei casi, mai.
Dopodiché se mi offrite 10.000 euro e il vostro romanzo parla di coniglietti antropofagi cibernetici mutanti magari lo leggo. Ma in generale la risposta sarà no.
Tanto la mia opinione non vi serve a niente, anzi vi danneggia, come spiegherò in uno dei prossimi articoli.

Icona di un gamberetto Sempre per ridurre le perdite di tempo, ho creato una pagina di domande & risposte frequenti. Per piacere, leggetela.
Ho anche aggiunto i tag a ogni articolo, per rendere più semplice e intuitiva la navigazione. Prima di chiedere a me, cercate da soli. Non sarò scortese apposta, ma se commentate chiedendo qualcosa già presente nelle FAQ, non dovete poi sentirvi offesi se non rispondo.

Icona di un gamberetto Così come non sentitevi offesi se non commento mai sul vostro blog/sito/forum. Non lo faccio per cattiveria, è che davvero il tempo per discutere al di fuori dei Gamberi non c’è. Se ci tenete così tanto a sapere la mia opinione su qualche argomento, scrivetemi una mail, cercherò di rispondere.
Ora come ora, al di là dei Gamberi, frequento con una certa costanza solo aNobii. Cerco di tenere aggiornata la mia libreria – senza riuscirci. Dal settembre dell’anno scorso non seguo più i gruppi.

La Belva nell'Ombra
Uno dei libri che devo ancora aggiungere alla mia libreria di aNobii. Comprato tempo fa su una bancarella. Attirata dalla copertina. Non male, ma “Il mostro cieco”, sempre di Ranpo, è meglio

Icona di un gamberetto Ricordo infine che questo non è uno spazio pubblico. Né è offerto gratuitamente da Google o Splinder. Questo è un sito web privato ospitato su un server che io pago mese dopo mese. Non avete alcun diritto, se non quelli che vi concedo io – con le limitazioni e le eccezioni che ritengo opportune. Non avete “diritto a una risposta” o “diritto a essere trattati con rispetto” o “diritto a essere presi in considerazione”. Niente di niente. Se non vi sta bene, nessuno vi obbliga a seguire il blog.

Ho detto che non posso garantire aggiornamenti costanti, quello che invece garantisco è la qualità degli articoli. Per quanto possa essere di fretta, incazzata o depressa, scriverò sempre articoli curati, documentati, coerenti, e conditi della giusta ironia.
E sì, continuerò a compiacermi di quanto sono maleducata. Perché l’educazione è l’ultimo rifugio degli imbecilli. I principi della buona scrittura impongono parsimonia di termini (ovvero eleganza), concretezza, semplicità, sincerità: “Questo romanzo è una merda” è buona scrittura; “Secondo la mia umile opinione, questo romanzo è lontano dai miei gusti e non intriga la mia sensibilità di lettore” è scrivere col culo.

Non ho cambiato idea riguardo al fantasy italiano. Non me ne occuperò più. Posso anche già anticipare che non ci sarà il sondaggio natalizio. Tuttavia rinunciare al fantasy nostrano non è una decisione assoluta, definitiva, cascasse il mondo: se capitassero opere che paiono interessanti, ne parlerò. Infatti una delle prossime recensioni sarà di un fantasy italiano.

Al di là delle eccezioni, il problema di fondo rimane sempre il solito: il livello è troppo scarso. Faccio un esempio tra mille: in questi mesi mi è capitato di leggere i primi quattro volumi nella serie Pretty Little Liars di Sara Shepard.

Copertina del primo volume di Pretty Little Liars
Copertina del primo volume di Pretty Little Liars

Romanzi che sono un misto tra una roba alla Moccia e un thriller per gonzi. Romanzi buttati giù di corsa (la Shepard ha pubblicato otto volumi di Pretty Little Liars in tre anni e mezzo), commerciali nel senso spregiativo del termine, prevedibili, banali, pieni di cliché beceri.
Ebbene, tra la scrittura di Pretty Little Liars e quella de L’Aurora delle Streghe, o Arsalon, o L’Evocatore, o Sitael, o The King. Il Re Nero – tanto per citare alcuni fantasy italiani recenti dei quali ho letto le prime pagine – c’è una voragine. Siamo su un altro pianeta. Quello di Pretty Little Liars è il pianeta Narrativa – non buona narrativa, solo narrativa –, il fantasy italiano è il pianeta Ritardo Mentale.
Ho recitato la parte dell’assistente sociale che sta dietro ai mongoloidi per troppo tempo. Si divertano nel loro recinto, io ho altro a cui pensare.

* * *

Ho preparato un paio di Segnalazioni (questa e quest’altra) con alcuni romanzi di narrativa fantastica apparsi in questi mesi in Rete. E mi sono tolta un sassolino dalla scarpa.

Devo poi ringraziare le persone che mi hanno incoraggiata e mi sono state vicine in questi mesi tristi. Per loro sto preparando un regalo…

Appena possibile riprenderò a scrivere S.M.Q.

Questo è quanto.

Bentornati.

Sembra il primo giorno di scuola
Sembra il primo giorno di scuola


Approfondimenti:

bandiera IT FAQ sui Gamberi

bandiera EN Il sito ufficiale di Pretty Little Liars
bandiera EN Il sito di Sara Shepard

bandiera IT Le prima pagine de L’Aurora delle Streghe (vomito)
bandiera IT Le prima pagine de La Profezia di Arsalon (meglio cavarsi gli occhi)
bandiera IT Le prima pagine de La Saga di Amon. L’Evocatore (spazzatura è un complimento)
bandiera IT Le prima pagine di Sitael (mi sanguina il cervello)
bandiera IT Le prima pagine di The King. Il Re Nero (schifezza)

 

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